mercoledì 31 dicembre 2014

Le origini europee dei faraoni d'Egitto: il DNA di Tutankhamon

Quante volte nel nostro blog e nell'ambito delle ricerche del Progetto Atlanticus abbiamo parlato di specifiche fenotipicità risalenti, a nostro avviso, alla discendenza degli antichi Nephilim, risultato dell'unione tra i figli di dio (Anunnaki atlantidei) e le figlie degli uomini (i Sapiens)?

Una stirpe questa, quella del Graal, rappresentata e diversificata nei Player suggeriti dal Progetto Atlanticus e per la quale esistono evidenze genetiche nell'analisi degli aplogruppi presenti nella storia e nel mondo.


Quando la società svizzera iGENEA ha fatto l'esame del DNA sulla mummia del faraone Tutankhamon e ne ha diffuso i risultati, forse in molti hanno pensato ad una bufala, o ad un errore. Tanto è radicato nella nostra mente l'immagine stereotipata della storia come l'abbiamo imparata dall'infanzia, ma questa scoperta scientifica di straordinario valore adesso mette in dubbio molte delle nostre certezze.

Tutankhamon nacque nel 1341 a.c., figlio del faraone Akhenaton e della sua consorte Nefertiti, Akhenaton precedentemente noto come Amenofi IV o Amenhotep IV è conosciuto anche come il faraone eretico in quanto abolì il culto politeistico istituendo il culto monoteistico del dio ATON, una divinità che contrariamente a tutte le altre non aveva una rappresentazione zoomorfa ma veniva rappresentata come un disco solare che emanava dei raggi che terminavano con delle mani.

Per dare più sostanza a questo profondo cambiamento il faraone della XVIII dinastia spostò la capitale dell'antico Egitto lontano da Tebe, costruendo sul medio corso del Nilo in una zona desertica una città nuova di zecca che fu chiamata Akhetaton che letteralmente significava "l'orizzonte di ATON" e che corrisponde all'odierna Al Amarnah. 

Dopo la caduta di Akhenaton, e la restaurazione del politeismo la città fu distrutta e la sua memoria cancellata dalla storia d'Egitto. Anche il nome di Tutankhamon in origine era differente, egli si chiamava infatti Tutankhaton, ma nelle convulse fasi successive alla caduta del monoteismo, ogni riferimento ad ATON doveva essere drasticamente rimosso, anche il nome del faraone doveva fare riferimento al più rassicurante dio Amon. 

Tutti i sacerdoti devoti ad ATON dovettero allora abbandonare il paese per stabilirsi ai confini più remoti del regno: la terra di Canaan. Questa è la storia che viene raccontata nella Bibbia e che noi conosciamo col nome di Esodo.

Dalla diaspora dei seguaci dell'atonismo sarebbe infatti nata la religione ebraica. Questo troverebbe dei riscontri in similitudini sia stilistiche che di contenuto che si possono trovare tra l'Inno al sole scritto sulla tomba del faraone Ay ed alcune parti della Bibbia come il Libro dei Salmi, ed il Libro dei Proverbi.

Il faraone Tutankhamon, morto prematuramente all'età di diciannove anni per una seria forma di malaria, apparteneva all'aplogruppo R1b1a2, SNP R-M269, è l'aplogruppo più diffuso in Europa occidentale e identifica le popolazioni che dopo l'ultima grande glaciazione hanno popolato l'Europa.

Nella tabella che segue ecco i valori dei primi 15 marker del suo cromosoma Y.


Sembrerebbe davvero che l'antico Egitto fosse in effetti governato da sovrani di origine ancestrale europea, il cui DNA era quindi assai differente dal resto della popolazione che amministravano. Oggi meno dell'1% degli egiziani è di aplogruppo R1b.

Fin troppo ovvio allora che se Tutankhamon era R-M269 allora erano dello stesso aplogruppo tutti i faraoni della XVIII dinastia che regnò sull'Egitto dal 1540 al 1299 a.c., il che troverebbe conferma anche da una rapida analisi di alcune mummie della dinastia come quella di Thutmosi IV, molto ben conservata, che presenta tratti del volto nordici e soprattutto i capelli rossi che sono un tratto peculiare per questo aplogruppo. 

In effetti test diagnostici sono stati compiuti sul DNA della mummia di Amenhotep III, su una mummia sconosciuta ma che si suppone sia di Akhenaton, confermando che le tre mummie erano tra loro correlate da legami di parentela.

Ahmosi              1540-1515 Ahmes-Nefertari
Amenhotep I 1515-1494 Meritamon
Thutmosi I 1494-1482 Ahmose
Thutmosi II 1482-1479 Hatshepsut
Hatshepsut 1479-1457
Thutmosi III 1479-1425 Hatshepsut Meritre
Amenhotep II 1427-1393 Tia
Thutmosi IV   1394-1384 Mutmuia
Amenhotep III 1384-1346 Tyi
Akhenaton 1358-1340 Nefertiti
Smenkhara 1342-1340 Meritato
Tutankhamon 1340-1323 Ankhesenamon
Ay                      1323-1319 Tey
Horemheb  1319-1299 Mutnedjemet

E' possibile che il culto di ATON sia continuato anche lontano dall'Egitto, nella terra di Canaan, dove potrebbero essersi rifugiati i seguaci del cosiddetto faraone eretico dando origine al monoteismo. A suffragio di questa tesi vi è uno studio linguistico del 1922 sulla parola Adonai che in ebraico significa Signore e che mette in luce come questa parola non sarebbe di origine semitica ma proverrebbe dall'Egitto. 

Adonai = ATON-Ay e prenderebbe il nome dal sommo sacerdote Ay durante il regno di Akhenaton, che divenne anche faraone nel 1323 alla morte di Tutankhamon. Foneticamente le due parole corrispondono a parte la rotazione consonantica t > d che è abbastanza comune.

O forse furono gli Esseni detti anche Nazareni i più diretti discendenti dei sacerdoti di ATON che nel deserto di Qumran nei pressi del Mar Morto continuarono le pratiche di adorazione monoteistiche seguendo uno stile di vita votato alla castità e alla purificazione, alla stessa setta sembra essere appartenuto anche Gesù di Nazareth, di questa spiritualità mistica resta traccia nei Vangeli e nei suoi insegnamenti votati alla vita semplice ed al rifiuto delle vane glorie del mondo.

I capelli rossi sono un indizio genetico facilmente rintracciabile anche nell'antico testamento:

"Quando poi si compì per lei il tempo di partorire, ecco due
gemelli erano nel suo grembo. Uscì il primo, rossiccio, e tutto
come un mantello di pelo, e fu chiamato Esaù." Genesi, 25,25

Ad un più attento esame del DNA di King Tut come viene amichevolmente chiamato nel progetto iGENEA, possiamo notare come il suo DNA corrisponda in maniera molto ravvicinata col cosiddetto SWAMH (Super Western Atlantic Modal Haplotype). 

Facendo il confronto tra il SWAMH e il DNA di King Tut ho calcolato una GD (Genetic Distance) pari a 7 confrontando 18 marker STR. Ammettendo che DYS426=12 e DYS388=12, essendo marker molto stabili e per DYS19=14 e DYS437=14 che nelle analisi hanno un raro (improbabile) doppio picco, probabilmente dovuto a qualche forma di contaminazione.

L'AMH (Atlantic Modal Haplotype) è un aplotipo modale cioè una firma genetica media all'interno di uno specifico aplogruppo. Questo modale è stato sviluppato dalla società texana FTDNA allo scopo di capire quale fosse il modale più diffuso nell'Europa occidentale, si chiama così perchè è particolarmente concentrato nella fascia atlantica dell'Europa nord-occidentale, partendo dalla costa nordatlantica della penisola iberica, passando per le isole britanniche per arrivare nello Jutland e in Scandinavia. 

E' l'impronta genetica tipica dell'aplogruppo R1b1a2 R-M269 ed è caratteristica di alcune subcladi come la L21. Confrontando il modale dei partecipanti al progetto L21+ di FTDNA con quello di King Tut la GD si abbassa a 6.

Occorre anche considerare che la GD più alta = 2 è per il DYS439, che è un marker che cambia molto velocemente attraverso le generazioni soprattutto confrontando un campione di un soggetto che visse più di tremila anni fa.

Una GD = 5 o 6 confrontando 25 marker STR Y-DNA, significa che i due soggetti presi in esame non sono parenti in senso genealogico (1-15 generazioni), ma che molto probabilmente condividono un comune ancestore nel lungo periodo che possono essere anche alcune migliaia di anni. Una GD = 2 significa che i due soggetti sono imparentati soprattutto se condividono lo stesso cognome.

E quindi a questo punto è lecito concludere che King Tut appartenesse all'aplogruppo R-L21.

Ma cosa ci faceva questo aplotipo nell'antico Egitto della XVIII dinastia?


martedì 30 dicembre 2014

Cristina Martin Jimenez e il Bilderberg Group

Cristina Martin Jimenez: "Se il giornalismo non svolge il suo lavoro, si banalizza, muore e ne rimane soltanto lo spettacolo."

http://www.sapereeundovere.it

Sono una scrittrice e giornalista di indagine, esperta nell’indagine sul Club di Bilderberg, la lobby più esclusiva ed elitaria dell’Occidente. Ho inaugurato il Foro della Controinformazione celebrata nella Feria del Libro in Venezuela (2008) e sono stata invitata ad una riunione segreta di intellettuali convocata da Fidel Castro (2011).Sono autore del primo libro che si è pubblicato nel mondo che si occupava di analizzare la poderosa entità che si è trasformata in un best seller. Dieci anni dopo ho pubblicato la mia quarta opera, “Perdidos”. I piani segreti del Club di Bilderberg (Ed. Martinez Roca).

-Nel 2005 hai scritto su Club di Bilderberg come i Padroni del Mondo. In “Perdidos”  torni a toccare questo tema. Quale è il motivo?

Questo club di persone influenti o miliardari ha circa 60 anni di storia. Il mondo attuale è opera di Bilderberg e questa crisi è stata pianificata da loro. Quello che vado denunciando nei miei precedenti libri si comprende meglio adesso che le persone di domandano come sia possibile che dalla sera alla mattina le nostre vite siano cambiate radicalmente. 

