venerdì 30 novembre 2012

La questione dell'origine della Massoneria

"Dove si trova la chiave della vostra Loggia?"
"In una scatola ossea ricopra di un vello irsuto".
"Datemi le caratteristiche della vostra scatola".
"La mia testa è la scatola, i miei denti sono le ossa, i miei capelli il vello, la mia lingua è la chiave".
Manoscritto di Dumfries 1710

Quando parliamo della storia della Massoneria molte volte, forse troppe, ci limitiamo a prendere in considerazione quella famosa data del 24 giugno del 1717, quando le quattro Logge residue che lavoravano a Londra e che prendevano il nome delle taverne dove erano uso riunirsi ("L'oca e la graticola", "Il melo", "La corna", "Il bicchiere e l'uva") si riunirono alla famosa locanda "l'oca e la graticola" per formare la prima Gran Loggia. Ma ecco che anche solo semplicemente leggendo queste quattro parole messe in fila per descrivere la nascita della Massoneria Moderna, si insinua nella testa di colui che ricerca la Verità l'atroce dubbio: ma se le famose quattro Logge erano residue, vuol dire che qualcosa prima era esistito!

E qui si entra maelstrom del si dice e si narra… Ma quando è nata la Massoneria, nel 1717 o molto prima? Sfortunatamente dati certi non esistono, ma cercare dati certi nell'esoterismo è una follia, le correnti esoteriche nascono, si sviluppano e scorrono come un fiume carsico, sono ben visibili e scrosciano argentini per alcuni tratti, ma la maggior parte del loro percorso lo compiono in oscure grotte.

Personalmente, in modo sicuramente in modo provocatorio, amo affermare che la Massoneria Tradizionale è morta nel 1717 confortato anche da quanto afferma Marius Lepage: "…da quella data nefasta principia il declino della Massoneria autenticamente tradizionale".

Natale Mario di Luca a tal proposito afferma: «(la massoneria è) una società iniziatica tradizionale intesa al perfezionamento spirituale (e, quindi, anche morale) dei suoi componenti (e, per estensione, di tutta l'umanità), che si avvale di una metodologia di lavoro graduale e di un percorso conoscitivo incentrato su rituali e su simboli..

L'attributo tradizionale significa che la massoneria soggettivamente si richiama ad una tradizione iniziatica, trasmessa da uomo ad uomo fin da epoche immemorabili, epperciò tale che la sua fondazione non può essere situata in un'epoca storicamente determinata né essere attribuita all'opera di un singolo uomo o gruppo di uomini.

Conforme a questi presupposti, le origini della massoneria sono leggendarie o mitiche e, nella sua interna concezione, l'iniziazione muratoria non differisce dalle iniziazioni delle età più antiche, con le quali intrattiene rapporti di singolare somiglianza, al punto che ne sono state ipotizzate le ascendenze più disparate e remote.

Ne consegue che, accanto alla storia reale della massoneria, per tale intendendo quella ricostruibile attraverso gli usuali materiali e strumenti della ricerca storica, ne sussiste o acquista rilevanza un'altra, anch'essa "storia" ma in senso molto peculiare, o più propriamente metastoria, che prescinde dal dato documentario e si inscrive in un orizzonte diverso, nel quale i nomi, le date e gli avvenimenti s'inseriscono nella dimensione sacrale del simbolo ed acquistano un significato "altro" rispetto a quello profano.

Le due "storie" - quella sacra e quella profana - non si escludono reciprocamente, ma confluiscono entrambe in una nozione di tradizione leggibile e decifrabile secondo almeno due ottiche diverse, quella della lettera e quella dello spirito, governate da scritture e da cifre non omogenee._Questa dimensione anfibologica del tempo è esplicitamente attestata dalla doppia datazione dei documenti massonici con quella dell'Era Volgare, corrispondente all'Annus Domini dell'era cristiana, e con l'anno di Vera Luce, che si ottiene aggiungendo al numero dell'anno corrente 4.000 anni: quanti cioè, ancora agli inizi del XVIII secolo, si riteneva fossero trascorsi tra la creazione del mondo e la nascita di Gesù».

Cerchiamo di partire con ordine, a parer mio prima di poter affrontare, usando i termini del Fratello De Luca la metastoria della massoneria è fondamentale conoscere la storia profana, per poi studiare la storia mitica ed infine, in un processo di sintesi, riscoprire la metastoria: pertanto, fedele a questa impostazione oggi mi sono prefisso il compito di analizzare la storia profana dalla nostra Istituzione.

La Massoneria nasce come un'associazione di mestiere, ovvero un sindacato ante-litteram che riuniva "sotto lo stesso tetto" tutti gli operai che svolgevano la stessa mansione, e si occupava del loro insegnamento nell'arte, nella loro sussistenza e della loro disciplina; in assenza di uno stato sociale la corporazione di mestiere provvedeva all'istruzione ai bisogni fisici, ed alle necessità dei suoi componenti, ma al contempo ne controllava la moralità e la disciplina.

Le prime corporazioni furono fondate nella Roma Imperiale e precisamente dal primo imperatore Cesare Augusto, fra queste ricordiamo in particolare i collegia fabrorum, che accoglieva nel suo novero una categoria di artigiani il cui lavoro era tenuto in grande stima nell'antichità. La figura del fabbro era infatti una figura sacra, in quanto si riteneva che lavorare i metalli necessitasse di una profonda conoscenza iniziatica ed esoterica come ricorda Mircea Elide nel suo libro "Il mito dell'alchimia".

La capacita mitopoietica della massoneria ovvero la capacità che ha la nostra associazione di creare dei miti autocelebrativi, è evidente fin dal suo nascere, infatti la tradizione delle neonate corporazioni ne pospone la nascita addirittura all'epoca regale di Roma, e precisamente concede l'onore della formazione a Numa Pompilio, mitico re romano che, forse non a caso, per primo assunse il titolo di Pontefice Massimo a cavallo tra il 700 e il 600 a.C. Fra i vari colegia, esisteva anche quello dei costruttori anche se non aveva il rispetto e la fama di quella dei fabbri.

Vailant, citando Plutarco afferma: «L'antica istituzione dei misteri o riti, o miti era caduta in decadenza, per delle ragioni che sarebbe troppo lungo spiegare qui; i suoi principi, le sue dottrine passarono in parte nelle associazioni dei costruttori che, gelosi conservatori dei segreti della loro arte, adottarono i simboli e i riti misteriosi dei templi per assicurare i loro privilegi e riconoscersi tra loro».

Le corporazioni muratore, di contro, avevano nel loro interno una forte connotazione Mithraica (antico dio iranico della luce), religione che a lungo nella Roma imperiale rivaleggiò con quella Cristiana per la supremazia, per poi soccombere definitivamente nel V secolo d.C.. La religione Mithraica era una religione essenzialmente iniziatica dove l'adepto doveva raggiungere la perfezione attraverso sette gradi; le riunioni venivano effettuate in piccoli templi rettangolari, con una copertura a volta simboleggiante la volta stellata; il dio Mitra era spesso raffigurato con un berretto Frigio.

Le corporazioni, «si diffusero [grazie alle legioni romane] sotto differenti forme e differenti riti per tutta l'Europa e servirono di base e di esempio alle confraternite o corporazioni di costruttori e di Liberi Muratori che si formarono dovunque» e soprattutto sopravvissero alla caduta dell'impero romano, anzi, forse proprio in quegli anni di profondo sconvolgimento e confusione, dove venne a mancare un potere centrale forte, questo tipo di organizzazioni si rafforzarono ulteriormente.

È ovvio, quando manca uno stato centrale che possa difendere il più debole, una corporazione forte che salvaguardi l'incolumità dei sui adepti risulterà rafforzata e ricercata. Inoltre i conquistatori erano popolazioni barbare che dall'est si riversavano nel mondo romano non solo con la volontà di razziare e depredare, ma principalmente con quella di sostituirsi ai romani nel controllo dell'impero, tanto è vero che i Vandali, il cui nome è passato alla storia non proprio come esempio di civiltà e senso civico, più volte si sono pavoneggiati nella presunta discendenza romana.

In tale situazione, era ovvio che i nuovi padroni, incapaci di gestire un'amministrazione così complessa come quella romana, si appoggiassero alla burocrazia latina che aveva gestito l'impero da centinaia di anni, così come mantennero le corporazione di mestiere che garantivano loro manodopera qualificata e soprattutto disciplinata. Questa sorta di "protezione governativa" fece proliferare tutte le corporazioni, ma, visti i tempi turbolenti, in particolare fecero fortuna quelle che garantivano la fabbricazione di strumenti di offesa e di difesa e quindi fabbri e scalpellini. Anche se ovviamente l'arte costruttiva subì una notevole battuta d'arresto, in quanto si preferiva costruire strutture di difesa quali castelli e mura piuttosto che bei palazzi!

La leggenda vuole che l'arte muratoria giungesse in Inghilterra sotto re Athelstan come afferma il Poema Regius «Molti anni passarono, prima che l'arte giungesse nel nostro paese. Si affermò in Inghilterra, al tempo del buon re Athelstan. Questo re fece costruire dei castelli e delle case e dei tempi maestosi per il suo piacere di giorno come di notte, e per onorare il suo Dio con tutte le sue forze. Questo buon signore amava il nostro mestiere, tanto che intraprese a consolidarne alcuni principi che reputava deboli.

Fece convocare in tutto il regno chiunque fosse muratore, con l'intento di correggere i difetti tramite i loro buoni consigli, se ne avevano. Riunì allora un'assemblea che comprendeva diversi signori, duchi, conti, baroni, cavalieri e scudieri e altri ancora, come anche dei grandi borghesi della città. Tutti erano là, ciascuno secondo il proprio rango e sedettero senza confutare ma per dare uno statuto ai muratori. Ognuno per la propria conoscenza, cercò di definire l'arte e le loro ricerche produssero quindici articoli e quindici punti».
O come afferma il manoscritto di Cook: «In tale modo l'arte in questione, iniziata in terra d'Egitto sotto il magistero di Englet, si sparse di paese in paese, e di regno in regno. Dopo molti anni, al tempo del re Athelstano, che fu re d'Inghilterra, su suo ordine e indicazione di altri grandi signori del paese, al fine di correggere dei gravi difetti trovati fra i massoni, stabilirono una certa regola tra loro».

Certo possiamo dare più o meno importanza a questi antichi documenti, ma è tutto ciò che resta della storia della Massoneria prima del rogo di Anderson!!! Una data certa in Inghilterra è comunque quella del 1150 quando fu fondata la Loggia madre di Kilwinning che sotto re Davide I di Scozia costruì l'omonima famosa torre; ma ancora di più nel 1314 re Robert Bruce diede un alto riconoscimento alla società di liberi muratori di Hérédon.

Ma gia prima del fatidico anno mille le corporazioni di mestiere risorgono ancora più forti, e questa volta protette dalla chiesa ed in particolare dagli ordini monastici, l'ultimo baluardo di luce in un mondo oscuro. La necessità di costruire imponenti monasteri che resistessero come scogli di civiltà alle orde barbariche fece si che gli abati riscoprissero Vitruvio e l'arte della costruzione; inoltre in quei turbolenti anni le chiese da semplici strutture in legno, si trasformano in ben solide strutture di pietra. Ma per far ciò era necessario non solo un architetto della mente illuminata, ma anche una manovalanza esperta; l'identità degli architetti spesso non ci è stata tramandata, i loro nomi sono sprofondati nell'abisso del tempo anche se i bassorilievi con la loro fisionomia talvolta fa capolino nelle navate delle cattedrali. È molto attendibile l'ipotesi che a capo di questi lavori vi fossero monaci o abati, poiché dopo la secolare decadenza dell'arte costruttiva seguita al tramonto dell'Impero Romano, fu la spiritualità dei conventi a fungere da catalizzatore di una nuova era culturale e architettonica.

