venerdì 17 maggio 2013

I Misteriosi Quipu degli Incas

Devo, per chiarezza espositiva, chiarire che, con l'argomento che vado ad affrontare, stiamo per varcare le soglie di un campo dove le leggenda è "più leggendaria" che altrove. Vuoi per l'evidente ed inevitabile mancanza di riferimenti testuali, vuoi per l'enorme salto temporale, vuoi per le memorie tardive e postume di un gesuita (Blas Valera) tecnicamente appartenente alla generazione del dopo Conquista anche se etnicamente fu Peruviano.

Le leggende delle popolazioni peruviane - ma il discorso può essere pari pari riprodotto per Atzechi, Maya, Toltechi (ed altre etnie del Centroamerica) e, in qualche misura per diverse tribù pellerossa - raccontano un tempo in cui la Terra era divenuta inospitale in seguito ad un grande cataclisma cosmico (1).

Questo cataclisma aveva "mangiato" la costellazione, oscurato il cielo e posto il "sole in ombra" e questa ipotesi è stata avanzata da William Sullivan nel recente lavoro di ricerca "I nodi segreti degli Incas" edito da Piemme.

Venne allora da sud un gruppo di uomini di "pelle bianca" e dal viso barbuto; i "Viracochas". Questo mito percorre longitudinalmente il continente americano, talvolta da Nord a Sud (Atzechi, Toltechi e Maya), talvolta, al contrario, da Sud a Nord (Incas), Ma sempre con provenienza da oriente.

Inutile dire che la sussistenza di queste fatti mitici ha aperto alla più fantasiose illazioni soprattutto in dipendenza dall'età in cui si sarebbero verificati. Ma vedremo qui di seguito qualche ipotesi.

Per il momento, torniamo ai "salvatori", ai "Viracochas". Uno di loro si sarebbe chiamato, appunto, Viracocha ma venne chiamato in vari modi nelle parlate locali (2).

Che fine abbiano fatto gli uni e gli altri, dopo aver compiuto l'opera di ciclica civilizzazione, è ignoto; la leggenda dice che i Viracochas ripartirono diretti verso nord o che il loro capo si sia incamminato sul mare dopo aver fatto calare sulla spiaggia una pioggia di fuoco all'evidente scopo di tener lontani gli indios.

Né è in alcun modo precisato un riferimento temporale anche se Sullivan si sforza di farlo sulla base di calcoli astronomici che non sono in grado di verificare o esporre (3). Né mi è possibile calcolare quando sarebbe avvenuto il presunto "Day after" Peruviano all'epoca dell'arrivo dei paleo civilizzatori.

Se ci limitiamo e considerare l'ipotesi dell'oscuramento del cielo e inondazione descritta ci viene da pensare alla fine dell'era glaciale, fra l'11.000 ed il 9.000 a.C.: ma chi poteva conservarne memoria?

Peraltro le leggende Incas ricordano che i Viracochas avrebbero edificato grandi opere architettoniche, fra le quali il Sacsahuaman (4).

Francamente, a meno di non pensare ad ipotesi fantascientifiche (tipo lievitazione e teletrasporto), non sapremmo come giustificare il fatto che pochi Viracochas potessero sistemare milioni di blocchi da 300 tonnellate (talvolta di più) per la sola fortezza di Sacsahuaman con precisione micrometrica.

È vero che i Viracochas sono descritti come creature molto alte, maestose e dotate di poteri sovrannaturali, ma a tutto c'è un limite, soprattutto quando si parla di 10.000 - 11.000 anni a.C..

La storia ci dice che le popolazioni amerinde erano glabre e scure di pelle; non vi sarebbero stati bianchi in quel continente prima dell'arrivo dei Conquistadores spagnoli nel XVI secolo.

Peraltro, se non abbiamo elementi sufficienti per datare, seppure con approssimazione, il Sacsahuaman, lo stesso ragionamento non può essere riprodotto per Tiahuanaco.

Qui le strutture superstiti, a 30 km. dal lago Titicaca, sono accostabili a strutture portuali. Esse, in sostanza, fanno pensare che un tempo la città fosse bagnata dalle acque del lago.

È possibile, allora, calcolare il ritmo temporale del ritiro della costa lacustre: ne ricaviamo che il Titicaca bagnava Tiahuanaco in un'epoca databile, con buona approssimazione, all'11.000 a.C..

Ebbene: questo dato cozza fortemente con quello dell'archeologia ufficiale che data la città al 500 a.C..

Ma le sorprese non sono finite!

Stando alla leggenda i Viracochas erano capaci di trasportare i massi facendoli spostare "al suono delle trombe" (saremmo di fronte alle mura di Gerico, trasportate in Sudamerica)!

Sembra logico concluderne che ci stiamo spostando su una specie di telecinesi indotta da fenomeni acustici.

E francamente intendo mantenermi lontano dal magico e dal paranormale che lascio ad altri probabilmente più specializzati di me. Personalmente, qui come altrove, preferisco accettare i fatti come ipotesi di lavoro collegate ad una realtà mitica che, in quanto tale, non necessita di spiegazioni: quelle spiegazioni potrebbero non aver avuto senso, né allora (vale a dire all'epoca di Tiahuanco e della struttura mitica della Porta del sole) né mai (nei periodi seguenti).

