sabato 18 aprile 2015

Lucifero e il Primo Bugiardo

Quante volte, nel corso delle nostre ricerche, ci siamo interrogati sulla dicotomia tra FEDE e CONOSCENZA, la quale vedremo si traduce in una dicotomia ancora più filosofica tra OBBEDIENZA e RIBELLIONE.

Ed è forse proprio da questa dicotomia che nasce la figura del ribelle per definizione: l’angelo Lucifero.

Nella tradizione popolare con questo termine generalmente s’intende un ipotetico essere incorporeo e luminoso di natura eminentemente maligna, anzi viene addirittura spesso indicato come il capo dei demoni, il signore degli inferi in cui giacciono i dannati, ed è in questa accezione che in parte del giudaismo e del cristianesimo viene assimilato alla figura di Satana.


Questa sostanziale identificazione deriverebbe da tradizioni giudaico-cristiane che forniscono un’interpretazione particolare di un passo di Isaia che tra breve vedremo. Nella fattispecie, il nome Lucifero sarebbe quello che l’entità possedeva prima della sua cacciata dal cielo da parte di “Dio”: l’angelo “portatore di luce” sarebbe cioè divenuto il Satana, cioè “l’avversario” per eccellenza.

I principali fautori di questa interpretazione sono stati Girolamo, Tertulliano, Origene, San Gregorio Magno, San Cipriano di Cartagine, San Bernardo di Chiaravalle, Agostino di Canterbury i quali sostanzialmente concordano nell’affermare l’originario stato angelico di Lucifero/Satana e dei suoi angeli/demoni: una condizione paradisiaca da cui sarebbero decaduti a causa della superbia e della ribellione.

Possiamo dire in sostanza che questi Padri stabilirono l’identità fra il Lucifero di Isaia e il Satana di Giobbe e dei Vangeli, operando una saldatura che è entrata a far parte della tradizione religiosa e popolare in modo quasi granitico.

Il seguente articolo proporrà invece un modello molto diverso: ovvero quello originale, che vede le due figure archetipali di Gesù e Lucifero essere la medesima entità spirituale. 

L’appellativo “Lucifero” racchiude in sé la funzione dell’archetipo spirituale al quale si riferisce. La parola latina “lucifer” deriva da lux (luce) e ferre (portare). Lucifero significa quindi “colui che porta la luce”. Il latino “lucifer” è a sua volta una traduzione precisa della parola greca “phosphoros.” Anche in questo caso, infatti, la parola “phosphoros” ha come significato quella di “portatore di luce”, essendo costituita da phos (luce) e pherein (portare).

Fosforo (o Eosforo) veniva ritratto come un bambino nudo con una torcia stretta in mano, simbologia archetipale che possiamo riscontrare anche nella figura di Prometeo o, più recentemente, in quella della Statua della Libertà. In ogni caso abbiamo la fiamma della ragione – la conoscenza – che illumina l’oblio dell’ignoranza.


Solitamente per “luciferianesimo” viene intesa l’interpretazione gnostica di Lucifero, visto nel dramma metaforico della genesi come colui che risveglia l’uomo alla conoscenza di sè andando contro il volere del Dio che voleva che la sua creatura non scoprisse il suo potenziale divino… 

La differenza tra molti cristiani e i luciferiani è che i primi leggono la genesi alla lettera, mentre i secondi considerano il racconto biblico come una metafora, una metafora in cui vi sono forze, e non entità in carne ed ossa. In quest’ottica esiste Dio in quanto intelligenza latente dell’universo (la Forza), poi esiste un altro Dio malvagio o completamente folle identificato dai gnostici nel Dio dell’Antico Testamento e frutto solo della malata immaginazione dell’uomo. 

Infine Lucifero rappresenta il Logos, la razionalità e la sapienza divina latente nell’uomo, l’anelito dell’uomo a scoprire i misteri dell’universo, ma anche il principio di ribellione verso ogni limitazione dell’essere e della libertà dell’uomo.

