Nulla accade per caso e, a quanto pare, tutto quello che ci succede entra nella nostra vita in un determinato momento, perché proprio in quel momento siamo pronti ad affrontare una certa situazione.
Ciò avviene anche per l’incontro della nostra anima gemella.
Almeno una volta nella vita ognuno di noi ha incrociato lo sguardo della sua altra “metà”, gli si è seduto vicino, le ha stretto la mano o l’ha solo sfiorata per un secondo, ma…non l’ha riconosciuta!
Sì proprio così perché il vero problema non è incontrarsi, ma riconoscersi! Sembra infatti che la nostra anima prima di incarnarsi in una nuova vita, oltre a scegliere di portare a termine un determinato compito, che solitamente coincide con l’assimilazione di una specifica lezione di vita, decida anche il giorno e il luogo di tutti gli incontri importanti, ma che lascerà al nostro libero arbitrio la scelta di come reagire a questi incontri.
Forse non ci riconosciamo a causa dei veli con cui continuiamo a foderarci gli occhi, quei veli fatti di paure e di rifiuto verso noi stessi poiché, in realtà la relazione karmica che lega due anime dette gemelle è ben lontana dalla leggenda romantica che ci propinano i film e le fiabe, dove tutto finisce con la frase “vissero felici e contenti”, ma è più simile ad un viaggio all’interno di noi stessi, al fine di riconoscere ed accettare quelle parti di noi che rifiutiamo e che spesso addirittura crediamo non facciano parte del nostro essere.
E quando invece riconosciamo la nostra anima gemella?
Nella maggior parte dei casi, questi incontri, che sono caratterizzati da un forte impatto emotivo reciproco iniziale, durante il quale le persone coinvolte si “riconoscono” e sentono di essersi “ritrovate”, finiscono con un brusco allontanamento di una delle anime coinvolte.
Pur provando quel forte sentimento reciproco mai provato fino a quel momento, uno dei due si tira indietro, nega l’amore, fugge e di conseguenza la relazione si interrompe bruscamente.
Da qui scaturisce la sofferenza di chi vede l’amore della vita allontanarsi e non capisce, tanto meno accetta, il rifiuto e l’impossibilità di riportarlo a sé. Volendo dare un significato alla sofferenza di chi rimane interdetto di fronte alla scelta dell’altro, si può ipotizzare che le due anime abbiano scelto un percorso di consapevolezza diverso: esse sono state attratte dal vecchio sentimento che, a livello di anima, le univa durante le precedenti reincarnazioni, ma il loro modo di amare attuale è differente. Si stanno specchiando per mettere in luce le loro parti ombra, ma uno dei due non è in grado di sostenere ed affrontare quei problemi che vengono illuminati dallo specchio. Oppure semplicemente sono stati scelti programmi di vita diversi che non prevedono una relazione dopo l’incontro.
In ogni modo questi incontri hanno lo scopo di insegnarci una grande lezione: l’amore non è possesso.
E’ necessario lasciare andare. Chi è in grado di amare davvero non ha necessità di possedere l’altro, anzi ha la consapevolezza che, a livello di anima, sarà sempre legato al suo incontro karmico e che la vera sofferenza sta nel rimanere attaccati alla concezione del possesso e dell’amore impossibile.
Forse queste due anime che si incontrano nuovamente e si riconoscono perché sanno di aver vissuto già un amore precedente (solitamente ostacolato) hanno quindi solo il compito di essere uno specchio uno dell’altra.
Ma lo specchio, per quanto perfetto, non corrisponderà mai a colui che si sta specchiando: non ci sono persone in grado di completare un Essere, esso può completarsi da solo componendo tutte le parti, le “metà”, i frammenti di specchio e quindi di se stesso (le parti di sé), che raccoglierà nelle esperienze di vita e che lo ricongiungeranno alla Fonte, all’Uno.
Da tempi immemorabili, il genere umano ha dimostrato di essere molto interessato alla ricerca della propria "anima gemella". Ma quanto c'è di vero in questo concetto, al di là di un comprensibile desiderio di completamento personale? Esiste realmente questa fantomatica individualità atta a renderci felici?
Ciò avviene anche per l’incontro della nostra anima gemella.
Almeno una volta nella vita ognuno di noi ha incrociato lo sguardo della sua altra “metà”, gli si è seduto vicino, le ha stretto la mano o l’ha solo sfiorata per un secondo, ma…non l’ha riconosciuta!
