lunedì 30 giugno 2014

Vergini Nere e Madre Terra

Qual è il vero significato delle enigmatiche statue della Vergine scolpite o dipinte in legno scuro? Il prolungamento dell’antichissimo culto di Iside mescolato a quello della Terra Madre. 

Le vergini nere dall’enigmatico sorriso orientaleggiante celano un antico messaggio che studiosi e storici di ogni tempo hanno cercato di decifrare.

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Il loro culto si diffonde in Europa dopo il Mille ed i cronisti dell’epoca parlano dell’esistenza di circa centoquaranta Vergini Nere. Ne sono rimaste solo una quarantina di cui pare soltanto quattordici siano originali. Molte si trovano in Francia ad Auvergne, grande centro sacro dei Druidi.

Esse sarebbero state portate dal Medio Oriente dai Crociati, ma i popoli semiti sono bianchi.

Come si spiega, quindi, il colore nero?

Alcuni lo attribuiscono al fumo dei ceri o al legno che si scurisce col tempo. Per altri ancora il colore nero sarebbe stato dato di proposito dagli antichi scultori, per differenziare il volto della Madonna da quello di una qualsiasi creatura umana.

In verità, la Vergine Nera è l’allegoria della Terra Madre, o Iside  (Demetra o Belisama), che dà nascita ad una manifestazione divina. In epoca cristiana le statue di Iside, che portano in braccio il figlioletto, Horus, furono collocate nelle cripte delle cattedrali gotiche e divennero le Vergini Nere.

Sulla base di alcune di esse si legge l’iscrizione: Virgini pariturae. Trattasi, dunque, del prolungamento dell’antichissimo culto di Iside, dea vergine e madre, come la Madonna, ma raffigurata sempre scura, perché simboleggiava “Keme”, la terra nera che dà nutrimento. Queste statue, ricche di simboli nascosti, sono le messaggere delle più antiche religioni, sono il “trait d’union” fra le divinità pagane e la Vergine cristiana.

Una delle Madonne Nere più famose è quella della Cattedrale di Le Puy, meta di famosi pellegrinaggi che si susseguivano di generazione in generazione fin dal tempo dei Druidi. E’ completamente ricoperta da un simbolico manto triangolare, che, cingendola al collo, si va allargando fino ai piedi; all’altezza dell’ombelico fuoriesce la testa del Bambino.

E’ una copia, perché l’originale fu bruciato durante la Rivoluzione francese al grido di “Bruciamo l’Egiziana!”. Si narra che alcuni presenti videro aprirsi sotto la statua una porticina dalla quale, secondo gli uni, uscì una pietra misteriosa, secondo altri, un rotolo di papiro con dei geroglifici inscritti.

In Italia le più conosciute sono quelle del Santuario di Oropa (Biella) e di S. Maria Nera di Lucca. In Puglia, a San Severo, c’è un’altra famosa statua, la Madonna del Soccorso che tiene nella destra una spiga di grano ed un grappolo d ‘uva.

Anche la Sicilia può vantare la sua Vergine Nera: la Madonna di Tindari.

domenica 29 giugno 2014

Terribilis Est Locus Iste

Vincenzo Poma risponde di seguito con una serie di riflessioni ad una precisa domanda rivolta lui tempo fa a proposito dei conturbanti rapporti intercorsi tra i catari e i templari, sottolinenando per prima cosa che bisogna scavare a fondo per scoprire la ragione occulta del perché i secondi, durante la persecuzione e l’annientamento dei catari ad opera dei crociati di Innocenzo III fatti scatenare nei territori della Linguadoca a partire dal 1209, mantennero un misterioso quanto inquietante comportamento di neutralità, per non dire di occulta partigianeria, visto che alcuni storici concordano sul fatto che i cavalieri del Tempio aiutarono in qualche caso alcuni catari a sfuggire alla cattura e al bruciamento sul rogo.

Innanzitutto bisogna dire che i Catari, i misteriosi Boni Homines che tanta paura misero alla Chiesa per le loro teorie ritenute estremamente “eretiche”, di sicuro erano entrati in possesso di qualche reperto materiale o documentale assai scottante, altrimenti non si spiega l’accanimento sanguinario assunto dalle orde inferocite delle armate crociate di Simon de Montfort. Ma, come sappiamo, la crociata contro i catari, come già accennato in un post precedente, ebbe inizio nel 1209, mentre la storiografia sui Templari ci dice che questi divennero istituzione nel 1118 nel famoso concilio di Troyes, anche se è provato che essi si recarono in Palestina ben prima di questa data, mandati colà ancora non si sa bene perché anche sotto la spinta di un personaggio assai di spicco di quei tempi, Bernardo di Chiaravalle, il quale è risaputo peraltro ebbe diversi incontri con i catari nel vano tentativo di convincerli a rientrare nell’ovile della Santa Madre Chiesa. 

Gli studiosi ci dicono che questi sforzi risultarono non solo vani ma addirittura si ritorsero in un certo qual modo contro di lui, nel senso di renderlo edotto fin nel profondo che questi pretesi “eretici” forse erano nel giusto più e meglio della Chiesa che egli rappresentava. Ebbene, a quanto sembra, fu dopo queste infruttuose manovre di persuasione che Bernardo di Chiaravalle decise di convocare alcuni cavalieri per convincerli a recarsi in Palestina, con lo scopo apparente di proteggere i pellegrini dalle scorribande dei saraceni, una motivazione che non sta né in cielo né in terra, lasciando quindi presagire che il motivo era ben altro, quello di portare alla luce alcuni misteri forse in relazione a quanto già avevano acquisito i Catari. E’ certo una ricostruzione che può offrire il fianco a diverse critiche, ma da quanto ne so sembra che le cose siano andate in questo modo.

Dunque, il primo risultato che si consegue da questa analisi è che i Templari nascono quale propaggine dei Catari, nel senso che dovevano accertare su quale base i Catari predicavano ad esempio che il mondo era opera di un Dio malvagio, con relative aporie riguardanti la figura del Cristo, che doveva meglio essere vagliata in quanto ritenuta il perno dei perni di tutti i misteri religiosi.

Secondo gli storici esiste un lasso di tempo prima della convocazione del Concilio di Troyes in cui i primi nove cavalieri templari si dettero anima e corpo, a Gerusalemme, alla ricerca di qualcosa di assai minaccioso per le sorti della Chiesa e difatti sembra che a un certo punto della loro storia, pur mantenendo la loro promessa di sottomissione alla Chiesa di Roma, i misteriosi cavalieri cominciarono ad agire nascostamente per conto proprio, istituendo capitoli segreti ed organizzandosi secondo uno schema piramidale a compartimenti quasi stagni per impedire che l’intera associazione venisse messa a giorno di eventuali scoperte riguardanti l’origine della religione cristiana. 

Si sa per certo che i templari, pur combattendo furiosamente contro i musulmani, ad un certo punto ebbero dei seri ripensamenti sulla loro politica militare e incominciarono ad intrattenere coi nemici con i quali erano stati chiamati a combattere una sorta di rapporto occulto, dando ed acquisendo informazioni di un certo livello in vista della fondazione di una religione universale che cancellasse per sempre l’idea stessa di una guerra permanente tra le due anime del monoteismo.

Filippo IV detto il Bello si dice decise la distruzione dei templari per accaparrarsene le enormi ricchezze accumulate e questa spiegazione compare sempre al primo posto quando si deve andare a spiegare il perché dell’improvvisa persecuzione dei cavalieri. Ma è un’idea che, se può essere sostenuta da un punto di vista meramente economico, non regge assolutamente quando si pensa solamente che in realtà la corte di Francia era in stretti rapporti con i cavalieri allorché questi si riversarono in Francia dopo alcuni capovolgimenti militari subiti ad opera dei musulmani. 

In sostanza i templari cooperavano anima e corpo con la corte di Francia e con Filippo IV il Bello, elargendo grossi contributi alle casse statali ed in pratica sostenendo l’economia del paese in un momento di grave crisi finanziaria, ragion per cui sono portato ad escludere la possibilità che il Re di Francia abbia agito solo per brama di ricchezze a buon mercato.

Il fatto era che i Templari, ritornati dai territori d’oltremare, erano entrati in stretti rapporti con quel che rimaneva dell’eresia catara dopo le decennali carneficine a cui essa fu sottoposta e seppure la crociata anticatara era cominciata assai prima di questo ripiegamento nei territori di partenza non va dimenticato che al tempo della persecuzione dei catari esistevano in Francia capitoli dell’Ordine che mantenevano stretti rapporti con i fratelli d’oltremare e con gli eretici.

Ma andiamo al sodo e chiediamoci il perché del rituale del rinnegamento di Cristo, perché ritengo che sta qui il centro di tutta la questione. Non c’è dubbio che i templari, con questo rituale apparentemente dissacrante, non immaginavano neppure di rifiutare o di negare alcuni degli insegnamenti più profondi del Cristo, ritengo però che essi volessero far capire agli adepti che su questa figura mastodontica della civiltà umana esistevano dei punti oscuri che loro imputavano alla Chiesa di Roma, rea di nascondere alle masse la vera identità di Gesù. I templari erano in sostanza a conoscenza di certi segreti sulla storia di Cristo che forse condividevano con gli stessi catari e ciò spiegherebbe la loro neutralità durante la famosa crociata albigese. 

Il fatto che nei territori attorno Rennes-le-Chateau esistessero castelli e commanderie catare e templari è un altro aspetto da non sottovalutare e pertanto ritengo che sia i catari che i templari erano in possesso di informazioni segretissime su Gesù che ovviamente mettevano paura alla Chiesa e difatti Clemente V ad un certo punto dovette inchinarsi dinanzi alla volontà di Filippo di farla finita con i cavalieri prima che questi potessero diventare ancora più insidiosi dei catari.

