lunedì 2 marzo 2015

Israele - Popolo Eletto

Ascolta, Israele,
HaShem il nostro Elohim,
HaShem è Uno.
Poiché tu sei un popolo separato per l’Eterno
che è il tuo Elohim;
l’Eterno, il tuo Elohim,
ti ha scelto per essere il Suo tesoro particolare
fra tutti i popoli che sono sulla faccia della terra.
- Devarim 6:4; 7:6 -

 
Il problema dell’identità della chiesa nei confronti di Israele
 
Quando i Giudei (ovvero, gli “Ebrei”) sono ritornati alla loro terra e si sono costituiti uno Stato indipendente con il nome di Israele, nome ineccepibilmente legittimo, sorse nella chiesa una crisi d’identità: chi sono gli eletti?, oppure: chi è Israele? I Giudei, o coloro che hanno accettato Yeshua come il Messia?
 
Per due millenni la chiesa ha preteso di sostituire Israele come popolo eletto, inventandosi dottrine umane ed interpretazioni erronee, rinnegando le proprie radici ebraiche e svuotando il messaggio apostolico dalla sua ebraicità.
 
L’impossibilità di conciliare le profezie bibliche con la realtà della chiesa fu apparentemente risolta con la definizione di un Israele fisico (i Giudei) ed un Israele “spirituale” (la chiesa), che dovrebbe essere la destinataria delle promesse fatte ad Israele (quello vero).
 
L’insieme di queste dottrine viene definito come “teologia della sostituzione”, a cui aderiscono la grande maggioranza delle comunità cristiane, comprese quelle che più sinceramente cercano di seguire gli insegnamenti biblici, nonché alcuni gruppi cosiddetti “messianici” che malgrado abbiano ricevuto luce sulle profezie riguardanti la Casa di Israele, non hanno abbandonato l’atteggiamento anti-giudaico.
 
Nelle chiese evangeliche la teologia della sostituzione è rappresentata principalmente dal dispensazionalismo, che implica teorie anti-bibliche come il premillennialismo, il pre-tribolazionismo, l’antinomianismo, ovvero, diverse forme di anti-giudaismo... tutto semplicemente per creare nella storia della redenzione una “parentesi” che giustifichi l’esistenza della chiesa come erede dell’elezione che originalmente –e per sempre– appartiene a Israele.
 
La soluzione a questo problema si trova nelle Scritture, in un modo chiaro e preciso. I Profeti ci parlano di UN solo popolo eletto, che è Israele, composto da due realtà ben distinte e separate, che non sono Israele e la chiesa, bensì la “Casa di Yehudah” e la “Casa di Israele”, sulle quali ci sono profezie specifiche riguardanti o l’una o l’altra, per tutti i tempi, senza alcuna “parentesi” in cui ci sia posto per alcun altro popolo o entità sostitutiva.
 
La Casa di Yehudah e la Casa di Israele formano l’Assemblea di Israele -Kahal Yisrael-, il popolo eletto, ed è in questa assemblea che i gentili devono essere “innestati” per poter partecipare alle promesse.
 
Prima di studiare l’aspetto teologico è necessario chiarire alcuni concetti e definizioni dal punto di vista storico-biblico, fondamentali per lo studio delle profezie. Oggi i termini “Ebreo”, “Israelita” e “Giudeo” sono considerati sinonimi, ma nelle Scritture assumono significati diversi con l’evolversi della storia.
 
Chi sono gli Ebrei?
 
In Genesi 10:21 è scritto “Shem, padre di tutti i figli di Eber”. Cosa significa questo? Perché Eber, il quinto di undici patriarchi da Noach a Avraham è nominato in modo specifico come il progenitore di una discendenza che crediamo inizia solo sei generazioni dopo? Eber è infatti il progenitore di molti popoli e la sua discendenza si divide in due rami separati, e da solo uno di questi rami discende poi Avraham, il “padre degli Ebrei”.

Poi in Genesi 14:13 leggiamo: “Avraham, l’Ebreo” ‒ quindi, Avraham, il progenitore degli Ebrei, era già un Ebreo! Infatti, documenti storici dell’epoca di Avraham parlano di un popolo o gruppo di popoli dispersi tra l’Egitto e la Mesopotamia denominati “Ebrei”, “Apiru”, “Habiri”, un popolo senza un territorio definito, abitante nelle principali città del Medio Oriente, spesso in Egitto per commerciare oppure per stabilirvisi... proprio come Avraham. Da ciò si deduce che gli Ebrei in origine non erano soltanto i discendenti di Israele, ma anche un’infinità di popoli, inclusi molti dei nemici di Israele, quali Ammon e Moav.

La storia dell’elezione inizia proprio qui: In Genesi 12:1-3 è scritto:
 
“Or l’Eterno disse ad Avraham: Vattene dal tuo paese e dal tuo parentado e dalla casa di tuo padre, nel paese che Io ti mostrerò: e Io farò di te una grande nazione e renderò grande il tuo nome e tu sarai fonte di benedizione; e benedirò quelli che ti benediranno e maledirò chi ti maledirà e in te saranno benedette tutte le famiglie della terra”.
 
Poi in Genesi 17:4-7 è scritto:
 
“Quanto a Me, ecco il patto che faccio con te:...Il tuo nome sarà Avraham, poiché Io ti costituisco padre di una moltitudine di nazioni... E fermerò il Mio patto fra Me e te e i tuoi discendenti dopo di te, di generazione in generazione; sarà un patto perpetuo...”
 
L’Eterno scelse Avraham tra gli Ebrei per compiere il Suo piano, esortandolo a lasciare il suo parentado. Avraham ebbe poi otto figli, uno dalla serva Egizia, sei da Qeturah, e Yitzhak, il “figlio della promessa”, avuto da Sara, che era Ebrea.
 
L’elezione si restringe, non riguarda tutti i discendenti di Avraham, ma solo quelli di Yitzhak. In Genesi 24:3-4, leggiamo che Avraham fa sposare Yitzhak all’interno del suo parentado (che prima ha dovuto lasciare!) per poter adempiere il Patto in base al quale è stata stabilita la sua elezione.
 
Yishmael sposò un’Egizia; degli altri figli di Avraham non sappiamo più nulla. Sappiamo solo che l’elezione continua solo attraverso Yitzhak. Yitzhak ebbe due figli, Esau e Yakov. Esau, oltre a rinunciare ai suoi diritti di primogenitura, sposò donne Cananee, e fu escluso dalla promessa.
 