Questa fase non è frutto di casualità ma di un piano genialmente pensato e  predisposto ove coloro che detenevano il potere ed il denaro lo hanno incrementato. Questa crisi è l’argomento perfetto per cambiare le strutture del mondo, puntellando le istituzioni sovranazionali, quelle che hanno creato il club di Bilderberg prima della crisi, come l’Unione Europea o l’euro. Ed è un qualche cosa che molti intuiscono e che ho potuto dimostrare con gli strumenti del giornalismo di indagine.

Un altro motivo che mi ha portato a scrivere Perdidos è che quelle persone  non hanno smesso di riunirsi e di lavorare, perché avrei  dovuto  lasciare io? 

Sinceramente questo era il motivo per cui ho scritto il Club di Bilderberg, “I padroni del mondo”. Ho pensato che il mio lavoro rimarrebbe in un solo libro, tuttavia, si tratta di un argomento appassionante per un giornalista e tanto imprescindibile da conoscere per una società democratica che dopo dieci anni dispongo di 4 opere pubblicate.

-Questa crisi è l’argomento perfetto per cambiare le strutture del mondo, puntellando le istituzioni sovranazionali che hanno creato precisamente il Club di B. prima della crisi, come l’Unione Europea o l’Euro. In quale primo momento hai messo la tua attenzione sul Club di Bilderberg?

L’origine si trova nell’Università do Salamanca, dove ho iniziato a studiare giornalismo:  Nell’entrare in contatto con discipline come l’Antropologia, la Sociologia, la Storia delle Idee Politiche, ed uscire da quello che era il mio mondo fino ad allora, ho iniziato a mettere tutto in questione. Ho visto che non c’era coerenza tra le dichiarazioni dei politici ed i risultati di presunte attività nella società che osservavo dintorno a me. 

I dirigenti mondiali dovevano essere molto incompetenti, visto che tutto funzionava al rovescio di come doveva essere. Forse si trattava di una incompetenza cercata. Dopo 10 anni di domande e di ricerche, ho iniziato a comprendere come funziona realmente il mondo, grazie a quello che ho scoperto all’interno del Club di Bildrberg. 

Perché quelle persone non solo manipolano l’economia e la finanza ma, cosa più importante, anche la cultura, la formazione e la comunicazione attraverso il quale gli esseri umani si uniscono o si confrontano. In questo ambito regna più l’emotività che la razionalità.

Di modo che se controlli la comunicazione controlli i sentimenti delle persone, cioè l’odio e l’amore. 

C’è gente che si odia e neppure si conosce: c’è un odio verso l’americano, un odio ai mussulmani, agli atei, ai cristiani e questo odio dipende da quello che alcuni ci raccontano di questi altri mondi che esistono in quello. Se c’è l’odio si possono giustificare le guerre che sono un affare molto lucrativo per alcuni.

Se controlli la comunicazione controlli i sentimenti delle persone, ossia l’odio e l’amore.

-La teoria della cospirazione esiste o è una facile denominazione?

Tutto quello che esca dalla guida ufficiale dei media viene immediatamente ridicolizzato, dequalificato e silenziato.  Il potere non gradisce che si entri nei suoi meandri. Cosa è un segreto? Gli hanno domandato in un occasione all’ex consulente presidenziale e membro del Bilderberg, Henry Kissinger. 

Al che lui ha risposto “quello che uno non vuole vedere nella prima pagina del New York Times”. Alcuni dicono che ormai il Club non sia più segreto perché dopo sessantanni di riunioni si è visto sulla prima pagina del NWY soltanto una volta, nell’occasione canadese di Ottawa Citizen. Questo è dove abbiamo avuto l'opportunità di portarlo in prima pagina quando si riunirono a Stiges. 

Oggi il giornalismo è nelle briglie del potere e bisogna liberarsi da queste briglie per assolvere a quello che è il nostro compito: denunciare gli abusi  e le ingiustizie del potere, segnalando i corrotti e le menzogne.

Il Club di Bilderberg non è una teoria cospirativa ma è una realtà perché ci sono prove e testimonianze che lo dimostrano. Io analizzo una istituzione che è l’organismo dove si riuniscono gli uomini e le donne fra i più influenti e ricchi del mondo. 

E’ un fatto più che notiziabile che dovrebbe attrarre giornalisti da tutto il mondo e pubblicarlo in prima pagina ed aprire le informazioni con la riunione di questo organismo. Tuttavia i medi sono più interessati ad aprire la loro prima pagina con la cerimonia dei Nobel o con un assassinio. Non sembra strano o sospettoso?  Gli uomini più potenti si riuniscono in segreto e la stampa li aiuta a mantenere il loro segreto. Per comportamenti come questi, il giornalismo ha toccato il punto più alto del discredito ed oggi si dice che bisogna reinventare la professione. In realtà non c’è nulla da reinventare, c’è da fare del giornalismo.

Oggi il giornalismo è nelle briglie del potere e bisogna liberarsi da queste briglie per assolvere a quello che è il nostro compito: denunciare gli abusi  e le ingiustizie del potere, segnalando i corrotti e le menzogne.

-Sul più recente libro della Martin Jimenez, Che differenza tra “ Perdidos “rispetto ad altri libri che trattano questo argomento?

Che il libro è stato scritto da una giornalista che utilizza gli strumenti del giornalismo investigativo. Viviamo in una epoca di immediatezza ma ci sono fatti che si possono comprendere e si possono raccontare soltanto dopo centinaia di ore di osservazione e di analisi degli avvenimenti e dei documenti. Dopo Wikileaks si parla molto di documenti segreti, classificati e declassificati, ma che analizza i fatti? 

Per esempio, quando Obama fu nominato presidente ,avevo denunciato nel mio terzo libro, che stranamente fu ritirato dal mercato dopo poco tempo dalla sua pubblicazione, che lui era il miglior prodotto del marketing degli Stati Uniti, del Bilderberg. Senza una osservazione precedente dei fatti, delle persone, delle dichiarazioni, senza collegarsi con tutto questo marasma, non potrei averlo affermato. Questo studio e osservazione necessita di tempo, così come applicare gli strumenti del giornalismo. Bisogna contrastare una e mille volte.

-Che ruolo ha il giornalismo in questo contesto?

Quello che accade in ognuna delle sue riunioni produce effetti sul mondo intero e, come giornalista, mi risulta un argomento di interesse prioritario. La funzione del giornalista è vigilare e denunciare gli abusi e le corruzioni del potere, e del Club di Bildeberg è il potere reale benchè la maggioranza crede che sono i politici e le altre persone che compaiono in televisione. 

Al vero potere non piace essere in prima fila ma preferisce vivere nascosto, passare per non percepito. Il vero potere è un imperatore invisibile. Senza una stampa che scoperchi questi poteri che operano al margine della legge non sarà possibile una democrazia né una separazione dei poteri. E’ verso questo tipo di società segrete che il giornalismo dovrebbe indagare e gettare lo sguardo se realmente vogliamo informare su quello che sta accadendo nel mondo e di chi sono quelli che tirano le fila degli avvenimenti.

“Senza una stampa che scoperchi questi poteri che operano al margine della legge non sarà possibile una democrazia né una separazione dei poteri”.

-Quanti giornalisti sono stati invitati normalmente a questo tipo di riunioni?

Si invitano uno o due giornalisti in ogni riunione annuale, a condizione che conservino il segreto su quanto si tratta in tali riunioni. L’editore dell’The  Economist è solito assistere, così come la famiglia Grahm, antica proprietaria del Washington Post. 

Il presidente del gruppo PRISA, Juan Luis Cebrian, è membro del Comitati Direttivi del Club, cosa che significa che lui seleziona gli invitati spagnoli e decide assieme con il resto del Comitato, gli argomenti che si vanno a dibattere. Per i membri del Bilderberg, la franchezza è la regola d’oro e per quello, secondo gli argomenti, non ci sono conferenze stampe né comunicati. 

La stampa non è invitata e già che condizionerebbe la libertà di esporre le sue idee senza si male interpretino, secondo quanto ha indicato il suo presidente, l’aristocratico belga Etienne Davignon. Perché si va a malinterpretare? Forse sanno decidendo questioni che ai cittadini non apportino benefici tanto come anche a loro? 

Cosa che dimostra l’esistenza di queste entità è la menzogna della democrazia che essi stessi difendono. Senza informazione, senza separazione dei poteri e senza cultura e educazione no si può parlare di democrazia ma di una dittatura nascosta.

-Qual è la risposta dei media generalisti al libro “Perdidos”?

Autocensura, paura, silenzio. Il potere spaventa i giornalisti ed un giornalista intimorito non è un giornalista ma un servo del potere. Quello che la maggior parte delle persone disconosce è che i padroni dei media tradizionali ed i padroni del potere sono gli stessi. I principali azionisti dei media son i banchieri internazionali o società di capitali. Se quelli che hanno provocato la crisi e quelli che ce la stanno raccontando sono gli stessi, come possiamo sperare che ci dicano la verità?

-Circa il processo di realizzazione del libro. Quale tipo di fonti hai utilizzato?

Gli atti delle loro riunioni, le personalità che vi hanno assistito, la storia, le analisi dei documenti e i fatti che venivano apparentemente dispersi e che in apparenza non avevano senso ma lo hanno recuperato dopo molte ore di lavoro. Inoltre, da circa una decade sto cercando il modo che qualcuno di coloro che hanno assistito mi concedano una intervista, tuttavia non parlano, loro hanno firmato un patto di silenzio. I nostri rappresentanti politici non possono giurare sulla Costituzione per riunirsi in segreto con i poteri occulti e rimanere impuniti. Questo non è democratico. In Inghilterra alcuni del Bilderberg hanno parlato con i giornalisti. Così dovrebbe essere.

-Mar  Cabra (giornalista della ICIJ) parlava in una recente intervista del fatto che in Spagna si confonde l’indagine con l’infiltrazione. Quanto c’è di una cosa e dell’altra nel tuo libro?

L’infiltrazione è interessata e, pertanto, pericolosa. Per questo bisogna avere molta accortezza. Io sono solita rifuggire da quella. Mi hanno fatto arrivare dati che forse sono veritieri, probabilmente lo sono, ma preferisco non pubblicarli per evitare possibili trappole. In questo senso sono molto esigente. Il mio libro è pura indagine, non include alcuna infiltrazione. 