Qui si innesta il filone del mistero di Rennes-le-Chateau e infatti si racconta che Sauniere, il parroco di questa inquietante cittadina del sud francese, ad un certo punto fu messo nelle condizioni di trovare alcune strane pergamene apparentemente anodine ma che, se lette attentamente, potevano svelare un mondo di segreti e misteri assai minacciosi per il buon nome della Chiesa. L’abate di Rennes-le-Chateau si rese conto infatti che leggendo le pergamene facendo attenzione a particolari lettere messe in rilievo rispetto alle altre venivano fuori delle oscure frasi che rimandavano al Re merovingio Dagoberto II, ad una misteriosa Chiave 681 e, quel che più conta, al pittore Nicolas Poussin, autore di un quadro conturbante, I PASTORI D’ARCADIA, in cui è dipinto un sarcofago con la scritta ET IN ARCADIA EGO, con nello sfondo un paesaggio che ricorda quello dei dintorni di Rennes-le-Chateau. 

Strano che possa sembrare, il parroco divenne improvvisamente ricco, cominciò a spendere ingenti somme per dei lavori di ammodernamento della Chiesa di Maria Maddalena e per vari altri interventi sul territorio tesi al miglioramento delle condizioni di vita dell’esigua popolazione. Nel frattempo cominciavano a registrarsi terribili decessi apparentemente di natura criminale e accidentale e si dice che a un certo punto Sauniere sentì il bisogno di recarsi a Parigi per conferire con alcuni esperti della pittura di Poussin. Quella tomba dipinta non gli dava pace...

Qui le strade si diramano in diversi vie e viottoli e alcuni si spingono a dire che in effetti quella tomba dipinta indicava occultamente l’ultima dimora del Cristo (la famosa chiave 681 che si legge in una delle pergamene dopo la sua decifrazione rimanderebbe secondo alcuni al Monte Cardou vicino Rennes-le-Chateau, rilievo montuoso alto più o meno quanto indicato nella cifra numerica), sfuggito alla crocifissione e riparato in Francia dove sarebbe morto di vecchiaia. Ma ovviamente siamo nel campo delle teorie e non c’è nulla di provato.

Quello che mi sembra ancora più inquietante in questa storia è invece un’interpretazione che si rifà ad alcuni concetti del docetismo cataro. E’ possibile in sostanza che i templari si siano resi conto che il Cristo raccontato dai Vangeli non fosse quello vero, ma solo una sua parvenza lontana. Il Cristo in sostanza sarebbe venuto ad annunciare un regno spirituale in netta contrapposizione con le potestà di questo mondo, sarebbe quindi entrato in forte contrasto con la casta sacerdotale del Sinedrio ed avrebbe assestato colpi devastanti al potere romano di allora, facendo passare l’idea che il mondo e tutto quanto in esso contenuto non aveva e non avrebbe alcun rapporto con l’idea di un Dio buono e misericordioso che da sempre ci parla alle orecchie dello spirito cercando di farci dimenticare l’abbraccio mortale con la materia.

Ritrovamenti documentali di questo tenore è possibile che siano entrati in possesso dei catari e degli stessi templari, non a caso è risaputo che lo spirito combattivo dei templari ad un certo punto venne sempre meno fino al punto, come ricordato, che essi subirono continui rovesci militari che li costrinsero a togliere le tende e a ritornare nelle terre francesi da cui erano provenuti.

Si trattava di vangeli segreti gnostici mai conosciuti e fatti conoscere all’umanità? Vangeli segreti dinanzi ai quali quelli apocrifi ritrovati nello scorso secolo sarebbero solo documenti annacquati? Scritti illustranti la vera natura di Cristo e la sua vera storia e missione? Penso che qui dovrebbe indagarsi con forza, ma, come sappiamo, da un po’ di anni è stato proibito a chiunque eseguire scavi nelle terre di Rennes-le-Chateau. Paura? Di che cosa? Perché lo stemma di Rennes-le-Chateau presenta nel tessuto del suo gonfalone il famoso esagramma, e cioè due triangoli dai vertici capoversi, quasi ad indicare un equilibrio che a nessuno deve essere permesso di turbare? 

E la statua del Diavolo Asmodeo [già noto ai lettori del Progetto Atlanticus per la questione dello Shamir] posta all’entrata della Chiesa di Maria Maddalena, scultura quanto mai terribile (sul portale della Chiesa compare non a caso la dicitura TERRIBILIS EST LOCUS ISTE) che rimanda ad un tesoro da dissotterrare, stante il fatto che secondo la leggenda Asmodeo era il custode dei tesori del Tempio di Gerusalemme?

Ritengo secondo i miei studi e le mie conoscenze che la Chiesa sa che il Cristo che si va ad adorare in Chiesa non è quello vero...sa che su di lui si sono costruite strutture teologiche che non stanno né in cielo né in terra...sa tutto e il contrario di tutto, per questo non vuole che si sappia la Verità, per questo non si vuole che si scavi a Rennes-le-Chateau...per questo prende in giro quanti si affannano alla risoluzione del Mistero dei Misteri, ma questo atteggiamento non è più sostenibile...è giunta l’ora che l’umanità sappia che Cristo era l’araldo del puro Spirito, lo Spirito del Dio Buono da Lui in persona fatto conoscere.

“Io non sono di questo mondo” diceva il buon Gesù: un’allusione fin troppo facile da capire alla rarissima struttura ontologica che lo avvolgeva?; un'allusione sibillina all'eventualità di una sua provenienza da altri reami dell'esistenza?; un'allusione occulta all'esistenza di un Artefice Maligno contro cui si scagliò con tutte le forze fino al martirio?

TERRIBILIS EST LOCUS ISTE, dice la scritta sul portale della Chiesa di Maria Maddalena a Rennes-le-Chateau: anche questa un’allusione fin troppo evidente al TERRIBILE EST COGNOSCERE NATURAM VERAM CHRISTI? 

sabato 28 giugno 2014

Fratelli d'Italia, l'Italia la muore... che Schiava del Debito la UE la creò...

Più ampio è, più aumenta la convenienza. Ecco in che modo il risparmiatore viene derubato. E il creditore soddisfatto. Che l'Italia riduca il debito non conviene a nessuno. Pagare 85 miliardi di euro di interessi all'anno (con proiezioni in crescita) è un ottimo affare per chi ha soldi da investire, molti soldi. 

E quindi l'Italia, per loro, è un ottimo business.

Chi sono loro? Sono le banche italiane che detengono poco meno di un quarto del flottante dei titoli di stato. Sono le banche d'oltre confine, i fondi pensione italiani e esteri, i fondi comuni. 

Banche, fondi comuni e fondi pensioni, italiani ed esteri. La convenienza di un'Italia che è schiava del suo debito.

Ai risparmiatori italiani, che detengono poco meno di 200 miliardi di euro, nella migliore delle ipotesi, vanno interessi marginali rispetto al totale della spesa sostenuta.

Tutti urlano che occorrerebbe diminuire il debito pubblico al fine di abbattere la spesa per interessi. Ma il debito, più è ampio, più aumenta l'affare. Per prima cosa, più debito significa più interessi da incassare (e da pagare, per chi li paga). 

In secondo luogo, quanto più grande è il debito, tanto più ampia è la forma di ricatto che possono esercitare gli investitori che, minacciando di mandare deserte le aste di collocamento, possono veicolare le scelte di politica economica dei governi.

C'è poi da considerare il fattore rischio. A quanto pare inesistente (almeno apparentemente), per chi compra il debito italiano. Altrimenti non si spiegherebbero le ragioni per le quali l'Italia riesca a collocare debito pubblico con i tassi ai minimi storici, nonostante l'evidente distruzione economica intervenuta in questi anni di crisi che, in condizioni di normalità, avrebbe dovuto incidere significativamente anche sulla capacità di collocare debito da parte dell'Italia, oggi assai più vulnerabile rispetto a quanto lo fosse qualche anno fa. 

Il motivo è semplicissimo da comprendere: l'Italia è ricca. E il risparmio degli italiani è la migliore garanzia posta a tutela delle regioni dei creditori. 

E' sufficiente disporre di governi "compiacenti", e il gioco é fatto. Che piaccia o meno, loro (i governi) grazie all'autorità conferitagli da quelle regole che loro stessi usano chiamare leggi, possono imporre tasse, confische, espropri di ogni genere e sorta e ripagare i creditori. In questo modo, il risparmiatore sarà stato derubato e il creditore soddisfatto.

Proprio ieri, sulla stampa nazionale, si è letto di una proposta avanzata dal Fondo Monetario Internazionale, secondo la quale gli Stati fortemente indebitati (leggasi anche Italia) dovrebbero sospendere il pagamento degli interessi sui titoli di stato, in caso di aiuti da parte del FMI stesso. E' una proposta che fa letteralmente sorridere, solo per usare un eufemismo. E ciò per diverse ragioni.

In primo luogo, come dicevamo, andrebbe ricordato che il pagamento degli interessi, in un certo qual modo, costituisce anche una forma di sussidio statale alle banche, che trovano conviene investire in titoli di stato (apparentemente privi di rischio), anziché assumersi il rischio di dover finanziare imprese che operano in un contesto di crisi, che potrebbe portare ad aggravare le condizioni già precarie di un numero non del tutto indifferente di banche alle prese con elevatissimi volumi di sofferenze. 

In questo senso, incassare cospicue cedole è una componente (quasi essenziale) dei ricavi delle banche, che consente di mitigare l'impatto delle perdite che emergono per via dell'esplosione delle sofferenze.

Quindi, sospendere il pagamento delle cedole, rischierebbe anche di produrre uno shock sul segmento più fragile del comparto bancario che, a quel punto, vedrebbe scomparire una componente di reddito essenziale per mitigare le perdite.

In secondo luogo andrebbe anche ricordato che l'Italia, nonostante un robusto avanzo primario, ogni anno si trova a dover rinnovare mediamente 350/370 miliardi di titoli di stato in scadenza, oltre che finanziare il deficit di bilancio. 

Chi mai acquisterebbe i bond pubblici di uno stato che non onora il debito? Chi lo facesse, pretenderebbe interessi di gran lunga maggiori a quelli odierni, annullando quasi subito i benefici derivanti dalla sospensione del pagamento delle cedole e facendo nuovamente aumentare il costo del debito in pochi anni. 

Senza poi trascurare il fatto che, per arrivare ad una soluzione del genere, andrebbero anche contrastate le resistenze di quei paesi che hanno (più o meno direttamente) un forte interesse a mantenere l'Italia schiava del suo debito.

