Molti ricercatori UFO, affermano che all’interno della base segreta di Autec ci siano apparati di ricetrasmissione sofisticati che riescono ad intercettare e seguire i movimenti di astronavi Extraterrestri che attraversano alcuni StarGate (wormholes) presenti nell’aerea interessata del famoso Triangolo delle Bermude. Molti sono gli avvistamenti di oggetti misteriosi che fuori escono dal mare (USO-Unidentified Submerged Object) proprio nella porzione balneare antistante la base di Autec nell’isola di Andros e le testimonianze sono moltissime.
AUTEC – Atlantic Undersea Test and Evaluation Center, Andros Island, Bahamas
Proprio di Stargate e Wormhole si è parlato spesso nelle teorie più controverse riguardanti il Triangolo delle Bermuda, quella sorta di “pozzo di S.Patrizio paranormale” dove sono scomparse centinaia di navi e una ventina di aerei e dove hanno luogo deviazioni dei campi magnetici, improvvise formazioni di fitta nebbia, una quantità di avvistamenti UFO decisamente superiore alla media e molto altro ancora. Svariate ipotesi hanno accompagnato questi rapporti, tra di esse, la più controversa è la teoria secondo cui l’arcipelago delle Bahamas sia formato dalle cime dei monti del perduto continente di Atlantide, affondato in questi mari millenni orsono.
The AUTEC complex on Andros Island in the Bahamas in 1974. The installation is facing the Tongue of the Ocean, which contains deep-water hydrophones used in AUTEC’s underwater testing.
Le teorie di Michael Preisinger
Esistono teorie di cospirazione e di insabbiamento intorno al tema della base ultra segreta di AUTEC, che sembrerebbe una sorta di Area 51 sottomarina. Ad esserne certo è Michael Preisinger, che scrive: “io sono uno storico, con alle spalle un dottorato in storia e sociologia all’Università di Colonia – quindi ben allenato ad evitare le congetture e ad attenermi ai fatti – e non mi aspettavo certo di contribuire un giorno a questa controversia. Ma il caso ha disposto diversamente. In qualità di istruttore sub professionista, nel 1995 venni mandato, dalla compagnia per la quale lavoravo, a Nassau, nelle Bahamas, per un periodo di sei mesi.
Durante il mio lavoro, i proprietari delle imbarcazioni del luogo mi riferirono spesso che la lettura delle loro bussole aveva presentato delle improvvise deviazioni, portandoli completamente fuori rotta. La mia curiosità ebbe il sopravvento e decisi di rintracciare eventuali irregolarità dei campi magnetici nelle zone in cui erano state notate le deviazioni, cercando di registrare misurazioni dettagliate.
A caccia di prove
Basandomi sui resoconti che avevo udito, scelsi di immergermi in sette diverse località: Fish Hotel, Lyford Cay e White Hole, vicino a Nassau; Lost Blue Hole, a circa un’ora di navigazione da Nassau; Dogleg Reef, ad un’ora da Marathon, nelle Florida Keys; il cosiddetto “Atlantis Wall”, vicino Bimini; e Sunken Train, presso Eluthera.
Due colleghi sommozzatori – lo statunitense Al Miller ed il giamaicano Joel Green – mi accompagnarono in queste spedizioni. Nell’arco di un paio di mesi ci immergemmo da una a sette volte a settimana, tuffandoci più volte in ogni località, solitamente scendendo ad una profondità di poche decine di metri. Ogni immersione durava in media 60 o 75 minuti. Trovammo prove evidenti di deviazioni magnetiche in quattro di quelle zone: Fish Hotel, Lyford Cay e White Hole nelle Bahamas e Dogleg Reef nel sud della Florida. Durante le nostre immersioni raccogliemmo elementi molto precisi sulle differenze riscontrate tra i valori normali e quelli effettivamente registrati dalle nostre bussole.
Nei mesi seguenti trasmisi questi dati a diversi fisici in tutto il mondo. Tutti furono concordi nell’affermare che tali anomalie dei campi magnetici terrestri potevano essere causate da microscopici “wormholes” che apparivano e scomparivano in brevissimo tempo. Non riuscivano ad immaginare altre possibili spiegazioni. Il Prof. John Wheeler, dell’Università di Princeton, descrive i wormholes come dei “tunnel di transito” tra diverse dimensioni della realtà.
Secondo Wheeler i wormholes misurerebbero solo una giga-frazione di un centimetro quadrato ovvero, in cifre, il numero 1 preceduto da 33 zeri, preceduti da una virgola decimale. Si suppone che questi mini-buchi neri, che appaiono e scompaiono continuamente dalla geometria dello spazio, siano delle minuscole particelle di “materia virtuale” ovvero che essi possano esistere solo per un limitato periodo di tempo.
