IN QUELLA CHE E’ STATA RIBATEZZATA “SVEZIA ATLANTIS“, un’antica civiltà è stata trovata in profondità sotto il Mar Baltico e che gli archeologi ritengono risalga all’età della pietra. Si ipotizza che sia scomparsa alla stessa stregua della piu’ nota citta’ di Atlantide.
Secondo lo tradizione egizio-indiana, confermata anche da quella del Galles, la scomparsa dell’Atlantide sarebbe avvenuta in seguito a quattro catastrofi, scatenate probabilmente dall’azione vulcanica. Il primo cataclisma avvenne circa 800.000 anni fa e fu determinato dal rovesciamento dei poli.
Questo avrebbe cominciato ad attaccare l’ossatura terrosa dell’Atlantide che successivamente sarebbe stata spazzata via insieme a tutte le terre emergenti dell’Oceano dalle masse d’acqua provenienti dal nord. Il secondo Cataclisma probabilmente di origine vulcanica, sarebbe avvenuto circa 200000 anni fa, e per causa sua l’Atlantide restò ridotta e diminuita.
Il che riporta necessariamente alla memoria la cosiddetta "Anomalia del Mar Baltico". Ecco come il blog Extremamente di Sabrina Pieragostini ci descrive questo oggetto dalle origini misteriose.
Angoli retti, pareti dalla superficie assolutamente liscia e cavità simili a corridoi. Ecco cosa mostrano le immagini in 3D, realizzate con un sonar di ultima generazione, sul fondale del mar Baltico, a 90 metri di profondità, dove giace quell’enorme ed imbarazzante anomalia che attende ancora una spiegazione. Il filmato, da poco diffuso sul web dai ricercatori dell’ Ocean X Team impegnati nell’impresa, aggiunge nuovi interrogativi.
L’incredibile oggetto, individuato in un tratto di mare tra Svezia e Finlandia nell’estate del 2011 da una nave solitamente utilizzata per il recupero di tesori dai relitti sommersi, è stato osservato da vicino nella missione compiuta lo scorso giugno. L’equipe lo aveva descritto come un gigantesco disco del diametro di 60 metri e spesso 4, appoggiato sopra una piattaforma di circa 180 metri di larghezza che in quel punto emerge per 8 metri dal fondale.
Sopra l’oggetto perfettamente circolare, i sub avevano notato altre stranezze, come la presenza di un foro e di strutture paragonate a focolari- una serie di massi disposti in circolo, di colore scuro, come pietrificati da un intenso calore. Sopra di essi, c’era una sorta di “fuliggine”, di polvere scura. Un vero e proprio “non-sense” che ora le nuove immagini rendono ancora più incomprensibile.
Il sonar multifascio infatti ha confermato il racconto e aggiunto dettagli sorprendenti. Mostra infatti delle cavità simili a corridoi che percorrono e tagliano l’oggetto, creando angoli a 90 gradi e pareti dritte, ben definite. ”È stato spaventoso, era come trovarsi in un film di fantascienza“, ha detto Dennis Åsberg, promotore della spedizione dell’Ocean X Team insieme a Peter Lindberg, che ha spiegato:”I passaggi sono larghi e profondi un metro e mezzo.”
Secondo i ricercatori, questa formazione a fungo sarebbe molto dura e resistente: non è, però, in pietra naturale ( come la piattaforma sottostante), ma è simile al calcestruzzo. È il parere di uno dei sommozzatori più esperti che è sceso a quelle profondità per osservare di persona l’anomalia. “Quando dico che non è una roccia intendo dire che non è un blocco di granito o di un qualche altro tipo di pietra- ha affermato, di recente, Stefan Hogeborn- ma è composto da un altro materiale sconosciuto.”
Non solo. I fori individuati sul disco sono in realtà due: uno del diametro di 25-30 centimetri, con un angolazione a 45 °, e un altro molto più ampio, di 2 metri di diametro e circondato da bordi squadrati. E ancora, sopra il disco c’è un’altra strana struttura- chiamata dai sub “la meringa“- dalla forma tondeggiante e dall’aspetto quasi spumoso, ma in realtà estremamente dura. Anche la meringa, come i focolari, non è ricoperta da limo (eppure il fondale baltico è molto argilloso), ma da una concrezione minerale.
