lunedì 31 dicembre 2012

L'oro e la guerra

Prima del 1914 un’oncia d’oro valeva 20 dollari in United States Note. Con una banconota da 20 dollari si comprava, al netto delle spese di cambio, una moneta d’oro del peso di gr. 31 circa. Oggi occorrono 50 banconote da 20 dollari (Federal Reserve Notes) per comprare la stessa moneta d’oro, ammesso che sia disponibile.

Il che sembra ovvio o, meglio, “fisiologico”. Tutto si spiegherebbe con la perdita, nel corso del tempo, del potere d’acquisto della moneta, ignorando il fatto che chiunque ne faccia uso deve simultaneamente farsi carico di un debito e assumere l’onere perpetuo di pagarne gli interessi.

Il che, beninteso, non è evidente, ma grazie alle alchimie politiche e alla scienza attuariale è economicamente corretto, anche se eticamente truffaldino.

La moneta a corso legale, infatti, non è soltanto un mezzo di pagamento, ma può diventare, con estrema facilità, lo strumento di speculazione del capitale privato.











Chi non ci crede, potrebbe dare un’occhiata al capitale di Bankitalia o della BCE in regime Euro (nell’anno Domini 2011). Ma dovrebbe anche chiedersi perché a Londra esiste il LBMA (London Bullion Market Association), inaccessibile luogo in cui viene quotidianamente fissato il prezzo dell’oro sul mercato mondiale.

Che la cosa avvenga dal 1919 (l’anno dei diffusi sospetti) è poco convincente, anche se rivestita di ufficialità. La pratica infatti risale al 1815, ma il vero precedente è del 1773. Allora l’idea di Mayer Amschel Bauer diventa tecnica finanziaria che condizionerà l’economia dell’età contemporanea.
 
Costui (Mayer Amschel) ha una piccola bottega a Francoforte sul Meno, ma non è artigiano, bensì mercante d’oro, come lo chiameranno più tardi almeno due generazioni di regnanti inglesi, cioè “The Goldsmith” (che significa anche “gold dealer”). Appellativo che gli resterà appiccicato anche quando suo figlio, Nathan Mayer, sarà nominato baronetto da Re Carlo III (dinastia Hanover) e da questi assunto in via permanente alla corte britannica, in qualità di consigliere economico di Sua Maestà.

L’idea (sulle prime assai peregrina) di Mayer Amschel Bauer consiste nel finanziare il Re (in oro) a patto che questi gli affidi il compito esclusivo di esattore delle imposte, ferma restando la facoltà del finanziatore di negoziare i certificati di deposito equivalenti su piazze diverse.

Il progetto è geniale, ma per realizzarlo occorre entrare nel giro della “Judengasse”, dove l’oro si scambia col denaro liquido in cospicue quantità e ben oltre la competenza di meno nobili strozzini che prosperano nei vicoli adiacenti.

Nel salto di qualità è anche opportuno assumere un nuovo cognome, che (per legge) si deve cambiare. Lo suggerisce uno scudo rosso (Roth-Schild), simbolo che troneggia sopra la vecchia bottega del banco dei pegni. Mayer Amschel diventa Rothschild. Ma è solo il primo passo. Occorre coinvolgere i grandi “Gold Dealers” di Francoforte, invitandoli a impiegare i loro sostanziosi capitali in operazioni più redditizie (rispetto a quelle correnti e limitate alla sola piazza della città sul Meno). Maestro nell’arte della persuasione e assai dotato di fiuto diplomatico, Rothschild instaura una sorta di colossale gioco senza frontiere, puntando l’intera posta sul tallone d’Achille delle grandi potenze, il bilancio.

Pretese imperialistiche e fermenti sociali non sono per lui che segnali indicatori del giusto investimento dei crescenti capitali di cui egli può gradualmente disporre.

L’oro è “moneta” internazionale, capace di comprare popoli e sovrani e di sostituirsi alle banconote correnti (lo sanno i monarchi sognatori e i rivoluzionari che rincorrono utopie). Ma può diventare un vincolo o costituire viceversa credenziale necessaria (e non sempre, sufficiente) alle manovre finanziarie che le circostanze politiche possono giustificare. Tutte cose che Rothschild intuisce, prevedendo possibilità di guadagno sulla convertibilità della moneta, ma lucrando anche sulla negoziazione dei certificati di deposito che l’equivalente in oro dovrebbero rappresentare. Fra controversie mai pienamente definite, nasce così il gold-standard.

