lunedì 30 settembre 2013

Yeti, Bigfoot, Gigantopechi e Megantropi...

Il Gigantopithecus, una grande scimmia che poteva raggiungere i 3 metri di altezza e i 500 chilogrammi di peso. I gigantopitechi hanno popolato il Sud-est Asiatico durante il Pleistocene per estinguersi circa 300.000 anni fa e, probabilmente, hanno condiviso lo stesso ambiente con l’Homo erectus. Purtroppo sono stati trovati pochi fossili a causa del loro utilizzo nella medicina tradizionale cinese: la gran parte dei dati è stata dedotta confrontando dei denti fossili (2,5 centimetri di lato) con quelli del suo parente più prossimo, l’Orango (genere Pongo).

Giganti dal Passato – Mammiferi

Secondo alcuni criptozoologi il Gigantopiteco sarebbe sopravvissuto fino a oggi e sarebbe alla base degli avvistamenti di Yeti o Sasquatch, ma non sono presi sul serio dalla Comunità Scientifica: non è stata dimostrata l’esistenza delle suddette scimmie leggendarie e non esistono fossili di Gigantopiteco più recenti di 300.000 anni.

“I Sao erano talmente alti di statura che i loro archi erano costruiti con interi tronchi di palma e le loro ciotole, grandi come giare funerarie, potevano contenere due uomini seduti. Pescavano senza reti, sbarrando il corso dei fiumi con le mani; prendevano gli ippopotami a mani nude e quando parlavano la loro voce rintronava come il brontolio del tuono…e avevano la pelle bianca…..”

Questo potrebbe essere il testo di una fiaba da raccontare ai bambini intorno al fuoco di un caminetto, nelle serate gelide e fredde invernali in cui non si può uscire da casa, o semplicemente il viatico per far addormentare bambini restìì al sonno, come hanno fatto generazioni di genitori, seduti su un lato del letto dei propri figli, armati di un libro di fiabe o semplicemente della propria fantasia.

Invece dalle parti del Ciad (Africa) queste sono tutt’altro che leggende, ma anzi affondano le loro origini nella lontana rimembranza di un antico popolo di giganti, che abitava in epoca remota in quei luoghi e la cui esistenza fu riportata, tra il 1936 e il 1939, alla luce dalle spedizioni Lebeuf e Graule, le quali riuscirono a tracciare un quadro abbastanza frammentario di quest’enigmatica popolazione, di cui ora si sa solo che usavano per le onoranze funerarie giare a forma di uovo per contenere i cadaveri, che affianco a queste giare venivano poste delle figure antropomorfe dagli aspetti fisici alquanto fantasiosi, rappresentanti i defunti e che furono definitivamente massacrati dagli arabi durante il X secolo.

Ma non sono solo gli abitanti del Ciad a ricordare l’esistenza di esseri dalle proporzioni fisiche gigantesche; riferimenti a simili creature si trovano sia nel libro indù del Mahabharatha, sia in testi religiosi dello Sri Lanka e della Thainlandia, sia antiche storie egizie, irlandesi e basche.

Il “manoscritto messicano di Pedro de los Rios” narra che: ”…..prima del diluvio, che si verificò 4008 anni dopo la creazione del mondo, la Terra di Anahuac era abitata dai giganti Tzocuillexo…”, mentre nella tradizione Maya si parla dei Quinatezmin.

Molti altri esempi di resoconti (quanto leggendari?), scritti e orali, su esseri giganteschi sono presenti nelle varie tradizioni popolari, in tutto il mondo ed elencarle tutte appesantirebbe di molto quest’articolo. Per ultima, ma solo perché negli anni c’è stata una notevole controversia sulla tradizione letterale della parola “Nefilim”, citiamo la tradizione biblica, che narra di una stirpe di giganti, i Nefilim per l’appunto, discesa dal cielo e accoppiatisi con le femmine della razza umana (Genesi 6,1-4; libro dei Numeri 13, 21-29,32-33; libro dei Re 17, 4-51; Deuteronomio 3 e 2, 20-21; Cronache 20,6-8).

Il ricordo di un’antica progenie dell’uomo dall’aspetto e dalle dimensioni superiori alla media non è relativo solo ad antiche tradizioni popolari ma pare impermeato oltre che negli strati leggendari dei cosiddetti miti (spesso superficialmente relegati in un ruolo di secondo piano), anche negli strati meno leggendari e fantasiosi, ma più “corposi” delle scoperte archeologiche. Reperti che, strappati dalla terra che li ha nascosti e protetti per secoli, spesso subiscono un nuovo insabbiamento, in vecchi e polverosi magazzini, lontano da sguardi e organi d’informazione, da parte di quella scienza “dogmatica” che spesso cade in grande imbarazzo di fronte a scoperte che inficiano e distruggono le loro basi dottrinali.

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Figura 1: un cranio gigante dalla strana doppia calotta

Proviamo a citare alcuni esempi.

Hernan Cortes, durante la sua conquista del Messico, entrò in possesso di ossa gigantesche, che secondo gli indigeni appartenevano ad una oramai estinta razza di giganti. Il prode Cortes stesso si incaricò di spedire al Re di Spagna un “femore altro quando un essere umano”. Una copia di un femore di tale dimensione, trovato nella regione mesopotamica, è conservata nel Mt. Blanco Fossil Museum (USA) e lo potete osservare nella foto sotto.

 Molte leggende su antichi giganti abitanti le sponde del lago Titicaca e poi trasferitisi a sud, in Patagonia, potrebbero essere confermate dagli avvistamenti (se veritieri) di esploratori come Magellano, Drake, Hernandez ed altri.

Un altro storico del periodo della Conquista spagnola del Nuovo Mondo, tale Fernando de Alba Ixtilxochitl narrava che “…i resti dei giganti abitanti nella Nuova Spagna (Messico) si potevano trovare ovunque.”

A lui si devono gli studi sui presunti giganti di Saletta.

Egli, infatti, trovò nella Chiesa di S. Cristoforo, in Vercelli, un dente gigantesco conosciuto, per l’appunto come “dente di San Cristoforo”. La leggenda vuole che, nel 1622, trovi a Saletta i resti di un gigante, di cui egli narra: “ ho ritrovato un corpo gigantesco di altezza e grandezza indicibile, che io stesso ho veduto e misurato……”.

Nel 1577 a Weiillisau, in Svizzera, vennero alla luce i resti di uno scheletro umano che, benché mancante di alcune parti, venne ricostruito dall’anatomista Plater nella creta e risultò appartenere ad un essere alto 5,80 metri. Tale ricostruzione venne esposta nel museo locale e ancora oggi si può ammirare nel paese una statua di un gigante atta a commemorare tale ritrovamento.

A Glozel (uno dei misteri più profondi degli ultimi anni e uno delle pietre nella scarpa più dolenti per la scienza ortodossa), vicino Vichy, in Francia, furono rinvenute, nel 1925, ossa umane giganti, crani grandi il doppio, impronte di mani giganti, oltre a monili fatti a misura per arti giganteschi, il tutto risalente fra tra i 17-15000 anni fa. Il ritrovamento, sempre a Glozel, di manufatti squisiti in ceramica ed esempi di scrittura (il primo modello di scrittura documentato si faceva risalire al IV millennio a.C.) conferisce a questo luogo (che è sopravvissuto a tutti i tentativi di screditamento) un‘aurea ancora più misteriosa.

Uno scheletro di un guerriero, riesumato in Inghilterra, misurava un’altezza di 2,80 metri, mentre a Latina, nel 1969, furono rinvenute le tombe di 50 guerrieri, relative al periodo antico romano, alti tutti tra 1,80 metri e 2,20 metri, in aperto contrasto con la statura media dell’epoca.

Persino lo storico Erodono (storie 1-68) narra di un ritrovamento di un gigante di circa 3,10 metri di altezza.

Il continente americano pare quello più “segnato” da queste tracce di giganti; proviamo a farne una sorta di catalogo.

1) Intorno al 1810, a Braystown, Tennesse, vennero rinvenute orme di piedi umani, muniti da sei dita (curioso che tradizioni simili siano presenti anche nella Bibbia, nei versi sopra citati!), di circa 32 cm di larghezza, oltre ad impronte di zoccoli di cavallo (e si è sempre pensato che i cavalli fossero stati introdotti nel Nuovo mondo dai Conquistadores) misuranti dai 20 ai 25 cm!

2) Nel 1870, un agente indiano, Frank La Fleche, annunciò che gli indiani Omaha avevano dissotterrato otto giganti con i teschi misuranti 60 cm; le stesse tribù indiane chiamavano questi giganti Mu-A-Luskha, e narravano che erano arrivati millenni primi dall’Oceano Pacifico sulle coste americane, avevano combattuto e distrutto le tribù amerinde esistenti, stuprato le donne di questi, e fondate città e scavati pozzi. Forse il primo termine MU si riferisce alla leggendaria MU?

3) Nel 1924, la spedizione scientifica Donnehey ritrovò, nell’Havai Supai Canyon, un’incisione rupestre di un tirannosauro in posizione di combattimento e le guide indiane affermarono che questa strabiliante incisione era stata opera di un “essere gigantesco”che abitava, nei tempi remoti nella regione. Il sito di Glen Rose (Texas), dove sono state rinvenute orme di esseri umani e dinosauri coesistenti, risultato del tutto attendibile contro ogni aspettativa e prova da parte degli studiosi ortodossi, pare essere avvalorato, e, di ricambio, avvalorare, da queste eccezionali scoperte.

4) Nel 1943, alcuni genieri militari di stanza a Shemya, un’isola del gruppo delle Aleutine, ritrovarono delle ossa di proporzioni notevoli e crani enormi (le dimensioni di questi oscillavano fra i 50 e i 60 cm!). Questi giganti misuravano circa 7 metri! Le autorità militari subito giunte sul posto provvidero subito ad intimare il silenzio su questa faccenda.

5) In California, nel 1810, venne rinvenuto lo scheletro di un gigante con sei dita.

6) Un teschio, con una doppia fila di denti saldati alla poderosa mascella, appartenete ad un gigante fu rinvenuto sull’Isola di Santa Rosa, nel canale di Santa Barbara, California.

7) Alcuni soldati di stanza a Lampock Ranch, in California, rinvennero lo scheletro di un gigante, e un frate cattolico ordinò loro di sotterrarlo nuovamente poiché i nativi locali erano adirati da tale profanazione, credendo tali resti quello che rimaneva di un antico dio.

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Figura 2: un disegno dell’800 che raffigura il ritrovamento e la misurazione di uno scheletro di gigante.

Queste sembrano tutte prove che il continente americano fosse abitato, in epoche remotissime, da esseri dalla statura colossale, e che, in alcuni casi, questi individui siano persino coesistiti con dinosauri!

Tornando più vicino a casa nostra, nel bresciano, nella Chiesetta di San Salvatore, sono conservate delle gigantesche ossa umane che si possono osservare spiando attraverso una grata.

In Marocco, presso Agadir, vennero ritrovati un set di utensili, risalenti a 300000 anni fa, concepito per essere usato dalle mani di un uomo alto minimo 4,50 metri!

Negli anni ’70 un proprietario terriero, Martinez, in Messico, rinvenne le ossa di due uomini d’indicibile altezza. Denunciato il fatto alle autorità locali, venne accusato di omicidio. Questo lo convinse, dopo essere stato liberato dietro cauzione, ad incenerire le ossa!

A Gargayan, nelle Filippine, è stato scoperto uno scheletro di 5,18 metri.

A Ceylon i resti misurano 4 metri, mentre a Tura, in Pakistan è venuto alla luce uno scheletro di 3,35 metri. Scoperte simili sono state compiute in Marocco, in Moravia e Siria.

Uno scheletro umano di 2,38 metri fu rinvenuto in mare a 250 km da Santiago del Cile, insieme ad ossa di animali e vasellame, nel 1970.

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Figura 3: un insieme di ossa umane dalle caratteristiche un pò inusuali

Denti umani del peso di 430 grammi furono rinvenuti a Punta S.Elena in Perù.

Singolare quanto accadde al grande paleontologo Ralph Von Koenigswald: un giorno egli entrò in una farmacia di Honk Kong, e osservò sul banco un gran vaso di terracotta contenente una collezione di grossi denti. Incuriosito vi affondò le mani e con sua gran sorpresa ne estrasse un grosso molare che subito identificò, grazie alla sua esperienza, come appartenere ad un essere umano: unica contraddizione era che tale dente posteriore era di dimensioni gigantesche, appartenente ad un uomo che doveva essere alto almeno 4 metri.

Domandando al farmacista dove l’avesse trovato e gli fu risposto che il dente veniva da una collezione paterna di denti di “drago”, strani resti che venivano scoperti in un po’ tutta la Cina. Dopo altre ricerche il paleontologo scoprì altre farmacie che possedevano denti simili i quali venivano usati per ricavarne una polvere terapeutica dopo essere stati opportunamente macinati.

Spinto dalla curiosità e ottenute notizie anche dai contadini, Von Koenigswald ipotizzò che tale essere umano, battezzato Gigantopiteco, abitava nelle grotte della regione del Kiang-Hsi circa 550000 anni fa.

