venerdì 13 marzo 2015

I Geoglifi del Sinai - Terza Parte

Concludiamo oggi il trittico di articoli scritti da "Alessio" tratti dal seguente sito
 
 
Osservando con attenzione alcuni geoglifi, specie quelli di forma rettangolare o quadrata che sembrerebbero “irradiare” una qualche energia, viene il sospetto che in realtà possano essere stati alterati per cancellare alcuni particolari e quello che è stato interpretato come la simbolizzazione di un’energia radiante, essere i segni lasciati dalle benne di ruspe e bulldozer; questa ipotesi non è del tutto da scartare, sopratutto in funzione del principio, per molti versi paranoico, che ciò che è ignoto o incomprensibile, è potenzialmente pericoloso o potrebbe rappresentate un pericolo.

Questo assunto, per quanto lo si possa deprecare non è del tutto illogico, con questo non voglio schierarmi con chi, per un motivo o per l’altro possa aver “alterato” un qualcosa che potrebbe rivelarsi un tassello importante della storia dell’umanità, ma inevitabilmente, di fronte ad un fenomeno di una cosi vasta portata ed estensione di cui si ignora, presumibilmente, quasi tutto, un atteggiamento più che cauto è d’obbligo; cosi come per la fenomenologia UFO, per gestire il fenomeno sono subentrate strutture ed organismi militari, è probabile che anche per i geoglifi si sia verificato qualcosa di analogo, anche in funzione di quanto detto nei precedenti articoli, visto lo stretto legame che intercorre tra i geoglifi e le stelle o più in generale una conoscenza più ampia se non più avanzata rispetto l’attuale, che quindi, se acquisita, essere un vantaggio strategico.

Tornando a quanto accennato circa la base aerea di Bir Gifgafa, ed in relazione a quanto appena detto, l’ipotesi che l’aeroporto abbia connotazioni militari è altamente probabile; tralasciando il particolare che nell’area prospiciente l’aeroporto ed al suo stesso interno, è costellato dalla presenza di geoglifi che si mischiano ai segni di sbancamento per la costruzione dell’aerodromo, in direzione Nrd-ovest, a circa due chilometri dalla fine della pista, si vede chiaramente se pure parzialmente coperta dalla sabbia, quella che potrebbe passare per un geoglifo ma in realtà e senza alcun dubbio è una antenna decametrica stile “Marconi”, immaginando che in zona vi fosse un entusiasta radioamatore, un sistema d’antenna di quelle dimensioni, (± 2 chilometri quadrati) sarebbe decisamente sovradimensionata ed in ogni caso un impianto del genere creerebbe qualche problema agli impianti aeroportuali anche se operasse su una banda di frequenza differente, quindi a rigore di logica, il sistema d’antenna è relativo alle installazioni aeroportuali, rimarcandone le specificità militari.
 
Ricostruzione schematica di gran parte dei geoglifi

Torniamo ai geoglifi, il simbolo qui a fianco è la ricostruzione schematizzata della forma di uno dei geoglifi prospicenti l’aeroporto, utilizzando l’interpretazione “elettronica” dei geoglifi, potrebbe essere associato al simbolo di un circuito FET, diversamente dal simbolo illustrato nella prima parte, relativo al geoglifo del “transistore”, questo sembrerebbe avere una maggiore affinità, con il simbolo del transistore ad effetto di campo; (interpretazione allegorica) sinteticamente, questa tipologia di transistori, permette di regolare la conducibilità del componente, di conseguenza gestire la corrente che gli scorre dentro, in parole ancora più semplici, è l’equivalente idraulico di una saracinesca che permette di regolare il flusso del liquido e di conseguenza anche la pressione in uscita.

Considerando che questa tipologia di geoglifi occupa una area di circa 146 chilometri quadrati, si evince che debbano rivestire un’importanza particolare; vanno fatte delle premesse di carattere generale poiché attorno a diversi geoglifi, si osserva una attività piuttosto intensa ed in alcuni casi la presenza di infrastrutture che si conciliano poco con quello che è lo “stile” rupestre degli artefatti.
 
Questo tipo di geoglifi si concentra essenzialmente nell’area Ovest e Nord-ovest dell’aeroporto, quello che salta all’occhio è che l’antenna si trova decisamente più prossima ai geoglifi e mi chiedo se sarebbe un azzardo ritenere che forse l’antenna possa avere una relazione ed una attinenza più stratta con i geoglifi che non con con l’aeroporto?

Utilizzando la chiave di lettura “elettronica” dei manufatti e che questi siano una versione gigantesca di transistor FET l’ipotesi che l’insieme dei geoglifi sia un megalitico circuito elettronico, sembrerebbe non essere del tutto campata in aria e la presenza “militare” se pure presunta, denoterebbe che questa sia qualcosa di concreto e tangibile; in considerazione della dimensione dell’antenna, ipotizzando la gamma di frequenze, potremmo dire che queste rientrerebbero nelle bande LF, VLF, ELF, ossia frequenze particolarmente basse al limite estremo dello spettro.