Sì proprio così perché il vero problema non è incontrarsi, ma riconoscersi! Sembra infatti che la nostra anima prima di incarnarsi in una nuova vita, oltre a scegliere di portare a termine un determinato compito, che solitamente coincide con l’assimilazione di una specifica lezione di vita, decida anche il giorno e il luogo di tutti gli incontri importanti, ma che lascerà al nostro libero arbitrio la scelta di come reagire a questi incontri.
Forse non ci riconosciamo a causa dei veli con cui continuiamo a foderarci gli occhi, quei veli fatti di paure e di rifiuto verso noi stessi poiché, in realtà la relazione karmica che lega due anime dette gemelle è ben lontana dalla leggenda romantica che ci propinano i film e le fiabe, dove tutto finisce con la frase “vissero felici e contenti”, ma è più simile ad un viaggio all’interno di noi stessi, al fine di riconoscere ed accettare quelle parti di noi che rifiutiamo e che spesso addirittura crediamo non facciano parte del nostro essere.
E quando invece riconosciamo la nostra anima gemella?
Nella maggior parte dei casi, questi incontri, che sono caratterizzati da un forte impatto emotivo reciproco iniziale, durante il quale le persone coinvolte si “riconoscono” e sentono di essersi “ritrovate”, finiscono con un brusco allontanamento di una delle anime coinvolte.
Pur provando quel forte sentimento reciproco mai provato fino a quel momento, uno dei due si tira indietro, nega l’amore, fugge e di conseguenza la relazione si interrompe bruscamente.
Da qui scaturisce la sofferenza di chi vede l’amore della vita allontanarsi e non capisce, tanto meno accetta, il rifiuto e l’impossibilità di riportarlo a sé. Volendo dare un significato alla sofferenza di chi rimane interdetto di fronte alla scelta dell’altro, si può ipotizzare che le due anime abbiano scelto un percorso di consapevolezza diverso: esse sono state attratte dal vecchio sentimento che, a livello di anima, le univa durante le precedenti reincarnazioni, ma il loro modo di amare attuale è differente. Si stanno specchiando per mettere in luce le loro parti ombra, ma uno dei due non è in grado di sostenere ed affrontare quei problemi che vengono illuminati dallo specchio. Oppure semplicemente sono stati scelti programmi di vita diversi che non prevedono una relazione dopo l’incontro.
In ogni modo questi incontri hanno lo scopo di insegnarci una grande lezione: l’amore non è possesso.
E’ necessario lasciare andare. Chi è in grado di amare davvero non ha necessità di possedere l’altro, anzi ha la consapevolezza che, a livello di anima, sarà sempre legato al suo incontro karmico e che la vera sofferenza sta nel rimanere attaccati alla concezione del possesso e dell’amore impossibile.
Forse queste due anime che si incontrano nuovamente e si riconoscono perché sanno di aver vissuto già un amore precedente (solitamente ostacolato) hanno quindi solo il compito di essere uno specchio uno dell’altra.
Ma lo specchio, per quanto perfetto, non corrisponderà mai a colui che si sta specchiando: non ci sono persone in grado di completare un Essere, esso può completarsi da solo componendo tutte le parti, le “metà”, i frammenti di specchio e quindi di se stesso (le parti di sé), che raccoglierà nelle esperienze di vita e che lo ricongiungeranno alla Fonte, all’Uno.
Da tempi immemorabili, il genere umano ha dimostrato di essere molto interessato alla ricerca della propria "anima gemella". Ma quanto c'è di vero in questo concetto, al di là di un comprensibile desiderio di completamento personale? Esiste realmente questa fantomatica individualità atta a renderci felici?
Ebbene, l'anima gemella o semitermine spirituale è una realtà molto più profonda di quanto si possa immaginare e non rientra affatto in un mero desiderio chimerico raggiungibile solo nei sogni.
Come moltissime altre verità sostanziali, è l'Ultrafanìa a dissolvere le nebbie dell'ignoranza, spiegandoci che questa scissione dell'Essere ha avuto origine, potenzialmente, nell'attimo stesso della "Caduta", mentre il suo esito conclusivo è avvenuto nel periodo Adamitico, ossia durante la massima condensazione dell'Umanità.
Infatti, dal momento in cui si è consumata la "Rivolta Iniziale" degli Spiriti ribelli, le energie da essi trattenute e non più emanate a favore del Tutto, li hanno condotti, di cielo in cielo e di piano in piano, ad appesantirsi sempre più fino a raggiungere la compattezza energetica.