Convinto sempre più della sua idea, il paleontologo si imbarcò per Giava, ove furono ritrovati i primi resti di uomo scimmia (grazie all’interesse di un giovane medico olandese, Eugene Dubois), ed, a totale supporto della sua idea, rinvenne un frammento di mascella smisurata, i cui denti erano però di dimensione minore rispetto a quelli trovati per caso nelle varie farmacie cinesi. Dai calcoli ricavò che l’essere cui apparteneva la mascella e i tre denti che vi erano ancora posti in essa, doveva essere alto fra i 3 e i 3,50 metri, e gli attribuì il nome di Megantropo (Uomo Alto).

Uno scienziato, Horbiger, ha da tempo ipotizzato l’esistenza, in passato, di più lune intorno al nostro pianeta, che avrebbero influito sul campo gravitazionale e quindi favorito la megafauna gigantesca e la presenza di gigantismo negli esseri umani. La frantumazione di una o più lune, in rotta di collisione con il nostro pianeta, avrebbe, di fatto, provocato la scomparsa del gigantismo animale, umano e della fauna, sconquassando il nostro globo fino a stravolgerlo geologicamente, quindi resti di tale gigantismo sono seppelliti sotto metri e metri di terra o negli abissi marini.

Un altro ingegnere di fama mondiale, Zillmer, parla di un’atmosfera prediluviana essenzialmente diversa da quell’attuale, dove i raggi del sole erano filtrati da uno strato di vapore acqueo. Tali raggi non avrebbero più intaccato negativamente organi vitali preposti al mantenimento della vita, e proprio in base a quest’affermazione lo stesso Zillmer arriva alla conclusione che l’esagerata longevità data ai primi abitanti della Terra, narrata dalla Bibbia, non sia frutto d’immaginazione o di errore di traduzione, ma pura realtà scientifica.

Forse ancora una volta i miti e le leggende hanno un valore più importante e storico di quanto ufficialmente se ne dia loro, e forse ancora una volta la storia e soprattutto la teoria darwinista sull’evoluzione della razza andrebbero riviste. Dopotutto un celebre aforisma pronuncia:
Secondo alcuni autorevoli testi di tecnica aeronautica; il calabrone non può volare, a causa della forma e del peso del proprio corpo in rapporto alla superficie alare. Ma il calabrone non lo sa e perciò continua a volare. (Igor Sikorsky)

Sono stati forse questi mitici “giganti”, le cui tradizioni, e i resti fossili, sembrano essere presenti da un capo all’altro del mondo, a costruire i siti megalitici come Sacsahuaman, Giza e tanti altri che sembrano sfuggire ad ogni logica costruttiva riferita a quei tempi? E forse queste antiche tradizioni di esseri giganteschi e le prove della loro esistenza, che sembrano ogni tanto emergere dalle nebbie del passato e dalla terra del presente, possono essere ricollegati ad altri miti come quelli dello yeti e dei bigfoot? Sono forse questi gli ultimi esempi (forse involuti) viventi dei mitici giganti?

Alla scienza la risposta, anche se questa, spesso, per non rispondere a ciò che non conosce, nega ciò che sa.

http://www.acam.it/giganti/

http://it.paperblog.com/giganti-dal-passato-mammiferi-784942/

domenica 29 settembre 2013

Le Trombe dell'Apocalisse

Da oltre due anni si registrano ormai in giro per tutto il mondo, suoni e rumori a volte provenienti dal cielo, altre volte localizzati nel sottosuolo, ma nella maggior parte dei casi, non si conosce, e non si riesce a stabilire nè la natura, nè la causa, nè il luogo da dove provengono. 


I primi suoni a sentirsi furono in Ucraina, Russia e Canada, poi, pian piano, la cosa si espanse tra Stati Uniti, Regno Unito, Italia, Finlandia, Svezia, Norvegia, Spagna, Messico ed altre Nazioni. Potenzialmente questa tipologia di evento non identificato potrebbe essersi verificata ovunque; le località dove in genere vengono uditi questi suoni sono città piccole e medio-piccole, oppure luoghi relativamente isolati, che variano di volta in volta. Presumibilmente, quindi potrebbero essersi verificati in molte città caotiche ma non essere udibili nella mischia di suoni di fondo; solo raramente, questi si presentano con la stessa frequenza sonora e le stesse caratteristiche: un crack prolungato, un sibilo anomalo, un bang sonico ecc., le differenze riguardano anche la durata in giorni, mesi o anni di questi rumori e la loro ritmicità.

Le teorie elaborate su tali suoni hanno spaziato dalle più scientifiche o parascientifiche a quelle mistiche e mitologiche, ovviamente non trascurando, nè quelle legate ad extraterresti o intraterrestri, né quelle in cui si fa riferimento ad evoluzioni planetarie o della materia energetica, passaggi dimensionali, velivoli sperimentali, esplosioni nucleari sotterranee, sperimentazioni di nuove armi, scavi di basi sotterranee aliene o terrestri; addirittura in un'occasione, ed in un documento stilato da ricercatori ufologici alternativi negli USA, si parlava di battaglie sotterranee tra alieni ed umani, e la distruzione di due basi del NWO (Nuovo Ordine Mondiale) da parte di sedicenti alieni buoni (che vogliono liberarci da una schiavitù oppressiva) con l’uso di armi atomiche. Sinceramente mi sembra una forzatura.

In alcuni recenti articoli che girano per il web in tutto il mondo, si parla di una serie di questi eventi che sono cominciati alla fine del 2012 e stanno proseguendo ad oltranza, mettendo in allarme la popolazione di Canada, Alaska, Ontario ed altri luoghi. Viene riportato un elenco di alcune località che inserisco qui a seguire: Albuquerque (New Mexico), Salem (Massachusetts), Riverdale (Utah), Indiana Sud Occidentale, Kentucky Occidentale, Illinois Meridionale, Anchorage (Alaska), Verde Valley (Arizona), Narragansett Bay, Rhode Island e varie località del Canada soprattutto in Ontario ed al confine con gli USA. L’inizio di questa sequenza di suoni registrati nelle località sopracitate, sarebbe il 3 dicembre 2012 ed è aggiornata al 9 gennaio 2013, fatta eccezione per degli eventi in Ontario ed in Alaska che sembrano continuare ininterrottamente da poco prima che si verificasse il terremoto di Anchorage del 4 gennaio 2013 (valore 7.5 della scala Richter). In alcuni casi questi strani suoni sono stati accompagnati da flash di luce, da crepitii del terreno e da altre stranezze, ma gli scienziati ancora brancolano nel buio.

Nel 2012, come dicevo prima, sono state elaborate le tesi più allucinanti, alcune di esse ci hanno parlato delle trombe di Gerico, altre di gigantesche astronavi aliene in atmosfera, della Terra che si starebbe lentamente spaccando in due, ed altre cose che non hanno fondamento e sono decisamente improbabili. Alcuni scienziati e tecnici, hanno elaborato tesi scientifiche che poi si sono dimostrate errate, per esempio, quella secondo cui questi suoni precedano alcuni smottamenti tellurici o eruzioni vulcaniche, ma visto che spessissimo i suoni provengono e si diffondono nel cielo e non nel sottosuolo, l'ipotesi è decaduta; altri scienziati hanno elaborato tesi che vedevano come causa probabile le eruzioni solari e le conseguenti aurore boreali ma anche questa teoria è stata smentita.

Cosa sono allora questi suoni a bassa frequenza? Nessuno ancora lo sa dire. In Canada il 24 gennaio 2012 il Governo Federale ha stanziato una piccola somma di denaro di 60000 dollari verso due università per lo studio di questi eventi che affliggono l’Ontario provocando panico ad alcuni cittadini. L’onda sonica che viene avvertita in quest’area che si trova sul fiume Detroit e che, a quanto pare, è soggetto di discussioni, studi e polemiche già da due anni, è stato battezzato l’Hum del Winsor. Uno studio canadese del dipartimento per le risorse naturali avrebbe individuato come possibile provenienza del suono l’isola statunitense di Zugo. Nonostante i tentativi di dialogo tra i due Paesi siano falliti, una commissione scientifica internazionale richiesta dal Dipartimento sugli Affari Esteri, sta procedendo con lo studio sonoro di queste manifestazioni con il supporto dei ricercatori dell’University of Western Ontario e dell'Università di Windsor.

Alcune fonti americane evidenziano come alcuni suoni vengono uditi da un poco di tempo a questa parte a Long Island (New York). Molti residenti confermano la testimonianza, e spesso si rivolgono alla polizia per chiedere cosa succede, ma anche la polizia non ne sa nulla, sembra che i suoni si odano per lo più nelle ore serali, o almeno così si evince dalle notizie rilasciate dal Dipartimento di Polizia su questi eventi. In questo caso il suono sembra essere una forte esplosione o una sequenza di esse. A quanto pare andando a ritroso, tale fenomeno sembra essere presente in loco almeno da tre mesi. I residenti di East Hampton Patch da una nota rilasciata sempre dalla polizia, sembra che dichiarino di vedere spesso degli strani bagliori accompagnare queste forti e cupe esplosioni, dichiarano anche che questi bagliori ricordano le esplosioni dei grandi trasformatori elettrici che vanno in corto e sono visibili a distanza nel buio (tale affermazione, ha probabilmente origine da un video di Youtube che l’anno scorso ha inondato a riprese i social network, accompagnato da notizie contrastanti, in cui si vedono proprio i trasformatori di una Base USA scoppiettare con molti flash ad accompagnarli, e da cui si elaborò tutta una discussione che parlava di un attacco UFO) e che quando ciò avviene, i vetri delle case vibrano fortemente come se dovessero esplodere, strano è (come suggerisce un sito italiano che ha parlato dell’argomento) che proprio nei giorni in cui a Long Island vi erano quelle esplosioni, venivano trovate delle balene spiaggiate in loco senza apparente motivo.


Il 25 gennaio 2013 tocca al Tennessee registrare dei forti boati in località West Morristowne ed il Dipartimento dello Sceriffo di zona è allertato, così si legge in un sito americano dove giorno per giorno si parla di questo argomento ed altri misteri, e dove vengono segnalati allarmi per questi suoni praticamente ovunque negli Stati Uniti.

Purtroppo nessuno è in grado di dire cosa siano questi suoni, nemmeno la scienza ha le risposte, almeno per ora brancoliamo nel buio tutti quanti. Alcuni video in rete (poi mostratisi dei falsi), sono stati smascherati; questi cavalcavano l’onda mediatica che gli originali hanno scatenato nel Web, riproducendo falsi suoni presi da film come “La Guerra dei Mondi” ed altri. Ma molti di questi video che girano in rete rimangono tuttora un rompicapo.







Equipe di tutto il mondo, ed in varie parti di esso sono in fermento per scoprire questo enigma. Ed i teorici del complotto non possono che aggiungere mistero a queste notizie, dichiarando che in effetti potrebbe trattarsi di esperimenti di geoingegneria (controllo del clima), e che questi possono effettivamente essere riconducibili ad HAARP o altre operazioni clandestine dei militari. Purtroppo a questi enigmatici suoni non è possibile dare un nome, un significato o una risposta che quantomeno si avvicini ad una mezza verità.

sabato 28 settembre 2013

AbEconomy. Una Lezione per l'Europa

L’ipoteca che pesa sulla “Abenomics”, la “montagna di carta che non crolla mai” – il debito pubblico giapponese – ha toccato una vetta mai raggiunta: più di un “quadrillion” di yen, cioè più di un milione di miliardi. Per la precisione, a fine giugno la cifra dell’indebitamento dell’amministrazione centrale di Tokyo era questa: 1.008.628.100.000.000 yen. In euro fa 7.800 miliardi. 

E’ ovviamente un record: per il Giappone sin da quando lo yen è diventato la sua valuta ufficiale, nel 1871, e per il resto del mondo che non ha mai visto una quantità di “pagherò” del genere. Siamo attorno al 200% del Prodotto interno lordo (Pil): se si aggiungono i debiti delle amministrazioni locali, si arriverà al 247% a fine anno, secondo le previsioni del Fondo Monetario Internazionale. L’Italia, attorno al 130%, se non avesse la zavorra dell’euro sarebbe un paradiso. Ma il Sol Levante, dotato di moneta sovrana, può permettersi di rinunciare all’austerity.

Il premier Shinzo Abe e il governatore della banca centrale giapponese Haruhiko Kuroda, ricorda Danilo Taino sul “Corriere della Sera”, in un Shinzo Abeservizio ripreso da “Come Don Chisciotte”, sono impegnati in una svolta economico-monetaria senza precedenti. 

Shinzo Abe

L’enormità dell’attuale debito pubblico nipponico? «E’ il prodotto del “ventennio perduto”, della crisi strisciante che dall’inizio degli anni Novanta stringe il paese in un limbo di non-crescita: recessioni frequenti e continui episodi deflazionistici (cali dei prezzi)». Per contrastarla, i governi hanno molto, ma «i risultati sono stati modesti, se non si considerano i tanti ponti e tunnel che nessuno usa». 

