giovedì 25 febbraio 2016

I rami europei dell’aplogruppo Y R1b

Torniamo all’aplogruppo Y R1b e affrontiamo ora le sue principali subcladi europee.
 
M269, come abbiamo visto, è la forma di R1b più comune in Europa; da essa discendono L23, L51 e L11. Da L11 discende il P312-S116, quello proto-celtico, nato tra il 3500 e il 3000 avanti era volgare in area danubiana. Da questo abbiamo i celtici R1b-L21 e R1b-U152 (S28), il primo nato 4.000 anni fa nell’Europa Centrale od orientale, e il secondo 3.500 anni fa attorno alle Alpi.
 
Direttamente da L11 invece ecco il germanico R1b-U106 (S21), comparso 3.000 anni fa in Frisia o in Europa Centrale. Scendiamo nel dettaglio.
 
L21 è il ramo celtico atlantico dell’aplogruppo R1b.
 
R1b-L21
R1b-L21
 
Le genti proto-italo-celto-germaniche fondarono, nell’attuale Germania, la Cultura di Unetice (nel 2300 avanti era volgare). In base alla diffusione della lavorazione del bronzo nell’Europa occidentale, si può presumere che questi primi Indoeuropei raggiunsero Francia, Paesi Bassi, Gran Bretagna, Irlanda e da ultimo l’Iberia portando proprio la clade L21. Essa sembra connettersi alle lingue celtiche Q (goidelico e celtiberico), che si distinguono dal celtico P  (lateniano, gallico, brittonico) espanso a partire da Urnfield e da Hallstatt.
 
L21 è particolarmente diffuso in Bretagna, Gran Bretagna (Scozia, Galles, Cornovaglia, Isola di Man, Inghilterra occidentale) e Irlanda, mostrando dunque forte correlazione con l’Età del Bronzo atlantica. Si trova discretamente anche in Norvegia e Islanda, grazie alla deportazione di schiavi britannici ad opera dei Vichinghi, mentre la sua presenza in Bretagna è da ricollegare alle migrazioni dei Celti britannici incalzati dagli Anglo-Sassoni. La sua presenza in Italia invece sembra ricollegarsi ai Normanni siciliani (essi provenivano dalla Normandia e dunque erano in parte celtizzati e galloromanzi) e fors’anche ai Franchi.
 
DF27 è il ramo vascone e iberico dell’R1b.
 
R1b-DF27
R1b-DF27
 
L’Età del Bronzo in Iberia non apparve prima del 1800 avanti era volgare. In quel periodo delle élite R1b conquistarono diverse aree della Penisola Iberica, diffondendo la propria linea paterna mediante effetto del fondatore (come tra i Baschi). L’Iberia divenne pienamente “bronzea” solo con i campi di urne e Hallstatt, inserendosi nel contesto del Bronzo atlantico. DF27 comunque potrebbe essere penetrato nell’area pirenaica già con Bell Beaker.
 
U152 (S28) è il ramo italo-celtico dell’R1b.
 
R1b-U152
R1b-U152
 
Nel 1300 avanti era volgare circa, attorno alle Alpi fiorì una nuova cultura del Bronzo, legata alla fondazione della civiltà celtica classica: la successione, ovvero, di tre culture correlate quali quella dei campi di urne, Hallstatt (1200 a.e.v.) e La Tène (450 a.e.v.). Questa successione rappresenta la seconda grande espansione europea di R1b.
 
Con la tarda Hallstatt e La Tène siamo ovviamente nell’Età del Ferro celtica.
 
I Celti alpini di Hallstatt erano dunque associati alla mutazione U152. Ma questo era l’aplogruppo anche degli Italici (tra cui gli avi dei Latini e dei Romani), penetrati in Italia nel dodicesimo secolo avanti era volgare (vedi la cultura proto-villanoviana), partendo dall’area danubiana. Nel nord dell’Italia, U152 fu diffuso dai Celto-Liguri e rafforzato da Venetici, villanoviani e Galli cisalpini. In un secondo momento anche dalle colonie romane. In questo senso bisogna distinguere le cladi Z36 (La Tène, celtica) e Z56 (italo-romana).
 
U152 si lega ai parlanti del celtico P (tra cui il nostro lepontico), differenziato dal celtico Q della Britannia, e a quelli dell’italico, da cui poi il latino, ma anche il venetico.
 