La morale gnostica e luciferiana si fonda tutta sul metro della libertà. Per esempio uccidere è sbagliato perchè limita la libertà di continuare a vivere di un altro. Rubare è sbagliato perchè priva un altro della libertà di disporre dei propri averi e così via. 
Vengono condannate invece tutte le imposizioni moralistiche riguardanti i gusti personali: ognuno è libero di pensare, esprimersi, vestire, mangiare e amare come gli pare. 

Un equivalente del mito gnostico di Lucifero è il mito greco di Prometeo, che sfidando il geloso Giove dona all’uomo il fuoco della conoscenza (Luci-Fero porta la luce) e insegna all’uomo a cavarsela da solo, così come nei miti mesopotamici e biblici fanno i Vigilanti e gli Angeli Caduti capitanati da Semyaza aiutando la stirpe cainita nella costituzione della civiltà urbana antidiluviana trasferendo all’umanità tutta una serie di conoscenze implicite nel concetto del frutto proibito edenita. 

Non è un caso se nel mito gnostico a volte Lucifero viene spesso immaginato donna, capelli neri, pallida e occhi verdi, vestita di nero e verde. Questo corrisponde all’impersonificazione della Sophia, ovvero della Sapienza. Il cosiddetto ”angelo verde” che compare nella trilogia gnostica di Matrix nella figura dell’Oracolo (Prometeo significa che vede prima, cioè oracolo) che aiuta l’Eletto e il genere umano a difendersi dal controllo dell’Architetto, metafora del Dio demiurgo dell’Antico Testamento.

Nel luciferianesimo Gesù Cristo non è una figura negativa, ma un eroe, definito il vero Lucifero. Gesù per il luciferianesimo non è il figlio del Dio dell’Antico Testamento, ma è appunto il Figlio dell’Uomo, e pertanto la manifestazione del potenziale evolutivo e divino completo dell’uomo, “figlio” quindi di quel vero “Dio” che è la Forza latente dell’universo, al contrario dell’immaginario comune che lo vede figlio del falso dio demiurgo veterotestamentario.


L'idea di Lucifero come principio positivo nonché il suo accostamento alla figura di Prometeo saranno dei motivi ripresi da una lunghissima tradizione gnostica e filosofica che nella storia ha trovato echi nell'Illuminismo, nella Massoneria, nel Rosacrocianesimo, nel Romanticismo di Byron, di Shelley, di Baudelaire e persino di Blake. 

Tra gli autori italiani è interessante ricordare l'inno a Satana del Carducci e il poema Lucifero di Mario Rapisardi.

Tutta questa enorme cultura, la cui matrice luciferica è rimasta sempre più o meno celata, può essere compendiata nel sopraccitato termine luciferismo (o luciferianesimo) inteso come controparte del satanismo, ove quest'ultimo accetta l'identificazione di Lucifero e Satana e anzi venera proprio l'aspetto tenebroso e demoniaco di Lucifero/Satana, mentre la visione luciferiana usualmente non accetta tale identificazione oppura l'accetta solo per risolvere l'aspetto satanico nell'aspetto luciferino (cioè l'aspetto tenebroso nell'aspetto luminoso). 

Posto che satanismo e luciferismo non si oppongono l'uno all'altro, il culto di Lucifero come entità spirituale oppure più semplicemente come simbolo ideale ha come presupposti teologico-filosofici l'identità fra Dio e Sophia (la Sapienza) e dunque la divinità della luce di conoscenza nell'uomo, nonché infine la benignità essenziale di qualsiasi entità che sia Portatore di luce, cioè portatore di conoscenza. Secondo tale visione dunque Cristo e Lucifero o sono figure complementari oppure sono addirittura la stessa persona in due aspetti e momenti diversi, per cui il Satana che compare nei Vangeli sarebbe stato anche il tentatore di Lucifero all'inizio dei tempi, il che presuppone la non-identità fra Lucifero e Satana.