È, tuttavia, innegabile che Tiahuanaco crea altrettanto misteriosi e curiosi accostamenti con la piramide Accapana e col tempio sotterraneo del Kalasasaya (5).

C'è, infine, un altro aspetto delle leggenda sul quale desidero soffermarmi perché i riferimenti ci portano molto lontano nello spazio pur se i fatti potrebbero avere una medesima genesi.

La leggenda che comincia dai Viracochas ha in effetti, una strana appendice: ad un certo punto vengono introdotti alcuni semidei, "metà uomini e metà pesci", venuti dal Titicaca e chiamati "Chullua" e Umantua".

Il loro nome non ci dice niente.

Ma introducono due fatti straordinari almeno sul piano della mitologia comparata.

Più che l'analogia col mito greco delle Sirene (che di per sé è suggestivo), quello che mi colpisce è l'analogia quella con il mito sumerico-mesopotamico di Oannes che Michanowsky mette in relazione con l'esplosione di Vela X.

In Mesopotamia, come in Perù, una creatura simile, venuta dall'acqua insieme ad una schiera di suoi simili. Oannes era una figura semidivina, dotata di grande intelletto, venuta sulla terraferma ad insegnare agli uomini princìpi di civilizzazione simili a quelli di Viracocha.

Nella religione sumera In Medio Oriente il mito di Oannes ebbe una risonanza particolare, fino ai Vangeli cristiani in cui viene descritta la figura di Giovanni Battista.

Ci troviamo di fronte ad un qualcosa dal valore a dir poco intercontinentale. L'acqua, uomini venuti dall'acqua a civilizzare popolazioni terricole; il mito di Atlantide, grande civiltà perita in seguito ad una gigantesca sommersione. Qui si inserisce il sibillino significato del nome Viracocha che vuol dire "Spuma del mare".

Ebbene, tornando al Perù incaico poco oltre il Kalasasaya troviamo un rilievo chiamato "la piramide": una struttura di circa 200 metri di lato, orientata perfettamente secondo i 4 punti cardinali. Prima che gli Spagnoli la deturpassero essa era formata da blocchi disposti a gradoni che delineavano terrazze degradanti, proprio come le piramidi Maya e gli Ziggurat mediorientali.

All'interno della piramide sono stati rinvenuti numerosi cunicoli che probabilmente incanalavano l'acqua dalla cima alla base della struttura. Qui troviamo una singolare analogia strutturale con la piramide del sole di Teotihuacan; il sistema di drenaggio dell'acqua ci fa pensare ad una struttura idroprotetta, ma più di ogni altra congettura il nome "Accapana", datole dagli Incas, ci chiarisce l'affascinante significato di questa costruzione.

"Hake" in lingua Aymarà vuol dire persone; "Apana" significa morire. "Accapana" sarebbe quindi il luogo dove le persone muoiono e la presenza di un sistema idraulico collega la morte della gente all'acqua (l'inondazione seguita alla deglaciazione che sconvolse la Terra intorno al 10.000-9.000 a.C.?)

Per parte sua la "Porta del Sole" è un monolito ricavato da un blocco di ardesia, sulla cui sommità spicca l'immagine di Viracocha, circondata da file di strane figure.

Si tratterebbe di un calendario astronomico, ma cosa ci fanno animali preistorici come il Cuvieronius (estinto intorno al 10.000 a.C.) ed il Toxodonte, (scomparso nell'undicesimo millennio a.C.?)

L'ultima sorpresa di questa regione ci viene dalla lingua Aymarà, usata dagli indios locali.

Studi condotti da linguisti dello scorso decennio hanno dimostrato che la lingua Aymarà è dotata di una sintassi estremamente dettagliata e che non potrebbe esser parlata da una popolazione poco progredita; essa può essere trasformata in un algoritmo ponte, cioè in una lingua intermedia utile ad effettuare traduzioni tra svariate lingue diverse. In sintesi ci troveremmo di fronte ad un metalinguaggio "standard" che collegava una lunga serie di altri linguaggi (progettato come una sorta di Esperanto planetario).

Mi sorge la domanda di chi sia l'autore di tutto questo coacervo di dati.

Ci accorgeremo che i dati, di per sé possono portare molto lontano ma, anziché rispondere alla domande principali, finiranno per aprirne altre senza fornire la riposta a nessuna.

Cerchiamo comunque di sintetizzare:

Abbiamo le tracce di un gruppo di individui apparentemente dotati di grandi conoscenze scientifiche presenti in un periodo a cavallo fra il 15.000 ed il 10.000 a.C. (cioè in piena era di deglaciazione);

essi hanno l'aspetto umano, anche se di una razza assai diversa da quella locale. Tuttavia il livello evolutivo, la conoscenza scientifica e le tecniche di costruzione fanno pensare ad esponenti di una civiltà estremamente avanzata, capace di confezionare linguaggi convenzionali, di padroneggiare le leggi gravitazionali, di provocare fenomeni fisici complessi;

arrivano in Perù dal sud (dall'Antartide?), istruiscono la popolazione a svariati campi del sapere e dell'etica;

creano una lingua universale;

lasciano ai locali un insediamento dove è scritta, in codice, nella pietra, la storia di quel periodo.

