La Basilica di Collemaggio nasconde segreti leggendari ed inaccessibili, essendo destinata a custodire qualcosa di particolarmente importante per la Cristianità, forse proprio gli oggetti più sacri del Tesoro del Tempio, che non era uno scrigno tempestato di gemme, pieno di monete d’oro, ma delle reliquie eccezionali, scomparse nel nulla e che fino a qualche secolo fa venivano mostrate ai pellegrini durante la Perdonanza celestiniana, come la spina della corona poggiata sul capo di Gesù, o l’indice della mano destra di San Giovanni, che Baldovino, Re di Gerusalemme, aveva consegnato all’Ordine, come ricorda una tavoletta in latino e come ha confermato una mostra intitolata “Il Giubileo prima del Giubileo”, organizzata dall’Archivio di Stato, con i documenti in essa custoditi.
Ebbene queste reliquie erano state donate dall’Ordine dei Templari all’eremita Pietro da Morrone (sopranome legato alla montagna, dove per anni si era ritirato a meditare) che aveva mostrato una tempra non comune, spostandosi in pieno inverno a piedi dall’Aquila fino a Lione, con un viaggio durato oltre 4 mesi, per incontrare il Papa, Gregorio IX, e convincerlo a non sopprimere il piccolo ordine monastico sorto nell’Abruzzo, alle pendici del Monte Morrone, dove all’epoca erano già stati costruiti 16 conventi, in cui molti eremiti si erano installati anche per sfuggire alle persecuzioni ed alle accuse infondate e pretestuose mosse loro dall’inquisitore francescano di Spoleto, non a caso subito rimosso dal Suo incarico da Celestino V, una volta assurto al Soglio Pontificio.
A Lione Pietro Angeleri - questi era il suo vero cognome -venne ospitato nella commenda locale ed ebbe modo di incontrare i più alti esponenti dell’Ordine Templare riunitosi per assistere al Concilio, i quali intervennero con tutto il loro peso diplomatico, convincendo il Papa a desistere dalla sua decisione, cosa che consentì ai futuri monaci celestiniani di non dover tornare a vivere e nascondersi nelle caverne, in cui erano vissuti in precedenza, restando nei conventi, ricoveri più consoni ed adatti ad affrontare le rigide temperature invernali e ad accogliere ed assistere un numero sempre crescente di pellegrini che giungevano da ogni parte dell’Abruzzo, attratti dalla fama di Pietro, da tutti venerato come un Santo per i suoi indiscussi poteri, che portavano a repentine e miracolose guarigioni.
Alle stesse conclusioni erano giunti il Gran Maestro dell’Ordine e i suoi più stretti e fidati collaboratori quando decisero di dargli un completo e disinteressato sostegno tecnico ed economico, progettando e finanziando la costruzione di una Basilica templare in una località all’epoca assolutamente non frequentata, anzi pressoché inaccessibile, ma proprio per questo rivelatasi il luogo più adatto al raggiungimento degli scopi reali, che i più alti gradi dell’Ordine si erano prefissi, che non erano certo -come si sostiene da parte di alcuni storici- quello di costruire una nuova Cattedrale in un luogo non facilmente accessibile al fine di nascondere e preservare alcune delle reliquie più importanti della cristianità.
Pietro da Morrone era stato infatti riaccompagnato a L’Aquila da un drappello di cavalieri templari per garantirgli un ritorno senza ostacoli e pericoli, ma soprattutto per consentire ad alcuni maestri costruttori, esperti nell’arte regia, accodatisi alla comitiva, di individuare la località più adatta alla costruzione di una grande Cattedrale, area che venne indicata dallo stesso futuro Celestino nella collina di Collemaggio, che si era rivelata un sito capace di amplificare le forze geomagnetiche (ley lines), anche per il passaggio di un fiume sotterraneo, in cui scorreva un’acqua di particolare qualità e potenza.
