Uno studio canadese mette in guardia gli astronauti: Nello spazio influenzati seriamente i processi cellulari. Pensiamo innanzitutto agli studi effettuati dalla NASA sugli astronauti che effettuavano voli nello spazio.
Si era notato che i primi astronauti (ma in realta’ tutti), al rientro dallo spazio, manifestavano una condizione di salute psico-fisica nettamente peggiore rispetto a quando erano partiti.
Bisogna considerare, infatti, che gli astronauti, al momento della partenza sono perfettamente sani da tutti i punti di vista; uno dei grandi squilibri che si è visto, ad esempio, è stato il forte stato di “stress ossidativo” che essi manifestavano al loro ritorno; in altre parole essi partivano con bassi livelli di radicali liberi nel sangue e tornavano con livelli elevatissimi, in condizioni, appunto, di forte “STRESS OSSIDATIVO”.
Per questo furono intrapresi studi per capire il perché di tali fenomeni.
Gli studi si sono ben presto concentrati sull’elettromagnetismo in quanto le astronavi ne erano prive; in altre parole gli astronauti erano temporaneamente sottratti all’influsso del magnetismo terrestre e ciò poteva durare anche mesi.
Missione Apollo 11; Da sinistra: Neil Armstrong, Michael Collins e Buzz Aldrin
Per capire l’importanza di questo concetto bisogna ricordare che la Terra possiede 2 poli magnetici (polo nord e polo sud) e che tra questi 2 poli esiste, ovviamente, un campo magnetico che avvolge tutta la Terra ( basta pensare alla bussola ); questo campo magnetico è di fondamentale importanza per tutte le forme di vita esistenti.
In altre parole erano stati esclusi dal campo elettromagnetico terrestre.
Mappatura EM terrestre
Ebbene, dopo alcuni mesi le 30 cavie messe in una stanza normale godevano tutte di ottima salute, mentre delle 30 cavie messe nella “gabbia di Faraday” alcune erano morte, mentre altre si erano ammalate di invecchiamento precoce o di tumore.
Questo esperimento dimostra inequivocabilmente quanto il campo elettromagnetico terrestre sia importante per la salute degli esseri viventi.
Il viaggio verso Marte sarà lungo, molto lungo: circa 500 giorni, calcolano gli esperti. Inizierà probabilmente tra una quindicina d’anni la missione spaziale che porterà i primi astronauti sul pianeta rosso. Già prima, per il 2018, il multimilionario Dennis Tito, assurto all’onore delle cronache come primo «turista spaziale», prevede il lancio di navicelle abitate verso Marte con «turisti» a bordo. E poi, entro la fine del prossimo anno, Virgin Galactic intende offrire viaggi di due ore e mezza in orbita a quei passeggeri che se lo possono permettere.
Ma la questione e ben diversa se si pensa a un viaggio di media – lunga permanenza nello spazio.
Come si evince dalle ricerce della nasa, la terra ci protegge dalle fatali radiazioni cosmiche che danneggiano seriamente il nostro DNA e cellule, insieme all’assenza di gravita’ che far perdere massa muscolare e ossea in modo allarmante, anche la privazione del normale campo EM a cui l’uomo si e’ abituato sulla terra pone un’enorme sfida agli scienziati aerospaziali. Ma esiste una ipotetica soluzione, creare sulle astronavi un campo magnetico ed una gravita’ artificiale tramite probabilmente la forza centrifuga.
RADIAZIONI COSMICHE
«Le radiazioni cosmiche pongono una seria minaccia al futuro degli astronauti. Per la prima volta, abbiamo dimostrato che l’esposizione a livelli di raggi cosmici equivalenti a un viaggio verso Marte potrebbero produrre problemi cognitivi e accelerare modificazioni del cervello associate al morbo di Alzheimer» ha spiegato Kerry O’Banion, uno degli autori. In un viaggio di andata e ritorno verso il pianeta rosso «Le radiazioni cosmiche pongono una seria minaccia al futuro degli astronauti.
ERUZIONI SOLARI
La ricerca ha riguardato una specifica forma di radiazione, quella da particelle ad alta carica e alta massa, in particolare soffermandosi sulle particelle di ferro prodotte dalle eruzioni solari. Queste, grazie anche alla loro velocità, possono penetrare gli schermi protettivi dei velivoli spaziali come nelle tute. Gli animali coinvolti nell’esperimento, esposti a radiazioni equivalenti a quelle di un ipotetico viaggio verso Marte, hanno mostrato peggioramento neurologico nei test di memoria e accumulo di proteina beta amiloide, caratteristica “firma” dell’Alzheimer.
