Nel 1982 Russel Burrows, classe 1935, già combattente in Vietnam nelle Forze Speciali e agente di custodia, rivelò pubblicamente di avere scoperto in un complesso di cavità sotterranee, durante una battuta di caccia nel sud dell’Illinois, 3000/4000 frammenti di roccia, incisi con una varietà di curiosi disegni, geroglifici e scritte. La storia delle grotte Burrows è talmente strana, che non desta meraviglia il forte scetticismo suscitato.
La lettura di quelle pietre sembra raccontare una storia conturbante: occorrerebbe una vera e propria svolta epocale, per accettarla. Sui geroglifici pubblicati da Burrows appare un intreccio d’espressioni diverse, una mescolanza d’immagini d’ogni genere e d’ogni influsso culturale, che rende difficile ogni interpretazione: una specie di archivio o di biblioteca, messo insieme in un momento indefinito del primo millennio.
Si vedono parecchie divinità dalla testa di lupo e di sciacallo, dal classico Anubis egiziano sino a versioni con caratteri antropomorfi. Molte teste graffite, per lo più profili di guerrieri, con copricapi di foggia greca, romana ed egiziana. Alcuni dei graffiti sembrano copie amatoriali e approssimative di fonti dell’antica Grecia o della Mesopotamia.
Altri invece sottendono un alto livellodi capacità e conoscenze dell’antica cosmologia.
Un’immagine raffigura una divinità “lupesca”, in piedi, in ricchi abiti sacerdotali, con una mitria vescovile decorata da un emblema solare. La figura somiglia al dio So–Bek–Ra, come appare dipinto in un tempio sul Nilo.
Ci sono anche immagini di antichi Amerindi, con copricapi di piume e col volto tatuato. Ricordi d’antichi viaggiatori? Tra le figure appaiono antichi strumenti musicali ed oggetti sacri, mappe, immagini di navi, animali non autoctoni. Uno dei graffiti raffigura il dio Pan, dalle zampe caprine, con la zampogna, che s’intrattiene con una ninfa. Un’altra pietra reca la chiara immagine d’un elefante, sovrapposta a caratteri ebraici. Un manufatto con un’iscrizione simile era stato trovato in una pietra a forma di piramide, in Ecuador, alcuni anni prima. Alcune tavolette sono realizzate in bassorilievo, altre sono graffite con forme d’animali e di divinità, altre infine sono solo abbozzate, con disegni approssimativi.
Dalle grotte proviene anche una piccola collezione d’oggetti lavorati in oro e di monete. La maggior parte reca solo disegni, ma ci sono numerose piastrine incise con righe di scrittura coerenti.
Gli esempi e gli influssi appaiono svariati, dall’ebraico e dal sumero al romano, al greco ed all’egiziano. Si è ipotizzato che la grotta fosse stata un nascondiglio di pirati, che in tempi antichi avessero raccolto gli oggetti, quasi come un museo culturale. Insieme al Dr. James Scherz, lo studioso Fred Rydholm trovò correlazioni tra i simboli delle monete della Grotta Burrows e le monete coniate lungo la Via della Seta, tra la Cina e Roma.
I simboli predominanti erano Kushana e Satavahana. I Kushana furono una dinastia mercantile, che al tempo dell’antica Roma controllava le Vie della Seta, ed univano diversi popoli. Essi scomparvero durante la decadenza dell’Impero romano d’occidente, dopo il 300 d.C. I Satavahana erano una popolazione marinara, vivevano sulla costa dell’Oceano Indiano ed avevano grandi navi, raffigurate nelle loro monete. Scomparvero nel periodo 210–230 d.C. Ciò suggerisce una datazione della raccolta delle grotte Burrows tra l’inizio del primo millennio e l’anno 200 ca. d.C.
Fred Rydholm riuscì a decifrare alcune delle iscrizioni, con l’aiuto di due giovani ricercatori della Florida, Paul Schaffranke e Brian Hubbard. Riconobbero somiglianze con l’antico alfabeto etrusco e tradussero una scritta come “latino da strada”, un gergo comunemente usato al tempo di Gesù Cristo.
Altre tavolette di pietra sarebbero scritte in ebraico ed in egiziano. Alcuni archeologi e linguisti hanno esaminato la collezione e ne hanno riconosciuto l’autenticità. Un ingegnere in pensione, Bill Kreisle, ha identificato su alcune tavolette accurate mappe del fiume Mississippi e della regione dei Grandi Laghi, come dovevano apparire 2000 anni fa (v. foto).