L’elezione di Israele si completa con Yakov, secondo è scritto in Genesi 28:1-5, con il suo matrimonio all’interno della famiglia di suo padre, e la promessa fatta ad Avraham è confermata a lui, come leggiamo nei versi 3 e 4:
 
Genesi 28:3-4 “El Shaday ti benedica, ti renda fecondo e ti moltiplichi, in modo che tu diventi un’assemblea di popoli, e ti dia la benedizione d’Avraham a te, e alla tua progenie con te”.
 
Da questa breve riflessione possiamo trarre una prima conclusione:

Elohim scelse prima non un popolo Ebreo (quei “Aramei erranti” della storia conosciuti come “Habiri”) ma un uomo Ebreo, Avraham, ed una donna Ebrea, Sara, e la loro eredità spirituale trasferita alla loro discendenza.
 
L’essere “Ebreo” assume due connotati diversi: l’uno fisico, etnico, e l’altro spirituale. Infatti, dal punto di vista materiale, anche Yishmael e i figli di Avraham e Qeturah sono Ebrei – quindi, molti degli Arabi! –, come lo sono anche gli Edomiti; ma secondo l’eredità spirituale, soltanto i discendenti di Yakov sono Ebrei.
 
Tuttavia, questa eredità spirituale era legata ad una linea genetica, e si perdeva con i matrimoni misti. Ciò significa che non era allora trasferibile ad altri popoli. Solo Yitzhak e Yakov si sposarono all’interno della famiglia di Avraham e di sua moglie Ebrea Sara.

Questa eredità genetica è confermata anche dalla storia: nei documenti antichi, il termine “Habiri” scompare per essere sostituito dal termine “Ivri”, che era applicato esclusivamente agli Israeliti. Gli Ebrei originali (Habiri), dispersi nel Medio Oriente, si mischiarono agli altri popoli, perdendo la loro identità o creandone una nuova, come nel caso di Yishmael ed Esau. Soltanto gli Israeliti conservarono l’identità ebraica.

Tuttavia, gli Israeliti non chiamavano sé stessi “Ivri” (Ebrei), ma erano gli altri popoli che li denominavano in quel modo, riconoscendo la loro origine etnica. Gli Ebrei chiamavano sé stessi “B’ney Yisrael”, Figli di Israele. Tutti gli altri “Ebrei” sono per loro come qualsiasi altro popolo, cioè “Goyim”, “gentili”. Gli Ismaeliti, i Madianiti, gli Edomiti, ecc. erano e sono gentili, malgrado la loro origine comune con gli Israeliti.

In questa fase storica, i termini “Ebreo” ed “Israelita” diventano sinonimi.
 
In Egitto gli Israeliti diventarono una nazione composta da tredici Tribù. Molto probabilmente, erano una componente di quella misteriosa razza chiamata “Hyksos”, popolo monoteista che governò sull’Egitto per circa due secoli. Le Tribù di Israele si svilupparono autonomamente, ed è fattibile che già in questo periodo, quella di Yehudah abbia acquisito delle caratteristiche particolari che si resero evidenti dopo la conquista di Canaan.

Una volta stabilitisi in Canaan, solo la Tribù di Yehudah occupò completamente il suo territorio, tutte le altre convissero insieme ai Cananei, e non li cacciarono com’era stato loro comandato. Nel libro dei Giudici, infatti, Yehudah non è coinvolta nell’alternarsi di periodi di indipendenza e di dominazione straniera, e sembra aver goduto di stabilità.
 
Ad esempio, nel cantico di Devorah, che elogia le Tribù che hanno partecipato alla guerra di liberazione e rimprovera quelle che invece non ne hanno preso parte, non nomina Yehudah.
 
L’assenza di Yehudah come protagonista nel periodo dei Giudici sta ad indicare che era già di fatto una realtà politica definita. Quando tutte le Tribù d’Israele si organizzano per formare un unico Regno, il primo re non fu scelto tra le Tribù che avevano la preminenza, ma da quella più piccola, il cui territorio era in mezzo tra Yehudah ed Efrayim, perché solo in questo modo si poteva garantire l’unità: di fatto, le due Case -Yehudah e Israele- esistevano già.
 
Alla morte di Shaul, il Regno si divide, e David fu per sette anni e mezzo Re di Yehudah prima di regnare su tutto Israele per altri 33 anni. David conquistò Tzion ed edificò Yerushalaym per farla sua capitale, scelta che dal punto di vista politico era strategica perché non era in territorio di Yehudah, ma apparteneva a Binyamin, quindi, “neutrale” tra Yehudah ed Efrayim. Probabilmente, l’unica possibilità di mantenere l’unità del suo Regno. Ciononostante, come esporrò più avanti, la differenza tra Yehudah e le altre Tribù perdurò anche se riunite sotto un unico re e le due realtà si separarono in due Regni alla morte di Salomone.
 
La divisione del Regno non è l’origine della differenza tra le due Case, bensì la conseguenza. Il Regno del Nord, chiamato Israele, adottò un sistema religioso fondato parzialmente sulla Torah, ma con le connotazioni delle religioni dei gentili. Proprio come il cristianesimo è fondato sulla Bibbia, ma intriso di tradizioni pagane. Il Regno di Yehudah invece, anche se con dei periodi di infedeltà, rimase legato alla Torah e al Tempio. Molti Israeliti del Regno del Nord che vollero rimanere fedeli ai Precetti Mosaici si trasferirono a Yehudah, e furono quindi identificati con questa Tribù anche se appartenenti alle altre.

Il Regno d’Israele fu distrutto dagli Assiri, e la sua popolazione fu deportata, per non ritornare più. Così come accadde con gli Habiri e gli altri figli di Avraham, si mescolarono con le altre nazioni e persero la loro identità ebraica. Più di un secolo dopo, anche il Regno di Yehudah cessò d’esistere come realtà politica e la sua popolazione fu deportata in Babilonia, ma conservarono la loro identità nell’esilio e molti ritornarono a Yerushalaym.

Dopo l’esilio in Babilonia, gli unici Ebrei riconosciuti come tali sono quelli della Casa di Yehudah, e sono sin d’allora chiamati “Giudei”, assumendo quindi l’identità di tutto il popolo d’Israele, mentre la Casa di Israele divenne un popolo gentile. Nell’attuale Stato di Israele, i cittadini Ebrei sono identificati nei loro documenti con il temine “Yehudim”, ovvero, “Giudei”, mentre altri cittadini sono Israeliani ma non Giudei, quindi, Israeliani gentili.

