Prevede “tre grandi conseguenze” dopo gli attentati di Parigi che Diego Fusaro, filosofo, svela nella conversazione con Intelligonews. Analizza gli effetti che già incidono sulle vite di tutti e boccia la strategia di Hollande: “Il paradosso è che in nome della guerra al terrorismo, si giustifica il terrorismo del bombardamento dei civili che sta facendo la Francia”.
Esiste un corto circuito del buonismo occidentale, uno scollamento tra le parole e la realtà? C’è un’ipocrisia occidentale per cui si dice che dobbiamo vivere come prima e come sempre ma se poi si va al ristorante e si incontra un musulmano scatta la piscosi?
«Intanto prevedo tre grandi conseguenze nel futuro già imminente. Primo: una demonizzazione completa dell’Islam in quanto tale, identificato con il terrorismo. Secondo: una restrizione radicale delle libertà in nome della sicurezza, come sta già avvenendo in Francia. Terzo aspetto, molto importante: una giustificazione integrale del bombardamento umanitaria in Siria, fatto passare come bombardamento contro il terrorismo; peccato che poi si uccidano i civili. Il paradosso è che in nome della guerra al terrorismo, si giustifica il terrorismo del bombardamento dei civili che sta facendo la Francia».
Secondo lei l’Occidente ha gli anticorpi giusti contro questa psico-tensione?
«Non so se li abbia oppure no; sicuramente su questo caso di emotività incontrollata e di islamofobia fallaciana, marciano certi partiti che come avvoltoi, sfruttano l’occasione per prendere voti».
Non ritiene che finora l’Occidente abbia mostrato il suo ventre molle di fronte al terrorismo?
«Non saprei dire. Io non ragiono secondo le categorie ‘Occidente’ e ‘Oriente’, bensì ragiono attraverso le categorie ‘alto’ e ‘basso’. Diciamo che Occidente-Oriente è l’analogo geopolitico di destra e sinistra; una coppia conflittuale che serve a nascondere il vero conflitto che è quello tra alto e basso, tra capitale e lavoro».
Stiamo vivendo oggi ciò che da molto tempo vice Israele?
«Non so come vivano di preciso in Israele. Sicuramente stiamo vivendo in un clima di offuscamento delle coscienze, perché da qui in poi non si parlerà più di finanza, di capitale e di lavoro ma solo di terrorismo, di Islam e di attentati».
Attentati che però sono reali, sono un problema contingente.
«Certamente, sono reali e sono un problema contingente ma che, a ben vedere, sono anche l’ideale arma di distrazione di massa».
In vista del Giubileo, Roma come Israele?
«Potrebbe essere, tutto è possibile perché Roma sarebbe un luogo ad alto tasso simbolico, non meno della Tour Eiffel di Parigi. Ovviamente, speriamo di no. Quello che rilevo è che non si capisce come mai questi terroristi portino sempre in tasca il passaporto e che si conservi sempre integro dopo l’attentato».
E che lettura dà di questo particolare?
«Mi pare molto strano. Che senso ha fare un attentato col passaporto in tasca quando per cose molto più piccole, di solito si lasciano a casa documenti e telefono cellulare? Come mai c’è sempre lo stesso copione che torna dall’11 settembre ad oggi? Non voglio fare ipotesi, mi limito a riscontrare ciò che abbiamo visto tutti fin qui: viene compiuto l’attentato, si trova in tasca dell’attentatore il passaporto, si identifica il paese come in questo caso la Siria, si va a bombardare e si legittima il bombardamento delle vittime civili di cui nessuno parla e che diventano il capitale simbolico da far fruttare per bombardare. Onestamente, dico che se si è contro il terrorismo, bisogna essere anche contro il terrorismo dei bombardamenti umanitari che la Francia sta facendo. Bombardare la Siria per il fatto che ci sono atti terroristici siriani sarebbe come andare a bombardare la Sicilia perché c’è la mafia».
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