La dottrina e il catechismo associano l’erronea e la mistificata figura del satanico lucifero al serpente dell’Eden così descritto in Genesi:
<<... Il serpente era il più astuto di tutti gli animali della campagna che il Signore Dio aveva fatto, e disse alla donna: "è vero che Dio ha detto: "Non dovete mangiare di nessun albero del giardino"?  
La donna rispose al serpente: "Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare; ma del frutto dell'albero che sta nella parte interna del giardino Dio ha detto: "Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete"... >>

E su questa frase possiamo osservare ciò che avremmo dovuto capire fin dalle prime lezioni di catechismo. 

Ovvero che il primo bugiardo che vediamo nella Bibbia è proprio il dio veterotestamentario che la dottrina vorrebbe essere creatore dell’universo, onnisciente e onnipotente.

Già... bugiardo... poiché in sostanza minacciò di morte Adamo ed Eva qualora si fossero arrischiati a nutrirsi del frutto dell’albero della conoscenza. 


Eppure sappiamo che essi mangiarono di quel frutto e certamente non morirono, svelando quindi la menzogna del dio, del potere, a cui si erano affidati e il quale richiedeva da parte loro una cieca e dogmatica obbedienza.

Inconsistenti sono anche le tesi teologiche in risposta al quesito in questione secondo le quali dio non avrebbe mentito poiché Adamo ed Eva effettivamente diventarono mortali dopo aver mangiato del frutto dell’Albero della Conoscenza. In primo luogo queste giustificazioni risultano inconsistenti in quanto in nessun passo precedente si può evincere la presunta creazione immortale di Adamo ed Eva, in secondo luogo poiché se anche così fosse non avrebbe avuto senso la proibizione di nutrirsi del frutto dell’albero della Vita per ottenere la vita eterna.

Tralasciando il termine plurale che lascia presupporre una pletora di soggetti ‘divini’ che popolavano l’Eden biblico leggiamo infatti sempre in Genesi:
<<... Il Signore Dio disse allora: "Ecco, l'uomo è diventato come uno di noi, conoscendo il bene e il male! Ora facciamo si ch'egli non stenda la sua mano e non prenda anche l'albero della vita così che ne mangi e viva in eterno!". ... >>

Ed è inquietante infine oltre all’idea di questo dio bugiardo quella di un dio che punisce in modo cosi violento un atto sì di disobbedienza e di ribellione, ma contro una autorità, seppur divina, che voleva l’uomo restasse nella condizione di ignoranza, senza poter godere della “conoscenza”, così da potere essere più facilmente manipolabile dalla “Fede”.
<<... Allora il Signore Dio disse al serpente: "Perché hai fatto questo, maledetto sii tu fra tutto il bestiame e tra tutti gli animali della campagna: sul tuo ventre dovrai camminare e polvere dovrai mangiare per tutti i giorni della tua vita. Ed io porrò ostilità tra te e la donna tra la tua stirpe e la sua stirpe: essa ti schiaccerà la testa e tu la assalirai al tallone". 
Alla donna disse: "Moltiplicherò le tue sofferenze e le tue gravidanze, con doglie dovrai partorire figliuoli. Verso tuo marito ti spingerà la tua passione, ma egli vorrà dominare su te". 
E all'uomo disse: "Perché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell'albero, per il quale ti avevo ordinato: "Non ne devi mangiare: Maledetto sia il suolo per causa tua. Con affanno ne trarrai il nutrimento, per tutti i giorni della tua vita. Spine e cardi farà spuntare per te, mentre tu dovrai mangiare le erbe dei campi. Con il sudore della tua faccia mangerai il pane, finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto, perché polvere sei e in polvere devi tornare"... >>

Paradossalmente fu quindi proprio il serpente a dire la verità ai due metaforici simboli dell’umanità tutta.
<<... Ma il serpente disse alla donna: "Voi non morirete affatto! Anzi Dio sa che nel giorno in cui voi ne mangerete, si apriranno i vostri occhi e diventerete come Dio, conoscitori del bene e del male".  
Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiarsi, seducente per gli occhi e attraente per avere successo; perciò prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche a suo marito, che era con lei, ed egli ne mangiò... >>

Fin dalle prime righe della Bibbia quindi conosciamo un dio veterotestamentario crudele, vendicativo, bugiardo. Ma la cosa che dovrebbe fare ulteriormente riflettere è che questo dio risulta persino avere timore della sua propria creatura “a immagine e somiglianza...” che cerca di limitare per impedire che diventi “esattamente come...”. 