Altre tavolette di pietra sarebbero scritte in ebraico ed in egiziano. Alcuni archeologi e linguisti hanno esaminato la collezione e ne hanno riconosciuto l’autenticità. Un ingegnere in pensione, Bill Kreisle, ha identificato su alcune tavolette accurate mappe del fiume Mississippi e della regione dei Grandi Laghi, come dovevano apparire 2000 anni fa (v. foto).
Un’altra mappa di pietra mostra un fiume della Penisola Iberica (il Baetis, attuale Guadalquivir), e l’antica città di Cadice presso la foce. La cosa più stupefacente fu la scoperta di cripte sotterranee, scavate in profondità nell’arenaria, contenenti numerosi scheletri, gioielli, manufatti e statue. Chi lasciò il tesoro è stato, a quanto pare,sepolto insieme ad esso. Fred Rydholm si è azzardato a dichiarare: “Ci sono indizi che i corpitrovati nelle cripte fossero dei capi d’una colonia di rifugiati, giunti qui dall’Egitto tolemaico, incluso un contingente d’Ebrei, proveniente dal regno di Mauritania, vassallo dei Romani”.
Il Dr. Joseph Mahan, fondatore ed a lungo presidente dell’Institute for the Study of American Cultures (ISAC), dopo aver esaminato le traduzioni, ha ipotizzato: “Furono inviati segretamente in America con navi fornite dal re della Mauritania Giuba II e da sua moglie Cleopatra Selene, figlia di Cleopatra e di Marco Antonio. Insieme ai rifugiati viaggiavano i due fratelli della regina, scomparsi da Roma nell’anno 17 d.C., Tolomeo Filadelfo ed Alessandro Helios”.
Secondo altri, invece, questi sarebbero i resti d’un gruppo d’allievi sacerdoti, i quali, con i membri dell’ex famiglia reale, sfuggirono alla dominazione romana ed alla cristianizzazione dell’Egitto e partirono verso l’ignoto, in una data anteriore al 200–300 d.C. Le mappe e le altre figure incise sulle tavolette mostrano l’intenzione deliberata di trapiantare una cultura, forse per sfuggire alle persecuzioni religiose messe in atto dai romani dopo l’invasione dell’Egitto, per stabilire una remota colonia che potesse conservare le antiche tradizioni.
Il Dr. Joseph Mahan, archeologo ed antropologo, dopo un attento studio dei manufatti della grotta, individua nel materiale studiato una dettagliata cosmologia ed un patrimonio di credenze religiose, sensibilmente simile alle sopravvivenze presso le tribù indiane della zona. Nell’Illinois meridionale e dell’Indiana, la regione in cui Russell Burrows ha trovato le grotte, esistevano diverse culture primitive, delle quali gli archeologi conoscono ancora troppo poco.
Si trovano tombe, scheletri e manufatti della cultura Adena, attribuibili ad un periodo compreso tra il 500 a.C. ed il 200 d.C. Qui visse anche la cultura Hopewell, dal 100 a.C. al 350 d.C. Una civiltà misteriosa concentrata lungo il Mississippi, conosciuta come “Mississippian”, fiorì intorno all’800 d.C. e si pensa che esistesse ancora quando gli Spagnoli arrivarono. Il ricercatore Joseph Mahan sottolinea il fatto che gli archeologi hanno identificato un culto della Terra e del Sole, che durò almeno cinquant’anni e si svolgeva in templi rotondi dal tetto a terrazza. Questo culto si diffuse dal Mississippi nell’ultimo periodo del primo millennio.
I tumuli piramidali, con un fuoco permanente sulla cima, contenevano una varietà d’oggetti artistici, incisi nel rame e nella pietra, che raffiguravano divinità dalla testa d’animale, croci, svastiche, sacerdoti in abiti cerimoniali. Questi tumuli sono diffusi dall’Oklahoma all’Illinois, Alabama e Georgia.
Le Grotte Burrows potrebbero essere la biblioteca perduta, il santuario, dei fondatori di quella misteriosa cultura? Provenivano essi davvero dall’ex famiglia reale egiziana ed erano sfuggiti al saccheggio della loro patria, all’inizio del primo millennio? Oppure si tratta, come molti hannoipotizzato, dell’ennesimo falso storico, come si pensa di tanti altri “ritrovamenti” avvenuti in territorio americano?
Sempre misteri, che l'archeologia ufficiale non vuole spiegare.............
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