I cosiddetti mini-buchi bianchi, loro controparte, sarebbero invece composti di anti-materia virtuale. Nella base navale AUTEC, nelle Bahamas, secondo alcune fonti accreditate, verrebbero condotte ricerche segrete sugli UFO Ogni volta che questi due tipi di materia virtuale si formano, a qualunque livello, si auto-distruggono immediatamente.
Il Prof. Wheeler, tuttavia, non sa spiegare il motivo del continuo apparire, scomparire e riapparire di tali mini-buchi.
Opinioni scientifiche
Riguardo le mie registrazioni di anomalie nei campi magnetici, ecco i pareri espressi da alcuni degli scienziati – in genere fisici quantistici – con i quali ho parlato. Secondo il fisico Dott. Werner Muller, di Karlruhe: “Basandomi sulle cifre che mi ha fornito e sul fatto che non sono state trovate fonti naturali sul fondo del mare, non restano altro che le teorie della fisica quantistica per spiegare questo fenomeno”.
Per il Prof. Tsung-Min Gung, fisico di Tokyo: “Se le teorie sulle connessioni interdimensionali non sono totalmente errate e se esse possono venire sviluppate come mi aspetto, la stretta interdipendenza esistente tra la gravità ed il campo magnetico terrestre potrebbe essere uno dei modi per individuare queste aperture fra diverse dimensioni”.
Dal canto suo, il fisico Dott. Grazyna Fosar, di Berlino, afferma: “Dal punto di vista della fisica, l’unica spiegazione ragionevole per queste misteriose deviazioni nei campi magnetici è l’esistenza di ‘porte’ verso l’iperspazio”.
Sorprendenti risultati, che mi portarono a studiare, con sempre crescente interesse, gli altri fenomeni caratteristici del “Triangolo delle Bermuda”, associati alla zona delle Bahamas.L’isola di Andros, sede dei laboratori dell’AUTEC L’ipotesi che le deviazioni magnetiche siano causate dalla presenza di “stargates” era già stata avanzata qualche tempo fa (sebbene, per quanto ne so, sono stato il primo a raccogliere dati effettivi a riguardo) e alcuni ricercatori hanno associato proprio alla presenza di questi “stargates” l’incidenza estremamente alta di avvistamenti UFO registrata in quell’arcipelago.
Una base navale top-secret
Molti di tali avvistamenti avvennero presso l’Atlantic Undersea Test and Evaluation Center (Centro Subacqueo Atlantico di Test e Valutazione) o AUTEC, base navale americana nelle Bahamas.
Pertanto, alcuni ricercatori credono che l’AUTEC potrebbe essere una sorta di “Area 51” sottomarina: un luogo dove il governo americano effettuerebbe delle ricerche segrete sugli UFO e che, di tanto in tanto, verrebbe persino visitato dagli alieni. Decisi di indagare fino in fondo queste incredibili congetture.
L’AUTEC possiede delle risorse davvero uniche, incluso un poligono subacqueo per sperimentare e studiare armamenti acustici. Si trova sull’isola di Andros, 285 chilometri a sud est di West Palm Beach, Florida.
Le installazioni ed i laboratori di Andros – per visitare i quali bisogna procurarsi uno speciale permesso – coprono meno di due chilometri quadrati di territorio ma, in realtà, l’AUTEC comprende ben 2.688 chilometri quadrati del circostante Mar dei Caraibi.
Questa zona dell’oceano consiste in una baia dalle acque abissali e dai fondali scoscesi, lunga 160 chilometri e larga 32, profonda dai 700 fathom (misura di profondità: 1 fathom = 1,829 m.) dei bordi ai 1.100 fathom del suo lato nord. A conti fatti, si tratta di un’enorme quantità di spazio acquatico. Inoltre, ho saputo da più fonti che la base di Andros è sottoposta a misure di sicurezza severissime e top-secret.
UFO e “blue holes”
Nelle acque circostanti l’isola, di tanto in tanto sono stati avvistati strani apparecchi che non solo somigliavano ad UFO, ma ne avevano anche la stessa sbalorditiva rapidità di movimento e che eseguivano le medesime incredibili virate ad angolo acuto.