-In Perdidos affermi che “il cambio climatico provocato dall’uomo” è parte della strategia del Club come cortina di fumo.  Ci sono tanti studi a favore come contro……

Esiste una manipolazione dei dati e dei fatti circa il cambio climatico. Come in altre questioni, silenziano nei media le voci contrarie a l’impostazione ufficiale. La questione climatica non è una cortina di fumo ma piuttosto racchiude una strategia più profonda che inizia con l’epoca dei Kennedy. Negli anni ’60, il presidente aveva incaricato uno studio segreto per ponderare la possibilità di un mondo in pace. 

Alcuni degli studi appartenevano al Bilderberg ed a altre lobbies di potere ed hanno concluso che un mondo in pace non era possibile. Hanno detto che per il bene dell’umanità, quello che loro consideravano “il bene” del loro modello di capitalismo, bisognava essere continuamente in guerra. Per questo era necessario che i cittadini vivessero in uno stato di timore perpetuo, quali che fossero le cause e consegnarono al presidente una lista di “generatori” di timori. Annotarono anche una invasione extraterrestre ed anche una crisi climatica. 

Di maniera che, dagli anni ’70 ci mettono in allerta e ci spaventano con il problema della cappa di ozono, con i gas serra ed altre questioni. Adesso c’è il cambiamento per cui l’azione dell’uomo provoca il cambiamento del clima e, perché questa teoria fosse più credibile e prestigiosa, hanno consegnato il premio nobel ad Al Gore che è il loro portavoce. Tuttavia un giudice britannico ha proibito o condizionato la diffusione di questi documentari nelle scuole, cosa che avrebbe dovuto essere obbligatoria, per avere trovato degli errori o delle falsità in questo lavoro. Loro sempre mescolano la verità con le menzogne: la verità è che la terra, il suo clima, i suoi vulcani, sono sempre in continuo movimento e cambiamento. 

La menzogna è che questo sia provocato dall’essere umano. La separazione dei continenti è forse dovuta  all’essere umano? Come? Quello che cercano con la strategia del clima è rafforzare la paura perché le persone che vivono con la paura sono più facilmente manipolabili. Si, il potere cerca di controllare le emozioni delle persone e, con quello, il loro comportamento, il loro pensiero e la loro percezione del mondo, il livello della paura non deve calare. Il fine del Bilderberg è quello di controllare la popolazione mediante la paura perché è lo strumento più efficace. La presunta epidemia di influenza così come il cambio climatico provocato dall’uomo si trovano all’interno dei loro piani di provocare spavento nella popolazione ed averne il controllo sociale.

-Allora l’allarme della Nazioni Unite è un falso?

L’ONU è parte del Bilderberg. Non è una fonte affidabile. Anzi dirò di più è una fonte interessata affinchè il mondo proceda nella direzione stabilita dal grande potere. I terreni dove si trova la sede dell’ONU furono donati da David Rockefeller, l’anima del Club. Dopo la Società delle Nazioni è il secondo tentativo del potere invisibile di stabilire una forma di Governo Mondiale e di cui ha parlato nel Bilderberg Javier Solana ed appare nei libri di testo del 1° anno della scuola superiore. 

L’ONU sarebbe questo governo mondiale a cui aspirano, una sorta di potere planetario le cui leggi si troverebbero al di sopra delle leggi sovrane di oni paese. I media ufficiali diffondono i dati del cambiamento climatico che sono sul pannello elettronico dell’ONU sul cambiamento climatico (IPC) senza contrasto o analisi dei dati. Perché non danno il medesimo spazio nelle loro informazioni ai numerosi scienziati che dissentono da questa teoria? 

Pechè vengono silenziate le voci contrarie? Questo non è rigore giornalistico. Bisogna mostrare le diverse sfaccettature di una notizia. Qualsiasi critica alla teoria onusiana è pericolosa per il potere, per quello bisogna passarla sotto silenzio.L’IPCC viene smentito da anni nelle sue previsioni ma i media ufficiali questo non lo dicono. Inoltre che sono le centinaia di esperti invisibili a cui fanno allusione nei loro comunicati?

-Obama si trova anche lui  all’interno di questo piano?

Come ho sottolineato prima, Obama è il miglior prodotto del marketing degli USA. Lo hanno presentato incartato in un premio Nobel della Pace senza che avesse fatto nulla per meritarlo. Non entra in alcuna logica che solo in un anno di presidenza avesse fatto qualche cosa per la pace mondiale, tuttavia la stampa soltanto si è domandata che faceva un premio Nobel per la Pace promuovendo guerre in rafìgione della Siria. 

Nel libro che era atato ritirato dal mercato lo avevo spiegato con ogni dettaglio nell’anno 2010. Le loro amministrazioni sono formate dal Bilderberg, le loro decisioni sono previamente programmate da quelli. Obama è il cavallo di Troia attuale.  “Perdidos  include molte prove di quello che il grande potere vuole; altra questione è che ottengano tutto quello che si propongono”.

-C’è la possibilità che tu possa renderti conto che le tue prove non sono sicure?

Le prove di ogni giorno confermano le mie ricerche. Quasi tutti i giorni si pubblicano nella stampa ma bisogna apprendere a percepirle ed interpretarle. Quando ho pubblicato il mio primo libro nel 2005, molti lettori lo vedevano chiaro ,a in alcune discussioni su internet ci fu chi ha segnalato che quello che veniva esposto era assurdo. Due anni dopo, nel 2007, Bilderberg uscì alla luce pubblicamente per ripulire la sua immagine. Loro stessi manifestarono la propria esistenza. Succede che la prova più attuale è stata la creazione della Banca Unica Europea (BCE), la ultima creatura del Club? Forse questa banca appartiene ad un governo europeo? 

È il governo di una comunità dove il denaro comanda ed organizza le nostre vite. Perdidos è pieno di prove di quello che vuole il grande potere; altra questione è che ottengano quello che si propongono. I giornalisti dovrebbero informare i cittadini di quello che accade e contro chi bisogna sollevarsi e protestare.

Intervista realizzata da  Miquel Pellicer

lunedì 29 dicembre 2014

Da Re David ai Goti

Vi è mai capitato quando cercate una cosa di trovarne un'altra molto più importante? È quello che è capitato a me oggi, credo che non sia casuale ma un segno del destino. 

Si tratta di una parte di pluteo scolpito in arenaria che si trova nell'Abbazia di San Giovanni Battista di Valsenio presso Casola Valsenio nell'appennino tosco-romagnolo. 

Si tratta di una lastra ad ornato depresso che presenta non poche analogie con quella conservata presso la Pieve di San Leolino a Panzano in Chianti, come il nodo di San Giovanni (St. Hans's cross) al centro della croce, l'arricciamento degli spigoli della croce e gli intrecci che ricordano il culto ancestrale del serpente. 


Ma questa è ancora più ricca di particolari che testimoniano la sintesi tra elementi della tradizione pagana germanica con motivi cristiani quasi a testimoniare il momento esatto della conversioni di questi cosiddetti barbari all'arianesimo: la croce col fusto principale molto più grande di quello orizzontale riconduce all'Irminsul, il pilastro del mondo, l'albero sacro dei Germani, a conferma di questo due corvi stanno dalle due parti della croce, sono i corvi messaggeri di Odino: Huginn e Muninn, successivamente i corvi saranno sostituiti con dei più rassicuranti angeli.

Tutta la conversione dei popoli germanici al Cristianesimo è all'insegna del sincretismo con la sostituzione di miti ed eroi della tradizione norrena con quelli cristiani. E così la crocifissione ricorda un analogo sacrificio compiuto da Odino per il proprio popolo e Thor diventa San Michele, il santo guerriero che uccide il drago.

Il nodo di San Giovanni ha un'origine antichissima che riconduce ad antichi culti baltici, i primi esemplari sono stati rinvenuti presso l'Isola di Gotland nel Baltico meridionale è considerata la terra di origine dei Goti. Ancora oggi sull'Isola si celebra la festa di San Giovanni per celebrare l'inizio dell'estate.


Recentemente consistenti lavori di restauro effettuati presso l'Abbazia di San Giovanni di Valsenio hanno permesso alla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia Romagna di realizzare una serie di indagini archeologiche durante le quali sono venuti fuori i resti di una costruzione precedente di epoca altomedievale o addirittura precristiana. Durante questi lavori, mediante la rimozione delle macerie e materiali di risulta, è stato possibile portare alla luce l'antica cripta del monastero. I lavori di valorizzazione e restauro sono stati inaugurati nel maggio di quest'anno.

L'origine di questa croce ariana è sicuramente gotica, lo possiamo dedurre attraverso la comparazione stilistica con altri motivi decorativi sia in oreficeria, si veda il post sul fibbie dei Goti, sia nella scultura della tradizione visigota in Spagna e nella Francia meridionale tra cui il celebre e misterioso pilastro visigoto conservato nella chiesa di Santa Maria Maddalena a Rennes-le-Château. 

Anche qui il parrocco, un certo Bérenger Saunière, nel 1885 si occupò dei restauri della scalcinata chiesa che gli era stata affidata durante i quali venne alla luce un edificio preesistente del VII secolo che includeva un altare composto da una lastra di pietra sostenuto da due colonne in stile visigotico. 

Una di queste era cava all'interno, la leggenda vuole che vi fossero custodite delle antiche pergamene e forse anche altro. Tale leggenda ha dato luogo ad una ridda di ipotesi esoteriche, ma io credo che il vero tesoro sia il pilastro stesso di cui allego uno schizzo.


Stirpe nobile quella dei Goti dalla quale discendono alcune delle più importanti casate europee che i Rosa+Croce collegano alla stirpe di David, cioé alla tribù di Giuda, attraverso Alarico. 

I Goti si caratterizzavano per indossare sontuose fibbie, generalmente in argento, finemente cesellate con motivi decorativi celtici e talvolta incastonate con gioielli. Per questo popolo la fibbia era spesso l'oggetto personale più prezioso, il suo valore si arricchiva di un significato protettivo e scaramantico, richiamando i simboli mitologici e sciamanici della tradizione germanica. 

