venerdì 28 dicembre 2012

La Corsa alla Luna

Il programma Apollo fu un programma spaziale americano che portò allo sbarco dei primi uomini sulla Luna.
 
Concepito durante la presidenza di Dwight Eisenhower e condotto dalla NASA, Apollo iniziò veramente dopo che il presidente John Kennedy dichiarò, durante una sessione congiunta al Congresso avvenuta il 25 maggio 1961, obiettivo nazionale il far "atterrare un uomo sulla Luna" entro la fine del decennio con la famosa frase:
 
« Abbiamo scelto di andare sulla Luna in questo decennio e di fare le altre cose, non perché non sono facili, ma perché sono difficili obbiettivi, perché questo obiettivo servirà a misurare e organizzare al meglio le nostro energie e competenze, perché questa è una sfida che siamo disposti ad accettare... »
 
Uno dei più importanti contributi forniti alla progettazione della missione fu certamente dato da Werner Von Braun, portato in America dalla Germania nazista durante le concitate fasi dell'Operazione Paperclip, con la quale, come sappiamo, molti scienziati della Germania Nazista furono trasferiti negli Stati Uniti, dove poterono continuare le loro ricerche.
 
Wernher Von Braun era di origini nobili tedesche. Nelle installazioni sotterranee di Peenemunde, nord della Germania, sotto la direzione di scienziati nazisti di cui lui era a capo, durante la seconda guerra mondiale vennero costruite le micidiali V2 precursori dei moderni missili balistici.
 
 
Ben presto le dimensioni della base crebbero, così come i suoi abitanti. L'intera penisola a nord del centro fu invasa dalle famiglie dei tecnici e degli scienziati, mentre nuove strutture crescevano intorno alla struttura di ricerca: una centrale elettrica, un impianto per la produzione di ossigeno e idrogeno, gallerie del vento, caserme militari, rampe di lancio e una fabbrica di razzi. Naturalmente, non mancò di essere munita di un luogo dove radunare la "manodopera", e per lo scopo fu costruito un campo di prigionieri di guerra. Con il volger della guerra, il campo di prigionia si andò trasformando sempre più in un campo di concentramento vero e proprio.
 
Al termine del conflitto, nel 1947, Wernher von Braun avrà modo di dichiarare " Non vidi mai un cadavere, né assistetti a maltrattamenti o uccisioni". Fu davvero così? Neanche il trionfo del 1969 farà dimenticare il passato poco chiaro del grande scienziato, che, invero, dal canto suo, fu sempre animato da un genuino desiderio di costruire un mezzo che portasse l'uomo nello spazio.
 
In tempi di guerra un genio come il suo, però, non poteva essere sfruttato se non per costruire mezzi per vincere le guerre. E von Braun, che voleva viaggiare per lo spazio, costruì le famigerate V-2.
 
Il 13 giugno del 1942, alla presenza della massime autorità del Reich, venne lanciato il primo A-4, il razzo più grande e potente fino ad allora mai costruito; il lancio fallì, ma cinque mesi dopo, finalmente, il razzo si staccò da terra, arrivò a novanta Km d'altezza e raggiunse la velocità di 1340 m/s.
 
Dornberg, il capitano ai cui ordini attendeva von Braun, commentò così il gran giorno:
 
"Abbiamo invaso lo spazio con i nostri razzi e, per la prima volta, abbiamo usato lo spazio come ponte tra due punti della terra. Abbiamo dimostrato che la propulsione arazzo è praticabile per i viaggi spaziali. Questo terzo giorno di ottobre (era il 1942) è il primo di una nuova era dei trasporti, quella dei viaggi spaziali."
 
I tedeschi persero la guerra, ma le ricerche di Von Braun proseguirono negli Stati Uniti e anzi possiamo pensare che senza le sue competenze difficilmente gli americani avrebbero vinto la corsa spaziale contro i sovietici.
 
Corsa iniziata nel 1955 quando il presidente Eisenhower annunciò che nel corso dell'Anno Internazionale di Geofisica del '57, gli Stati Uniti avrebbero messo in orbita un satellite, si gettarono nell'impresa il team di esperti della marina, con il progetto Vanguard, e quello dell'esercito, con il progetto di von Braun.
 
Fu scelto il primo, anche perché al presidente poco piaceva l'idea di conquistare lo spazio con un progetto militare. Sebbene fu scelto il progetto della marina, von Braun non alzò bandiera bianca e più determinato che mai continuò imperterrito i suoi esperimenti. I fatti gli avrebbero dato ragione, nonostante il fallimento del primo Jupiter.
 