Cosa che invece proprio il serpente cercherà di realizzare. Serpente il quale disse la verità all’uomo relativamente al significato e alle conseguenze del frutto dell’albero della conoscenza, inducendo nell’uomo un atto di disobbedienza civile come diremmo oggi, attraverso il quale l’Uomo vincendo l’ignoranza della fede nella quale il dio veterotestamentario voleva costringerlo, ottiene, oltre alla conoscenza una maggiore libertà ed emancipazione... Libertà ed emancipazione che però pagherà a caro prezzo. 

Disobbedienza e ribellione che comunque hanno caratterizzato tutti i grandi cambiamenti positivi che l’umanità ha ottenuto nel corso dei millenni. E’ innegabile infatti che ogni successo ottenuto dall’uomo in campo tecnologico, sociale, politico, economico, scientifico e religioso sono state grazie alla volontà di alcuni di opporsi e ribellarsi allo status-quo accettato dalla maggioranza delle persone come realtà dogmatica e incontrovertibile.


E questo nell’annoso dibattito tra FEDE e CONOSCENZA, dove, come abbiamo visto in diversi precedenti articoli, la prima implica l'affidamento del soggetto a un intermediario mentre la seconda offre la possibilità all’uomo di emanciparsi, di rendersi libero e di evolvere.

La disobbedienza, compresa la disobbedienza civile teorizzata da Henry David Thoreau, praticata dal Mahatma Gandhi e da Martin Luther King, si è trasformata nella storia in una sorta di «potere costituente» e di forza evolutiva promotrice di cambiamenti. 

La «disobbedienza», insomma, non è stata sempre negativa. Qualche volta ha rappresentato un fattore di accelerazione verso la modernità e verso la conquista delle libertà civili. Qualche altra volta si è rivelata un antidoto contro «le ingiustizie della giustizia» o contro, vien da dire parafrasando D'Annunzio, «la giustizia mutilata». 

Del resto, a proposito di giustizia violata, anche il teorico della «disobbedienza civile», Henry David Thoreau, ebbe qualcosa da sottolineare: «La legge non ha mai reso gli uomini neppure poco più giusti; e, anzi, a causa del rispetto della legge, perfino gli onesti sono quotidianamente trasformati in agenti di ingiustizia»

Come ci ricorda Pierluigi Piazza la storia dovrebbe istruirci con il suo svolgersi continuo fra obbedienze e disobbedienze di uomini, comunità, popoli interi. Dovrebbero essere costante motivo di riflessione le immagini di masse intere di persone che marciano dipendenti da assoluti ideologici e politici disumani, portatori di atrocità e morte. 

Dovremmo accettare la provocazione di un interrogativo costante: perché l’essere umano è così facilmente disponibile a ‘vendere’ la propria libertà, dimensione costitutiva che proclama e desidera, a cui agogna, salvo poi, appunto, a non vivere il coraggio di gestirla assumendola, testimoniandola, nelle situazioni della storia? 

Perché è così propenso ad obbedire anche alle indicazioni, alle organizzazioni e agli ordini disumani? Perché tende a scusarsi attribuendo ad altri, ai superiori, la responsabilità delle proprie parole, posizioni, azioni anche quelle più violente, disumane, omicide? E, in alternativa, dove trova l’ispirazione, la forza, il coraggio, la perseveranza per opporsi, considerando le conseguenze dolorose fino alla persecuzione, all’isolamento, al carcere, alla tortura, alla morte violenta?