Questo ramo di R1b è forte in Italia settentrionale e centrale, Svizzera, Francia orientale, Germania occidentale, Belgio, e mostra limpidamente il suo legame coi Celti delle Alpi, i Galli e gli Italici, dunque i Romani. Al Sud, può esser stato portato da Italici e Romani (come per la centrale Corsica e la Sardegna) ma anche da genti gallo-romane francesi assorbite dai Normanni e da Svevi di origine celtica, nonché da coloni gallo-italici giunti dal Settentrione.
 
Ecco poi U106 (S21), il ramo germanico dell’R1b.
 
R1b-U106
R1b-U106
 
Esso rappresenta il principale ramo proto-germanico della famiglia indoeuropea, ed è tipico di Paesi Bassi, Germania nord-occidentale, Inghilterra, Scandinavia meridionale. Ai suoi iniziali portatori si deve lo sviluppo dell’Età del Bronzo nordica (1700-500 avanti era volgare). Questi si fusero con le precedenti genti proto-nordiche e quelle Corded della nota Cerchia Nordica (Germania settentrionale-Scandinavia meridionale) dando così vita ai Germani dell’Età del Ferro. U106 divenne la linea principale presso i Germani occidentali, ma minore presso quelli orientali e settentrionali (tra cui Goti, Vandali e Longobardi).
 
Con le Volkswanderungen medievali, tale clade finì in diverse parti d’Europa: Anglo-Sassoni e Frisoni la diffusero in Gran Bretagna, creando così l’Inghilterra; i Franchi in Francia e Belgio; i Burgundi nella Francia orientale; gli Svevi nell’area galiziana iberica; i Longobardi in Austria e Italia. Più tardi i Normanni la portarono in Islanda, Britannia, Francia e Italia meridionale. Inoltre, la diaspora tedesca storica verso est la fece penetrare fino all’area russa del Volga, e in diverse zone di Carpazi, Balcani, e Baltico.
 
In Italia,  U106 picca nel Nord-Est, ovviamente, e si può trovare anche in Pianura Padana grazie a Longobardi e Franchi. Nel nostro Sud ci sono alcune sacche dovute a Longobardi e Normanni: nel primo caso nell’area sannita tra Benevento e Campobasso, nel secondo nell’area palermitana. A sud, potrebbe essere anche dovuto agli Svevi, come all’Aquila e a Catania.
 
Infine, ecco Z2103, il ramo balcanico e asiatico di R1b, che discende da L23 (anatolico ed europeo sud-orientale).
 
R1b-Z2103
R1b-Z2103
 
Nel caso asiatico si può trovare in terre invase da Indo-Ari, Iranici, Tocari. Nel caso anatolico e balcanico si lega a Ittiti, Troiani, Frigi, Armeni, Elleni (tra cui i Dori provenienti da nord). In Grecia, Balcani e Anatolia si possono trovare anche linee celtiche e italiche dovute a Galati e altri Celti, Romani e Veneziani.
 
R1b-L23 saranno probabilmente stati anche i cosiddetti Popoli del mare, genti piratesche indoeuropee che distrussero le civiltà del Vicino Oriente. Tra di essi i Filistei, gli Shardana, forse gli Elleni, e magari anche gli Etruschi.
 
Lo Z2103 italiano è di matrice greca, al Sud, e tirrenica nel resto d’Italia. A questo proposito apparirà utile ricordare che gli Etruschi, gente italiana antica legata alla Cultura di Villanova, con tutta probabilità erano, di base, neolitici indigeni e italici (la forte presenza di U152 in Toscana parla chiaro), ma probabilmente con un superstrato “piratesco” anatolico, dovuto proprio ai Popoli del mare.
 
Come ricordato nel precedente articolo, i portatori originali di R1b europeo, saranno stati piuttosto nordoidi, tolleranti al lattosio e depigmentati, e come gli R1a contribuirono alla distribuzione di questi tratti fisici e genetici in tutte le terre da loro toccate e occupate. Il successo di questa linea in Europa si deve alla poligamia, al nobile rango e al potere, alla preponderanza maschile nei popoli indoeuropei invasori rispetto al genere femminile (che li avrebbe portati ad ammazzare i maschi indigeni per impossessarsi delle loro femmine), alla mentalità guerriera e alla tecnologia di guerra, e alla predisposizione genetica nel concepire maschi.

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