Un uomo d’affari viennese mi riferì che, mentre circumnavigava le coste di Andros con il suo yacht, vide ad una distanza di circa tre chilometri (era una giornata molto limpida), in acque profonde più di due chilometri, un oggetto immobile che scambiò per una balena. Avvicinandosi a meno di 800 metri dall’oggetto – che aveva iniziato ad emettere uno strano bagliore – scoprì che si trattava invece di un qualche genere di apparecchio tecnologico, dal design ultramoderno.
Improvvisamente, l’apparecchio partì dirigendosi verso sud, a quella che il testimone definì “una velocità folle”. Scivolò sulla superficie dell’acqua per poi scomparire istantaneamente tra le onde, senza più riapparire.
Mi sono state riferite teorie di cospirazione e di insabbiamento di natura molto oscura, fiorite intorno al tema dell’AUTEC quale possibile Area 51 sottomarina, così come voci simili circolano sulla vera Area 51. Eccovene un esempio, riferitomi da un informatore che ho intervistato nel Novembre 1998, nel quartier generale della NASA a Cape Kennedy, Florida.
Egli mi raccontò che Rob Palmer – un sommozzatore inglese molto noto ed apprezzato nell’ambiente, che era stato per diversi anni direttore di un centro ricerche sui “blue holes”, nelle Bahamas – nel Luglio del 1997 era scomparso durante un’immersione compiuta nel Mar Rosso, in Israele, e lo si riteneva morto. I “blue holes” (o buchi blu) sono delle piccole caverne sottomarine che si sono apparentemente formate dall’interno e che si trovano soprattutto in quell’arcipelago. Io ritengo che i blue holes potrebbero essersi generati a causa delle continue apparizioni e sparizioni dei microscopici wormholes.
A quanto sembra, Rob Palmer aveva una teoria analoga e, inoltre, era convinto che i blue holes potessero essere dei punti di transito per gli UFO in arrivo da altre dimensioni. Le sue indagini lo stavano portando sempre più vicino all’isola di Andros, dove vi è una vera proliferazione di questi blue holes.
Il mio informatore mi disse che circolavano alcune voci secondo cui Palmer era stato ucciso da ufficiali dell’AUTEC, probabilmente perché sapeva troppo, tramite una suggestione post ipnotica che lo avrebbe indotto al suicidio mentre si trovava in immersione nel Mar Rosso. In qualità di storico, non è mia intenzione approfondire simili tristi supposizioni, ma il semplice fatto che tali voci esistano suggerisce che potrebbe effettivamente essere in atto un qualche genere di attività clandestina nella base di Andros.
E Atlantide riemerse dalle acque
Poiché molto del materiale che avevo studiato aveva dimostrato di avere una base di verità, per quanto indiretta, decisi di indagare la storia secondo cui l’area delle Bahamas corrispondeva all’antico continente di Atlantide non completamente sommerso. Molti hanno creduto per lungo tempo che le mura sottomarine di Bimini fossero una vestigia di Atlantide.
L’idea era stata avanzata in un primo momento dal medium Edgar Cayce, il quale affermava che molte delle persone da lui esaminate avevano vissuto vite precedenti in Atlantide. Alcuni scienziati del British Government’s Building Research Establishment (Fondazione per la Ricerca Edilizia del Governo Britannico), usando le più recenti tecnologie, hanno persino scoperto delle minuscole quantità di carbone ed oro all’interno di quelle che sembrano essere pietre lavorate dall’uomo, trovate sul fondale di Bimini.
Come storico, mi interessa principalmente lo studio delle fonti primarie d’informazioni, piuttosto che secondarie, pertanto decisi di leggere l’unico testo sul quale sono state basate le migliaia di libri dedicati ad Atlantide: il Crizia, dialogo scritto dal filosofo greco Platone. Soprattutto, decisi di leggerlo non in chiave mitologica o metaforica, come molti fanno, ma come un vero documento storico. Pertanto tralasciai i dettagliati resoconti degli splendori di questo antico regno, concentrandomi invece sulle sue dimensioni, che ci sono state tramandate da Platone: che forma aveva Atlantide? Quali erano la sua lunghezza e larghezza ?
Appresi qualcosa di affascinante: se potessimo prendere l’attuale arcipelago delle Bahamas e sollevare l’intera massa della terraferma di 90 metri – o, per metterla in altro modo, abbassare il livello dell’acqua che circonda le Bahamas di 90 metri (riportandola al livello che aveva durante l’ultima Era Glaciale) – ci troveremmo di fronte un territorio che corrisponderebbe in maniera impressionante, per forma e misura, all’antica Atlantide descritta da Platone: il filosofo scrisse nel Crizia che tale continente era più grande dell’Egitto (ovvero dell’Egitto allora conosciuto); che il centro dell’isola, non distante dal mare, era formato da una pianura circondata da bassi rilievi ad una distanza di 9 chilometri; e che questi stessi rilievi si trovavano in un’ampia pianura, circondata da alte montagne ad una distanza di 321 chilometri.
