sabato 15 settembre 2012

Lo Shamir. Lo "scalpello di luce" degli dei


Lo Shamir, lo scalpello di luce degli dei (strumentazione laser) con il quale gli antichi lavoravano la pietra senza l'utilizzo di strumenti metallici, potrebbe spiegare come siano stati modellati i blocchi di granito e di pietra utilizzati per la costruzione dei siti megalitici di tutto il mondo.


Come consigliarono i rabbini, Salomone certamente usò lo Shamir, che ottenne da un "guardiano del cielo", Ashmedai, al quale si attribuisce il titolo di "principe dei demoni"; indicato dal lessico giudaico, vol. IV, 1982, come Asmodai. 

Sappiamo anche che l’uso di tale attrezzo non era facile, perché i testi ci raccontano che fu necessario istruire i preposti al suo impiego, come si farebbe oggi nell’esecuzione di un lavoro specializzato. Difatti il Signore dovette trasmettere "saggezza e conoscenza" negli uomini "perché fossero in grado di eseguire i lavori". È facile dedurre che si trattava di una tecnologia avanzata sconosciuta in quell’epoca. 

Lo Zohar 74 a,b, ci mette al corrente che lo Shamir fu in grado di spaccare e tagliare ogni cosa, tanto che non fu necessario impiegare altri attrezzi di metallo per eseguire il lavoro.


Tutto questo porterebbe una valida spiegazione ai misteri che circondano le pietre di Tiahuanaco, Puma Punku, Sacsayhuaman, Giza, ecc. Nei miti egiziani il Dio Seth tagliò le rocce ad Abuzir (casa di Osiride) con qualcosa di simile. Intorno al tempio di Sahura, ad Abuzir, vi sono infatti molte pietre di diorite che presentano fori di trivellazione spiegabili solo facendo riferimento a moderni trapani diamantati. 

A Tula vi sono alcune statue con arnesi chiamati "Xiuhcoatl", "serpenti di fuoco", simili a quelli che impugnano gli idoli di Kalasasaya a Tiahuanaco. Si racconta che fossero strumenti che emettevano "raggi infuocati" capaci di perforare corpi umani. "Quando il Signore ebbe finito di parlare con Mosè sul Sinai, gli diede due tavole della Testimonianza, due tavole di pietra, scritte dal dito di Dio". (Esodo 31,18): lo Shamir? La Bibbia, citando Ooliab, lo indica come appartenente alla tribù di Dan. 

Dan è anche l’antico nome bretone del gaelico Dana e del gallese Don. Con Llys Don, la corte di Don, si usa indicare la costellazione Cassiopea. Quindi, menzionando la Corte di Don, Dan o Dana, si indica anche la costellazione e il suo maggior pianeta, appunto Dana, dal quale giunsero i Tuatha de Danann, 5000 anni fa per rimettere ordine sulla Terra, come narrano le saghe irlandesi e celtiche. 

Il dottor John Kenny, del dipartimento di fisica e astronomia dell’università di Bradley (Peoria, U.S.A.), ha accertato che i Tuatha erano i figli di Anu, Dio sumero, assimilato al pianeta Nettuno, uno dei protagonisti principali dell’Epica della Creazione.

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