Era una tecnica molto antica, messa a punto dai Sumeri, dai Babilonesi e dagli Egiziani, il cui insegnamento è confluito nel Cristianesimo delle origini attraverso gli Esseni. Tecnica fatta propria dagli Ebrei con la cabala, dai Greci (Pitagora e Platone), dai Romani ed in tempi più recenti dall’Ordine monastico guerriero dei Templari - voluto da Bernardo da Chiaravalle -, che, entrato in contatto, durante le crociate, con Ordini iniziatici mussulmani, ne aveva acquisito le tecniche più segrete.
A Lione Pietro Angeleri - questi era il suo vero cognome -venne ospitato nella commenda locale ed ebbe modo di incontrare i più alti esponenti dell’Ordine Templare riunitosi per assistere al Concilio, i quali intervennero con tutto il loro peso diplomatico, convincendo il Papa a desistere dalla sua decisione, cosa che consentì ai futuri monaci celestiniani di non dover tornare a vivere e nascondersi nelle caverne, in cui erano vissuti in precedenza, restando nei conventi, ricoveri più consoni ed adatti ad affrontare le rigide temperature invernali e ad accogliere ed assistere un numero sempre crescente di pellegrini che giungevano da ogni parte dell’Abruzzo, attratti dalla fama di Pietro, da tutti venerato come un Santo per i suoi indiscussi poteri, che portavano a repentine e miracolose guarigioni.
Alle stesse conclusioni erano giunti il Gran Maestro dell’Ordine e i suoi più stretti e fidati collaboratori quando decisero di dargli un completo e disinteressato sostegno tecnico ed economico, progettando e finanziando la costruzione di una Basilica templare in una località all’epoca assolutamente non frequentata, anzi pressoché inaccessibile, ma proprio per questo rivelatasi il luogo più adatto al raggiungimento degli scopi reali, che i più alti gradi dell’Ordine si erano prefissi, che non erano certo -come si sostiene da parte di alcuni storici- quello di costruire una nuova Cattedrale in un luogo non facilmente accessibile al fine di nascondere e preservare alcune delle reliquie più importanti della cristianità.
Pietro da Morrone era stato infatti riaccompagnato a L’Aquila da un drappello di cavalieri templari per garantirgli un ritorno senza ostacoli e pericoli, ma soprattutto per consentire ad alcuni maestri costruttori, esperti nell’arte regia, accodatisi alla comitiva, di individuare la località più adatta alla costruzione di una grande Cattedrale, area che venne indicata dallo stesso futuro Celestino nella collina di Collemaggio, che si era rivelata un sito capace di amplificare le forze geomagnetiche (ley lines), anche per il passaggio di un fiume sotterraneo, in cui scorreva un’acqua di particolare qualità e potenza.
Era una tecnica molto antica, messa a punto dai Sumeri, dai Babilonesi e dagli Egiziani, il cui insegnamento è confluito nel Cristianesimo delle origini attraverso gli Esseni. Tecnica fatta propria dagli Ebrei con la cabala, dai Greci (Pitagora e Platone), dai Romani ed in tempi più recenti dall’Ordine monastico guerriero dei Templari - voluto da Bernardo da Chiaravalle -, che, entrato in contatto, durante le crociate, con Ordini iniziatici mussulmani, ne aveva acquisito le tecniche più segrete.
Certo si possono rilevare diversi punti di contatto fra i Cavalieri Templari e gli Assassini sotto il comando di "Sheikh-el-Jebel", il famoso all'epoca "Signore della Montagna", dai Crociati sopranominato "Vecchio della montagna",ovvero il Gran Maestro e capo carismatico di una misteriosa setta ismaelita, i cui membri, i "Fidawi" , erano noti appunto con il l nome di "Assassini".