Per comprendere perfettamente l'improvviso sviluppo di queste doti nascoste dell'uomo del mille dobbiamo parlare delle abbazie che sono sorte dal 600 dopo Cristo in tutta la cristianità. Durante la invasioni barbariche tutta la civiltà era relegata in eremi situati lontano dalle principali vie di comunicazione, difese da alte mura e profondi fossati, dove monaci solerti tentavano di salvare il salvabile della cultura e della civiltà classica del sicuro naufragio nel mare dell'oblio, trascrivendo le opere che oggi noi possiamo tranquillamente leggere. Fra questi si erge un uomo straordinario Benedetto da Norcia; il suo Ordine il giorno lavorava nei campi per procacciarsi il necessario per vivere, mentre la notte studiava, copiava antichi manoscritti, traduceva dal greco al latino tutti i testi dell'antichità proteggendoli e salvaguardandoli da una sicura distruzione.

Questi monaci rinchiusi nei loro monasteri erano gli unici depositari della cultura, l'anello di congiunzione fra il passato radioso e un futuro esaltante. E proprio nelle scuole conventuali, isolate e protette, veniva riscoperto Vitruvio e di conseguenza accanto alle altre arti veniva insegnata anche quella edile necessaria non solo ad edificare i possenti monasteri che erano in grado di difendere l'ordine stesso, ma anche glorificare il nome di Dio con le chiese, vere preghiere di pietra. In quest'epoca i Massoni erano tenuti in grande considerazione dalla chiesa cattolica, tanto che papa Bonifacio IV nel 614 emanò una bolla che conferiva numerosi privilegia tali da rendere la corporazione massonica una delle più indipendenti e numerose del mondo.

La civiltà passa da Montecassino a Cluny, le due principali abbazie benedettine dove tutto il sapere greco e romano viene gelosamente custodito, copiato, studiato, e i cui insegnamenti vengono appresi, assimilati, elaborati, per poi proseguire nelle abbazie di S. Gallo e di Hirsau nella Foresta Nera, dove all'inizio del IX secolo nacquero e si svilupparono le prime scuole architettoniche, e conseguentemente i primi architetti, nel senso che oggi intendiamo.
La costruzione di una chiesa o di una cat
tedrale poteva richiedere decine di anni, ma giocoforza prima o poi la costruzione veniva conclusa, e gli operai che avevano partecipato alla costruzione della stessa, ovviamente perdevano il lavoro, e prima che nella stessa città si aprisse un altro cantiere sarebbero passati decine di anni, fu proprio questa continua ricerca di lavoro che spinse i muratori a migrare de una città all'altra, da un cantiere all'altro portando conseguentemente con loro il proprio patrimonio artistico e culturale.

Annessa al cantiere vi era una baracca dove venivano conservati gli attrezzi ma anche dove le corporazioni istruivano gli apprendisti, discutevano i progetti; nella baracca veniva somministrato il salario, amministrata la giustizia; queste baracche furono denominate logge. Ogni loggia era guidata da un Maestro. Al momento in cui un operaio giungeva in un nuovo cantiere si recava dal Maestro a chiedere lavoro, ma doveva dimostrare le sue capacità probabilmente completando un piccolo manufatto, questo almeno all'inizio; con il passare degli anni progressivamente le corporazioni si "allearono" formando una fitta rete di Logge dove gli adepti potevano trovare lavoro, aiuto, conforto; al fine di rendere più agevole il riconoscimento di un fratello furono ideati dei segni o toccamenti, delle parole di passo o dei gesti convenzionali, che permettevano al Maestro della loggia di "riconoscere" il nuovo arrivato come fratello esperto nell'arte.

Un primo passo in direzione del corporativismo - ma sarebbe meglio parlare di una sorta di cooperativa di mestiere - fu intrapreso dai cosiddetti Maestri Comacini, gli architetti delle cattedrali romaniche che attorno alla metà dell'XI secolo comparvero nell'Italia settentrionale ma che furono attivi in tutta l'Europa centrale. Riunitisi in una confraternita sotto il patronato dei "Quattro santi coronati", i santi protettori degli scalpellini, essi si diedero un ordinamento stabile, accogliendo tra le loro file esclusivamente architetti e artisti, e istituendo una rigida distinzione tra confratelli e Maestri.

Improvvisamente dal XII al XIV secolo la situazione subì un impennata positiva per l'arte muratoria, sorsero nuove e bellissime chiese, costruzioni prima impensabili vista la povertà di mezzi e di volontà, frutto di un arte e di una capacità che sembrano sorgere dal nulla. È infatti in questo periodo che nasce lo stile Gotico a cui il nome Massoneria è strettamente legato, e che sostituisce il Romanico; in questi anni i fratelli Comacini legati al romanico, passano il testimone ai fratelli Massoni che fanno del gotico il loro stendardo; fra questi due stili non vi è una transizione, bensì un brusco passaggio, come se il gotico nascesse dal nulla.

La differenza fondamentale tra i due stili consiste nel fatto che nel Romanico la volta rappresenta solo una copertura della struttura e pertanto grava sulle pareti, le quali, conseguentemente, devono essere spesse e quasi prive di finestre se non in forma di strette fessure per sopportare il loro peso e il peso della volta, questo comporta che la chiesa Romanica è buia, solenne, ma anche angosciante; la volta Gotica, invece, è strutturata in modo tale che il peso non gravi più sulle pareti, che diventano quindi più sottili e ricche di vetrate, bensì sia proiettato verso l'alto, la volta, sostenuta da due archi rampanti, si fenderebbe sotto la loro spinta se non fosse stabilizzata dalla chiave di volta. Il peso stesso degli archi rampanti crea la spinta laterale. Il peso delle pietre della volta crea la spinta verticale, dal basso in alto, dalla chiave di volta. È quindi il peso stesso delle pietre a lanciare verso l'alto la volta. Il peso ha la negazione di se stesso. Si tratta quasi di un fenomeno di lievitazione. Le ampie vetrate colorate illuminano le navate rendendo l'interno luminoso, l'ambiente è un tripudio di colori alla gloria dell'Essere Supremo.

La crociera delle ogive che è l'elemento tipico del Gotico, costituisce un insieme di nodi di tensione, che sono puntellati dagli archi rampanti, appoggiati ai loro contrafforti e bloccati dal peso dei loro pinnacoli.
Il Gotico rappresenta una evoluzione improvvisa ed inaspettata nell'architettura, nasce quasi all'improvviso come se le conoscenze necessarie per realizzarlo fossero state insegnate ai maestri muratori e agli architetti da una mente superiore; l'arco acuto e la volta a costoni sono già note, ma per la prima volta vengono usate nella stessa struttura.

Charpentier testimonia questa rinascita culturale-artistica degli anni seguenti il mille in Francia riportando che nell'XI secolo sono state costruite 326 chiese e 702 nel XII secolo. Tutte le chiese importanti della Francia sono state costruite in questi 300 anni; considerate quanti architetti, quanti maestri muratori, quanti scalpellini furono necessari perché ciò si realizzasse e conseguentemente quante logge si formarono in quegli anni!!
Gli anni dello splendore del gotico coincisero, forse non a caso, con lo splendore dell'Ordine del Tempio.

Che i Templari si ergessero a difensori delle confraternite di mestiere, ma soprattutto dei costruttori di cattedrali è arcinoto, e ciò deve essere letto nell'ottica di un tentativo da parte del Tempio di preservare e rafforzare la civiltà occidentale partendo dalle cose più immediate: la salvaguardia del lavoro e la sicurezza nelle strade. Entrambe queste "azioni nel sociale" volte al miglioramento della vita quotidiana del singolo, diedero un impulso estremamente vivace alla massoneria, in quanto le confraternite di scalpellini vennero protette ed anzi aiutate con numerose commissioni sempre più prestigiose e remunerative, dall'altro la maggiore sicurezza nelle strade incentivò la migrazione di mano d'opera verso regioni dove l'impulso muratorio era più vitale.

Questo comportò una rapida diffusione delle nuove tecniche costruttive ed una maggiore qualificazione dei Maestri Muratori. Inoltre grazie all'appoggio del Tempio la Massoneria conquistò delle importantissime franchigie che permisero ai suoi membri una certa libertà di azione e di movimento in un epoca dove per coloro che non fossero nobili non esisteva alcuna libertà o indipendenza.

Con la caduta in disgrazia dell'Ordine del Tempio la massoneria, dopo i primi momenti di sbandamento durante i quali il maelstrom templare sembrava voler inghiottire anche le confraternite di mestiere, dovette cercare presso altri lidi i suoi santi protettori, certo i tempi erano cambiati, non si aprivano più gli immensi cantieri delle cattedrali gotiche, ma il lavoro non mancava e nemmeno le attestazioni di fiducia ad iniziare da papa Benedetto XII che nel 1334 conferma tutti i privilegi che i massoni avevano ottenuto con i Templari.
Nella seconda metà del XIV secolo a York vengono redatti i primi regolamenti massonici che prenderanno poi il nome di "Antichi Doveri" di cui poi verranno redatte più di cento versioni, che verranno riorganizzate in seguito a Colonia nel '500 nella forma a noi giunta attraverso Anderson.

Leggendo i vari manoscritti viene a galla prepotentemente la spiccata tendenza mitopoietica della massoneria: infatti in questi manoscritti possiamo leggere che la massoneria deriva direttamente da Re David, da Salomone, per poi passare ad Euclide, Pitagora e attraverso tutti i grandi Maestri passati, giungere in Inghilterra. Ci siamo proposti di fare un lavoro esclusivamente storico sulle origini della Massoneria, e quindi non parleremo delle origini mitiche o delle filiazioni spirituali che la Massoneria può accampare, ci porterebbe troppo fuori strada, riprenderemo l'argomento in un momento più appropriato.

Grazie a questi manoscritti, comunque, veniamo a conoscenza che non esiste ancora una sovrastruttura in grado di coordinare le singole Logge e conferire riconoscimenti o "scomuniche", le singole logge sono assolutamente libere ed indipendenti, come si sul dire sovrane; una evoluzione, piuttosto, si avverte nella scomparsa della loggia itinerante annessa al cantiere a favore della scelta di una sede fissa per gli incontri, loggia che spesso prende il nome della città di residenza, si forma quindi la Loggia di York, la Loggia di Strasburgo, la Loggia di Londra, e proprio in questo fenomeno è possibile vedere il germe della nascente sovrastruttura della Gran Loggia.

Il XVI secolo vede ancora una evoluzione dell'istituzione, le grandi opere sono ormai solo un ricordo, ma nonostante questo si contano in Europa quasi trentamila massoni, ma motivi politici e religiosi, il '500 è un secolo di grande fermento cultura da un lato, ma anche un secolo di profonda repressione da parte della chiesa, l'intolleranza verso il libero pensiero regna sovrana, questo porta numerosi intellettuali a chiedere di essere ammessi nella Massoneria ad affiancare gli operai veri e propri spinti dalla fama di riservatezza e di tolleranza che l'istituzione mantiene. Il fenomeno degli "accettati" è ancora limitato, ma nel corso della seconda metà del secolo, e soprattutto in quello successivo il fenomeno diverrà importante fino a che sul finire del XVIII secolo gli Accettati diverranno la maggioranza.