Così, il debito si è impennato: nel ’90 rappresentava solo il 60% del Pil. Tokyo, osserva Taino, ha potuto permetterselo anche perché i privati giapponesi dispongono di grande liquidità: il patrimonio delle famiglie si aggira sul “quadrilione” e mezzo di yen, cioè il 50% in più del debito dello Stato, e le imprese risparmiano attorno all’8% del Pil ogni anno, cioè quattro quinti del deficit pubblico annuale.

Una massa enorme di denaro, parcheggiata nelle istituzioni finanziarie nipponiche, le quali lo usano per comprare obbligazioni (cioè debito) dello Stato: tre quarti sono nelle loro mani. L’estero, il quale pretenderebbe tassi d’interesse più alti, ne detiene solo il 5% (per lo più si tratta di banche centrali). La magia della “montagna di carta” che non crolla mai si spiega così, sostiene Taino. 

Nonostante ciò, lo scorso aprile l’Ocse – il think-tank ufficiale dei paesi ricchi – ha “avvertito” che la riduzione dell’indebitamento dovrebbe essere “la priorità” di Tokyo. Non la pensa così il premier Abe, che ha lanciato una nuova politica economica, “Abenomics”, che tra l’altro comporta un forte deprezzamento dello yen (già avvenuto) ed enormi quantità di titoli pubblici comprati dalla banca centrale (il 70% delle emissioni). Fatti, scrive Taino, che «potrebbero disincentivare i giapponesi dal tenere i risparmi nelle obbligazioni-samurai: nel primo caso perché Haruhiko Kurodaall’estero guadagnerebbero di più che a restare nello yen, nel secondo per timori di instabilità».

Se l’uscita degli investitori domestici dal debito pubblico diventasse massiccia, sostiene il giornalista, Tokyo rischierebbe «una crisi spaventosa». Per questa ragione, l’anno scorso il Parlamento ha votato una legge che prevede l’aumento dell’Iva dal 5 all’8% il prossimo aprile e al 10% nell’ottobre 2015, facendo «un passo verso una politica di controllo dell’indebitamento». 

Ma a questo si oppone il premier Abe, eletto a fine 2012: «Per rilanciare l’economia, il governo vuole introdurre stimoli di spesa per 10.300 miliardi di yen». Non solo: «Abe ha fatto sapere di voler aspettare i dati sulla crescita dell’economia nel secondo trimestre dell’anno prima di confermare gli aumenti dell’Iva». Il suo orientamento, sottolinea Taino, è nettamente anti-austerità: «Ritiene che la crescita venga prima del consolidamento dei conti, e non vuole che l’aumento dell’Iva la blocchi». 

Haruhiko Kuroda

Con un debito «più alto del Monte Fuji», il Giappone è insomma diventato il maggiore test empirico del dibattito tra economisti più intenso degli ultimi anni: è il debito gonfiato a frenare la crescita o è la crescita frenata a gonfiare il debito? Avvertenza: il Giappone non è neanche lontanamente paragonabile all’Eurozona, perché la sua banca centrale può emettere moneta liberamente, consentendo al governo di creare economia e lavoro mediante deficit positivo, cioè spesa pubblica.

venerdì 27 settembre 2013

Telepatia - Esperimento Riuscito!

L'esperimento ha avuto successo e uno studioso è stato in grado di ordinare tramite la propria mente di premere un tasto ad un collega seduto in un'altra stanza. Il collega ha mosso la mano, alzato il dito e premuto il tasto come se l'intenzione di agire fosse stata sua.


Poter sapere cosa passa per la testa di un'altra persona, letteralmente. Connettersi alla mente di un altro e conoscerne i pensieri, condizionarli, o esserne condizionato. Se una connessione cervello-macchina è stata resa possibile con le moderne scoperte tecnologiche, quella cervello-cervello sembra ancora retaggio di scrittori o sceneggiatori che dalla fantascienza hanno hanno preso spunto per creare opere entrate nel bagaglio culturale internazionale e diffusesi, ormai, anche nell'immaginario comune di tutti. 

Un percorso semplice, questo, che inizia là, dove la fantasia prende spunto dalla realtà e va oltre, diventando immaginazione; ma capita a volte che l'immaginazione crei qualcosa di tanto affascinante da rimbalzare indietro e colpire nuovamente il punto di partenza, la realtà: e in quel caso è la realtà a prendere spunto dalla fantasia.

I due ricercatori durante l'esperimento di telepatia nell'Università di Washington

Accade all'Università di Washington: il professore di ingegneria informatica Rajesh Rao è riuscito a inviare un comando con il pensiero al cervello del collega Andrea Stocco, assistente professore di psicologia, il quale di riflesso ha eseguito l'ordine di premere un tasto.

La realtà che prende spunto dalla fantasia.

L'esperimento è stato condotto in due stanze separate con i due soggetti totalmente all'oscuro dei comportamenti e delle azioni l'uno dell'altro. Rao era seduto con un caschetto per il tracciamento dell'EEG davanti ad uno schermo che ritraeva un gioco elettronico dove l'obbiettivo era fare fuoco premendo la barra spaziatrice di una tastiera. 

Nell'altra stanza Stocco indossava un dispositivo per la “stimolazione magnetica intracranica” collegato ai centri della cosiddetta corteccia motoria, quella parte del cervello cioè che controlla le mani; il caschetto e il dispositivo indossato dallo psicologo erano entrambi collegati a due differenti computer connessi alla rete. 

L'esperimento ha avuto successo, Rao ha pensato di premere il tasto della tastiera ma è stato Stocco a muovere la mano e fare fuoco. I comandi mentali di Rao sono stati registrati da un computer e spediti tramite internet all'altro terminale presente nella stanza del collega che ha risposto positivamente agli stimoli muovendo il dito della mano destra e premendo il tasto come se l'intenzione di agire fosse stata sua.

Si tratta del primo passo verso il cosiddetto “reverse engineering” dei segnali cerebrali, la trasmissione cioè di questi segnali da un cervello a un altro.

Il prossimo passo?

Mettere in comunicazione diretta i due cervelli e creare un flusso ambivalente di informazioni: farli “parlare tra loro”.

giovedì 26 settembre 2013

Atlanticast, il Podcast

Progetto Atlanticus è lieto di presentare ATLANTICAST, il podcast per tutti gli appassionati di civiltà antidiluviane e di archeologia misteriosa.


Creato in collaborazione con alcuni preziosissimi amici si tratta di una serie di puntate condotte da Eugenio e Paolo, ove verranno presentati e discussi argomenti come i Miti Antichi, gli OOPART, i Vimana, gli Anunnaki, Atlantide, Lemuria, Mu, il Diluvio, gli Dei Antichi, etc, etc...

Tutto quello che può far luce sui molti misteri legati a questo lontano periodo storico, ancora oggi non svelati o senza spiegazione.

Interviste, Articoli e Libri Narrati, Interventi in Conferenze, Discussioni, Notizie, Approfondimenti, Curiosità, Parole in Libertà e Tanto, Tanto Altro.

http://www.atlanticast.com/

mercoledì 25 settembre 2013

Luciano Canfora: L’UE, Inattesa realizzazione del Sogno di Hitler.

  
“Mi chiedo che cosa significhi questa ideologia europeista. Ne deduco che esista un valore denominato Europa. Ma allora vorrei capire se esiste anche un valore Asia o Africa. Perchè non dichiararsi asiatisti o africanisti, piuttosto che europeisti? E l'Australia, dove la mettiamo? Non si sente l'esigenza di uno spirito australianista?” 

Luciano Canfora, noto filologo e appassionato studioso di storia antica, ha recentemente dato alle stampe la sua ultima fatica (“Intervista sul potere”, ed. Laterza), una lunga digressione sotto forma di intervista su una moltitudine di temi: dal senso della democrazia a Napoleone, da Mao ai rapporti tra Sparta ed Atene, da Tucidide all'Euro. E proprio sul senso politico e sociale di quest'ultimo dedica l'ultimo capitolo, intitolato significativamente “Elite e popolo”. 

Messo sotto fuoco incrociato lo spirito internazionalista, ciò che le élites propongono in sua vece è una poco elegante riduzione linguistica del coacervo di interessi che ha spostato e sta spostando immense somme di denaro dalle tasche dei cittadini alle loro. Ciò avviene nel nome di quella dottrina europeista che riempie quotidianamente pagine di giornali e programmi televisivi. Dottrina che permette all'AD della Fiat di delocalizzare lasciando a casa migliaia di lavoratori. “Non bastano i vantaggi che mi offre l'Italia, dichiara Marchionne, perchè se vado in Serbia posso guadagnare di più…mi da un certo fastidio chi sostiene chi ci siano “dottrine” adatte a giustificare comportamenti del genere. Tutto dipende, ripeto, dai rapporti di forza.” 

A tale riguardo la denuncia di Canfora è precisa: “l'equilibrio delle forze si è spostato nettamente a favore di questi ceti tecnocratici ristretti, che non intendono farsi governare dal potere politico. Al contrario, sono essi che non solo lo influenzano, lo rimbrottano e lo limitano, ma addirittura lo contrastano apertamente e lo soverchiano”. 

Quindi lo scenario attuale vede un apparato politico (che dovrebbe regolamentare la vita sociale nel nome del massimo profitto per i cittadini) succube di quelle forze elitiste, e si ritrova ad assecondare ogni loro capriccio, semantica inclusa. Tutto ciò si traduce in una “perdita di sovranità degli Stati nazionali, in particolare dell'Italia, rispetto all'influenza dei mercati finanziari.” 

Questo stato di cose, nel quale i cittadini sono destinati a perdere sempre più potere a favore delle élites, è determinato da un processo ben definito: “via via che si internazionalizza la produzione cresce enormemente il potere di ricatto della grande industria e delle banche.” 

La globalizzazione è quindi quel processo che permette a grandi industrie e banche di entrare a pieno titolo nelle aule parlamentari per far valere i propri interessi a tutto svantaggio di quelli dei cittadini.

Ma il profitto (di cui banche e corporation sono gli attuali maggiori difensori) non è anche fautore dello sviluppo? 

“Il problema è esattamente questo: se si debba ritenere che il profitto sia un valore assoluto, in quanto unico possibile motore dello sviluppo, o se lo sviluppo stesso possa essere un fatto sociale, che non si basa necessariamente sul tornaconto individuale. E' un dilemma con cui siamo alle prese da secoli. Io sono convinto che i capitalisti non siano benefattori dell'umanità e che la crescita economica non passi necessariamente per l'esaltazione di un egoismo esasperato, individuale o collettivo.” 

Eppure ci dicono che le attuali politiche europee siano l'unico approdo sensato per evitare il disastro del ritorno alle monete locali. 

“Io contesto alla radice l'attuale retorica europeista. Ci viene fatto credere che questo tipo di costruzione, che notoriamente ci penalizza rispetto alla megapotenza tedesca, sia l'unica possibilità di realizzare delle aggregazioni significative a livello internazionale. Invece ne esistono altre.” 

L'intervistatore a questo punto pone una domanda essenziale: “Lei giudica l'ingresso nell'euro una scelta fallimentare?” 

“Sì. Capisco il PD che la difende, ma è solo perchè non ha altro da dire. Se si toglie l'euro, che ci ha rovinati, tutta l'esperienza di governo del centrosinistra, con Romano Prodi e con Carlo Azeglio Ciampi, è finita. 

Che cosa hanno combinato gli eredi del PCI, da quando quel partito si è sciolto? Hanno procurato agli italiani un po' di miseria in più tramite la scelta di entrare nell'euro, compiuta per giunta in modo autocratico, senza alcun referendum. Mi sembra piuttosto che stiamo smantellando metodicamente lo Stato sociale proprio in nome dell'Europa…

Siamo di fronte a un'enorme ondata di disagio e di rifiuto da parte dei cittadini, ai quali è stato impedito di dire la loro quando dall'alto calavano decisioni pesantissime o, peggio ancora, presentate in maniera ingannevole. L'introduzione dell'euro venne esaltata come un grande passo in avanti e invece ha portato al dimezzamento dei salari. Facciamo una terapia di salasso dei contribuenti e di macelleria sociale senza limiti solo per poter dire che l'Europa, cioè la Germania con i suoi vassalli nordici, è una grande potenza? 

Non mi pare un valore per cui sacrificarsi. Non abbiamo un governo (se ce l'abbiamo, è quello tedesco), non abbiamo un esercito, non abbiamo una statualità di tipo elvetico o statunitense. Abbiamo solo una moneta, che serve alla Germania per imporre all'eurozona i suoi prodotti, peraltro validissimi, mentre noi italiani rinunciamo ad avere una forza espansiva sui mercati. 

Inoltre, per puntellare tutto ciò, bisogna bastonare la Grecia, mettere in ginocchio la Spagna, schiaffeggiare il Portogallo, stangolare Cipro…. Ma neanche la Santa Alleanza arrivava a tanto. E non si intravede una prospettiva a questo calvario.” 