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Certamente non e’ il primo problema con cui gli scienziati NASA perdono le nottate, ma un giorno saranno costretti ad affrontare il problema della continuazione della specie anche al di fuori della terra in caso di tentativi di colonizzare altri pianeti al di fuori del sistema solare, valutando questo nel viaggio e in ipotetici pianeti dove gravita’ e campi magnetici risultino differenti a quei fattori a cui siamo abituati da migliaia di anni qua sulla terra.
Uomini e donne protetti dal buio dello spazio, e con un mare di stelle a fare da panorama mozzafiato, cosa fanno quando è ora di andare a dormire? La questione non è del tutto secondaria se si pensa alle possibili missioni di lunga durata: sesso nello spazio? Nessuno ha mai studiato come la riproduzione umana possa rispondere al cambio di gravità. Eppure, una nuova ricerca pare aver trovato delle risposte: il sesso nello spazio non è così piacevole come ci si potrebbe immaginare. Anzi, «può essere letale».
SPERMA E OVULI DANNEGGIATI
Non solo il sesso, ma la procreazione nello spazio è sempre stata una vera e propria ossessione per gli scienziati. Dalla NASA hanno ribadito tutte le volte che l’incontro ravvicinato tra cosmonauti maschi e femmine fuori dall’atmosfera terrestre non si è mai realizzato – nemmeno in fantomatici test scientifici – sebbene in passato ci siano state numerose testimonianze a conferma di queste voci. Ciò nonostante, uno studio canadese indica ora che il sesso nello spazio può essere nocivo per la salute. Nello specifico, la ricerca è stata condotta sui processi di riproduzione nelle piante. Cosa dice? Che le variazioni del peso, ovvero l’assenza di gravità, influenzano seriamente i processi cellulari. E cosa succede nel uomo? Lo sperma e gli ovuli potrebbero essere talmente danneggiati (teratogenesi) da sviluppare malattie anche mortali.
«TROPPO TRAFFICO»
In altre parole, ha spiegato la biologa Anja Geitmann dell’università di Montreal nello studio pubblicato sulla rivista PLoS ONE, «i nostri risultati offrono nuovi indizi su come si è evoluta la vita sulla Terra e sono significativi per quanto riguarda la salute umana, poiché gli “ingorghi del traffico” su questi percorsi cellulari – che esistono anche nelle cellule umane – possono a livello teorico causare il cancro e malattie neurologiche». La gravità, in sostanza, modula il traffico sulle «autostrade» intracellulari che garantiscono la crescita e la funzionalità dell’organo riproduttivo maschile nelle piante, il tubo pollinico. Geitmann ha spiegato al portale LiveScience.com come molte malattie neuronali -, tra queste il Parkinson, l’Alzheimer e la malattia di Huntington – siano tutte soggette a questo «traffico». «I ricercatori sanno già che l’uomo, gli animali e le piante si sono evoluti in risposta alla gravità terrestre, e anche che sono in grado di percepirla – aggiunge la studiosa -, tuttavia, quello che stiamo ancora cercando di scoprire è come sono influenzati i processi che avvengono all’interno delle cellule del corpo umano, e delle piante, dalla forza di gravità più intensa – che si trova su un pianeta di grandi dimensioni -, o da una situazione di gravità ridotta – come può essere una nave spaziale o una stazione orbitante», aggiunge la studiosa.
CONFINI SPAZIALI
Youssef Chebli, co-autore dello studio, sottolinea al portale Medical Dailyche; «questi risultati hanno implicazioni per la salute umana poiché è probabile che si verifichino effetti simili nelle cellule umane, come i neuroni, in cui è fondamentale il trasporto intracellulare a lunga distanza». Non esiste un confine fisso che indichi dove inizia lo spazio, al di là della cosiddetta Linea di Kármán, dove cominciano – solo per convenzione, a circa cento chilometri di distanza della Terra – i confini spaziali.
Quali implicazioni possiamo immaginare per gli Anunnaki i quali anch'essi, ipoteticamente, affrontarono un viaggio nello spazio?