Riccamente lavorate, queste fibbie raccontano l'epopea di un popolo che nella sua migrazione per l'Europa entra in contatto con tante culture differenti, l'influsso delle quali è chiaramente riscontrabile in questi splendidi manufatti. Si va dall'immagine dell'aquila, animale totemico della cultura gotica, alla svastica, antichissimo simbolo indoeuropeo (dal sanscrito svastika = portafortuna) mediata attraverso i popoli delle steppe pontico-caspiche.

Di seguito vediamo alcuni esempi di fibbie ostrogote.



domenica 28 dicembre 2014

Dauni, Shardana e Popoli del Mare

Se, come abbiamo detto, ad Harran la tribù di Abramo (che ancora non è nazione di Israele, in quanto sarà Giacobbe a ricevere questo incarico da Dio), si divide in tre sottotribù:

- Una prima tribù, volge a sud, verso la palestina, e la Bibbia seguirà le vicende di questa, poiché da essa nascerà la nazione di Israele, prediletta dal Signore

- Una seconda tribù si dirigerà a nord, risalendo il Danubio e occupando perciò la parte nord dell’Europa fino all’Irlanda dove verranno ricordati come i Tuatha de Dana.

- Una terza prenderà la via del mare dando origine a tutta una serie di popoli che saranno noti per le loro abilità guerriere tanto da venire utilizzati come soldati mercenari e guardie del corpo del faraone (Shardana) in Egitto.


Osservando come questi, muovendosi per le terre d’Europa, si integrano e si mischiano con le precedenti genti indo-europee giunte da est definite nelle ricerche della Gimbutas come Kurgan allora possiamo ritenere il popolo dei Dauni potevano essere imparentati proprio con gli Shardana (Notare la presenza della sillaba DAN, derivante dalla tribù di DAN) e altri popoli cosidetti del mare del Mediterraneo, i cosiddetti popoli pelasgici.

A tal proposito invito il lettore ad approfondire i temi qui presentati attraverso le opere del ricercatore Leonardo Melis il quale ha scritto numerosi libri al riguardo tutti estremamente interessanti e preziosi.


GLI ANTICHI DAUNI

Verso la fine del secondo millennio a.C. consistenti gruppi provenienti dalla penisola balcanica, fra cui gli japigi di origine illirica, si insediano nel territorio pugliese. Qui trovano una civiltà indigena dai caratteri culturali compositi fra i quali è evidente l'elemento "protovillanoviano" nonchè componenti residue di una preesistente cultura subappenninica ampiamente influenzata dai contatti con le genti di cultura micenea.

A tutto ciò si sovrappongono gli apporti culturali illirici determinando così la nascita e il carattere peculiare della civiltà japigia che, già ben definita nel X sec. a.C., si suddivide in seguito in tre gruppi distinti: i Dauni a nord, i Peucezi al centro e i Messapi al sud, caratterizzando così l'assetto culturale della Puglia nell'età del ferro. La Daunia, che secondo quanto riferiscono gli scrittori antichi prese il nome da re Dauno di stirpe illirica, a differenza delle altre regioni japige, che risentirono maggiormente degli influssi ellenici, sviluppò contatti con popoli e culture diverse, soprattuttto con i Liburni.

La civiltà daunia attraversò l'età del ferro con proprie e inconfondibili caratteristiche e mantenne una propria autonomia fino al IV sec. a.C. quando, in seguito all'apertura al mondo ellenico e alla successiva romanizzazione, perse definitivamente la propria identità culturale. Il territorio su cui si sviluppò la civiltà daunia comprendeva l'attuale provincia di Foggia, dal fiume Fortore a Nord fino al fiume Ofanto a sud, compresi il Gargano e le prime propaggini appenniniche ad occidente. Una caratteristica di notevole interesse della civiltà daunia è costituita dalle stele daunie: grandi lastre rettangolari in pietra calcarea, interamente scolpite e infisse verticalmente nel terreno.

http://culturadaunia.altervista.org/culturadaunia/Gli_antichi_Dauni.html

sabato 27 dicembre 2014

Achille e Cuchulain

Quando George Dumézil cominciò i suoi studi sulla civiltà indoeuropea, i tanti rilievi fatti dai critici davano l’impressione che lo studioso francese si fosse avventurato in una zona incerta, al limitare della temerarietà. 

A poco a poco, però, una lunga schiera di specialisti dei diversi campi di questa disciplina accettò i risultati delle sue ricerche e la sua opera uscì dall’emarginazione nella quale, inizialmente, il mondo accademico sembrava volerlo confinare. Fra i numerosi meriti che Dumézil può vantare c’è anche quello di aver formato un folto gruppo di studiosi che con autorevolezza ne continuano le analisi e, molto spesso, gli indirizzi di ricerca.

Bernard Sergent, Celti e greci. Il libro degli eroi

Fra questi, Bernard Sergent è probabilmente il meno classificabile sotto etichette precostituite, con le sue molteplici specializzazioni che toccano la storia e l’archeologia, l’antropologia biologica e la mitologia. È senza dubbio uno degli studiosi più promettenti fra quanti ne ha annoverati la “scuola duméziliana”. 

Autore di una grosso saggio d’insieme sugli Indoeuropei, nel quale ha studiato tutto il materiale emerso negli ultimi cento anni con una minuziosità che farebbe arrossire un filologo di scuola antica, ha poi proseguito le sue indagini soffermandosi in alcuni ambiti specifici di questa vastissima disciplina: la genesi dell’India prima, il rapporto fra omosessualità e mondo divino poi e, infine, quello fra l’omosessualità e le iniziazioni.

Tempo ed eternità nell'antica Grecia Sufficientemente ferrato per affrontare con un metodo comparativista materiali di difficile comprensione, Bernard Sergent ha poi osato affrontare una materia che nessun indoeuropeista aveva mai toccato in modo sistematico, quella concernente i rapporti fra la mitologia greca e celtica. Nasce così il testo di Celti e Greci. Il libro degli Eroi, che ora le Edizioni Mediterranee di Roma propongono all’attenzione degli studiosi italiani nella prestigiosa collana “Orizzonti dello Spirito”.

Preceduto da una introduzione del professor Enrico Montanari dell’Università “La Sapienza” di Roma, il libro è diviso in tre parti che studiano particolari contesti mitologici.

Nuccio D'Anna, Il gioco cosmico. Tempo ed eternità nell'antica Grecia

Ad una prima occhiata sembrerebbe davvero difficile accostare personaggi secondari della mitologia ellenica come Cefalo al quasi totalmente sconosciuto eroe celtico Celtchar. La stessa cosa può essere detta per il rapporto stabilito da Bernard Sergent fra Bellerofonte e il più conosciuto Cuchulainn, l’eroe di una innumerevole quantità di scenari guerrieri dell’antica Irlanda. L’analisi di questi Eroi è attenta, serrata, ma la nebbia che avvolge molta parte del loro dossier mitologico non permette conclusioni certe, nonostante la continua attenzione nell’individuare gli elementi fondamentali che delimitano la “personalità” di questi protagonisti di un mondo non sempre di facilissimo approccio.

Più complessa la comparazione fra il celeberrimo eroe ellenico Achille, con l’altrettanto famoso Cuchulainn, l’eroe celtico che molto spesso è conosciuto solo per le sue colossali bevute.

Bernard Sergent procede per gradi. La sua lunga analisi comincia comparando la nascita dei due eroi e la loro educazione. Elementi essenziali del profilo delle rispettive madri e persino degli educatori sfuggono ad una realtà “umana” e si collocano, invece, all’interno di un contesto mitologico nel quale acquistano rilievo forme di iniziazione che trasformano il giovane in un possente guerriero. 

Tale sua qualità consente all’Eroe persino di operare ai limiti dell’ordine sociale della propria civiltà e di costituire, spesso, un elemento di perturbazione. Una serie di tratti comuni avvicina i due Eroi: la giovinezza, il fatto che ad un certo punto della loro vita assumano tratti da fanciulla, la loro bellezza quasi femminea, la sostanziale brevità della loro vita, il colore rosso che sembrano prediligere, la potenza del loro grido di guerra, la regalità che li pone al di sopra di tutti gli uomini.

Si passa poi al contesto nel quale Achille e Cuchulainn vivono, le armi che prediligono: la lancia e lo scudo; gli animali che li aiutano nelle loro imprese guerriere: i cavalli e il cane. Infine il tipo di azione guerriera che li ha resi unici: la quantità dei nemici uccisi, i massacri, le stesse forme di uccisione, le decapitazioni. 

Un particolare rilievo può avere la triplice classificazione degli avversari affrontati, che rimanda a rituali guerrieri nei quali aveva un ruolo fondamentale un mostro tricefalo. È ancora in tale contesto rituale che acquistano importanza i cenni alla circumambulazione del campo di battaglia, oppure l’abitudine ad un combattimento solitario, oppure quello contro le potenze ctonie sui quali insistono alcuni scenari mitologici.

Achille e Cuchulainn sono Eroi che rappresentano un mondo culturale particolare, personificano categorie mentali trasposte nel mito e spesso simbolizzano importanti forme rituali non più praticate in epoca storica. Ci troviamo di fronte ad una forma di civiltà guerriera non confinabile nei canoni del normale combattente, ma che travalica in una realtà iniziatica della quale in età storica si è persa ogni cognizione. 

La stessa morte dei due protagonisti mostra somiglianze stupefacenti se si tengono presenti i contesti sacrali nei quali gli Eroi operano. Achille è ucciso da Paride, un protetto del dio Apollo, mentre la morte di Cuchulainn viene prodotta dall’intervento del celtico Lug, il dio che è spesso accostato per le sue similitudini proprio all’Apollo ellenico.

Bernard Sergent, Les Indo-Européens

Franco Rendich, Origine delle lingue indoeuropee. struttura e genesi della lingua madre del sanscrito, del greco e del latino L’indagine di Bernard Sergent è serrata e non lascia spazio a critiche provenienti dai classicisti, non abituati a comparare materiali così difficili ma ricchi di prospettive. 

Dalle sue ricerche emerge un nuovo modo di accostarsi al mondo greco. La superstizione, che faceva della civiltà ellenica una specie di miracolo irripetibile, crolla di fronte a tutta una serie di studi che mostrano come la mitologia ellenica scaturisca dallo stesso retroterra culturale e rituale che ha dato vita alla civiltà dell’India e della Scandinavia, della Celtide e di Roma.

