Il caso della crisi siriana ha evidenziato e sollevato una serie di aspetti legati al tipo e alla qualità dell’informazione in Italia e, a più ampio spettro, dell’intero mondo occidentale che varrebbe la pena approfondire e su cui vi invito a discuterne qui.
Sappiamo già come nei giochi di potere tra i Player l’informazione e soprattutto il controllo sulle fonti mediatiche, giornali e televisioni in primis, sia uno dei maggiori fattori strategici in grado di fornire un enorme vantaggio competitivo in quanto in grado di ‘costruire’ un quadro percepito come ‘realtà’ e ‘verità’ dagli utenti finali, ovvero l’opinione pubblica e i cittadini.
I giornalisti dei nostri telegiornali sono diventati presentatori e pubblicitari. Altre competenze, ben diverse dall'informazione obiettiva e "sul campo". I servizi giornalistici sembrano creati ad arte per mostrare alcune cose e nasconderne altre. In un paese in cui sempre meno persone leggono i giornali, l'informazione televisiva rappresenta per la maggior parte della popolazione l'unica fonte d'informazione. Molte di queste persone credono che i telegiornali li informino su ciò che accade nel mondo, e si troverebbero increduli di fronte al solo pensiero che i Tg possano essere utilizzati per manipolare le loro opinioni. Eppure ciò appare sempre più evidente, dall'omissione di elementi indispensabili per capire i fatti, dall'alterazione di alcune notizie e dall'assenza di altre.
L'opinione pubblica è fondamentale per la stabilità di un sistema, e nel nostro sistema viene formata attraverso il bombardamento mediatico. Per mantenere la stabilità, nell'attuale assetto politico-economico, occorre che l'opinione pubblica sia piegata a ciò che è funzionale al sistema e non apprenda alcune verità. Ciò rende il potere mediatico notevolmente importante. Il controllo da parte del potere avviene oggi all'interno delle nostre case, attraverso la Tv.
Questo perché, come anche l’economia insegna in una situazione di informazione imperfetta o ASIMETTRIA INFORMATIVA si impedisce al mercato, per sua vocazione RAZIONALE, di svolgersi considerando tutte le possibili scelte dettate da EFFICIENZA.
Ovvero si impedisce al consumatore di optare per la scelta d’acquisto migliore per lui in equilibrio pareto-ottimale con quella degli altri attori del mercato, prevalendo quella dell’impresa in vantaggio informativo.
Ovvero, declinato a livello dell’opinione pubblica, si impedisce al cittadino di poter avere il quadro completo della situazione, facendo prevalere l’immagine della realtà desiderata da quella del controllore dell’informazione.
Conoscete la regola dei sei gradi di separazione secondo la quale qualunque persona può essere collegata a qualunque altro abitante del globo terrestre attraverso una catena di conoscenze con non più di cinque intermediari? Tale regola fu proposta per la prima volta nel 1929 dallo scrittore ungherese Karinthy in un racconto breve intitolato Catene, venne confermata nel 1967 dal sociologo americano Stanley Milgram e più tardi, nel 2001, da Duncan Watts della Columbia University.
Bene, la legge di Watts non si applica alle relazioni fra le principali testate giornalistiche italiane e il capitalismo industriale-finanziario, o più precisamente, analizzando i legami esistenti, andrebbe corretta al ribasso, in non più di tre gradi di separazione. Con quali effetti sulla libertà di informazione?
Nei rapporti tra potere politico, economico e finanziario e mondo giornalistico esiste una prassi di lungo periodo, conseguenze della particolare connotazione storico-politica di un paese come il nostro, nel quale una ristretta oligarchia ha guidato tutti i passaggi decisivi della vita economica e politica e ha riprodotto un modello spiccatamente gerarchico nella distribuzione della ricchezza e del potere, anche a livello di influenza sui canali di informazione.
se sei sono i gradi di separazione fra due entità qualsiasi prese a caso, è evidente che tre, due, uno, o nessun grado di separazione non rappresentano un legame casuale. Esiste quindi la precisa volontà da parte di industria e finanza di controllare le notizie. Prova ne sia l’ostinazione con cui tanti imprenditori e manager italiani (un esempio per tutti – senza scomodare Silvio Berlusconi – è Diego Della Valle, che si è sottoposto ad anni di paziente anticamera pur di essere ammesso al Cda del Corsera), cercano di forzare la porta dei circuiti informativi.
Ovviamente non è prudente che il legame sia sempre diretto, perché una situazione di controllo trasparente potrebbe far nascere qualche lecito dubbio nella mente dei cittadini lettori/elettori sull’attendibilità di quel che apprendono nella lettura dei quotidiani.