Dall'analisi appena letta sembra che non esista attualmente alcuna alternativa, nessuna "exit strategy". E invece… 

“Secondo me i tedeschi terranno in piedi l'euro finchè farà comodo alla loro economia, ma hanno già pronta una via di uscita. Tutta l'Europa orientale è ai loro piedi. Polacchi, sloveni, slovacchi, romeni, bulgari sono in ginocchio con il piattino in mano e riconoscono la Germania come paese leader. In fondo così si realizza il grande sogno del Fuhrer, il primo vero “europeista”. L'unico suo errore fu pensare di raggiungere quel risultato con i carri armati.” 

Bene, le Merkel ha raggiunto quegli scopi europeisti che Hitler non riuscì a portare a termine. Evidentemente l'euro è ben più potente dei carri armati. A parità di manipolazione mediatica e propaganda, s'intende. 

Ma esiste una qualche cura, un vaccino contro questo morbo che ha ormai infettato tutta l'Europa? 

“A mio parere, il luogo dove le tendenze oligarchiche dominanti possono e devono essere messe in discussione è il laboratorio immenso costituito dal mondo della formazione e della scuola..è lì che l'educazione antioligarchica, su base critica, può farsi strada.” 

martedì 24 settembre 2013

Nemesis, Sedna e altre "Anomalie"

La stella, conosciuta anche con il nome di Nemesis, è cinque volte più grande di Giove e potrebbe essere responsabile dell’impatto che ha estinto i dinosauri 65 milioni di anni fa.

Alcuni scienziati ritengono che il bombardamento da parte di “missili di ghiaccio” potrebbe essere la causa della massiccia estinzione della vita che, affermano, avviene ogni 26 milioni di anni. Si ipotizza che Nemesis si trovi ad una distanza pari a 25.000 volte quella tra la Terra e il Sole o, in altre parole, a un terzo di anno luce da noi.

Gli astronomi credono che si tratti di una nana bruna o rossa, ovvero di una “stella mancata” che non è riuscita a generare abbastanza energia per bruciare come il Sole.  

Dovrebbe essere possibile individuarla tramite il telescopio termosensibile WISE (Wide-Field Infrared Survey Explorer – esploratore a infrarossi ad ampio raggio, ndt). Lanciato l’anno scorso, WISE ha iniziato a scrutare il cielo in gennaio. Ci si aspetta che scopra circa un migliaio di nane brune fino a 25 anni luce dal Sole (la nostra soglia cosmica) prima che il suo refrigerante si esaurisca in ottobre.


La più vicina stella ad uno stadio simile al nostro Sole si trova a circa 4,5 anni luce da noi.

Si crede che il nostro sistema solare sia circondato da una vasta quantità di corpi ghiacciati denominata Nube di Oort e situata a una distanza doppia rispetto a quella di Nemesis. Alcuni di questi corpi vengono diretti verso i pianeti in forma di comete (corpi giganti composti da ghiaccio, polvere e roccia) e l’impressione è che la responsabile di ciò sia l’influenza gravitazionale della “stella della morte”. I paleontologi David Raup e Jack Sepkoski hanno scoperto che negli ultimi 250 milioni di anni la vita sulla Terra è stata distrutta seguendo cicli di 26 milioni di anni. Sembra che la causa risieda negli impatti cometari.

Una inchiesta scientifica conclusasi la settimana scorsa conclude che fu un simile impatto a causare l’estinzione dei dinosauri 65 milioni di anni fa, anche se il fatto non è stato messo in relazione con Nemesis.

La maggior parte delle stelle ha una o più stelle compagne che orbitano una vicino all’altra: ne consegue che lo status di single del nostro Sole apparirebbe alquanto inusuale.

Il maggior indizio dell’esistenza di Nemesis è un misterioso pianeta nano chiamato Sedna, individuato in un’orbita attorno al Sole molto lunga: 12.000 anni. Mike Brown, colui che ha scoperto Sedna nel 2003, ha dichiarato: «Sedna è un oggetto molto anomalo, non dovrebbe trovarsi lì!». Sedna non si avvicina mai a nessuno dei pianeti giganti o al Sole. La sua orbita, là fuori, è incredibilmente eccentrica. L’unico modo per ottenere un’orbita così ellittica è avere un qualche tipo di corpo gigante che ti spinge. Quindi che cosa c’è là fuori?

Il professor John Matese, dell’università di Louisiana (Lafayette), dichiara che la maggior parte delle comete del sistema solare interno sembra provenire della regione della Nube di Oort, lanciata dall’influenza di una stella compagna del Sole che sparge le comete lungo la sua scia. Metese suggerisce che la stella è fino a cinque volte più grande di Giove, o 7.000 volte più grande della Terra.

Ha affermato inoltre che «C’è una rilevante evidenza statistica che tale concentrazione di comete possa essere causata dalla compagna del nostro Sole».

Traduzione di Nikola Duper

Fonte: 

lunedì 23 settembre 2013

L'Occhio Azzurro di Horus

Gli antichi sumeri pensavano che gli occhi azzurri fossero un segno distintivo degli dei. La nobiltà e l'aristocrazia sumera era caratterizzata da occhi azzurri come dimostrano molte delle loro statuette. Lo stesso storico Diodoro Siculo afferma che il colore azzurro degli occhi era una caratteristica che spesso veniva associata alle divinità egizie.


Allo stesso modo così veniva rappresentata la nobiltà nella cultura egizia. Nel libro dei morti gli occhi del dio Horus venivano descritti come scintillanti e la pietra usata nel diadema noto come Udjet (l'occhio di Horus) era il lapislazzulo, appunto di colore azzurro o blu.


Da dove proviene il fenotipo "occhio azzurro" che viene associata dai sumeri, primi depositari dell'"Eredità degli Antichi Dei" necessaria per dare il via a quel processo che noi del Progetto Atlanticus definiamo "Rinascita" e che caratterizza gli dei (e l'aristocrazia, l'elite) dei nostri cari sumeri, punto di partenza della civiltà post-diluviana? 

Torniamo ad osservare il Mar Nero e alla regione caucasica/cappadocia nella quale ritroviamo anche il monte Ararat dove approdò Noè subito dopo il Diluvio, e le misteriose città antiche di Gobekli Tepe, Kisiltepe e Derinkuyu.


In un altro thread avevamo iniziato una ricerca sulle caratteristiche somatiche degli antichi primordiali europei per cercare di tracciarne le origini e ipotizzando tra le righe il fatto che queste potessero non essere proprio totalmente 'terrestri'.

Credo che questo discorso si intrecci con quanto affermato qui...


Ma gli occhi azzurri o verdi non sono una prerogativa degli 'dei' della mesopotamia o dell'europa. La stessa caratteristica la troviamo nelle divinità e nelle genealogie aristocratiche d'oltreoceano!



Io comincerei a pensare che, pur facendo parte tutti del genere Homo, abbiamo avuto origini diverse e che i diversi rami fenotipici (o aplogruppi) si siano poi mischiati in una sorta di società multi-razziale durante l'epoca di Atlantide con i discendenti degli "Antichi Dei" portatori di genotipo diverso (Alieno? Atlantideo?) visti come divinità in virtù delle loro tecnologie/capacità avanzate.

Non sto parlando di razze secondo i tradizionali canoni. Sto parlando di eredità genetiche, alberi genealogici che hanno avuto origine da diversi punti di partenza e dove, per qualche motivo, alcune caratteristiche fisiche (occhi azzurri+capelli biondi oppure occhi verdi+capelli rossi) rappresentavano un elemento identificativo di coloro che appartenevano a delle stirpi divine. 

Come nel caso di Viracocha in Perù presso gli Inca appartenente a una stirpe di una razza divina di uomini bianchi con i capelli rossi e con la barba.


I punti di partenza genealogici possono essere

L'Homo Heidelbergensis (H.Erectus) da cui ha avuto origine il fenotipo negroide e gli aplogruppi ad esso collegati.

Il Neanderthal da cui ha avuto origine il fenotipo del rutilismo (capelli rossi e pelle chiara) tratto fenotipico dominante degli abitanti della paleo-Europa. Fenotipo che ragionevolmente mi fa pensare agli individui selezionati per portare la civiltà nel mondo dopo il Diluvio, gli Enkiliti, gli Elohim.


Il Cro-Magnon, biondo con gli occhi azzurri, antagonisti dei Neanderthal, da sempre, guardiamo alle caratteristiche di fisiche di Esaù e Giacobbe.

L'"incrocio" tra tutti questi fenotipi nel corso dei millenni ha portato all'uomo moderno con la diversità di caratteristiche evidenziata dai numerosissimi rami genetici chiamati aplogruppi. 


Coloro i quali hanno preservato il proprio patrimonio genetico ancestrale, oggi come ieri, governa il mondo.

Il restante 99% dei Sapiens oggi è un insieme di tutte queste caratteristiche, un po' Neanderthal, un po' Cro-Magnon, un po' Heidelbergensis Erectus...


domenica 22 settembre 2013

Etere, Orgoni e Libertà

Da un articolo di Giuliana Conforto.

Secondo il credo comune, i limiti delle risorse sono effetti di studi scientifici. La sindrome della scarsità ha sempre afflitto i popoli ed è ancorata all’idea che la terra sia una palla di roccia, vagante nello spazio “vuoto”, e distante 150 milioni di km dalla sua fonte di energia, il sole, che produce calore e luce con la fusione nucleare calda. Molti fatti smentiscono questa immagine, inculcata sin dalle elementari.

Ne cito alcuni. La fusione calda nel cuore del sole dovrebbe produrre neutrini che, invece, non sono osservati. Il calore che sta fondendo i ghiacci sulla superficie terrestre, proviene dal sottosuolo. La terra è una potente sorgente di flash gamma; il “vuoto”, che la circonda, è pieno di plasma a velocità supersoniche; il “vuoto” che permea il sistema solare è pieno di raggi cosmici, plasma e vento solare: il “vuoto” che permea ogni atomo, quindi ogni corpo fatto di atomi, è una schiuma quantica. Il “vuoto” non esiste.

“L’etere riporterà l’armonia nel mondo” scriveva Aristotele. Platone parlava di cinque elementi – fuoco, aria, acqua, terra, etere – e li collegava ai cinque solidi geometrici che, in seguito, Eulero avrebbe riconosciuto come gli unici poliedri regolari convessi. Gli antichi filosofi posero così le basi della scienza delle forme, la geometria, legata alla musica. “Il linguaggio della natura è musica e canto” scriveva Giordano Bruno.

La scienza meccanica è sorta sulla diatriba tra Newton e Leibniz. Per Newton la realtà è lo spaziotempo – assoluto – sul quale si muovono i corpi, oggetti estranei che non lo perturbano. Per Leibniz è data dalle messaggere Intelligenti – monadi – che generano forme simili su tutte le scale, ovvero una geometria frattale. La meccanica di Newton ha vinto e marchiato a fuoco le menti umane. Oggi la scienza ortodossa riconosce il ruolo cruciale della coscienza, ma non discute la realtà dei suoi fondamenti, quelli che nel mio libro Baby Sun Revelation chiamo i “dinosauri mentali”: spazio, tempo e massa.

Le scienze erigono teorie, le religioni teologie, le matematiche teoremi.

Gli uomini non sanno cosa sia la realtà, ma credono a quella dei “dinosauri”, credono al “dio unico” - il tempo – in base al quale si calcola tutto, salari, debiti, profitti bancari, le orbite delle stelle e persino la loro età. Nella loro breve vita gli uomini sono spettatori e consumatori, a volte elettori, ma sempre afflitti dai limiti di energia e dalla sindrome della scarsità. E’ reale? No, inventata dalle menti grigie che non sanno rispondere alla domanda: “che cos’è la Vita?” La Forza che genera i tempi e cioè le rotazioni, copulando con la materia, secondo me.

Il nostro giorno dipende dalla rotazione della terra intorno a se stessa, l’anno della terra intorno al sole. I tempi dipendono dalle velocità di rotazione, il moto di tutti i corpi, dai più minuscoli – le particelle elementari – a quelli giganti quali pianeti, stelle e galassie. Per quelli piccoli la rotazione è definita dallo spin in fisica e, per quelli grandi, dal momento angolare. Lo spin può cambiare, il momento angolare no, dice la fisica. La salute del corpo umano dipende all’orientamento degli spinnucleari, mostra la Risonanza Magnetico Nucleare, e se questo cambiasse la guarigione sarebbe possibile. L’orientamento caotico – legato alla malattia – può dipendere da una scarsa vitalità, una ridotta interazione del nostro corpo con il copioso fiume di bosoni Z che in attimi e a miliardi lo “bagnano”. è il lato della Forza Elettrodebole che può allineare gli spin nucleari, forse la Vita che ci può guarire, se finalmente la amiamo e la comprendiamo.

