domenica 2 febbraio 2014

L'Universo è una Illusione


Gli scienziati avrebbero trovato una prova ancor più evidente, la quale descrive che l’universo in cui viviamo è un’illusione, un ologramma di enormi dimensioni che ha ingannato tutti, andando a conciliare con il rapporto tra teoria della relatività e la fisica quantistica di Einstein. In altre parole, potremmo vivere all’interno di una gigantesca proiezione in 3D, di quello che è in realtà uno spazio bidimensionale, simile ad uno schermo del cinema o un dipinto. 

Oppure si potrebbe semplicemente immaginare l’esperienza di guardare un oggetto tridimensionale da diverse angolazioni e vederlo cambiar forma a seconda del punto di osservazione. Le nuove simulazioni sperimentali proposte dallo scienziato giapponese Yoshifumi Hyakutake e il suo team, presso l’Università Ibaraki in Giappone, affrontano le energie variabili dei buchi neri scoperti negli universi paralleli. Se ciò fosse confermato potremmo iniziare a sperimentare viaggi spazio-temporali, piegando l’universo su se stesso e passando da un universo all’altro attraverso un ponte temporale.


In fisica, il ‘principio olografico‘ è una proprietà descritta nella teoria delle stringhe. Rappresenta un volume di spazio cui le informazioni presenti possono essere codificate su un confine di spazio selezionato. Il principio olografico è iniziato con una prima osservazione termodinamica dei buchi neri. Gli scienziati avrebbero notato che il contenuto di tutti gli oggetti, i quali sono stati risucchiati dal buco nero, possono essere visti in un senso scalato. 

Guardando due monitor televisivi con dentro dei soggetti, possiamo pensare che ciò che viene proiettato siano due entità separate, la differente posizione delle telecamere ci darà infatti due immagini lievemente diverse. Einstein, nella sua teorizzazione collettiva, aveva descritto lo spazio e il tempo come due elementi collegati tra loro, dei quali bisogna calcolare una relazione, misurando la velocità relativa di osservazione dell’uomo. La meccanica quantistica, invece, si occupa del comportamento delle particelle su una scala infinitamente piccola e, quindi, non possono appartenere alla visione di Einstein, per la semplice ragione che è troppo astratto e teorico.

Anche se entrambi soffrono di alcune incongruenze, le teorie di Einstein, per esempio, si sgretolano quando si inserisce il buco nero al centro della teoria, il quale però non è munito ne di tempo ne di spazio, lasciando le due teorie di Einstein staccate tra di loro, fra le quali si dovrebbe trovare una teoria di collegamento, sulla quale gli scienziati stanno lavorando. Il modello di Hyakutake spiega alcune delle incongruenze tra i due grandi modelli, attraverso la ‘teoria delle stringhe‘, fornendo una realizzazione affidabile del principio olografico. In un universo olografico persino il tempo e lo spazio non sarebbero più dei principi fondamentali. Concetti come la località vengono infranti in un universo dove nulla è veramente separato dal resto, sicché anche il tempo e lo spazio tridimensionale (come le immagini sui monitor TV) dovrebbero venire interpretati come semplici proiezioni di un sistema più complesso. Questa teoria, che è ampiamente descritta per spiegare la natura di tutto ciò, ritiene che l’universo è fatto di minuscoli ‘stringhe’ incommensurabili o oggetti unidimensionali che vibrano e oscillano, i quali controllano l’attività di tutta la materia e del tempo.


Se la concretezza del mondo non è altro che una realtà secondaria e ciò che esiste non è altro che un turbine olografico di frequenze e se persino il cervello è solo un ologramma che seleziona alcune di queste frequenze trasformandole in percezioni sensoriali, cosa resta della realtà oggettiva? In parole povere: non esiste. Come sostenuto dalle religioni e dalle filosofie orientali, il mondo materiale è una illusione. Noi stessi pensiamo di essere entità fisiche che si muovono in un mondo fisico, ma tutto questo è pura illusione. In realtà siamo una sorta di ‘ricevitori’ che galleggiano in un caleidoscopico mare di frequenze e ciò che ne estraiamo lo trasformiamo magicamente in realtà fisica: uno dei miliardi di ‘mondi’ esistenti nel super-ologramma.