Il debito italiano è un ottimo affare per tutti, insomma. Tranne che per gli italiani.

venerdì 27 giugno 2014

Torre in avanti... Scacco al Re!

I media americani ed europei stanno facendo tutto il possibile per nascondere questa notizia. Ma essa non rimarrà segreta a lungo.

A partire da metà Giugno c’è un NUOVO Nuovo Ordine Mondiale sulla Terra e il suo nemico sono gli Stati Uniti, l’Unione Europea, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e il governo ombra del mondo guidato dal FMI e l’OMC.

Questa nuova alleanza dei paesi poveri, non sarebbe molto più di una minaccia, tranne per il fatto che comprende i due terzi delle nazioni del mondo, tra cui Cina e India.


Il segretario delle Nazioni Unite. Gen. Ban Ki-moon (al centro) con il Presidente paese ospitante della Bolivia Evo Morales e altri 133 leader mondiali in questo fine settimana. Immagine per gentile concessione delle Nazioni Unite.

E‘ un giorno triste per il popolo americano quello in cui il loro governo e l’industria dell’informazione oscura una notizia di tale importanza. Gli americani devono effettivamente contare su comunicati stampa come quelli dell’Havana Times di Cuba, The Times of India e quello delle delle Nazioni Unite.

C’è una ragione perchè questa notizia è stata censurata in tutto l’Occidente.

Continuate a leggere per scoprire perché.

Fine del Nuovo Ordine Mondiale

Quando le nazioni più ricche e potenti della Terra formarono i G7, G8, G20 e simili, si unirono per combinare il loro dominio sugli altri 175 paesi che compongono l’umanità. E, per decenni, i ricchi 20 paesi guidati dagli Stati Uniti sono diventati esponenzialmente più ricchi a scapito delle 175 nazioni più povere, che a loro volta sono divenute ancora più povere. Questo è stato il risultato del ‘Nuovo Ordine Mondiale’ occidentale, guidato principalmente da governi globali auto-nominati come il Fondo monetario internazionale e l’Organizzazione mondiale del commercio.

133 di questi 175 paesi ne hanno avuto abbastanza di questo sistema finanziario globale truccato del Nuovo Ordine Mondiale con sede a New York e Londra. Hanno visto le loro economie distrutte da società e governi corrotti che creano un ciclo senza fine di dipendenza e povertà. Hanno visto vaste risorse delle loro nazioni derubate dalle multinazionali. Il loro paesaggio agricolo è stato avvelenato. I loro cittadini sono stati portati alla bancarotta da parte del FMI e da Wall Street. E i loro leader democraticamente eletti sono stati rovesciati da agenti stranieri provenienti da paesi come gli Stati Uniti.

Ne hanno avuto abbastanza del Nuovo Ordine Mondiale. E un’alleanza di 133 paesi, i due terzi delle nazioni sulla Terra, ha firmato un accordo questo fine settimana per terminare il Nuovo Ordine Mondiale Occidentale e sostituirlo con un sistema equo, onesto e legittimo di Ordine Mondiale – quello che permette a tutti di partecipare e beneficiare, non solo ai super ricchi.

Il successivo Ordine Mondiale

L’organizzazione è ufficialmente chiamata il ‘Gruppo dei 77 e della Cina‘, ma l’alleanza in realtà comprende 133 nazioni. Per mostrare quanta influenza abbiano, il loro incontro di questo fine settimana in Bolivia è stato aperto con un discorso del segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon. Tra il pubblico vi erano oltre 30 capi di stato di tutto il mondo e rappresentanti ufficiali provenienti da oltre 100 altri governi. Per illustrare anche la crescente influenza dell’organizzazione, la Cina non è nemmeno un membro del G77, ma ha insistito sulla partecipazione comunque in una dimostrazione di unità con il Successivo Ordine Mondiale Globale.

Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha partecipato, dicendo davanti alle nazioni presenti che dovevano unirsi per “lottare per una crescita economica equa e sostenibile e per un nuovo ordine economico mondiale.” Il presidente ecuadoriano Rafael Correa è andato un passo oltre, dicendo ai leader nazionali riuniti e ai rappresentanti, “Solo quando saremo uniti in tutta l’America Latina e uniti in tutto il mondo saremo in grado di far sentire la nostra voce e cambiare un ordine internazionale che non è solo ingiusto, è anche immorale.”

Un rapporto AFP su Yahoo News, l’unica relazione trovata sui media occidentali, descrive come anche il presidente cubano Raul Castro abbia partecipato, ma ha riservato i suoi commenti ad un appello per aiutare il loro alleato principale del Venezuela. Cuba, Venezuela, Bolivia e un certo numero di paesi sudamericani hanno insistito di essere attualmente sotto attacco da parte degli Stati Uniti e la CIA, I quali stanno disperatamente cercando di orchestrare colpi di stato per rovesciare il loro governi democraticamente eletti, allo stesso modo in cui stanno facendo in Ucraina di recente.

Iran e l’ONU

Un annuncio pubblicato dalle Nazioni Unite in questo fine settimana esprime la partecipazione entusiasta di segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon in occasione della riunione del G77. Si discute l’importanza di questa massiccia alleanza è degli obiettivi delle Nazioni Unite, con particolare riguardo all’inversione della crescente disuguaglianza economica mondiale tra le nazioni. Moon e le Nazioni Unite stanno sponsorizzando un incontro separato ma correlato delle nazioni nel mese di settembre per redigere nuove risoluzioni sul clima che dovranno essere emanate nel 2015.

L’annuncio descrive un incontro privato tra il Segretario Generale delle Nazioni Unite e vice presidente iraniano, ‘A margine del vertice odierno, Ban Ki-Moon ha incontrato il Primo Vice Presidente dell’Iran, Eshaq Jahangiri, per discutere le questioni legate allo sviluppo, nonché il ruolo potenziale che l’Iran potrebbe svolgere nel ripristino della stabilità in Iraq e la Siria. Il segretario generale ha aggiunto che non vedeva l’ora di coinvolgere l’Iran sul cambiamento climatico e ha detto che sperava molto che il presidente Hassan Rouhani potesse partecipare al vertice sul clima a settembre‘. Il rapporto dice anche i due leader hanno discusso le ambizioni nucleari dell’Iran e la scadenza in luglio prossimo per la conformità con i mandati precedenti.

Minacce di “secondo Vietnam” dell’America

Molti dei capi di governo presenti hanno colto l’occasione per sferrare un colpo contro quello che considerano essere il più grande nemico della pace mondiale, la democrazia e la libertà economica – gli Stati Uniti. Un leader si è spinto fino a chiamare il presidente Obama per nome ed ha minacciato gli Stati Uniti con un secondo Vietnam.

Come riportato dal Times of India, ospite della conferenza G77 di questo fine settimana – Il presidente boliviano Evo Morales – ha minacciato gli Stati Uniti e il presidente americano dicendo ai capi degli Stati riuniti, “Se Obama continua ad assalire il popolo del Venezuela, sono convinto che, di fronte a provocazioni e aggressioni, il Venezuela e l’America Latina saranno un secondo Vietnam per gli Stati Uniti. Difendiamo la democrazia, le risorse naturali, la nostra sovranità e la nostra dignità.”

Il presidente di Cuba, Raul Castro è stato forse il più acuto e concentrato nelle sue osservazioni per quanto riguarda l’ordine del giorno dei paesi partecipanti.

Come riportato dal Havana Times , Castro ha detto all’alleanza di 133 nazioni, “E‘ necessario richiedere un nuovo ordine internazionale finanziario e monetario e eque condizioni commerciali per i produttori e gli importatori dai guardiani del capitale, centrati sul Fondo monetario internazionale e sulla Banca mondiale e dai difensori del neoliberismo raggruppati nell’Organizzazione mondiale del commercio, che stanno cercando di dividerci. Solo l’unità ci permetterà di far prevalere la nostra ampia maggioranza“.

Guerra civile delle Nazioni Unite. Sciogliere il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite

Uno degli obiettivi più ambiziosi del G77 e dei suoi 133 paesi partecipanti è l’eliminazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. I leader mondiali insistono che è poco più di una tirannia che cinque nazioni siano al di sopra del corpo delle Nazioni Unite.

Con cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che hanno diritto di veto su tutto il resto, le politiche e le azioni delle Nazioni Unite sono dettate da questi cinque paesi – Stati Uniti, Regno Unito, Russia, Francia e Cina. I membri del G77 vogliono che il Consiglio di Sicurezza elimini dall’ONU questo organo per poter tornare ad essere un organizzazione puramente democratica.

Il leader cubano ha continuato a descrivere un sistema economico globale gestito dall’ipocrisia americana e dalla corruzione finanziaria, “I principi del diritto internazionale e dei postulati del Nuovo ordine economico internazionale sono sfacciatamente violati, cercano di legalizzare l’ingerenza imposta, utilizzano minacce e la forza con impunità, i media sono utilizzati per promuovere la divisione.”

I pezzi del Domino cominciano a cadere

Questo è solo l’ultimo attacco organizzato verso un sistema finanziario globale truccato da governi corrotti e multinazionali che li controllano. Proprio il mese scorso, la Russia e la Cina hanno firmato un’alleanza commerciale a lungo termine che rappresenta la prima crepa importante nella bolla del dollaro USA. I due paesi hanno deciso di smettere di usare dollari USA nelle loro transazioni e di utilizzare invece le proprie due valute. Le due maggiori banche dei due paesi hanno immediatamente annunciato che avrebbero cestinato il dollaro statunitense come è giusto.

In cima a quello, i paesi del mondo ‘BRIC’ – Brasile, Russia, India e Cina – hanno dichiarato pubblicamente il loro obiettivo di sostituire il danneggiato dollaro americano con qualche altra valuta di default globale. Ora che la Russia e la Cina hanno finalmente adottato misure effettive per farlo, i restanti due terzi del mondo, molto probabilmente, cominceranno anche loro a fare i preparativi per smettere di usare il dollaro. E‘ stato durante questo fine settimana che 133 di loro si sono impegnati a fare proprio questo.