La crisi è culturale

L’universo osservato, appena il 4% della massa oggi calcolata dagli astrofisici, non solo espande, ma ha accelerato la sua espansione negli ultimi decenni.[1] La causa sarebbe una misteriosa “energia oscura” – il 74% massa calcolata – che sta vincendo l’attrazione di gravità. Ciò smentisce la teoria del Big Bang e l’idea che la “realtà” sia composta di corpi materiali, divisi tra loro dallo spazio “vuoto” che è… pieno di energia oscura. Lo dimostra l’effetto Casimir, efficace sulle dimensioni nanometri, tipiche dei nostri nuclei cellulari. All’interno di questi c’è il codice genetico – il DNA – che genera funzioni di alta complessità e dimostra la natura olografica degli organismi.

La forma A del DNA umano ha una rotazione oraria, mentre la rotazione di quasi tutti i corpi – dalle proteine del nostro corpo alle galassie a spirale – è antioraria. Un mistero è la non parità tra i due versi di rotazione, orario e antiorario. Se però includiamo gli osservatori, la parità c’è. Allora emerge la centralità della coscienza di cui l’essere umano potrebbe essere la migliore espressione. La materia bianca del suo cervello non usa l’elettricità, cioè non interagisce con il campo elettromagnetico che è bipolare ed è un lato della Forza Elettrodebole.

Potrebbe interagire con l’altro lato – il debole – che è uno e trino, cioè portato da tre bosoni, tra cui quelli neutri, Z.

La “conoscenza” però non lo sospetta, crede alla “separazione” tra terra e cielo, tra bene e male, tra uomo e un “dio” perverso che prima crea il sesso e poi lo proibisce. La “conoscenza” è la logica del potere, sancita dal motto “divide et impera” dell’antico impero romano, sostituito poi dal papato… Grazie a tale “conoscenza” non c’è libertà.

La vera crisi è culturale, riguarda le idee che scambiamo per “realtà”: tempo unico, denaro virtuale, “garantito” dall’FMI, debito… L’universo osservato può essere l’effetto non di un’evoluzione nel tempo, bensì di una solidificazione che ha congelato alcuni momenti angolari che così sono apparsi alla vista umana. Per la fisica il momento angolare sarebbe costante se lo spazio fosse isotropo. Non lo è, dimostrano i fatti.
Ad esempio quello della terra cambia durante le eclissi solari (fig. 1)

Fig. 1 – Durante le eclissi solari c’è l’allineamento tra sole, luna e terra e la rotazione del piano di oscillazione del pendolo – legata alla rotazione della terra – cambia. Da oraria, diventa antioraria per tutta la durata dell’eclisse. Una volta finito l’allineamento, ritorna oraria. è uno dei tanti indizi di un etere che pervade il “vuoto” con una rotazione sia oraria che antioraria, evidente solo durante l’allineamento.

La realtà non è fatta di corpi separati dal “vuoto”, bensì di rotazioni, vortici, impulsi, cioè movimenti di cui alcuni sono così lenti da apparire costanti. L’universo osservato è un ologramma di cui non osserviamo le cause perché non sono accessibili ai sensi, né sono riconoscibili dalle menti credenti ai “dinosauri mentali” – spazio, tempo e massa – ormai in estinzione. L’energia cinetica, legata alla rotazione, è oscura, presente in ogni corpo, terrestre o celeste, e in ognuna delle particelle che lo compongono.

Le cause possono essere minuscoli vortici dell’etere ruotante che permea il “vuoto” e si auto-alimenta con rotazioni “opposte”, oraria e antioraria; i mini vortici possono coincidere con le particelle di Planck – micro buchi neri e bianchi ruotanti – dimensioni ridottissime, e massa notevole – circa 22 g – pari a quella di una gocciolina d’acqua.[2]

L’Universo Organico

Le particelle di Planck possono coincidere con gli orgoni scoperti da Wilhelm Reich e rivelare che il linguaggio universale non è la matematica. è la MUSICA, l’insieme dei tanti movimenti che possono essere più o meno celeri, più o meno in sintonia con la Fonte della Vita, il Sole al centro della Terra. è il Cuore Cristallino, riconosciuto dallo studio della propagazione dei sismi: non emette la luce elettromagnetica, facilmente osservabile, ma suoni nucleari deboli difficilmente “udibili”, capaci però di trasmutare la materia nucleare – i quark – ed estinguere l’altro “dinosauro mentale” – la massa – “espandere” l’universo osservato in… apparenza. Il redshift, che misura l’espansione secondo l’ortodossia, potrebbe dipendere da una riduzione della velocità della luce, considerata “insuperabile”. Al centro di ogni galassia, oggi si sa, c’è un buco nero, in istantanea connessione con le stelle che nascono alla periferia.

All’interno dei buchi neri la velocità è superiore a quella della luce.

I nuclei delle galassie sono buchi neri massicci che guidano la loro evoluzione.

I nuclei cellulari guidano le funzioni delle cellule e degli organismi, composti di cellule.

Se l’etere è la Sostanza Madre, il “vuoto” che genera tutte le rotazioni, l’universo osservabile è una matrix – un ologramma – di cui abbiamo osservato finora solo le velocità inferiori a quella della luce. Se il “vuoto” è composto di particelle di Planck, la matrix è connessa all’istante all’eterno Universo Organico che, con il campo debole – il Messaggio vitale secondo me – testimonia la Sua e la nostra umana vitalità.

La MUSICA comprende la matematica, ma non è solo matematica.

La MUSICA celeste si sente non con l’udito, ma con quella sofisticata materia organica che è la materia bianca del proprio cervello, capace di percorrere le “infinite vie della Vita” – wormholes – che uniscono all’istante la matrix osservata all’Universo Organico. Osservare le proprie emozioni è liberarsi dalla “logica” bipolare che coltiva la battaglia delle idee o delle varie teorie, crea problemi che non sa risolvere. La realtà è un insieme non di oggetti divisi, bensì di movimenti ruotanti che possiamo sentire come eros ed emozioni. La libertà richiede una rivoluzione della cultura duale o bipolare, la consapevolezza dei propri veri bisogni e la volontà di soddisfarli, senza depredare la natura o gli altri. La libertà è la coscienza, l’unità con la Vita.

Note:
[1] Il raggio sarebbe di 10-33 cm (1 preceduto da 32 zeri) il tempo 10-44 s (1 preceduto da 43 zeri).
[2] La scoperta è stata premiata con il Premio Nobel, nel 2011

sabato 21 settembre 2013

I Segni di un Passato durante il quale Dio era una Donna

Per capire la cronologia nella quale le società gilaniche emerse dalla Rinascita Enkilita sono state soppiantate dalle invasioni dei Kurgan che, forse inconsapevolmente, lasciarono campo aperto ai giochi di "Riconquista" di Yahweh agevolando l'annessione o l'affiliazione delle nuove culture europee basta seguire il percorso storico delle immagini del culto della "Grande Dea", traccia quest'ultima, della cultura presente in Europa (e non solo) prima dell'arrivo delle orde Kurgan e del potere di Yahweh in tutto il mondo.

 

La Grande Dea e le Dee nel Neolitico

La figura della Dea nel neolitico è ricchissima e complessa. Il Neolitico è l'epoca della piena manifestazione della Dea in tutte le sue valenze, volti, funzioni e misteri. E tale costellazione è ancora presente negli inizi dellla storia, nelle sue culture politeiste. 

Il neolitico è anche il luogo della profonda e traumatica trasformazione che vede le civiltà della Dea fiorire in tutto il mondo civile e in seguito soccombere sotto le invasioni dei più arretrati popoli patriarcali, portatori di guerra, violenza e del principio di sottomissione del femminile al maschile. Nel corso di tali invasioni, i templi della Dea vengono distrutti, i luoghi sacri profanati e le sacerdotesse-regine violate. 


La Grande Madre è una divinità femminile primordiale, presente in quasi tutte le mitologie, rappresentante la terra, la generatività, il femminile come mediatore tra l’umano e il divino.

Il culto della Grande Madre risale al Neolitico e forse addirittura al Paleolitico, se si leggono in questo senso le numerose figure femminili steatopigie ritrovate in tutto il mondo.

Venere di Willendorf (da 24.000 a 26.000 anni fa)

l periodo storico è antichissimo (dal 30.000 al 1000 a.C.): la fase più fiorente si situa dal 7000 al 3000 a.C. (Neolitico). La spiritualità della Grande Madre si rivolge verso l’aspetto femminile e materno di Dio.

La Madre Terra diventa il simbolo della Grande Madre, Dea della Natura e della Spiritualità. Fonte divina di ogni nascita dà e sostiene la vita; è a Lei che la vita ritorna per rinascere come nei cicli della vegetazione. La Dea è, in tutte le sue manifestazioni, il simbolo dell’unità di tutte le forme esistenti in natura. Il suo potere è nell’acqua, nelle pietre, negli animali, nelle colline, negli alberi, nei fiori. La grande creatività di quel periodo caratterizzò la cultura come cultura dell’arte. Templi, abitazioni, ceramiche, statuette, abitazioni, portano evidenti tracce di questo culto. Sono state rinvenute molte veneri che presentano i simboli della Dea. In esse sono incisi o dipinti semi, boccioli, germogli, uova, crisalidi e segni acquatici come rappresentazione della rinascita e rigenerazione, del divenire e della trasformazione.

Lungo le generazioni, con gli spostamenti di popoli e la crescita di complessità delle culture, le “competenze” della Grande Madre si moltiplicarono in diverse divinità femminili. Per cui la Grande Dea, pur continuando ad esistere e ad avere culti propri, assumerà personificazioni distinte, per esempio, per sovrintendere all’amore (Ishtar – Astarte - Afrodite – Venere), alla fertilità delle donne (Ecate triforme), alla caccia (Artemide – Diana), alla fertilità delle sementa (Demetra – Cerere e Persefone – Proserpina) analoga alla domanda dell’uomo di rinascere come il seme rinasce dalla terra.

L’area geografica analizzata riguarda Africa, America e l’Europa. In Africa la Grande Madre viene chiamata Nana e Iside; in America la Dea dall’abito di serpente;presso i Navajos e gli Apache la Estsanatlehi era la Madre di tutti gli esseri viventi che all’alba del mondo, quando si unì al sole, partorì due gemelli che sconfissero i mostri che popolavano il suolo terreste. In Asia, in area mesopotamica (V millennio AC) e in area anatolica (II millennio AC), viene adorata come Ninhursag, Cibele, e Anahita, in Cina è chiamata Quan-Yin, in India Durga. Per l’Europa in Grecia con Gea e Athena, l’Italia con Cibele, Bona Dea, Minerva ed Uni, con l’antica Dea Mater Matuta degli etruschi, Spagna e Malta con la Dea Astarte, l’Irlanda con la Dea Brigit, la Russia con la Dea Lada ( famosa incarnazione di Lada è Matersva, la dea uccello ).


Reperti molto interessanti si trovano in Bulgaria, in Russia ed in Lombardia (Val Camuna) del 2000 a. C. dove vi sono incisioni rupestri in mezzo alla natura con evidenti simboli che appartengono al culto della Grande Madre: serpentine, labirinti reti, bande ondulate, motivi a zig-zag. 

Per Jung questi sono i frutti interiori che emergono dall’inconscio collettivo, il regno della spiritualità della Grande Madre. Per lui la Grande Madre è una delle potenze numinose dell’inconscio, un archetipo di grande ed ambivalente potenza, salvatrice e distruttrice degli aspetti negativi della nostra personalità, nutrice e divoratrice. delle nostre ossessioni. Altri reperti significativi sono due statuette della Dea rinvenuti in Turchia e a Creta. In quello della Turchia, risalente al 6000 a.C., la Dea è rappresentata seduta in trono, maestosa e regale con 2 fiere accanto; le sue mani sono posizionate in modo forte e tranquillo sulla testa delle fiere.

Turchia 6000 a.C.

In quello di Creta ha in mano 2 serpenti. Il serpente era il simbolo della saggezza oracolare della Dea, infatti nell’antica Delfi la sacerdotessa che dava consigli ai capi di stato era raffigurata in associazione con il serpente. Anche il serpente era un simbolo collegato alla Grande Madre; il suo movimento verticale ascendente rappresentava la forza vitale e l’energia (la Kundalini) mentre il letargo e la muta rappresentavano il divenire e la trasformazione, l’immortalità ed il risveglio ciclico della natura. Questo tipo di cultura e di spiritualità si inserisce in una società di tipo agricolo dedito alla cura della vegetazione, dell’artigianato, del commercio. Fu un periodo di stabilità e pacifico.

1600 a.C.

Le donne erano considerate e valorizzate – regine, sacerdotesse, artigiane, membre anziane del clan – la società era di carattere egualitario. Si evidenziava un particolare rispetto verso la Madre Terra come simbolo della Grande Madre. Il potere della donna era inteso non come dominio ma come capacità di illuminare e trasformare la coscienza umana. Più tardi nell’epoca medievale tutto ciò sarà simboleggiato nel vaso femminile: il calice del Sacro Graal. Un potere, quindi, non terreno ma spirituale che si estrinseca non solo nella conoscenza e nella saggezza, ma soprattutto nella verità, nell’amore, nella giustizia. Queste qualità verranno in seguito attribuite alla Vergine Maria. La dispensatrice della nascita e la Madre Terra si fusero con la Madonna. Alla fine di questo periodo la spiritualità antica della Grande Madre gradualmente si attenuò fino a scomparire come risultato delle scontro tra culture diverse e del successivo affermarsi delle religioni patriarcali.