Strane apparizioni nei mari
Un uomo d’affari viennese riferì al Dottor Michael Preisinger – giornalista – di aver visto qualcosa di strano nei pressi dell’isola di Andros. Mentre circumnavigava le coste con il suo yatch, vide ad una distanza di circa tre chilometri (era una giornata molto limpida), in acque profonde più di due chilometri, un oggetto immobile che scambiò per una balena. Avvicinandosi a meno di 800 metri dall’oggetto – che aveva iniziato ad emettere uno strano bagliore – scoprì che si trattava invece di qualche genere di apparecchio tecnologico, dal design ultramoderno. Improvvisamente, l’apparecchio partì dirigendosi verso sud, ad una “velocità folle”. Scivolò sulla superficie dell’acqua per poi scomparire istantaneamente tra le onde, senza più riapparire.
Il Dottor Michael Preisinger scrisse un libro, che uscì nel 1999 per i tipi della Piemme, dal titolo “Il Triangolo delle Bermude” (titolo originario in tedesco Das Bermuda – Ratsel Gelost).
In questo bestseller vengono illustrati altri enigmatici avvistamenti in quella zona.
Un resoconto della US Navy cita, nel 1963, l’avvistamento di un misterioso oggetto che si muove sott’acqua nella zona delle Bahama a una velocità di circa 270 chilometri l’ora.
L’USO viene dapprima inseguito da un cacciatorpediniere, che riesce a stento a perderlo dal campo visivo del monitor di vigilanza. Dopo non molto, un sommergibile viene in aiuto del cacciatorpediniere; entrambi impegnati in una esercitazione, considerano quell’oggetto parte dell’addestramento; tornati alla base, scopriranno che non era affatto così.
Anche altre tredici imbarcazioni hanno occasione di avvistare lo strano oggetto, perdendolo presto di vista a causa dell’incredibile velocità con cui si sposta, per poi vederlo riapparire altrove. Gli avvistamenti, regolarmente riportati sui rispettivi giornali di bordo, si protraggono per quattro giorni, durante i quali l’oggetto si fa vedere ripeturamente, lasciandosi localizzare anche ad una profondità di 6.000 metri. Il quinto giorno, nonostante accurate ricerche, non se ne trova più traccia, e a tutt’oggi l’oggetto è rimasto non identificato.
Nell’agosto e nell’ottobre del 1969, lungo il tragitto da Miami verso Great Isaac Light, il capitano Delmonico ha modo di osservare due volte un fenomeno inspiegabile a nord dell’isola di Bimini, nota per le sue enigmatiche “mura sommerse”.
Il tutto si verificò, in entrambi i casi, verso le ore 16.00 e grosso modo nello stesso punto. Nelle acque limpide dell’oceano Dalmonico scorge uno strano oggetto di forma simile a quella di un sigaro, lungo circa 60 metri, liscio, di colore grigio bianco e, all’apparenza, privo di strumenti di comando e di oblò o finestre; si muove ad una velocità da lui valutata in “almeno” 90-100 chilometri l’ora. L’oggetto punta contro di lui, come a volere emergere; poi cambia rotta, probabilmente perchà nota la presenza dell’imbarcazione, e passa oltre, sott’acqua, senza produrre gorghi né scie.
Nel 1982, durante una traversata da Chub Cay (nelle isole Berry) a Nassau con una barca a vela lunga 9 metri, Wesley Miller, di Boston, e i suoi due compagni velisti hanno modo di osservare, sopra la Tongue of the Ocean (la zona dove è presente la AUTEC), un oggetto di un colore argenteo brillante che sembra sbucare dal nulla, a nord.
Lungo 50 metri, di forma simile a quella di un sigaro e come rilucente “di luce propria”, l’enigmatico oggetto si avvicina lentamente al panfilo, fino a giungere molto vicino, sospeso a pochi metri sopra il pelo dell’acqua. Poi, improvvisamente, accelera “con una velocità folle” e infine sparisce, pochi chilometri più in là, dentro una nuvola proprio sopra il mare.
Anche la serie televisiva “UFO Hunters”, mandata in onda pochi anni fa sul canale satellitare a pagamento “History Channel”, ha realizzato una puntata ad “hoc” su questo mistero. E, anche qui, le testimonianze di strani oggetti nei pressi della AUTEC si sprecano, tanto da far pensare – in alcuni casi – a sperimentazioni di velivoli segreti, sia nel cielo che nelle acque.