Gesù Cristo non venne forse lui stesso a sovvertire l'ordine costituito?! Come infatti ben possiamo osserviamo durante il celebre passo della cacciata dei cambiavalute davanti al sagrato del tempio. 


Cambiavalute di ieri, che sono i banchieri e il mondo della finanza di oggi... Peccato che oggi tutti ricordano quelli davanti al tempio come mercanti, ennesima mistificazione della realtà storica descritta nei testi sacri a tutela dell’ordine costituito e del potere centrale

Tutto questo spiega perché apparentemente sia gli esponenti di quelli che noi del Progetto Atlanticus identifichiamo con i Player B e C facciano spesso riferimento e uso di simboli che i complottisti della rete associano al male, al satanismo, alla massoneria o a Lucifero.

Effettivamente è davvero così, in quanto, se Lucifero equivale a conoscenza, è pur vero che tutti anelino ad essa, noi compresi. La discriminante è nell’uso che di questa conoscenza si vuole fare.

Il Player B, luciferino, desidera, secondo la logica del Progetto Atlanticus, utilizzare questa conoscenza per fare evolvere l’Uomo seguendo quanto fatto in precedenza dai capostipiti di tale figura: Enki, Gesù, il serpente stesso, rendendolo libero ed emancipandolo dai dogmi della fedele obbedienza e del dominio da parte dello status-quo, del potere, e tra essi annoveriamo a titolo esemplificativo tutto quell’ambito esoterico-ermetico proprio della massoneria e dell’alchimia rinascimentale ivi compresi anche quegli artisti contemporanei fin troppo erroneamente vituperati da certe ipotesi complottiste che circolano in rete.

    
D’altro canto il Player C, anch’esso adoratore di Lucifero al pari del Player B, desidera e ottiene questa conoscenza al solo scopo di sfruttarla per mantenere l’uomo sotto al proprio tallone godendo dei privilegi di CHI SA nei confronti di CHI NON SA.

La Conoscenza rappresentata da Lucifero e dal simbolo del serpente stesso diventa pertanto l’obiettivo di entrambi i Player seppur come abbiamo visto con finalità diverse.

Come riconoscerli in modo autonomo senza doversi fidare di quello che affermano i complottari sulla rete o quello che noi stessi sosteniamo? Il mio consiglio è di non guardare al contenitore, ma al contenuto. Se il contenuto è portatore di conoscenza, libertà, emancipazione anche attraverso provocazioni e linguaggi simbolici esoterici-alchemici propri del mondo artistico, allora colui che lo porta sarà probabilmente figura ascrivibile al Player B. 

Quel timore rappresentato dalla rabbia del dio veterotestamentario nei confronti di un Uomo in possesso della conoscenza che è invece ciò che ha contribuito alla demonizzzione nel corso dei millenni della figura della conoscenza rappresentata dal serpente e dal suo portatore, Lucifero stesso, trasformato nel maligno.

Un timore di cui abbiamo parlato nell’articolo “Il ruolo del Player A e le sue paure” nel quale analizziamo dove nasce il timore del Player A e come esso caratterizzi certa 'Accademia' e certe istituzioni ancora oggi. Vi è una scena, verso la fine del celebre film di fantascienza di Schnaffer “Il pianeta delle Scimmie” del 1968 nella quale viene data lettura della XXIX pergamena. 

Una pergamena tenuta volutamente segreta dall’elite scimmiesca al fine di evitare la dissoluzione delle credenze sulle quali si fondava l’intera società del popolo delle scimmie, le quali non conoscevano e non dovevano conoscere la vera storia del passato del loro pianeta.

Essa recitava:
“... Guardati dalla bestia-uomo, poiché egli è l'artiglio del demonio. Egli è il solo fra i primati di Dio che uccida per passatempo, o lussuria, o avidità. Sì, egli uccide il suo fratello per possedere la terra del suo fratello. Non permettere che egli si moltiplichi, perché egli farà il deserto della sua casa e della tua. Sfuggilo, ricaccialo nella sua tana nella foresta, perché egli è il messaggero della morte..”