Seguì l’alienazione dell’uomo dalla natura e da se stesso i cui effetti sono ben evidenti nella società odierna. Per nostra fortuna il culto della Grande Madre ed i suoi simboli non sono andati perduti in quanto hanno costituito lo strato primario dell’inconscio collettivo, presenti come archetipi e visibili nelle fiabe, nei miti, nei sogni. I cicli storici non si fermano mai; e la spiritualità della Grande Madre riemerge in tutte le sue forme (ecologia ed interesse verso i temi dell’unione, dell’integrazione, della pace) a donarci speranze per il futuro ricollegandoci alle nostre più antiche radici.



giovedì 19 settembre 2013

L'Eretico Cristiano







Pensate davvero che costoro possano rappresentare degnamente il messaggio salvifico contenuto nel Vangelo?!?

Ma soprattutto...


Ora ditemi cosa vi spinge ad affidarvi a queste persone e alla organizzazione cui fanno riferimento per conoscere e comprendere cosa Gesù Cristo voleva insegnarci 2000 anni fa.

Fiero di essere eretico (gnostico)... Cristiano sì, ma non cattolico. Preferisco provare da solo leggendo i Vangeli (tutti, non solo quelli approvati da Santa Romana), a comprendere gli insegnamenti di Gesù.

mercoledì 18 settembre 2013

L'Ayahuasca

Questo articolo vorrebbe rappresentare la continuazione ideale del pregevole lavoro del Dr. Antonio Bianchi comparso sul secondo volume del 1994 dei Quaderni di Parapsicologia. Per tale ragione non mi soffermo su quegli argomenti che sono già stati trattati dal Dr. Bianchi, alla cui opera rimando il lettore che volesse saperne di più (Nota 1). Bastino queste poche informazioni preliminari.

Questo articolo vorrebbe rappresentare la continuazione ideale del pregevole lavoro del Dr. Antonio Bianchi comparso sul secondo volume del 1994 dei Quaderni di Parapsicologia. Per tale ragione non mi soffermo su quegli argomenti che sono già stati trattati dal Dr. Bianchi, alla cui opera rimando il lettore che volesse saperne di più (Nota 1). Bastino queste poche informazioni preliminari.

In quell'articolo il Dr. Bianchi illustrava le singolari proprietà di una droga allucinogena, l'ayahuasca, derivata da una liana diffusa in tutta la foresta amazzonica. Leggendo l'articolo, l'aspetto che mi era parso più rilevante è che l'ayahuasca viene estratta da una pianta considerata una "pianta-maestro". Dietro questa definizione si cela la supposta capacità dello spirito della pianta di dare agli sciamani della foresta insegnamenti di vario genere, da quelli di ordine pratico (come guarire le persone ammalate, come ritrovare oggetti smarriti o rubati, come fare una buona caccia, ecc.), a quelli che permettono allo sciamano ed ai suoi discepoli di ottenere una emancipazione spirituale. Il mio interesse si è subito focalizzato principalmente su due punti: 1) verificare se veramente dietro alla pianta dell' ayahuasca si cela un "maestro", o alcunché di equivalente, e 2) di capire, in caso affermativo del punto precedente, in che modo possano mai gli insegnamenti essere trasmessi ai discepoli. Non restava altro che fare le valige, partire per la foresta amazzonica e bere l'ayahuasca. E così feci. Ho trascorso l'intero mese di ottobre del 1994 a Pucallpa, cittadina nel cuore della foresta amazzonica peruviana, in compagnia del sopracitato Dr. Antonio Bianchi e di altri due amici ugualmente interessati a queste cose: Luigi e Fabio. Ci siamo spostati anche lungo il fiume Ucayali sino alla cittadina di Atalaya, visitando diversi villaggi e, quando presenti, contattando gli sciamani e bevendo con essi l'ayahuasca.

La conoscenza che il Dr. Bianchi aveva sia della ambiente amazzonico, che di alcuni sciamani che utilizzano l'ayahuasca, ha reso notevolmente più facile affrontare questa difficile esperienza. Esperienza che, tuttavia, non è stata per niente immune da pericoli, fatiche e delusioni di vario genere e sui quali non desidero soffermarmi.

I preliminari

Dopo quasi un mese di permanenza in Perù e dopo almeno 9-10 sedute nel corso delle quali abbiamo bevuto l'ayahuasca, non ero per niente soddisfatto. L'effetto dell'ayahuasca su di me era sempre stato al di sotto delle aspettative e, comunque, decisamente inferiore a quello ottenuto dai miei tre amici. Ci sono state sedute interamente negative, accanto ad altre caratterizzate dalla presenza di visioni più o meno sempre uguali e prive, apparentemente, di qualsiasi significato. Avevo provato già con cinque sciamani diversi senza notare alcuna differenza sostanziale, tranne che in una sola e limitata occasione. Don Pedro (il nome è stato cambiato), lo sciamano Shipibo di Pucallpa col quale avevo avuto precedentemente cinque sedute e che sembrava essersi preso maggiormente a cuore le nostre istanze, si era dimostrato incapace a togliermi quel blocco che lui sosteneva di avere individuato in me (mi ha parlato di un soffio, di una corrente d'aria nel mio corpo, o di uno spirito che impediva alle visioni di raggiungere la testa). 

Anche il suo comportamento si era fatto estremamente antipatico e deludente. Alla iniziale cortesia e disponibilità, si era sostituito un atteggiamento che non riuscivo ad accettare. Aveva cominciato a chiedere, senza alcuna giustificazione, soldi ed altri regali con una faccia tosta che non ci saremmo aspettati da lui. Per queste ragioni, oltre che per lo sconforto che già avevo, associate al fatto che la nostra permanenza in Perù stava esaurendosi, avevo deciso di troncare definitivamente con lui. Volevo provare, come ultima volta, con un altro sciamano, don Laurencio, che godeva fama di provocare esperienze con l'ayahuasca molto più profonde e decise (forse anche troppo, da quello che ho sentito in giro). "O la va, o la spacca!", come si dice quando si è decisi a tutto. I miei amici mi hanno a fatica persuaso a fare un ultimo tentativo con don Pedro. Ho accettato con tantissime riserve e senza alcun interesse. 

Quella che segue è la relazione di questa seduta che ho scritto al mio risveglio il mattino seguente.

Resoconto

Pucallpa, 25 ottobre 1994. Alle ore 20,30, Antonio, Fabio ed io abbiamo raggiunto l'abitazione di don Pedro alla estrema periferia di Yarinacocha, villaggio distante pochi chilometri da Pucallpa. Ci sono, nella veste di curanderos, anche don Emanuel, sciamano probabilmente Muraya (il massimo grado della gerarchia sciamanica), un altro sciamano parente di don Pedro, più un apprendista sciamano. C'è anche una nutrita schiera di pazienti (dalle 20 alle 30 persone) tra indigeni e meticci venuti a farsi diagnosticare i propri malanni e sfortune e a farsi prescrivere la relativa terapia: il tutto viene comunicato agli sciamani dagli spiriti che si rivelano attraverso l'ingestione dell'ayahuasca. Sono infine presenti alcuni bambini ammalati, in genere molto piccoli e per lo più dormienti tra le braccia dei genitori.

Don Pedro è già seduto al suo solito posto al centro di uno dei lati maggiori della capanna ed ha accanto a sé gli altri sciamani. Tutti gli altri sono stipati nel rimanente spazio sotto la capanna, ed anche fuori. Questa ha forma rettangolare, di circa 8 metri per 4, ed è formata da un tetto di foglie di palma sostenuto da pali di legno. Non ci sono pareti laterali. E' posta accanto alla abitazione di don Pedro, in uno spiazzo circondato da orti. La gente sta sdraiata o seduta per terra, gomito a gomito. Pian piano i convenuti abbassano il tono della voce e le varie conversazioni si attenuano. Sono circa le ore 21 quando don Pedro inizia il canto (icaro) che serve a richiamare lo spirito della "pianta-madre" dell'ayahuasca. Ad un certo punto mi chiama e mi ordina di soffiare alcune volte all' interno di un bicchiere pieno a metà di ayahuasca e di bere un sorso ma, se volevo, aggiunge, potevo berne di più. Procedura insolita, riservata solo a me ed a Fabio. Bevo a fatica l'intero contenuto dal sapore orrendo ed amarissimo. 

Dopo di me chiama a bere, uno alla volta, Fabio, Antonio, gli altri sciamani e due o tre pazienti accompagnando la mescita con icari identici. Per ultimo beve lui stesso. La luce viene poi spenta e ciascuno raccoglie in un silenzio interiore i propri pensieri e le proprie speranze: di guarire, di risolvere i più svariati problemi esistenziali, di avere visioni illuminanti, o si pone in semplice attesa che qualcosa di indefinito succeda. Dopo 20-30 minuti, mentre sono sdraiato per terra e con gli occhi chiusi, sento una pressione alla tempia destra oltre ad un senso di freddo che mi sale dai piedi. Queste sensazioni, che anche nelle precedenti sedute hanno preceduto il comparire degli effetti dell'ayahuasca, sono di lì a poco seguite da numerose visioni geometriche, vorticose, intense, sotto forma di onde di tantissimi colori che si sovrappongono o si succedono l'una all'altra come in un caleidoscopio. Mi accorgo che l'intensità delle visioni è accresciuta dagli icari che gli sciamani cantano contemporaneamente e ciascuno per proprio conto. In questa fase questi canti servono a far favorire la discesa dello spirito della pianta sul paziente che ciascun sciamano ha fatto sedere davanti a sé. Le visioni arrivano ad ondate e nei momenti di maggiore intensità mi trascinano in uno stato di semincoscienza. Di lì a poco perdo quasi ogni contatto con la realtà circostante e con la cognizione del tempo. Mi sembra di essere al centro di un vortice di onde e di colori che mi trascina vertiginosamente in mille direzioni. Cerco di controllare un fastidioso stimolo a vomitare. 

Mi si alternano, facendomi soffrire molto, un senso di grande calore e un senso di freddo intenso, per cui mi scopro e mi ricopro in continuazione con il sacco a pelo su cui sono sdraiato. Percepisco dapprima vagamente, in seguito con maggiore e crescente intensità (o intuisco), la presenza di una guida che identifico con, o intuisco essere, don Pedro. Se esprimo un desiderio o un' intenzione, essi falliscono quasi subito. Infatti mi accorgo di essere sempre più, man mano che il tempo passa, in balia della guida che fa di me quello che vuole e mi trascina lentamente da qualche parte o verso qualche esperienza sconosciuta infischiandosene dei miei desideri e timori. Ho paura e cerco di oppormi a farmi trascinare chissà dove, non sono sicuro che finirò bene. Il mio smarrimento e la mia paura ad un certo punto si trasformano in panico vero e proprio, specialmente quando mi sento solo. Infatti, le persone accanto a me sembrano statue morte, incapaci di portarmi aiuto. La percezione della presenza della guida è sempre e solo una impressione, a volte vaga e che talora perdo quando cerco di non abbandonarmi completamente per timore che dietro ad essa non ci sia veramente don Pedro, ma qualche cos'altro che vuole la mia rovina. Se apro gli occhi per prendere maggiore contatto con la realtà normale, vedo solo forme indefinite e scure sovrastate dalle solite visioni colorate in veloce movimento. Il mio senso di solitudine e di paura aumenta in modo vertiginoso e per un po' mi dà sollievo trovare e stringere una funicella del mio zaino che era nei pressi, a portata di mano. 

E' l'ultimo punto di contatto con la realtà normale. Ma subito dopo vengo trascinato via e mi perdo di nuovo. Ho momenti di maggiore lucidità alternati a momenti di quasi o totale perdita della normale coscienza. Nei momenti lucidi intuisco che gli icari servono a dirigere la forza della pianta, o quella dello sciamano, dentro di me. La potenziano anche. Ad un punto indefinito di questa situazione intuisco che presto vomiterò. Perciò mi alzo e, barcollando, esco dalla capanna; finisco anche con il piede nudo in un piccolo fosso melmoso. Sento una forza che mi dirige (o trascina) in certe direzioni ed io mi lascio guidare. Non vedo distintamente le cose che mi circondano, però mi sembra di intravedere un albero e intuisco che è proprio lì che debbo vomitare. Mi avvicino e cerco di toccarlo non sicuro che ci sia realmente. Lo sento, mi appoggio con una mano e vomito. Finito questo, mi guardo attorno e sento gli icari provenire da una direzione abbastanza definita. Ma non vedo la capanna. Mi giro verso tutte le direzioni e vedo sempre lo stesso quadro indistinto e scuro. Rimango appoggiato per un po' all'albero (non so quanto). 