La parte spaventosa per gli americani è che sia Washington che Wall Street hanno promesso che ciò non sarebbe mai accaduto, perché se succedesse, sarebbe la distruzione del sistema economico statunitense e, eventualmente, degli stessi Stati Uniti. Leggi l’articolo di Whiteout Press, ‘gli accordi tra Russia e Cina spingono il Dollaro statunitense più vicino al collasso‘ per ulteriori informazioni.

Per visualizzare un elenco completo delle 133 nazioni che compongono il G77, visitare il Gruppo dei 77 website.

giovedì 26 giugno 2014

I Templari... Grandi Navigatori

Esiste un filo sottile che unisce la flotta templare all'epopea delle grandi scoperte marittime e a Colombo

Esiste un filo sottile, ma visibile, che lega i templari alla scoperta dell’America e, più in generale ancora, delle grandi scoperte marittime. Il 13 ottobre 1307 salpò, dal porto di La Rochelle, la flotta templare per sfuggire alla persecuzione. Per dove? 

Nessuno è in grado di dirlo con esattezza. Possiamo basarci su effetti indiretti. Di certo esistono documenti che certuni templari trovarono riparo e quartiere in quella che noi adesso chiamiamo Scozia ed ebbero gran parte nel favorire l’ascesa di Robert The Bruce. In tale terra furono protetti dalla famiglia St.Clair (o Sinclair). Di certo si orientarono anche verso la terra che chiamiamo Portogallo. In tale terra i templari, accettati e protetti, cambiarono nome fondando un nuovo ordine: l’Ordine dei cavalieri di Cristo, e non di rado i regnanti, come Enrico il navigatore, ne furono gran maestri.


Qualcuno fa notare che il nome Portogallo sia qualcosa del tipo Port-O-Graal, il porto del Graal, e si possono riscontrare anche le analogie che la massoneria ebbe nella formazione degli Stati Uniti d’America e nell’indipendenza del Brasile, colonia portoghese. 

Un certo Henry Sinclair intorno al 1398 partì verso occidente seguendo le indicazioni di una misteriosa mappa, la mappa di Zeno. Gli Zeno, Antonio e Nicolò, erano marinai veneziani che furono al servizio di Henry Sinclair. Chi ha visto, e studiato, la mappa nutre forte dubbi in proposito; in primis è precisa, troppo precisa nel tratteggio dell’Islanda e della Groenlandia grazie alla tecnica delle proiezioni coniche, tecnica scoperta tre secoli dopo. Qualcuno si azzarda a dire che quella mappa sia stata ricavata da altre, molto più antiche, tratteggiate da antiche popolazioni del nord, in alcuni casi anche mitologiche, come Thule, Iperborea, etc..queste sono solo speculazioni. Quella delle mappe più o meno ucroniche, cioè impossibili per i tempi, è un argomento che andrebbe sviluppato a parte.

Pigafetta, marinaio al servizio di Magellano, portoghese, afferma che egli si serviva di una mappa, copiata da una più antica, in possesso del re del Portogallo, legato ai templari. Sulla base di tale mappa, Pigafetta c’informa della sicurezza, mostrata dal comandante, sull’esistenza dello stretto che poi sarà detto di Magellano. La mappa era stata copiata da uno dei cartografi corte, Martino di Boemia. In modo analogo si parla di una misteriosa mappa in possesso di Colombo, e sulla base della quale riuscì a rabbonire i marinai che volevano fare marcia indietro. Colombo sapeva e predisse con esattezza il tempo e la distanza per recedere dalla sua decisione. 

Torniamo ai Sinclair, le origini della famiglia sembrano avere la genesi nella Norvegia e nelle Orcadi, un membro della famiglia fu cugino primo di Guglielmo il conquistatore. Intorno al 1057 un William Sinclair ricevette, permanentemente, il possedimento di Rosslyn; la famosa cappella di Rosslyn fu eretta tra il 1446 e il 1450; ed è straordinaria la somiglianza con il Tempio di Salomone a Gerusalemme. La cappella è un inno di pietra alla massoneria e all’esoterismo. La famiglia Sinclair è sempre stata importante nella storia della massoneria e della Scozia; in realtà ha avuto gran parte anche in quella americana. Arthur Sinclair, discendente di Henry, combattè per l’indipendenza e fu anche presidente degli Stati Uniti, prima di Washington. Urge una spiegazione. 

Prima di George Washington si succedettero alla presidenza del congresso otto reggenti provvisori: Arthur Sinclair ne fu il settimo. Poi fu eletto governatore dei territori del Nordovest. Torniamo agli Zeno e ad Henry Sinclair. In un carteggio degli Zeno con un altro fratello, Carlo, a Venezia, si parla di 4 navi dei Sinclair salpate nel 1371 e tornate nel 1392, al tempo del primo contatto degli Zeno con Henry. Zeno parla di un viaggio, intrapreso con Henry, con sbarco in quella che noi chiamiamo Nuova Scozia. Qui Sinclair sbarcò e, gli Zeno possono solo intuirlo, esplorò per circa due anni l’entroterra. 

Esiste nella regione una leggenda dei micmac, nativi americani sui quali andrebbero sprecate due parole sulla somiglianza in alcuni usi con gli egizi, ma non è questo il momento, che narra di un dio, Glooscap, che come Sinclair sbarca con tre figlie e salpa dopo un paio d’anni. La zona esplorata è ricca di riferimenti a templari, massoneria e tesori. Il tesoro dei templari? Henry venne assassinato, alle orcadi, appena tornato da quel viaggio. Spero non vi siate persi in questo periplo tra templari, Scozia, Portogallo e Nuovo Mondo. Alcune cose sono indubbie. 

È indubbio che i templari trovarono quartiere e accoglienza in Scozia e, dai re, in Portogallo.

È indubbio che i portoghesi hanno contribuito più di tutti all’epopea delle grandi scoperte marittime. Forse perché erano in possesso delle migliori mappe? E da chi le avevano avute? E se prendiamo per buona l’ipotesi di un Colombo nobile ebreo portoghese alcuni cerchi sembrano chiudersi ed altre ipotesi farsi largo. E se i templari erano in possesso di mappe ucroniche, da chi le avevano avute? O dove le avevano copiate? A Gerusalemme? Sono il retaggio della biblioteca di Alessandria?

mercoledì 25 giugno 2014

Illustris e l'Universo simulato

Illustris, l'ultimo passo nella creazione di universi sintetici al calcolatore. È la più dettagliata esistente al momento: prende un cubo rappresentativo dell'intero universo (350 milioni di anni luce di lato) contenente gli ingredienti del mondo reale (materia oscura, materia atomica, radiazione, energia oscura) nelle quantità giuste, e lascia agire la fisica per un periodo che copre tutta la storia del cosmo. Alla fine della cottura, il cubo contiene decine di migliaia di galassie...

Manca solo la realizzazione all'interno di questa simulazione di esseri senzienti, come noi... e, per questi, noi stessi saremmo l'equivalente del nostro DIO trascendente.


Quelle nell'immagine qui sopra, le avete riconosciute di sicuro, sono galassie. Quello di cui certamente non vi sareste accorti, se non aveste letto il titolo del post, è che non sono galassie vere, ma galassie virtuali. Sono state cioè create dentro un supercomputer, in una simulazione. Chiariamo: non stiamo parlando di una rappresentazione in grafica computerizzata, ovvero di una semplice, per quanto realistica, imitazione dell'aspetto delle galassie. No, le galassie si sono proprio formate dentro il calcolatore, attraverso un processo che mira a riprodurre i meccanismi fisici che pensiamo abbiano portato alla formazione delle galassie vere, nell'universo vero. Lo scopo, confrontando i modelli teorici con le osservazioni reali, è quello di capire come sono sbucate fuori le strutture che osserviamo nell'universo, a partire dalle condizioni iniziali esistenti dopo il big bang. 

Quelle galassie pazzesche, e moltissime altre, le ha prodotte la simulazione Illustris, l'ultimo passo nella creazione di universi sintetici al calcolatore. È la più dettagliata esistente al momento: prende un cubo rappresentativo dell'intero universo (350 milioni di anni luce di lato) contenente gli ingredienti del mondo reale (materia oscura, materia atomica, radiazione, energia oscura) nelle quantità giuste, e lascia agire la fisica per un periodo che copre tutta la storia del cosmo. Alla fine della cottura, il cubo contiene decine di migliaia di galassie, di cui è possibile osservare la struttura dettagliata e il modo in cui si dispongono nello spazio, raggruppandosi in gruppi, ammassi e filamenti, in una complessa rete di strutture che ha le stesse caratteristiche che osserviamo con i nostri migliori telescopi. 


Naturalmente, per produrre questo risultato la simulazione non ci ha messo quanto ci ha messo davvero la natura, ovvero 13.8 miliardi di anni, ma ci è voluto comunque un tempo ragguardevole: 19 milioni di ore di CPU su 8192 processori (l'equivalente di 2000 anni di calcolo su un singolo processore). E per analizzare tutti i dati prodotti ci vorrà più o meno quanto ci vorrebbe se fossero dati veri, così che molte zone della simulazione sono ancora inesplorate. Se volete saperne di più e vedere altre belle immagini, andate sul sito di Illustris. Se invece volete solo un riassunto in sette minuti scarsi, mettete in alta risoluzione a tutto schermo (magari togliendo l'audio) il filmato, e provate a non spalancare troppo la bocca.

martedì 24 giugno 2014

L'Immortalità della Coscienza

Testimonianze di bambini che, per definizione, hanno una mente più innocente e meno accecata di un adulto, riaprono il dibattito sulla reincarnazione consolidando una idea che Progetto Atlanticus fa sua.

Ovvero che alcuni di noi, o forse tutti, in maniera più o meno inconsapevoli dopo la morte tornino a incarnarsi in un eterno rimbalzo tra l'aldiqua e l'aldilà.

Comprendere e ricordare questo meccanismo riuscendo a gestire il trapasso e tornare consapevole di essere ritornati consentirebbe infine il conseguimento dell'immortalità dell'anima, della vita eterna, non del corpo, ma della coscienza.

E' questa la risposta al "mistero dei misteri" rappresentato dalla Morte? E' questo il segreto ultimo della "Eredità degli Antichi Dei" di cui andiamo parlando da quando abbiamo aperto il blog e di cui parlava la Genesi con la figura dell'Albero della Vita riportata nella Cabala e lo stesso Gesù Cristo venuto a insegnare agli uomini come ottenere la vita eterna, quantomeno da un punto di vista gnostico?