Un duro giudizio nei confronti del genere umano, ma che a mio avviso, ben rispecchia i possibili timori manifestati dal Player A all’epoca del dibattito intercorso tra i due Player, A e B appunto, in merito alla eventualità di offrire all’uomo, al Sapiens in modo particolare, determinati saperi e tecnologie. 

Di civiltà tecnologicamente avanzate dell'antichità ce ne sono state diverse, e più volte sono state annientate da cataclismi e, a giudicare da quanto narrano i testi indù, anche da guerre non convenzionali facendo ricorso ad armi dalla potenza così devastante da far apparire delle normalissime bombe le nostre attuali bombe atomiche.

Un trauma nella coscienza collettiva che deve essere dimenticato ed evitato e che per il quale determinati soggetti, seguendo le logiche e i timori già di Enlil, seguono la strada del Player A.


Persone che sanno bene cosa si nasconda nei reconditi angoli segreti della misteriosa storia passata dell’umanità e del corpus letterario alchemico-esoterico, ma che nonostante questo negano, negano con tutte le loro forze ogni tipo di ricerca che in qualche modo possa riportare alla luce quell’antico e terribile segreto reclutando indirettamente i cosiddetti ‘scientisti’, ignari di questo segreto, di modo da poter continuare a sostenere nelle accademie, e quindi nell’opinione pubblica, quella tranquilla storia dogmatica che ci vede come una evoluzione delle scimmie in un progresso tecnologico lineare che ci ha portato dall’età della pietra in modo del tutto lineare appunto. 

Tutto questo per dormire sonni tranquilli ed evitare che l’Uomo possa entrare in possesso di una conoscenza esoterica e tecnologie così incredibilmente distruttive da rappresentare un pericolo per sè e per gli altri. 

Pur non condividendo l’atteggiamento e la filosofia del Player A e dei suoi ‘affiliati’ più o meno consapevoli credo vada riconosciuto loro la validità delle loro motivazioni. 

A differenza del Player C costoro non sfruttano l’ignoranza del genere umano al fine di dominarlo o controllarlo. 

Il loro comportamento si avvicina di più a quello di un buon padre di famiglia che impedisce al proprio bambino di maneggiare una pistola carica riponendo la stessa al sicuro, in un armadio chiuso a chiave, protetta dalla curiosità del proprio figlio, in attesa che questi sia sufficientemente maturo per poter ‘svelare’ il segreto contenuto nell’armadio.

In buona sostanza il Player A tenderebbe ad evitare che certe tecnologie e certi saperi vengano alla luce e resi di dominio pubblico, prima che i sapiens siano in grado di utilizzarli, per evitare che questi li possano usare nel modo sbagliato distruggendosi e distruggendo il mondo.

Accanto e contrapposto al ruolo del ‘padre’ rappresentato dal Player A troviamo quello della ‘madre’ luciferiana, rappresentata dal Player B, il quale invece si propone di educare e istruire il genere umano per prepararlo a poter aprire quell’armadio chiuso a chiave di cui si parlava prima, il cosiddetto velo di maya, richiamando la terminologia induista già utilizzata dal filosofo tedesco Arthur Schopenhauer.

Padre e madre, censore il primo, istruttrice il secondo, in perfetto e alchemico equilibrio, anche se al nostro livello di ricerca tutto questo si traduce in un duro scontro tra le posizioni dell’accademia tradizionale e quelle della ricerca alternativa.

Quel duro scontro tra fede e conoscenza, tra obbedienza e disobbedienza, tra il ribelle Lucifero e il demiurgo, che caratterizza da millenni il teatro della “Scacchiera degli Illuminati”.

Fonti:
M. HEINDEL, La Cosmogonia dei Rosacroce, Verona, Edizioni del Cigno, 2005
M.P. HALL, The Secret Teachings of all Ages, Radford, Wilder Publications, 2009
R. STEINER, Influssi luciferici, arimanici, asurici (Conferenza di Rudolf Steiner del 1909)

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