La teoria conferma che esistono le stringhe in nove dimensioni di spazio e in una di tempo, ma poiché la loro scala è così difficile da misurare, si dice che progettano la loro attività in uno spazio più semplice: piatto senza gravità di sorta. Questo ha prodotto un mondo senza leggi di gravità. Per promuovere la teoria delle stringhe, Hyakutake ha scritto due articoli: in uno, si misura l’energia interna di un buco nero, in particolare il luogo dove il buco incontra l’universo, noto come ‘l’orizzonte degli eventi‘. Si misura l’attività delle sue proprietà visibili (costituito da particelle visibili) basato sulla teoria delle stringhe e gli effetti delle particelle virtuali, che a volte appaiono e poi scompaiono. 

Nel secondo articolo, Hyakutake e la sua squadra hanno calcolato la stessa attività ma con dimensioni inferiori (senza gravità), abbinata ai risultati del primo articolo. Ora però, gli scienziati sembrano aver finalmente messo le mani sulla prova matematica che l’universo può essere misurato in base a entrambi gli approcci, uno che coinvolge la gravità e uno che non lo fa. Se sono identici come sembrano, potremo spiegare con una sola teoria quantistica la natura di ogni cosa nell’universo.

Oltre alla natura stessa e a ciò che conosciamo oggi, grazie a queste teorie si potrebbe arrivare a mettere insieme la formula per poter viaggiare nel tempo attraverso i buchi neri stessi, più volte classificati come porte spazio-temporali per gli universi paralleli. Questa idea si è andata a modellare sopratutto negli ultimi anni, dove scienziati, astronomi e ricercatori vari hanno notato uscire da questi buchi neri una luce molto fitta, ma sempre più potente, definita come un messaggio in codice che gli universi paralleli, e quindi i ‘noi’ di un universo parallelo, starebbero eseguendo per comunicare con questo universo, nel quale noi viviamo. La teoria è interessante sopratutto se pensiamo che anche in quegli universi ci siamo noi, ma in una forma differente da quella che abbiamo qui. In pratica, in un universo parallelo Hitler avrebbe vinto la guerra e la Germania comanderebbe il mondo, l’Italia non esisterebbe, o comunque non nella forma che abbiamo nel nostro universo, e tutto ciò che conosciamo sarebbe molto differente. Inoltre ognuno di noi avrebbe lo stesso destino, quindi morirà nello stesso giorno e eseguirà determinate operazioni con lo stesso fine, solamente però, in un modo diverso.

Molto spesso l’universo viene descritto come un foglio di carta piatto; immaginiamo che questo foglio rappresenti l’universo, e la luce che lo attraversa, invece, sia l’energia dello stesso universo. Proviamo ora a piegare il foglio di carta andando ad unire le due estremità oblique, cioè quella in alto a destra e quella in basso a sinistra, così facendo andremo non solo ad avvicinare queste due parti del foglio (l’universo) ma andremo a spostare l’intera massa energetica dello stesso. Tutto ciò, nella realtà, quindi con l’universo, sarebbe possibile con una grande, grandissima quantità di energia, paragonabile a quella che utilizziamo per piegare il foglio con le nostre mani, ma solamente moltiplicata. 

A questo punto saremo riusciti ad avvicinare semplicemente le due estremità del foglio, che se non fossero mai state ‘toccate’ da una grande quantità di energia, non si sarebbero nemmeno mai viste alla lontana, poiché sono appunto due estremità. Immaginiamo ora di dover unire queste due estremità in maniera perenne o comunque provvisoria, come una isola farebbe con un’altra isola vicina a se. Perciò immaginiamo anche di costruire un ponte tra queste due estremità, che nella realtà potrebbe essere semplicemente virtuale grazie ai computer. Costruito il ponte si potrà così passare da una parte all’altra dell’estremità, che ci permetterà di tornare indietro nel tempo, provando a cambiare il nostro destino o quello di altri. Purtroppo però, anche tornando indietro nel tempo non riusciremo a cambiare nulla, poiché il destino rimarrebbe tale, ma l’unica cosa che si andrebbe a modificare sarà il modo in cui avverrà, infatti succederà lo stesso ma con mezzi diversi, poiché quello è il nostro destino e esso non può essere modificato.

La morale di questa teoria è che il futuro può essere cambiato solamente nel suo percorso, ma il risultato di esso no. Perciò, anche provando, nel passato, ad evitare la morte di una persona non ci riusciremo, poiché quella è destinata a tale fine in tale momento e succederà sia con noi che senza di noi. Insomma futuro e passato non si possono cambiare, ma rivivere il passato o vedere il futuro è possibile.

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