martedì 30 giugno 2015

Greche e Greci...

Non siamo mai stati tanto vicini alla sconfitta dei potentati oligarchici sovranazionali rappresentati dalla Troijka e dalle istituzioni fantocce della UE.

Tanto per parlare di fatti e non opinioni o interpretazioni personali. Così almeno si sa di che cosa si sta parlando.

Ecco il testo integrale, reso pubblico dal primo ministro greco Alexis Tsipras, di ritorno da Bruxelles dopo aver rotto con la troika dichiarando “con voi non ci parlo più”. E’ stato diffuso dai telegiornali, letto alla radio e oggi è comparso su tutte le testate pubblicate in Grecia.

Poi, ciascuno ha il diritto di esercitare il proprio diritto individuale di opinione. Ma non prima di averlo letto, così si dibatte sui fatti e non  sull’interpretazione dei fatti.

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“Greche e greci,

da sei mesi il governo greco conduce una battaglia in condizioni di asfissia economica mai vista, con l’obiettivo di applicare il vostro mandato del 25 gennaio a trattare con i partner europei, per porre fine all’austerity e far tornare il nostro paese al benessere e alla giustizia sociale. Per un accordo che possa essere durevole, e rispetti sia la democrazia che le comuni regole europee e che ci conduca a una definitiva uscita dalla crisi.

In tutto questo periodo di trattative ci è stato chiesto di applicare gli accordi di memorandum presi dai governi precedenti, malgrado il fatto che questi stessi siano stati condannati in modo categorico dal popolo greco alle ultime elezioni. Ma neanche per un momento abbiamo pensato di soccombere, di tradire la vostra fiducia.

Dopo cinque mesi di trattative molto dure, i nostri partner, sfortunatamente, nell’eurogruppo dell’altro ieri (giovedì n.d.t.) hanno consegnato una proposta di ultimatum indirizzata alla Repubblica e al popolo greco. Un ultimatum che è contrario, non rispetta i principi costitutivi e i valori dell’Europa, i valori della nostra comune casa europea. È stato chiesto al governo greco di accettare una proposta che carica nuovi e insopportabili pesi sul popolo greco e minaccia la ripresa della società e dell’economia, non solo mantenendo l’insicurezza generale, ma anche aumentando in modo smisurato le diseguaglianze sociali.

La proposta delle istituzioni comprende misure che prevedono una ulteriore deregolamentazione del mercato del lavoro, tagli alle pensioni, nuove diminuzioni dei salari del settore pubblico e anche l’aumento dell’IVA per i generi alimentari, per il settore della ristorazione e del turismo, e nello stesso tempo propone l’abolizione degli alleggerimenti fiscali per le isole della Grecia. Queste misure violano in modo diretto le conquiste comuni europee e i diritti fondamentali al lavoro, all’eguaglianza e alla dignità; e sono la prova che l’obiettivo di qualcuno dei nostri partner delle istituzioni non era un accordo durevole e fruttuoso per tutte le parti ma l’umiliazione di tutto il popolo greco.

Queste proposte mettono in evidenza l’attaccamento del Fondo Monetario Internazionale a una politica di austerity dura e vessatoria, e rendono più che mai attuale il bisogno che le leadership europee siano all’altezza della situazione e prendano delle iniziative che pongano finalmente fine alla crisi greca del debito pubblico, una crisi che tocca anche altri paesi europei minacciando lo stesso futuro dell’unità europea.

Greche e greci,

in questo momento pesa su di noi una responsabilità storica davanti alle lotte e ai sacrifici del popolo greco per garantire la Democrazia e la sovranità nazionale, una responsabilità davanti al futuro del nostro paese. E questa responsabilità ci obbliga a rispondere all’ultimatum secondo la volontà sovrana del popolo greco.

Poche ore fa (venerdì sera n.d.t.) si è tenuto il Consiglio dei Ministri al quale avevo proposto un referendum perché sia il popolo greco sovrano a decidere. La mia proposta è stata accettata all’unanimità.

Domani (oggi n.d.t.) si terrà l’assemblea plenaria del parlamento per deliberare sulla proposta del Consiglio dei Ministri riguardo la realizzazione di un referendum domenica 5 luglio che abbia come oggetto l’accettazione o il rifiuto della proposta delle istituzioni.

Ho già reso nota questa nostra decisione al presidente francese, alla cancelliera tedesca e al presidente della Banca Europea, e domani con una mia lettera chiederò ai leader dell’Unione Europea e delle istituzioni un prolungamento di pochi giorni del programma (di aiuti n.d.t.) per permettere al popolo greco di decidere libero da costrizioni e ricatti come è previsto dalla Costituzione del nostro paese e dalla tradizione democratica dell’Europa.

Greche e greci,

a questo ultimatum ricattatorio che ci propone di accettare una severa e umiliante austerity senza fine e senza prospettiva di ripresa sociale ed economica, vi chiedo di rispondere in modo sovrano e con fierezza, come insegna la storia dei greci. All’autoritarismo e al dispotismo dell’austerity persecutoria rispondiamo con democrazia, sangue freddo e determinazione.

La Grecia è il paese che ha fatto nascere la democrazia, e perciò deve dare una risposta vibrante di Democrazia alla comunità europea e internazionale.

E prendo io personalmente l’impegno di rispettare il risultato di questa vostra scelta democratica qualsiasi esso sia.

E sono del tutto sicuro che la vostra scelta farà onore alla storia della nostra patria e manderà un messaggio di dignità in tutto il mondo.

In questi momenti critici dobbiamo tutti ricordare che l’Europa è la casa comune dei suoi popoli. Che in Europa non ci sono padroni e ospiti. La Grecia è e rimarrà una parte imprescindibile dell’Europa, e l’Europa è parte imprescindibile della Grecia. Tuttavia un’Europa senza democrazia sarà un’Europa senza identità e senza bussola.

Vi chiamo tutti e tutte con spirito di concordia nazionale, unità e sangue freddo a prendere le decisioni di cui siamo degni. Per noi, per le generazioni che seguiranno, per la storia dei greci.
Per la sovranità e la dignità del nostro popolo

Alexis Tsipras”.


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E' importantissimo far sentire in questi giorni, la voce dei cittadini europei a favore delle posizioni del legittimo e democratico governo greco che si sta battendo per una revisione e del debito. Un debito che è nato privato ed è diventato "pubblico" solo per salvare banche e istituzioni finanziarie (nord europee) che hanno speculato e giocato col fuoco dei derivati.

La battaglia della Grecia è la battaglia di tutti i cittadini europei contro le elites nazionali e internazionali dell'1-10% che negli anni della crisi si sono arricchiti oltre ogni limite a danno dei lavoratori, dei precari dei disoccupati.

L'Europa avrà un futuro solo se sarà ripristinato un equilibrio sostenibile tra paesi del nord e paesi del sud, solo se la ricchezza sarà ridistribuita all'interno dei singoli paesi, solo se le istituzioni finanziarie torneranno a rispondere ai governi democratici.

Lanciamo e diffondiamo una campagna europea a sostegno del governo greco. Dagli esiti della negoziazione in corso, dipenderà il futuro del nostro continente e delle generazioni future.

lunedì 29 giugno 2015

Ringraziamo tutti i fedeli dell'Euro che con il loro consenso hanno permesso questo...

Theodoros Giannaros tiene gli occhi fissi sul computer e una sigaretta tra le dita. Guarda le immagini di alberi, di spiagge. È talmente assorto da non accorgersi che la cenere sta coprendo la tastiera. Compare l’immagine di un giovane. Bello, sorridente. «È mio figlio, si è tolto la vita pochi giorni fa. Aveva 26 anni. Quando l’ho saputo non sono riuscito a fare altro che questo video».
 
Atene, Ospedale Elpis: un complesso di palazzine bianche nel centro della città. È un giorno festivo, ma il dottor Giannaros si fa trovare nel suo ufficetto di direttore. Siede lì dal 2010. È un biologo molecolare, specializzato in genetica. Ha studiato a Karlsruhe, in Germania, a San Francisco e a Vienna. Da anni è un punto di riferimento assoluto per tutta la Grecia.
 
Quando interviene sui giornali o in tv nessuno si permette di contraddirlo. Fruga ancora nel pacchetto di nazionali, tira fuori l’ennesima sigaretta e un’altra sassata: «Mio figlio è solo l’ultimo di una lista interminabile. Da quando è iniziata la crisi in questo Paese si sono suicidate 10 mila persone. Sì ha capito bene: 10 mila. È come se una grande città fosse stata cancellata dalla carta geografica della Nazione».
 
Giannaros ha un passato nelle truppe speciali: mostra le foto delle sue ultime missioni, in mimetica, immerso in un fiume fino alle ginocchia. È come se avesse bisogno di una pausa, vuole raccontare ancora qualcosa della sua famiglia, degli altri due figli, 24 e 28 anni. «Anche il più piccolo è un soldato». Lo dice con un sottinteso chiaro: lui si è salvato.
 
Ma quanti sono i giovani senza speranza? Le statistiche si afflosciano come svuotate di senso al cospetto della forza, della dignità di quest’uomo. «Appena arrivato qui incontravo pazienti che mi chiedevano: ma quanto devo pagare per operarmi qui? Quanto per una lastra? Nulla, rispondevo, questo è un ospedale pubblico. Poi mi sono fatto portare il registro delle prenotazioni e ho capito. La lista d’attesa risultava sempre infinita, ma con una buona “fakelaki” si poteva comodamente saltare la fila». “Fakelaki”, la bustarella. «In cortile ho fatto mettere dei cartelli con una busta sbarrata con una grande x rossa. Significa che qui non si accettano tangenti».
 
Le parole del più atipico dei manager conducono nell’antro della crisi. I ragionamenti sulla sostenibilità del debito lasciano il posto alla scarsità di siringhe, bisturi, persino guanti per la sala operatoria. «Abbiamo sviluppato un network di scambi tra le diverse cliniche. Andiamo avanti anche grazie a donazioni in arrivo dalla Svizzera, dall’Austria, dalla Germania».
 