Dice l'Entele Maestro:
"Si tratta di chiarire se la scissione della Monade avvenne nell'istante della precipitazione o piuttosto durante il moto evolutivo successivo. La divisione del binomio principiò con l'inizio stesso del distacco dal grande Centro. Perché? Per un duplice moto di misericordia!
Il primo, in quanto lo Spirito, rappresentando la Scintilla assoluta, divina, nella sua onnipotenza avrebbe sofferto, spaventosamente sofferto giungendo integro, intatto, nel campo della costrizione: il movimento di separazione toglie potenza, per cui l'unità scissa avrebbe percepito in minor grado l'effetto della discesa nella materia.
Il secondo, perché, se lo Spirito legato a quel quantum di energia pesante avesse dovuto compiere nella sua interezza il ciclo evolutivo, il tempo, il vostro tempo, sarebbe trascorso in forma assai più tragica.
Scindendo l'unità, facendo evolvere separatamente le due metà, indipendentemente l'una dall'altra, l'Eterno, il Padre, raggiunse un duplice scopo: diminuire la fatica, accelerando il moto evolutivo."
Giulietta e Romeo - Frank Dicksee - 1884
Incontrare, ma soprattutto riconoscere la propria anima gemella durante la vita non è facile, perché l'Essere umano, di solito, viene attratto maggiormente dalla forma fisica o tutt'al più da qualche espressione positiva del carattere ma mai o quasi mai dalla parte spirituale.
Per poter infatti individuare il proprio semitermine, sono indispensabili due requisiti sostanziali: il primo è quello di "conoscere sé stessi" – vale a dire aver preso coscienza della propria origine divina, non solo teoricamente, ma vivendo e pensando da Spirito, seppur incapsulati nella materia.
Il secondo requisito è quello di aver intrapreso e abbracciato decisamente il cammino dell'Operatore di Luce mettendo a disposizione degli altri la singola esistenza.
Questo, perché solo conoscendo il proprio Ego divino si può sperare di riconoscere la nostra parte complementare, ma anche così non sarebbe sufficiente poiché, se non si è dediti all'Opera altruistica e senza fini secondari, si rischierebbe, una volta incontrato il nostro binomio d'anima, di chiuderci, assorbiti totalmente dall'incontro meraviglioso, bloccando in questo modo la nostra evoluzione e quella dell'altro.
Il più delle volte è la nostra cecità spirituale la causa di scelte sbagliate che portano a connubi infelici e a continue delusioni!
Prosegue l'Entele Maestro:
"Matrimonio? Se la congiunzione avviene per movimento superiore, se cioè questa unione ha in sé il sigillo della sostanzialità, non vi è più un legame umano imposto dagli uomini e dalla Chiesa, ma un nodo che porta l'impronta della Legge eterna.
Se invece, come spesso accade, queste unioni derivano da altre cause dettate dall'interesse o dalla passionalità, allora voi potete unire, congiungere, legare, ma la disunione continuerà a regnare fra i due partner.
Non quindi la Chiesa può perfezionare o sanzionare quella unione, non gli uomini col loro vincolo civile, ma questa sintonia, questa armonia si ottiene solo là dove la congiunzione è di Legge, dove il movimento è karmico.
Sulla frase evangelica "Ciò che Dio ha congiunto l'uomo non separi" (Mt. 19,6), la Chiesa ha fondato il proprio dogma sull'indissolubilità del matrimonio. Qual era il significato sostanziale dell'espressione? Quello che l'Istituzione le annetteva od uno infinitamente più elevato?
Quando le due anime gemelle, create e volute dall'Eterno, si fondono insieme unificandosi, nessuno può e deve sciogliere il binomio; non trovate riferimento alcuno ad un legame di rito, bensì ad un congiungimento sostanziale.
La Chiesa, impostando il problema del matrimonio in relazione al significato umano dell'espressione cristica, otteneva una coesione familiare, un'impronta inconfondibile di armonia, necessaria se si considera lo stato di arbitrio, di involuzione delle masse, ma errava essa poiché doveva lasciare alla frase cristica l'assoluta sua potenzialità.
Il Cristo non ha accennato al matrimonio, ma a quella unione che non si poteva distruggere perché voluta dal Padre e che si doveva e poteva compiere fra gli umani se, percorrendo nel tempo la via in purezza, avessero acquisita quella percezione che avrebbe loro consentito di individuare il termine gemello del binomio legalizzando anche umanamente il connubio.
