Un gruppo internazionale di scienziati eminenti ha sottoscritto la Dichiarazione di Cambridge sulla Coscienza (The Cambridge Declaration on Consciousness) nella quale proclamano il loro sostegno all'idea che gli animali sono coscienti e consapevoli allo stesso livello degli esseri umani - una lista di animali che comprende tutti i mammiferi, gli uccelli, e persino il polpo.
Ma questo sarà sufficiente a farci smettere di trattare gli animali in modi totalmente disumani?
Anche se potrebbe sembrare poca cosa per gli scienziati dichiarare che molti animali non umani hanno stati di coscienza, la grande novità in questo caso consiste nella proclamazione e riconoscimento pubblico. L’evidenza scientifica sta dimostrando sempre di più che la maggior parte degli animali è cosciente allo stesso modo in cui lo siamo noi, e che non è più qualcosa che possiamo ignorare.
Un altro aspetto molto interessante della Dichiarazione è il riconoscimento del gruppo che la coscienza può emergere in quegli animali che sono molto differenti dagli umani, compreso quelli che si sono sviluppati su percorsi evolutivi differenti, ossia uccelli e alcuni cefalopodi.
“L'assenza di neocorteccia non sembra impedire ad un organismo di sperimentare stati affettivi”, scrivono. "Prove convergenti indicano che gli animali non-umani hanno substrati neuroanatomici, neurochimici e neurofisiologici degli stati di coscienza, insieme alla capacità di esibire comportamenti intenzionali”.
“Di conseguenza”, dicono i firmatari, “l'evidenza scientifica indica sempre di più che gli esseri umani non sono gli unici a possedere i substrati neurologici che generano coscienza”.
Il gruppo è composto da scienziati cognitivi, neurofarmacologi, neurofisiologi, neuroanatomisti e neuroscienziati computazionali – tutti quelli presenti alla Francis Crick Memorial Conference on Consciousness in Human and Non-Human Animals (Conferenza Annuale in Memoria di Francis Crick sulla Coscienza negli Uomini e negli Animali Non-Umani). La dichiarazione è stata sottoscritta in presenza di Stephen Hawking, e tra i firmatari ci sono Christof Koch, David Edelman, Edward Boyden, Philip Low, Irene Pepperberg, e molti altri.
La dichiarazione formula le seguenti osservazioni:
Il campo della ricerca sulla coscienza è in rapida evoluzione. Sono state sviluppate abbondanti nuove tecniche e strategie di ricerca sugli animali umani e non-umani. Di conseguenza, si sta rendendo sempre più facilmente disponibile una maggiore quantità di dati, e ciò richiede una rivalutazione periodica dei preconcetti precedentemente detenuti in questo settore. Studi di animali non-umani hanno dimostrato che omologhi circuiti cerebrali correlati all'esperienza cosciente e alla percezione possono essere selettivamente facilitati e interrotti per valutare se sono in realtà necessari a tali esperienze. Inoltre, negli esseri umani, sono facilmente disponibili nuove tecniche non invasive per rilevare i termini di correlazione della coscienza.
I substrati neurali delle emozioni sembrano non essere limitati alle strutture corticali. In realtà, le reti neurali subcorticali stimolate durante gli stati affettivi negli esseri umani sono di cruciale importanza per la generazione di comportamenti emotivi anche negli animali. La stimolazione artificiale delle stesse regioni cerebrali genera un comportamento corrispondente e stati emotivi sia negli umani sia negli animali non-umani.
Ovunque nel cervello in animali non-umani uno evochi comportamenti emotivi istintivi, molti dei comportamenti che ne derivano sono coerenti con stati emotivi sperimentati, compresi gli stati interni del premiare e del punire. Una stimolazione cerebrale profonda di questi sistemi negli umani può generare stati affettivi simili. I sistemi connessi con l’affetto sono concentrati nelle regioni subcorticali dove abbondano omologie neurali. I giovani animali umani e non umani senza neocorteccia conservano queste funzioni cervello-mente. Inoltre, i circuiti neurali che sostengono gli stati comportamentali/elettrofisiologici dell’attenzione, del sonno e del processo decisionale sembrano essere comparsi nella fase iniziale dell’evoluzione così come la radiazione degli invertebrati, evidente negli insetti e nei molluschi cefalopodi (ad esempio, il polpo).