Studi come questo possono stimolare a trovare spazi nuovi di ricerca e ad esplorarli fino in fondo.

venerdì 26 dicembre 2014

Frederik Bolkestein e il fallimento dell'Unione Monetaria

Frederik Bolkestein, detto Frits, è un economista e politico olandese, noto per la direttiva sulla libera circolazione dei servizi che da lui prese il nome (la direttiva Bolkestein), che ha ricoperto il ruolo di commissario per il mercato interno, la tassazione e l’unione doganale nella commissione Prodi. Frits ha goduto sicuramente di un punto di vista privilegiato sul processo di formazione della moneta unica.


L’Unione Monetaria ha fallito. L’Unione Monetaria è il risultato di un desiderio francese e di una concessione tedesca. Il desiderio francese era quello di guadagnare potere sul marco tedesco per mezzo di una Banca Centrale Europea aperta alla persuasione della politica; il desiderio tedesco era quello di ottenere un’unione politica europea. Da questo punto di vista, il Cancelliere Helmut Kohl mostrò di essere un romantico: è dalle immagini che i politici traggono inspirazione.

L’immagine ispiratrice di Kohl fu la morte in un Luftangriff, un bombardamento, del suo fratello maggiore, poco prima della fine della Seconda Guerra Mondiale. “Che non accada mai più” deve aver pensato, “meglio una Germania europea che una Europa tedesca”, e l’unione politica dell’Europa lo avrebbe garantito (cfr: “La terza guerra mondiale della Merkel“). Per raggiungere questo obiettivo era disposto a sacrificare il simbolo del rinascimento economico della Germania: il marco tedesco. 

Questa era la sua concessione. Come sostenne Hubert Védrine, assistente del Presidente Mitterrand e poi Ministro degli Affari Esteri in Francia, “con la Moneta Unica Kohl ha fatto la più grande concessione che si possa chiedere a un Cancelliere tedesco”. Se all’epoca fosse stato fatto un referendum sulla creazione della Moneta Unica, la scelta di rinunciare al marco avrebbe potuto benissimo essere sconfitta nelle urne.

Fritz Bokestein

Nel Novembre 1992 Helmut Kohl disse al Parlamento Tedesco: “Die Politische Union ist das unerlässliche Gegenstück der Wirtschafts und Währungsunion”, ovvero “l’Unione Politica è la controparte fondamentale dell’Unione Monetaria”. 

Così, fummo avvertiti. L’Unione Politica doveva precedere l’Unione Monetaria, ma non lo fece, ed è stato esattamente il contrario. 

L’Unione Monetaria è stata concordata a Maastricht, e stiamo ancora qui ad aspettare l’Unione Politica. Poco tempo dopo la conferenza di Maastricht, Helmut Kohl scrisse che non era stato possibile soddisfare tutte le aspettative in quell’occasione, ma era stata creata una dinamica politica alla quale nessuno degli stati membri sarebbe stato in grado di resistere. Come tutti noi possiamo vedere, non ha funzionato in questo modo e l’Unione Monetaria ha portato alla scissione, non all’integrazione.

Al fine di ottenere l’accettazione dell’euro, la Germania ha insistito sul cosiddetto Patto di Stabilità e Crescita, che qualche tempo dopo venne concluso a Dublino, stabilendo i cinque criteri che tutti i paesi membri avrebbero dovuto raggiungere se avessero voluto aderire all’Euro. 

In primo luogo, tra questi criteri c’era il requisito che determinava che il deficit annuale di uno stato membro non deve superare il 3% (ndr: leggi qui come nacque questo limite). Tutti i firmatari del Patto di Stabilità e Crescita dichiararono “solennemente” che avrebbero “rigorosamente” osservato questo criterio, ma le cose non andarono così: nel 2003 la Germania e la Francia furono i primi a non rispettare le regole. Ora, se un patto che tutti i firmatari di una dichiarazione solenne hanno dichiarato di osservare rigorosamente viene disatteso dopo pochi anni, quale patto o dichiarazione europea successiva potrà avere credibilità? 

Questo, temo, vale anche per il recente accordo conclusosi a Bruxelles, dove si riafferma il Patto di Stabilità e Crescita e si rafforzano le sanzioni per i trasgressori. Staremo a vedere.

L’Unione Politica Europea immaginata da Helmut Kohl non è altro che un’unione federale, una cosa con cui i tedeschi hanno tanta esperienza perché è proprio dentro un’unione federale che vivono. L’Unione Europea però non diventerà mai una federazione come la Germania, gli Stati Uniti, il Canada o il Brasile. Importanti stati membri non lo vogliono. 

Primo fra tutti il Regno Unito, dove il progetto di un superstato europeo — lì la chiamano così la federazione europea — viene respinto con orrore. Ma anche la Polonia, dove i ministri hanno detto che i polacchi non sono passati attraverso 40 anni di dominazione sovietica per finire sotto la tutela di Bruxelles. Stessa cosa anche per i cechi e gli spagnoli, e ora anche gli olandesi, che un tempo hanno creduto che uno stato federale europeo avrebbe protetto i piccoli Paesi membri da quelli più grandi.

Certamente è vero che l’Unione Europea ha determinate caratteristiche federali: il Parlamento Europeo, la Commissione Europea, la Corte Europea di Giustizia e il Consiglio Europeo. Ma questo è il massimo a cui si è riusciti ad arrivare. 

Quindi, possiamo dire che nessun protagonista ha ottenuto quello che voleva. La Francia ritiene che il Trattato di Maastricht ha rappresentato una vittoria sulla Germania ma ancora non ha ottenuto una Banca Centrale Europea aperta all’influenza dalla politica, dal momento che questo per i tedeschi sarebbe una violazione del patto che farebbe abortire l’Unione Monetaria. La Germania non ha raggiunto la sua ambizione, perché non ci sarà mai una Federazione Europea.

Signore e signori, non si riflette mai abbastanza attentamente. I politici europei sono stati confusi dalla nozione romantica di un’unione sempre più stretta, come il preambolo del Trattato di Roma lasciava intendere, ma il romanticismo in politica è fatale: meglio essere realisti ricordando che “i migliori piani dei topi e degli uomini vanno spesso fuori strada”, come scrisse il poeta scozzese Robert Burns.

Una cosa che avrebbe dovuto essere considerata fin dall’inizio – ma così non è stato – era la differenza di cultura economica tra il Nord Europa e l’area Mediterranea guidata dalla Francia. Messa nel modo più sintetico possibile: il Nord ha voluto la solidità, il Mediterraneo la solidarietà. 

Tornando negli anni sessanta, Johannes Witteveen, all’epoca Ministro delle Finanze olandese e successivamente direttore del Fondo Monetario Internazionale, disse: “i paesi che formano un’unione monetaria si firmano reciprocamente un assegno in bianco”. Questo è stato dimenticato.

Secondo la visione francese la disciplina prevista dalla bilancia dei pagamenti dovrebbe sparire. Se le differenze economiche tra gli stati membri dovessero manifestarsi, gli squilibri risultanti dovrebbero essere finanziati congiuntamente o – in alternativa – regolati in modo tale che l’onere dell’aggiustamento venisse simmetricamente distribuito sui paesi in deficit e in surplus. In questo modo i paesi in surplus mostrerebbero solidarietà con quelli in deficit.

Un’altra differenza altrettanto perniciosa tra il Nord e gli stati membri del Mediterraneo era l’asimmetria nella competitività. Herman Van Rompuy, il Presidente del Consiglio Europeo, è noto per aver detto che l’euro è un sonnifero: ha permesso ai paesi mediterranei di prendere in prestito denaro a tassi d’interesse artificialmente bassi, trascurando la necessità di apportare miglioramenti strutturali alle loro economie, lasciandosi andare al sogno del “dolce far niente”. Tali erano gli effetti del “one size fits all”. Non conosco un singolo americano che abbia creduto alla durata dell’euro, e questi sono i motivi.

Al momento del dibattito sul chi avrebbe e chi non avrebbe dovuto avere la possibilità di entrare nell’Unione Monetaria, io ero il leader del mio partito. Ero contrario all’adesione dell’Italia perché era evidente che non avrebbe soddisfatto i criteri. Il nostro Ministro delle Finanze, Gerrit Zalm, era d’accordo con me. 

Di conseguenza, è stato chiamato “il duro” o “il perfido” quando a Roma ha insistito sull’osservanza dei criteri. Da parte mia, sono andato a Francoforte per incontrare il signor Tietmeyer, all’epoca Presidente della Bundesbank, per convincerlo a opporsi all’ingresso dell’Italia nella Zona Euro. Fu tutto inutile, e mi disse: “Lieber Herr Bolkestein, Sie sind Politiker, ich bin nur Beamte” (Caro signor Bolkestein, lei è un politico, io solo un impiegato). In altre parole: “Dovrei fare io il lavoro sporco?” Certo, poteva fare ben poco visto che il suo capo, Bundeskanzler Helmut Kohl, aveva già deciso che l’Italia poteva entrare nell’euro (cfr: “Nino Galloni: Il funzionario oscuro che fece paura a Kohl” e “L’Italia come la Grecia: truccò i conti per entrare nell’euro“).

L’adesione italiana alla Zona Euro ha avuto conseguenze disastrose, una di queste è che anche la Grecia è stata accettata come membro; non a discapito dell’aver mentito sulle statistiche – cosa che ha fatto – ma perché il Consiglio Europeo ha ritenuto che non poteva negare alla Grecia quello che era stato consentito all’Italia. I tedeschi chiamano questo comportamento “die Fluch der bösen Tat”, ovvero “fai una cosa sbagliata e questa continuerà a perseguitarti”.