In italiano si usa chiamare Ebrei alle persone, che più correttamente dovrebbero definirsi Israeliti o Giudei; in altre lingue come l’inglese, il termine “Hebrew” si riferisce alla lingua, la cultura, ecc., mentre che le persone sono più correttamente definite con il termine “Jew”, derivato da Yehudah.

In conclusione, alla domanda “Chi sono gli Ebrei?”, la risposta dipende dal periodo storico in cui viene formulata: nell’origine erano i discendenti di Eber, poi quelli di Avraham, poi gli Israeliti, e dopo l’esilio in Babilonia, soltanto i Giudei, ovvero, tutti gli Israeliti delle dodici Tribù che appartengono alla Casa di Yehudah, mentre che quelli della Casa di Israele sono al giorno d’oggi gentili.

Come nel principio, il termine “Ebreo” ha due connotati diversi: l’uno fisico, etnico, e l’altro spirituale. Soltanto la Casa di Yehudah ha conservato l’eredità spirituale di Avraham, Yitzhak e Yakov, quindi, dal punto di vista spirituale, solo i Giudei sono Ebrei. Considerando l’aspetto genetico invece, se nel principio era indispensabile rimanere all’interno della famiglia di Avraham e Sara –affinché si formasse una nazione con un’identità definita secondo l’elezione–, nel Patto Sinaitico questa condizione fu abolita, estendendo a tutti i gentili -“Gerim”- che volessero entrare, il diritto a far parte della famiglia d’Israele.
 
Il Patto Sinaitico è eterno, ed è nei parametri stabiliti nel Sinai che la “chiesa” può trovare un posto all’interno del popolo eletto, Israele, come Shaul -detto Paolo- ha scritto: i gentili possono soltanto essere “innestati” nel vero ulivo, che è Israele (Romani 11:17). Lo stesso Shaul, ritenuto da molti il fondatore della chiesa gentile, non ha mai considerato la possibilità che ci sia un secondo popolo eletto al di fuori di Israele, nel quale i gentili possono entrare per partecipare alle promesse!
 
La Casa di Israele e la Casa di Yehudah
 
“Non hai tu posto mente alle parole di questo popolo quando va dicendo: Le due famiglie che HaShem aveva scelto, le ha rigettate? Così disprezzano il Mio popolo, che agli occhi loro non è più una nazione. Così parla l’Eterno: Se Io non ho stabilito il Mio patto col giorno e con la notte, e se non ho fissato le leggi del cielo e della terra, allora rigetterò anche la progenie di Yakov e di David Mio servitore, e non prenderò più dal suo legnaggio i reggitori della progenie d’Avraham, di Yitzhak e di Yakov!”- Yirmeyahu 33:24-26 -
 
Nelle riflessioni sulle profezie delle Scritture, è importante considerare il momento storico in cui vengono pronunciate, ed il soggetto di cui esse parlano. Molte profezie si rivolgono a “tutto Israele” o all’“Assemblea d’Israele” – “Kahal Yisrael”, coinvolgendo tutto il popolo, ma molto spesso, queste sono più specificamente dirette verso la “Casa di Israele” o la “Casa di Yehudah”, che costituiscono le due famiglie del Suo popolo. Quindi, c’è UN solo popolo, al quale appartengono due “famiglie” o “case”, con delle promesse e dei piani di redenzione diversificati fino all’Era Messianica, quando saranno nuovamente riunite.

La separazione di queste due Case viene comunemente attribuita alla divisione del Regno dopo la morte di Salomone, ma come è stato già accennato, in realtà è esistita da quando il popolo era ancora in Egitto!
 
I figli di Yakov – la primogenitura
 
L’origine di Israele, e della sua “doppia identità”, inizia in Egitto, con la storia di Yosef (Giuseppe) e dei suoi fratelli. Yakov ebbe dodici figli, che divennero i patriarchi di tredici Tribù, tre delle quali assunsero un ruolo di “primogenitura” al posto del primogenito secondo la carne, che fu destituito come tale (Genesi 49:4). I figli di Yakov sono: Reuven, Shim’on, Levi, Yehudah, Dan, Neftali, Gad, Asher, Yisaskar, Zevulun, Yosef e Binyamin. Yakov poi adottò i suoi nipoti Menasheh ed Efrayim, due figli di Yosef, che divennero capostipiti di Tribù, quindi Yosef ricevette due Tribù.
La primogenitura fu trasferita a:

* Efrayim – Geremia 31:9
* Levi – Numeri 3:12,41
* Yehudah – Genesi 49:8-10
 
Anche se la primogenitura non è espressamente trasferita a Yehudah, di fatto gli viene assegnato il ruolo di comando su tutti i suoi fratelli, apparentemente, senza un motivo reale perché fu Yosef il figlio prediletto di Yakov, e fu proprio Yehudah che ebbe l’idea di venderlo ai gentili! La Tribù di Levi ottenne la primogenitura sacerdotale, Yehudah la primogenitura politica, ed Efrayim, una primogenitura non meglio precisata, e di fatto mai esercitata su tutto Israele, ad eccezione della giudicatura di Yehoshua (Giosuè), lo stesso nome che dopo l’esilio in Babilonia divenne più semplicemente “Yeshua” (Gesù).
 
Dalla storia di Yosef in Egitto e dalle vicende che coinvolsero lui e i suoi fratelli si può trarre una riflessione escatologica che riguarda i credenti messianici e cristiani, prendendo seriamente in considerazione i loro concetti di redenzione e salvezza.

Nella teologia messianica si fa riferimento al Messia come “ben Yosef” e “ben David”, nelle Sue due venute, prima come “ben Yosef” (figlio di Giuseppe), e poi come “ben David” (figlio di David), Colui che stabilirà il regno d’Israele e Yerushalaym come capo delle nazioni, il Messia che la Casa di Yehudah aspetta. Yeshua era legalmente il figlio di Yosef. Dei personaggi del TaNaKh che preannunciano certi aspetti della vita di Yeshua, colui che ha indubbiamente il maggior numero di somiglianze è proprio Yosef! Consideriamo alcuni di questi aspetti:

* Fu venduto ai gentili per iniziativa di suo fratello Yehudah – che poi divenne preminente tra tutti i suoi fratelli.