Quello che però la massoneria non perde nonostante l'ingresso di intellettuali spesso legati a movimenti eretici o che inseguono pratiche proibite dalla chiesa, ad esempio l'alchimia, è la sua spiccata connotazione cattolica; nei rituali sono sempre riportate preghiere che presentano canoni ben visti dalla chiesa di Roma. Si può discutere sul perché di tale presenza, però non si può negare che la Massoneria fino al 1717 era una Istituzione con forti connotati cattolici, e forse è proprio questa caratteristica che renderà necessaria la sua "mutazione andersoniana".

Contemporaneamente «l'arte di costruire e le scienze relative all'architettura cessarono di essere l'oggetto principale di queste corporazioni, poiché il progresso della civiltà, la pace, il progredire delle conoscenze umane, assicurando il libero esercizio delle arti e dei mestieri le volgarizzò, rendendo inutili tutti i segreti di cui si era creduto doverle circondare per conservarle»..

Il XVI e XVII secolo però non sono secoli facili per l'Istituzione, numerose sono gli interventi dei governi di Francia e di Inghilterra contro la Massoneria, ma questo ci fa capire quanto l'Istituzione sia forte, se infatti le proibizioni alle pubbliche riunioni o all'utilizzo dei segni di riconoscimento si susseguono, senza far scomparire l'Istituzione contro la quale si rivolgono, vuol dire che non sono sempre rispettate e che e che quindi l'Istituzione stessa ne esce rafforzata. Ma tutto non è rosa e fiori, gli operativi si sentono sfuggire l'Istituzioni dalle mani, e con i regolamenti di Strasburgo del 1560 cercano di riportare la Massoneria sulla via dell'esclusiva operatività, ma ormai è troppo tardi: nel 1607 viene eletto Gran Maestro delle Logge inglesi Indigo Jones, per la prima volta uno "speculativo", assurge a tale carica. Nel 1634 la Loggia di Edimburgo accetta tre nobili; poco importa se questi tre personaggi abbiano o meno mai frequentato i Lavori, la crepa nella diga è ormai aperta!! Nel 1646 l'antiquario, esoterista, alchimista Elias Ashmole viene iniziato nella Loggia di Lancashire, come annota egli stesso nel suo diario.

La Massoneria è in mano agli "speculativi" che faranno di essa, senza snaturane le caratteristiche, una istituzione filosofica di studio e di accrescimento interiore, proseguendo l'opera che gli "operativi" avevano perseguito negli anni di tramandare le tradizioni simboliche antiche delle Istituzioni Iniziatiche.

Nel 1688 Carlo II Stuart in esilio in Francia fonda una loggia massonica con il beneplacito di Luigi XIV, dando luogo, forse, alla cosiddetta Massoneria Scozzese, ma sicuramente accelerando e rendendo obbligatoria la riforma hannoveriana/andersoniana del 1717.

Eccoci quindi all'epilogo: nel 1710 a Londra si chiude il cantiere della cattedrale di Saint Paul ultimo cantiere tradizionale, il suo architetto, nonché Gran Maestro, Cristopher Wren a causa delle sue idee (cattoliche rosacrociane) già da otto anni aveva dato le dimissioni da entrambe le cariche, ma se il cantiere operativo concluse per inerzia il suo cammino, non così fece la Massoneria inglese. Gli operativi abbandonano le Logge Massoniche entrando nel compagnonaggio, gli speculativi, ormai con le mani libere, furono pressati dal potere politico per una profonda revisione dell'Istituzione che si completerà nel fatidico 1717.

L'Inghilterra del XVIII secolo usciva da una sanguinossissima rivoluzione e da continue lotte intestine fra cattolici e protestanti con un legittimo re in esilio ed un "nuovo re" straniero chiamato dal parlamento per impedire che i cattolici riprendessero il potere. Carlo II Stuart aveva creato una propria loggia massonica con la quale probabilmente avrebbe tentato dalla Francia di "colonizzare" la massoneria inglese col fine ultimo di restaurare un regno cattolico in Inghilterra. Probabilmente fu proprio questo spirito che spense i massoni protestanti inglesi a riunire le logge residue a Londra creando anche una sovrastruttura di controllo quale la Gran Loggia al fine di porre una baluardo invalicabile alla diffusione della massoneria stuardista di stampo cattolico. Ma qui stiamo travalicano i limiti che ci siamo imposti e si entra nelle ipotesi della formazione della grande riforma del 1717.

Concludo citando un brando del Vailant che commenta la carenza di fonti certe: «Ma debbo ancora prevenirvi contro i dubbi che la mancanza di documenti scritti potrebbe far sorgere in voi, dubbi che spariranno quando saprete che il divieto di scrivere sui dogmi, sui riti, sulle cerimonie dei misteri fu rigorosamente osservato dagli antichi, come lo provano le reticenze e le ammissioni stesse degli scrittori da Erodono fino a Dante. Di conseguenza siamo obbligati, per non interrompere l'ordine dei fatti, a prestar fede a frammenti, a confessioni incomplete, a notizie forniteci sotto il velo ingegnoso della favola, il tutto attinto da una infinità di autori, gli uni profani, gli altri iniziati, alfine di risalire attraverso le tradizioni religiosamente conservate dai poeti e dai filosofi fino alle epoche eroiche e favolose o poco conosciute della vita dei popoli.

Ed è per la riunione di questi frammenti, sparsi in tutti i paesi del mondo da più di cinquanta secoli, che noi tentiamo di poter ricostruire col pensiero il meraviglioso edificio della Libera Muratoria antica che i nostri maestri hanno lasciato incompiuto, e la cui continuazione è stata affidata al nostro zelo e alla nostra devozione»..

BIBLIOGRAFIA
Anderson James: "Le costituzioni dei Liberi Murator"; Bastogi Ed., 1998.
Anonimo: "Carta di Colonia"; www.zen-it.com.
Anonimo: "Manoscritto Borbonico"; www.zen-it.com.
Anonimo: "Manoscritto Crawley"; www.zen-it.com.
Anonimo: "Manoscritto di Cooke"; www.zen-it.com.
Anonimo: "Manoscritto di Edimburgo"; www.zen-it.com.
Anonimo: "Manoscritto di Graham"; www.zen-it.com.
Anonimo: "Manoscritto di Slogane"; www.zen-it.com.
Anonimo: "Manoscritto Trinità"; www.zen-it.com.
Anonimo: "Ordinanza di York"; www.zen-it.com.
Anonimo: "Poema Regius"; www.zen-it.com.
Charpentier Louis: "I misteri della cattedrale di Chartres"; Arcana, 1972.
Hancock Graham, Bauval Robert: "Talismano"; Corbaccio Ed., 2004.
Lennhoff Eugen: "Il Libero Muratore"; Bastogi Ed., 1995.
Elide Mircea: "Il Mito dell'Alchimia" Nuova biblioteca di cultura, Avanzini E Torraca Editori, Roma, 1968.
Vailant Adolfo: "I tre Gradi della Libera Muratoria"; Bastogi, Foggia, 1994.

Fonte: http://www.fuocosacro.com/pagine/1/massoneriaorigini.htm

I viaggi astrali di Nikola Tesla

"La scienza non è nient'altro che una perversione se non ha come suo fine ultimo il miglioramento delle condizioni dell' umanità". Nikola Tesla

"Il progressivo sviluppo dell'uomo dipende dalle invenzioni. Esse sono il risultato più importante delle facoltà creative del cervello umano. Lo scopo ultimo di queste facoltà è il dominio completo della mente sul mondo materiale, il conseguimento della possibilità di incanalare le forze della natura così da soddisfare le esigenze umane" (1).

 
Così Nikola Tesla apre il primo capitolo della propria autobiografia, un volumetto polveroso fuori catologo, comprato per pochi soldi in un negozio di libri usati situato oltreoceano. Sì, sembra proprio che questo libro fosse un "fondo di magazzino", riguardante qualcuno non così importante
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Peccato che a questo "qualcuno non così importante" si debbano molte invenzioni che ognuno di noi usa nella vita quotidiana, perché proprio a questo signore quasi dimenticato si devono i rudimenti di molte scoperte, sviluppate da altri uomini di Scienza, quali la radio, o il radar.

Nel migliore dei casi, il suo nome è connesso all'unità di misura dell'induzione elettromagnetica, cioè dei campi elettromagnetici generati dalle antenne per le trasmissioni radiotelesive e da quelle per le comunicazioni via cellulare.
Vogliamo almeno per poco, gettare il fascio dei riflettori su questo scienziato ingiustamente dimenticato, poiché ciò che noi vogliamo sottolineare è che il suo operato è sempre stato, per usare parole sue, "al servizio della specie umana", non interessato al successo personale.

Nikola Tesla nacque nella notte fra il 9 e il 10 Luglio 1856 a Smilijan. Il padre, Milutin Tesla di origine serba, era un ministro del culto ortodosso. Sua madre, Duka Mandic, abile ricamatrice, era una donna non istruita (non era andata a scuola per accudire i propri fratelli e le proprie sorelle dopo la malattia che aveva reso cieca la madre), ma era dotata di memoria prodigiosa. Tesla ha sempre ricordato che la propria madre citava interi testi della Bibbia e di poesia e affermava di avere ereditato da lei molte delle proprie abilità, non solo una memoria fotografica ma anche altre facoltà intellettive come una notevole inventiva e industriosità. Ella infatti ricavava dalle fibre vegetali delle piante da lei coltivate il filo utilizzato nei lavori di ricamo e di cucito (2).

Dopo aver terminato gli studi di fisica e matematica al Politecnico di Graz, Austria(3) (contemporaneamente aveva iniziato a studiare filosofia all'Università di Praga), studiando 19 ore al giorno e dormendo solo due, il nostro dimenticato scienziato provò sempre di più strani fenomeni, risalenti all'infanzia.
Nel buio poteva sentire l'esistenza di oggetti "come un pipistrello". Non solo.
E' vero che fin dall'infanzia VEDEVA LAMPI DI LUCE CHE INTERFERIVANO LA SUA VISIONE DEGLI OGGETTI REALI, ma in quel momento all'età di venticinque anni, l'intensità di tali lampi di luce non solo era aumentata, ma addirittura questi lampi lo circondavano costantemente.
La sua reazione a tali fenomeni consistette nel fatto che un semplice concetto, espresso verbalmente, si delineava nella sua mente come un'immagine che egli vedeva e sentiva come se fosse reale.
 
Ma Tesla non era nuovo a queste esperienze. Tesla stesso, nella sua autobiografia, dichiara che nell'età adolescenziale, quando era solo di notte, viaggiava in mondi sconosciuti e lontani, dove intraprendeva nuovi studi e intraprendeva delle conversazioni con individui che gli parevano reali come il mondo esterno (4). Egli stesso esclude che tali fenomeni siano state delle semplici allucinazioni (5).
 
Già all'età di diciassette anni, in seguito a questi fenomeni, eglì scoprì di poter creare delle invenzioni nell'intimo della propria sfera psicologica, della propria mente, avendo l'immagine davanti a sé dell'invenzione compiuta, riuscendo a definire le eventuali modifiche che era necessario apportare senza ricorrere a disegni, progetti, modelli o esperimenti compiuti nel mondo esterno. Con nostro stupore, questo è sempre stato il metodo di lavoro di Tesla.
 