E così, adesso ci troviamo di fronte alla crisi del credito. Secondo alcuni la crisi è stata causata dai banchieri, ma le cose non stanno così. Non nego che alcuni banchieri – forse anche molti – si siano comportati male, ma l’origine si trova negli Stati Uniti e la causa erano le scelte politiche sbagliate del Governo. Tre fattori meritano di essere menzionati:
  • in primo luogo, il deficit del Governo finanziato in gran parte dai cinesi. Questo significa che alcune delle persone più povere della terra hanno pagato per mantenere alcuni dei consumatori più ricchi e garantiti finanziariamente;
  • in secondo luogo, la politica della Federal Reserve, che ha mantenuto il tasso d’interesse artificialmente basso allo 1% quando avrebbe dovuto essere intorno al 4%. Questi due fattori hanno causato un eccesso di liquidità;
  • in terzo luogo, la normativa che ha chiesto ai banchieri di concedere mutui per comprare casa anche a persone che non erano solvibili. È vero che alcuni banchieri hanno approfittato dei clienti creduloni, ma era il Governo a permetterglielo.


Noi europei ci siamo invischiati in un bel pasticcio. L’ordine del giorno è che i governi dovrebbero ridurre le spese e risparmiare denaro al fine di soddisfare i criteri del 3%, ma una delle lezioni degli anni ’30 è che ridurre la spesa in un momento di crisi ha l’effetto di prolungarla. Certo, la situazione attuale non è come quella degli anni ’30. Per prima cosa abbiamo sistemi di sicurezza sociale che servono ad attutire gli effetti della disoccupazione, ma questi sistemi di stabilizzazione significano anche un aumento della spesa pubblica, e in parte vanno a contrastare proprio quello che cercano di salvare.

Il Governo spagnolo ha supplicato di essere perdonato per non aver applicato la regola del 3%. La Francia è messa peggio. Il Governo greco può fare promesse, ma non può mantenerle a causa della sua debolezza. Quando ero membro della Commissione Europea (prima del Novembre 2004) abbiamo concesso alla Grecia 150 milioni di euro per istituire un Registro del catasto: ad oggi ancora non esiste. 

La sua economia gira solo attraverso gli accordi corporativi. È difficile pensare come la Grecia possa rimanere uno stato membro dell’Unione Monetaria. Penso che la cosa migliore per la Grecia sia uscirne, forse per ritornare più tardi, dopo aver sistemato tutto quello che c’è da sistemare. Non c’è dubbio che questa sarebbe una faccenda molto complicata da gestire, ma che significato ha mandare di tanto in tanto ad Atene delle missioni della Troika solo per scoprire che ancora una volta il Governo greco non ha fatto quello che aveva promesso?

Una cosa che di sicuro non dovremmo fare è creare i cosiddetti euro bond. Questo significherebbe che tutti gli stati membri metterebbero in comune i loro debiti facendoseli finanziare da queste obbligazioni: un piano disastroso. Per prima cosa farebbe pagare ai Paesi Bassi un tasso d’interesse molto più elevato del dovuto. Il mio ultimo calcolo ha mostrato che l’onere degli interessi salirebbe di 7 miliardi di euro all’anno. 

In secondo luogo, e, cosa più grave, gli euro bond si presenterebbero come un diaframma tra i paesi in deficit e il mercato, proprio come fece l’euro: ma in questi paesi il deficit dovrebbe rispondere di più al mercato, non di meno. L’ex Primo Ministro del Belgio Guy Verhoffstadt è un adepto di questo piano, ma – questo è il mio sospetto – lo è perché vuole abolire lo Stato-Nazione, il che è assurdo. In termini più generali, la mutualizzazione del debito scarica dalla responsabilità, che è esattamente l’opposto di quello che invece dovrebbe essere.

Ci sarà la rottura della Zona Euro? O piuttosto, che tipo di Euro avremo in futuro? Mostrerà “solidità” come la Germania e il mio paese vogliono? Oppure significherà “solidarietà”, che significa usare i soldi degli altri? I tedeschi non vogliono gli euro bond; non vogliono un’unione di trasferimento, che significherebbe un flusso permanente di denaro da Nord verso Sud nella stessa maniera delle sovvenzioni che passano dalla Germania Ovest a quella dell’Est. 

Resisteranno anche all’Unione Fiscale, che ci costringerebbe ad imitare l’economia francese fatta di tasse elevate ed elevata spesa pubblica. Ringrazio la Corte Costituzionale di Karlsruhe, che ha reso le ulteriori cessioni di sovranità a Bruxelles oggetto di approvazione parlamentare (cfr: “I tedeschi non sono mica scemi come noi“).

Permettetemi di ricordarvi la storia di questo paese. L’Italia è stata costituita nel 1870. La lira divenne la moneta nazionale. È stata progettata per il Nord, e quindi, troppo forte per il Sud. Il Nord ha compensato questo squilibrio attraverso la Cassa per il Mezzogiorno, e questa unione di trasferimento continua ancora oggi, ma ha fatto ben poco per migliorare la situazione economica del Mezzogiorno.

L’Unione Monetaria ha fallito. Impedisce le svalutazioni di cui i paesi in disavanzo hanno bisogno. Invece di essere una zona di stabilità monetaria, è una fonte di inquietudine. Finché il Nord e il Sud sono legati insieme, non potremo mai uscire dalla fossa che noi stessi ci siamo scavati.

giovedì 25 dicembre 2014

Regalo di Natale - William Blake e il Pensiero Dogmatico

Il Tribunale dell'Inquisizione Dipinto da Francisco de Goya. 

La storia ci dimostra che alla fine tutto è falso 

Di recente qualcuno ha chiesto: "Il contenuto oppressivo delle religioni monoteiste dovrebbe essere rispettato e lasciato in pace o sfidato e messo in discussione?"

Si tratta di una domanda capziosa che, inutile dire, ha provocato un animato dibattito sulla natura della religione vera forza oppressiva e negativa nel mondo odierno.

Qualcuno si e espresso così:

"Il cristianesimo e un culto restrittivo, pregiudizievole, violento, oppressivo e totalitario, ipocrita, patriarcale che ha causato duemila anni di dolore, sofferenza e miseria a milioni di persone." 

Il difficile non è capire perché tante persone la pensano così; guerre e persecuzioni religiose, nei secoli, hanno ucciso innumerevoli milioni di persone e i principi delle Sacre Scritture sono state utilizzate e giustificate con una litania di crimini contro l'umanità, dalle Crociate del vicino Oriente alla conquista del Nuovo Mondo e il posteriore genocidio della popolazione indigena, alle orrende inquisizione e ai frequenti massacri dei pagani nel nome di "Gesù Cristo Nostro Signore."

Oggi, le istituzioni religiose continuano a essere oggetto di critiche intense, a volte pienamente giustificate, questo è il caso dei continui scandali sull'abuso di minori e la corruzione o il fomentare l'estremismo violento (qualcosa di cui i fondamentalisti cristiani sono colpevoli come lo sono gli omologhi islamici fondamentalisti).

Anche il giudaismo, deliberatamente si equipara con il sionismo, con il bene di esimere lo Stato di Israele da Qualsiasi colpa per i suoi crimini contro l'umanità, commessi contro il popolo palestinese e altri vicini arabi.

Le considerevoli reazioni ATEE contro le Organizzazioni Religiose e il loro impatto sullo sviluppo della specie è comprensibile - e senza dubbio, ironicamente, a volte queste reazioni tradiscono un altro tipo di dogma da una chiusa mentalità - una persona che cerca di negare che la religione non ha nessun valore e di conseguenza deve essere totalmente scartata con una  nuova ideologia, una specie di "militante ateismo" i cui seguaci si apprestano ad attaccare la religione mentre propagano le Loro certezze.

E' un'ironia che si riassume forse meglio, con la fondazione della prima "chiesa atea" a Londra all'inizio del 2013, il che chiama allo sradicamento della religione e, sembra essere lo zelo di un eco evangelico.

Una risposta legittima è l'opinione che la religione sia una forza distruttiva per il Mondo e conseguentemente, un'istituzione che ha pervertito le persone decenti e ben pensanti per i suoi fini nefasti; le scritture sacre destinate a illuminare e liberare sono state trasformate e deformate in dogma e ortodossia - strumenti di controllo per manipolare le masse.

La natura ambigua di questi testi - le allegorie e parabole cariche di significato e simbolismo occulto - sono per natura loro aperte a cattive interpretazioni e Abusi.

Sebbene questo sia certo, fanno pensare però che questa qualità le rende intrinsecamente difettose in qualche modo una causa della manipolazione dell'istituzione e quindi inutile. Per esempio, il cristianesimo ha una storia ricca e diversa che nega la sua semplicistica catechizzazione .

Paragonate agli gnostici o ai neoplatonici cristiani dei primi cristiani di Roma, la colomba del panteismo greco romano era ancora forte, riguardo alla chiesa cattolica e ai di grandi della riforma protestante scismatica tutto questo rende impossibile definire il cristianesimo come una cosa sola.

Probabilmente, ci sono più denominazioni cristiane in tutto il mondo oggi che in qualsiasi altro momento storico, con un'uguale varia influenza.

Pochi negherebbero che il sistema economico attuale è una delle forze più distruttive del mondo odierno, in quanto esacerba la povertà creando un profondo solco tra ricchi e poveri che continua ad aumentare in maniera esponenziale.

I prestiti dati con eccessivi (e abusivi) tassi di interesse ammontano a milioni di debito, non a caso, questa pratica immorale viene riconosciuta come usura.

Tutte le principali religioni, dal giudaismo al cristianesimo, dall'Islam al buddismo hanno condannato questa pratica, con dei Riferimenti trovati nella Bibbia ebraica, nel Nuovo Testamento, nel Corano e anche negli antichi Veda dell'India.

Pochi non sarebbero d'Accordo con il fatto che il Mondo sarebbe un luogo migliore senza le pratiche usuraie moderne, prive di scrupoli.
  
Cristo Scaccia Gli usurai dal tempio, Una incisione di Lucas Cranach il Vecchio in 'Pasionarios de Cristo y el Anticristo'

L'illuminata poesia di William Blake - un uomo religioso molto critico con la chiesa - è uno dei migliori esempi della riconciliazione della natura ribelle contro l'ortodossia religiosa, che paradossalmente esiste nell'ambito della fede in Dio, la convinzione di Blake è:

"Gli uomini hanno dimenticato che nel Cuore Umano risiedono tutti gli dèi" e, cercano l'uguaglianza e la libertà per tutti.

Fortemente influenzato dagli gnostici, Blake viene visto da alcuni come un anarchico visionario.