* Fu riconosciuto dai gentili, ma non dai suoi propri fratelli, fino a quando egli stesso non si rivelò a loro (quindi, i Giudei non possono riconoscere il Messia finché non sarà il Messia stesso a rivelarsi a loro).

* Divenne il “salvatore” dei gentili, che lo chiamarono “Tzaf’nat-pa’aneach”, ovvero, il “salvatore del popolo”.

* Benché i suoi fratelli non lo riconobbero, egli li salvò lo stesso! – Il fatto che i Giudei non riconoscano il Messia, non incide sulla salvezza, perché il piano di redenzione per i Giudei, come vedremo nel corso di questo studio, è diverso da quello per i gentili.

* Egli si rivelò a loro dopo che i gentili ebbero lasciato la scena (Genesi 45:1). Il Messia dei Giudei verrà, secondo ciò che lo stesso Shaul dichiara, “dopo che sarà entrata la pienezza dei gentili” (Romani 11:25).

Nel frattempo, c’erano anche membri della sua famiglia che lo riconoscevano: Efrayim e Menasheh, i suoi figli, che però allora erano Egizi e non facevano parte d’Israele. Soltanto dopo Yakov li adottò come propri figli e divennero due Tribù, le quali ebbero preminenza sulle altre eccetto su Yehudah.
 
Quindi, Efrayim e Menasheh erano inconsapevoli di essere Israele, ed erano considerati gentili. In Genesi 48:19, Yakov stesso li benedisse dicendo di Efrayim “moltitudine di nazioni”, ovvero, la “pienezza dei gentili” (melo ha-goyim)! A chi si riferisce Shaul con questa stessa espressione in Romani 11:25? Com’è possibile che i figli di Yosef, due tribù d’Israele, di cui uno ebbe la primogenitura, siano “moltitudine di gentili”? E perché, se la primogenitura appartiene ad Efrayim, è stata di fatto esercitata da Yehudah?...
 
Le risposte a queste domande saranno esposte nel corso di questo studio, dopo aver preso in considerazione altri concetti basilari per capire il ruolo d’Efrayim nel piano generale delle profezie.
 
La monarchia in Israele
 
Dopo il periodo in cui le Tribù erano governate dai Giudici, a volte autonomamente e a volte confederate tra di loro (con l’eccezione di Yehudah, praticamente assente nel libro dei Giudici), il popolo d’Israele decise di scegliersi un re “come l’hanno tutte le altre nazioni” (1Shmuel 8:5). La costituzione di tutte le Tribù in un unico regno presupponeva il consolidamento dell’unità nazionale, ma esaminando i seguenti versi delle Scritture, possiamo capire che la Casa di Israele e la Casa di Yehudah erano già realtà definite ed erano considerate come due popoli:
 
“Shaul li passò in rassegna a Bezeq: i figli d’Israele erano trecentomila e gli uomini di Yehudah trentamila”. – 1Samuele 11:8
 
“Allora gli uomini d’Israele e di Yehudah si alzarono, lanciarono il grido di guerra, e inseguirono i Filistei fino all’ingresso di Gat e alle porte di Ekron. I Filistei feriti a morte caddero sulla via di Shaarayim, fino a Gat e fino ad Ekron”. – 1Samuele 17:52
 
“Ma tutto Israele e Yehudah amavano David, perché andava e veniva alla loro testa”. – 1Samuele 18:16
 
“Ishboshet, figlio di Shaul, aveva quarant’anni quando fu fatto re d’Israele, e regnò due anni. Ma la Casa di Yehudah seguì David. David regnò a Hevron nella Casa di Yehudah per sette anni e sei mesi”. – 2Samuele 2:10-11
 
“Trasferendo il regno della casa di Shaul alla sua, stabilendo il trono di David sopra Israele e sopra Yehudah, da Dan, fino a Beer-Sheva”. – 2Samuele 3:10
 
“Così tutti gli anziani d’Israele vennero dal re a Hevron e il re David fece alleanza con loro a Hevron in presenza di HaShem; ed essi unsero David come re d’Israele”. – 2Samuele 5:3

“Da Hevron regnò su Yehudah sette anni e sei mesi e da Yerushalaym regnò trentatre anni su tutto Israele e Yehudah”. – 2Samuele 5:5
 
Shaul, il primo re d’Israele, della Tribù di Binyamin, contava gli uomini di Yehudah separatamente da quelli d’Israele, come un corpo “alleato” del suo esercito. Dopo di lui fu scelto re David, che essendo della tribù di Yehudah, non fu confermato dal resto d’Israele sino dopo sette anni e mezzo, quando gli anziani d’Israele “fecero alleanza” con lui (2Shmuel 5:1-4).
 
In David si conferma la volontà di Elohim di confermare ai Giudei la supremazia in Israele.
 
"HaShem, Elohim d’Israele, ha scelto me, in tutta la casa di mio padre, perché io fossi re d’Israele per sempre; poiché Egli ha scelto Yehudah come principe; e, nella Casa di Yehudah, la casa di mio padre; e tra i figli di mio padre Gli è piaciuto di far me re di tutto Israele”. – 1Cronache 28:4
 
Tuttavia, anche durante il regno di David, saldamente unificato, le due Case rimangono distinte e sono nominate insieme quando si fa riferimento all’intera nazione:
 
“Uriyah rispose a David: «L’Arca, Israele e Yehudah stanno sotto le tende, Yoav mio signore e i suoi servi sono accampati in aperta campagna e io entrerei in casa mia per mangiare, bere e per coricarmi con mia moglie? Com’è vero che HaShem vive e che anche tu vivi, io non farò questo!»” – 2Samuele 11:11
 
Un altro particolare interessante è che la Casa di Israele all’inizio conservò la sua fedeltà a Elohim dovuto al fatto che l’Arca dell’Alleanza dimorava in territorio di Efrayim:
 
“Shaul disse ad Ahiyah: «Fa’ accostare l’Arca di Elohim!» - Infatti l’Arca di Elohim era allora con i figli d’Israele”. – 1Samuele 14:18
 
L’autore scrive nel tempo in cui l’Arca era stata definitivamente collocata nel Tempio a Yerushalaym, quindi, nella nuova capitale di Yehudah, e specifica che allora (nei tempi dei Giudici e di Shaul), era presso “i figli d’Israele”. Uno dei motivi per cui Yarov’am decise di “riformare” il culto ebraico fu precisamente perché l’Arca non era più presso “i figli d’Israele” ma in territorio di Yehudah, e temeva che il popolo andasse a Yerushalaym e quindi ritornasse sotto i re di Yehudah (1Re 12:26-28).
 
