venerdì 22 novembre 2013

Il Candelabro di Paracas

Ishkur. Secondo alcune versioni figlio minore di Enlil, secondo altre figlio di Anu. Era uno dei più giovani e bellicosi Anunnaki, il cui dominio comprendeva la zona dell' Anatolia, l' Armenia, e i monti del Tauro.

Era rappresentato come un gigante giovane e barbuto, con in mano una scure, e spesso in piedi su un toro simbolo della fazione di suo padre Enlil. 

Era spesso accompagnato nei sigilli da fulmini o tridenti.

Teshub / Ishkur

Il Nome ISHKUR sembra un nome composto da una particella accadica (ISH da ISHA = Signore) e una sumera (KUR = montagna) e significherebbe "Signore delle Montagne". Questo significato sarebbe ripreso in uno dei suoi epiteti, ILU.KUR.GAL (Signore della grande montagna). Secondo un' altra analisi ISH sarebbe derivante dal termine accadico SHADDU, che significa 'Montagna' e da cui deriva il nome semitico El Shaddai (Signore delle montagne) con cui veniva chiamato Yahweh in epoca Abramitica.

Era chiamato anche con il vezzeggiativo Dudu.

Ishkur é sicuramente il personaggio che é servito come matrice per la nascita delle figure di Zeus e di Yahweh. Come Ishkur, anche Zeus veniva raffigurato come un gigante barbuto con in mano dei fulmini. Veniva da una zona montuosa (non era infatti una divnità greca autoctona) ad est, e il mito che riguarda l' uccisione di suo padre ricorda molto il mito hurrita in cui Ishkur uccide Kumarbi.

Per gli hurriti e gli ittiti era Teshub, e per le popolazioni semite occidentali era Adad. Viene menzionato anche nella Bibbia come Bal-Hadad. Nel regno di Urartu, in Armenia, era Teisheba, e in Siria era chiamato Tahunda. Tutte queste rappresentazioni lo vedono barbuto, con una scure e un tridente in mano.

I suoi attributi e la sua iconografia hanno una sconcertante coincidenza con quelli del peruviano Viracocha, Sitchin infatti sostiene che Viracocha non fosse altro che Ishkur, leader in medioriente di popolazioni kenite particolarmente abili nella lavorazione dei metalli. 

Anche Viracocha guidava una popolazione abilissima nella lavorazione dei metalli.

E giustappunto nelle vicinanze della Riserva Nazionale di Paracas si trova il porto di El Chaco, un posto dove salpano i motoscafi che visitano le Isole Ballestas. Durante il tragitto si osserva il famoso candelabro, un'impronta rarissima sulla sabbia che potrebbe avere relazione con i geroglifici di Nazca e che ricorda appunto un tridente come quello di Ishkur.


Si tratta di un gigantesco bassorilievo evidenziato sull’arido pendio di una grande collina sabbiosa che finisce ripida sulla scogliera settentrionale della penisola, ottenuto asportando lo strato più superficiale del terreno per 50-60 centimetri.

Imbarcandosi verso le aride isole Ballestas si può osservare il geoglifo dall’oceano in un’atmosfera davvero surreale; dal mare il Candelabro appare in tutta la sua imponenza: 183 metri di altezza, più di 100 di larghezza ed un “fossato” centrale largo 5-6 metri. 

Occorre prima aver percorso la Carretera Panamericana da Lima verso Sud-Est, lungo la costa peruviana con la Cordigliera delle Ande a sinistra e l’Oceano Pacifico a destra per circa 250 chilometri. In queste zone, a pochi gradi di latitudine dall’Equatore, il clima è caldo ed arido per quasi tutto l’anno, con temperature medie invernali che si aggirano intorno ai 18°C. 

Il paesaggio appare deserto, eppure ci troviamo nei luoghi, abitati da almeno 5000 anni, che videro fiorire la grande civiltà degli Inca ed altre culture, ancora più antiche e sconosciute. Presso il porto di Pisco (vicino all'omonima valle nota per i misteriosi "Fori di Valle Pisco" già citata nelle ricerche del Progetto Atlanticus sullo Shamir ndr) c’è la selvaggia penisola di Paracas, nella provincia di Ica, luogo di grandissimo interesse naturalistico ed archeologico, a sole due ore di auto dalle famose “Linee di Nazca”. Tutta la penisola fa parte del parco naturale della Reserva Nacional de Paracas. Qui, fra i fenicotteri e i pellicani, i pinguini peruviani e le rumorose (e non proprio profumate) colonie di leoni marini, sorge uno dei più enigmatici manufatti che ci siano pervenuti dal passato: il cosiddetto “Candelabro”.

L’ENIGMA DEL CANDELABRO

Il mistero sull’origine e sullo scopo del manufatto è totale, non essendo chiara neanche la sua antichità. Per molti il manufatto è da porre in relazione con le vicine Linee di Nazca, spesso interpretate come segnali di antichissime “piste di atterraggio” per misteriosi mezzi volanti di origine forse aliena. In tal caso il Candelabro, orientato verso Nord-Ovest, sarebbe servito come indicatore di direzione per i mezzi spaziali.

Altri archeologi preferiscono considerarlo un simbolo antico dei Cabeza Larga, i misteriosi costruttori delle numerose camere funerarie sotterranee della necropoli di Paracas, le cui inquietanti mummie con corredo funebre si sono incredibilmente conservate fino ad oggi grazie al clima straordinariamente secco: in questo caso il Candelabro sarebbe una misteriosa testimonianza delle scomparse e poco conosciute culture sviluppatesi dalla prima metà del III millennio a.C. fino al X secolo della nostra era. Queste popolazioni praticavano la deformazione e la trapanazione del cranio già migliaia di anni fa, non sappiamo se a scopo religioso o terapeutico, né con quali strumenti.

Ma i ritrovamenti delle straordinarie Pietre di Ica, e i miti sudamericani dei misteriosi visitatori Viracochas aprono sempre più affascinanti scenari e contribuiscono ad alimentare i misteri della zona.

Per altri ricercatori e studiosi dell’insolito il Candelabro sarebbe solo il simbolo della conquista di quel territorio da parte delle forze armate dello scomparso continente Mu, all’epoca del massimo espansionismo di questo mitico impero, che già tendeva a dominare il mondo circa 17000 anni prima di Cristo. In altri termini si sarebbe trattato di una sorta di emblema militare tracciato per celebrare una vittoria o per segnalare un confine. Per i seguaci delle affermazioni di James Churchward l’attuale Perù sarebbe stato terra di conquista per le armate di Atlantide e di Mu, in guerra per ottenere il predominio del pianeta.




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