Altri Gruppi Religiosi storici hanno condotto radicali divisioni politiche: nel 17 secolo i "(Diggers) zappatori" erano un gruppo di protestanti che cercarono di riformare l'ordine sociale creando un sistema di piccole comunità rurali basate su principi di eguaglianza - avrebbero influenzato negli anni 60 i Diggers di San Francisco; gli anarchici della comunità e gli attivisti radicali di Haight Ashburry. La loro influenza si fece sentire di nuovo per le strade nel Regno Unito nel 2011, con la recrudescenza dell'anarchismo e dei movimenti.

I punti di vista dello scrittore russo Lev Tolstoj sull'anarchismo Furono smorzati grazie alla sua devozione cristiana.

Nel suo testo del 1900 "Sull'Anarchia", Tolstoj scrisse:

"Gli anarchici hanno ragione su tutto: negano l'ordine esistente, e affermano che senza autorità la violenza non sarebbe peggiore di quella esercitata dall'autorità esistente. Solitamente si sbaglia nel pensare che l'anarchia possa iniziare con una rivoluzione violenta". 

William Blake, riconosce l'affondamento e l'amnesia delle profonde verità spirituali dei testi religiosi dell'istituzione della chiesa.

Egli condannò la sofisticazione del pensiero teologico che rinforzò la repressione individuale, dove il "peccato" è vincolato ai desideri degli uomini e allo stesso tempo scusava gli atti cattivi e l'ingiustizia.

Queste critiche continuano ancora oggi, soprattutto perché le istituzioni religiose negano che qualsiasi tipo di forma spirituale possa venire dal nostro interno.

Gli gnostici e molti altri furono perseguitati dalla Chiesa Cattolica Romana dopo il Concilio di Nicea dell'Anno 325 quando la Chiesa divenne arbitro autoproclamato della "illuminazione spirituale" e la persona poteva trovare il divino solista attraverso la mediazione del sacerdote.

Il pulpito diventa così un emblema per propagare l'ignoranza dogmatica facendo sorgere la falsa saggezza, sovvertendo gli insegnamenti di Cristo con abili sofismi per proteggere la propria ricchezza e autorità.

Mentre le Principali Istituzioni Religiose monoteiste continuarono a dominare ampliando con l'annuncio la loro influenza globale, i gruppi dissidenti gnostici, hanno dovuto entrare in clandestinità andeando a far parte di una ricca tradizione occidentale di saggezza esoterica e di conoscenza occulta, incorporando gli insegnamenti occulti di sempre, dall'ermetismo alla Cabala grazie all'alchimia e all'illuminismo dei Rosacroce.

Isaac Newton, uno dei fondatori del metodo scientifico moderno, fu molto influenzato dall'occultismo descritto da John Maynard Keynes nel 1942 

"Non è stato il primo dell'era della ragione, ma solo l'ultimo dei maghi".

Oltre ad essere un alchimista praticante, ha sempre creduto di essere un eletto da Dio con il compito di comprendere le scritture della Bibbia. Certamente queste caratteristiche gettano una nuova luce su un uomo che è considerato da sempre l'archetipo dello scienziato materialista.

Newton ha segnato l'inizio di un'era dominata dalla visione meccanicista dell'Universo, che escluse i punti di vista degli alchimisti e dei religiosi che Newton considerava di vitale importanza.

"Newton" di William Blake

Lo studio di dell'ampio sapere di Newton sulle scienze occulte insieme alla sua profonda influenza nella formazione del pensiero scientifico moderno ci dà l'esempio della forma che la libertà di restrizioni ideologiche di ogni tipo fomenta il pensiero con il bene della creazione e nuovi paradigmi.
Il dogmatismo che inibisce questi cambi di paradigma potrebbe essere scientifico e religioso, nel divenire sempre più evidente in fatti recenti sullo studio della coscienza.

TED (Technology Entertainment Design) in un video, parla di Graham Hancock sulla  Guerra Contro la Coscienza, e del ruolo che hanno le antiche piante sacre per Comprendere la mente, nelle visioni dello sciamanesimo, 

questo è un buon esempio sugli effetti negativi di certi dogmatismi scientifici. 

Dopo un breve tempo in cui e stato a disposizione del pubblico su YouTube, l'Organizzazione TED ha ritirato il video con la scusa che "conteneva errori gravi sui fatti che minavano l'impegno di TED verso la buona scienza" e accusava Hancock con l'epiteto di un "pseudoscientifico".

Non avendo potuto affermare quali erano queste accuse con delle testimonianze e avendo affrontato una forte reazione da parte dell'opinione pubblica, TED ha dovuto fare marcia indietro e ritrattare la sua iniziale dichiarazione.

Il video e stato reinserito in un luogo remoto del Suo blog, ma TED ha mantenuto l'affermazione che le opinioni di Hancock erano fuori "del pensiero ortodosso scientifico"

Per molti, l'espressione "pensiero ortodosso scientifico" voleva dire eliminare la conferenza di Graham Hancock dal proprio canale - gli attacchi alla sua credibilità e le meschine accuse di mancanza di professionalità di base e senza nessuna analisi rigorosa con dettagli specifici che poteva rifiutare, erano poco più che mascheramenti per occultare ciò che era solo una questione ideologica
.
TED, ha dimostrato che era la rappresentazione del tipo di pensiero scientifico materialista di cui Hancok parlava chiaramente nella sua conferenza, e che era incapace di allontanarsi dal fronte delle difficili domande della coscienza.

Un paradigma di opzioni acquisite avendo anche la possibilità della validità dell'esperienza degli stati di alterazione della coscienza sciamanica, senza volere discutere della posizione che la coscienza risiede completamente nel cervello, inevitabilmente da il benvenuto a queste idee con un automatico rifiuto ridicolizzandole.

Il progresso, però, si fa quando il pensiero ortodosso viene sfidato - il Metodo scientifico consiste nel proporre ipotesi che vengono spiegate con fenomeni  che non si comprendono appieno.

Adottando la rigida posizione dello scettico riguardo al punto di vista di Hancock per quanto riguarda la coscienza, TED, (il cui lemma è "che vale la pena di condividere le idee"), ha dimostrato che la conformità con le dottrine prestabilite, ha la priorità su nuove idee radicali che realmente vale la pena di condividere.

Il "contenuto oppressivo" delle religioni monoteiste deve essere rigorosamente sfidato, dobbiamo mettere in discussione anche il materialismo scientifico quando cerca di negare le esplorazioni con nuove vie di ricerca che contraddicono la sua posizione ideologica e anche l'ateismo quando chiede l'Abolizione della religione e di tutto quello che ne deriva.

Dobbiamo però riconoscere gli aspetti positivi dei diversificati credi e integrarli per ottenere una comprensione più ampia per superare la "saggezza convenzionale" (la storia ci dimostra che alla fine il tutto è falso).

I suddetti (Einstein e Newton sembrano averlo capito):

"Tutto ciò che seriamente è coinvolto nella ricerca delle scienze ci convincono che uno spirito si manifesta nelle leggi dell'Universo - uno spirito molto superiore a quello dell'uomo, di Fronte al quale noi, con i nostri modesti poteri, dovremmo sentirci umili." 

mercoledì 24 dicembre 2014

Simbologia dell'Albero di Natale (I Due Natali)

Lo storiografo Alexander Hislop (1807-1865) durante l'attività di ministro della Chiesa Libera protestante scozzese, si dedicò alla mappatura delle connessioni esistenti tra la Chiesa cattolica romana e l'antico culto della Natura e del Sole

Sul lavoro di Hislop hanno costruito nuove ricerche molti occultisti contemporanei, tra cui Jordan Maxwell e Peter Joseph con il documentario: Zeitgeist



Nel saggio Le Due Babilonie (1858) Hislop asserisce che le tradizioni cattoliche sarebbero in larga parte antichi rituali naturalistici sui quali l'imperatore romano Costantino (300 d.C) volle sovrapporre la religione cattolica, (Fonte), probabilmente al fine di unificare i numerosi culti pagani coesistenti all'interno dell'impero. Fu da allora che il Cristianesimo, secondo la versione di Hislop, smise di essere la dottrina originaria espressa dal suo iniziatore Gesù, per diventare la religione ufficiale dell'impero, cioè la Chiesa di Roma.

A pagina 93 del suo Le Due Babilonie, Hislop descrive quelle che per lui sarebbero le origini occulte del Natale, così come viene attualmente celebrato nel mondo cattolico:

"Molto prima del IV secolo e del Cristianesimo, in molte nazioni era celebrata una festa in onore della nascita nei cieli del figlio della regina di Babilonia. Si può presumere che per incrementare il numero degli aderenti nominali al cristianesimo, la Chiesa romana abbia deciso di inglobare la festa tra le proprie celebrazioni. Tale tendenza da parte dei cristiani di andare incontro alle esigenze pagane si sviluppò piuttosto presto; ne troviamo testimonianza in Tertulliano, quando nel 230 si lamenta amaramente dell'inconsistenza dei discepoli di Cristo nell'adattarsi a simili 'conciliazioni'; atteggiamento in netto contrasto con la rigorosa e ostinata fedeltà dei pagani alle loro usanze."

I primi riferimenti storici circa il Natale, cioè la messa dedicata alla Natività (Cristes Maesse, da cui Christmas) risalirebbero ad oltre un millennio dopo Cristo. l'Enciclopedia Cattolica inglese, infatti, asserisce che: "La prima testimonianza scritta che abbiamo del Natale, risale al 1038."

Eppure nei secoli che precedettero la diffusa affermazione delle festività natalizie cattoliche, i giorni a cavallo tra Dicembre e Gennaio di ogni anno furono teatro di altre celebrazioni, estremamente diffuse e antiche. Come sappiamo, l'anno dell'attuale calendario 'gregoriano' è definito 'solare' e inizia il Primo Gennaio. Questo perché alla fine del mese di Dicembre ha luogo un importante evento astronomico, cioè il 'solstizio d'inverno'; la giornata più breve dell'anno è seguita dal primo giorno in cui il Sole ritorna a crescere, dando avvio al percorso verso il nuovo risveglio della natura (Dea Madre), la stagione delle messi, ed il 'solstizio d'estate.' Per molte antiche culture quello era il giorno del Deus Sol Invictus, e meritava di essere celebrato solennemente.