Durante il regno di David, possiamo osservare che le due Case rimangono differenziate nella rivolta di Avshalom:
 
“Davide giunse a Mahanayim. Anche Absalom attraversò il Giordano, con tutta la gente d’Israele. Israele e Absalom si accamparono nel paese di Galaad. L’esercito uscì per la campagna contro Israele. La battaglia ebbe luogo nella foresta di Efraim. Là il popolo d’Israele fu sconfitto dalla gente di Davide; la strage fu grande: in quel giorno caddero ventimila uomini”. – 2Samuele 17:24,26; 18:6-7
 
E durante tutto il regno di David, gli eserciti di Israele e di Yehudah si contarono separatamente:
 
“l’Eterno farà ricadere sul suo capo il suo sangue, perché colpì due uomini più giusti e migliori di lui, e li uccise con la spada, senza che Davide mio padre ne sapesse nulla: Abner, figlio di Ner, capitano dell’esercito d’Israele, e Amasa, figlio di Ieter, capitano dell’esercito di Giuda”. – 1Re 2:32
 
Alla morte di Salomone, infatti, la Casa di Israele si costituì in regno indipendente. Come è già stato riferito prima, la divisione del Regno non è l’origine della differenza tra le due Case, bensì la conseguenza. Fu la Casa di Israele a separarsi dalla Casa di David il suo re, ed è la Casa di Israele che deve ritornare a David! Questo ritorno e riunificazione è missione del Messia. Molti Profeti furono inviati alla Casa di Israele, tra i quali Eliyahu ed Elisha (Elia ed Eliseo), per riportarla a HaShem Elohim. La Casa di Yehudah invece, fu quella che rimase fedele alla sua elezione.

Il Regno d’Israele fu distrutto dagli Assiri, e la sua popolazione fu deportata. Questo segnò la fine definitiva del Regno d’Israele, ma non della Casa di Israele, che assunse una connotazione particolare dal punto di vista profetico.
 
Questa è anche l’origine del mito delle Tribù Perdute d’Israele, anzi, non è esatto identificare le Case su una base puramente tribale, perché molti appartenenti alle Tribù del Nord si stabilirono nel Regno di Yehudah per rimanere fedeli alla Torah ed al Tempio – altri d’Israele abitavano già in territorio di Yehudah (1Re 12:17; 1Cronache 9:3); altri si rifugiarono in Yehudah dopo la prima deportazione sotto Tiglatpileser III quando la caduta definitiva di Samaria era imminente. Infatti, nel tempo dei re Hizqiyahu (Ezechia) e Yoshiyahu (Giosia), dopo la deportazione della Casa di Israele in Assiria, si parla della presenza di tutte le Tribù nel Regno di Yehudah – 2Cronache cap. 30, 31 e 34.
 
Anche la Tribù di Binyamin fu “annessa” a Yehudah, e fa parte della Casa di Yehudah. Anche i Leviti rimangono come Tribù sacerdotale nel seno della Casa di Yehudah. Gli Ebrei attualmente si dividono in “Kohanim”, che sono i discendenti di Aharon, “Levi’im” e “Yehudim”.
 
I Profeti
 
Le Scritture sono molto precise nello specificare se i Profeti sono mandati Casa di Israele o alla Casa di Yehudah, perché le profezie che riguardano l’una e l’altra sono particolarmente diverse.

Solitamente, gli esegeti cristiani non riconoscono la differenza essenziale che esiste tra Israele/Efrayim/Casa di Israele da una parte e Yehudah/Casa di Yehudah dall’altra nella sfera profetica, ma identificano entrambe con gli Ebrei/Israeliti/Giudei ed è per questo che non trovano alcun posto per la chiesa o i gentili. È per questo che sono stati costretti ad ascrivere alla chiesa le benedizioni promesse ad Israele – ma rifiutando di prendersi anche le punizioni, che hanno lasciato per gli Ebrei...

Se si studiano accuratamente le profezie, si può accertare che quelle pronunciate sulla Casa di Israele non si sono verificate nel popolo che oggi conosciamo come Ebrei (i Giudei), ma solo quelle specificamente rivolte alla Casa di Yehudah si sono adempiute e si adempiono tuttora nell’attuale popolo d’Israele, ovvero i Giudei – Quindi, a chi si riferiscono quelle sulla Casa di Israele?

Prima di trattare alcuni aspetti delle profezie bibliche, ecco un breve riassunto sui Profeti “scrittori” – come vengono definiti quelli che hanno lasciato le loro profezie scritte nei libri della Bibbia –, la loro appartenenza e i destinatari del loro messaggio:
 
YESHAYAHU (Isaia) - Profeta della Casa di Yehudah, profetizzò sia alla Casa di Yehudah che alla Casa di Israele, nonché a popoli gentili. Durante il suo ministerio, la Casa di Israele fu deportata in Assiria.

YIRMEYAHU (Geremia) - Profeta della Casa di Yehudah, quando la Casa di Israele era già in esilio. Durante il suo ministerio la Casa di Yehudah fu deportata in Babilonia. Profetizzò la restaurazione di entrambe nell’Era Messianica.

YEHEZKEL (Ezechiele) -  Profeta della Casa di Yehudah durante l’esilio in Babilonia, fu mandato a Tel-Aviv in Assiria a profetizzare alla Casa di Israele, che malgrado 120 anni di esilio non si era ravveduta; profetizza anche contro Yehudah e Yerushalaym, e preannuncia la loro restaurazione e riconciliazione con la Casa di Israele nell’Era Messianica.

DANIEL - Profeta della Casa di Yehudah durante l’esilio in Babilonia, la sua profezia riguarda solo la Casa di Yehudah, e le potenze gentili.

HOSHEA (Osea) - Profeta apparentemente della Casa di Israele, la sua profezia si riferisce alla Casa di Israele, divenuta nazione gentile come conseguenza della sua apostasia, enfatizza la specificità della Casa di Yehudah che manterrà sempre il suo carattere di Popolo dell’Eterno, in contrasto con la Casa di Israele, che non lo sarà più fino al loro riscatto finale.