Theodoros accende un’altra sigaretta. Aspira profondamente, poi scarica fumo e una lunga invettiva. Contro le vecchie classi politiche, le dieci famiglie che hanno monopolizzato l’economia del Paese, le «idiote» prescrizioni della «troika», il Fondo monetario, la Bce, la Commissione europea, Angela Merkel. Spera che Alexis Tsipras possa raggiungere qualche risultato, «ma deve avere dietro tutti i partiti, tutta la Grecia. Questo è l’unico modo che abbiamo per sopravvivere». Già, «sopravvivere».
 
«Penso continuamente a quei 10 mila morti che abbiamo seppellito nel silenzio. Penso a mio figlio. E penso che se in Germania un cane muore in malo modo, ecco che il caso finisce sui giornali, se ne dibatte in tv. Ma avete mai sentito parlare dei nostri giovani, dei nostri anziani che si sono suicidati? La guerra civile della Jugoslavia ha fatto 20 mila morti.
 
Quella, però, era una guerra. Che cos’è, invece, questa nostra strage? È una domanda a cui non so rispondere, posso solo dire che in questo momento mi vergogno di essere un europeo». Forse è arrivato il momento di andare. Ma Theodoros ha ancora qualcosa da dire: «In questi anni sono stato corteggiato da tutti i partiti, avrei potuto fare il ministro cento volte. Invece ho sempre voluto restare un uomo libero e mi sono fatto un mare di nemici. Continuo a stare qui, a lavorare per 1.400 euro al mese, cinque volte meno di qualche anno fa. Non posso permettermi la macchina, viaggio in scooter e giro con una pistola. Prima che mio figlio se ne andasse così, mi sentivo anche un privilegiato».
 

domenica 28 giugno 2015

L'Apocalisse predetta da Baba Wanga

Esiste una forza in grado di predire i futuri avvenimenti? Quando si tratta di profeti del passato come Nostradamus, nessuno ha nemmeno un'ombra del dubbio che erano in grado di vedere attraverso il velo del tempo. Il nome della veggente cieca bulgara Wanga che condivideva le sue rivelazioni con i potenti di questo mondo è un clamoroso esempio delle profezie che si sono avverate. Alcuni ritengono che oltre all'80% delle sue predizioni si siano avverate. Cosicché secondo la sua profezia la Russia di nuovo acquisirà la forza sotto "il principe Vladimir", ciò che si combina a perfezione con il nome di Vladimir Putin. Nelle sue visioni c'è posto anche per il nuovo conflitto in Medio Oriente.

L' Apocalisse predetta da Baba Wanga

Secondo la rivelazione venuta a questa donna cieca, la Siria subisce i colpi "delle forze del male", ciò che segna la fine della stabilità del mondo. L'epicentro delle sciagure (Wanga lo considera una "punizione celeste") deve diventare l'Europa, la quale in tal modo pagherà per i "propri peccati".

Secondo le sue affermazioni, la peggiore è stata l' abiura della religione da parte dell'Occidente.

L'inizio di uno scenario catastrofico è ipotizzato nel 2016, ossia gli europei, a quanto sembra, hanno ancora un anno a disposizione per ripensarci. Infine non si può non evidenziare la profezia di un monaco italiano che visse nel XVI-esimo secolo. Nelle sue opere, scoperte in biblioteca di un monastero nel 1972, questo profeta noto sotto lo pseudonimo "Ragno nero" con una sorprendente precisione ha predetto le guerre religiose in Europa, la guerra Franco-prussiana del 1870, le guerre balcaniche, l'ascesa al potere di Stalin (lui lo chiamava "montanaro fumatore") e via dicendo. Lui ha anche scritto che l'ombra di Stalin coprirebbe un terzo del pianeta.

Per quanto riguarda il futuro, Ragno ha predetto un "decennio delle ceneri" dal 1990 al 2000, quando l'uomo si renderebbe conto degli errori da lui commessi. E' noto che questo periodo è stato segnato dalla fine della guerra fredda e la disgregazione dell'URSS. Poi sarebbe seguito un decennio del caos, e successivamente sarebbe seguito un decennio di guerre e devastazioni (2010-2020). Il periodo degli anni 2020-2030 dove diventare il decennio della "conciliazione", seguito da un decennio della "ristrutturazione". Da quel momento e fino al 2500 l'umanità vivrà in piena armonia con la natura, ponendo la fine allo strapotere di alte tecnologie, le quali sono state "ispirate dal diavolo per il profitto". Il 90% delle profezie del monaco italiano si è avverato.

Per quanto siano sorprendenti si abbinano meravigliosamente con le rivelazioni dei veggenti russi, i quali per lo più predicevano un simile sviluppo degli avvenimenti. Perciò siate vigili... E pensateci a insegnare ai figli la lingua russa. Il Ragno nero ha predetto una grande "ondata spirituale" che inizierà insieme con la ripresa economica sulle sponde del Volga, nel nuovo centro della civiltà europea del XXI-esimo secolo.

sabato 27 giugno 2015

Grexit e NATO

Pensate che questo titolo sia provocatorio? No, non è così, questo titolo non è provocatorio ma è una possibile conseguenza diretta dell’eventuale default della Grecia.

La Grecia non è solo un paese che fa parte della NATO, ma è un paese che fa parte dell’Unione Europea e della Moneta Unica. Oggi la Grecia è in forte difficoltà per le note problematiche economiche. Oggi alla Grecia servirebbe, da parte degli alleati, solidarietà indiscussa e la Grecia dovrebbe avere altrettanta indiscussa fiducia negli alleati.

Ma oggi non è così. La Grecia non ha alcuna fiducia nei suoi quasi ex alleati, che il governo e il popolo greco accusano di voler spogliare la Grecia della propria sovranità, e delle residue ricchezze nazionali, con politiche di privatizzazioni dei settori strategici e cessione di aree di territorio cruciali per lo sviluppo del paese, come porti e aeroporti.

E gli alleati della Grecia non mostrano alcuna solidarietà per il popolo greco, al quale vogliono far pagare ogni debito fino all’ultimo centesimo, rinfacciando errori del passato, e questa non è certo solidarietà.

La Grecia quindi, dopo il default e l’uscita dall’Euro, potrebbe spostare il suo baricentro geopolitico verso la Russia, nell’estremo tentativo di non cedere le proprie residue risorse all’Europa.

Questa catena di eventi potrebbe essere devastante per l’Alleanza Atlantica, per diversi fattori. In primo luogo perché per la prima volta l’Alleanza Occidentale (non parliamo della Nato ma dell’unione politica di Europa e America) si trova dinnanzi ad un momento nel quale un gruppo di paesi deve rinunciare a qualcosa di proprio per aiutare un alleato in difficoltà e, in caso di default di Atene, fallirà nella sua missione di sostegno ed aiuto reciproco.

Questo precedente potrebbe ripetersi? Secondo il nostro punto di vista sì, ad esempio nel caso di incidenti nell’area del Baltico. Perché un paese come la Germania, che ha rifiutato di concedere pochi miliardi di Euro alla Grecia, dovrebbe domani esporsi con costi e rischi ben maggiori per difendere i territori baltici, non certo il centro focale di interesse per Berlino?

Il secondo fattore è invece più “tecnico”. La NATO è suddivisa in diversi comandi. Quello che interessa la Grecia è il comando sud. Il Comando Sud ha competenza su reparti di Italia, Grecia, Turchia e della Gran Bretagna a Gibilterra. Ora cerchiamo di osservare la situazione del Comando Sud.

La Turchia si trova ai margini delle operazioni NATO, e negli ultimi anni non ha mai preso parte attivamente nelle azioni dell’Alleanza. La Turchia percorre una strada parallela alla NATO, tuttavia senza mai far coincidere la proprie decisioni con quelle dell’Alleanza, in Libia ad esempio, la Turchia non ha agito organicamente alla NATO ma ha consegnato “aiuti” alle fazioni a lei vicine, nella guerra in Siria e nelle azioni contro ISIS non ha concesso l’uso delle basi aeree per Raid contro gli islamisti, e da circa un anno valuta acquisizioni di sistemi di difesa della Cina invece che da alleati NATO. La Turchia è formalmente nella NATO ma agisce primariamente per il proprio interesse nazionale.

Il secondo paese del Comando Sud è la Grecia e in caso di default, come già scritto, potrebbe avvicinarsi alla Russia.

Il terzo paese è l’Italia, forte alleato della NATO, ma la NATO oggi non ascolta le richieste italiane, la NATO ha agito in Libia nel 2011 contro l’interesse dell’Italia e ora preserva nel non appoggiare le richieste italiane di intervento, seppur troppo limitato a nostro avviso, per contrastare i trafficanti di uomini che operano indisturbati in nord Africa espandendo la potenza delle organizzazioni estremiste e terroriste. La stessa NATO non agisce nelle opportune sedi internazionali per richiedere il giusto processo per i nostri Marò, nelle mani degli indiani. Anche in Italia quindi cresce l’antipatia dell’opinione pubblica nei confronti delle attuali politiche della NATO, una NATO irriconoscibile rispetto all’Alleanza che difese la nostra Libertà negli anni della Guerra Fredda.

Oggi il Comando Sud NATO si mantiene attivo per la presenza della Grecia, senza Grecia e con la situazione poco prima enunciata in Turchia e Italia, il Comando Sud potrebbe essere presto, in caso di avvicinamento della Grecia alla Russia, una scatola vuota.

Ecco perché secondo noi gli effetti del possibile default greco riverbererebbero fino a scuotere dalle fondamenta la stessa NATO, ed è per questo che la questione Grecia va osservata con la massima attenzione e senza limitarsi ai soli effetti economici immediati.

L’assenza della solidarietà degli alleati della Grecia (che sono in gran parte i medesimi componenti della NATO), e la completa sfiducia del popolo greco nei suoi teorici alleati, fatto che oggi osserviamo nella realtà, potrebbe essere il copione che osserveremo domani nel caso in cui un paese periferico della NATO chieda aiuto all’alleanza in caso di minaccia reale (come oggi fa l’Italia per la questione libica).