"Il culto del Sol Invictus ha origine in oriente. Ad esempio le celebrazioni del rito della nascita del Sole in Siria ed Egitto erano di grande solennità e prevedevano che i celebranti ritiratisi in appositi santuari ne uscissero a mezzanotte, annunciando che la Vergine aveva partorito il Sole, raffigurato come un infante.

In particolare, è l'apologeta cristiano Epifanio di Salamina a segnalare che in alcune città d'Arabia e d'Egitto i pagani celebravano una festa dedicata al trionfo della luce sulle tenebre, e incentrata sulla nascita del dio Aîon, generato dalla vergine Kore, con un evidentissimo rimando alla dottrina dell'eterno ritorno: si noti che nella tradizione cosmologica greca Aîon era uno degli aspetti del Tempo, inteso nella sua valenza di eterno presente; in greco, inoltre, kore è la parola che designa genericamente il femminino nelle sue infinite potenzialità, e Kore è anche il nome con cui è nota la figura mitologica di Persefone.

La testimonianza di Epifanio è confermata anche da Cosma di Gerusalemme che ancora nel sec. VII d.C. menziona la celebrazione di analoghe cerimonie nella notte tra il 24 e il 25 dicembre (...) Il Sol Invictus compare anche sotto forma di divinità associata al culto induista persiano di Mitra. Il termine Invictus compare anche riferito a Mitra stesso e al dio Marte nelle iscrizioni private dei dedicanti e dei devoti."

La coincidenza del periodo natalizio cattolico con quello delle celebrazioni pagane dedicate alla rinascita del (Dio) Sole, è estremamente 'sospetta', tuttavia non rappresenta un indizio dell'inesistenza del Gesù storico, come qualcuno ha ipotizzato con leggerezza (malafede?).

Essa però può spiegare le incongruenze esistenti in numerosi ambiti della Chiesa di Roma. Molti dei suoi simboli, riti ed occorrenze, infatti, potrebbero essere stati introdotti nella cultura cattolica non tanto in funzione dell'eredità cristiana, ma

1) come conseguenza della strategia politica costantiniana di far confluire le più radicate festività pagane all'interno della religione unificata dell'impero, cioè la Chiesa di Roma.

2) Con l'intento di perpetuare in forma occulta lo svolgimento di antiche liturgie in cui le masse di fedeli sono usate come pedine, esecutori di rituali di cui s'illudono di conoscere il reale significato (in realtà accessibile solo a una ristretta elite).

3) Per assorbire e neutralizzare dal di dentro una dottrina rivoluzionaria la cui diffusione nella sua forma più pura, avrebbe nuociuto al potere.

Alberi Sempreverdi.

Nell'antica Roma il solstizio d'inverno era accolto con una lunga sequenza di celebrazioni denominate: Saturnalia, officiate dai sacerdoti di Saturno (dendrophori), e animate da ricchi banchetti e vivaci processioni di corone di piante sempreverdi (da cui l'usanza di ornare le case con rametti di vischio e pungitopo - v. correlati). Si trattava insomma di un periodo di convivialità e sregolatezza concettualmente simile a quello delle attuali festività natalizie.

Nell'antica Grecia, nello stesso periodo dell'anno si celebravano i Baccanali, un insieme di riti e festeggiamenti in onore del dio Dioniso (chiamato anche Bacco). In tali feste la gente si dava a canti e balli che spesso superavano i limiti della 'decenza' e dell'ordine.

Anche i pagani nordeuropei celebravano il solstizio d'inverno, conosciuto come Yule (Figlio). Yule era il simbolo del Dio Sole, figlio della Dea Madre, che il mito faceva nascere nel giorno più breve dell'anno.

Le processioni di alberi e corone sempreverdi nei Saturnalia romani avevano ovviamente un senso simbolico, legato alla propiziazione dell'abbondanza di neonati e raccolti agricoli. Nei tempi antichi - infatti - il sempreverde rappresentava l'essenza della vita ed era un simbolo fallico nel culto della fertilità. Anche i druidi, antichi sacerdoti nordeuropei, officiavano le loro cerimonie intorno a giganteschi alberi sempreverdi. Si capisce, dunque, la forte attinenza simbolica tra l'antica festa del Sol Invictus, e l'albero sempreverde.

L'Albero in Casa.

Riguardo il simbolismo espresso dall'albero addobbato nelle case, non esiste univocità.

Alcune fonti consone alla tesi di Hislop lo attribuiscono ad un'antica tradizione babilonese. Il mito, infatti, narra che subito dopo la morte prematura del figlio/marito Nimrod (costruttore della leggendaria Torre di Babele), la regina babilonese Semiramide affermò di aver visto svilupparsi nell'arco di una notte un albero sempreverde dal tronco di un albero morto. Da quel giorno - in occasione di ogni anniversario della sua rinascita (sotto forma del Dio Sole) - Nimrod sarebbe tornato a visitare l'albero e avrebbe lasciato dei doni sotto di esso.



Anche in quel caso ebbe luogo una opportunistica 'sovrapposizione di culti'; Semiramide scelse di deificare il defunto figlio/marito associandolo al Dio Sole, figlio della Dea Madre, in modo tale da sfruttare - come in una sorta di 'franchising religioso' - l'ampia diffusione del più antico dei culti. Poi deificò se stessa abbinando la propria figura alla Dea Madre, la Natura, denominata a seconda della cultura ospitante: Astarte, Mater Matuta, Cibele, Iside, Ishtar, Kore, Demetra, Venere (Magna Mater), Columbia, Easter (Pasqua - v. correlati), Gaia e - a detta di alcuni - la Madonna.

Secondo altre fonti (Link), l'usanza di addobbare un albero all'interno delle mura domestiche avrebbe origini ancestrali, e celebrerebbe la memoria della cosiddetta 'asse del mondo', una colonna di plasma luminoso che in epoca preistorica sembra si estendesse visibilmente dalla Terra fino a Marte, con la stella a cinque punte di Venere ben visibile al suo apice. Una recente ricerca condotta dal dottor Anthony Peratt - autorità di livello mondiale nel campo della fisica del plasma - ha stabilito, al di là di ogni ragionevole dubbio, che milioni di petroglifi antichi rinvenuti in tutto il mondo in realtà raffigurino le formazioni di plasma ad alta energia che solcavano i cieli primordiali. Analisi completa del Dr. Peratt (lingua inglese).

Un'ulteriore versione pone in risalto invece le similitudini iconografiche esistenti tra l'albero addobbato ed alcuni simboli occultistici. L'albero è convenzionalmente rappresentato come un abete in quanto la forma conica richiama la piramide, famigerato simbolo degli Illuminati. Le ghirlande che circondano i rami simboleggerebbero il serpente biblico attorcigliato intorno all'Albero della Conoscenza del Bene e del Male (o della Vita).

Gli ornamenti a forma di palla sarebbero le sfere della Qabbalah, ed il punteruolo a stella l'occhio onniveggente (o Venere). In altri termini, l'usanza di allestire l'albero di Natale sarebbe il modo beffardo mediante cui gli Illuminati indurrebbero mezzo mondo a celebrare in maniera inconsapevole il simbolismo del loro ordine (Link). Un po' ciò che accadrebbe ogni Primo Maggio; per molti Festa del Lavoro, per alcuni celebrazione del giorno di fondazione dell'Ordine degli Illuminati.

Conclusione.

"Quasi tutte le usanze pre-natalizie hanno la loro radice in parole della Sacra Scrittura. Il popolo dei credenti ha, per così dire, tradotto la Scrittura in una cosa visibile. Gli alberi adorni del Natale non sono che il tentativo di tradurre in atto queste parole: il Signore è presente, così sapevano e credevano i nostri antenati; perciò gli alberi gli devono andare incontro, inchinarsi davanti a lui, diventare una lode per il loro Signore."  J. Ratzinger

L'interpretazione espressa dell'ex pontefice, teologo di indiscutibile spessore, tutto sommato conferma l'idea che l'usanza di addobbare un albero sotto Natale si motivi poco e male nella cultura 'ufficiale' cattolica. Tutto ciò non fa che avallare l'ipotesi di Hislop, secondo cui molte consuetudini abbinate alle festività cattoliche, che nella società attuale tendono a distogliere l'attenzione dal senso spirituale delle ricorrenze per orientarla verso elementi essoterici e materialistici (riti collettivi, alberi addobbati, scambi di doni, fuochi d'artificio, gioco d'azzardo, uova e colombe pasquali, maschere e carri allegorici carnevaleschi, ecc) siano in realtà  estranee - e talvolta contrarie - alla dottrina cristiana.

In un post recente si parlava della tecnica della Finta Alternativa, con cui il sistema suscita l'illusione della libera scelta. Cattolicesimo e Paganesimo sembrano un esempio perfetto di tale strategia: rivali nel dettaglio, ma identici nella struttura. Proprio come Destra e Sinistra in politica. O Chiesa e Massoneria. Quale alternativa viene occultata, esclusa dallo spettro delle 'normali' opzioni, grazie a questa finta alternativa?

Sulla base degli elementi in nostro possesso e dell'osservazione della realtà, si potrebbe concludere che il Cristianesimo non sia affatto una delle religioni più diffuse al mondo. Il vero Cristianesimo probabilmente fu 'sabotato' ben 17 secoli fa, quando il sistema lo fagocitò con l'istituzionalizzazione costantiniana, e da perseguitato finì per diventare persecutore. Nella sostanza il Cristianesimo non ha mai smesso di essere una dottrina minoritaria e sfuggente, perché inconciliabile con la struttura intrinsecamente estetica, essoterica, materialista delle religioni di massa.

Eppure, malgrado le strumentalizzazioni, le diffamazioni, il cinismo dilagante in una società sempre più incattivita per via del suo stato di invisibile schiavitù, il vero messaggio di Gesù continua ad essere perfettamente udibile a chiunque abbia orecchie per udire. Specie nei giorni in cui per convenzione si commemora la sua esistenza, poco conta che si tratti di una data veritiera o solo del frutto di una antica strategia politica la quale creò una dualità nella più antica delle celebrazioni.

Emblema di tale verità è la celebre Tregua di Natale, di cui si è parlato in passato, ma in genere lo spirito del Natale cristiano si può scorgere in molte altre situazioni più comuni; basta rivolgere lo sguardo nella giusta direzione.

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