Le prime crociate non furono infatti solo motivo di scontri, ma anche di incontri tra la cultura cristiana e quella mussulmana. Non è certo un caso che l'organizzazione dei Templari fosse identica a quella dell'Ordine ismaelita degli Assaci o Assassini (da assads, guardiano, custode, sott.: della Terra Santa e non già da hashishiyyen, mangiatore di hashish). La costituzione dei due Ordini era infatti identica ed i gradi coincidevano esattamente. I colori della Cavalleria mussulmana e cristiana erano
Le prime crociate non furono infatti solo motivo di scontri, ma anche di incontri tra la cultura cristiana e quella mussulmana. Non è certo un caso che l'organizzazione dei Templari fosse identica a quella dell'Ordine ismaelita degli Assaci o Assassini (da assads, guardiano, custode, sott.: della Terra Santa e non già da hashishiyyen, mangiatore di hashish). La costituzione dei due Ordini era infatti identica ed i gradi coincidevano esattamente. I colori della Cavalleria mussulmana e cristiana erano
> il rosso ed il bianco <
I Cavalieri di San Giovanni erano rossi crociati di bianco.
I Cavalieri di San Giovanni erano rossi crociati di bianco.
I Templari, bianchi crociati di rosso.
Jean de Payns ed i suoi otto crociati non si limitarono solamente a scavare per nove anni (numero sacro) sotto le rovine del Tempio di Salomone alla scoperta del tesoro nascosto dal Grande Sacerdote prima che il Tempio venisse raso al suolo dall’esercito romano, ma ebbero contatti segreti e riservati con i Maestri Sufi della "Setta degli Assassini", da cui appresero non solo le tecniche che portarono alla costruzione delle Cattedrali gotiche, ma soprattutto quelle yoga e di respirazione profonda, che rendono possibile attivare forme metaboliche, che influenzano il ritmo cardiaco e lo stesso processo di ossigenazione del sangue, facendo aumentare metabolicamente i livelli di CO/2 (anidride carbonica), senza rischi di avvelenamento secondo processi linfatici simili a quello dei vegetali, tecniche, meglio conosciute come "Esicasmo" seguite anche dai monaci del Monte Athos in Grecia.
Al di là dell'esteriorità della guerra, che li contrapponeva durante le crociate, è proprio ai due Ordini che si deve quell'evidente connubbio trascendente tra Cristianesimo ed Islamismo, che portò a racchiudere certi > segreti < nelle "pietre" delle enigmatiche Cattedrali gotiche, in cui gli architetti, iniziati all'Arte Regia, più che su "pergamene" erano adusi lasciar > messaggi simbolici < in codice su "pietra".
C’è quindi un motivo preciso del perché "le pietre" delle Basiliche di Assisi e di Collemaggio richiamino proprio questi > due colori <e riproducono le tipiche “croci templari” e queste due chiese, come del resto le altre Cattedrali gotiche, non furono certo erette con il solo fine dell'estetica, come è convinzione della maggioranza di coloro che ogni anno a migliaia le vanno a visitare.
Nella loro pianta e nella sapiente distribuzione delle loro proporzioni numeriche si ritrovano gli stessi segreti di geografia sacra e la sapiente diffusione controllata dell'energia tellurica, sprigionata dal suolo, e di quella che permea l’intero Universo, scelta mai casuale.
Sullo schema del Tempio di Salomone, raso al suolo dai romani nel 70 d.c. o del Tempio a Tholos, costruito nel 360 a.c ad Epidauro, e prima ancora delle Piramidi, si sfruttava non solo l’energia tellurica, ma anche quella solare, realizzando, come a Gerusalemme nella Moschea di Al Aqsa (casa madre dei templari) un sistema eliocentrico, capace, alla stregua di un superconduttore, di concentrare queste energie per riprodurre un ambiente idoneo all’iniziazione del neofita ed all’elevazione progressiva di coloro che erano già nel cammino della ricerca interiore.
Sullo schema del Tempio di Salomone, raso al suolo dai romani nel 70 d.c. o del Tempio a Tholos, costruito nel 360 a.c ad Epidauro, e prima ancora delle Piramidi, si sfruttava non solo l’energia tellurica, ma anche quella solare, realizzando, come a Gerusalemme nella Moschea di Al Aqsa (casa madre dei templari) un sistema eliocentrico, capace, alla stregua di un superconduttore, di concentrare queste energie per riprodurre un ambiente idoneo all’iniziazione del neofita ed all’elevazione progressiva di coloro che erano già nel cammino della ricerca interiore.