Divengono quindi necessari degli ‘intermediari’ che intorbidino le acque nascondendo gli interessi reali, e che nello stesso tempo costituiscano il trait d’union fra quelli che devono apparire come opposti estremismi.
E qui torniamo ai concetti legati allo gnosticismo di “CREDERE”, che presuppone l’esistenza di un intermediario, che in questo caso sono i media, e il “CONOSCERE”, che presuppone un percorso di ricerca personale a più ampio raggio.
E in questo percorso ci viene in soccorso internet, che ci permette di accedere con maggiore facilità all’informazione nella fattispecie di:
- Informazione
- CONTRO-Informazione
- DIS-Informazione
Per poi, applicando SENSO CRITICO e SENSO LOGICO alla mole infinita di informazione ricevuta dall’utente, avere la possibilità di conoscere la realtà dei fatti senza più bisogno di intermediari in malafede il cui unico scopo è manipolare l’opinione pubblica.
Applicando senso logico 2+2 fa sempre 4 e chiunque affermi che un 2+2 possa fare 5 o è ignorante o è in malafede.
Una immagine molto esplicativa della necessità di una informazione a tutto tondo e più ampia di quella che siamo abituati passivamente a fruire è la seguente:
Dall’immagine sotto al centro (che raffigura un soldato mediorientale in mezzo a due soldati americani), le emittenti televisive Al-Jazeera e CNN hanno selezionato due diversi frammenti che agiscono da prove strumentali a sostegno della loro tesi “informativa”.
Come può l'utente finale, allora mi chiedo, conoscere davvero la realtà dei fatti?
Deve avere la possibilità di osservare il quadro di insieme, di avere accesso a più fonti di informazione, non limitandosi a CREDERE, attraverso una fede malriposta, in ciò che gli viene detto da quegli intermediari dell'informazione controllati dai vertici della piramide del Player C.
Come già diceva Giuseppe Corasaniti, autore di numerosi studi in tema di libertà e diritti fondamentali e comunicazione interattiva, “I diritti dell'informazione sono i primi e più elementari diritti umani, perché sono la base di ogni vera libertà civile. Internet non è un soggetto, come spesso sentiamo dire, ma una rete integrata di conoscenze applicative, un circuito di saperi che si esprime solo nel contatto immediato ed universale.”
L'Internet è la terza grande rivoluzione nella storia della comunicazione.
- La prima fu quella di Gutemberg, che con la stampa toglieva il privilegio della conoscenza ai pochissimi possessori di libri copiati a mano, e la metteva a disposizione di una elite, sempre ristretta, ma centinaia di volte più ampia della precedente. Da un punto di vista algebrico, introduceva il principio della replicabilità della fonte, con ciascuna unità fruibile da un singolo utente alla volta.
- La seconda rivoluzione fu quella della radio-televisione, che introduceva suoni ed immagini, superava grazie all'etere i limiti fisici della propagazione manuale, e introduceva soprattutto il concetto della contemporaneità (la "diretta"). Da un punto di vista algebrico si superava così la fruizione unitaria, con ogni singola fonte in grado di raggiungere infiniti utenti nello stesso momento.
- La terza rivoluzione, Internet appunto, non apporta alcun cambiamento radicale da un punto di vista tecnologico (testo, suono e immagine rimangono bene o male alla base del linguaggio), ma introduce il concetto - profondamente rivoluzionante - di reciprocità. Ora fonte e utente sono sullo stesso livello, e possono interagire.
Anche l’ultimo intervento su media e politica del futuro di Gianroberto Casaleggio, durante la partecipazione di quest’ultimo al forum Ambrosetti va in questa direzione. Secondo Casaleggio, "giornali e tv sono lo strumento del potere, ma per fortuna declinano davanti al web".
Gianroberto Casaleggio ha spiegato che ”Internet non è solo un altro media, è un processo di trasformazione” e aggiunge che siamo a un ”tipping point”, dunque un punto critico, di non ritorno. E infatti negli Stati Uniti il tempo medio passato su internet ha superato quello trascorso davanti alla tv.
E siccome Alexis de Tocqueville nel suo saggio ‘La democrazia in America’ già affermava che “La democrazia è il potere di un popolo informato” vi invito a provare insieme a individuare e a raccogliere qui quegli articoli, quelle notizie, riportate dalle cosiddette fonti ufficiali, privi di senso logico e pertanto tese ad allontanare l’opinione pubblica dalla verità al fine di strappare ad essa quel necessario consenso su cui poggiano i vertici della piramide del Player C?
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