Gli uccelli sembrano offrire, nel loro comportamento, nella loro neurofisiologia e nella loro neuroanatomia, un caso eclatante di evoluzione parallela della coscienza. La prova dei livelli di coscienza analoghi a quelli umani è stata osservata in modo più evidente nei pappagalli africani grigi. Reti emotive mammifere e aviarie e microcircuiti cognitivi sembrano essere di gran lunga più omologhi di quanto si pensasse in precedenza. Inoltre, si è scoperto che alcune specie di uccelli mostrano modelli neurali del sonno simili a quelli dei mammiferi, incluso il sonno REM e, come dimostrato nel diamante mandarino, modelli neurofisiologici che precedentemente si pensava richiedessero una neocorteccia mammifera.
In particolare le gazze hanno dimostrato presentare eclatanti analogie con umani, grandi scimmie, delfini e elefanti in studi di auto-riconoscimento allo specchio.
Negli esseri umani, l'effetto di certi allucinogeni sembra essere associato ad una interruzione del processo corticale di tipo feedforward e feedback. Interventi farmacologici in animali non-umani con preparati noti per influenzare il comportamento cosciente negli esseri umani possono portare a turbamenti nel comportamento simili negli animali non-umani. Negli esseri umani, ci sono prove che indicano che la coscienza è correlata all'attività corticale, che tuttavia non esclude un possibile contributo del processo di elaborazione subcorticale o pre-corticale, come nella consapevolezza visiva. La dimostrazione che le emozioni negli uomini e negli animali derivano da reti cerebrali subcorticali omologhe fornisce la prova convincente e irrefutabile della condivisione a livello evolutivo dei qualia delle emozioni e affetti primari.
Alcune prove concrete potrebbero essere ricavate da alcuni inaspettati comportamenti di alcuni animali.
Ad esempio il culto dei defunti non è una pratica esclusivamente umana, secondo uno studio californiano, alcuni uccelli fanno i funerali per i loro morti.
Le ghiandaie, ad esempio, alla morte di un membro della loro specie, si raccolgono attorno ad esso e smettono di cibarsi per più di un giorno. Il comportamento potrebbe essere spiegabile con la volontà degli uccelli di segnalare agli altri la presenza di un pericolo nelle vicinanze.
I ricercatori, guidati da Teresa Iglesias dell'University of California, hanno realizzato gli esperimenti piazzando una serie di oggetti diversi in giardini e cortili di zone residenziali e osservato come si comportavano le ghiandaie.
Come si legge dalla rivista "Animal Behaviour", dove la ricerca è stata pubblicata, tra gli oggetti sparsi dagli scienziati vi erano pezzi di legno, ghiandaie morte e fantocci di ghiandaie e guri, per segnalare la situazione di pericolo.
I ricercatori hanno scoperto che le ghiandaie ignoravano i segnali, a parte il corpo del loro simile.
All'avvistamento della ghiandaia priva di vita, cominciavano a lanciare un allarme, avvertendo i colleghi più distanti.
Gli esemplari inoltre si raccoglievano attorno al cadavere, lanciando grida cacofoniche per richiamare altri uccelli attorno al cadavere e smettevano di cercare cibo. Lanciavano grida d'allarme, anche quando scambiavano il fantoccio del gufo per un predatore vero,e gli piombavano addosso per spaventarlo.
Secondo i ricercatori, «pur senza aver assistito alla morte del compagno, le ghiandaie considerano la presenza di un uccello morto come un'informazione da condividere rapidamente, esattamente come la presenza di un predatore; e divulgare il messaggio aiuta a tutelare gli altri uccelli, ad allertarli del pericolo e ad attenuare il rischio su qualunque causa abbia ucciso l'uccello morto».
Quindi se per coscienza intendiamo la consapevolezza del sè come entità distinta dall'esterno, ovvero la consapevolezza di esistere e se per animali intendiamo mammiferi, uccelli, anfibi allora direi sì al 100%, e questo ovviamente è concausa del 'mistero della morte' che accomuna l'uomo ad altri esemplari di specie animali diciamo, avanzate, spesso mammiferi.
Qualche dubbio mi sovviene per gli insetti, in quanto ritengo essi possano avere una forma sviluppata di 'coscienza collettiva' ovvero non si rendono conto di sè stessi come individui pensanti separati dal resto del mondo, ma un tutt'uno con gli altri insetti della loro specie.