I Templari, durante la lunga permanenza in Terra Santa, oltre a mantenere stretti e segretissimi rapporti con gruppi esoterici mussulmani, entrarono in contatto anche con i rinomati “maestri della pietra”, architetti progettisti di luoghi sacri, ai quali trasmisero l’arte di costruire ambienti idonei all’iniziazione, in cui si creavano particolari campi di energia sotto l’effetto di un’alta frequenza e di un basso magnetismo, che consentivano di sottoporre il corpo dei partecipanti al rito di iniziazione ad energie adatte ad aprire progressivamente i centri vitali.
Per costruire questi “Centri di iniziazione ai Misteri” si dovevano appunto sfruttare, come a Chartres ed a Collemaggio le vene energetiche della terra, esaltate dal passaggio sotterraneo dell’acqua, come spiega la moderna geobiologia, e concentrarle intorno a un "Labirinto", che serviva da accumulatore e da stimolatore delle energie, come nelle Cattedrale di Amiens e di Saint Quintin in Francia.
o nella chiesa di San Vitale a Ravenna (Italia)
Secondo storici attendibili alcuni di questi "maestri della pietra" , detti "Cagot" appartenenti ad una tribù di nomadi palestinesi, si erano trasferiti in Europa al seguito dei 9 cavalieri templari, capitanati da Jean de Payns di ritorno dalla 1° crociata, dopo 9 anni passati a scavare sotto le rovine del Tempio di Salomone, dove si erano installati su concessione di Baldovino, Re di Gerusalemme.
I Cagot si sarebbero insediati tra le montagne dei Pirenei, godendo dell’appoggio e del sostegno dei Catari, dei Cistercensi e dei Templari e sembra che fu appunto ad uno di loro, a cui venne affidato il delicato compito di progettare e costruire la Basilica di Collemaggio, ultimo esempio di questa raffinatissima arte iniziatica.
Entrambi gli Ordini coniugavano la loro matrice mistico-religiosa ad un carattere militare e ad una prassi politica spesso spregiudicata; entrambi avevano una rigida organizzazione gerarchica ed anche i colori dei loro abiti, il bianco e il rosso, erano simili. Inoltre, gli aspetti segreti ed iniziatici della setta del Signore della Montagna, il loro capo indiscusso, non possono non far pensare a quegli aspetti occulti e misteriosi che, pur non essendo mai stati confermati da prove sicure, sono sempre stati attribuiti al Templarismo
I Cagot si sarebbero insediati tra le montagne dei Pirenei, godendo dell’appoggio e del sostegno dei Catari, dei Cistercensi e dei Templari e sembra che fu appunto ad uno di loro, a cui venne affidato il delicato compito di progettare e costruire la Basilica di Collemaggio, ultimo esempio di questa raffinatissima arte iniziatica.
Entrambi gli Ordini coniugavano la loro matrice mistico-religiosa ad un carattere militare e ad una prassi politica spesso spregiudicata; entrambi avevano una rigida organizzazione gerarchica ed anche i colori dei loro abiti, il bianco e il rosso, erano simili. Inoltre, gli aspetti segreti ed iniziatici della setta del Signore della Montagna, il loro capo indiscusso, non possono non far pensare a quegli aspetti occulti e misteriosi che, pur non essendo mai stati confermati da prove sicure, sono sempre stati attribuiti al Templarismo
L'intento dei più sensibili ed attenti esponenti dell’Ordine, forse presagendo l’inevitabile e rapida estinzione, era infatti quello di riuscire a creare anche in Italia un baluardo contro lo strapotere del Papato, che aveva già annientato i Catari e gli Albigesi, un "Centro” completamente diverso da quelli costruiti in Francia. Centro che doveva essere all’avanguardia per l’intensità e la potenza, onde portare il sito agli stessi livelli dell’energia che permea l’intero Universo.