La svolta capitò nell'autunno del '57. Mentre il Vanguard collezionava una figuraccia dietro l'altra, anche indiretta TV, i misteriosi russi misero a segno un colpo sensazionale, assolutamente sconvolgente per gli spavaldi americani: il 4 ottobre 1957 fu messo in orbita lo Sputnik 1,a cui seguì un mese dopo lo Sputnik 2 con a bordo la cagnetta Laika.
 
Era troppo. Gli Stati Uniti, presi completamente alla sprovvista, si sentirono sconfitti e umiliati. Dopo l'ennesimo fiasco di un Vanguard, fu data allora carta bianca a von Braun e al suo progetto.
 
E il 31 ottobre 1958 il gruppo colse il primo grande successo: gli Stati Uniti risposero allo Sputnik sovietico immettendo in orbita l'Explorer 1. Nello stesso anno fu fondata un'agenzia con lo scopo di essere un ente civile che limitasse l'ingerenza dei militari nei programmi di conquista dello spazio: la Nasa. La grande rincorsa allo spazio era ufficialmente partita.
 
Sebbene i russi collezionarono vari primati, arrivando prima degli americani a importanti risultati, basti ricordare Yuri Gagarin nel '61, il 16 luglio del 1969 sventolò sulla Luna la bandiera americana. E grande merito lo ebbe von Braun che consegnò giusto in tempo la sua ultima, straordinaria, creatura: il Saturno V, il razzo che permise il grande balzo.
 
L'equipaggio di Apollo 11
 
Dietro la figura di Von Braun esistono diversi segreti e diversi enigmi, a partire dal tessuto socio-politico-culturale di origine, il nazismo e i suoi misteri legati al mondo della Vril, degli Haunebu, dell'esoterismo nazista, al suo coinvolgimento sia in Germania come negli USA in alcuni dei più noti casi ufologici, tra cui lo stesso Roswell.
 
L’ingegnere aerospaziale Clark C. McClelland, specialista Nasa dal 1958 al 1992, ha confermato in un’intervista esclusiva a CNI News - in merito all’incidente UFO avvenuto presso la città di Roswell nel 1947 - il coinvolgimento dell’ingegnere missilistico tedesco Wernher von Braun (1912-1977), nell’ispezione in loco sullo scafo precipitato e sui corpi di esseri alieni.
 
"Il Caso Roswell resta il più importante e documentato nella storia di crash/retrieval (schianto/recupero) di UFO" dichiara McClelland.
 
Lo scienziato spiega come venne a conoscenza del ruolo avuto da von Braun nella vicenda:
 
"Durante i miei lunghi anni di servizio nel programma spaziale della nazione ebbi la fortuna di conoscere e scambiare alcune informazioni di grande interesse con scienziati tedeschi trasferiti in USA mediante l’Operazione Paper Clip dopo la Seconda Guerra Mondiale. Erano l’élite del gruppo scientifico addetto ai programmi missilistici tedeschi sotto il controllo di Adolf Hitler. Ebbi spesso il privilegio di conversare con il loro capogruppo, il dottor Wernher von Braun e con altri scienziati assegnati alle squadre addette al lancio della ABMA (Army Ballistics Missile Agency) alle rampe di lancio di Cape Canaveral. Questi stessi uomini furono infine conglobati nella nuova organizzazione National Aeronautics and Space Administration (NASA)".
 
Le affermazioni di McClelland, del quale sono accessibili via internet le credenziali e l’altisonante curriculum professionale costituiscono la piena riprova sia di quanto appare sui recenti documenti attribuiti al gruppo Majestic 12, sia di quanto esposto dal colonnello Philip J. Corso nel best seller "Il Giorno Dopo Roswell", in merito al ruolo di primaria importanza svolto da Wernher von Braun nell’incidente di Roswell.
 
Fu forse l'insieme di tutte queste tematiche a stimolare la volontà di Von Braun, della NASA e del governo statunitense di raggiungere la Luna il più presto possibile?
 
E' possibile che ci sia qualcosa d'altro dietro al desiderio di esplorare il nostro satellite, qualche indicibile segreto sulle nostre origini e sulla possibile presenza di prove concrete dell'esistenza di forme di vita aliene sulla Luna?
 
Le missioni Apollo assumerebbero interamente un altro significato. Oltre al 'semplice' seppur nobile scopo esplorativo, scientifico e alla dimostrazione del potenziale tecnologico nel confronto con i Sovietici potrebbe esserci un obiettivo segreto, di ordine militare, di contattare possibili 'ospiti' del nostro satellite e valutarne la possibile minaccia nei nostri confronti.
 
A tal proposito assumono particolare valore certe dichiarazioni rilasciate nel corso degli anni relativamente alla presenza di UFO durante le missioni fin dall'Apollo 11, quella che portò effettivamente il primo uomo sulla Luna (anche se non è detto che fu effettivamente ciò che vedemmo in "diretta" mondiale...)
 