Il default greco potrebbe essere la fine della fiducia tra gli occidentali e la fine dell’Alleanza Atlantica per come la conosciamo oggi, una Alleanza che potrebbe divenire un’unione Tra Usa, Gran Bretagna e i paesi dell’ex Patto di Varsavia, nelle prossime settimane parleremo anche di questo.

Dimenticavamo una cosa : “Chiudere le basi straniere in Grecia e uscire dalla Nato” questo si trova scritto nel programma elettorale della lista di Syriza.

venerdì 26 giugno 2015

Il Simbolismo della Croce Celtica

La prima Croce Celtica, risalente al 10.000 a.C., è stata ritrovata in una grotta dei Pirenei francesi. 

Oggi come secoli fa, grandi croci cerchiate di pietra punteggiano le campagne, le città e i monasteri d’ Irlanda. Si ritrovano, in misura minore e diverse nella forma, nelle restanti aree dell’ Europa celtica: Scozia, Galles, Cornovaglia e Bretagna. Scolpite per lo più in pietra arenaria, sono disseminate ovunque: spesso ad indicare i confini dei monasteri, una tomba, dedicate ad un re o ad un santo, poste nei luoghi di preghiera o a protezione contro le forze infernali.

la croce celtica

In Irlanda a partire dal VI-VII secolo d.C. furono sviluppate e perfezionate fino al XII secolo, scomparendo dopo la conquista inglese del 1170. Il periodo culminante di questa forma di scultura fu quello dei secoli agitati dalle invasioni vichinghe e scandinave, quando le scorrerie di queste popolazioni barbare attaccavano i grandi centri monastici irlandesi.

La Croce Celtica è chiamata anche Ruota del sole, Anello Crociato, Sigillo dei Druidi o Croce Druidica.

E” forse il più completo tra i simboli e il più universale ed è stato adottato nel patrimonio simbolico da quasi tutte le civiltà. Si possono trovare svariate interpretazioni e leggende sulla storia del simbolismo insito nella Croce Celtica.

Esistono dei simboli che possono essere considerati i predecessori di questo tipo di croce. Uno di questi è il "Chi-Rho", così chiamato perché formato dalle due lettere dell’ alfabeto greco che compongono il monogramma di Cristo. È un simbolo comune nella cristianità dell’ Impero Romano del IV secolo, poiché è il simbolo dell’ eternità che enfatizza l”amore divino dimostrato attraverso il sacrificio di Cristo sulla croce. La croce latina compare in senso al crisma stesso ma conserva in alto l’ anello che ricorda la P (rho) e costringe a rilevare nell’ incrocio l’ antica X (chi) raddrizzata.

Una leggenda narra di come San Patrizio creò la prima Croce Celtica. Egli stava predicando di fronte ad una pietra sacra delimitata da un cerchio, durante la sua opera di conversione, tracciò all”interno del cerchio sacro una croce latina e benedì la pietra, creando così la prima Croce Celtica. 

Questa leggenda non deve essere interpretata letteralmente, ma piuttosto va inserita nell”opera del Cristianesimo celtico di utilizzare simboli e idee già presenti nella cultura locale. Tuttavia va ricordato che la croce celtica non divenne un simbolo comunemente usato da cristiani fino almeno al IV secolo.

Di Croci Celtiche ne esistono diverse varianti, alcune delle quali presentano incisioni e lavorazioni molto complesse. Può capitare che vi siano rappresentate figure umane, per narrare eventi biblici. In generale, tuttavia, i nodi, le spirali, gli intrecci geometrici e i motivi zoomorfi sono quelli che compaiono più spesso; questi sono gli stessi elementi che caratterizzano gli oggetti in metallo e i manoscritti miniati della stessa epoca. 

Croce celtica su una tomba

Al contrario delle scene di crocifissione dell” Europa Meridionale che mostrano la sofferenza di Cristo, generalmente seminudo e martoriato dalle ferite infertegli, la Croce Celtica sembra fatta per essere esteticamente bella. Quando appaiono le figure umane, queste sono molto semplici se messe a confronto agli intricati e complessi motivi decorativi che le stanno intorno. Sia la croce verticale che quella diagonale con i bracci della medesima lunghezza sono dei simboli presenti in moltissime culture.

Questi due simboli, cerchio e croce, sembrano avere valenze quasi antitetiche: il cerchio non ha un inizio né una fine e non ha direzione, mentre la croce ha un moto che s”espande verso l”esterno a partire da un singolo punto centrale.

Il cerchio è spesso simbolo lunare femminile, mentre la croce inscritta in un cerchio, sia che i bracci ne fuoriescano e sia che invece ne rimangano inscritti, è simbolo solare maschile. Infatti, alcune teorie "New Age" vedono in questo simbolo la rappresentazione del Sole e della Luna, del dio e della Dea, del Principio Maschile e di quello Femminile, facendo risalire l”origine della Croce Celtica ad un simbolo indù.

La Croce Celtica potrebbe anche rappresentare una qualche forma di ghirlanda trionfale in onore della Croce della Redenzione.

Ma la Croce Celtica rappresenta anche: l’ Albero della vita; i quattro elementi uniti al quinto, poiché il cerchio è visto come simbolo d’ energia; le quattro feste stagionali (Samhain 1 novembre, Imbolc 1 febbraio, Beltane 1 maggio, Lugfhnasadh 1 agosto); il ponte tra il mondo terreno e quello divino racchiusi nell”infinità dell”universo.

È un simbolo spaziale e temporale e questa proprietà lo rende adatto ad esprimere il mistero del cosmo, in cui è inserita la terra. Non a caso molte abbazie hanno una pianta a forma di croce, essa viene ad essere il centro del mondo, e l”uomo, al suo interno s”orienta espandendosi nelle quattro direzioni dei quattro punti cardinali.

La Croce Celtica potrebbe ben adattarsi ad una rilettura simbolica in chiave ermetica secondo il paradigma d’Ermete Trismegisto "come in alto, così in basso". Nella Croce Celtica possiamo, infatti, vedere sia una rappresentazione del microcosmo in relazione al macrocosmo: l’ uomo (microcosmo) attraverso di essa si orienta, partendo dal punto singolo al centro della croce, verso i quattro punti cardinali, i quattro elementi, per giungere al cerchio delle stagioni scandite dai solstizi e dagli equinozi e dell’ universo (macrocosmo). Il rapporto così creato non è statico, ma dinamico, determinato da un movimento centrifugo che dal microcosmo porta al macrocosmo o centripeto, dal macrocosmo al microcosmo.

Nel corso della storia il crisma fu utilizzato anche come emblema da Costantino per simboleggiare il trionfo, come segno d’ auspicio nella battaglia di Ponte Milvio e come simbolo imperiale in occasione dell’ incoronazione di Carlo Magno nell”800.

giovedì 25 giugno 2015

Un Popolo inventato?

Una pioggia di insulti ha coperto in Israele Shlomo Sand quando pubblicò un libro intitolato “Come fu inventato il popolo ebreo - The Invention of the Jewish People” che smonta miti biblici che sono il pilastro dello Stato sionista di Israele.


Professore di Storia Contemporaneo all’Università di Tel Aviv, nega che gli Ebrei sono un popolo dall’origine comune e sostiene che fu una cultura specifica e non il discendere da una comunità arcaica unita da legami di sangue lo strumento principale della fermentazione nazionale.

Secondo lui, “lo Stato ebraico di Israele”, lontano dall’essere la concretizzazione del sogno nazionale di una comunità etnica con più di  4000 anni è stato possibile grazie ad una falsificazione della storia resa possibile nel XIX secolo da intellettuali come Theodor Herzl.

Come studiosi accademici israeliani insistono nell’affermare che gli Ebrei sono un popolo con un DNA proprio. Shlomo Sand, basandosi su una documentazione esauriente, mette in ridicolo questa tesi scientifica.

Non ci sono altri ponti biologici tra gli antichi abitanti dei regni di Giudea e di Israele e gli Ebrei del nostro tempo.

Il mito etnico ha contribuito poderosamente sull’immaginario civile.

Le loro radici rimontano alla Bibbia, fonte del monoteismo ebraico. Come nell’Iliade, l’Antico Testamento non è opera di un unico autore. Sand definisce la Bibbia come “biblioteca straordinaria” che sarà stata scritta tra i secoli VI e II prima della nostra Era. Il mito inizia con l’invenzione “del popolo sacro” alla quale fu annunciata la terra promessa di Canaan.

L’interminabile viaggio di Mosè e del suo popolo verso la Terra Santa e la posteriore conquista, manca di qualsiasi fondamento storico. E’ necessario ricordare che l’attuale territorio della Palestina era ora parte integrante dell’Egitto faraonico.

La mitologia dei successivi esili, diffusa nei secoli, finì per guadagnare l’apparenza di verità storica. Fu forgiata, però, a partire dalla Bibbia ed ampliata dai pionieri del Sionismo.

Le espulsioni di massa degli Ebrei da parte degli Assiri sono un’invenzione. Non ne esiste registrazione su fonti storiche credibili.

Il grande esilio da Babilonia è falso come quello delle grandi diaspore. Quando Nabucodonosor prese Gerusalemme, distrusse il Tempio ed espulse dalla città una parte delle élite; ma Babilonia era da molto tempo la città di residenza, per propria scelta, di una numerosa comunità ebraica.

Quella è stata il nucleo delle creatività da parte dei rabbini che parlavano aramaico e introducevano importanti riforme nella religione di Mosè. E’ importante notare che solo una piccola minoranza di quella comunità tornò in Giudea quando l’imperatore Ciro conquistò Gerusalemme nel secolo VI della nostra era. 

Quando i centri della cultura ebraica di Babilonia si disgregarono, gli Ebrei emigrarono a Bagdad e non in Terra Santa.

Sand dedica un’attenzione particolare agli “Esiliati” come miti fondanti dell’identità etnica.

Le due “espulsioni” degli Ebrei nel periodo romano, la prima ad opera di Tito e la seconda di Adriano, che sarebbero stati il motore della grande diaspora, sono tema di una riflessione profonda dello storico ebraico.