Per ottenere tale risultato era necessario adottare alcuni accorgimenti, che in altri siti si erano rilevati esenziali ed indispensabili. Bisognava garantire la presenza attiva di alcune “reliquie consacrate”, rivelatesi le più adatte ad essere inserite in questi complessi meccanismi di pietra e vetro, in quanto altamente energizzate e in diretta sintonia con l’energia prima.
Non è infatti un caso che in tutte le chiese cristiane venga posto al centro dell’altare maggiore una piccola “reliquia consacrata” del Patrono a cui è dedicato il luogo di culto, reliquia sulla quale l’officiante il rito della messa poggia il calice con le ostie consacrate e che è usanza antichissima asportare e portare via in luogo sicuro, quando la chiesa viene sconsacrata ed abbandonata. E non è un caso che quasi sempre, sulle rovine di un tempio abbandonato, viene ricostruito un altro tempio di un culto spesso diverso. Su molti templi dell’antica Roma, della Grecia, dei Druidi e dei Celti sono state costruite chiese cristiane.
Gerusalemme era caduta nel 1244, riconquistata e definitivamente persa nel 1291, ed i suoi strenui difensori si erano ritirati portando via da tutti i templi e chiese sconsacrate queste particolari reliquie. E proprio le più importanti di queste reliquie, anche per il loro particolare significato simbolico, furono scelte e destinate al potentissimo Sito di Collemaggio.
L’Ordine si era convinto infatti che bisognasse trovare un nuovo "Centro vitale", spostando l’epicentro della cristianità da Roma inguaribilmente corrotta ed ormai in mano alle famiglie più importanti dell’aristocrazia romana.
Pensavano infatti che fossero giunti i tempi di preparare le basi dell’Ecclesia Spiritualis, in sostituzione dell’Ecclesia carnalis.
Nella seconda metà del XII secolo c’era infatti una grande attesa per l’ormai imminente Età dello Spirito, profetizzata da Giocchino da Fiore, abate del Convento di San Giovanni in Fiore in Calabria, morto nel 1202, che aveva previsto l’inizio di quest’età dell’umanità a partire dal 1260 e molti individuarono in Pietro Angeleri “il Pastor Angelicus”, il Pontefice della Chiesa Spiritualis e dell’Universalis renovatio.
L'Aquila era stata costruita sull’immagine speculare della pianta di Gerusalemme e queste e altre considerazioni, non ultima e decisiva la presenza in loco dell’uomo giusto, dovettero convincere i Templari dell’opportunità, assolutamente improcrastinabile, di costruire questa particolarissima Basilica, completamente diversa dalle altre cattedrali gotiche. E furono sicuramente le stesse valutazioni geopolitiche ad indurli a dare l’appoggio incondizionato al futuro Celestino V, spinto sul soglio pontificio da due re templari, Carlo Martello e Carlo II d’Angiò che molto probabilmente portarono all’Aquila, proprio durante la celebrazione di insediamento, le più sacre reliquie della cristianità per completare l’opera alchemica e predisporre un percorso iniziatico e di purificazione spirituale, unico nel suo genere, che doveva lasciare una profonda ed indelebile traccia nel pellegrino.
Il percorso, inserito nella navata centrale della Basilica attraverso Otto Porte Eteriche, Cinque Prati e Due Campi, diventava, proprio grazie alle reliquie consacrate, un simbolo vivo in piena attività, a disposizione di chiunque entrasse nella Basilica e passasse anche inconsapevolmente ed incoscientemente attraverso queste tappe, come se n’è reso personalmente conto Eddy Seferian, attraverso un’esperienza che potete leggere in un capitolo a parte, in cui questo ottantenne sensitivo armeno ci ha mostrato, che, nonostante i blocchi creati ad arte, questa Via alla Luce è ancora percorribile ed attivo, anche se dopo il terremoto, tutto si è nuovamente fermato, ma non certo spento.
http://www.soscollemaggio.com/it/dove-nascosto-il-tesoro-dei-templari.html
http://www.soscollemaggio.com/it/dove-nascosto-il-tesoro-dei-templari.html
Nessun commento:
Posta un commento