Da un articolo di Vittorio Sabadin pubblicato su ”La Stampa”.
 
Trentasette anni fa, esattamente in questi giorni, milioni di persone in tutto il mondo affollavano i bar per seguire da preistoriche tv in bianco e nero l’avventura dell’Apollo 11, la capsula che avrebbe portato l’uomo sulla Luna.
 
Coperte dalle voci dei commentatori, si udivano sullo sfondo le incomprensibili comunicazioni tra la base di Houston e i tre astronauti nella navicella: Neil Armstrong, Edward «Buzz» Aldrin e Michael Collins. Due frasi, scambiate il 19 luglio, poco prima dello sbarco, erano sembrate a tutti i tecnici che seguivano la missione una normale richiesta di informazioni, ma nascondevano un segreto che Aldrin ha rivelato solo adesso: l’Apollo 11 non era solo nello spazio.
 
L’equipaggio chiese alla base dove si trovasse rispetto a loro l’S-IVB, il terzo modulo del razzo che li aveva spinti verso la Luna. Dopo qualche minuto, Houston rispose che si trovava a 6000 miglia nautiche, circa 11 mila chilometri. «Non poteva dunque essere quello – ha rivelato Aldrin – il grande oggetto che vedevamo dall’oblò ad una certa distanza da noi. Era a forma di anello e si muoveva ad ellissi. Collins decise di guardarlo meglio con un cannocchiale, non era sicuramente il nostro razzo». I tre astronauti decisero di non comunicare altro alla base, e di parlarne solo al loro ritorno in un briefing riservato. «Che cosa potevamo fare? – ha spiegato Aldrin -.
 
Dovevamo metterci a gridare “ragazzi, c’è qualcosa che si muove qui di fianco, avete idea di che cosa possa essere?” Molta gente ascoltava le comunicazioni tra noi e Houston, gente di tutti i tipi. Temevamo che qualcuno potesse chiedere di annullare la missione, a causa di una minaccia aliena o per qualunque altra stupida ragione. Così decidemmo solo di informarci per precauzione su dove si trovasse l’S-IVB».
 
Tornati sulla Terra, accolti dal presidente americano Richard Nixon a bordo della portaerei Hornet, gli astronauti raccontarono le fasi dell’avvistamento ai responsabili della missione. La Nasa decise di non renderle pubbliche. Il dottor David Baker, all’epoca Senior Scientist dell’Apollo 11, ha spiegato che l’Agenzia spaziale americana, temendo il ridicolo, aveva vincolato l’equipaggio al segreto. «Molti tecnici della Nasa si sono convinti che gli Ufo esistono – ha detto Baker – e questo ha spinto ancora di più l’agenzia ad una politica di segretezza. Nessuno riuscì a scoprire che cosa fosse l’oggetto che quelli dell’Apollo 11 avevano visto, ma è certo che questi avvistamenti non erano rari fino dai tempi dei primi viaggi in orbita: molti equipaggi avevano incontrato oggetti strani».
 
Anche se il nome di Neil Armstrong è rimasto nella memoria di tutti come quello dell’eroe della missione, il primo uomo a mettere piede sulla Luna, in realtà il vero protagonista di Apollo 11 fu Edwin Buzz Aldrin, colonnello dell’aviazione americana, discendente da una famiglia svedese di fabbri e predestinato ai voli sul nostro satellite dal cognome della madre: Moon. Ci sono pochissime foto di Armstrong sulla Luna, ma ce ne sono moltissime di Aldrin, che molti appassionati dei misteri lunari accusano adesso di non avere raccontato tutta la verità. Basta fare una ricerca sul web con Google o Yahoo per rendersi conto di quante persone nel mondo siano convinte che, anche dopo l’allunaggio, «c’era qualcosa di strano là fuori».
 
La convinzione nasce da presunte intercettazioni delle comunicazioni fra gli astronauti e la Nasa, fatta da radioamatori a terra. Sceso sul suolo lunare, Armstrong affermò di vedere una intensa luce che proveniva da un cratere. La comunicazione si sarebbe interrotta bruscamente, ma non per le decine di persone che la intercettavano da casa. «Che cosa sono? Che cosa sono? Potete dirci che cosa sono? – avrebbero continuato Armstrong e Aldrin -. Oh Dio, non ci credereste. Siamo qui, stiamo tutti bene, ma abbiamo dei visitors. Vi dico che ci sono altre navi spaziali qui e sono tutte allineate al bordo del cratere».
 
Cosa vide l'equipaggio dell'Apollo 11?
 
Perchè la missione Apollo 13 fu annullata? E' vero ciò che ci è stato raccontato dai media o in realtà Apollo 13 fu attaccata da forze ostili in virtù della presunta testata nucleare che trasportava, destinata a detonare sulla Luna, come sostenuto dal sedicente ex-capo dei sistemi di comunicazione alla Nasa Maurice Chatelain?
 