Proseguendo sul sentiero delle ipotesi, l’intero “acrocco” potrebbe risultare essere qualcosa con cui gestire o sfruttare quelle determinate frequenze, quindi la presenza dei militari o comunque una “gestione” dell’intero affaire sarebbe mirata ed in funzione dell’acquisizione della specifica tecnologia, viene da domandarsi però come sia possibile conciliare o più precisamente interfacciare l’elettronica tradizionale con quella di natura geologica?

Quella che potrebbe essere vista come una conferma che l’antenna sia un elemento integrante dei geoglifi è anche il fatto che questo tipo di antenna, sembri essere l’evoluzione o la versione più avanzata di quella osservata in precedenza disposta a dipolo, oltretutto anche per questa, con le lunghezze ci siamo e quindi sarebbe un dipolo o antenna filare, a ½ o ¼ d’onda “caricata”.

In considerazione delle particolari ed intense attività che sembrano svolgersi nei pressi dei geoglifi, si potrebbe supporre che il marchingegno geoglifico sia perfettamente funzionante e questa, sarebbe una cosa che surclassa la più ardita e futurista immaginazione fantascientifica, comunque la conferma della natura “elettronica” è l’ulteriore presenza di quei geoglifi mostrati nel primo di questi articoli che sono sparsi qua e la tra i geoglifi giganteschi e sembrano essere elementi integranti di quello che risulterebbe essere uno schema, oltremodo confermato dai strani tratteggi che uniscono i geoglifi più grandi.

Da quello che si può osservare le attività, qualunque esse siano non si fermano alla superficie, ma proseguirebbero anche nel sottosuolo; come accennato all’inizio in prossimità di molti geoglifi ci sono strutture nuove che con lo “stile” rupestre dei manufatti hanno ben poca attinenza, sorge ora l’idea che i geoglifi possano essere qualcosa di analogo ai segna posto presenti sui più comuni e consueti circuiti stampati e quindi per questioni di carattere pratico, il “vero componente” si troverebbe nel sottosuolo al riparo delle intemperie e da quant’altro ne potesse cagionare un danneggiamento.
 
Dall'immagine si osserva chiaramente una attività piuttosto intensa intorno a molti di questi geoglifi, evidenza che l'interesse sia piuttosto alto.

Considerando quanto si osserva dall’ingrandimento dell’area, sembrerebbe che quanto ipotizzato risponda a vero, tant’è che si distingue nettamente una rampa che da sull’ingresso di una galleria e sulla rampa due automezzi in entrata o in uscita, comunque questo tipo di strutture si possono rinvenire anche nei pressi dia latri geoglifi; il tutto comincia ad ad avere un senso, sarebbe stato irrazionale e al di fuori di ogni logica immaginare che dei segni sul terreno o scavati nella roccia per quanto complessi possano essere possano avere avuto proprietà magiche, quindi questo sarebbe la riprova che i veri componenti si troverebbero al di sotto dei geoglifi o quantomeno per quelli più grandi semi sotterrati e che in sostanza i geoglifi siano delle “etichette”.

Sintetizzando ulteriormente, i geoglifi, le linee, i disegni strani che si incrociano e sovrappongono acquisiscono un senso compiuto e razionale, che non si può che definire come un banale circuito stampato; anche quelle che sembrano essere delle “cancellature” acquisterebbero una ragione, e cioè quella di nascondere ad altri parte dello schema “elettrico” rendendo ancor più incomprensibile l’insieme del quadro complessivo.
 
Come si osserva dall'immagine e dall'ingrandimento di una porzione di essa, si vede la presenza di una rampa, di alcuni mezzi e di un ingresso in una galleria, evidenza che la ricerca attorno ai geoglifi si estende anche nel sottosuolo.

Tutto questo ci riporta ad un passato assai remoto, alle mitologiche civiltà atlantidea, a quella muea e forse queste rappresentavano la fase di declino di una precedente e più avanzata civiltà che le ha precedute, di cui resta traccia solo nelle leggende e in quelle strane e molte volte incomprensibili trace che sono i resti di strutture megalitiche, le piramidi, i geoglifi, le reminiscenze dei petroglifi e nei graffiti, in cui sono rappresentate figure e scene di un mondo che con il contesto storico hanno ben poco a spartire, con oggetti che sono fuori tempo, con le conoscenze che per quanto ne sappiamo sono retaggio della società umana “moderna” come la matematica, la trigonometria, l’aerodinamica e quindi del volo, le conoscenze astronomiche che solo da pochi decenni e con l’avvento di telescopi spaziali primo fra tutti Hubble e a seguire, gli altri che sondano lo spazio nelle varie frequenze di spettro, abbiamo acquisito e per altro ancora in fase di “decodificazione”, la conoscenza approfondita della fenomenologia energetica in forme a noi, praticamente ignote.