Insomma, un vero rebus ancora tutto da decifrare. Ma come se non bastasse, là sotto ci sono altre due bizzarrie degne di ulteriore approfondimento. Esiste infatti una seconda anomalia, a 200 metri dal “fungo”: qui il sonar avrebbe evidenziato la presenza di una forma che ricorda ”le finestre di una chiesa gotica“, quindi immaginiamo qualcosa con un arco a sesto acuto. Per Lindberg, questa formazione, finora inesplorata, potrebbe riservare molte sorprese e persino essere utile per capire la natura e l’origine dell’oggetto principale.
E poi c’è pure una terza anomalia, uno sperone di roccia alto 28 metri e largo 275, attraversato da una profonda crepa. Esso si trova esattamente a un chilometro e mezzo dall’enorme struttura circolare, proprio all’estremità di quella specie di pista visibile nel fondale marino, prima più superficiale e poi sempre più incavata: in coincidenza con l’oggetto tondeggiante arriva a 8 metri di profondità. “Potrebbe essere ciò che resta di un impatto… È solo un’interpretazione del mistero, ovviamente”, sostiene Peter Lindberg.
Questo supponendo che le anomalie del Baltico siano il prodotto dello schianto di un corpo proveniente dall’alto- un’astronave aliena o un meteorite, due delle tante ipotesi formulate per sciogliere l’enigma. Anche i componenti dell’Ocean X Team hanno avanzato alcune teorie.
Una contempla la possibilità che la formazione discoidale sia un vulcano: lo proverebbero le crepe trovate sulla sua superficie, dalle quali sembra fuoriuscito del materiale magmatico, e i focolari anneriti. Un’ipotesi che si scontra però con la forma perfettamente circolare e anche con la presenza di quei corridoi scavati ad angolo retto in modo tanto preciso. Inoltre, secondo gli esperti, il Mar Baltico non è mai stata un’area con attività vulcanica.
Potrebbe allora essere opera dell’uomo: una trappola per i sottomarini nazisti della Seconda Guerra Mondiale, come ha supposto uno storico svedese, oppure una costruzione molto, molto più antica dallo scopo ancora oscuro. In passato, questo tratto di mare prospicente il Golfo di Botnia era forse terraferma e un popolo nordico potrebbe aver edificato qui un edificio, magari un tempio. Ma per trovare il livello del Mar Baltico tanto basso bisogna andare molto indietro nel tempo, fino a 18mila anni fa. E all’epoca, secondo i libri di storia, i nostri antenati usavano solo selci e utensili primitivi. Avrebbero mai potuto erigere un monumento del genere?
A complicare ancora di più il quadro, i fenomeni testimoniati dall’equipe durante le immersioni subacquee. Il telefono satellitare non funzionava, quando la nave si trovava direttamente sopra l’oggetto. Inoltre ci sono stati problemi con le apparecchiature elettriche, che andavano in tilt. È stato poi captato un forte segnale radio di 40-50 megahertz. Insolito anche l’andamento delle temperature, come spiega il sub Stefan Hogeborn.
“In estate, di solito qui fa caldo. Così il mare in superficie è sui 20 gradi Celsius. Ma man mano che si scende la temperatura diventa sempre più fredda: dai 40 metri di profondità in poi è sui 4 gradi. Invece in tutte le nostre immersioni, in quel punto, abbiamo avuto 20 gradi in superficie, -1 a 40 metri e poi la temperatura risaliva a 2 gradi sul fondale, a 90 metri. Magari c’è qualcuno che possiede una buona spiegazione per questo fatto, io non ce l’ho.”
Ultimo, ma non meno importante particolare, la presenza di radioattività. Una volta riemersi, i sommozzatori hanno fatto esaminare le telecamere e le loro attrezzature: si è scoperto che emettevano una radiazione di fondo pari a 0,3 millisievert, quando ci si aspetterebbe, al massimo, un livello di 0,01. Un altro mistero nel mistero.
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