YOEL (Gioele) - Profeta della Casa di Yehudah, profetizzò sulla restaurazione della Casa di Yehudah e di Yerushalaym, e la loro perpetuità come popolo eletto (in contrasto con quello che Hosea dice sulla Casa di Israele). Accenni ad Israele nella totalità, dopo la restaurazione e riunificazione.

AMOS -  Profeta della Casa di Yehudah, inviato contro la Casa di Israele.

OVADIYAH (Abdia) - Profeta della Casa di Yehudah, la sua profezia si rivolge maggiormente contro Edom, ed annuncia il trionfo finale della Casa di Yehudah insieme alla Casa di Israele.

YONA (Giona) - Profeta della Casa di Israele, contro Assiria, una nazione gentile. È notevole il fatto che è stato proprio ad un Profeta della Casa di Israele che Elohim ha mostrato la Sua misericordia verso i gentili. Assiria fu poi la nazione dove la Casa di Israele fu portata in esilio, e gli Israeliti divennero gentili come gli Assiri. Fu anche la prima nazione che si convertì in massa a Yeshua, dando inizio al riscatto delle “pecore perdute della Casa di Israele”.

MIKAH (Michea) - Profeta della Casa di Yehudah, distingue chiaramente la Casa di Yehudah da quella di Israele e profetizza principalmente su quest’ultima. È significativa la profezia del capitolo 5, in cui parla di Beytlechem, di cui annuncia verrà Colui che raggiungerà “i figli di Israele” e li riscatterà da in mezzo alle nazioni. Questo che regnerà sulla Casa di Israele proviene da Yehudah, e farà tornare la Casa di Israele a Tzion.

NAHUM -  Profeta probabilmente della Casa di Yehudah, annuncia la distruzione di Niniveh.

Abbiamo incluso qui Daniel anche se nel TaNaKh non è considerato tra i Profeti, perché il ministero del profeta consisteva principalmente in ammonire il popolo: egli invece riceveva visioni e sogni, e rivelazioni dei sogni del re, ma non esortava il popolo.
 
Nello stesso modo di Yosef, che riceveva sogni e rivelava i sogni del re, ma non predicava al popolo, per cui non era profeta nel senso stretto. Ad entrambi, Yosef e Daniel, si applica meglio il título di “veggente” –chozeh–, piuttosto che di profeta –navi–. Entrambi furono posti come “capi dei maghi ed indovini” in regni pagani, perché erano veggenti ed annunciarono eventi futuri. In questo studio ci interessa in ogni caso quello che Daniel ha scritto ed annunciato, in quanto attinente all’argomento che trattiamo.
 
È da notare che nessuno dei Profeti della Casa di Israele ha mai ministrato sulla Casa di Yehudah. Neppure Eliyahu ed Elisha, i più grandi Profeti, che appartenendo alla Casa di Israele non hanno profetizzato in Yehudah. Infatti, i Giudei non riconoscevano alcun Profeta provenente dalla Galilea (Yochanan/Giovanni 7:52). In 1Re 13, un Profeta di Yehudah, un “uomo di Elohim”, è mandato ad annunciare a Yarov’am la punizione sulla Casa di Israele, ma a sua volta fu punito anche lui per aver dato ascolto ad un profeta della Casa di Israele! Nessuno di Israele ha autorità per profetizzare a Yehudah.

Dei Profeti scrittori, soltanto Hoshea e probabilmente chi ha scritto la storia di Yona appartenevano alla Casa di Israele; tutti gli altri sono Giudei. Hoshea scrisse durante l’apogeo del Regno d’Israele, non in esilio, e la sua profezia è essenziale per capire l’identità della Casa di Israele.

Considerando che Hoshea è l’unico Profeta della Casa di Israele che scrive rivolgendosi alla propria nazione – tutti gli altri Profeti scrittori sono di Yehudah – sarà il primo ad essere preso in esame.
 
Il Profeta riceve da Elohim l’ordine di rappresentare in modo concreto il rapporto tra Elohim e la Casa di Israele, sposando una donna che esercitava la promiscuità nel contesto dei rituali di fertilità dei Cananei (Hoshea 4:11-14). Israele è la sposa di Elohim... proprio come la chiesa lo è dell’Agnello! (Apocalisse 21:9).
 
1:2 HaShem cominciò a parlare a Hoshea e gli disse: «Va’, prenditi in moglie una meretrice e genera figli di prostituzione; perché il paese si prostituisce, abbandonando l’Eterno».
 
“Hoshea” significa “salvezza”, nome che ha la stessa radice di “Yehoshua”, “Yeshua” (Giosuè, Gesù). L’Eterno non avrebbe comandato al Profeta di compiere un atto proibito dalla Torah; la donna è chiamata meretrice in virtù di ciò che essa sarebbe diventata. La donna risponde alle caratteristiche delle prostitute sacre del culto a baal. La promiscuità della donna è in diretto rapporto con l’apostasia, nella stessa maniera in cui viene descritta nel Nuovo Testamento la chiesa apostata.

Tale rappresentazione non è applicabile al Popolo Ebreo (i Giudei) dopo l’esilio in Babilonia; anzi, sin d’allora i Giudei si distinguono da tutti gli altri popoli per il loro zelo della Torah e il loro rifiuto assoluto dell’idolatria. Le caratteristiche attribuite in questa profezia alla Casa di Israele si sono invece verificate nel seno della chiesa. La vita di Hoshea rappresenta il rapporto tra Elohim e la Casa di Israele; la paternità dei figli non è messa in discussione malgrado l’infedeltà della moglie. Il popolo del Patto scivola nel sincretismo, mischiando il culto di HaShem con i rituali pagani; ancora si ritiene “sposa del Signore” mentre di fatto osserva tradizioni pagane.
 
1:6 Lei concepì di nuovo e partorì una figlia. HaShem disse a Hoshea: «Chiamala Lo-Ruhamah, perché Io non avrò più compassione della Casa di Israele in modo da perdonarla».
 
1:8-9 Quando lei ebbe divezzato Lo-Ruhamah, concepì e partorì un figlio. HaShem disse a Hoshea: «Chiamalo Lo-Ammi, perché voi non siete Mio popolo e Io non sarò per voi».
 