Vediamo come affronta il tema il sito "Il Navigatore Curioso" che consiglio vivamente a tutti i miei lettori...

UN BAMBINO CON RICORDI DETTAGLIATI DELLA VITA PRECEDENTE: FATTI VERIFICATI!

Le religioni del mondo insegnano che la morte non rappresenta la fine della vita, ma una trasformazione. In questo senso, la vita terrena rappresenta una sorta di preparazione all'ingresso definitivo nell'eternità. Ma è possibile che alcuni di noi, non ancora pronti al grande salto, dopo esser morti tornino da incarnarsi per completare il ciclo di evoluzione spirituale? Alcune sconvolgenti testimonianze farebbero pensare di sì, a voi decidere!

vite-precedenti

 L’Universo è pieno di misteri che sfidano le nostre conoscenze attuali sulla vita e la morte. Alcuni di strani fenomeni stimolano l’immaginazione, aprendo possibilità precedentemente inimmaginabili.

Molti bambini, ad esempio, sembrano ricordare eventi delle loro vite passate, alcuni in grande dettaglio.

Presentiamo un caso in cui i ricordi del bambino sembrano corrispondere a persone realmente esistite e a fatti del passato realmente accaduti.

Il salto dalla finestra

“Prima di essere un bambino, avevo i capelli neri”, disse un giorno Luke, il figlio di due anni di un vecchio analista assicurativo, Nick, e sua moglie Erika, di Cincinnati, Ohio. La coppia bollò la strana affermazione di Luke come quelle cose inspiegabili che a volte i bambini dicono.

Tuttavia, quella di Luke fu la prima di una serie di frasi che hanno spinto i suoi genitori ad approfondire, portandoli ad una lunga serie di interessanti scoperte. Il racconto è stato trasmesso dal programma televisivo della rete americana A&E “The ghost inside my child”.

Un giorno, mentre Erika si stava mettendo degli orecchini, Luke le disse : “Ne avevo una coppia simile quando era una ragazza”. Inoltre, ogni volta che Luke doveva inventarsi un nome femminile per un pupazzetto o un animale, sceglieva sempre Pam. La madre era perplessa, le sembrava una scelta strana dato che non aveva idea di dove Luke avesse sentito quel nome.

Finalmente, Erika un giorno gli chiese: “Chi è Pam?”. Sorprendentemente, Luke le rispose: “Ero io! Poi sono morta e sono andata fino al cielo. Lì, Dio mi ha mandato indietro e quando mi sono svegliata ero un bambino e mi avete chiamato Luke”.

Non volendo confermare queste strane idee nella testa del bambino, Erika, alquanto preoccupata, non menzionò più la faccenda, né il nome Pam. Nick, il padre, era particolarmente scettico su ogni idea di una vita passata o di una vita oltre la morte. Tali credenze, come lui stesso racconta, non sono mai state promosse in casa loro. Da dove aveva preso queste idee il piccolo Luke?

Un giorno, Luke stata guardando la TV. Vedendo al notiziario la scena di un’esplosione di un edificio, il bambino si arrabbiò molto, tanto che la madre dovette cambiare canale e rassicurare il bambino spiegandogli che non era rimasto ferito nessuno. Luke rispose alla madre: “Sì, ma sono morto e non mi piace pensarci, mi rende triste”. Luke spiegò alla madre che ricordava di essere morto in un incendio, saltando da una finestra per sfuggire alle fiamme.

La madre gli chiese se era stato come in TV, pensando che le immagini avessero suggestionato la fantasia del piccolo, ma Luke rispose che era andata in maniera differente: non c’era stata nessuna esplosione come in TV, era solo un incendio. Inoltre, Luke specificò che i fatti erano avvenuti a Chicago, fatto di cui era assolutamente certo.

Sconcertata e sorpresa, Erika decise di approfondire. Tramite una ricerca su Google, scrivendo “Pamela Chicago incendio”, la donna senti i brividi lungo la schiena nello scoprire che una certa Pamela Robinson era morta nel 1993 in un incendio presso l’Hotel Paxton a Chicago, saltando dalla finestra mentre l’edificio era in fiamme.

Erika e Nick rimasero scioccati; cercarono quindi altre conferme a questa incredibile storia. La Robinson era afroamericana, mentre Luke è di etnia caucasica. Erika chiese al figlio: “Di che colore è la pelle di Pamela”? Luke rispose senza esitazione: “Nera”.

Ma l’ultimo elemento di prova doveva ancora venire e dopo averlo ricevuto, Erika ha ammesso di essersi sentita disorientata. La donna decise di stampare la foto di Pamela Robinson su un foglio, insieme ad fotografie di altre persone.

Poi si recò dal figlio chiedendogli se riconoscesse qualcuno dei visi nelle foto. Luke, senza esitazione, indico il volto di Pamela Robinson dicendo: “Questa è Pam”. Il bimbo disse di ricordare il momento in cui fu fatta la foto, “anche se è avvenuto l’altra volta”.


Per approfondimenti ulteriori

lunedì 23 giugno 2014

Il Mistero di Valensole

"Un disco volante è atterrato nelle Basse Alpi?". Sabato, 3 luglio 1965, questo era il titolo in prima pagina de Le Provençal. L'articolo di Victor Nathan, inviato speciale a Digne, ha affermato che "La polizia ha trovato strane tracce, nel posto dove un abitante di Valensole dice di averlo visto assieme a due suoi passeggeri!". Cosa è accaduto esattamente in questa piccola città dell’Alta Provenza? 


Era Giovedi, 1 luglio 1965. Maurice Masse, 41 anni, ha lasciato la sua casa verso le cinque per recarsi nel suo campo di lavanda, a due chilometri dal villaggio. Il contadino voleva godere del fresco mattino per zappare le sue piante. Prima di avviare il trattore, verso le sei, si accese una sigaretta. Improvvisamente, un fischio risuonò abbastanza forte. Fu perplesso, anche se credeva si trattasse probabilmente della manovra di un elicottero, come spesso se ne vedono nella regione. Costeggiando il mucchio di pietre che nascondeva la vista, a circa 90 metri, Maurice Masse poi notò uno strano veicolo che non assomigliava per nulla a elicottero. La sua forma ricorda vagamente quella di un auto Dauphine. Sormontata da una piccola cupola trasparente, posata su sei bracci articolati e un perno centrale. Sembrava un ragno mostruoso... 

Maurice Masse nel luogo del contatto

Il contadino si avvicinò con attenzione ad una distanza di dieci metri e si rese conto, stupito, che due piccoli esseri si alzarono davanti a lui! Allertato dalla sua presenza, uno di loro puntò nella sua direzione un tubo tratto da un sacchetto appeso al suo fianco. Maurice Masse si ritrovò completamente immobilizzato, stordito e paralizzato, ma pienamente cosciente. I due esseri risalirono nel loro mezzo, la cui porta scorrevole si chiuse istantaneamente. Li osservò mentre erano impegnati dietro la cupola trasparente e sentì un tonfo, quando la macchina decollò. Il perno centrale iniziò a girare e le sei braccia si ritrassero nel velivolo. Il mezzo s’innalzò in verticale prima di inclinarsi e di scomparire più velocemente di un aviogetto. Maurice Masse rimase paralizzato quindici minuti prima di muoversi. 

Nel punto in cui il mezzo atterrò, il terreno aveva la consistenza del un fango quasi liquido. Tuttavia, non pioveva da settimane. Appena ripresosi, cercò di riprendere il suo lavoro ma il suo cuore non ce la fece. Ritornò subito in paese e andò al Café des Sports, dove i suoi amici, vedendolo particolarmente disturbato, gli domandarono: 

- Se sapeste cosa mi è successo questa mattina ... 
- Hai visto il diavolo o qualcosa del genere? 
- No, peggio ... 

Il contadino gli racconta della sua disavventura, ma senza insistere sugli "esseri" o sul "tubo paralizzante", per paura di essere preso per un folle. Rapidamente, la storia fece il giro del paese e raggiunse le orecchie del Capo Oliva, comandante della gendarmeria di Valendole, che raccolse le testimonianze in giornata. Data la gravità dei fatti, egli avvisò suoi superiori e non sospettò che presto sarebbe stato molestato, con telefonate dalla Francia e dal mondo. 

Già i giornalisti affollarono la scena, a cominciare dall'inviato speciale del Provençal, Victor Nathan. Il 2 luglio, riuscì a intervistare Maurice Masse, ma lui era riluttante. Aveva paura di avere noie. Il giornalista andò anche nel campo di lavanda con la polizia e trovò, dove indicato, l'esistenza di un solco impresso sul terreno. Nel suo centro vi era un foro cilindrico dalle pareti lisce, di 18 cm di diametro e 40 cm di profondità. In fondo, altri tre fori a gomito di 6 cm di diametro, scavati sul terreno. Lungo l'asse d’involo dell'oggetto, un centinaio di metri, le piante di lavanda erano essiccate. Infine, tutt’attorno al foro, il terreno è duro come il cemento, mentre si sbriciola altrove. In questo punto, la lavanda non crebbe per dieci anni. Il Venerdì 3 luglio, verso le 23 ore, arrivò sulla scena il capitano Valnet, comandante di compagnia della gendarmeria di Digne. Maurice Masse fu di nuovo interrogato in modo dettagliato per gran parte della notte. Il giorno dopo, l'amministrazione prefettizia venne allertata, i vigili condussero una ricerca esaustiva sul terreno in cui si era posato l'oggetto non identificato. 

Ricostruzione dell'evento

Il 4 luglio un nuovo articolo su Le Provençal: "Il mistero permane sul disco volante di Valensole. Victor Nathan racconta l'emozione intensa che attanagliò gli abitanti di questa città delle Basse Alpi. Giornalisti, giornalisti televisivi, gli abitanti del dipartimento... tutti vogliono arrivare laddove si è verificato questo strano fenomeno, misurarlo, fotografarlo, filmarlo e perfino toccarlo". Una voce secondo cui "la terra è radioattiva" fa tuttavia spaventare quelli che, forse incautamente, si precipitarono sulla scena. Sembrava anche si attendesse l’arrivo di un ingegnere atomico di Marcoule e di rappresentanti dell’aviazione. 