Nelle scuole, i giovani imparano che la “nazione ebraica” fu mandata in esilio dai Romani dopo la distruzione del  Secondo Tempio ad opera di Tito,e poi, da Adriano nel 132. Abbiamo solo il testo fantasioso di Flavio Josefo che testimonia la rivolta degli Zeloti, che toglie credibilità a questa versione, oggi ufficiale.
  
Secondo lui, i Romani massacrarono 1.100.000 Ebrei e ne imprigionarono 97.000. Questo in un’epoca in cui la popolazione totale della Galilea era secondo i demografi attuali era molto meno di mezzo milione.
  
Gli scavi archeologici degli ultimi decenni fatti in Gerusalemme e in Cisgiordania hanno creato dei problemi insormontabili agli studiosi universitari sionisti che “spiegano” la storia del popolo ebraico prendendo la Torah e la parola dei Patriarchi come riferimenti infallibili. Le smentite dell’archeologia hanno turbato gli storici.
  
E’ stato provato che Gerico era poco più di un agglomerato senza le poderose mura citate dalla Bibbia. Le rivelazioni sulle città di Canaan allarmarono anche i rabbini. L’archeologia moderna ha sepolto il discorso dell’antropologia sociale religiosa. 
  
A  Gerusalemme non sono state nemmeno trovate vestigia delle grandiose costruzioni che secondo il Libro la trasformarono nel X secolo, prima della nostra Era, l’epoca d’oro di Davide e Salomone, nella città monumentale del “popolo di Dio” che meravigliava quanti lo conoscevano: niente palazzi, niente mura, niente ceramica di qualità.
  
L’utilizzo della prova del carbonio 14 ha permesso una conclusione. I grandi edifici della Regione Nord non furono costruiti all’epoca di Salomone. 

“Non esiste in realtà nessuna testimonianza - scrive Shlomo Sand - dell’esistenza di quel re leggendario la cui ricchezza è descritta dalla Bibbia in termini che quasi lo rendono un equivalente dei potenti regni di Babilonia e di Persia”.

Se è esistita una entità politica in Giudea nel secolo X prima della nostra Era, afferma lo storico,potrebbe essere solo una micro realtà tribale e Gerusalemme Solo una piccola città fortificata.
  
E’ anche significativo che nessun documento egiziano riferisce “della conquista” da parte degli Ebrei di Canaan, territorio che allora apparteneva al faraone.

IL SILENZIO SULLE CONVERSIONI

La storiografia ufficiale israeliana, nell’erigere un dogma sulla purezza della razza, attribuisce alle successive diaspore la formazione di comunità ebraiche di dozzine di paesi.

La Dichiarazione d’Indipendenza di Israele afferma che, obbligati, gli Ebrei si sforzarono nei secoli di ritornare nel paese degli avi. Si tratta di una menzogna che falsifica molto la Storia.


La grande diaspora è finta, come le altre. Dopo la distruzione di Gerusalemme e la costruzione di Aelia Capitolina, solo una piccola maggioranza della popolazione fu espulsa. La schiacciante maggioranza rimase nel paese.

Allora, qual è l’origine degli avi di almeno 12 milioni degli Ebrei oggi esistenti fuori di Israele? 
  
Nel rispondere a questa domanda, il libro di Shlomo Sand distrusse simultaneamente il mito della purezza della razza, questa è l’etnicità ebraica.
  
Un’abbondante documentazione riunita da storici di prestigio mondiale rivela che nei primi secoli della nostra Era ci furono massicce conversioni all’ebraismo in Europa, in Asia e in Africa.
  
Tre di loro sono state particolarmente importanti e danno fastidio ai teologi israeliani.
  
Il Corano stabilisce che Maometto trovò a Medina, durante la fuga dalla Mecca, grandi tribù ebree con le quali entrò in conflitto, finendo coll’espellerle. Però non chiarifica che nell’estremo sud della Penisola Arabica, l’attuale Yemen, il regno di Hymar, adottò l'Ebraismo come religione ufficiale.
  
E’ bene dire che arrivò per rimanerci. Nel secolo VII, l’Islam si stabilì nella regione però, trascorsi tredici secoli, quando si formò lo Stato di Israele, decine di migliaia di yemeniti, parlavano l’arabo, ma continuavano a professare la religione ebraica. La maggioranza emigrò in Israele dove, tra l’altro, è discriminata. 

Anche durante l’Impero romano, l’ebraismo creò radici. Il tema ha meritato l’attenzione dello storico Dione Cassius e del poeta Giovenale.
  
In Cirenaica, la rivolta degli Ebrei della città di Cirene costrinse alla mobilitazione di varie legioni per combatterla.
  
Fu soprattutto, però, nella parte estrema occidentale dell’Africa dove ci furono conversioni di massa alla religione ebraica. Una parte considerevole delle popolazioni berbere aderì all’ebraismo e a loro si deve l’entrata in Andalusia.
  
Furono questi magrebini che diffusero l’Ebraismo nella penisola, i pionieri dei Sefarditi che dopo l’espulsione da Spagna e Portogallo andarono esuli in diversi paesi europei, nell’Africa musulmana e in Turchia.

Più importante per le sue conseguenze, fu la conversione all’Ebraismo dei Giazari, un popolo nomade turcofono, imparentato con gli Unni, che provenendo dall’Altai, si stabilì nel secolo IV nelle steppe del basso Volga. I Giazari, che tolleravano bene il Cristianesimo, costruirono un potente stato ebraico, alleato di Bisanzio nelle lotte dell’Impero Romano d’Oriente contro i Persiani Sassanidi.


Questo impero medievale dimenticato occupava un’area enorme, dal Volga alla Crimea e dal Don all’attuale Uzbekistan. Scomparve dalla Storia nel secolo XIII quando i Mongoli invasero l’Europa distruggendo tutto al loro passaggio.Migliaia di Giazari, fuggendo dalle orde di Batu Khan, si dispersero nell’Europa Orientale.

La loro eredità culturale fu insperata.Grandi storici medievalisti come Renan e Marc Bloch e lo scrittore ungherese inglese Arthur Koestler identificano negli Giazari gli avi degli Schenaziti le cui comunità in Polonia, in Russia e in Romania avranno un ruolo cruciale nella colonizzazione ebraica della Palestina. 

UNO STATO NEOFASCISTA 

Secondo Nathan Birbaum, l’intellettuale ebreo che inventò nel 1981 il concetto di sionismo, è la biologia e non la lingua o la cultura che spiegano la formazione delle nazioni.

Secondo lui la razza è tutto. E il popolo ebreo sarebbe stato quasi l’unico a preservare la purezza del sangue nei millenni.

Morì senza capire che  quella tesi era una tesi razzista, prevalendo appagherebbe il mito del popolo sacro “eletto da Dio”.

Perché gli Ebrei sono un popolo figlio di una catena di incroci. Ciò che conferisce loro una identità propria e una cultura e la fedeltà ad una tradizione religiosa radicata è un falso storico.

Sui passaporti dello stato di Israele non è accettata la nazionalità israeliana. I cittadini che hanno pieno diritto scrivono “ebreo”. I Palestinesi devono scrivere “arabo”, nazionalità inesistente.

Essere cristiano, buddista, mazdeista i indù, risulta da una scelta religiosa, non è una nazionalità.

In Israele non c’è un matrimonio civile. Per gli Ebrei è obbligatorio il matrimonio religioso anche se si è atei.
  
Questa aberrazione è inseparabile da molte altre  in uno stato confessionale, etnocratico liberale costruito su miti, uno Stato che cambiò l’yiddish parlato dia pionieri del “ritorno in Terra Santa” con il sacro ebraico dei rabbini, sconosciuto al popolo di Giudea che si esprimeva in aramaico, la lingua in cui fu redatta la Bibbia in babilonia e non in Gerusalemme. 

Lo “Stato del Popolo ebraico” si ritiene democratico.
  
La realtà però nega la legge fondamentale approvata dal Knesset. Uno Stato che tratta come paria di nuovo tipo il 20% della popolazione del paese, uno stato nato dal mostruoso genocidio in terra straniera, uno Stato le cui pratiche presentano sfumature neofasciste, non può essere democratico.
  
Il libro di Shalom Sand sull’invenzione del Popolo Ebraico è oltre che una chiara prova storica, un atto di coraggio.
  
Consiglio la sua lettura a tutti coloro secondo cui la linea di frontiera dell’opzione di sinistra oggi passa per la solidarietà col popolo martire della Palestina e che condanna il Sionismo.

mercoledì 24 giugno 2015

La Caduta di Palmira e l'Apocalisse

Sottoponiamo ai lettori come spunto di discussione questo articolo visibilmente complottista, sempre ricordando il detto di un vecchio democristiano, secondo il quale "a pensar male si commette peccato, ma spesso ..."

Isis a Palmira

Un computer portatile sequestrato in un raid contro una roccaforte dell’ISIS ha svelato un bizzarro complotto che sembra uscito da un film di Indiana Jones di Steven Spielberg. Le analisi potrebbero portare prove di una strana ‘’fratellanza’’ che lega fra loro culti non solo all’interno di Israele ma anche le massonerie d’America ed Europa finalizzata alla distruzione pianificata di due luoghi di culto religioso, uno del tutto concreto, la moschea di Al Aqsa sul monte sacro di Gerusalemme, e il secondo, il mitologico secondo tempio di Re Salomone, figlio di Re Davide d’Israele.

La Storia coinvolge massicce dosi di soprannaturale: armate di spiriti demoniaci che costruiscono templi e un miscuglio di mitologia Massonico-Templare con espansionismo Sionista e l’eresia Cristiana apocalittica dei “doministi”.

Il fatto che l’ISIS abbia puntato proprio verso l’antica città di Palmira ha un significato speciale, stando ai documenti sequestrati il 16 Maggio 2015 da unità delle forze speciali Siriane in un attacco verso l’alba ad Al Mayadin, lungo il fiume Eufrate.