Non sembra poi così audace sostenere che lo Scienziato Croato sia venuto a contatto con altri mondi e altre dimensioni.
 
Molti anni dopo, nel 1899, nel suo laboratorio a Colorado Springs, il suo trasmettitore ricevette un segnale che si ripetè continuamente.
Egli affermò di aver ricevuto un messaggio dallo spazio. Fu ridicolizzato per questa sua scoperta.
 
Egli comunque, fu il primo uomo a scoprire le onde radio dallo spazio (6).
In un'altra fonte da noi usata per questo lavoro si afferma che Nikola Tesla lavorò con la tecnologia relativa al viaggio nel tempo. Si crede che le sue conoscenze provengano da entità di altri mondi (7).
 
tesla2
 
1 - Affermazione con cui Nikola Tesla apre la propria autobiografia, reperibile su Internet all'indirizzo http://www.amasci.com/tesla/biog.txt

2 - Autobiografia citata, pagg.3-4

3 - Anche se un'altra fonte usata nel nostro lavoro sostiene che Tesla non giunse mai al compimento degli studi poiché si era lasciato irretire dal gioco d'azzardo, vedi http://www.yale.edu/scimag/Archives/Vol71/Tesla.html 

4 - Autobiografia citata, pag. 4 la stessa informazione è reperibile anche in
 http://www.frank.germano.com/nikolatesla.htm

5 - Autobiografia citata, pag.4

6 - http://www.pbs.org/teslla/ll/ll_colspr.html
 
7 - Informazione trovata nel sito http://www.crystalinks.com/tesla.html  pag. 6
 

giovedì 29 novembre 2012

Jim Sparks


Presentiamo, per la prima volta tradotto in lingua Italiana, un acuta analisi di Elaine Douglass dell'esperienza di  Jim Sparks.  Jim sostiene di venire rapito dagli alieni da 18 anni. L'aspetto unico del caso é che l'Italo-americano ricorda tutto, senza bisogno di ipnosi. Partito  da una condizione di assoluto odio nei confronti dei suoi rapitori, giunge ad accettarne gli scopi. Dopo 6 anni di resistenza cede e si considera un ambasciatore degli Alieni con una missione. Nonostante la conversione Jim conferma  che  "Loro hanno bisogno di noi. Loro ci considerano come una sorta di coltura".

Jim Sparks

Di speciale interesse per il lettore del Diario la parte dove gli Alieni provano a presentarsi prima come emissari di Dio e poi come Demoni. A nostro parere é una conferma ulteriore del legame stretto esistente fra entitá spirituali Cattoliche (ECE) ed intervento alieno.

Grazie a Sintesi e Francesco per il lavoro di traduzione. Il testo é lungo e complesso e la traduzione ha richiesto diversi giorni. In diversi traduttori e lettori la descrizione delle esperienze di Jim ha suscitato ricordi sepolti.


Quasi tutti sostengono che il nuovo libro di Jim Spark's, I Custodi, sia eccellente. Il libro è onesto, non pretenzioso, comprensibile, intimo, coinvolgente. E' anche una premieré nell'illustrare come  come gli alieni spezzino le persone.

Ci sono voluti circa 5 anni di sforzi concertati degli alieni per rompere la resistenza di Jim, per causare  la sua capitolazione,  fare di lui un collaboratore. Per me, Jim Sparks é un eroe per aver lottato cosí a lungo, ma alla fine Jim si è spezzato semplicemente perché non poteva combattere ancora. Oggi, certamente, Jim dice che tutto è andato per il meglio, ma questo è il segno che alla fine l'addotto ha capitolato: tutto ciò che fanno gli alieni è giusto.
La storia di Jim Spark risponde alla perenne domanda: perchè gli alieni non atterrano nel giardino della Casa Bianca? La risposta è che loro non sono interessati negli uomini nel loro stato naturale, cioè quando sono autonomi. Sono interessati solo negli umani che possono controllare.

Anni fa, Whitley Stieber ci parlò di questo, come lo scetticismo degli addotti collassi e la resistenza finisca.

Di questa Trasformazione, Whitley catturò il momento. Portato ad un picco di terrore da uno degli psicodrammi inscenati dagli alieni, Whitley  sentì che:

...non potevo sopportare di andare avanti così. Non potevo vivere con questa paura e non sapevo come vivere senza di essa a meno di non mentire a me stesso e così decisi arbitrariamente di credere che i visitatori fossero benevolenti.

In seguito, scrisse Whitely, "trovò l'accettazione".

Oggi anche Jim Spark  ha scoperto l'accettazione, e  più di questo. Sostiene di aver trovato "la verità" a proposito della natura degli alieni, dei loro scopi, nonché della  relazione nascosta tra loro ed il governo americano. La questione, comunque, riguarda se tutto ciò che Jim ha iniziato a credere è vero,  oppure se sia una storia che, attraverso un processo di isolazione e tortura, gli alieni hanno forzato Jim ad accettare.
La parte della storia delle adduzioni che Jim ricorda inizia nel 1988.
In quell'anno, e per almeno un anno, Jim fece sogni di esseri che camminavano fuori dalla sua casa durante la notte. Improvvisamente il modus operandi cambiò e cominciò ad essere preso in una maniera violenta e terrificante.

In seguito Jim fu estremamente grato agli alieni per quelle occasioni in cui non fu preso in quel modo terrificante. "Tirato" lo chiama Jim. Alle 3 del mattino una notte, "Improvvisamente mi sono svegliato...  non potevo aprire i miei occhi o muovermi. Sentivo un suono vorticoso a bassa frequenza, che lentamente diventò più forte. La bocca del mio stomaco strisciava verso il mio cuore... il mio cuore cominciò a correre, quanto più forte e veloce diventava quel suono vorticoso. Una profonda ed istintuale paura mi travolse, ma non potevo aprire la bocca per urlare. Il sudore freddo mi copriva... il cuore mi batteva così velocemente che pensai che sarebbe saltato fuori dal mio petto. La mia testa era riempita da quel suono, vorticoso... l'intero universo era quel suono ed esso sembrava voler aprire la mia testa. Poi ci fu un tremenda corsa. Stavo accelerando come se stessi scendendo da ripide montagne russe senza cintura di sicurezza. "Non voglio morire!" urlai dentro di me.

La letteratura psicologica ha molto da dire riguardo al processo dello spezzare la gente. nel libro "La Battaglia per la Mente" l'autore spiega cosa bisogna fare per portare un individuo a "cambiare credenze consolidate, abbandonare l'ordinaria prospettiva di senso comune e divenire aperto a modi di pensare estranei alla vita della persona precedentemente a quella esperienza. Il primo passo, dice l'autore, è di sottoporre l'individuo ad un "intenso trauma".

La maniera di "tirare" Jim cambiò, quindi ci doveva essere una ragione per quel cambio. Apparentemente, accompagnare Jim fuori dalla sua casa non era soddisfacente, e l'utilità che Jim non ricordasse cosa cosa succedeva quando era uscito, si esaurì.

"Normalmente" gli addotti sono accompagnati fuori, o fatti fluttuare fuori. Non sono presi in un vortice, un uragano. Questa terribile maniera di prendere Jim continuò per 5 anni. L'autore di La Battaglia per la Mente, William Sargant, menziona questo aspetto. Spiega che l'utilità del trauma nello spezzare le persone consiste nel  sottoporle non ad uno solo ma a "traumi ripetuti".

E' normale che arrivi il punto  nel quale l'addotto è reso consapevole. E,  normalmente, il renderlo consapevole è graduale, l'addotto vede qualche disco volante, frammenti di memoria si introducono nella sua consapevolezza. Gli alieni stanno  rendendo l'addotto consapevole. E' parte del loro programma. Quindi il rendere Jim consapevole è normale, ma il vortice ed il trauma, erano gratuiti. Cosa significa? Era Jim un caso noto nei circoli alieni? Era così duro da aver bisogno di  tecniche speciali per piegarlo?

E Jim non fu reso consapevole in modo graduale. Nel 1988, dopo "non aver mai avuto una esperienza paranormale nella (sua) vita" - scrive Jim - poi con repentinità accecante e in piena coscienza,  era emerso come  da un uragano, per trovarsi in un posto che non aveva mai visto prima. Era un posto dove  sperimenterà una completa, totale e abietta impotenza.

L'uragano che lo "tirava" si ferma. Jim è fermo, seduto:

Provai a muovere le mie palpebre. Lentamente, potei aprire i miei cocchi. Potevo solo guardarmi attorno. Non avevo una visione periferica. Quando provai ad alzarmi, non potei farlo. Potevo muovere solo la mia testa su e giù e tutto ciò che potevo vedere era uno strano tavolo ed uno schermo sul muro. Sentii che ero solo. Ma quando  provai a guardare non potevo girare la testa a destra o sinistra. Quando guardai verso il basso, notai che potevo muovere leggermente il polso ed il mignolo della mano destra. La paura stava tornando.

Poi la mia testa si alzò, mossa da qualche forza "altra" esterna a me. I miei occhi si fissarono involontariamente su quello schermo grigio al muro.

Ho addomesticato il mio gatto in quel modo. Quando l'ho preso era quasi selvaggio. Non poteva essere toccato. Se lo toccavo la sua pelliccia si arricciava  per la ripulsa. Quindi solevo prenderlo, non senza difficoltà,  tenerlo con forza nel mio grembo e lo accarezzavo. Ha funzionato. E' diventato molto più simile ad un gatto normale. Molti addotti menzionano l'analogia con gli animali, dicono: "Noi prendiamo gli animali selvaggi, non lo facciamo? Li soggioghiamo, li marchiamo, li sottoponiamo a procedure mediche". Jim oggi parla allo stesso modo. "Alte intelligenze si avvantaggiano ed usano le basse intelligenze", dice chiaramente, "non diversamente dal modo in cui noi usiamo le pecore".

Alfabeto che Jim sostiene avrebbe dovuto imparare

Gli occhi di Jim sono involontariamente fissi sullo schermo grigio a muro. "Dal centro della mia testa", scrive, "una voce diceva, TU IMPARERAI QUESTO... io non sapevo dove ero o perchè. E qualche voce robooante nella mia testa mi stava dicendo cosa fare... ho provato rabbia e furore. No, non lo farò! Urlai". La lettera A ed uno "strano geroglifico" apparirono sullo schermo. Jim capí che ci si aspettava lui dovesse scrivere il geroglifico nello schermo sul tavolo con il dito. "No!" disse, "No!"

Allora, scrive Jim,

"la pressione dell'aria nella stanza cambiò. Fu spinta contro la mia testa e le mie orecchie, in modo abbastanza terrificante. Il mio cuore saltó ancora. Potevo sentire di nuovo quella paura, paura nel corpo, paura di ricevere ancora dolore. Tutto si restrinse... quella pena sarebbe continuata finchè non avessi cooperato, fino a che non avessi disegnato la A aliena sullo schermo. Ma ancora dissi "No!"

"La pressione dell' aria aumentò, aumentando il mio disagio e ansietà. A meno che non avessi obbedito sarebbe aumentata ancora. Ma io ero ancora arrabbiato "No!" dissi "Non lo farò!". Ma potevo reggere ancora poco".