Su nuova richiesta dell’inviato speciale, Maurice Masse ripeté "non è una burla" e non ha sognato: "Quello che ho visto nel mio campo, l’ho ben visto. Gli si crede, perché non è uno strambo o un burlone". Ben noto nel paese, non vi è dubbio che un mezzo misterioso è sbarcato nel quartiere di Olivola, vicino alla strada dell’Oraison. Inoltre, l'articolo evoca la testimonianza di un marinaio di Port St. Louis du Rhone. Roger Cattoia, 32 anni, sostenne di aver visto Giovedì, alle 03:00 circa, quando navigava sul Rodano, un bagliore verde di una rara intensità andare a nord-est, verso la valle della Durance. "Per più di dieci minuti, il cielo era completamente verde." E il suo compagno di squadra, Christian Vognin, l’ha visto pure. Al Provençal, il contadino dice anche che la sua prima reazione fu di arare il campo per rimuovere le tracce lasciate dal mezzo. "Avrei dovuto obbedire il mio primo impulso. Il mio campo è attualmente in uno stato di indescrivibile ed è stato letteralmente devastato da una muta di giornalisti e curiosi, per non parlare degli interrogatori formali. Ho raccontato così tante volte la storia di ciò che è successo, che sono stanco". 

E per finirla con questa follia, sparisce. Volatilizzato!

Il punto dell'atterraggio della navicella aliena

Inviato sulla scena, un giornalista dell’AFP offre un ritratto molto diverso di Maurice Masse, come dimostra l'articolo del Méridional pubblicato il 4 luglio 1965: "I lineamenti incisi dal sole, il collo e le spalle larghe, ha l'aspetto classico del contadino. Buona cacciatore, buon pescatore, ha anche ereditato l'eloquenza del sud, che canta la gioia di vivere, il sole e la natura." L'articolo prosegue dicendo che è "conosciuto in paese per il suo spirito semplice e colorato" e che spesso arriva a raccontare di "exploit immaginari", come per esempio pescare come trote "così", sottolineando la portata del suo braccio. "Infine, passa per un buon narratore". Il quotidiano documento rivela anche il motivo della sua scomparsa: "Maurice Masse è partito per accompagnare sua figlia nella penisola di Giens, dove trascorrerà le sue vacanze." Per quanto riguarda il famoso "disco volante", il reporter ha suggerito che in realtà fosse un elicottero militare in manovra. 

"L'esercitazione chiamata Provenza 65 è ora terminata, e i velivoli coinvolti hanno lasciato il territorio di Saint Auban. La stessa spiegazione su Le Monde, datata 4 luglio 1965, stabilisce che "il disco volante era probabilmente un elicottero." Ma Le Provençal contrattacca il 5 luglio, dicendo che il mezzo sconosciuto "non era un elicottero". Di nuovo interrogato dopo Giens, Maurice Masse è categorico: "Il mezzo non era equipaggiato ne con pale, ne con rotore. Ho sempre la pretesa di essere in grado di riconoscere un elicottero. Non lo era. Sono formale! La fusoliera aveva una forma ovale, ma non ho mai detto che era un disco volante". E Victor Nathan non ha esitato ad inveire contro questi informatori "che giudicano un fatto da 100km di distanza" o queste "affermazioni di colleghi amareggiati per aver perso l’evento fin dal primo giorno (...) Masse è il contrario di ciò che viene chiamato un gaiente. Infine, contrariamente a quanto riportato dagli altri giornali, è stata fatta una constatazione rigorosa da parte della gendarmeria."

Il giorno dopo, il Méridional titolava "Esaurimento nervoso per l'autore della storia." Maurice sembrava esser scoppiato. Soffriva di ipersonnia, dormendo 12-15 ore al giorno, e non voleva più vedere nessuno. I gendarmi lo lasciarono in pace durante l'estate, ma non rinunciarono al caso. Fu convocato il 18 agosto presso la gendarmeria. Interrogato per più di otto ore dal capitano Valnet, descrisse in dettaglio i due esseri che vide, elementi che non aveva osato dare nei primi minuti, per paura del ridicolo. Secondo lui, non erano alti più di un metro, la loro testa sproporzionata era calva, senza collo e avevano un buco al posto della bocca. Aggiunse di aver sentito una specie di gorgoglio dalle loro gole. Gli investigatori erano perplessi, il testimone non aveva detto tutto al primo interrogatorio. 

Disegno delle creature

Incuriositi da questa storia, gli ufologi della Commissione Ouranos, un gruppo privato interessato agli UFO, condusse delle indagini. Uno di loro, Aime Michel, è irremovibile: "Se il testimone si è inventato la cosa è del tutto coerente con quanto già sappiamo, e soprattutto con una osservazione fatta il 24 aprile 1964 negli Stati Uniti in cui un oggetto dello stesso tipo è stata vista nella zona Soccoro, New Mexico." Per quanto riguarda Jimmy Guieu, capo dell'agenzia di investigazione Ouranos, andò sulla scena e constatò, rompendo il suo coltello, come la terra fosse dura nel punto in cui era atterrato l’oggetto. Magistrato a Lione, anche Chautard s’interessò al caso. Membro del Gruppo per lo Studio dei Fenomeni Aerei (Gepa), pubblicò la sua relazione sulla rivista "Phénomènes spatiaux", con la seguente conclusione: "Siamo personalmente inclini a pensare che il campo di lavanda di Masse è stata oggetto di una visita inusuale, apparentemente extraterrestre". Da parte sua, dopo un'indagine approfondita, la polizia si chiese: da dove provengono le tracce lasciate nel terreno? 

Il caso di Valensole è stato ampiamente discusso nel rapporto Cometa. Così, la paralisi del testimone è spiegata da un "effetto delle microonde pulsanti, probabilmente simili a quelli usati oggi dalle armi a microonde anti-personale". Ma il rapporto conclude che "Nonostante alcuni elementi contraddittori nella storia di Maurice Masse, le prove raccolte dalla gendarmeria confermano la plausibilità dei fatti, in particolare gli effetti sull'ambiente e sul testimone stesso, che per diversi mesi dormiva da dodici a quindici ore a notte a causa della paralisi che aveva subito”. Vi si afferma, inoltre, che dall'esame sulla moralità del testimone non sono emersi "elementi di prova volti a sospettare un particolare comportamento da bugiardo patologico o l'assemblaggio di una bufala.” Valensole è uno dei pochi casi rimasti inspiegati, nonostante la ricchezza dei dati. 

Il Sepra cessò le attività nel 2004, prima di rinascere nel 2005 sotto il nome di GEIPAN, Gruppo di Studi e Informazioni sui Fenomeni Aerospaziali Non-identificati. Per quanto riguarda Maurice Masse, morì il 14 maggio 2004, portando il suo segreto nella tomba. Nel 1972, aveva detto al giornalista René Pacaut, che ha raccolto le testimonianze in un libro - non posso dire tutto quello che ho visto. Nessuno mi crederebbe...

domenica 22 giugno 2014

Le Leggende del Monte Shasta in California

Monte Shasta (inglese Mount Shasta), è uno stratovulcano attualmente dormiente della California settentrionale, situato nella Catena delle Cascate. Alto 4.317 m, conserva alcuni camini fumanti e ha la cima perennemente innevata. L'ultima eruzione è avvenuta nel 1786 ma gli scienziati si aspettano un suo possibile risveglio. Lo Shasta presenta cinque ghiacciai, il più lungo dei quali discende fino a 2.900 m; sul versante meridionale si innalza una vetta secondaria, chiamata Shastina, alta 3.660 m. Scoperto nel 1827 dal mercante di pellicce canadese Peter Skene Ogden, fu scalato la prima volta nel 1854 ed è una meta preferita dagli alpinisti più esperti. Molti dei tentativi di scalata avvengono in inverno.

Marty Giaramita in cima al Monte Shasta, Luglio 2006

Attorno al monte Shasta sono fiorite moltissime leggende; leggiamone alcune cominciando da quella legata ai i nativi del luogo. Secondo una leggenda degli indiani Modoc (segnalata da Ella Clark nel 1953 ed attinta alla loro tradizione orale) all'inizio non c'erano ancora uomini sulla terra... lo Spirito del Cielo abitava nel Mondo-di-Sopra, ma ivi faceva molto freddo. Scavò, dunque, con una pietra un foro nel cielo e spinse dentro la neve ed il ghiaccio. Tutti e due ruzzolarono sulla terra dove, accatastandosi, formarono un'alta montagna. 
Oggi si chiama monte Shasta. 

Lo Spirito del Cielo, fornito del suo grande bastone, passò di nuvola in nuvola per arrivare in cima a questa montagna. Dopo di ciò cominciò a scendere verso il piano. Cammino facendo, ebbe l'idea di fare, con il suo dito, dei piccoli fori nella terra. Ad ogni foro, inserì un albero. E la neve che fondeva sotto i suoi passi, formò dei fiumi. Completamente soddisfatto dei risultati che otteneva, lo Spirito del Cielo iniziò a rompere il suo lungo bastone in piccole parti. Alcune di loro si trasformarono in pesci, altre in castori, altre in altri piccoli animali; così fece tutti gli animali della terra. 

Così furono creati anche gli orsi che andavano sulle loro zampe posteriori e parlavano come uomini. Con il loro mantello peloso ed i loro grandi artigli, avevano l'aria così temibile che lo Spirito del Cielo li inviò molto lontani da lui, al piede della montagna. Una volta completato questo lavoro immenso, lo Spirito del Cielo fece scendere la sua famiglia con lui sulla terra. Presero per residenza la grande montagna di neve e di ghiaccio nella quale fece un fuoco al centro ed un foro al vertice per lasciare passare il fumo. Tutto andò bene fino alla primavera quando una tempesta violenta scosse la montagna. Il fuoco fu respinto nel camino e la terra tremò. 

Lo Spirito del Cielo chiese alla sua più giovane figlia di salire in cima alla montagna per chiedere allo Spirito del Vento di calmarsi un po' e la mise in guardia di non mettere la testa al di fuori del camino altrimenti il vento l'avrebbe portata via. La piccola ragazza promise ma sapeva che di là in alto, si poteva vedere l'oceano, questa dimensione immensa d'acqua che non conosceva. Come resistere alla tentazione di vederlo? 

