Per introdurre i temi che saranno trattati in occasione di una prossima conferenza, alla quale il Progetto Atlanticus parteciperà con il suo modesto contributo
proponiamo un articolo pubblicato su Science l’11 maggio, e ripreso da Le Scienze, che mette in guardia verso le possibili malattie dovute all’aumento nella frequenza di alleli rari. Ma tale aumento è ascrivibile alle mutazioni casuali, quelle che secondo il neodarwinismo dovrebbero essere all’origine delle nuove specie.
Se le mutazioni casuali vengono indicate come origine di nuove malattie, come potrebbe tale meccanismo portare a nuovi caratteri e perfino a nuove specie, come nel caso dei Sapiens?
Dopo l’articolo pubblicato il 1° maggio su CS; "Neodarwinismo alla “deriva”: la speciazione allopatrica… conduce all’estinzione", relativo ad uno studio pubblicato su PLoS One sull’effetto negativo dell’isolamento riproduttivo di piccole popolazioni (condizione necessaria nella teoria neodarwiniana) adesso è la volta di Science che ha pubblicato uno studio intitolato “Recent Explosive Human Population Growth Has Resulted in an Excess of Rare Genetic Variants” che evidenzia l’aumento nella frequenza di alleli rari nella popolazione umana degli ultimi 10.000 anni.
La ricerca è stata riportata in Italia da Le Scienze in un articolo pubblicato il 16 maggio dal titolo “Con il boom demografico, più varianti geniche rare” che così inizia:
In meno di 400 generazioni la popolazione umana è passata da pochi milioni di individui a sette miliardi, una crescita avvenuta in buona parte negli ultimi 10.000 anni. Una ricerca dimostra che a questo aumento esponenziale è corrisposto un aumento nella frequenza di alleli rari, finora sfuggito alle ricerche basate su campioni piccoli o che non contemplavano questa dinamica demografica
Gli alleli rari non erano presenti nella popolazione iniziale e sono il frutto delle mutazioni casuali occorse nel frattempo “Keinan e Clark hanno condotto uno studio volto ad analizzare l’importanza di tre parametri fondamentali per l’individuazione delle mutazioni rare” come specificato nel testo pubblicato su Le Scienze.
Siamo quindi proprio in presenza di quel tipo di mutazioni che secondo la Sintesi moderna sarebbero all’origine dei nuovi caratteri che, sottoposti alla selezione dell’ambiente, dovrebbero dare origine alla macroevoluzione e quindi alla nascita di nuove specie.
Ma quello che è emerso dallo studio è ben diverso, l’aumento delle micromutazioni (superiore al previsto) denota solamente un deterioramento del patrimonio genetico iniziale e, lungi dal costituire la potenziale premessa per l’evoluzione, costituisce la potenziale premessa per la nascita di nuove malattie, come evidenziato su Science:
La rapida e recente crescita, aumenta il carico di varianti rare ed è probabile che giochi un ruolo nel rischio individuale di una malattia genetica complessa. Quindi, l’estrema, recente, crescita della popolazione umana ha bisogno di essere presa in considerazione nello studio della genetica di malattie e tratti complessi. Le stesse considerazioni le troviamo riportata anche nella conclusione dell’articolo apparso su Le Scienze:
Questa situazione – scrivono gli autori – implica massicce deviazioni dall’equilibrio genetico delle popolazioni. In particolare, la recente rapida crescita genera un carico di variazioni rare, dovute a mutazioni recenti, che possono avere un ruolo nel rischio di malattie complesse.
Ecco quindi che quando dei dati sperimentali sono disponibili non viene nessuna conferma alla teoria dell’evoluzione per “caso e necessità”, anzi, come nel caso del tilacino sopra ricordato, i meccanismi che dovrebbero stare alla base dell’evoluzione sono invece accusati di portare all’estinzione delle specie o comunque ad un incremento di situazioni patologiche.
La scienza, quella seria, quando si trova davanti alle conseguenze delle mutazioni casuali mette da parte i sofismi neodarwiniani e le fantasie delle “Just so story”, e giustamente si preoccupa per i danni che da esse possono derivare.
La teoria dell’evoluzione neodarwiniana per “caso e necessità” risulta messa in crisi una seconda volta in pochi giorni, e solo la presenza di un forte e radicato paradigma non permette di vedere la verità.
Ma allora... come sono nati i Sapiens??? Il Progetto Atlanticus, con l'articolo "Il seme degli Dei", scaricabile al seguente link, suggerisce una possibile risposta.
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