Gentilissimo Signor Paolo, leggo spesso e volentieri i suo blog, molto ricco e ben fatto, qualche volta mi sono permesso di copiargli qualche articolo (menzionando la fonte come sempre).
RispondiEliminaNella sua interrogazione: "Quali implicazioni possiamo immaginare per gli Anunnaki i quali anch'essi, ipoteticamente, affrontarono un viaggio nello spazio?"
Posso paventare una risposta; avendo letto molti libri su Anunnaki e in special misura tutti quelli di Zacheria Sitchin e del suo ex alunno Alan F. Alford, Muro Biglino, ecc.
A mio parere gli Anunnaki sono arrivati sulla Terra tramite il loro sistema Solare Nibiru che ogni 3600 anni passa tra Giove e Marte; un mini sistema solare fatto di pianeti e di una nana bruna e/o rossa che con la sua ormai energia ridotta al lumicino ha tenuto in vita il pianeta che gli gravita attorno, Nibiru.
Questo, (se tutto in futuro verrà dimostrato) dimostra che la loro nave spaziale è lo stesso pianeta, pertanto i viaggi nello spazio (con tecnologia senza dubbio più avanti della nostra), sono molto ridotti.
Non escludo che la tecnologia Anunna abbia da millenni superato la gravità e la velocità, che dall'orbita di Marte per arrivare alla Terra sia molto inferiore ai 500 anni previsti dalla NASA.
Detto questo sempre a mio parere (sempre da ricerche fatte su libri), sembrerebbe che gli Anunnaki abbiano un diverso DNA, formato non da due eliche cromosomiche ma bensì da tre, forse questo ha permesso loro di essere molto più longevi dei terrestri non di anni ma di millenni e, per questo ai nostri occhi gli abbiamo dato l'appellativo di dèi.
Va detto inoltre, che anche loro fatti della stessa materia terrestre e soggetti all'ossigeno presente sulla terra, inevitabilmente le loro cellule si sono ossidate nel tempo; non avrebbero più potuto dopo il lungo periodo passato sulla terra, avere una vita normale sul loro pianeta Nibiru, perché avrebbero trovato morte sicura nella loro atmosfera.
Ecco perché Enlil ed Enki i capostipiti del progetto Terra, sono invecchiati qui sul nostro pianeta e, probabilmente deceduti nonostante la loro longeva vita e così tutta la loro discendenza, compreso Marduk figlio primogenito di Enki morto nel VI secolo a.C. a Babilonia.
Un cordiale saluto;
wlady
Innanzitutto grazie per i complimenti (sempre graditi) e per la condivisione di articoli (sempre preziosa) che anzi mi permette di ricordare che tutto il materiale presente sul sito è a vostra completa disposizione con l'unica preghiera di citarne la fonte e di non snaturarne il contesto.
RispondiEliminaQuoto buona parte del tuo intervento, ivi compresa l'ipotesi del sistema solare binario e sono certo che già conoscerai le ipotesi avanzate da Andy Lloyd e ben descritte in questo sito
http://www.darkstar1.co.uk/
Inoltre ti invito a consultare la discussione aperta su Ufoforum intitolata "Perché credo all'esistenza di Nibiru" di cui potrai trovare il link specifico nella sezione del presente blog "Le nostre discussioni".
Detto questo anche io originariamente pensavo a Nibiru come patria di origine dei nostri amici Anunnaki, ma in periodi più recenti mi sono orientato a vedere in Marte la loro terra natia.
Un Marte sottoposto a periodiche catastrofi proprio in virtù del transito (o avvicinamento) a cadenza millenaria del sistema gemello del sole.
A tal proposito ti invito a leggere se non l'hai già fatto il nostro articolo "MARTE: STORIA DI UN REMOTO ESODO"
http://ufoplanet.ufoforum.it/headlines/articolo_view.asp?ARTICOLO_ID=10084
Continua a seguirci... e ritieniti libero di condividere tutto quello che vuoi. Sempre citando la fonte ;-)
Grazie Signor Paolo della gradita accoglienza;
RispondiEliminaho letto e conosco il blog di Andy Lloyd's, con la impeccabile traduzione di Mattia, ho letto e messo tra i miei preferiti il sito ufoplanet & ufoforum.it. da molto tempo e se non sbaglio ho anche pubblicato l'ottimo articolo su Marte "STORIA DI UN REMOTO ESODO". ;-) a presto ...