Dopo il successivo livello di agonia Jim disse piangendo "Non voglio morire!" e scrisse le lettere aliene sullo schermo. "Istantaneamente la pressione calò". Il suo cuore rallentò e l'ansietà e la paura scemarono. "Successivamente", scrive Jim, "mi sentii euforico. Una sensazione molto piacevole mi riempì"

Gli psicologi ci dicono che un improvviso sollievo del dolore provoca nel soggetto di amare qualunque cosa che abbia allieviato il dolore, ma quell'effetto non era ancora stato instillato in Jim, e ben presto "La rabbia sostituì quella piacevole sensazione... "bastardi, chi siete?" domandò. "Non avete il diritto di farmi questo!"

Istantaneamente la risposta arrivò nella sua testa:

NOI ABBIAMO IL DIRITTO! LO ABBIAMO SEMPRE AVUTO! LO AVREMO SEMPRE!

HAARP

Un improvviso sconvolgimento climatico portera’ ad una catastrofe globale di monumentali proporzioni, … portando intere nazioni a scomparire sotto il mare ed i pochi sopravvissuti a combattere per le scarseggianti risorse di cibo, acqua ed energia”.
(Da un rapporto “segreto” del Pentagono).

Haarp è un programma di ricerca nato per studiare le proprietà della ionosfera e le avanzate tecnologie nelle comunicazioni radio applicabili nel campo della difesa. Il termine HAARP indica l'acronimo di High-frequency Active Auroral Research Project: Programma di Ricerca Aurorale Attivo ad Alta frequenza. E' un progetto del Dipartimento della Difesa Statunitense (DoD), coordinato dalla Marina e dall'Aviazione e considerato il nucleo del programma "Guerre Stellari" avviato sotto le amministrazioni Regan–Bush negli anni '80.

HAARP ha sede a Gakona, Alaska, ed è costituito fondamentalmente da 180 piloni di alluminio alti 22 metri. Su ogni pilone sono state installate doppie antenne a dipoli incrociati, una coppia per la banda bassa l'altra per la banda alta, in grado di trasmettere onde ad alta frequenza fino ad una distanza di 350 km grazie alla loro potenza. Queste onde sarebbero indirizzabili verso zone strategiche del pianeta, sia atmosferiche che terrestri.

haarp
 
Ufficialmente lo scopo del centro di ricerche HAARP è quello di studiare le proprietà di risonanza della Terra e dell'atmosfera: gli stessi fenomeni studiati da Nikola Tesla cento anni prima in Colorado.
 
Secondo il  sito ufficiale, HAARP può essere utilizzato "per provocare un cambiamento nella temperatura della ionosfera minimo e localizzato, cosicché le risultanti reazioni fisiche possano essere studiate da altri strumenti piazzati nello stesso sito o nei pressi di HAARP".

La federazione Scienziati Americani ha ammesso un uso militare di HAARP solo per scopi di ricognizione e non distruttivi. Modulando i segnali in frequenze bassissime, cioè onde ELF o VLF, si potrebbe "vedere ciò che succede nel sottosuolo, individuando bunker, silos di missili, e altre installazioni sotterranee di Stati avversi".

Quindi, ufficialmente, gli scopi di HAARP sono: lo studio della ionosfera (essendo composta da particelle cariche, ioni, possiede la proprietà di riflettere verso terra le onde hertziane) per migliorare le telecomunicazioni; lo sviluppo di nuove tecniche radar, che permettano agevoli comunicazioni con i sottomarini e rendano possibili radiografie di terreni, in modo da rilevare armi od attrezzature a decine di km di profondità.

Nello specifico, secondo le dichiarate applicazioni militari, con il sistema HAARP si potrebbe:
 
- Fornire uno strumento per sostituire l'effetto dell'impulso elettromagnetico dei dispositivi atmosferici termonucleari (ancora considerati un'opzione realizzabile dai militari da almeno il 1986).
 
- Sostituire le frequenze estremamente corte (ELF: Extremely Low Frequency) delle comunicazioni sottomarine operative con una nuova e più compatta tecnologia caratterizzata da un  gruppo di comunicazioni su un canale a bassissima frequenza per le lunghe distanze e per le applicazioni sotto acqua.
 
- Modificare anche su zone lontane le condizioni climatiche e gli agenti atmosferici   in modo tale da facilitare le operazioni militari.
 
- Attivare a distanza un gran numero di esplosioni elettromagnetiche, non-nucleari, indirizzate verso un target. (Armamenti EMP).
 
- Gestire aerei a distanza, governati e potenziati dai trasmettitori HAARP. Un test del genere è stato fatto già ai tempi della APTI che mantenne il controllo di un velivolo di sorveglianza per 10,000 ore ad un'altitudine di 80,000 piedi .
 
- Sostituire il sistema radar "over-the-horizon", che è stato progettato per la postazione corrente di HAARP, con un sistema più accurato e flessibile.
 
- Fornire un metodo per eliminare le comunicazioni sopra una zona estremamente grande, mantenendo attivo il funzionamento dei sistemi di comunicazione militari controllati da HAAARP.
 
- Controllare i radar sotterranei per identificare strutture sotterranee e la loro resistenza alle armi utilizzando l'esame tomografico che penetra la crosta terrestre e che, se unito alle abilità di calcolo di EMASS e dei computers Cray, permetterebbe l'identificazione di armi nucleari a distanza. Se le antenne sono propriamente sintonizzate e indirizzate, da un qualunque punto del pianeta è possibile far rimbalzare onde sull'atmosfera e dirigerle a distanza verso un altro punto della Terra.
 
- Rilevare oggetti che si muovono nell'aria (ad esempio aerei e missili Cruise a basse quote) e determinare quali sono armati e quali sono innocui, rendendo così le altre tecnologie obsolete.
 
- Effettuare un  sondaggio geofisico per trovare petrolio, gas e giacimenti minerari su una vasta zona.
 
Apparentemente, quindi, HAARP è un innocuo centro di ricerche con potenzialità applicabili nella difesa nazionale. Tuttavia, tutti gli usi possibili di HAARP non dichiarati (che possono essere messi in pratica nei diversi campi militari: aeronautica, esercito, marina, ecc.), sono allarmanti.
 
Dietro HAARP potrebbe celarsi la sperimentazione di una tecnologia avanzata di irradiamento a radio-onde. Una tecnologia simile sarebbe in grado di alzare e scaldare vaste zone della ionosfera immettendo elevate quantità di energia; far rimbalzare onde elettromagnetiche, capaci di penetrare qualsiasi cosa vivente e/o morta, indietro su determinate località della Terra.

Questo tipo di stimolazione causerebbe modificazioni molecolari della ionosfera, le quali porterebbero a devastanti conseguenze sul clima delle regioni colpite. In poche parole, HAARP, essendo in grado di provocare intenzionali cambiamenti climatici, potrebbe essere utilizzato come arma militare. Inoltre, le onde riflesse sulla superficie terrestre, a causa della loro elevata intensità e capacità di penetrazione, sarebbero in grado di manipolare e disgregare i processi mentali umani.
 
Secondo alcuni scienziati, gli effetti dell'uso sconsiderato di questi livelli di energia nella ionosfera, il nostro schermo naturale, potrebbe essere devastante. Iniettando un'ingente quantità di particelle nella ionosfera, è possibile alterare in maniera irrimediabile l'equilibrio protettivo della Terra, causando una caotica instabilità che potrebbe dare inizio ad una catena di effetti collaterali come ad esempio la distruzione totale dello strato di ozono. Ciò che preoccupa maggiormente è dovuto al fatto che si può prevedere con certezza come la Terra potrà reagire a questo eccesso di radiazioni.

Come spesso succede, la facciata dell’operazione ha nobili scopi: lo studio accademico della ionosfera e lo sviluppo di nuove tecniche radar, che permettano agevoli comunicazioni con i sottomarini e rendano possibili radiografie di terreni, in modo da rilevare armi od attrezzature a decine di km di profondità; a conferma di ciò, è online il sito del progetto, che dipinge l’immagine di un’innocua stazione scientifica, con tanto di webcam.

La realtà, come sempre, va cercata oltre la superficie.

DA TESTLA A EASTLUND

Negli anni Ottanta Bernard J. Eastlund, fisico texano del MIT di Boston, ispirandosi alle scoperte di Nikola Tesla, registrò negli Stati Uniti il brevetto n° 4.686.605 denominato “Metodo ed attrezzatura per modificare una regione dell’atmosfera, magnetosfera e ionosfera terrestre”, a cui ne fece seguire altri undici. In uno di questi era descritta la proprietà riflessiva della ionosfera per utilizzi come “sistemi di raggi energetici”, “esplosioni nucleari graduali senza radiazioni”, “sistemi di rilevamento e distruzione di missili nucleari” e “sistemi radar spaziali”.

Alcune di queste invenzioni furono acquisite dalla ARCO, proprietaria di ampie riserve di gas naturale in Alaska, le quali potevano in questo modo essere riconvertite in energia elettrica redistribuibile tramite la ionosfera ai propri clienti in tutto il mondo: la visione di Tesla di distribuire energia senza fili e gratis nelle case di tutto il mondo stava in parte per realizzarsi, seppur concettualmente distorta da forti interessi economici. (Su Nikola Tesla, un genio tanto ignoto alla storia quanto è grande il debito dell’umanità nei suoi confronti, è in preparazione una apposita scheda).

Inoltre, queste invenzioni rendevano possibile manipolare il clima, quindi creare pioggia quando necessario per favorire l’agricoltura o neutralizzare fenomeni distruttivi quali tornado ed uragani.

A questo punto entrò in scena il governo, e la storia si fece più complicata.

Tutti i brevetti di Eastlund vennero dapprima sigillati sotto un ordine di massima segretezza, per poi passare alla E-Systems, una delle maggiori fornitrici di tecnologie avanzate ai servizi segreti di molte potenze mondiali, assorbita poi dalla Raytheon, una delle quattro maggiori fornitrici della difesa Usa, produttrice dei missili Tomahawk, Stinger (questi spesso finiti nelle mani di paesi “canaglia” e gruppi terroristici”), e dei famigerati Bunker Buster. Le connessioni con il potere sono riassumibili nella figura di Richard Armitage, oggi Vicesegretario di Stato e Viceministro degli Esteri nell’amministrazione Bush. Armitage, già consulente, membro del consiglio d’amministrazione, firmatario e convinto sostenitore del PNAC, risulta anche implicato in molte operazioni segrete della CIA dal Vietnam ad oggi.

Secondo le scoperte di Eastlund, dirigere la potenza di HAARP verso uno specifico punto della ionosfera la farebbe riscaldare al punto da innalzarla fisicamente, in modo da creare un rigonfiamento altamente riflettente, definito da lui “effetto lente”, in grado di convogliare i raggi sulla terra con effetti devastanti: la potenza di tali onde sarebbe tale da provocare modificazioni molecolari dell’atmosfera, causando – a seconda delle diverse frequenze – cambiamenti climatici, la possibile disgregazione di processi mentali umani, e forse anche, appunto, effetti sui movimenti tettonici di magnitudine imprecisata.

STRATEGIE GLOBALI

Gli avvenimenti geopolitici attuali potevano essere intuiti già anni fa, leggendo profetici libri come la Grande Scacchiera di Zbygniew Brzezinsky, del 1997, o i testi programmatici del PNAC, Project for a New American Century, dello stesso anno.

lo stesso possiamo fare ora analizzando scritti e dichiarazioni di influenti pensatori ed alti vertici militari, rispetto ad un futuro relativamente vicino.