Ma il dubbio sulla concreta esistenza d’una riserva aurea (corrispondente alla circolante moneta) è secolare, come del resto quello sulla variabilità del rapporto oro/moneta. L’idea del Rothschild diventa comunque, nell’Europa rivoluzionaria e nei decenni a venire, criterio monetario, in base al quale si crea moneta e si lucra sul gettito fiscale.

Questo è possibile anche quando dell’oro non si dispone (o se ne è perso il possesso). Come?

Contrattando i certificati di deposito equivalenti alle Borse di Parigi, Londra e Francoforte, per farne fra l’altro riserva sostitutiva che giustifichi l’emissione di altre banconote (nel linguaggio Fed, “legal tender”), cioè denaro d’uso corrente. Nella circostanza (al tempo dell’”illuminato” Mayer Amschel) si prospetta al Re l’opportunità di tutelare la difesa del Regno, acquistando armamenti.

L’oro, in caso di guerra, è garanzia reale, ma nei mercati finanziari si trattano i titoli che lo rappresentano. Lo impareranno, a loro spese, il Bonaparte a Waterloo e, centotrenta anni più tardi, Adolf Hitler. S’inaugura così l’economia speculativa del libero mercato che mal sopporta gli equilibri politici e vede, nel conflitto armato, ghiotte occasioni di guadagno.

Rothschild si garantisce l’esclusiva competenza sulla negoziabilità dei certificati di deposito e l’eventuale agganciamento al gold-standard, costituendo Rothschild Houses, a Londra, Parigi, Vienna e Napoli, alla cui guida il neo banchiere colloca (Francoforte compresa) i suoi cinque figli.

L’ordine è imperativo: prima di cedere l’oro al Re, gli si fa sottoscrivere un contratto, in cui egli riconosce il debito (del regno) e autorizza il finanziatore ad emettere moneta, in quantità equivalente, attraverso una o più banche. Vale in tal senso il noto certificato di deposito, sottoscritto dal monarca, che dell’oro ha bisogno, per fare una guerra o soffocare una rivoluzione (oppure, come spesso accade, per risanare il bilancio). La convertibilità dell’oro in moneta corrente è utilissima nel caso in cui il Re diventasse insolvente o rifiutasse di seguire certi consigli politici. I cospiratori in tali evenienze si pagano in banconote, così come le rivoluzioni che, senza soldi, non si possono fare.

Nello stesso modo si finanziano anche le forze reazionarie, purché il successivo governo, nato dalla restaurazione, affidi a Casa Rothschild il controllo della finanza pubblica. Il Network dello Scudo Rosso funziona alla perfezione, visti i tempi che corrono in Europa e nel Nuovo Mondo, dove la Corona inglese rischia di perdere il controllo politico e monetario della sua colonia nordamericana. Il capostipite dei Rothschild, oltre che astuto mercante, è attento osservatore di una società in fermento, in cui le tensioni fra classi s’avvicinano al punto di rottura, mentre si va affermando nel Vecchio Continente la forza del “Terzo Stato” o Borghesia.

Il Teatro europeo sembra ideale campo di applicazione della tecnica generatrice del debito pubblico permanente, per mezzo della quale si può trasformare il patrimonio nazionale in capitale privato.

Essa è suggerita dal principio secondo cui il denaro (alias certificato di deposito in oro, la cui concreta esistenza può anche essere ipotetica) è mezzo di pagamento liberatorio dai vincoli di un debito, che pur dipende dal… dove e quando. Cioè dalla diversa valutazione dell’oro o del certificato che lo rappresenta. Questo spiega, fra l’altro, perché Edoardo III nel 1345 rifiutò di aderire alle richieste del banchiere Bardi di Firenze. Infatti, perdurando allora la Guerra dei Cent’Anni, la quotazione dell’oro era alle stelle nel Regno Inglese (grazie all’alta richiesta del metallo prezioso, destinato all’acquisto di armi e alla costituzione di nuovi eserciti) e costituiva pretesto per non soddisfare le pretese del banchiere fiorentino (che chiedeva, documenti alla mano, la restituzione della stessa quantità d’oro a suo tempo prestata al Monarca).