Chi sono? Da dove vengono? Quale scopo perseguono?

Erano inviati di una grande civiltà dimenticata dalla Storia?

E qui si apre il vero grande nodo della vicenda: compaiono i rappresentanti dell'antico continente di Atlantide.

Apparentemente è la quadratura del cerchio: i Viracocha venivano da sud (potenzialmente potevano provenire proprio dall'Antartide in quel periodo in buona parte priva di ghiacciai e suscettibile di ospitare una civiltà fiorente).

Erano andati in Perù per gettare i semi di una nuova civiltà. L'esperimento era continuato con la fondazione di Tiahuanaco. Poi, improvvisamente questa missione civilizzatrice si interruppe ed i Viracochas decisero di partire per il nord (6).

La domanda logica che ne segue è "Perché'?" Cosa aveva dato loro l'alt?

Rimanendo ancorati all'ipotesi Atlantidea si è pensato che probabilmente i Viracocha erano andati troppo oltre; si erano resi conto che rischiavano di produrre un collasso culturale tra gli indigeni (soluzione sociologica).

Personalmente sono convinto che bisogna accettare i fatti per quello che sono: stiamo ragionando di miti, di esseri mitici e dobbiamo fermarci qui. Del resto, l'ipotesi dell'eterna Atlantide è completamente fuori dell'ordine naturale delle cose. Ammesso che gli atlanti fossero veramente dèi, se proviamo a fare i conti di tutte le situazioni nelle quali la mancanza di fantasia degli uomini li fa comparire i sopravvissuti di quel mondo perduto (affondato nell'oceano nel corso di una notte) dovevano essere diversi milioni.

Mi sembra molto più logico pensare ai vari Thoth, Ut-napishtim, Deucalione, Noè, Quetzalcoatl, Oannes, i costruttori dei Vimana, Tao, i giganti figli di Urano e chi più ne ha più ne metta. Tutti quanti questi padroni della terra, in luoghi diversi della terra medesima, ebbero la ventura di essere i civilizzatori che proseguirono l'opera - iniziata nella notte dei tempi - dal Dio creatore che non ebbe certamente il problema di scomodare gli Atlantidei dell'Antartide.

Erano in ogni caso membri e rappresentanti della specie umana. Il fatto di chiederci chi mai potessero essere fa parte delle logica. Ma la logica non ci ha saputo dare una risposta.

I primitivi che li mitizzarono erano i nostri antichissimi progenitori che, come dice Michanowsky furono probabilmente abbacinati dal lampo di una supernova e scambiarono un pescatore che emergeva dall'acqua con un uomo-pesce e lo chiamarono Oannes e figlio di E-A o come venne chiamato.

Sta di fatto che se tentiamo di penetrare il mistero delle origini delle civiltà pre-colombiane in tutto il continente americano, si finisce, inevitabilmente, in una serie di leggende con un fondo comune: la leggenda dell'uomo bianco barbuto.

Questo discorso vale per i pellerossa del Nordamerica, per Maya ed Atzechi del Centroamerica; e non fanno eccezione le popolazioni, di varia etnia, del Sudamerica.

Per questa volta soffermiamoci sulle leggenda delle popolazioni peruviane.

Note:

1. Il passaggio sotto il piano dell'eclittica della costellazione che i Peruviani ritenevano madre della propria razza. Probabilmente si faceva riferimento a problematiche cosmiche connesse con il ciclo della precessione degli equinozi.

2. Thunupa, Tarpaca, Pachaccan, Viracocharapacha. Egli era accompagnato da fedelissimi che gli facevano da scorta, gli "huaminca" e da emissari che diffondevano la sua dottrina, "hayhuaypanti" (gli splendenti), passati alla leggenda per la luminosità che emettevano.

3. Alla pari dei calcoli che Micanowsky fa a proposito dell'esplosione della Supernova Vela X.

4. Una gigantesca fortezza situata a nord del Cuzco, ex capitale dell'impero Inca, nonché la misteriosa città di Tiahuanaco, sulle sponde del lago Titicaca.

5. Il tempio sotterraneo contiene una scultura ricavata in una lastra di roccia raffigurante Viracocha ai cui lati troviamo immagini scolpite di strani animali preistorici. Alle spalle del monolito ve ne sono altri due raffiguranti due compagni del dio, forse i suoi fedelissimi. Il significato del Kalasasaya negli anni fra il 1927 ed il 1930. Il risultato delle indagini condotte anche da esperti della Specola Vaticana, hanno chiarito che il Kalasasaya aveva gli angoli perfettamente orientati con i punti di levata eliaca nei solstizi e gli equinozi del periodo relativo al 15.000 a.C. Si trattava, in altre parole, di una sorta di osservatorio astronomico orientato secondo le coordinate astrali di 17.000 anni fa.

6. Forse verso il Messico?

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