Lo stesso Brzezinsky, consigliere della Sicurezza ai tempi di Carter, già nel 1970 scriveva nel suo libro “Tra due Età’”: ” La tecnologia renderà disponibile, ai leader delle principali nazioni, tecniche per condurre operazioni di guerra segrete, che richiederanno l’impiego di un esiguo numero di forze di sicurezza. Tecniche di modificazione climatica potranno essere impiegate per produrre prolungati periodi di siccità o tempesta”. Risalgono infatti a quei tempi, seppur in forma rudimentale, i primi studi relativi alla guerra climatica, come il Progetto Popeye per estendere la stagione dei monsoni in Vietnam.

Alcuni ricercatori già oggi sospettano dei collegamenti con i recenti sconvolgimenti climatici, terremoti, uragani, maremoti, diffuse siccità.

Il documento più interessante è lo studio redatto da sette ufficiali dell’esercito Usa nell’Agosto del 1996, intitolato: ” Il clima come moltiplicatore di potenza: averne il controllo nel 2025″, nato da una direttiva del Comandante delle forze aeree statunitensi, tesa a stimolare un dibattito intellettuale tra i membri dell’esercito, in cui si afferma: “Nel 2025 le forze aereospaziali Usa potranno avere il controllo del clima se avranno capitalizzato le nuove tecnologie sviluppandole nella chiave delle applicazioni di guerra. [...] Dal miglioramento delle operazioni degli alleati e dall’annullamento di quelle del nemico tramite scenari climatici “su misura”, alla completa dominazione globale delle comunicazioni e dello spazio, la modificazione climatica offre al chi combatte una guerra un’ampia gamma di possibili modi per sconfiggere o sottomettere l’avversario”.



Questi propositi sono confermati da un successivo studio del 2003, intitolato “Padroneggiare l’ultimo campo di battaglia: i prossimi avanzamenti nell’uso militare dello spazio” ad opera del Project Air Force della Rand Corporation, un think-thank legato alle lobbies del petrolio e delle armi che ha avuto come amministratore Donald Rumsfeld, e nel cui consiglio di amministrazione figura Lewis Libbey, socio fondatore del PNAC ed attuale direttore del personale di Dick Cheney.

Il concetto alla base di questo rapporto è la “Full Spectrum Dominance”, vale a dire una politica di eccezionali investimenti militari mirati alla conquista ed al mantenimento di una posizione di superiorità nello spazio, se non addirittura di un suo controllo assoluto.

Il che obbligherebbe chi volesse contrastare l’impero a farlo esclusivamente via terra e mare.

Al riguardo, sono particolarmente significative le parole del Comandante in Capo del comando spaziale Usa, Joseph W. Ashy: “Alcune persone non vogliono sentirne parlare. ma assolutamente siamo prossimi a combattere nello spazio. Combatteremo dallo spazio e nello spazio. Un giorno o l’altro colpiremo obiettivi terrestri – navi, aeroplani e obiettivi sulla terraferma – dallo spazio.”
Aggiungo io... esattamente come facevano i nostri "Antichi dei" così come viene ricordato e descritto in forma simbolico-allegorica nei testi tradizionali Veda e nei miti mesopotamici da cui poi originò la Bibbia.

HAARP, secondo il Progetto Atlanticus è da intendersi quale una delle tecnologie "perdute" dell'età dell'oro. Tecnologia Atlantidea riscoperta negli ultimi decenni e, come di frequente, non utilizzata per il bene comune, ma per il perseguimento di particolareggiati interessi "privati"

http://www.altrainformazione.it/wp/nikola-tesla-il-piu-grande-genio-dimenticato-dalla-storia/il-progetto-haarp/
 

mercoledì 28 novembre 2012

Operazione Paperclip - L'Unione Europea


Se i cittadini europei vogliono evitare di ripetere gli errori del passato - e pagare ancora una volta con la vita di milioni – bisogna creare una più diffusa consapevolezza pubblica sulla storia criminale del cartello farmaceutico.

Tre quarti di secolo fa, il più grande cartello chimico e farmaceutico di allora, la IG Farben, composta da Bayer, BASF, Hoechst e altre imprese multinazionali, ha finanziato la nascita di un'altra dittatura: il regime nazista in Germania. Oggi come allora, l'obiettivo del cartello è lo stesso: conquistare e controllare l’ Europa e il mondo con tutti i mezzi politici, economici e militari.

Come è descritto nel rivoluzionario libro "Le radici naziste dell' UE di Bruxelles", coloro che hanno avuto un ruolo chiave nella costruzione della UE di Bruxelles, sono stati reclutati tra i gli stessi tecnocratici che in precedenza hanno fatto il piano per un’ Europa del dopoguerra, governata dai nazisti. Questo fatto, che è stato deliberatamente nascosto ai cittadini europei per oltre settanta anni, spiega perché la natura antidemocratica dell’ UE di Bruxelles assomiglia in modo scioccante ai piani dei nazisti per uno "spazio economico europeo totalitario" nel dopoguerra.

Le radici naziste dell’ UE di Bruxelles

La corsa all'Oro (Parte II)

Segue http://ufoplanet.ufoforum.it/headlines/articolo_view.asp?ARTICOLO_ID=9719

Il punto è che purtroppo non sappiamo a cosa possa realmente servire tutto quell'oro. A tal proposito suggerisco di leggere quanto espresso nel topic "L'Oro: il metallo degli Dei"


Ciò che sappiamo è la volonta da parte dei potenti di accumularlo: è questa è una costante storica universale. Anche presso le culture mesoamericane, dove l'oro non aveva valenza economica, questo veniva accumulato in gran quantità poichè associato alla sfera "divina"...

La domanda a cui dobbiamo fornire risposta è: a cosa servono allo Stato le riserve auree, oggi?
Se consideriamo il fatto che non è più in vigore il Gold Exchange Standard per il quale l'oro fungeva da garanzia alla moneta circolante nel sistema economico del paese, la riserva aurea vale oggi esclusivamente come "capitale immobilizzato". Sostanzialmente equivale ai soldi che il risparmiatore tiene "sotto il materasso".

Nasce allora una seconda domanda... perchè l'oro ha ancora un valore economico?

Riporto quanto citato da Pier Paolo Soldaini nel seguente sito http://www.trend-online.com/prp/oro-dollari-luccica/

"... Non mi stancherò mai di ripetere questo elementare concetto: l´oro ha un valore simbolico. Esattamente come la cartamoneta. E’ ciò che ci ha insegnato, avendolo imparato a sue spese, la figura leggendaria di Re Mida, che rischiò di morire di fame per aver ricevuto da Dioniso il dono di trasformare in oro tutto ciò che toccava. E a loro spese lo impararono anche gli spagnoli tra il XV e il XVI secolo: le scorribande di Cortès e Pizarro in America Latina per accaparrarsi tonnellate d’oro (e d’argento) contribuirono solo a distruggere due civiltà (Aztechi e Incas) mentre la Spagna rimase al palo e si ritrovò più povera di prima, ancorata ad un vetusto modello economico feudale. Questo perchè l’oro di per sè non è sufficiente a far decollare un’economia, proprio perchè non è in grado, da solo, di portare ricchezza. Anche un bambino sa infatti che l’oro è semplicemente un metallo e di conseguenza non si mangia, non si beve, e non ha altro impiego se non quello di fabbricare monili. Si calcola infatti che il valore industriale dell’oro sia pari a circa 100 dollari l’oncia, proprio per le sue limitatissime applicazioni produttive (gioielleria, elettronica), mentre altri metalli “preziosi” che hanno un prezzo di mercato inferiore, come platino e palladio, ne hanno molte di più. Quindi a che cosa serve l’oro? Perchè nella mente delle persone viene sempre associato a concetti quali ricchezza, valore, opulenza? E perché si tende ad identificarlo come bene rifugio nei momenti di crisi?..."

Domande apparentemente senza risposta... per noi 'comuni mortali'... Ma forse l'elite sa qualcosa che noi non sappiamo.

Nell'articolo "L'Oro: il metallo degli Dei" abbiamo cercato di capire il motivo ancestrale di tale 'passione' verso il prezioso metallo giungendo alle seguenti ipotesi:
- applicazioni tecnologiche da parte degli "antichi dei" (Anunnaki?)
- imprinting genetico (la prima 'istruzione' ricevuta fu quella di servire gli dei per estrarre l'oro)
- valore alchemico/spirituale conosciuto durante l'età dell'oro (grazie ad Enki e al suo progetto di sviluppo civile: Atlantide)

Ora vorrei cercare di capire se c'è un significato occulto nella volontà di accumulo di oro che va al di là del mero controllo economico. E se fosse anche una forma di controllo 'spirituale'?
Mettiamola così... è stato detto nel forum dove scrivo:

... Chi gli dice che al loro ritorno -parlando sempre per assurdo- questi esseri bussino alla porta e dicano: ehi allora facciamo lo scambio oro in cambio di terra?

... Io -pensando un pò di conoscerli- propenderei invece per l'ipotesi alternativa, e cioè che questi se lo prendono e basta; insomma il loro modus operandi nei nostri confronti non mi sembra quello di trattarci da pari e quindi di scendere in affari con noi; siamo loro prodotti, è come se noi ci accordassimo con un cane egli dicessimo: ok fammi tu mi fai la guardia così ti guadagni il cibo... Chi gli assicura che al dunque non dicano: grazie poveri fessi ora ci prendiamo l'oro e voi verrete dirottati per altri usi SUL PIANETA CHE NOI VI ABBIAMO ASSEGNATO...

Il che sarebbe vero se dopo il diluvio non ci fosse stato il "Patto di concessione" che sancisce la sovranità del pianeta Terra all'uomo, per un tempo x alla cui scadenza l'umanità sarebbe stata giudicata. Ma subito prima del Giudizio, l'Apocalisse (e non solo quella) ci avverte che ci sarà l'armageddon.

Forse l'accumulo di oro serve per consentire all'elite "rettiliana" di partire da una posizione di vantaggio nei confronti degli "antichi dei" al momento del ritorno di questi ultimi.

Perchè forse l'oro, oltre a garantire potere economico, agevola il controllo spirituale degli esseri umani.

D'altronde, qualsiasi popolo, qualsiasi essere umano, spogliato delle proprie ricchezze cade più facilmente preda delle proprie debolezze rendendosi disponibile a tutto - è l'istinto di sopravvivenza, l'istinto animale su cui i rettiliani basano il loro potere su di noi.

Immaginatevi la scena... al momento del ritorno degli anunnaki (Enki ed Enlil), i rettiliani già presenti sulla terra inviano un ambasciatore a dire loro:

"Abbiamo già tutto l'oro del pianeta che vi serve, inoltre controlliamo i 'vostri' 7 miliardi di esseri umani... il pianeta è già nostro! Siete sicuri di voler combattere? Prendetevi l'oro e lasciateci l'uomo..."

Cosa farebbe Enlil a tal punto? ed Enki? Quest'ultimo poi, deluso dai risultati dell'evoluzione umana... Enlil potrebbe dire al fratello:

"Prendiamoci l'oro che ci serve, l'Uomo è un fallimento, lo vedi anche tu che non è stato in grado di autogestirsi come avresti/avremmo voluto dopo il Diluvio... ci hai provato, ma è andata male..."