Forme protozoiche o primitive di vita unicellulare invece non penso che abbiano coscienza di sè, ma in questo caso i miei dubbi sono ancora più notevoli che nel caso degli insetti.
Ma non solo.
E' dimostrato che il cervello felino pensa, sogna e ricorda ed è ammaestrabile per svolgere compiti complessi. Una sorta di legame simile a quello che una ricerca ha reso noto di recente tra il cervello umano e quello dei vermi.
Un primato, dunque, che premia il felino, da anni sempre al secondo posto nell'indice di gradimento dopo il cane. E non solo. Il cervello felino, secondo i moderni studi, sarebbe molto simile a quello umano per struttura e funzione. È il New Scientist a tirare le somme su alcune ricerche ed esperimenti condotti su cani e gatti. E proprio questi ultimi hanno dimostrato di possedere un cervello con il doppio dei neuroni rispetto ai colleghi cani, sebbene più piccolo quanto a dimensioni. Questa particolarità, inoltre, renderebbe molto più semplice la capacità di processare le informazioni, proprio come un potente tablet.
I gatti possiedono circa 200 milioni dir recettori olfattivi, battendo nel numero il migliore amico dell'uomo. E che dire della loro capacità di prevedere gli attacchi di epilessia e i cambiamenti del tempo? Osservateli quando si lavano e il giorno dopo pioverà!
Le straordinarietà del gatto non finiscono qui. Secondo gli scienziati, infatti, avrebbero positivi effetti sull'essere umano. Basti pensare ai potenti effetti terapeutici delle fusa. È risaputo come l'amicizia e la vicinanza di un gatto faccia bene soprattutto alle persone sole e agli anziani. Tuttavia, i risultati cui sono giunti gli studiosi vedono nelle fusa forti poteri curativi e di giovamento alle persone che soffrono di reumatismi. Le fusa, infatti, vibrano tra 1,5 e 6 hertz, ossia la stessa frequenza utilizzata nelle terapie dell'artrite. E poi come negare il forte rilassamento di cui si beneficia avendo un gatto che fa le fusa sulle proprie ginocchia in poltrona o accanto, nel letto? Per quanti soffrono di pressione alta, invece, può rivelarsi utile semplicemente accarezzare il proprio micio per veder diminuire il ritmo cardiaco.
Tornando alla struttura del cervello felino, gli studi hanno dimostrato come sia più semplice aver dialogo con il micio anziché con il cane. Pare infatti che l'uomo comprenda prima il linguaggio di un gatto riuscendo, dunque, ad intavolare una vera e propria conversazione. A loro volta, i felini hanno dimostrato di avere elevate doti di apprendimento. Capacità questa che si è rivelata utile ai portatori di handicap poiché in grado di svolgere persino incarichi domestici. Infine, ma non per questo meno importante, avere un gatto per casa si rivelerebbe un valido rimedio contro lo stress, l'ansia ed i casi di depressione. E, nei casi di insonnia, la sua vicinanza costituisce uno dei più potenti sonniferi naturali.
Questo mi porta a pensare che le capacità sensoriali di un gatto essendo di gran lunga maggiori di quelle degli umani, permettano all'animale di avere maggiore recettività di un mondo "oltre la soglia" per noi difficilmente percepibile.
L'ultimo caso che riporto ha dello sconcertante. Un team di scienziati dell'Università di St. Andrews, Scozia, ha fatto una scoperta davvero stupefacente. La ricerca ha rivelato che i mammiferi marini utilizzano un 'fischio' unico per identificare i singoli individui.Nello studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, è riportato gli animali hanno risposto alla chiamata anche quando il suono è stato prodotto dagli scienziati.
“I delfini vivono in un ambiente tridimensionale, in mare aperto, senza alcun punto di riferimento e hanno bisogno di stare insieme come gruppo”, spiega Vincet Janik, del Sea Mammal Research Unit. “Questi animali vivono in un ambiente in cui hanno bisogno di un sistema molto efficace per rimanere in contatto”.