L’attacco di Al Mayadin, simultaneo ad un attacco americano a pochi minuti di distanza più a nord sull’Eufrate, ha fornito ad entrambe un importante documento informativo. I documenti trovati nel laptop di questo comandante dell’ISIS mostrano comunicazioni dirette per via di ‘’social networks’’ con Israele, ma questa non e’nemmeno la cosa più interessante o significativa. Il messaggio ricevuto da Israele, piuttosto, contiene diversi elementi a dir poco sorprendenti:

-  Ordini all’Isis per la presa di Palmira vengono direttamente da Israele ma citano anche “I massoni’’, un gruppo le cui origini storiche sono intrecciate a quelle dei cavalieri templari, una organizzazione religiosa e militare che si ritiene abbia scoperto il primo tempio di Salomone a Gerusalemme e ne abbia saccheggiato tesori e reliquie.

-  Il documento ordina all’ISIS di trovare e distruggere il secondo tempio di Salomone a Palmira, questo secondo tempio è argomento di ‘’archeologia di frontiera’’ e ritenuto un sito mitologico che sarebbe stato costruito da esseri sovraumani, persino alieni.

-  Il documento va oltre, indicando che Israele distruggerà la moschea di Al Aqsa, il terzo luogo sacro Islamico che e’stato effettivamente sotto attacco Israeliano nelle ultime settimane.

I MISTERIOSI SUCCESSI DELL’ISIS

La presa di Palmira, patrimonio Unesco e sito archeologico di valore incommensurabile, da parte dell’Isis e’stata accuratamente coordinata con una offensive sulla città Irachena di Ramadi e un contemporaneo attacco di Al Nusra, appoggiato dalla Turchia, su Aleppo. Nessuno di questi attacchi stranamente è stato minimamente contrastato da attacchi USA o della ‘’coalizione’’. 

Inoltre ci sono testimonianze da Ramadi di aerei C130 Americani che riforniscono unità dell’ISIS, confermati da innumerevoli fonti, nonostante gli USA smentiscano. Quando interrogati al riguardo, le forze speciali USA hanno accusato l’Iran di diffondere la diceria come parte di una operazione psicologica, nonostante il fatto che l’esercito americano aveva in precedenza già ammesso di aver rifornito truppe ISIS “per sbaglio” nei pressi della città Curdo-Siriana di Kobane. Gli ‘’errori’’ a Kobane si sono ripetuti varie volte durante alcuni giorni proprio nel picco della battaglia che lì si stava svolgendo.

LE ORIGINI BIBLICHE DI PALMIRA

Oggi il mondo teme la distruzione di Palmira, ma se quanto si afferma nel documento sequestrato sabato fosse attendibile, distruggere Palmira o forse solo il, vero o fantomatico, tempio di Salomone è un’azione intesa a portare a conseguenze anche peggiori, un conflitto mondiale che porta verso l’Apocalisse, l’ ‘’Armaggeddon’’. 

Da Wikipedia: ‘’La bibbia ebraica (Secondo libro delle Cronache, 8.4) afferma di Tadmor, città costruita e fortificata da Re Salomone nel deserto, ve ne è menzione anche nel Talmud. Flavio Giuseppe menziona il nome Greco ‘’Palmira’’ e attribuisce la fondazione di Tadmor a Salomone nelle sue ‘’Cronache Giudee antiche’’ (libro VII). Tradizioni islamiche posteriori attribuiscono la fondazione al ‘’Jinn” (spirito) di Salomone.

Re Salomone era il figlio di Re Davide e fondatore del ‘’Grande regno di Israele’’, molti Israeliani infatti vedono come loro ‘’diritto di nascita’’ una ‘’Nazione che va dal Nilo all’Eufrate’’. Le attuali operazioni dell’ISIS, sono palesemente programmate per avere non soltanto largo appoggio militare e umanitario da Israele ma ulteriore appoggio attraverso l’influenza dei gruppi ‘’Tea party’’ Cristiano-evangelici in America, che condividerebbero lo stesso interesse a ‘’unire il Nilo all’Eufrate’’.

OPERAZIONI CONGIUNTE ISRAELE-ISIS DAL GOLAN A DARAA FINO A PALMIRA?

Gli attacchi aerei Israeliani su unità dell’esercito Siriano, ospedali Israeliani che ospitano feriti dell’ISIS, spesso trasportati in aereo da migliaia di miglia di distanza nella Siria orientale, fucili M16 Israeliani di produzione americana equipaggiati da migliaia di terroristi, gli indizi della complicità di Israele con l’ISIS crescono di giorno in giorno.

Quando Salomone ereditò la posizione di Re di Israele, pregò Dio affinché gli garantisse un regno che fosse più grande di quello di chiunque dopo di lui. Dio accettò la supplica di Salomone e gli concesse quello che domandava. A questo punto Salomone iniziò ad essere benedetto da molti doni che Dio gli inviava durante il corso della sua vita. Il Corano narra che il vento fu reso obbediente a Salomone, e lui poteva controllarlo a suo piacimento, e che anche lo “Jinn” (spirito) fu messo al controllo di Salomone.

Lo Jinn aiutò a rafforzare il regno di Salomone, costruendo per lui monumenti, luoghi di culto, opere d’arte e serbatoi idrici. Dio causò anche che una colata di ottone fuso colasse fino a Salomone, così che lo Jinn potesse servirsene per le costruzioni. A Salomone fu anche concesso di apprendere il linguaggio di molti animali, in particolare tutti gli uccelli. 

Il Corano riferisce che un giorno Salomone e il suo esercito entrarono in una valle dove vi erano moltissime colonie di formiche. Alla vista di Salomone con il suo esercito una delle formiche accorse ad avvertire tutte le altre “riparatevi tutti dentro, altrimenti Salomone e i suoi soldati ci schiacceranno sotto i piedi senza accorgersene nemmeno!”. 

Capendo immediatamente ciò che diceva la formica, Salomone, come sempre pregò Dio e lo ringraziò di avergli concesso doni così formidabili ed evitò di danneggiare i formicai. La saggezza di Salomone, poi, era l’ennesimo tra i doni che ricevette da Dio e i la tradizione Musulmana sostiene che Salomone non dimenticò mai la sua preghiera quotidiana, che per lui era molto più importante di qualsiasi dei doni ricevuti.

Un altro importante aspetto del regno di Salomone erano le dimensioni della sua armata, che consisteva sia di uomini che di Jinn. Salomone passava di frequente in rassegna le sue truppe e i suoi guerrieri, come tutti gli Jinn e gli animali che lavoravano con loro.

GWYNETH TODD E LA NASCITA DELL’ISIS

L’ISIS come lo conosciamo oggi è una filiazione diretta di una mossa del 2005 del presidente Bush per trovare una stabilizzazione “rapida e sporca” dell’Iraq in modo che fosse utilizzabile come piattaforma per un eventuale attacco all’Iran. Sino nel 2005 e fino al 2007, la quinta flotta Americana, stazionata in Bahrain sostenne di essere entrata a distanza di ingaggio con navi Iraniane di pattuglia nello strategico stretto di Hormuz. 

Quando questi presunti attacchi si dimostrarono delle “false flags” dal consulente del dipartimento di Stato Gwyneth Todd, operazioni pianificate da estremisti alla Casa Bianca in collaborazione con ufficiali del Pentagono leali a John Hagee, un aderente Americano a culti di ispirazione Apocalittica, ufficiali della Marina complottarono coi servizi segreti del Bahrain per l’eliminazione di Todd. Todd tuttavia scappò in Australia, sopravvivendo in seguito a un tentativo di rapimento da parte dell’FBI come riportato dalla televisione nazionale Australiana in uno speciale e da Jeff Stein sul Washington Post.

IL PADRE DELL’ISIS: MCCAIN O PETRAEUS ?

Non si può rendere conto della nascita dell’Isis senza riconoscere i dovuti “meriti” dell’ex direttore della CIA, e oggi criminale condannato, Generale Petraeus. Fu Petraeus che come comandate dell’esercito americano in Iraq nel 2005 ebbe la felice idea di “mettersi a ballare col diavolo”. Petraeus suggerì che fosse conveniente per gli USA associarsi ai gruppi Wahabiti ostili al Governo Scita inizialmente appoggiato dagli stessi Americani per conseguire una “soluzione rapida e sporca” alla guerra civile causata dagli stessi Americani costata la vita a 5000 Americani e oltre 2milioni di Iracheni.

Nonostante Petraeus e i miliardi americani spesi a organizzare e finanziare gli estremisti Sunniti in Iraq che diverranno il fulcro della leadership dell’ISIS possono precedere il coinvolgimento diretto di John McCain o di generali USA come Vallely e McInerney, abbiamo visto questi individui ed altri della loro specie sfilare su youtube o su foxnews ripresi con comandanti dell’ISIS, filmati a dare consiglio ad Al Nusra, con i gruppi terroristici Siriani, spesso ripresi a parare in armi, come Vallely con il suo revolver con il manico in perla, al fianco di terroristi.

Quando confrontiamo questo con la prestazione scadente degli USA come alleato sul campo, sebbene in teoria dovrebbe supportare l’Iraq e il Governo locale Kurdo, da che parte stiano davvero si può facilmente mettere in discussione.

COMANDO BIFORCATO

C’è un filo comune che si può seguire, adesso ci sono sufficienti ragioni per farlo, basandoci sulle poche “prove forti” di intelligence che possiamo avere a disposizione. C’è poco da dubitare che la proposta distruzione della moschea di Al Aqsa da parte di Israele è un atto di guerra contro l’Islam stesso. Ma la prima domanda da porsi è perché allora l’Arabia Saudita, che dobbiamo assumere come pienamente complice di Israele nell’appoggiare l’ISIS, lo permetterebbe mai? L’Arabia Saudita si è a lungo propagandata come difensore dell’Islam e se accadesse il loro coinvolgimento nella distruzione di uno dei luoghi più sacri dell’Islam non sfuggirebbe.

Durante la conferenza sulla sicurezza di Damasco nel 2014, la delegazione Americana, inclusa massimi ufficiali dei servizi segreti in pensione, fece un riferimento a una “biforcazione” tra l’esercito e i servizi segreti USA. La presentazione denunciava una carenza di controllo centralizzato delle capacità operative Americane nel Medio Oriente.