Rettiliani che a loro volta per giungere a questo scopo potrebbero tranquillamente aver manipolato la permanenza sul pianeta di Anunnaki enliliti oltranzisti plagiandoli a loro volta. Penso a Yahweh/Ishkur e alle sue guerre per il controllo del medio-oriente attraverso il "popolo eletto"; penso al ruolo dei vertici del "popolo eletto"; penso oggi al vertice del complotto giudaico-massonico (p.es. Rothschild...).

Per cui gli scenari possibili sono tre e nessuno così felice per noi:

1) o Enlil riesce a convincere il fratello che per loro è meglio prendersi l'oro e andarsene lasciando l'Uomo in mano ai Rettiliani i quali completeranno così il NWO rendendoci tutti schiavi

2) o Enlil rifiuta la proposta rettiliana e scatena l'armageddon

3) o Enlil non riesce a convicere Enki il quale, per liberare l'Uomo in un ultimo atto di amore verso di noi, scatena l'armageddon

Oppure ancora saranno i Rettiliani a scatenare l'Armageddon, poichè alla fine non si renderanno disponibili a cederlo agli Anunnaki... Teorie cospirazionistiche e paleoastronautiche si fondono insieme - non è facile trovare il bandolo della matassa...



martedì 27 novembre 2012

Storia preistorica umana da riscrivere

L'articolo che proponiamo di seguito non fa che convincermi ancora di più su un intervento esogeno, alieno, extraterrestre, che ha accelerato l'evoluzione tecnologica preistorica del genere umano. Pensate... secondo la scienza ufficiale praticamente per 500.000 anni abbiamo cacciato con punte di lancia evolvendoci da H.Heidelbergensis (a cui adesso viene attribuita anche la capacità di linguaggio) fino a H.Sapiens e poi... a un certo punto... peraltro molto recente, solo 10.000 anni fa

*BOOOM*

Agricoltura, allevamento, lavorazione dei metalli, civiltà urbane, società organizzate, scrittura, etc.etc.

e in meno di 10.000 anni da cacciatori-raccoglitori siamo giunti fino nello spazio...

... o siamo geniacci matricolati noi di questi ultimi millenni...

... o erano idioti i nostri progenitori scimmieschi (con tutto il rispetto), se in 500.000 anni non sono riusciti ad andare oltre una punta di pietra...

---

Sono state trovate in Sudafrica delle punte di lancia in pietra di 500mila anni fa.

I nostri antichi antenati potrebbero essere stati molto più intelligenti - e letali - di quanto si pensi. È quanto rivela un recente studio su quelle che sembrano essere le punte di lancia più antiche del mondo. Se la datazione è corretta, i nostri antenati sarebbero stati in grado di produrre punte di lancia in pietra già mezzo milione di anni fa: quasi 250 mila anni prima di quanto si credeva finora.

Le più antiche punte di lancia sono state scoperte in un sito frequentato da Homo heidelbergensis: "È così strano, un po' come se avessimo trovato un iPod in un sito archeologico dell'Impero Romano", ha commentato il celebre paleoantropologo John Shea, che non ha partecipato al nuovo studio. Non c'è niente di strano invece nell'immaginarsi questi ominidi del Sudafrica usare strumenti di pietra o bastoni appuntiti per cacciare. Soltanto, finora, non c'era nessuna prova che H. heidelbergensis padroneggiasse la tecnologia per mettere insieme questi due strumenti.


Un cacciatore preistorico, infatti, per poter fissare una lama ad un manico - con una tecnica definita immanicatura - doveva riuscire a fissare una lama di pietra su un'asta di legno con dei tessuti vegetali o animali, come dei tendini, e sigillare il tutto con resine naturali. Inoltre, la lavorazione della resina presuppone una certa padronanza del fuoco necessario a scioglierla, spiega Shea. La lancia poi doveva essere dotata di una certa robustezza, "giusto per non morire la prima volta che la si usava, magari contro un grande bufalo africano".

Il complesso processo di immanicatura comunque aveva il suo valore, visto che una lama tagliente fissata ad un manico "riesce a causare un danno maggiore, aumentando il sanguinamento e quindi una morte più rapida della preda", spiega Jayne Wilkins, antropologa della Toronto University e prima autrice della nuova ricerca, pubblicata questa settimana su Science. Rendendo la caccia più efficiente, spiega Wilkins, le lance "determinano un accesso più regolare e affidabile alla carne". E gli scienziati sono concordi che un apporto maggiore di carne abbia significato un aumento nelle dimensioni del cervello umano.

"Non si è trattato solo di un aumento dei tessuti cerebrali, ma anche di una vera e propria espansione intellettuale". Infatti il processo di immanicatura richiede, prima fra tutte, una certa capacità di previsione. "Prima di poter usare delle armi di questo tipo sono necessari alcuni giorni di pianificazione". E infine per poter spiegare ai propri simili come immanicare, quasi sicuramente si deve saper comunicare, o meglio parlare.

Secondo Shea, "non c'è dubbio che il processo di immanicatura necessiti del linguaggio. Non è un'operazione che può venire insegnata solo tramite imitazione. È una tecnologia così complessa che nel modo più assoluto richiede un linguaggio". L'idea che H. heidelbergensis possedesse un linguaggio non è molto sconvolgente, visto che è l'ultimo antenato che abbiamo in comune con i Neandertal. "Noi abbiamo un linguaggio, e probabilmente ce l'avevano anche i Neandertal, così c'è qualche motivo di credere che anche il nostro ultimo antenato comune avesse qualche abilità linguistica"
La sperimentazione

Gli strumenti in pietra, che recano segni e fratture d'impatto sulle punte e altre tracce alla base, furono rinvenute nel 1980 a Kathu Pan 1, un sito nel deserto del Kalahari. Fino al 2010 però gli studiosi non erano ancora stati in grado di datare i sedimenti che contenevano i reperti. Ma anche allora "non fummo certi della loro funzione", spiega Wilkins, "visto che, anche se potevano sembrare delle punte di lancia, in realtà potevano essere state utilizzate come raschiatoi o come coltelli. Così ci siamo dovuti assicurare che fossero veramente delle punte di lancia".

Per farlo, gli studiosi hanno prodotto delle repliche degli strumenti ritrovati a Kathu Pan e poi le hanno conficcate nelle carcasse di alcune piccole antilopi. Le analisi al computer hanno successivamente confermato le fratture subite dalle repliche in seguito all'impatto con le carcasse erano identiche a quelle riscontrate sugli strumenti originali.

Questo tipo di sperimentazione ha fatto fare "un bel balzo in avanti", ha commentato Shea, che ha anche elogiato i ricercatori per aver messo a punto una tecnica innovativa che consente di misurare i danni sulle estremità e di compararli oggettivamente e quantitativamente con i pezzi sperimentali. Adesso nessuno ha più scuse per non fare lo stesso".

L'età delle punte rimane però una questione dibattuta: infatti, se fossero veramente così antiche perché non ne sono mai state ritrovate altre in siti più recenti? Il periodo compreso tra i 500 mila e i 250 mila anni fa è sufficientemente ricco di testimonianze archeologiche. Tuttavia, come spiega Shea, non sono mai stati trovati strumenti simili in nessun altro sito. Forse, la tecnologia andò perduta, per poi venire riscoperta qualche migliaio di anni dopo. "Certo è che questa è una tecnica così complessa che difficilmente può svanire completamente".

Inoltre, secondo Shea, nei normali siti di H. heidelbergensis a questo punto non mancherebbero solo punte di lancia, ma anche altri oggetti. "Infatti se erano in grado di ottenere delle colle naturali, allora dovevano essere in grado di produrre sostanze e oggetti più complessi, magari anche ceramici". Oltre alle lance, per esempio si dovrebbero trovare altri strumenti come asce, con punte di pietra e manici. La paleoantropologa Sally McBrearty è d'accordo con Shea: "Penso che gli autori dell'articolo abbiano dimostrato che siano delle punte di lancia. Sono un po' meno convinta invece della datazione".
La datazione

E per essere onesti, datare Kathu Pan non è affatto facile. Come spiega lo stesso Michael Chazan, archeologo della Toronto University e autore dello studio, "non ci sono molti metodi affidabili per datare questo sito". Il metodo del radiocarbonio, per esempio, non è applicabile su manufatti così antichi, e anche il metodo del potassio-argon non è efficace visto che può datare solo rocce vulcaniche, totalmente assenti a Kathu Pan 1.

I ricercatori hanno invece usato la risonanza di spin elettronico per datare dei resti di zebra trovati vicini ai manufatti e risalenti a circa 500 mila anni fa. I sedimenti in cui erano conservati gli strumenti litici sono invece stati analizzati con la termoluminescenza, una tecnica che consente di determinare quanto tempo è passato dall'ultima volta che l'oggetto o i sedimenti hanno assorbito energia solare. Tuttavia, come ammettono gli stessi autori, questa metodologia può comportare vari errori soprattutto sulla base delle conoscenze geologiche dell'area.

Forse l'unico modo per rafforzare i risultati dello studio sarebbe trovare armature simili in siti datati con maggiore precisione. A far questo ci proverà l'anno prossimo lo stesso Shea, quando con il suo team inizierà a lavorare al suo progetto in Africa orientale finanziato dalla National Geographic Society. "Vediamo se riusciremo a trovare qualcosa di simile".

Nel complesso, comunque, questa ricerca è appena iniziata, ha detto Chazan. "Abbiamo appena iniziato a datare questo tipo di materiali in Sudafrica, per cui è difficile capire se quello che abbiamo scoperto è solo un'anomalia: io credo che non lo sia".

Almeno una cosa è certa: secondo l'antropologo Curtis Marean, attaccare una lama a un bastone ci ha aiutati a diventare quello che siamo. Proprio la scorsa settimana, Marean, beneficiario di fondi di ricerca National Geographic, ha pubblicato uno studio in cui sostiene che già 70 mila anni fa l'uomo moderno fosse in grado di produrre armature in pietra da montare su frecce e lance, specificatamente progettate per essere lanciate.

E questo, secondo Marean, ci avrebbe dato un certo vantaggio sui Neandertal. "Queste due ricerche prese insieme documentano che l'evoluzione delle armi da lancio sia avvenuta in due momenti che alla fine hanno permesso all'uomo di moderno di conquistare il pianeta".

http://www.antikitera.net/news.asp?id=12126&T=1

lunedì 26 novembre 2012

I Fedeli d'Amore, Dante e lo gnosticismo

Chiunque si sia trovato a leggere liriche dei trovatori del XII-XIII secolo si sarà misurato con una certa difficoltà di comprensione derivante da un linguaggio non chiaro, fatto di parole che non hanno il significato odierno e di periodi costruiti in maniera molto arzigogolata e artificiosa. Quel che ora ci si chiede è se quel linguaggio fosse il risultato di un mero esercizio poetico e davvero fosse mirato a tessere le lodi di una donna verso cui ci si sentiva ispirati da un profondo amore, o se quelle frasi volutamente oscure nascondessero un significato più segreto, celato ai profani.
I trovatori francesi vissero nell’area interessata dall’eresia catara, che non fu un movimento minoritario che si staccava dall’ortodossia, ma rappresentò una vera e propria Chiesa che godeva dell’adesione di gran parte della popolazione: è ragionevole, quindi, pensare che molti poeti fossero di fede catara.

Quel che è più ardito pensare è che sotto la Donna misteriosa e potente da loro cantata si nascondesse proprio la Chiesa catara o la Sapienza suprema, la Gnosi, a cui dovevano anelare i Perfetti. I Fedeli d’Amore, perciò, si configurerebbero come una setta che doveva celare il suo credo agli occhi degli inquisitori cattolici e che, per questo scopo, aveva ideato un gergo segreto con cui poter comunicare tra adepti.