In realtà, da lungo tempo si era sospettato che i delfini utilizzassero i loro fischi distintivi più o meno allo stesso modo in cui gli esseri umani utilizzano i nomi. Ricerche precedenti avevano rivelato che questi suoni erano utilizzati di frequente e i delfini dello stesso gruppo erano in grado di impararli e utilizzarli. Ma lo studio dei ricercatori scozzesi ha messo in evidenza, per la prima volta, il modo in cui i delfini rispondono al suono del loro 'nome'.
In realtà, da lungo tempo si era sospettato che i delfini utilizzassero i loro fischi distintivi più o meno allo stesso modo in cui gli esseri umani utilizzano i nomi. Ricerche precedenti avevano rivelato che questi suoni erano utilizzati di frequente e i delfini dello stesso gruppo erano in grado di impararli e utilizzarli. Ma lo studio dei ricercatori scozzesi ha messo in evidenza, per la prima volta, il modo in cui i delfini rispondono al suono del loro 'nome'.
Gli scienziati, infatti, hanno registrato i suoni emessi da un gruppo di delfini selvatici, catturando la firma singola di ogni individuo. Hanno poi ritrasmesso i suoni nell'oceano grazie a degli altoparlanti subacquei.
“Abbiamo riprodotto il 'fischio firma' di ogni individuo del branco, abbiamo riprodotto anche altri fischi del loro repertorio e poi fischi di altri individui che gli animali non avevano mai visto nella loro vita”, ha spiegato il dottor Janik.
I ricercatori hanno scoperto che i delfini hanno risposto solo quando hanno sentito fischiare il loro nome, rispondendo con un altro fischio. Il team sostiene che gli animali si comportano come gli esseri umani: quando sentono il loro nome, rispondono.
Secondo il dottor Janik, questa abilità è stata probabilmente sviluppata per aiutare gli animali a stare insieme in un gruppo nel loro vasto habitat subacqueo.
Ricordate l'equazione:
Corpo - Anima - Spirito = Hardware - Sistema Operativo - Software
Semplicemente ci sono Software diversi.. c'è chi monta il Basic, chi il Windows e chi software ancora più evoluti a cui noi non siamo ancora arrivati.
Il vero mistero non è se gli animali hanno o meno coscienza. Il vero mistero è COSA E' LA VITA? Ovvero cosa rende diverso me o un animale da un sasso nonostante entrambi siamo composti da protoni, neutroni ed elettroni (solo per non andare più nell'infinitamente piccolo)
C'è un qualcosa, una discriminante, che rende VIVO un agglomerato di particelle subatomiche e un altro no... quel qualcosa per me è DIO.
Quindi ne consegue che gli animali hanno coscienza, anima e spirito esattamente come vuole la tradizione sciamanica dove si afferma che ogni essere vivente è diviso in 3 parti.
La mente: è la parte dell'anima che è cosciente in questo mondo.
L'anima: è il nostro subconscio,che comunque è legato a questa vita e non si ricorda di quelle passate se non durante i sogni.
Lo spirito: è la parte eterna, lo spirito è puro e innocente come la mente di un bambino ed è perfetto, la vera essenza di ogni creatura, praticamente è la matrice della vita.
L'anima: è il nostro subconscio,che comunque è legato a questa vita e non si ricorda di quelle passate se non durante i sogni.
Lo spirito: è la parte eterna, lo spirito è puro e innocente come la mente di un bambino ed è perfetto, la vera essenza di ogni creatura, praticamente è la matrice della vita.
La sommatoria di tutti gli "spiriti" ci dà DIO.
Cosa ci rende diversi da una pianta, un sasso ....nulla semplicemente la frequenza di vibrazioni (ce lo ha insegnato lei nei suoi articoli).
RispondiEliminaFra qualche anno gli scienziati "scopriranno" che piante e pietre hanno coscenza e anima ....il problema è che tutto debba essere rapportato al mondo umano. Ogni essere vibra in modo diverso, vive e si evolve in modo diverso, esiste in modo diverso....unico nel suo genere e specie. La nostra mente, le nostre conoscenze sono ancora limitate per comprendere tutto ciò.
Non ho bisogno di scienziati per sentire le pietre che mi dicono tante cose, gli alberi, gli animali.....il Creato Parla. Bisogna saper ascoltare. Le sono infinitamente grata per tutte le meravigliose cose che apprendo dai suoi articoli che stanno chiarendo tutto quello che io ho sempre saputo sin dal grembo di mia madre terrena. Con stima. Alessandra