Capitale che, convertito in fiorini, “valea un Regno” come ci racconta il Villani, perché riferito al prezzo dell’oro, ma in circostanze e tempi diversi.

Quattrocento anni dopo, grazie al suo intuito, Rothschild può ovviare all’inconveniente mettendo in gioco i mercati finanziari (Amsterdam, Londra, Francoforte e più tardi Parigi e New York), nei quali sono negoziati i certificati di deposito. Di mezzo c’è sempre “Re Mida”, che ha messo insieme un bel mucchio di questi documenti rappresentativi e intende investirli dove l’oro vale di più: sulla piazza in cui c’è maggiore richiesta, perché si prevede una guerra e un aumento di spesa per gli armamenti, oppure un moto rivoluzionario e la fornitura d’armi e denaro agli insorti. Il clima teso, originato da spinte imperialistiche e prospettive d’indipendenza, agevola l’impiego di capitali (oro o corrispondenti certificati).

Ma, come già osservato, se il Re deve fare la guerra, il prezzo dell’oro sale. Di conseguenza uno scaltro investitore, messo nelle condizioni di poterlo fare, favorisce lo scoppio del conflitto, nascondendo opportunamente i meno nobili intenti che lo causano.

Il banchiere del Re, che non può ignorare i rapidi sviluppi del razional-liberalismo, troverà infatti buone occasioni d’investimento nel finanziare anche quelli che al Re si oppongono, a condizione che l’”affidamento” (o debito) sia poi pagato sotto forma di tributo dai cittadini contribuenti. Il ruolo del banchiere prevede dunque l’eventualità ch’egli possa, all’occorrenza, farsi portavoce di masse oppresse, se ciò favorisce i suoi obiettivi finanziari, non escludendo l’ipotesi di un proprio decisivo sostegno al presunto oppressore, contro cui sarà legittimo finanziare una guerra di liberazione. Quest’ultima rientra in tal modo nel novero delle guerre giuste, finanziariamente sostenute, allo scopo di trarne comunque un profitto.

Casa Rothschild diventa specialista del settore e opera attraverso una rete di selezionati agenti, sparsi in Europa, Asia e le due Americhe.

Nella Francia di Luigi XVI si nota l’allarmante aggravarsi del debito pubblico che sfiora nel 1783 il picco insostenibile di 1.640 milioni di “livres”, grazie alle incaute manovre del Ministro delle Finanze Calonne, che già è ricorso al mercato dell’oro gestito dal Rothschild. Le tasse a carico dei contadini non bastano a pagare gli interessi. S’impone la famigerata “taglia”, classica goccia che fa traboccare il vaso. E il resto che segue è noto. I titoli del Regno francese sono trattati alla Borsa di Francoforte e Londra che ne determinano un sensibile calo, tanto da indurre Parigi a sospendere le contrattazioni. Al Re che non paga si taglia la testa e… nasce l’età contemporanea.

A Londra si costituiscono le prime “Accepting Houses” nei cui forzieri è custodita gran parte del Tesoro della Corona francese. La regìa della finanza londinese è affidata a Nathan Mayer Rothschild, il quale propone l’immediato sganciamento della sterlina dal gold standard quando si forma la Settima Coalizione che a Waterloo dovrà porre fine all’aggressività e ai sogni utopistici del Bonaparte, che da anni saccheggia l’oro di mezza Europa, Nord Africa e Russia. Sono queste le due facce del gold standard, sorta di feticcio che nasconde da un lato le virtù del Sacro Graal e nel rovescio il codice della perfetta fregatura.

Gli Stati Uniti hanno conquistato l’indipendenza politica, ma l’economia americana è sempre più schiava del “Metodo Rothschild”, grazie ad un meccanismo funzionale alla pratica del noto Fiat Money, che molti già chiamano London Connection.

Qualcosa che ricorda il “Trick or trade?” e la tradizione di Halloween. Si tramanda anch’essa da padre in figlio, come le generazioni di banchieri internazionali.

Così, le crisi economiche, ricorrenti dal 1837, quasi eguagliano in frequenza gli scherzetti di fine ottobre, come l’ordine di richiamo, improvviso e ingiustificato, dei “crediti a breve termine” e simili stregonerie bancarie. È il trucco che negli States (e non solo) causa insolvenze a catena, crack finanziari e sindromi da panico collettivo. Il trade è l’ovvia fase successiva che, tradotta, significa aumento del tasso di sconto e del gettito fiscale, diminuzione del potere d’acquisto della moneta e ulteriore indebitamento pubblico.