La Casa di Israele è definitivamente rigettata. Letteralmente, l’ultima frase dice “Io non sono più l’«Io sarò» (Esodo 3:14) per voi”. Questo non è mai successo con l’attuale Popolo Ebreo, i Giudei; infatti, la Casa di Yehudah è esclusa da queste dichiarazioni e giudizi:
 
1:7 «Ma avrò compassione della Casa di Yehudah; li salverò mediante HaShem, il loro Elohim; non li salverò con l’arco, né con spada, né con la guerra, né con cavalli, né con cavalieri».
 
È chiaro ed evidente che la Casa di Yehudah sono gli Ebrei del Regno fondato da David, che per loro trasgressioni furono anch’essi deportati in Babilonia, ma solo per 70 anni, dopodichè ritornarono a Yerushalaym e sono tuttora riconosciuti come Ebrei. Per loro è prevista la salvezza in un modo diverso, attraverso il loro Elohim, Colui in Cui i Giudei credono. Allora, chi sono al giorno d’oggi quelli della Casa di Israele? A chi va diretta la profezia di Hoshea?
 
1:10 Tuttavia, il numero dei figli d’Israele sarà come la sabbia del mare, che non si può misurare né contare. Avverrà che invece di dir loro, come si diceva: “Voi non siete Mio popolo”, sarà loro detto: “Siete figli di El Hai”.
 
Il capitolo conclude con una promessa di redenzione, una moltiplicazione fisica ed un ripristino del loro rapporto con Elohim.

“Il numero dei figli d’Israele sarà come la sabbia del mare, che non si può misurare né contare”, ribadisce la promessa fatta a Yakov (Genesi 32:12). Nella presente situazione, è difficile attribuire un tale moltiplicazione al Popolo Ebreo, cioè ai Giudei, che sono un numero piuttosto ridotto. È altrettanto inapplicabile la dichiarazione successiva, perché fino al giorno d’oggi, i Giudei sono chiamati “il Popolo Eletto”, principalmente dai credenti in Yeshua (che hanno l’autorità spirituale per poterlo dichiarare), ma anche dai loro nemici. Esaminiamo dunque a chi nel Nuovo Testamento queste parole di Hoshea vengono applicate:
 
“E ciò per far conoscere la ricchezza della Sua gloria verso dei vasi di misericordia che aveva già prima preparati per la gloria, cioè verso di noi, che Egli ha chiamato non soltanto fra i Giudei ma anche fra i gentili? Così Egli dice appunto in Hoshea:: «Io chiamerò “Mio popolo” quello che non era Mio popolo e “amata” quella che non era amata; e avverrà che nel luogo dov‘era stato detto: “Voi non siete Mio popolo”, là saranno chiamati “figli di El Hai”». – Romani 9:23-26
 
Shaul sta scrivendo queste parole ai Romani! L’apostolo attribuisce ai credenti gentili le parole che Hoshea pronunciò riguardo la Casa di Israele! Shaul era un dotto Giudeo, conoscitore delle Scritture, discepolo di Gamaliel; poteva forse dare un‘interpretazione palesemente erronea? Shaul afferma che i credenti, che non erano considerati “Mio popolo”, erano i “vasi di misericordia che aveva già prima preparati per la gloria” – nell’ottica biblica, questa dichiarazione è inapplicabile ai gentili; qui Shaul fa riferimento a Geremia 18:6, i vasi preparati per la gloria sono nel contesto di un messaggio profetico per la Casa di Israele. Sui riferimenti a Israele nelle lettere di Shaul, particolarmente in quella ai Romani, si discuterà più avanti in questo studio.

Hoshea conclude il primo capitolo con la visione di un Israele fedele e numeroso, che alla fine (v. 11), sarà riunito nuovamente a Yehudah sotto un unico Re, il Messia.
 
Nel capitolo 2, il Marito non parla direttamente con la sposa, sono separati. L’adulterio va punito con la morte, ma l’amore di Elohim è più forte della Sua ira. Si prepara la strada del perdono. Lei ha lasciato il suo Elohim per i falsi déi (gli amanti).
 
2:11 Farò cessare tutte le sue gioie, le sue festività, i suoi Noviluni, i suoi Shabat e tutte le sue solennità.
 
Evidentemente, questa profezia non è applicabile ai Giudei, che non hanno mai cessato di osservare il Shabat, i Rosh Hodesh (Noviluni) e tutte le festività istituite nella Torah, anzi, questo zelo nell‘osservanza dei giorni solenni è una delle loro principali caratteristiche che li distinguono da tutti gli altri popoli.

L’abolizione del Shabat e delle festività Ebraiche è invece una realtà tipica della chiesa. Malgrado il Nuovo Testamento non accenni una parola che possa indicare che tali celebrazioni siano state abolite – anzi, piuttosto è scritto:
 
“Non pensate che io sia venuto per abolire la Legge o i Profeti; io sono venuto non per abolire ma per portare a compimento. Poiché in verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, neppure un iota o un apice della Legge passerà senza che tutto sia adempiuto. Chi dunque avrà violato uno di questi minimi comandamenti e avrà così insegnato agli uomini, sarà chiamato minimo nel regno dei cieli; ma chi li avrà messi in pratica e insegnati sarà chiamato grande nel regno dei cieli. Poiché io vi dico che se la vostra giustizia non supera quella degli scribi e dei farisei, non entrerete affatto nel regno dei cieli”. – Matteo 5:17-20

I cristiani, pur riconoscendo nelle Scritture la Parola di Elohim, non osservano i Suoi comandamenti riguardanti le festività solenni e il Shabat, ed insegnano a non osservarli. Sono invece molto legati all‘osservanza di feste pagane quale il natale, la cosiddetta “pasqua” ed altre celebrazioni che l’Eterno non ha istituito, bensì qualcuno come Yarov’am ha “scelto di testa sua” (1Re 12:33). Yeshua piuttosto ha esortato a superare la giustizia degli scribi e dei farisei, non rinnegando ciò che loro facevano giustamente, ma facendolo meglio.
 
2:14 Perciò, ecco, io l‘attrarrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore.
 
Ricondurre Israele nel deserto, dove è iniziata la sua storia, suggerisce un nuovo inizio.
 
2:16-17 Quel giorno avverrà, dice HaShem, che tu mi chiamerai: “Marito Mio!” e non mi chiamerai più: “Mio Baal!” Io toglierò dalla sua bocca i nomi dei baal, e il loro nome non sarà più pronunciato.
 