Uscì la testa fuori ed in meno tempo che occorre per dirlo, lo Spirito del Vento la strappò dalla montagna e la portò via! Atterrò al bordo foresta, in mezzo agli abeti coperti di neve, nel territorio degli orsi grigi. Uno di loro che cacciava per dare a mangiare alla sua famiglia, la trovò e la portò da lui per curarla. In quell'epoca questi orsi grigi che non erano così temibili come potevano sembrare. 


Essendosi affezionato alla piccola ragazza, decise, arbitrariamente, di tenerla con se e di alzarla al rango degli orsi. La fanciulla crebbe e, diventata una donna, sposò il maggiore dei figli dell'orso grigio e tutti due fecero bambini il cui aspetto era vicino a quello dei genitori orsi grigi. Tutta la piccola famiglia abitò in una nuova casa. Questo luogo si chiama oggi il piccolo monte Shasta. Il tempo passò e quando la nonna Orso (quella che aveva educato la piccola ragazza) sentì arrivare la sua fine, considerò la necessità di dire la verità allo Spirito del Cielo. Gli inviò dunque come emissario il maggiore dei suoi nipoti. Quest'ultimo salì in cima al monte Shasta ed adempì al suo compito.

Lo Spirito del Cielo felice di apprendere che sua figlia era stata ritrovata, scese alla casa orsi grigi. Ma fu molto sorpreso vedendo una donna invece della bimba che aveva perso. Peggio ancora, vide che la figlia viveva in mezzo a creature con mantello peloso che diceva che fossero i suoi bambini, dunque i suoi nipoti: delle creature di una razza che non aveva creato! 


La sua rabbia fu enorme! Maledisse tutti gli orsi grigi. "Mettetevi a quattro zampe! Mi avete fatto così grande torto che d'ora in poi camminerete così. Inoltre, vi privo della parola" E ripartì sulla sua montagna con sua figlia e non tornò più dagli orsi grigi. Secondo alcune voci, avrebbe estinto il fuoco che manteneva nella sua montagna e sarebbe tornato vivere nel cielo. Quanto ai suoi nipoti, si dispersero per il mondo e diventarono i primi indiani; gli antenati di tutti gli indiani. È per questo che gli indiani che vivono vicino al monte Shasta non uccidono mai l'orso grigio.

Facciamo ora un balzo in avanti nel tempo e troviamo il monte Shasta avvolto nel mistero. Per molti, la zona attorno al monte Shasta è uno dei luoghi più mistici al mondo e la gente viene da molto lontano per vivere nell'ombra della montagna. Con storie di città sotterranee, di dischi volanti, di luci non spiegabili e di riunioni con esseri poco comuni, sarebbe difficile prevedere un posto più mistico. Il monte Shasta ha una particolarità: ci sono più di 400 grotte formate dalla lava, un tipo di cavità sconosciuto, ma che è lungi dall'essere raro. 

A differenza di altri massicci che si mescolano nelle montagne circostanti, Shasta è isolato e si erge sopra ciò che sembra essere un paesaggio quasi piatto. È in parte questa solitudine che dà al monte Shasta il suo alone di mistero. La zona settore attorno al monte Shasta è stata abitata per migliaia di anni da molte tribù indiane. Tuttavia, è soltanto all'inizio del 19° secolo che i primi europei gli hanno posto gli occhi addosso. Gli spagnoli hanno chiamato la montagna "Jesus-Maria"; i russi gli hanno dato il nome di "Tchastal,"; significando "montagna bianca o pura".

 Di tutte le leggende che circondano la montagna, la più famosa è quella che parla dei lemuriani che, si dice, vivono al suo interno. Profughi del continente Lemuria o di Mu, i lemuriani sono descritti come grandi e belli. Forniti di lunghi abiti ed indossanti sandali bianchi, scenderebbero alla piccola città del monte Shasta ed avrebbero fatto uso di pepite d'oro per i loro approvvigionamenti. Mentre si dice che Atlantide era nell'oceano Atlantico, Lemurie sarebbe stata nel Pacifico. James Churchward nei suoi numerosi resoconti, scriveva che il continente era così grande che andava dall'Australia alla California e che copriva la maggior parte dell'oceano Pacifico con una grande massa di terra. 


La scienza moderna ha negato del tutto la possibilità che un così grande continente sia potuto esistere negli ultimi 10.000 anni, ma è possibile che terre molto più piccole potrebbero essere esistite nel Pacifico e che le leggende di Lemurie non possono essere basate interamente sul sogno o la speculazione fantasista. La prova di una città di Lemurie è venuta dall'astronomo dott. Edgar Lucian Larkin, ex direttore del Mount Lowe Observatory, che ha scritto sul monte Shasta nel "San Francisco Examiner ". 

Un giorno, mentre egli provavo un nuovo telescopio, dirigendo il suo obiettivo verso la base della montagna, anziché vedere le cime di alberi, ha osservato una cupola dorata che sembrava essere di costruzione asiatica. Mentre continuava le osservazioni, vide due cupole e un edificio diverso, apparentemente fatto di marmo. Mentre il sole scendeva e la notte cadeva, il dott. Larkin è rimasto stato meravigliato nel vedere il settore illuminato da una luce bianca molto luminosa sebbene non ci sia stata nessuna luna. Purtroppo, queste osservazioni non sono mai state verificate e molti credono la storia intera era una mistificazione. 

E la mancanza di prove concrete ha fermato gli escursionisti e gli esploratori interessati ad esaminare la montagna. Nel 1904, un esploratore di nome J.C. Brown è stato inviato da lord Cowdray, del "Mining Company", per cercare dell'oro in sierra Nevada. Nel suo secondo viaggio, Brown è andato a finire in un tunnel scavato nella roccia del monte Shasta. Ha seguito il tunnel ed è arrivato in una grande caverna coperta di strati di rame, le pareti decorate con lastre d'oro ed ha visto oggetti manufatti e statue. Camere attigue riempite di schemi sconosciuti e di geroglifici indecifrabili. 

Un'altra camera conteneva le ossa di ciò che poteva essere un gigante. Come avviene spesso in questo tipo di scoperte, Brown non ha raccontato a nessuno ciò che aveva scoperto, temendo che i suoi datori di lavoro si appropriassero della sua scoperta. Ha atteso con pazienza 30 anni, fino alla pensione quindi ha raccontato la sua storia e creato un gruppo per seguirlo nella sua ricerca dell'imboccatura del tunnel. Nel giugno 1934, 80 persone lo hanno atteso dove aveva indicato l'ingresso. Ma nella notte, misteriosamente è scomparso e non è stato mai trovato. La polizia di Stockton ha studiato il caso ed è venuta alla conclusione che Brown è stato probabilmente ucciso. Senza Brown che fungesse da guida, il tunnel e tutti i suoi tesori non sono stati mai riscoperti.

I lemuriani non sono i soli esseri misteriosi ad abitare le pendici del monte Shasta. Nella primavera del 1953, la spedizione del pioniere di Siskiyou, Marcelle Masson, ha collegato una leggenda degli indiani di Wintun in merito ad una corsa di giganti selvaggi che abitano le caverne intorno della montagna.

Il monte Shasta è stato il teatro di molte osservazioni di luci non spiegabili e di ufo. In "Now i can See!" - Miracolo al monte Shasta - Hanna Spitzer collega la sua visione di una luce bianca molto luminosa che è rapidamente andata verso la strada, e che "splende come la luce del giorno." La mattina seguente, Spitzer si è svegliata per constatare che non aveva bisogno degli occhiali che portava dall'infanzia. La sua vista era stata curata.

Molti delle storie che riguardano il monte Shasta sembrano troppo fantastiche. Tuttavia, il volume di segnalazioni sembra portare alla innegabile conclusione  che c'è qualcosa di poco comune in questa zona.

sabato 21 giugno 2014

Le 5 Entità che distruggono l'Italia

Era l'uomo che aveva ricevuto il compito di uccidere Paolo Borsellino: quando lo conobbe, però, decise di pentirsi e collaborare con la giustizia. Da allora è una persona nuova, che si batte affinché trionfi la cultura della legalità, contro le "cinque entità che divorano l'Italia".

 Era l'uomo scelto. Un soldato "riservato" di Cosa Nostra, un killer affidabile e preparato, pronto a tutto. Il suo compito era eliminare un procuratore scomodo, quello di Marsala, negli anni novanta. 

E' Vincenzo Calcara. L'uomo che avrebbe dovuto uccidere Paolo Borsellino. 

vincenzo-calcara

A dargli l'ordine era stato Messina Denaro. Non Matteo, il padre: Francesco. D'altra parte, Calcara lo conosceva: era di Castelvetrano. Una volta, da piccolo, aveva difeso Matteo da un gruppo di bulli.

"Di questo 'Borsalino' non devono restare neanche le idee", gli aveva detto il boss. 

Nel '91, però, Calcara venne arrestato. L'attentato sfumò. Trasferito in carcere, decise che era giunta l'ora di dire addio alla mafia e raccontare tutto, proprio a quella che sarebbe dovuta essere la sua vittima. Riconobbe in lui un fattore comune, che li unì più di qualsiasi altra cosa: la morte. 

Fu così che Calcara si aprì. Cominiciò un percorso di intima conversione e pentimento. A Borsellino spiegò come Cosa Nostra avesse elaborato due piani diversi per eliminarlo: uno prevedeva l'omicidio tramite un fucile di precisione, l'altro l'utilizzo di un'autobomba. Ma non solo: raccontò quanto sapeva degli intrecci di potere, di quelle che vengono chiamate le "cinque entità". Protagoniste dei più inquietanti misteri di Italia: dall'attentato a Wojtyla all'omicidio di Calvi: fu proprio lui, Calcara, a consegnare i dieci miliardi della mafia al "Banchiere di Dio".

Raccontò tutto. Ricorda ancora come Borsellino appuntasse tutte le sue rivelazioni sull'agenda rossa. Era il '92. Pochi mesi dopo, in via D'Amelio, il magistrato trovò la morte. Il suo taccuino sparì nel nulla, i misteri al riguardo sono tanti, troppi.  