Potrebbero personalità di spicco al Congresso come McCain e Graham e dozzine di altri a loro alleati, che sono chiaramente in difficoltà data la posizione ufficiale della Casa Bianca di ostilità all’espansionismo dell’ISIS, controllare indipendentemente delle unità, svolgere operazioni indipendenti o sviare gli sforzi USA contro l’ISIS? Questo fu suggerito in sede alla conferenza di Damasco e questo potrebbe essere ciò a cui stiamo assistendo sia in Siria che in Iraq.

LA MOSTRUOSITA’ DEL “LIBRO”

Se vogliamo seguire la recente rivelazione dell’Intelligence Siriana occorre formulare una nuova ipotesi di lavoro che spieghi il comportamento dell’ISIS. Se, come suggerito, ci fosse un coinvolgimento Massonico, ramo Siriano in stretti rapporti con Tel Aviv, per quanto improbabile una cosa del genere possa sembrare sulle prime, allora è lecito considerare pertinenti alcuni studi storici sul credo e sulle tradizioni dei Templari, su tutto il loro interesse verso l’Islam, raro in quel periodo storico, e il loro desiderio di ‘’rimediare’’ alle differenze tra “Le religioni del Libro’’
.
Per coloro che non lo sappiano, non e’del tutto insensato considerare l’Islam agli inizi come una interpretazione che si modifica a partire da una setta di Giudaismo riformato. E’stato detto che l’Islam sta all’Ebraismo come il Cattolicesimo al Cristianesimo. Le tradizioni dell’Islam e dell’Ebraismo nelle loro similarita’ vanno ben oltre alle comuni radici Abramiche. Condividono una storia comune, da Mosè in avanti, con una sola eccezione di sorta. Gesù è un profeta per l’Islam mentre dal Giudaismo è visto come un pernicioso eretico.

Pare che i Templari si fossero attribuiti il ruolo di mitigare queste differenze, particolarmente mettendo in discussione interpretazioni cattoliche di Gesù incompatibili con il Giudaismo, e in particolare con l’Islam:

-  La partenogenesi, basata su una traduzione Greca errata e priva di conferme nei Vangeli;

- La Resurrezione, vista come una nozione di origine Mitriadica che, presente nel paganesimo Romano sia stata inserita nei Vangeli come contraffazione postuma;

- La divinità di Gesù, teoria attribuibile esclusivamente a San Paolo, spinta dall’Imperatore Costantino e promossa dopo il Concilio di Nicea.

In ciò l’ISIS ha forti punti di incontro con gli elementi estremisti, sia Giudei che Cattolici, ed il fatto che si siano trovati espliciti riferimenti a un culto Massonico-Templare nel documento dell’ISIS recuperato, potrebbe significare che l’ISIS potenzialmente potrebbe avere un impatto sul mondo di quanto non si pensa, corrispondendo all’ambizione verso uno Stato Islamico ‘’Riformato’’ su radici ebraiche o persino a un ‘’più grande Israele’’ fondato sia sul Corano che sulla Torah.

L’ALTERNATIVA APOCALITTICA

Esiste un’altra possibilità, tuttavia. Sin dai primi anni ’80 l’esercito Americano è caduto sotto l’influenza di una dottrina promossa da ignoranti predicatori di campagna. Il loro credo fu portato a conoscenza del pubblico quando aderenti della mitologia della ‘’Fine dei tempi” presero il controllo della Casa Bianca dopo le elezioni presidenziali del 2000. Fu questo gruppo, più comunemente noto come i neo-con o  ‘’Sionisti Cristiani’’ che ha presieduto al supporto per l’ISIS e che potrebbe rappresentare la ragione dei suoi successi chiave.

Ad ogni modo, queste credenze hanno un obbiettivo, causare una catastrofe nucleare, a partire da un conflitto in Medio Oriente che degenererà fino a ripulire la terra di ogni forma di vita, umana o animale. I ‘’prescelti’’, in numero costantemente variabile, voleranno verso il cielo in forma corporea in ciò che essi definiscono un ‘’rapimento’’ e si siederanno a fianco di Gesù. Da lì osserveranno coloro che sono rimasti sulla Terra, quelli lasciati indietro a soffrire e morire per i loro peccati.

Per quanto malata la cosa possa sembrare questa è la versione standard del Cristianesimo insegnata nelle accademie militari Americane di West Point, Annapolis, e in particolare l’accademia aeronautica di Colorado Springs. È in risposta a questa ‘’infestazione’’ della gerarchia militare Americana che comandanti a migliaia sono stati rimossi e la struttura di commando nucleare ‘’sterilizzata’’.

Può essere allora ragionevole assumere che, basandoci su prove più che valide dell’appoggio all’ISIS prestato da una frangia estremista dell’esercito USA, rappresentanti di fino a 100 milioni di Cristiani Eretici Americani della setta della ‘’fine dei tempi’’, i quali mettono sempre gli interessi di Israele sopra a quelli dell’America, che stiano seguendo un copione anticipato.

La distruzione della Moschea di Al Aqsa non servirebbe altro che ad allargare la scala del conflitto. Se mettiamo in conto le recenti minacce di attacco nucleare Israeliane rivolte all’Iran, notizie che i Sauditi stanno cercando di acquistare missili nucleari balistici a lungo raggio dal Pakistan, allora la caduta di Palmira potrebbe essere intesa a mettere in atto una commistione di Religioni e uno ‘’Stato dei Giusti’’ dal Nilo all’Eufrate.

Gordon Duff è un veterano dei Marines che ha combattuto in Vietnam che ha lavorato decenni per i problemi dei veterani e dei prigionieri di guerra ed è stato consulente di Governi sulle questioni legate alla sicurezza. E’ editore e gestore di VeteransToday, specialmente per la rivista online ‘’New eastern outlook’’.

martedì 23 giugno 2015

Estinzioni di massa. L’ipotesi "Shiva"

Shiva, chiamata così in nome del dio della distruzione degli Hindu, è una teoria scientifica esogeologica che intende spiegare un apparente schema nelle estinzioni di massa causate da eventi di impatto.
 
 
La teoria, formulata da Michael Rampino della New York University, afferma che i disturbi gravitazionali indotti sul sistema solare quando questo attraversa il piano galattico della Via Lattea sono sufficienti a perturbare le orbite delle comete nella Nube di Oort che circonda il sistema stesso.
 
Alcune comete sono spinte verso l’interno del sistema solare aumentando le possibilità di un impatto.
 
Secondo l’ipotesi il risultato è che la Terra viva grandi eventi di impatto ogni circa 30 milioni di anni.
 
Questa teoria ha una preoccupante implicazione: dato che il sistema solare è passato attraverso il piano galattico negli ultimi milioni di anni, un’altra cometa potrebbe essere in avvicinamento alla Terra.
 
Intensità delle estinzioni marine negli ultimi 550 milioni di anni

Il cratere della Terra di Wilkes, un cratere di 480 chilometri sotto i ghiacci: l’asteroide causò la più grande estinzione.

Le dimensioni del cratere polare ricavate dai dati gravimetrici sono impressionanti: diametro di 480 km, provocato dall’impatto di un asteroide di quasi 50 km di diametro – mentre si stima che l’asteroide di Chicxulub fosse di 18 km.
 
Il cratere della Terra di Wilkes è una formazione geologica scoperta nel 2006 nella regione della Terra di Wilkes in Antartide (coordinate 70°′S 120°′E). La scoperta è opera di un gruppo di scienziati guidati da Ralph von Frese e Laramie Potts, ed è stata ottenuta sulla base dei dati inviati dal satellite GRACE.
 
Si ritiene che il cratere possa essere un cratere meteoritico. Ha un diametro di circa 500 km, si trova circa 1,5 km sotto la superficie ghiacciata antartica e si è formato da 250 milioni a 500 milioni di anni fa.
 
Mappa dell’Antartide che mostra le Wilkes Land, con il cratere ipotizzato dal team di von Frese marcato in rosso
 
L’interpretazione del cratere come cratere d’impatto è controversa. Date le dimensioni della formazione geologica, si deve ipotizzare un impatto di proporzioni inaudite, che si verrebbe a correlare con fenomeni come la nascita della Grande Rift Valley e la spaccatura del Gondwana (con l’allontanamento dell’Australia e l’inizio della deriva dei continenti).
 
Il cratere ha un diametro sei volte superiore a quello del Chicxulub, comunemente ritenuto il segno dell’impatto catastrofico che avrebbe causato l’estinzione dei dinosauri. L’impatto nella Terra di Wilkes avrebbe cancellato il 90% delle forme di vita sulla Terra ed è stato collegato alla grande estinzione di specie viventi avvenuta alla fine del periodo Permiano.
 
La scoperta del cratere si deve alla rivelazione, da parte del satellite, di alcune anomalie nella struttura della crosta terrestre, in particolare variazioni di massa dovute al movimento di materiali presenti nel mantello terrestre verso la crosta. Esistono spiegazioni alternative alla differenza di massa rilevata in quel luogo; tuttavia la difficoltà nel prelevare campioni vista la profondità del sito non rende semplice appurare quale sia la causa reale di tale anomalia.
 

domenica 21 giugno 2015

Quell'esplosione sulla Luna...

Secondo Isaac Asimov (professore di biochimica), “… non possiamo che giungere alla conclusione che la Luna non ha nessun diritto di essere lì ed il fatto che esista è una di quei colpi di fortuna troppo belli per essere veri. I piccoli pianeti come la Terra con campi gravitazionali deboli non dovrebbero avere il satellite.

Di solito quando li hanno, sono molto piccoli, quindi anche se la Terra ha un satellite dovremmo pensare che anche nella migliore delle ipotesi dovrebbe trattarsi di un corpo molto piccolo non più di 30 miglia in diametro, ma non è così. La Terra non solo ha un satellite, ma ha un satellite enorme del diametro di 2.160 miglia. Allora come mai la piccola Terra dispone di un satellite straordinario?”