In sintesi tutto questo ci mostra e ci da la dimensione della grandezza dell’egocentrismo e della presunzione dell’attuale umanità.

Civiltà aliene? Civiltà evolutesi da altre specie vissute sulla terra oppure entrambe le cose?

Quello che è evidente che l’umanità attuale sembra essere estromessa da quello che si potrebbe definire “paradiso” e rileggendo in una ottica occultista o se si vuole trascendentale e simbolica, la cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre ne sarebbe la conferma.

L’evidenza che tutto questo sarebbe riferito a tempi remoti e ben lontani dalla “tempistica” assunta dalla scienza e da presupposti religiosi potrebbe essere questo ulteriore geoglifo, tra l’altro a “colori” i cui si osserva un planisfero che rispetto l’attuale, ha delle differenze sostanziali anche rispetto la teoria delle placche tettoniche e la deriva dei continenti, una disposizione o assetto opposto rispetto l’assetto attuale della Terra, poiché è ruotata quasi di 180°; di fatto sulla mappa di Google Earth il geoglifo è a rovescio, inoltre da quel poco, ma sufficientemente distinguibile, si riconosce quello che potrebbe essere il continente sudamericano con una serie di isole sui due fronti continentali, mentre nel secondo planisfero si osserva una conformazione delle terre che ricorda la Pangea.
 
Questo particolare geoglifo rappresenta due planisferi e da quanto sarebbe raffigurato si riferirebbe ad un periodo storico assai lontano nel tempo in cui l'assetto terrestre era in pratica opposto a quello attuale, si possono notare anche delle isole a destra e a sinistra del continente sudamericano e potrebbero essere le famose isole di Atlantide e Mu.
L'altro emisfero mostrerebbe una conformazione delle terre emerse che assomiglia alla Pangea, quindi in un periodo assai più remoto; i due petroglifi hanno la particolarità di essere colorati ed entrambi hanno un diametro di 15 metri; è possibile che nell'area circostante sotto le sabbia si celino altri planisferi che raccontino l'evoluzione della deriva dei continenti.

Come detto anche questo reperto indica una conoscenza che per quanto riguarda la civiltà occidentale, si è acquisita solo alla fine del 1400 con l’assunzione che la terra fosse una sfera e non piatta, una conoscenza antica, più antica di quanto sia dato immaginare; comunque la cosa assolutamente insolita è che questo planisfero è in mezzo al deserto e fa pandant con quello del sistema solare e della sua ipotetica evoluzione e ciò starebbe ad indicare ulteriormente, che si i geoglifi sono una forma di comunicazione, ma che il senso ed il significato sono ben diversi dagli assunti dei paleontologi, glottologi e archeologi, e che molto probabilmente la loro funzione era quella di tramandare ad altri la conoscenza della realtà e dei diversi aspetti salienti di essa.
 
Fonte immagine: http://www.lauraproperzi.it/Italia.htm
Fonte immagine: http://www.lauraproperzi.it/Italia.htm

Chiudendo questo “trittico” di interventi, dal quadro che ne emerge, se pure basato su presupposti ipotetici e teorici sul significato dei geoglifi della penisola del Sinai, si evincerebbe che qualcuno sa che la forma energetica alternativa o una delle tante energie alternative, è una realtà e ne detiene se pure a livello rudimentale le basi ed i principi di “funzionamento”, come detto, non tutti i geoglifi hanno la stessa valenza tecnologica, ma sotto l’aspetto cognitivo, rappresentano un vantaggio, un vantaggio, e qui però non vorrei fare della fantapolitica, che sicuramente potrebbe esseste il motivo occulto, il motivo reale per intraprendere un conflitto, il motivo sostanziale del perché la regione del medio oriente deve restare un’area a “stabilità variabile”.

Un’ultima indicazione, nella regione desertica a sud della piana di Giza è possibile osservare geoglifi analoghi e molto simili a quelli presentati nel primo di questi interventi e sembrerebbero essere una forma più evoluta e sintetica, la cosa che comunque è comune alle diverse aree, sono i segni, come detto precedentemente, delle ruspe che ne hanno cancellato una parte; sono più che convinto che geoglifi analoghi siano sparsi in molte altre aree del mondo e se pure in forma e strutture differenti, raccontano la stessa medesima storia.

Il controllo dell’energia è e resta il controllo del mondo aldilà delle divisioni ideologiche, politiche o finanziarie.
 

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