Da allora la missione di Vincenzo Calcara è la verità: la racconta, tenta di spiegarla a tutti, gira l'Italia per promuoverla. Presenta libri, come l'ultimo, scritto da Simona Mazza: "Dai Memoriali di Vincenzo Calcara: le 5 Entità rivelate a Paolo Borsellino". 

Nel libro si parla delle cinque entità: può spiegarci cosa siano e come mai anche da parte dei collaboratori di giustizia se ne sente parlare così poco?

Innanzitutto preciso una cosa importante: tra collaboratori di giustizia e pentiti c’è un’enorme differenza, perché il pentimento è una cosa nobile.

Per quanto riguarda le cinque entità, posso assicurare che c’è anche un’intervista della seconda carica dello Stato, Pietro Grasso, in cui si fa riferimento ad esse. Successivamente è toccato parlarne a Walter Veltroni e, ancora dopo, al magistrato Ferrero. Addirittura, recentemente, ne sta parlando Massimo Ciancimino. Questi è il figlio di Don Vito, il fiore all’occhiello di Cosa Nostra, collegato a tutte le entità.

Per cui, finalmente, dopo 22 anni, se ne inizia a parlare e si spiega alla società civile come abbiano distrutto l’Italia  e come continuino a farlo. 

Ma quali sono queste cinque entità, e quanto influiscono in Italia oggi?

Le cinque entità sono Cosa Nostra, Massoneria deviata, Vaticano deviato, Servizi segreti deviati e ‘ndrangheta. Queste, come ho spiegato anche nel libro, sono strutturate in maniera tale che ciascuna entità abbia al proprio vertice tre diversi individui, un triumvirato che ne guida le azioni. Sono dunque in tutto 15 persone, in rapporto tra loro, e formano la Grande Mamma Idea, una Supercommissione, che è molto più potente della “cupola” di Cosa Nostra. Bisogna infatti ricordarselo sempre: Cosa Nostra è un’entità, ma le altre quattro lo sono altrettanto. 

Quindi sono autonome tra di loro?

Sono autonome tra loro, ma riunite nella Supercommissione. In questa poi vi è un vertice massimo, formato anche in questo caso da un triumvirato i cui membri vengono eletti, e vi restano a vita, come se fosse una sorta di Parlamento. 

Inoltre bisogna tener presente che sì, in tutto sono 15 soggetti, ma ognuno di essi ha a sua volta un’ombra, ovvero una persona pronta a sostituirlo in qualsiasi momento. 

Questa è la struttura della forza del male che ha distrutto l’Italia e se la sta mangiando, una forza che ha ingannato la società civile e continua a farlo. 

Le cinque entità, inoltre, sono ancora più forti rispetto il passato, di quelle degli anni Ottanta-Novanta, perché gli uomini che le gestivano hanno lasciato degli eredi che sono ancora più potenti, in grado di portare avanti tutto quanto hanno ereditato, un bagaglio enorme di cultura criminale.

Nei suoi memoriali parla anche dell’attentato a Wojtyla e del caso Calvi, che sono entrambe vicende emblematiche rispetto a questo intreccio di poteri…

Esatto: le cinque entità si sono riunite e hanno deciso la condanna a morte di Calvi. Non c’era solo Cosa Nostra: se questa fosse da sola, infatti, sarebbe vulnerabile. La mafia appare invulnerabile perché, accanto a sé ha questi altri poteri, che la rendono potentissima, esattamente come la massoneria: ormai, se non si viene a patti con questa non si fa niente a livello politico, le logge hanno in mano il mondo.

E poi le altre entità…la Chiesa… è una cosa pericolosissima, la Chiesa deviata. 

E’ tutto comprovato: ci sono sentenze che dimostrano la verità, anche quella su Francesco Messina Denaro. Matteo ne è l’erede, è lui che possiede tutti i segreti delle cinque entità: è per questo che non verrà mai arrestato. E, anche se fosse, ha comunque la sua ombra. 

E’ plausibile dunque supporre che la trattativa Stato-mafia prosegua per coprire la latitanza di Messina Denaro?

"Stato deviato"-mafia. Perché nello Stato italiano, per fortuna, non ci sono solo soggetti criminali, ci sono anche persone pulite e oneste. 

Quando si parla di Stato-mafia si fa riferimento a collegamenti e rapporti di cui si parla da centinaia di anni.

E’ come un corpo umano, collegato in ogni sua parte per la propria sopravvivenza: in questo caso economica. Questa è la trattativa Stato-mafia.

Nello stesso modo si rapportano le cinque entità, esattamente come in un organismo vivente.

Lei parlò delle cinque entità anche a Paolo Borsellino… 

Certo, è stato il primo con cui ne parlai. Trovò le prove e le sottopose all’Alto Commissariato Antimafia e, per quanto ho visto io, è stato tradito dal commissario Angelo Finocchiaro. Tanto più che, dopo la morte di Borsellino, lui divenne capo del Sisde. 

Paolo Borsellino era riuscito persino a trovare una mia fotografia, in Piazza San Pietro, con Antonov, l’uomo che custodiva Ali Agca -colui che è stato addestrato e consegnato agli uomini di Cosa Nostra- e un altro turco.

Quando si parla di entità, si parla di cose pericolosissime e la società civile ha il dovere di saperle. 

E’ questo il motivo per cui la mafia l’ha ritenuto così pericoloso da doverlo uccidere?

Paolo Borsellino, con i suoi canali, ha fatto una breccia ancora più potente di quella di Porta Pia.

Era il periodo in cui i criminali erano liberi, facevano quello che volevano, trattavano con lo Stato deviato. Matteo Messina Denaro era libero di far quello che volesse perché era l’ombra di Riina e Provenzano. Borsellino era un ostacolo immenso per loro. 

S’è fatto un’idea di dove si possa trovare l’Agenda Rossa?

L’Agenda Rossa è nelle mani di Matteo Messina Denaro, a parer mio. E con quella in suo possesso, non sarà mai arrestato né ucciso. Con quella, è in possesso di segreti enormi: non c’erano dentro solo le mie dichiarazioni, vi erano sue intuizioni, informazioni di altri collaboratori, Leonardo Messina e Gaspare Mutolo. 
Borsellino però s’è fidato dell’Alto Commissario Antimafia Finocchiaro, quello che l’ha tradito.

Io l’ho sempre detto: perché non mi ha mai denunciato?

Borsellino aveva trovato delle prove schiaccianti: era il ’91, Riina e Provenzano erano liberi, fiancheggiati dalle altre entità.

Tutte e cinque nutrono gli stessi interessi di sopravvivenza e Borsellino stava facendo un danno enorme nei loro confronti: per questo avevano una paura immensa. Io ho visto e toccato con le mie mani il terrore che aveva Cosa Nostra di Paolo Borsellino, l’uomo che combatteva queste forze del male senza armi, ma con la legalità. 

In tanti sostengono che Cosa Nostra stia rialzando la testa e che sia imminente un ritorno allo stragismo. Lei lo ritiene plausibile?

No. Perché hanno avuto la prova che la società civile, in questi anni, è stata in sonno, ma qualora venisse toccato un magistrato, si risveglierebbe. Verrebbero distrutti: le stragi del ’92-’93 sono state un boomerang per le forze del male.

I nuovi capi sono molto più raffinati, sono più potenti, hanno lo Stato in mano, fanno quello che vogliono. Non rischierebbero.

In questo Stato ci sono persone pulite, ma sono bloccate: non possono fare più di quello che fanno, comandano le entità. 

Tornando proprio al discorso delle entità, massoneria e Vaticano hanno conosciuto un altro enorme mistero, quello della sparizione di Emanuela Orlandi. Potrebbe aver giocato un ruolo anche Cosa Nostra?

Emanuela Orlandi è sepolta dentro le mura del Vaticano. C’erano personaggi che facevano riti satanici, orge: hanno preso questa ragazza anche a livello di vendetta verso la famiglia e l’hanno sacrificata. Lo dico io perché ho delle fonti sicure. 

Inoltre io conosco suo fratello, Pietro: ho presentato il mio libro assieme a lui e Salvatore e Manfredi Borsellino.

La famiglia Borsellino, nei miei confronti, si è sempre esposta, c’hanno messo la faccia: hanno le prove che io dico la verità. Paolo Borsellino parlava di me in famiglia. Insomma, il mio libro è presentato dal suo sangue.  
Prende fiato, Vincenzo Calcara. Chiede scusa per aver alzato la voce. L'ha fatto più volte, durante l'intervista: “Sono sanguigno”, spiega. Poi non usa giri di parole e lo dice chiaramente: “E’ che certe cose mi fanno incazzare”. 

“La società civile deve conoscere questa forza del male che continua a distruggere l’Italia e ha il diritto di incazzarsi, come faccio io”, prosegue.

Lui oggi gira per le scuole, trasmette l'importanza della legalità. Anche lì si lascia prendere dall'entusiamo, dall'emotività, dai ricordi: "mentre parlo rivivo tutto e non posso fare a meno di arrabbiarmi". 

 “Io non sono il Vincenzo Calcara di 25 anni fa", aggiunge ancora. "io sono il Vincenzo Calcara di oggi, quello che ha promesso e ha dato la sua parola a Paolo Borsellino di portare avanti con lealtà le sue idee. Io ho creduto a lui, un uomo che non era secondo a nessuno come magistrato.”

“Bisogna cacciare i cazzari dell’antimafia”, incalza. “Quelli che si presentano il 23 maggio o il 19 luglio alle commemorazioni, con la scorta. Fanno schifo, ribrezzo: vanno cacciati.” Lui, la scorta, non ce l’ha.

“Si devono svegliare le coscienze, soprattutto dei giovani", osserva infine. "E' questa la cosa essenziale. La vera antimafia si fa a scuola. Con l’istruzione. Con la cultura, quella della legalità. Trasmettendo gli insegnamenti degli eroi del passato, come Falcone e Borsellino."

"Quest’ultimo era un santo", conclude poi, senza riuscire a nascondere la commozione. L'affetto e la stima. 
"Era un santo: il suo primo miracolo l’ha fatto proprio con me”. 

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