La Nasa nel ’69 aveva piazzato dei dispositivi particolari sulla Luna colpendo poi la superficie con l’equivalente di una tonnellata di esplosivo, e secondo gli scienziati la Luna ha emesso un suono simile a quello di una campana (cito testualmente), e Maurice Ewing disse in occasione della conferenza stampa che si sarebbe astenuto da un’interpretazione dell’accaduto limitandosi a dire che era proprio come se qualcuno avesse colpito una campana con un colpo secco fortissimo, con un riverbero che durava per 30 minuti, risuonando anche nell’interno dello stesso satellite.

Il Dr. Gordon Mc Donald negli anni ‘60 disse che la Luna appare essere più vuota che non una sfera omogenea.

Il Dr. Sean C. Soleman del Massachusetts Institute of Technology disse che il campo gravitazionale della Luna indicava la possibilità spaventosa che la Luna potesse essere vuota.

Di lì a poco, dopo l’esperimento del ’69 c’è stato un altro colpo con l’equivalente di 11 tonnellate di esplosivo. Gli scienziati dissero che la Luna aveva risuonato come un “gong” con un riverbero che durò più di 3 ore.

Ken Johnson, professore del Dipartimento di controllo fotografico e informativo, durante la missione dell’Apollo raccontò ad Alan Butler (autore di “Who built the Moon?”) che la Luna non soltanto suonava come una campana ma addirittura aveva oscillato in maniera precisa come se avesse avuto dei sostegni idraulici di ammortizzazione all’interno.

E’ probabile che ci troviamo di fronte a una sorta di “navicella spaziale” antica ricolma di strumenti di navigazione, combustibile e utensili per riparazioni. Insomma tutto quello che era necessario a quest’”arca di Noè” per consentire di navigare nell’Universo e di consentire a questo planetoide di viaggiare migliaia e migliaia di chilometri.

Credo Mutwa, ultimo sciamano Zulù ancora vivo, che è veramente un depositario straordinario di conoscenza sulla cultura Zulù e su tanto altro, gli è stato chiesto di raccontare storie e leggende della cultura Zulù e africana riguardo la Luna, e dice che secondo loro la Luna è un uovo, che nel linguaggio simbolico significa “vuota dentro”.

Una delle collane antiche degli Zulù, una collana dei misteri che ha almeno 500 anni, si chiama la “collana delle lune” perché nelle loro leggende credono che ci sono molte lune, come quella di cui stiamo parlando, che non sono quello che sembrano. Quindi… la Luna sembrerebbe proprio non essere “reale”.

Ma cosa ci sta a fare una gigantesca nave spaziale aliena orbitante attorno alla Terra? Probabilmente per controllarci, per controllare e limitare il nostro potenziale fisico e mentale.

Secondo le teorie di David Icke e sulla base delle ricerche di molti altri studiosi che hanno esaminato le sue anomalie, la Luna sarebbe una sfera artificiale tenuta in orbita intorno al nostro pianeta per scopi di controllo.

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Le recenti foto della NASA restituiscono in effetti una chiara impressione della Luna.

In primo luogo, è evidente che dal punto di vista fisico essa non sia assimilabile alla Terra. Non è presente alcuna irregolarità sulla sua superficie; nè creste enormi come le catene montuose terrestri, nè trincee profonde come quelle all’interno dei nostri oceani.

In effetti, la luna assomiglia molto ad una sfera metallica ricoperta di polvere e colpita da qualcosa in diverse occasioni, ma sempre con una potenza specifica – proprio come l’effetto creato da una serie di gocce di pioggia su una superficie dura, coperta di polvere.

http://lastella.altervista.org/isaac-asimov-il-docente-di-biochimica-che-crede-che-la-luna-sia-artificiale/

sabato 20 giugno 2015

#FORZATSIPRAS

Il premier greco, Alexis Tsipras fa sapere che e’ pronto ad assumersi la responsabilità di respingere un accordo di aiuti nel quale le richieste dei creditori siamo inaccettabili. Lo si apprende da Bloomberg, secondo la quale Tsipras sostiene che, con una soluzione sostenibile, il governo di Atene e’ ”pronto ad affrontare i costi e a portare avanti un difficile accordo. Senza invece una soluzione di questo tipo, secondo Tsipras, ”ci assumeremo la responsabilità di dire un grande no alla continuazione di politiche catastrofiche per la Grecia”.
 
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«Noi greci viviamo vicini al mare - esordisce Alexis Tsipras - per questo non abbiamo paura delle tempeste». E come l'interlocutore che lo ha preceduto nella sessione plenaria del Forum economico di San Pietroburgo, Vladimir Putin, anche il premier greco ostenta sicurezza e ottimismo. Le crisi che stanno affrontando i due leader e i loro Paesi sono ben diverse, ma oggi si incrociano in questo Forum da cui la Russia lancia due risposte all'Europa che la mantiene sotto sanzioni.
 
(afp)
 
La prima è la constatazione di Putin che l'economia russa può affrontare il momento difficile; la seconda è un accordo energetico con Tsipras che rafforza i legami tra Mosca e Atene, firmato proprio nelle ore in cui si gioca il destino della Grecia nell'euro e nell’Unione Europea. Ma al di là di questo, il governo russo ha chiarito che non fornirà aiuti alle imprese nazionali intenzionate a investire in Grecia.
 
L'intesa preliminare firmata a San Pietroburgo dal ministro greco dell'Energia, Panagiotis Lafazanis, insieme al collega russo Aleksandr Novak, riguarda la costruzione di un gasdotto che nei piani dei russi ha preso il posto di South Stream, vittima della crisi ucraina. Turkish Stream attraverserà la Grecia, dividendo a metà la proprietà del tratto interessato tra la russa Vneshekonombank (Veb) - la banca di Stato dedicata allo sviluppo - e la Grecia. Anche se saranno i russi - non a caso - a fornire l'intero finanziamento, pari a due miliardi di dollari.
 
Si legga a tale proposito anche
 
dove si specifica appunto che è stata siglata l'intesa preliminare fra Russia e Grecia per il passaggio del gasdotto Turkish Stream sul territorio greco, che punta a rifornire l'Europa bypassando l'Ucraina. La firma, riferisce Bloomberg, oggi a San Pietroburgo da parte dei ministri dell'Energia dei due Paesi, nel giorno del vertice di emergenza della Bce sulla richiesta della Banca greca di aumentare la liquidità. Mosca, spiega il ministro per l'Energia russo Novak, fornirà ad Atene un prestito pari al 100% dell'importo del gasdotto
 
«Questo gasdotto - ha voluto chiarire il ministro Lafazanis - non è inteso contro nessuno in Europa o nel mondo. Nasce per servire i popoli, la pace e la stabilità. L'energia può unire le persone, e non alimentare situazioni da guerra fredda». Che le vicende dei gasdotti vogliano volare al di sopra della geopolitica lo ha dimostrato proprio ieri, sempre al Forum di San Pietroburgo, l'annuncio che Gazprom intende costruire un doppio collegamento accanto a Nord Stream, dal Baltico alla Germania. Annuncio riguardo al quale la Commissione europea ha voluto subito chiarire che «i gasdotti che già esistono sono più che sufficienti».
 
Quanto ai progetti energetici tra russi e greci, Bruxelles esprime le stesse obiezioni che aveva per South Stream, un gasdotto che contravveniva alle norme europee sulla proprietà contemporanea del gas e delle rotte per esportarlo. E forse proprio per questo il governo russo è stato attento a chiarire che non avrà alcuna partecipazione nella sezione greca di Turkish Stream, lasciando il posto alla Veb.

I lavori, è stato detto ieri a Pietroburgo, inizieranno nel 2016 e si concluderanno nel 2019, proprio quando verrà a scadere il contratto di Gazprom per il transito del gas attraverso l'Ucraina. E sarà in quel momento che la Russia intende tagliare completamente i ponti con Kiev.

Festeggiato in Russia, Tsipras ha ricambiato invitando tutti a mettere fine «al circolo vizioso delle sanzioni».

LA GRECIA S'ALLEA ECONOMICAMENTE CON LA RUSSIA: AL VIA GASDOTTO DA MILIARDI DI DOLLARI,PRESTITI DI BANCHE RUSSE AD ATENE
 
E poi, intervenendo al Forum dopo aver incontrato Putin, Tsipras ha detto che l'Unione europea deve «imboccare di nuovo la sua strada, tornando ai principi e alle dichiarazioni originarie: solidarietà, equità, giustizia sociale». E deve scegliere tra la volontà di mostrarsi solidale alla Grecia o accanirsi su «misure di austerità che non portano a nulla». Come ha detto un membro del suo partito Syriza, Kostadinka Kuneva, all'agenzia russa Sputnik, per un giorno in Russia il premier greco ha potuto godersi legami «basati sul rispetto reciproco senza imposizioni, come invece avviene con la trojka».
 
 
Ma lo scacco matto che Tsipras sta confezionando alla Troijka non si conclude con l'accordo e l'avvicinamento a Mosca.
 
La Commissione d’Inchiesta sul Debito istituita dal Parlamento greco ha divulgato oggi un rapporto preliminare sui 240 miliardi di debito che le istituzioni della Troika (UE, BCE e Fondo Monetario Internazionale) pretendono dalla Grecia. In seguito a numerose audizioni, ed esaminate le prove, la Commissione ha dichiarato questo debito illegittimo, aggiungendo che non deve essere ripagato.

Questo rapporto rafforza la posizione del governo nei confronti delle nuove richieste della Troika che pretende un altro giro di vite di misure di austerità contro la popolazione greca, tra cui ulteriori tagli alle pensioni. Viene inoltre confermata l’analisi pubblicata da Lyndon LaRouche sulle pagine dell’Executive Intelligence Review lo scorso febbraio (vedi), nella quale il salvataggio della Grecia veniva definita come una enorme truffa per trasferire i soldi dei contribuenti greci, attraverso i conti del governo, nelle casse degli speculatori e delle loro “banche universali” a Londra e in Europa.
 
grecia-troika

Il rapporto della Commissione, allegato per intero a fondo pagina, afferma: “Tutte le prove che presentiamo in questo rapporto dimostrano non soltanto che la Grecia non ha la possibilità di ripagare questo debito, ma che questa impossibilità deriva principalmente dagli accordi con la Troika in palese contrasto con i diritti umani fondamentali del popolo greco. Siamo pertanto giunti alla conclusione che la Grecia non deve ripagare questo debito in quanto illegale, illegittimo e detestabile”.