Le visioni mi tornano, ho paura, non so dove andare e se sono in grado di muovermi, vorrei aiuto, non so che fare. Sento qualcosa che mi spinge a sedermi per terra. Dopo non so quanto tempo mi sdraio completamente. Ho una paura tremenda di non potere più uscire da quella condizione, di perdermi e di non potere prendere l'aereo per tornare in Italia. Arrivo al punto in cui credo di stare per morire. Infatti le mie forze sono allo stremo e si rivelano impotenti a fronteggiare una situazione così devastante e tragica. La morte, ad un certo punto e all'improvviso, non mi fa più paura, mi sembra una cosa del tutto normale e accetto tranquillamente l'eventualità di morire in quello stesso momento. La vedo accanto a me, posso quasi toccarla tanto la percepisco reale. E non mi sembra così brutta, anzi, nella sua indifferenza di ghiaccio mostra di avere un suo fascino ed una sua logica in rapporto a quel mio momento particolare. Non oppongo resistenza, sono pronto a seguirla.

Traggo un insperato sollievo quando Sonia, la nuora di don Pedro ed ella stessa apprendista sciamana, inviata da don Pedro giunge in mio soccorso, mi parla e mi chiede come sto. Rimane in ginocchio accanto a me per non so quanto tempo. Le visioni ed il mio smarrimento a tratti sembrano toccare il limite massimo ma, aprendo gli occhi e vedendo ancora Sonia, mi rincuoro. Per un paio di volte la vedo trasfigurarsi contro lo sfondo scuro della notte in un vecchio sciamano vestito di pelli. Ha il viso incartapecorito e coperto di fango o di cenere ed i capelli sono lunghi ed arruffati. Forse guarda nella mia direzione, ma con distacco e indifferenza. Sembra in meditazione. Arriva anche don Pedro che mi soffia l'Agua Florida (un profumo rituale) sul capo e sulle mani giunte. Sonia mi porge un fiore secco invitandomi ad odorarlo. Ha un profumo molto intenso che mi dà energia. Con il fiore in mano e con l'aiuto di Sonia, barcollando ed inciampando più volte, raggiungo il mio posto nella capanna. 

Guardo verso don Pedro e vedo tanti don Pedro quante sono le persone presenti alla seduta. In seguito le riconosco una ad una e sento che sono presenze amiche e che anche nel loro silenzio ed immobilità emanano solidarietà per la mia difficile situazione. In questi momenti in particolare sento che l'icaro che sto ascoltando è quanto di più appropriato ci sia a sostenere ed a sviluppare la trasformazione che sento avvenire dentro di me. Mi sembra anche che dietro a tutta questa mia esperienza ci sia sempre don Pedro. La mia coscienza appare ancora abbastanza vigile, anche se talvolta la sento come sospesa a mezz'aria.

Ho una gran sete. C'è è una borraccia con dell'acqua sul tavolo accanto a me, quasi a portata di mano. Capisco che non riuscirei a prenderla e lascio perdere.

Sento che negli icari, tra loro sovrapposti e indirizzati ai pazienti, c'è è una componente rivolta a me. Essa mi sembra ricca di insegnamenti e comprendo che mi proviene in un qualche modo da don Pedro. Le visioni sono più controllate, mi sento leggermente meglio, sono più tranquillo e mi abbandono con crescente fiducia alla guida interiore che identifico con quasi assoluta certezza con don Pedro. Le visioni e gli icari mi stanno ora insegnando qualcosa, in modo chiaro, tranquillo. 

E lo fanno in modo ripetuto, tornando come ad ondate a ripropormi gli stessi tipi di insegnamento. Per prima cosa mi viene insegnato (non chiedetemi come - comunque intuisco, capisco, talvolta mi sembra di vedere) ad eliminare ogni desiderio e volizione. Ogni volta che esprimo un desiderio o l'intenzione di fare o pensare a qualcosa, intuitivamente mi viene fatto notare che il pensiero appena formulato contiene il verbo volere o un altro verbo similare ed io subito cerco di cancellarlo. Mi riesce abbastanza bene, probabilmente perché sono aiutato.

Poi mi viene insegnato a concentrarmi e a pormi in una condizione di meditazione. Ma qui i miei ricordi sono vaghi. Segue un'altra fase in cui si cerca di farmi cancellare il senso dell'io. Anche in questo caso, quando formulo dei pensieri personalizzati, vale a dire dei pensieri il cui soggetto sono io o è in qualche misura legato a me, mi viene fatta notare la cosa ed io cerco di rimediare o eliminando l'intero pensiero, o modificando quella parte di esso dove compare la mia presenza. Ad un certo punto capisco, o intuisco, che occorrerebbe far sparire ogni verbo dal linguaggio della mente per raggiungere uno stato di perfetta assenza dell'io che, a tratti, mi sembra di realizzare. Questi processi sono ripetuti più volte ed ogni volta provo meno sforzo e difficoltà ad apprendere quanto mi viene insegnato. Sono processi che sperimento visivamente sotto forma di cerchi concentrici che si fanno sempre più piccoli sino a ridursi ad un punto. 

Quando ho realizzato la cancellazione del mio io, mi sono visto, o ho visto qualche parte di me, non so bene, affondare e sparire in uno stagno di melma scura. C'era anche un caimano che, con la testa che emergeva dalla melma, assisteva indifferente alla scena. Gli icari e le visioni intanto cominciano a veicolare insegnamenti di tipo concettuale. Certe domande che nella giornata o nei giorni precedenti mi ero posto trovano, per intuizione interna, una risposta che si incastra esattamente con la rispettiva domanda. Percepisco per un attimo la risposta, oserei dire che la vedo, e la riconosco come corretta e logica. Subito dopo essa entra in un piccolo scrigno (tipo cofanetto per anelli) incastonato su una parete verticale. Lo scrigno all' improvviso si chiude e io non vedo e non ricordo più il suo contenuto.

A questo seguono insegnamenti su argomenti non legati a nessuna mia domanda precedente, ma che sono stati scelti direttamente dalla fonte che me li invia. Anche in questo caso mi rendo conto del loro elevato valore ma, dopo un attimo, spariscono anch'essi nello stesso modo di prima. L'unico insegnamento che mi ricordo è che l'ayahuasca serve anche per ridurre la distanza tra la nostra cultura occidentale e quella indigena al fine che anche noi possiamo cogliere appieno i frutti che gli sciamani ci possono dispensare. Forse serve anche agli stessi Shipibo che si sono allontanati dalle loro tradizioni. Ma probabilmente non si limita solo a questo. Intuisco che gli insegnamenti non sono perduti, ma sono entrati in qualche angolo della mia mente e mi guideranno nei momenti opportuni. Intuisco che in futuro non avrò, ai miei occhi e a quelli degli altri, più potere, sapienza ed altre capacità positive, ma che anche dopo questa esperienza sarò, tutto sommato, quello di prima, ma con un piccolo tesoro nascosto da qualche parte. 

Esso mi potrà essere utile o mi guiderà senza che io od altri se ne accorga. La cosa mi verrà confermata da Sonia una volta alla fine della seduta. Il mio stato è tale che mi accorgo di non percepire quasi per niente il mio corpo. Mi chiedo più volte se per caso mi sono vomitato addosso o se quello che mi sembra di sentire al tatto sulla mia camicia non sia invece fango. Sarebbe imbarazzante una situazione del genere davanti a tanta gente, ma subito dopo mi viene da pensare e da dire che non me ne frega un ...... e ci rido sopra. La stessa cosa si ripete con il sospetto di essermela fatta addosso. Dapprima grande imbarazzo ma poi, all' improvviso, qualcosa scatta in me e mi viene da pensare - forse lo dico anche - che non me ne frega assolutamente niente, la cosa mi fa ridere (anzi, rido di gusto) e mi lascia del tutto indifferente, se non soddisfatto. Tanto -penso- sono tra amici (tutti quelli presenti alla seduta, anche quelli che non conosco) che mi capiscono e comprendono il mio difficile momento. Alla fine della seduta tutte queste mie preoccupazioni, apparentemente così banali ed anche un pò buffe, si sono rivelate infondate. Nulla del genere mi era successo. Tuttavia, ho intuito che anche questo ulteriore piccolo dramma personale faceva parte degli insegnamenti e del programma di ricostruzione del mio io sopra descritti.

Durante questa fase finale delle mie allucinazioni, intuisco che tutto quanto è successo in questa mia vacanza così ricca di imprevisti, fatiche e delusioni, comprese la mia sfiducia e la mia irritazione per don Pedro arrivate quel giorno stesso al loro apice, facevano parte di un programma. In altre parole, sono stato ripetutamente messo alla prova prima di essere sottoposto al rito finale di questo che in quel momento ho capito essere un vero e proprio processo di "Iniziazione". Inoltre, mi sono reso conto che don Pedro ha voluto darmi una dimostrazione del fatto che lui non era da meno di don Laurencio (lo sciamano con cui volevo fare l'ultima seduta con l'ayahuasca) e che le stesse cose che si attribuiscono a quest'ultimo, lui le poteva fare anche con maggior forza ed in modo più drammatico, come per volermi punire per la mia mancanza di fiducia. Quando credo di essermi ristabilito a sufficienza, accendo una sigaretta, esco dalla capanna, mi siedo accanto a Sonia che mi rivolge delle domande e mi confida, ma lo sapevo già dal giorno precedente, che era un'apprendista sciamana. 

Mi spiega anche che il fiore secco e profumato che mi aveva precedentemente dato era un fiore "sagrado" (sacro) avuto in dono da suo marito, sciamano anche lui. Vengo poi chiamato da don Pedro che mi canta un icaro e mi soffia per la seconda volta l'Agua Florida sul capo e sulle mani e mi dice che ora sono forte e posso uscire dalla dieta (Nota 2). Dice anche che ora ho un arcana (una specie di scudo protettivo) contro i pericoli ed i mali del mondo e che posso andare tranquillo. Parlando con i miei amici ed alcuni altri fra i presenti, mi rendo conto che quella sera la seduta è stata molto forte per tutti coloro che hanno bevuto l'ayahuasca, sia in positivo che, ancor più, in negativo (in diversi hanno vomitato o hanno avuto violenti attacchi di diarrea o, ancora, hanno avuto visioni terrificanti). Nessuno, però, tra quelli che si sono dichiarati più soddisfatti della loro personale esperienza, ha riferito d'avere avuto alcunché di simile a quello che ho sperimentato io. Alle cinque del mattino faccio ritorno al mio albergo in discrete condizioni di lucidità mentale e di forze.

Tipologia delle visioni

Le visioni che ho avuto hanno sempre evidenziato la presenza di alcune costanti. Non ho notato sostanziali differenze qualitative delle visioni tra uno sciamano e l' altro ed anche il loro contenuto, pur essendo variato all'interno di una stessa seduta, tendeva a ripetere certi temi e schemi fissi. L'andamento più tipico è così articolato: dopo 20-30 minuti dall' assunzione dell'ayahuasca, periodo durante il quale mi metto in uno stato rilassato e di attesa con gli occhi chiusi, le visioni sono costantemente precedute da alcuni segnali che anticipano di poco il loro arrivo. In particolare avverto una sensazione di freddo che mi parte dai piedi e si diffonde a tutto il corpo. All'improvviso il freddo sparisce per tornare di nuovo nel giro di pochi minuti. Questa sensazione è accompagnata da un senso di pressione alla tempia destra, come se qualcuno vi premesse sopra con un dito. 

Entrambe le sensazioni inizialmente vanno e vengono e, ad ogni loro ritorno, appaiono più intense delle volte precedenti. La pressione alla tempia può, in alcuni casi, estendersi a più ampie aree della testa. E' nel corso di questa fase che le visioni arrivano, in modo impetuoso ed improvviso. All'inizio si presentano ad ondate, rimangono un po' per poi sparire. Nei casi in cui l'effetto dell'ayahuasca è particolarmente intenso, esse possono durare a lungo, anche alcune ore ed hanno come sfondo una rete a maglie piuttosto fini. La loro forza d'impatto e la loro intensità sembrano aumentate notevolmente dagli icari degli sciamani, come se questi fossero in grado di canalizzarle e focalizzarle all'interno della mente dei partecipanti. Di solito sono costituite da immagini geometriche dai mille colori che si trasformano in altre immagini simili ad una velocità vertiginosa. Non sono mai ferme ed è difficile descriverle adeguatamente perché di solito non hanno alcun riscontro con alcunché di reale e di definito (immagini caleidoscopiche). A volte si presentano come una miriade di luci colorate che si accendono e si spengono cambiando di colore. In questo caso mi ricordano quelle di un Luna Park, anzi mi sembra proprio di essere in un Luna Park.

Altre volte sembrano animaletti o pupazzi tratti dai cartoni animati per i più piccini. Più spesso mi ricordano motivi decorativi geometrici degli Indiani del Nord e del Sud America, sempre senza una forma ed un significato precisi. Più raramente, insieme ad esse, ho la sensazione di immergermi nella giungla, sommerso dalla sua esuberante vegetazione. In almeno un paio di esperienze ho notato particolari enormemente ingranditi di oggetti comuni (una spalliera di una sedia, una penna biro, parti del corpo di insetti, etc.). In questa nuova prospettiva mi sembrava di entrare in un mondo nuovo, ancora inesplorato, in cui i più minuti particolari si animavano ed acquisivano una ricchezza straordinaria di forme e di colori. Era come se mi fossi trasformato in un microbo così da poter vedere con nuovi occhi una realtà che a noi, esseri macroscopici, è preclusa. Era, in definitiva, come entrare in una nuova dimensione esistenziale. Talvolta i colori apparivano così evidenti da sembrare di possedere una consistenza solida. 