E, molte testimonianze provengono da ex dipendenti della base AUTEC.
Ex dipendenti AUTEC parlano
Kurt Rowled nel 1980 faceva la guardia costiera presso la base. Una sera, salpati dal molo, Rowled era di vedetta dal timone. All’improvviso, un ufficiale di guardia, comunicò che il radar segnalava qualcosa a circa 3 miglia da loro. Era impossibile una cosa del genere, visto che la nave si trovava in acque poco profonde di circa 2.000 metri. Ma era un qualcosa di enorme, un qualcosa grande circa 5 chilometri!!! In quel momento la bussola di bordo incominciò ad impazzire. Era del tutto fuori controllo. Ad occhio nudo l’equipaggio non vide l’oggetto, ma l’episodio fu registrato sul diario di bordo come “incidente verificatosi in servizio”.
Un qualcosa di anomalo, immenso, grande quanto un isola, che scomparve nel nulla. Rowled, assieme ai componenti di bordo della nave, escluse un mezzo militare nelle vicinanze. Non esisterebbero mezzi terrestri così immensi. L’oggetto rimase sul radar per circa 3 minuti. Ad un certo punto incominciò, letteralmente, a dissolversi sullo schermo. Una volta scomparso completamente, la bussola tornò a funzionare perfettamente. L’avvistamento avvenne a metà strada tra la base AUTEC e la costa settentrionale dell’isola.
Un avvistamento USO genuino? Può darsi, anche se non si possono escludere cause più convenzionali come avaria del radar, presenza di sommergibili militari segreti in fase di sperimentazione oppure da un esperimento con un falso contatto radar.
Resta il fatto, comunque, che UFO giganteschi avvistati dai testimoni, in ogni parte del mondo, non sono una rarità. E, al momento si escludono…sommergibili militari segreti di immense dimensioni.
Un altro ex dipendente della base AUTEC ha raccontato la sua storia recentemente: stiamo parlando di David Malcom, che fu protagonista di una strana e inquietante esperienza. L’avvenimento avvenne nell’inverno 1972 e David Malcom, in quel periodo, aveva la qualifica di tecnico degli armamenti e il compito lavorativo era quello di andare a recuperare i siluri e i missili lanciati e riportarli indietro alla base. Nel corso di un collaudo, Malcom vide un oggetto sommerso emergere dalle profondità marine, nel raggio di tutto il campo visivo.
Lo vide apparire sotto il pelo dell’acqua e scomparire nell’arco di pochi secondi. Sembravano dei “cilindri”, come una “massa di tubi”. L’oggetto era, anche in questo caso, enorme. Il misterioso oggetto non uscì mai dall’acqua, non causò turbolenze o onde nelle vicinanze, era veloce. Secondo Malcom, esperto anche in sommergibili convenzionali, a quell’epoca non esistevano mezzi subacquei come quello che vide. Resta il fatto che non si escludono collaudi “top secret” di mezzi militari non convenzionali.
Ammaraggio subacqueo
Tuttavia, l’attenzione torna agli “stargates subacquei dei Caraibi” scoperti insieme agli amici Al Miller e Joel Green. Ho una proposta. Sarebbe interessante cercare davvero di entrare in uno di questi “stargate”, se non per il fatto che essi sono solitamente microscopici e che tendono a fluttuare dentro e fuori dall’esistenza. Pertanto, vorrei suggerire che uno o più fisici si immergano in alcune delle località dove sono state riscontrate le anomalie magnetiche, magari quelle vicino a Nassau, in acque poco profonde, non distanti dalla riva e dalla capitale delle Bahamas, che potrebbe ospitare in maniera eccellente la stampa internazionale eventualmente interessata ad assistere a questo inusuale “Ammaraggio Subacqueo negli Stargates dei Caraibi”.
Devono sicuramente esserci molti scienziati giovani, atletici e sportivi che potrebbero venire persuasi ad indossare l’equipaggiamento da sub e ad avventurarsi sul fondo dell’oceano per scoprire quali sensazioni telepatiche e quali messaggi sarebbero in grado di cogliere, filtrati nell’attimo in cui questi microscopici wormholes si aprono per poi richiudersi e riaprirsi. La mia proposta può sembrare bizzarra, ma io ed i miei colleghi sommozzatori saremmo lieti di addestrare i ricercatori disposti a tentare e di scendere poi con loro sul fondo dell’oceano a largo delle Bahamas.
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