Sì, una legge morale, nel tempo, sconsiglia la distruzione di un focolare, ma la stessa morale sconsiglia la sua formazione quando non è cementata dalla spiritualità, ma provocata da ben altri sentimenti.
L'errore, quindi, non sta nello sciogliere ma nel legare, ed è la Chiesa stessa che, mentre solleva delle riserve per la separazione, non ne solleva alcuna per l'unione.
Non fatevi schiavi del dogma. Una legge morale impera anche tra di voi e dice che le molteplici congiunzioni hanno impronta satanica; colui che ha voluto per arbitrio legarsi ad un'altra individualità, sappia sopportare le conseguenze di questo gesto e sappia offrire alla Legge divina ogni angoscia, ogni fatica dal connubio derivante.
Ma al di là di tale fatica, ne esiste una superiore di ricerca, di liberazione, di evoluzione attraverso una profonda metamorfosi.
Quotidianamente voi assistete a tali congiunzioni e constatate la facilità con la quale l'uno o l'altro sesso ricercano la fusione. Ciò sta a dirvi l'«insufficienza» umana. Ogni individualità dovrebbe trovare nel tempo la parte mancante al proprio termine o non congiungersi, ed a ciò arriverete.
I connubi armonici, sintonizzati, tra semitermini o anime gemelle portano alla formazione iniziale dell'«unità» e alla certezza che il residuo moto evolutivo si compirà nei campi astrali e non più nel finito della vostra dimensione.
Questo significa che ogni passione umana deve essere distrutta; non congiunzioni quindi per lussuria, per ambizione, per avidità o calcolo, ma solo per amore e l'Amore nella sua sostanzialità può essere elargito da un termine del binomio soltanto verso l'altro termine del binomio.
Vi riporto verso la semplicità del vivere, verso la Verità. Il karma vi condurrà al giusto tempo, all'ora giusta, ad incontrarvi con la vostra anima gemella; la passionalità, invece, vi trascinerà ad un movimento ripetuto e tortuoso che rallenterà il vostro ricongiungimento unitario.
La Legge, nella sua Perfezione, scisse ogni Monade in un binomio. Quando tutti questi semitermini si ricomporranno ritornando uno, dopo aver vagato separatamente per le vie del tempo, l'evoluzione dell'Umanità sarà compiuta e la Terra, così com'è, non avrà più motivo di esistere.
Ogni Essere avrà, allora, raggiunta la vetta della Sapienza, quella vetta che sta ai piedi del Trono divino."
Post Scriptum
"Nell'ora della precipitazione ogni unità conosceva, evidentemente, già il proprio destino, in quanto entrava nell'ambiente dell'oggi e del domani.
Ogni unità quindi visse in angoscia, in terrore, in ansietà pensando al momento in cui ogni Monade sarebbe stata dimezzata, privata di metà delle proprie capacità operanti. E allorché giunse l'ora della scissione, il fatto avvenne, l'unità si scisse.
Chiaramente, anche tra voi umani, che per amore non brillate troppo, il distacco da un familiare, che non è vostra materia, né vostro Spirito, procura un determinato stato d'angoscia, di affanno, di dolore e nell'attimo della separazione l'uno dona all'altro quanto maggior conforto può ed elargisce l'augurio di un proseguimento facile e proficuo.
Orbene, quella quantità una, scissa, tagliata, strappata a forza, come avrà guardato alla propria metà? La capacità «amore» era assai più sentita allora di quanto non lo sia oggi tra di voi, per cui ogni metà ha rinunciato ad una parte delle proprie energie e qualità peculiari al fine di rendere meno faticoso il cammino che avrebbe dovuto percorrere l'altra sua parte.
Dal canto suo, l'altra metà faceva altrettanto, cosicché, dal punto di vista venutosi a creare (parlo ancora e sempre di fattori spirituali), l'una elargiva di sé determinate energie e l'altra, a sua volta, faceva lo stesso a seconda che ritenesse preferibile dotare di un certo tipo di prerogative il proprio semitermine onde rendergli più agevole il cammino."
Ecco spiegato il motivo per cui, cari Lettori, spesso le due anime gemelle sono identiche in certe espressioni, mentre in talaltre sono prive di alcune qualità che invece il proprio binomio possiede, e viceversa, come quando, ad esempio, uno dei due si esprime nella musica e l'altro nella pittura.
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