Ma queste descrizioni colgono solo parzialmente il modo di percepire le visioni. Il vedere era fuso al pensare anzi, ad un modo nuovo di pensare e di vivere le cose che mi comparivano d'innanzi. In definitiva, non erano solo immagini, ma molto di più. In una occasione in particolare (una delle prime volte con don Pedro ma, in misura molto minore, è successo anche con un altro sciamano), le visioni hanno lasciato il posto, o si sono accompagnate, a modificazioni della mia percezione sensoriale. C'è è stato un momento in cui ho sentito una parte di me sollevata di alcuni centimetri dal corpo. Mi sembrava che questa parte corrispondesse alla mia mente, almeno a quella che in qualche misura ragionava e percepiva queste sensazioni. Anche l'intensità delle mie percezioni tattili e dolorifiche oscillavano vistosamente. A tratti mi sentivo leggero o come adagiato su di un comodo materassino che non mi faceva sentire eccessivamente le asperità del terreno su cui ero disteso. Altre volte il mio contatto con il terreno era doloroso, molto più del normale. Sentivo il mio corpo pesantissimo che si schiacciava, sotto il proprio peso, contro il suolo. Se poi tenevo una mano lievemente appoggiata sul collo, all'improvviso ne sentivo forte la pesantezza e quasi si sembrava di soffocare; se invece la mano era appoggiata sul petto, la percepivo pesantissima al punto di provare dolore e di non riuscire a respirare. In altri momenti, se avevo necessità di grattarmi, lo dovevo fare con grande forza, altrimenti non sentivo il contatto e la pressione delle dita. Anche la coperta che mi serviva a proteggermi dai momenti di freddo, talvolta la sentivo pesantissima sul mio corpo ed ero costretto a liberarmene. Mi sono reso conto che, come regola, non dovevo avere nulla che appoggiasse sulla parte del mio corpo al di sopra della cintola. Nella medesima occasione la mia attività mentale ha incontrato un grosso ed inaspettato ostacolo. Nel formulare un pensiero qualsiasi notavo un sensibile ritardo tra la decisione di pensare a qualche cosa e vedere quel qualche cosa che si concretizzava in pensiero. 

Normalmente i due processi sono pressoché contemporanei, ma in quell'occasione, tra il decidere di pensare a qualche cosa e pensarlo effettivamente, il tempo intercorrente si dilatava in modo innaturale. Questo inconsueto sfasamento mi disorientava e non mi permetteva di dar forma a pensieri anche non particolarmente complessi.

Il mio atteggiamento mentale ed emotivo nei confronti delle visioni è stato duplice, probabilmente perché rifletteva la minore o maggiore intensità dell' azione dell'ayahuasca. Spesso mi sentivo come un semplice spettatore che osservava, sempre ad occhi chiusi, le diverse visioni che si succedevano davanti allo schermo della sua mente. Erano percepite, pertanto, come qualcosa prodotto da qualche agente esterno e che non mi riguardavano direttamente. Il mio coinvolgimento emotivo era scarso o nullo, spesso perfino pieno di delusione e di noia per il fatto che non vi riconoscevo alcun significato ed importanza. Non ero quasi mai soddisfatto da questo tipo di visione. In altre circostanze, più rare, le cose erano completamente diverse. Ero come rapito, immerso o trascinato dalle visioni. La mia coscienza spesso veniva quasi annullata, mi sentivo un tutt'uno con le visioni, non più uno spettatore inerte ed indifferente. Non esisteva più nulla al di fuori del connubio fatto da me e dalle visioni, mentre il mondo esterno non esisteva più. La mia coscienza, o quel poco che rimaneva, era leggera e trasparente, impalpabile, a volte inconsistente e seguiva, adeguandosi perfettamente, l'andare e venire ciclico delle visioni. 

Talvolta, per intuizione (non trovo altra definizione migliore) capisco che le visioni sono in qualche modo l'espressione visiva di un lavoro minuzioso di forgiatura (più volte mi si presenta alla mente questo termine quando cerco di decifrare il senso delle visioni). Forgiatura di qualcosa di interno (l'io?), come se avvenisse dentro di me un modellamento ed una correzione di una struttura che deve essere modificata o ricostruita secondo nuove regole. A volte le visioni quasi si fermano ed entrano in uno stato di intensa e finissima vibrazione accompagnate da una specie di sibilo molto acuto, leggero e penetrante. Capisco che in quei momenti la forgiatura diventa cesello. Sono momenti che percepisco essere molto importanti per la trasformazione profonda e sottile del mio io o di qualcosa di correlabile ad esso. Ogni volta ho percepito questi attimi come quelli rappresentativi della fase più profonda e pregnante dell' esperienza. Spesso, in questi momenti, la rete che costantemente fa da sfondo alle visioni, entra anch'essa in vibrazione, per poi avvicinarsi lentamente a me sino ad avvolgermi. Fabio mi ha detto che anche lui ha vissuto questa situazione ed ha aggiunto che se si riesce a saltare al di là della rete, si entra in un altro livello esperienziale molto più pregnante e ricco di contenuti. 

Del mio "rapporto" con don Pedro ho già trattato. Alcune volte ho intuito che nelle visioni, o nascosto dietro ad esse, ci fosse qualcosa di vivo ed intelligente, anche se indefinito, con una propria consistenza fisica, che era lì perché aveva un compito da svolgere che forse mi riguardava.

Conclusioni

Questa è solo una breve relazione di un'esperienza assai complessa durata diverse ore e che, da una grossolana valutazione, credo di ricordare solo per il 20-30 per cento. Vorrei puntualizzare che l'intero processo si può compendiare in alcune significative fasi, di cui le principali sono: quella delle visioni; quella della solitudine; quella della paura che si tramuta in terrore panico; quella dell'incontro con la morte; e quella degli insegnamenti. Nel complesso, l' intero processo sembra corrispondere molto da vicino, se non coincidere, con un vero e completo processo di iniziazione. I significati ed i messaggi contenuti in queste varie fasi sono stati recepiti da me per intuizione (non saprei trovare un termine più adeguato), anche se spesso essi erano accompagnati o completati da una componente visiva molto intensa e vivace. Ho anche intuito, verso il termine della seduta, che tutto quanto era successo era stato voluto e condizionato dallo sciamano che aveva scelto il tempo ed i modi più opportuni per condurmi sino a quel punto, per poi istruirmi secondo un preciso programma. E tutto questo trovò una piena realizzazione proprio quando avevo deciso di abbandonare ogni cosa e tornarmene a casa. 

Questa esperienza, sia per i contenuti che per le modalità con cui si è svolta, è stata veramente impressionante e complessa e, a mio parere, ben al di là delle mie capacità creative ed immaginative. Non ho mai assunto prima di allora droghe di alcun genere e ritengo di avere sempre dimostrato una condotta sufficientemente critica e razionale. Ora mi accorgo di avere un atteggiamento ambivalente verso il significato di questa mia esperienza. 

Da una parte sento ancora molto forte il convincimento che don Pedro sia stato la causa ed il regista di tutto. In altre parole, egli avrebbe agito su di me per via forse paranormale sottoponendomi a numerose e difficili prove preliminari prima di permettermi di affrontare la prova finale, quella dell'iniziazione. Infatti, una mia impressione raggiunta durante le fasi finali di quella seduta è stata che queste prove coincidessero con le numerose traversie e delusioni che hanno costantemente caratterizzato la mia permanenza in Perù sino a quel momento oltre, naturalmente, alle difficilissime situazioni che ho dovuto superare durante quell'ultima seduta. Si tratta di un' interpretazione coincidente con la visione sciamanica delle popolazioni amazzoniche e che fa risalire ogni trasformazione interiore a forze e ad entità esterne all'individuo che le vive.

Naturalmente, all'interpretazione strettamente sciamanico-iniziatica che si può attribuire a questa mia esperienza, se ne può contrapporre un'altra molto più razionale. Ovvero, che io abbia soggettivamente raggiunto un livello molto profondo e nascosto della mia psiche. Infatti, è opinione largamente diffusa ed accettata che, entro le inesplorate profondità del subconscio, esista un' area di consapevolezza superiore che solo molto di rado raggiunge il livello conscio. Grazie all'effetto dell'ayahuasca ed al particolare contesto rituale in cui mi trovavo, mi è stato possibile rimuovere gli ostacoli tra me e questa misteriosa dimensione e raggiungerne in modo molto selettivo e chiaro i contenuti. In questo caso don Pedro, da vero psicoterapeuta, con un opportuno rituale e tecniche appropriate, avrebbe favorito la mia discesa entro quella inesplorata realtà, senza essere però lui a determinarla concretamente. Solo da quella realtà interiore, e non da don Pedro o dallo spirito dell' ayahuasca, avrei ricevuto gli insegnamenti di cui ho riferito.

Infine, ci può essere un'altra logica spiegazione dei fatti: che l' intero processo iniziatico sia derivato interamente da processi legati alla mia mente ed alla mia immaginazione. Una sorta di sogno allucinatorio con caratteri psicotici. La mia immaginazione, per un complesso processo inconscio favorito dalla droga, avrebbe prodotto allucinatoriamente questa iniziazione facendomela apparire come reale. Tutto questo in risposta a mie personali e molto particolari istanze ed aspettative più o meno consapevoli.

Quest'ultima interpretazione è quella che sento a me più lontana, in quanto i sentimenti provati durante la seduta mi sembrano completamente estranei ad essa. Ma forse, come mi hanno consigliato alcuni amici, è del tutto inutile volere trovare un'interpretazione ad ogni costo. L'importante, secondo loro, è avere vissuto di persona questa esperienza che è unica e probabilmente fondamentale per quel processo di recupero delle proprie potenzialità che il più delle volte è impossibile realizzare con le nostre sole forze

Ora, dopo diversi mesi da allora, sento di essere sempre lo stesso di prima e che nulla è cambiato in me in maniera evidente. O forse credo che sia così. Mi dispiace che le parole, che così faticosamente riesco a raccogliere per comporre questo racconto, non possano esprimere compiutamente ciò che ricordo di quella seduta. I miei ricordi dei particolari di questa esperienza non sono legati a parole, a discorsi o a fatti consueti facilmente descrivibili con i normali mezzi comunicativi. Essi, al contrario, sono fatti di pensieri che non si possono pensare, di immagini chiare ma fugaci, di sentimenti e di intuizioni mai provati prima. Bisognerebbe inventare un linguaggio nuovo per riferire in modo soddisfacente i contenuti delle esperienze di questo genere. Anche se mi è difficile comunicarlo, ora so, o credo di sapere, come l'ayahuasca opera e come può dispensarci i suoi insegnamenti. Anche se a volte mi viene da pensare di avere vissuto un fantastico sogno che con il tempo lentamente si scolora, un mio intimo sentimento mi suggerisce che, con quell' esperienza, mi è stata indicata una strada e che dipende solo da me se seguirla o meno.

Note

A chi desiderasse maggiori informazioni riguardo l'ayahuasca ed il contesto sciamanico in cui viene impiegata, si consigliano le seguenti letture:
Andritzky, W.: (1989) Sociopsychotherapeutic functions of Ayahuasca healing in Amazonia. J. Psychoactive Drugs, 21(1), 77-89.
Bianchi, A.: I mistici del vegetale: Piante psicotrope e stati alterati di coscienza nella selva amazzonica. Quaderni di Parapsicologia, 25, 43-58, 1994.
Bianchi, A. : Gli allievi delle piante maestro. I Fogli di Oriss, n. 3, 81-96, 1995.
Cardenas, C.: Los Unaya y su mundo. CAAP-IIP, 1989. Lima.
Dobkin de Rios, M.: A modern-day shamanistic healer in the Peruvian Amazon: Pharmacopoeia and Trance. J. Psychoactive Drugs, 21, 91-99, 1989.
Harner, M.: La via dello sciamano. Ed. Mediterranee 1995.
McKenna, T.: Il nutrimento degli dei. URRA, Apogeo 1995.

Significativi, per alcune strette somiglianze con la mia esperienza, sono i resoconti tratti dai seguenti articoli:

Samorini, G.: L' iniziazione alla religione Buiti. Metapsichica, Numero Unico, 19-25, 1994.
Slotkin, J.S.: La via del peyote. Luce e Ombra, Anno 60, N. 3, 161-168, 1960.

La dieta è un tipo di regime alimentare e di comportamento richiesto a chi si accinge a fare sedute con l' ayahuasca. In particolare essa è richiesta agli aspiranti sciamani per i quali può durare da alcuni mesi ad un anno o più. Noi stessi dovevamo conformarci ad un regime alimentare piuttosto stretto evitando di mangiare e di bere una ampia varietà di cose. In particolare, il giorno in cui dovevamo bere l'ayahuasca, dovevamo digiunare.

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