domenica 1 giugno 2014

Dubbi su Darwin

Tratto da un articolo di Enzo Pennetta pubblicato su


E’ ancora valida questa ricostruzione? 

 

Una ricerca rivela che sia i Neanderthal che i Denisova avevano una bassa variabilità genetica.

L’isolamento di una piccola popolazione porta all’impoverimento genetico e non all’evoluzione, come sostenuto dalla teoria neodarwiniana.

L’uomo di Neanderthal e il Denisova avevano una ridotta variabilità genetica rispetto all’uomo moderno, questo il risultato di una ricerca pubblicata il 21 Marzo scorso su PNAS “Patterns of coding variation in the complete exomes of three Neandertals“, una ricerca che è stata ripresa su Le Scienze il 23 Aprile nell’articolo “Variabilità genetica a confronto tra umani moderni e cugini estinti“.

Il contenuto dell’articolo viene così riassunto:
La variabilità genetica nelle popolazioni di Neanderthal e uomini di Denisova era molto più ridotta di quella presente nell’uomo moderno, indicando che vivevano in gruppi piccoli e isolati tra loro. Inoltre, nei neanderthaliani e nei denisoviani gran parte della variabilità risaliva al periodo più antico e riguardava aspetti fisici, mentre negli esseri umani moderni ha interessato soprattutto geni coinvolti nella regolazione del comportamento

Dopo che nell’ottobre 2012 si è scoperto che Sapiens e Neanderthal si erano incrociati, notizia pubblicata su PLOS Genetics, era abbastanza chiaro che essi dovevano essere classificati come varietà di una stessa specie, a quel punto poteva essere presa in considerazione l’ipotesi che fossero quindi frutto di una selezione per impoverimento genico dello stesso tipo di quella che ha portato all’origine delle varie razze canine, ipotesi lanciata su CS circa un anno fa in “Neanderthal, chi erano e perché si sono estinti. Cosa dicono veramente i dati.“

Come tutte le vere ipotesi scientifiche, quella dell’origine di Denisova e Neanderthal dallo stessa linea di Homo sapiens per impoverimento genetico, poteva essere confermata misurando una minore variabilità genetica dei primi rispetto al Sapiens. Ecco dunque che adesso questo studio diventa una conferma dell’ipotesi formulata.  Più precisamente, secondo quanto riportato su Le Scienze le differenze erano le seguenti:
la maggior parte delle variazioni genetiche presenti fra i nostri cugini estinti riguardava la morfologia dello scheletro, mentre negli esseri umani moderni hanno coinvolto maggiormente i geni relativi alla pigmentazione

Come infatti è noto dall’osservazione dei reperti archeologici, la differenza tra noi, i Neanderthal e i Denisova è nella morfologia dello scheletro, la notizia è che si tratta di una differenza assimilabile a quella esistente negli umani moderni a livello di pigmentazione della pelle, quindi a meno di non voler ritenere i diversi gruppi etnici come delle differenti specie, dobbiamo ritenere che anche i primi fossero una sola specie con i Sapiens.

Sia i Neanderthal che i Denisova nascevano dunque per l’impoverimento genico di una popolazione derivata da un piccolo gruppo staccatosi da quello principale, la loro piccola variabilità genetica li ha poi resi vulnerabili alle mutazioni che sono state, secondo questa ricostruzione, all’origine della loro estinzione.

Oltre a confermare che negli ultimi 200.000 anni è esistito un solo tipo di Uomo eliminando l’idea del “cespuglio”, questa scoperta conferma che i meccanismi neodarwiniani che prevedono l’insorgere di mutazioni in popolazioni piccole e isolate, non portano all’evoluzione ma al suo contrario, l’estinzione, come di fatto è avvenuto per i Denisova e i Neanderthal.

La teoria neo-darwiniana spiega dunque come si estinguono le specie, non come nascono. Restiamo in attesa di una vera teoria dell’evoluzione.

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