Chatelain si spinse al punto di dichiarare che il fallimento dell’Apollo XIII fu dovuto ad un UFO che proteggeva qualche base lunare creata dagli extraterrestri poiché a bordo aveva una piccola struttura nucleare destinata ad essere piazzata sulla luna per rilevazioni sismiche. Sia come sia, la NASA non ha ancora comunicato ufficialmente i risultati dell’indagine sull’avaria."
 
Attacco che si potrebbe essere concretizzato con questo evento
 
Sullo sfondo della tragedia scampata di poco, è quasi completamente sfuggito agli annali l'esperimento di far precipitare il terzo stadio del razzo Saturn sulla Luna - in breve nominato Saturn-Crash - eseguito durante questa missione. Poco dopo che il modulo di comando si era staccato ed aveva effettuato con successo la manovra d'aggancio del modulo lunare, venne riacceso il congegno propulsore di questo terzo stadio del razzo vettore Saturn per portarlo su di una traiettoria di collisione con la Luna.
 
Tale manovra riuscì perfettamente e tre giorni più tardi, lo stadio con il peso di circa 14 tonnellate, precipitò sulla Luna a circa 120 chilometri a nord-ovest del punto di allunaggio dell'Apollo 12 con una velocità d'impatto di circa 2,5 chilometri al secondo (9000 Km/h). L'impatto corrispondeva a circa 10 tonnellate di TNT.
 
Dopo circa 30 secondi il sismografo posizionato dall'equipaggio dell'Apollo 12 registrò l'impatto. Il conseguente terremoto lunare durò per oltre tre ore. Già prima dell'impatto vero e proprio, il misuratore della ionosfera - anche questo montato durante la missione precedente - registrò la fuga di una nube gassosa visibile e dimostrabile per oltre un minuto. Si presume che l'impatto abbia scagliato delle particelle della superficie lunare fino ad un'altezza di 60 chilometri, dove furono ionizzate dalla luce del Sole."
 
Alla luce di queste considerazioni e di un ipotetico incontro-scontro con presunti extraterrestri di stanza sulla Luna, perchè da un certo punto in poi nessuno più si è azzardato a rimettere piede sulla Luna?
 
Questo almeno in via ufficiale, se si vogliono prendere per vere le ipotesi di una missione ultra segreta...
 
Ufficialmente le gloriose missioni “Apollo”, che hanno portato l’uomo sulla luna, si sono concluse con Apollo 17, una teoria alternativa è saltata fuori negli ultimi anni; le missioni apollo potrebbero essere arrivate fino alla 20, le missioni successive sarebbero rimaste top-secret per via dell’obbiettivo da raggiungere. Lo scopo di “Apollo 20”, in particolare sarebbe stato quello di esplorare una presunta navicella aliena, fotografata sul lato oscuro della luna negli anni precedenti dalla missione Apollo 17.
 
L’oggetto di 5km di lunghezza era adagiato sul suolo del nostro satellite probabilmente da molte migliaia di anni dato che a prima vista presentava fori riconducibili a bombardamenti di asteroidi e strati di polvere lunare depositata sulla nave nel corso degli anni. Ma sul nostro satellite non ci sarebbe stata solo una navicella, anche una vera e propria stazione spaziale, enorme, delle dimensioni di una città e probabilmente là da milioni di anni. Tutto è cominciato grazie alla rivelazione fatta da William Rutledge, un’astronauta a bordo dell’Apollo 20 che ora vivrebbe sotto copertura.
 
 
Apollo 20 fù lanciato il 16 Agosto 1976, a bordo del modulo lunare (identico a quello servito 4 anni prima per la missione che portò l’uomo per la prima volta sulla luna), vi erano: William Rutledge, Leona Snyder ed Alexi Leonov, cosmonauta sovietico.
 
La destinazione della missione era il cratere “Iszak D” nel lato oscuro della luna, dove era adagiata la presunta navicella aliena e poco più distante da lì la stazione spaziale.
 
La missione durò circa 7 giorni, durante i quali gli astronauti esaminarono le rovine e la navicella, e scattarono centinaia di immagini. Dentro la navicella però ci fù la scoperta più clamorosa, il cadavere perfettamente ibernato di una extraterrestre femmina che soprannominarono “monnalisa”.
 
 
I corpi in realtà sarebbero stati due, ma per motivi di spazio a bordo dell’Apollo-Soyuz e per permettere ai cosmonauti di prendere anche equipaggiamento e apparecchiature dalla nave, un corpo lo lasciarono lì dove era e scelsero quello meglio conservato.
 
 
 

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