Anche questo non può ascriversi ai Giudei, che rispettosamente chiamano Elohim “Adonay”, ma non “baal”. È curioso il fatto che la parola “baal” si traduce “Signore”, come usualmente i cristiani chiamano sia Elohim che Yeshua. La Casa di Israele, da quello che il Profeta dice in questo verso, con questo termine non intendeva un altro dio, ma si rivolgeva al vero Elohim. Anche i cristiani adorano il vero Elohim, non un altro dio, ma si rivolgono a Lui come Egli ha comandato, o usando termini ereditati dal loro passato pagano?
 
2:19 Io ti fidanzerò a me per l‘eternità; ti fidanzerò a me in giustizia e in equità, in benevolenza e in compassioni.
 
Nel futuro glorioso della Casa di Israele restaurata c’è il suo matrimonio con il suo Elohim. La Casa di Israele è indubbiamente la sposa – e la chiesa?...
 
Dal capitolo 4:15 al 6:11 il Profeta parla della situazione immediata, quando Israele e Yehudah sono in conflitto – Yehudah rischiava di cadere alla stessa maniera di Israele. La Casa di Israele è più specificamente identificata con Efrayim e Samaria. La situazione di Yehudah era incerta, il momento storico si riferisce al regno di Achaz, che “seguì l’esempio dei re d’Israele ... seguendo le pratiche abominevoli delle genti che HaShem aveva cacciate davanti ai figli d’Israele” (2Re 16:3). In tali condizioni, Yehudah avrebbe subito la stessa condanna. Nel momento cruciale, quando la caduta del Regno di Israele era imminente, in Yerushalaym regnava Hizkiyahu (Ezechia), un re giusto che cambiò la situazione di Yehudah, evitando la deportazione che invece subì Israele.
 
7:8 Efrayim si mescola con i popoli, Efrayim è una focaccia non rivoltata.
 
9:3 Essi non abiteranno nel paese dell’Eterno, ma Efrayim ritornerà in Egitto e in Assiria, mangeranno cibi impuri.
 
La Casa di Israele è come una focaccia non rivoltata, cotta solo da una parte. Si mescola con i gentili, si perde in mezzo a loro. Mangia cibi impuri. – Nessuna di queste cose possono attribuirsi ai Giudei, che dopo secoli, millenni di dispersione, non si sono mescolati con i gentili, ma conservano la loro identità ebraica. Un’altra loro caratteristica che li distingue dagli altri popoli è che non mangiano cibi impuri. Gli Ebrei generalmente mangiano “kosher”; nel moderno Stato di Israele i negozi di alimentari e ristoranti devono esporre un certificato rabbinico che garantisca che i loro prodotti sono “kosher”. Evidentemente, la Casa di Israele non sono il popolo che oggi riconosciamo come Ebrei; il soggetto di questa profezia non sono loro. Chi è, dunque, la Casa di Israele?
 
9:5 Che farete nei giorni delle solennità e nei giorni di celebrazione dell’Eterno?
 
Ribadisce il concetto già esaminato prima, in 2:11, che la Casa di Israele non osserverà più i giorni stabiliti nella Torah, a differenza dei Giudei, che tuttora li osservano. Sono festività ufficiali nell’attuale Stato di Israele.
 
11:1 Quando Israele era fanciullo, Io lo amai e chiamai Mio figlio fuori d’Egitto.
 
In Matteo 2:15 dice: “...affinché si adempisse quello che fu detto dall’Eterno per mezzo del profeta: «Fuori d’Egitto chiamai Mio figlio»”. È significativo che nell’Evangelo si applica a Yeshua una parola che il Profeta pronuncia in riferimento esplicito ad Israele. Questo argomento sarà trattato più specificamente in seguito, nello studio sul Nuovo Testamento.
 
In 11:8-11, Elohim manifesta la Sua misericordia verso Efrayim (vedi Yirmeyahu 31:18-20), concedendogli una seconda opportunità, un nuovo inizio. La redenzione d’Efrayim avviene per un atto di pura grazia. La salvezza della Casa di Israele passa attraverso la guarigione e la risurrezione, come il Profeta ha anticipato in 6:1-3 :
 
6:1-3 Diranno: “Venite, torniamo all’Eterno, perché Egli ha strappato, ma ci guarirà; ha percosso, ma ci fascerà. In due giorni ci ridarà la vita; il terzo giorno ci rimetterà in piedi, e noi vivremo alla Sua presenza. Conosciamo HaShem, sforziamoci di conoscerlo! La Sua venuta è certa, come quella dell’aurora; Egli verrà a noi come la pioggia, come la pioggia di primavera che annaffia la terra”.
 
Hoshea conclude, nel capitolo 14, con una parola di speranza fondata sull’amore dell’Eterno verso la Casa di Israele, annunciando la sua futura conversione. Conclusione: Il Profeta Hoshea ammonisce la sua nazione, la Casa di Israele, annunciando la loro esclusione dal Patto Mosaico, una condanna definitiva che la colloca allo stesso livello dei popoli gentili. Il suo riscatto avviene non più in virtù del Patto, che la Casa di Israele ha violato, ma in virtù della grazia di Elohim che le concede la possibilità di ravvedimento. Una posizione chiaramente diversa da quella che riguarda la Casa di Yehudah, che malgrado periodi di infedeltà, rimane nel Patto ed il suo rapporto con Elohim continua ad essere regolato secondo la Torah.
 
Hoshea inizia la sua profezia annunciando la punizione della Casa di Yehu a causa del sangue sparso in Yizre’el. Questo sembra contraddire ciò che Elohim stesso aveva ordinato a Yehu attraverso dei Profeti Eliyahu ed Elisha, lo sterminio completo della casa di Achav – 1Re 19:16-17; 21:21-23; 2Re 9:7-10 (vedi: “Conflitto Profetico?”). Dopo Shaul e David, soltanto Yehu è stato unto con l’olio come re d’Israele (2Re 9:3).
 
Yehu era stato veramente scelto da Elohim per compiere la Sua volontà. Elohim stava dando alla Casa di Israele un’opportunità di ritornare al Patto. Yehu doveva ripristinare completamente la Torah, ma si limitò a fare una “riforma”: abolì l’idolatria, le immagini, tutto ciò che era palesemente contrario alle Scritture – ma non completamente, lasciò le basi poste da Yarov’am, le sue feste, il suo modo di servire Elohim. Una storia che trova un sorprendente parallelismo con quella della chiesa...
 

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