lunedì 8 giugno 2015

Ultime scoperte sugli Impianti Alieni

Il tema delle interferenze aliene e dei cosiddetti “impianti” costituisce, da molti anni, un campo controverso e spesso soggetto a feroci quanto crudeli critiche mediatiche. Nonostante moltissimi scienziati e ricercatori, di fama internazionale, abbiano dedicato gran parte della loro vita allo studio di questa particolare realtà, i risultati sono ancora del tutto lontani dall’individuare non solo una soluzione adeguata e definitiva al problema ma anche una difesa efficace per coloro che, inconsapevolmente e soprattutto indipendentemente dalla loro volontà, vengono coinvolti. Ma quali sono le ultime scoperte effettuate dalla ricerca sul campo?

Il compianto dottor Roger Leir (recentemente scomparso) ha lasciato ai suoi collaboratori, il chimico Steven Colbern ed il fisico Robert Koontz, la gravosa eredità di continuare l’opera da lui iniziata nel 2008, periodo nel quale riuscì ad isolare ed estrarre dal corpo di un presunto addotto un oggetto che emetteva una frequenza radio di 14.74850 Mhz ed irraggiava anche RF nella banda ELF delle microonde.

Dal punto un punto di vista squisitamente statistico, i “grigi” (ossia la razza aliena che sembra essere preposta ai rapimenti), opererebbero a livello mondiale ed, in alcuni casi, in aree ben localizzate. Il loro modus operandi si avvarrebbe di strane ed innovative tecnologie che paralizzerebbero nel sonno la vittima predestinata, permettendo loro di prelevarla e condurla nei loro mezzi o in basi sotterranee dove poi viene largamente esaminata e sottoposta all’introduzione di veri e propri microchip, utili all’individuazione del soggetto o al controllo mentale. 

Di cosa sono fatti, questi impianti? Generalmente hanno una composizione simile ai meteoriti ferrosi e presentano rilevanti quantità di elementi come cobalto ed iridio.

Hanno rapporti isotopici non riscontrabili sulla Terra che, teoricamente, potrebbero essere trovati nel nucleo di una supernova. Di forma solitamente irregolare ed insolita sono generalmente coperti da una sostanza gelatinosa che servirebbe ad evitare da parte dell’organismo nel quale vengono introdotti, il classico rigetto. Essi non producono alcune reazione da parte del sistema immunitario ed osservandoli al microscopio è possibile individuare la crescita di tessuti intorno al metallo di cui sono composti. 

Alcuni di questi microchip emettono onde elettromagnetiche con frequenze FM che vanno dai 93 mhz ai 15 mhz, utilizzate anche dai satelliti per comunicazioni collocati nello spazio, fuori della nostra atmosfera. 

Il loro rivestimento risulta essere sensibile ai fononi e trasmette onde sonore. Dal punto di vista chimico gli impianti derivano da una tecnologia a noi sconosciuta, almeno ufficialmente, e vengono generalmente individuati in varie parti del corpo umano. Alcuni di essi emettono forti campi magnetici e durante il 1° mese di innesto sono identificabili per una fluorescenza della pelle, visibile ai raggi X e con altri macchinari più sofisticati.

Spesso è difficile stabilire il punto di innesto di questi impianti, poiché in superficie, i segni fisici scompaiono in un giorno o due senza lasciare alcuna traccia. Sino ad oggi, gli impianti recuperati e riconosciuti come tali non superano le trenta unità. 

Alcune di queste strutture, asportate dall’organismo degli addotti, sembrano cristalli aventi forma differente, generalmente a rombo o rettangolari, e sono presumibilmente utilizzati per l’emissione di onde scalare. Secondo le ultime statistiche, infine, almeno il 2% della popolazione degli Stati Uniti presenterebbe segni e cicatrici di origini sconosciute ma ciò risulta essere puramente indicativo poiché il numero delle persone “rapite” ed impiantate potrebbe essere più alto di quanto si possa immaginare, soprattutto considerando che questi rapimenti avvengono in ogni parte del globo.


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