“La Commissione è inoltre giunta alla conclusione che l’insostenibilità del debito pubblico greco era già evidente fin dall’inizio ai creditori internazionali, alle autorità greche ed ai gruppi mediatici. Ciò nonostante nel 2010 le autorità greche, insieme ad altri governi europei, hanno cospirato contro la ristrutturazione del debito pubblico per proteggere le istituzioni finanziarie. I gruppi mediatici hanno nascosto la verità al pubblico presentando i piani di salvataggio come benefici per la Grecia, scaricando allo stesso tempo sulla popolazione la responsabilità della situazione”.

Questo rapporto dovrebbe avere un forte impatto anche su altre nazioni super indebitate dell’Eurozona.
 
 
Ci sono momenti in cui è necessario abbandonare le ideologie politche e unirsi per il bene comune, questo e' uno dei momenti, e' necessario dare tutto l'appoggio a tsipras...
 
... per questo vi invito a lanciare l'hashtag #FORZATSIPRAS del titolo condividendo questo articolo sui vostri profili facebook, twitter oppure sui vostri blog per fornire la maggiore visibilità possibile al sostegno che questo governo merita. 

giovedì 18 giugno 2015

Giulio Ossequente e gli UFO dell'Impero Romano

"...Furono vedute in cielo immagini di navi...".  

In altri contesti e in epoche diverse sono stati chiamati vimana, in altri ancora forse kavod, i romani li chiamavano scudi infuocati...

Con frasi come queste la celebre opera "Liber Prodigiorum" di Giulio Ossequente è diventata la Bibbia ufologica dell'era prima di Cristo. Lo storico romano vissuto nel IV secolo, ha raccolto in una sola opera il Libro dei Prodigi (De prodigiis) eventi anomali avvenuti a Roma e nei dintorni in epoche così lontane che è difficile trovare riscontri. Per i romani il "prodigio" veniva letto come evento straordinario con funzione di anticipazione della realta. 


Tra i prodigi possiamo ritrovare calamità naturali, epidemie, eclissi, ma anche descrizioni più enigmatiche, considerate in ogni caso come manifestazione del favore o della collera divina. Il compito dei sacerdoti era cercare di interpretare queti segni premonitori per non farsi trovare impreparati. Tra gli eventi alcuni sono incredibilmene evocativi.

Dell'opera ci è giunta la parte tra il 249 a.C. ed il 12 a.C. Gli eventi vengono descritti in regolare ordine cronologico, utilizzando la lista dei consoli. L'opera venne stampata per la prima volta, a Venezia, da Aldo Manuzio, nel 1508, in un'edizione ricavata da un manoscritto rinvenuto e copiato in Francia dall'umanista Giovanni Giocondo di Verona e andato perduto.

Le fonti da cui Ossequente prende le sue storie sono le più varie, alcune inevitabilmente sconosciute altre più note come l'opera Ab Urbe condita libri di Tito Livio.

Nel libro dei prodigi si possono riconoscere alcuni fenomeni tipicamente atmosferici come fulmini, semplici o globulari, cirrostrati e cirrocumuli, tempeste, incendi e fasi lunari. Contestualizzati nel pensiero dell'epoca fortemente influenzato da religiosità basata sull'elemento naturale, questi accadimenti vengono riletti come segni del cielo, premonizioni e fatti inspiegabili. Oggi la scienza ci ha dimostrato la normale routine di questi episodi.


Esistono però altri passaggi più complicati, che non sono assimilabili a fattori naturali che è giusto analizzare. 

L'Ufologo Jacques Vallée racconta nel libro Wonder in the Sky la presunta evidenza UFO dal passato ad oggi nelle cronache e nei reperti archeologici anomali, questa branca di ricerca prende i nomi di Clipeologia, Paleoastronautica, Paleoufologia ed Archeologia Spaziale. 

Chi aprì la strada alla Clipeologia fu l'astrofisico ed Ufologo Donald Menzel che nel suo Flyng Saucers del 1953 esaminò una cronaca di un evento strano citata da Plinio il vecchio, da allora altri ricercatori si misero allo studio di altre cronache e tracce di possibili visitatori alieni nel passato. 

La parola Clipeologia fu coniata nel 1959 dall'italiano Umberto Corazzi dal nome dello scudo dei legionari romani chiamato Clypeus, il termine non ebbe fortuna all'estero dove vengono usate gli altri termini. Questa branca dell'Ufologia ricerca le prove di un'evidenza aliena nel passato tramite lo studio di miti, reperti archeologici, dipinti. 

Presto seguirono le teorie degli Antichi Astronauti di Erick Von Daniken, Peter Kolosimo, Robert Charroux, Zacharia Sitchin, mentre Raymond W. Drake con i suoi e Barry Downing iniziarono a ricercare presenze extraterrestri nei racconti della Bibbia. 

Eccooci arrivare al Liber Prodigiorum testo scritto da Giulio Ossequente nel V° secolo di cui abbiamo parlato all'inizio, che destò l'interesse di diversi ricercatori tra i quali proprio Jacques Vallée, che lo citò diverse volte nel suo libro Wonder in the Sky dove fece uno studio delle possibili interazioni ufologiche partendo dall'antichità. 

Nel Liber Prodigiorum Ossequente annotò in ordine cronologico diverse cronache insolite dell'antica roma riferite come detto ad un periore che va dal 249 al 12 ac, riportando eventi come eclissi, eventi atmosferici, bolidi, terremoti, e strane travi e scudi volanti (Clypeus), come nascite di bambini od animali mostruosi, piogge di sangue apparizioni di 2 Soli ed altri fenomeni prodigiosi. 

Molti ricercatori hanno ricamato sopra a livello ufologico, altri hanno dato spiegazioni razionali, ma restano alcune cronache lasciano dei dubbi. pare che ci siano stati rimaneggiamenti o errori durante le stampe del libro nel 1508 dato che era trascritto da un manoscritto appartenuto all'illuminista Giovanni Giocondo. 

Esaminiamo due cronache e commentiamole con l'aiuto degli interessati alla tematica. 
M. Claudio Q. Fabio Labeone coss. - 183 a.C. 

LATINO 

In area Vulcani per biduum, in area Concordiae totidem diebus sanguinem pluit. In Sicilia insula 
nova maritima. Hannibal in Bithynia veneno periit. Celtiberi subacti. 

ITALIANO 

Per due giorni nell'area di Vulcano piovve sangue e, in altri due giorni, nell'area della Concordia. 
Attorno alla Sicilia emerse dal mare una nuova isola. Annibale morì avvelenato in Bitinia. I Celtiberi furono sottomessi. 

In questa cronaca del 183 a. c. si parla di una pioggia di sangue, di questi fenomeni abbiamo anche report vicini nel tempo come la pioggia avvenuta nel 2001 nello stato indiano meridionale di Kerala in india. 

Per spiegare questa tipologia di fenomeno la scienza ufficiale ha ipotizzato trombe d'aria che abbiano ucciso uno stormi di uccelli nel caso dell'india di pipistrelli anche se su questo ci sono dubbi, sabbia desertica, residuati chimici che comunque nel 183 a.c. non esistevano. 

Sul fronte dell'ipotesi extraterrestre Godfrey Louis e A. Santhosh Kumar, due scienziati del Mahatma Gandhi University in Kottayam da analisi conseguite ipotizzarono che si trattasse di microrganismi alieni arrivati con qualche meteorite. 

Il loro studio è stato contrastato da una parte della comunità scientifica, che a quanto pare non ha dato spiegazioni veramente valide. 



L'altro fenomeno che ha del prodigioso è la nascita di un'isola in Sicilia, abbiamo cronache dalla Prima Guerra punica sino al 1831 dell'emersione della bocca di un vulcano sottomarino situata a circa 6 metri sott'acqua tra Sciacca e l'isola di Pantelleria, probabile che ossequente si riferisse a questa. 

In questa cronaca vediamo quello che dal punto di vista ufologico potrebbe essere un disco volante. 
2.49 C. Mario L. Valerio coss. - 100 a.C. 

LATINO 

Fax ardens Tarquiniis late visa subito lapsu cadens. Sub occasu solis orbis clipei similis ab occidente ad orientem visus perferri. 

In Piceno terrae motu domicilia ruinis prostrata, quaedam convulsa sede sua inclinata manserunt. Fremitus armorum ex inferno auditus. Quadrigae aureatae in foro a pedibus sudaverunt. Fugitivi in Sicilia proeliis trucidati. 

ITALIANO 

A Tarquinia si vide una fiaccola ardente improvvisamente scendere. Al calare del Sole si vide un oggetto circolare simile a uno scudo dirigersi da ovest a est. Nel Piceno le abitazioni furono ridotte 
in rovine da un terremoto, mentre alcune rimasero inclinate nella loro sede sconvolta. Un fremito di armi fu udito dal fondo della terra. Le Quadrighe dorate nel foro sudarono nella parte inferiore. Gli schiavi fuggitivi in Sicilia furono trucidati in battaglia

La cronaca parla di una fiaccola ardente che scendeva dal cielo, potrebbe trattarsi di un bolide o di un meteorite. Rimangono dei dubbi rispetto il Clypeus che volava da ovest verso est che potrebbe essere in questo caso un bolide, da quello che sappiamo i romani non avevano conoscenza di macchine volanti o aquiloni. 


Tantissimi fenomeni sono spiegabilissimi dal punto di vista accademico, per altri resta il dubbio delle manipolazioni nelle prime ristampe, di cronache molto vecchie di secoli prima che fossero raccolte, resta affascinante il tema da approfondire ed il fatto che Giulio Ossequente sia considerato il primo ufologo della storia. 

Per chi dopo questa lettura si fosse incuriosito segnaliamo che Stefano Lancioni del liceo Torelli ha pubblicato su internet con una traduzione integrale il libro latino, facendone apprezzare anche ai meno pratici tutte le incredili sfumature. 

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