Questa setta sarebbe stata estirpata dalla crociata contro gli Albigesi, ma le sue idee sarebbero sopravvissute ed emigrate in Italia insieme alle liriche dei poeti, trasferendosi alla corte di Federico II e, successivamente, ai rimatori toscani e agli Stilnovisti, fino ad interessare l’opera di Dante. Con queste ipotesi non si vuole sminuire il genio poetico di così grandi poeti, ma solo interrogarsi verso quale obiettivo fosse indirizzato questo genio, dubitando che esso servisse esclusivamente una donna, per quanto angelicata, e soprattutto fosse del tutto in linea con gli insegnamenti della Chiesa di Roma (contro la quale Dante lancia spesso le sue invettive).
Firenze divenne un centro di diffusione dell’eresia catara, tanto che nel 1245 si svolse contro di essa un grande processo condotto dall’inquisitore Ruggero Calcagni, a riprova che sicuramente anche gli Stilnovisti vennero in contatto con l’eresia. Inoltre, non era alieno dalle usanze catare un modo di esprimersi gergale, tramite parole d’ordine. Catari pare fossero Farinata degli Uberti e Cavalcante Cavalcanti, mentre il figlio Guido è detto "patarino", termine che nel Duecento stava per cataro.
Nel 1928 il critico Luigi Valli avanzò l’ipotesi che sotto il trobar clus (opposto al trobar leu) dei Fedeli d’Amore si esprimesse l’occulto simbolismo di una setta. Fu la lettura di un passo della sua opera che suscitò in me l’interesse per un possibile “secondo senso” sotto quello letterale di quelle liriche e sui possibili legami con le eresie che allora agitavano la Linguadoca. Fu dall’interesse per il gruppo dei Fedeli d’Amore che nacque quello per le eresie, le società segrete, le reminescenze pagane insite nel Cristianesimo ed il Santo Graal, eterno oggetto del desiderio per tutte le culture  e dispensatore di sapienza e immortalità (in definitiva l’obiettivo di tutte gli aneliti verso il divino).
Forse nelle oscure parole di spiriti ispirati che ci hanno tramandato poesie dal valore eterno e dal mirabile pregio stilistico, si nascondono segreti in grado di cambiare il nostro punto di vista sulla storia dell’Occidente.
I trovatori si rivolgevano alle loro dame con parole di difficile comprensione, alcune interpretabili come un elogio alla dama, mentre altre ancor oggi inintelligibili nonostante i ripetuti studi. Il Valli cita Donna me priega di Guido Cavalcanti come un esempio di acrobatismi verbali tali forse da irritare la donna a cui erano rivolti invece che ispirarne l’amore! Un’altra composizione di Guido lascia supporre che qualcosa si nasconda sotto l’interpretazione letterale; durante un soggiorno proprio a Tolosa, centro dell’eresia, incontrò una donna che gli ricordava quella lasciata a Firenze e a cui dedicò tali versi:

Una giovine donna di Tolosa,
bell’è gentil, d’onesta leggiadria,
tant’è diritta e  somigliante cosa,
ne’ suoi dolci atti, de la donna mia,
ch’è fatta dentro al cor desiderosa
l’anima in guisa che da lui si svia
e vanne a lei; ma tanto è paurosa
che no le dice di qual donna sia.


Egli non ha il coraggio di dire alla donna di Tolosa  a quale lui già appartenga: sembra quasi un messaggio inviato a Firenze, per indicare l’incontro con una ramificazione francese della stessa setta attiva nella sua città.

L’amore potrebbe, quindi, esser solo un pretesto per esprimere altri concetti, usando un gergo che, quando è ben riuscito presenta al lettore delle belle poesie inneggianti la dama, ma quando non lo è fa trapelare il suo simbolismo occulto e non ne permette la comprensione.
I Feudi d'amore

Quest'opera è stata scritta da Giacomo de Basieux, un trovatore vissuto nella seconda metà del Duecento autore di opere permeate da uno strano allegorismo, tra cui spicca questo trattatelo in 666 versi in cui si dettano le regole di vita per i Fedeli d’Amore, che probabilmente fu letto anche dai poeti fiorentini. Egli afferma chiaramente che Amore è l’opposto di Morte, riportando a riprova la scomposizione della parola latina:
A-MORT= SENZA MORTE
La ricerca di Amore diventa, quindi, una ricerca dell’immortalità. Secondo il Valli la Morte nasconderebbe la Chiesa e cita una poesia di Gianni Alfani in cui si dice che la morte nel die giudicio sarà a orribile morte giudicata e, visto che sembra assurdo condannare la morte ad un’orribile morte, queste parole devono nascondere un senso allegorico.

A proposito dei Fedeli d’Amore, Giacomo di Baisieux cita una sorta d’investitura, in cui l’adepto riceve un guanto e un bacio, descrivendo quella che sembra una vera e propria iniziazione (ricordiamo anche l’importanza della funzione dei baci nel rito di accoglienza dei nuovi Templari secondo le testimonianze date da questi ultimi durante gli interrogatori).
I Fedeli d’Amore sono descritti come una milizia affratellata nel nome del Santo Amore e della Donna Unica, che può essere interpretata come la Vergine, la Sapienza o un’entità femminile divina non ben identificata. I membri della setta devono assumere come esempio di Fedele perfetto Lancillotto; viene così tracciata una linea di continuità tra i Fedeli d’Amore e i Cavalieri della Tavola Rotonda. Ma allora la cerca del Santo Amore non viene forse a sovrapporsi a quella del Santo Graal?
E allora si rafforza il legame con i Catari e, attraverso questi, con i Templari, considerati custodi del Graal.
Il Fiore

Si tratta del compendio in volgare italiano del celebre Roman de la Rose, scritto da Guglielmo di Lorris e da Giovanni di Meun; l’autore del Fiore è un tale ser Durante, che qualcuno ha ipotizzato possa essere Dante.

Quest’opera trae spunto dall’allegoria del romanzo francese: la ricerca della Rosa da parte dell’Amante, che trova a guardia del giardino e della sua dama Bell’Accoglienza, Malabocca e Gelosia. Il dio Amore, allora, viene in aiuto dell’amante, affiancato da Falsosembiante. Questo curioso personaggio dà voce allo spirito ribelle dei Fedeli d’Amore alla ricerca dell’amore (il fiore) difeso dai suoi crudeli custodi, Gelosia (la Chiesa) e Malabocca (l’inquisitore), facendo oggetto di un’aspra satira i religiosi e spiegando che la salvezza non dipende dall’abito, ossia dal ruolo che si ricopre e dall’apparenza, ma dalle buone opere, esponendo così un precetto cataro.
Quest’opera, quindi, sembra palesemente animata da venature settarie ed inneggiante alla ricerca del Santo Amore.
Dante
Accenni del linguaggio segreto di una setta si possono scorgere anche nelle opere di Dante, prima fra tutte la Vita Nova. Già a cominciare dal titolo l’opera si configura come un processo d’iniziazione tramite il quale si accederà ad una “nuova vita”: è il concetto di base di ogni organizzazione settaria, per cui il nuovo adepto lascia quella che era la sua vita precedente per intraprendere un cammino spirituale con cui, attraverso la conoscenza di segreti esoterici, giungerà ad un nuovo livello di vita e di coscienza. In quest’opera Dante nomina per ben sette volte i Fedeli d’Amore, fatto che lascia supporre che conoscesse il poemetto di Giacomo di Baisieux, col quale presenta inoltre numerose affinità lessicali e concettuali, a cominciare dalla potenza di Dolce Sguardo che di sua lancia lo va per l’occhio al cor ferire dei Feudi, corrispondente all’immagine della donna che dà per gli occhi una dolcezza al cuore- che intendere non la può chi non  la prova.
Anche la Divina Commedia, opera dominata dal senso del divino e considerata espressione di fede profondissima nel Cattolicesimo, potrebbe nascondere le tracce dell’eresia o per lo meno dell’affiliazione di Dante ad una società segreta. E d’altronde è lui stesso che ci avverte:
O voi che avete gli intelletti sani
mirate la dottrina che si nasconde
sotto il velame delli versi strani.
(Inferno, Canto  IX)
e ancora:
aguzza qui, lettor, ben li occhi al vero,
che ‘l velo è ora ben tanto sottile,
certo che ‘l trapassar dentro è leggiero..
(Purgatorio, Canto VIII)


E’ legittimo, perciò, pensare che sotto il senso letterale della Commedia,  si nasconda un misterioso simbolismo, anche perché dobbiamo considerare che nel Medioevo tutto era pervaso di simboli, niente era fatto a caso. Così sono le grandi costruzioni architettoniche, le cattedrali dove ogni più piccolo particolare richiama un senso nascosto, comprensibile solo a chi è dotato di intelletti sani, o, se vogliamo spingerci più in là, ad un adepto; allo stesso modo, fatto di simboli e richiami, sono elaborate le grandi costruzioni letterarie medievali.  Un pensatore massone, Eugéne Aroux (1773-1859), membro della Società Rosacrociana di Tolosa, ha parlato di Dante come di un eretico e della Commedia come di un testo segreto della setta dei Fedeli d’Amore. Del resto è noto che i simboli esoterici della rosa e della croce, largamente sfruttati dalle società segrete e dai Templari, sono centrali nel capolavoro dantesco.
Secondo Aroux i tre mondi descritti nella Divina Commedia corrisponderebbero ad un viaggio iniziatico ascendente: l'adepto parte dal mondo profano (l'Inferno), affronta delle prove (Purgatorio) e giunge al regno dei Perfetti, degli Iniziati che hanno raggiunto il massimo grado di conoscenza (Paradiso). Lo studioso, inoltre, stabilisce analogie tra numerosi gradi della Massoneria scozzese e i 9 cieli del Paradiso. Aroux segnala che nei canti XXIV e XXV del Paradiso troviamo il triplice bacio del Principe Rosacroce, il pellicano (presente in molta simbologia massonica), i bastoncini di ceralacca. le 3 virtù teologali dei Capitoli massonici. la candida rosa simbolo rosacrociano.
Eliphas Lévi, invece, fa di Dante un pensatore gnostico, ispiratosi alla numerologia cabbalistica e nemico di quella Chiesa che sembra omaggiare con la sua opera. Non per niente sceglie un pagano quale Virgilio come guida.
Dal canto suo il famoso filosofo ed esoterista René Guénon vede nella discesa agli Inferi dantesca un richiamo ad un topos noto dallantichità (ricordiamo la catabasi di Enea e di Orfeo) e riscontrabile in un'opera di ambiente islamico precedente di un'ottantina d'anni a quella di Dante: il Kitab el-isra (Libro del Viaggio notturno) di Mohyddin ibn Arabi. Il cattolicissimo Dante che s'interessa di opere musulmane? E, oltertutto, come può esservi venuto in contatto? Secondo Guénon, grazie ad un gruppo che in quell'epoca ebbe stretti rapporti e scambi culturali con l'Islam: i Templari, che nel Medioevo costituivano il legame tra Oriente e Occidente.
http://arcanadei.com/fedeli-d-amore
A. Ricolfi, Studi sui Fedeli d’Amore, Bastoni, Foggia, 1997.
L. Valli, Il linguaggio segreto di Dante  e dei Fedeli d’Amore, Biblioteca di Filosofia e Scienze, n.10, Roma, 1928.

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