In questo modo indipendenza e autonomia (politica ed economica) vanno a farsi benedire.

Nel complesso gioco imperialistico del primo Novecento, si misurano astuzia finanziaria e la potenza delle armi, perché la posta in palio è il controllo dei territori ricchi di materie prime e, in particolare come già ricordato, del petrolio.

L’indebitamento dello Stato precede dunque l’emissione di moneta, cioè un flusso di liquidità da impiegare con urgenza per non causare ulteriore inflazione e passivi insostenibili.

I mercati finanziari stimolano così gli investimenti pubblici, obbligando lo Stato ad aumentare le spese per gli armamenti.

Cosa fa uno Stato indebitato e ben provvisto di armi? Cerca di usarle, per limitare il passivo. E poi perché le armi non impiegate sono inutili – servono come deterrente, ma non migliorano i bilanci – il loro impiego, dietro i più banali pretesti e le più artefatte provocazioni, può trasformare un passivo in attivo, fino a quando non interviene un altro Stato, pieno di debiti, ma armato fino ai denti che è costretto a proporsi come belligerante. Una sorta di reazione a catena, come quella ben meditata dai Rothschild, nel periodo che precede la Prima Guerra Mondiale. Debito, economia instabile, passivi insostenibili, ampia disponibilità di armamenti, obbligo al loro impiego, guerra.

Ecco lo scenario che si delinea in Europa, all’indomani dell’entrata in vigore del Federal Reserve Act (gennaio 1914), quando inizia la piena attività della Federal Reserve Bank of New York, strumento operativo della Bank of England, che a sua volta è in stretta connessione con la House of Rothschild.

Woodrow Wilson è ottimo giurista che non prescrive rimedi, come egli stesso confessa. Lasciando intendere che corruzione e degrado morale possono serpeggiare al Congresso e alla Casa Bianca, sotto gli occhi del Presidente, come se non fosse sua competenza e dovere adottare opportuni provvedimenti per eliminarli. A Washington però come nell’Atene di Pericle, libertà e democrazia sono miti dell’Olimpo, che vendono bene. Basta confezionarli come pregiata merce d’esportazione.

All’uopo viene fondata l’American International Corporation, secondogenita del Federal Reserve System e gigantesca rete del Corporate Banking.

La politica americana, che non rinuncia al costante richiamo al suo breviario mitologico, inaugura così la grande missione di propaganda fede, secondo un nuovo, perfezionato rituale, capace di nascondere, all’ombra di un mito, il raggiro e la truffa, pur evidenti, ma tanto consueti da essere infine ammissibili, perché origine di un mortificante, colossale e inconfessabile equivoco.

http://www.disinformazione.it/oro_il_grande_inganno.htm

domenica 30 dicembre 2012

Gli UFO nella Cosmologia del Progetto Atlanticus

Durante le indagini del Progetto Atlanticus abbiamo affrontato i più disparati temi, dalla paleoarcheologia misteriosa al complottismo contemporaneo, dall'ufologia all'esoterismo.
 
Penso che non riusciremo a comprendere a pieno la Verità che stiamo cercando se non riusciamo a comprendere che ci sono vasti campi del "Reale" che non siamo in grado di "Percepire". Il nostro occhio, i nostri sensi, percepiscono un range limitato di frequenze luminose o sonore; sappiamo per certo che gli animali già vedono o sentono cose che noi esseri umani non riusciamo a percepire con i nostri sensi.
 
Ora io mi chiedo, se potessimo vedere all'infrarosso o all'ultravioletto, cosa vedremmo nello spazio che ci circonda? E se fossimo in grado di osservare frequenze o energie nemmeno immaginabili per la nostra esperienza fisica?!
 
Forse ci renderemmo conto che ciò che noi definiamo reale è solo una parte, forse una piccola parte di ciò che è veramente il REALE nella sua totalità. 
 
Alcuni degli eventi descritti nelle pagine del blog superano il confine tra realtà fisica e realtà metafisica per cui anche le logiche di indagine devono essere diverse rispetto a quanto viene fatto per esempio affrontando temi come la paleoarcheologia.
 
Prendiamo per esempio l'Ufologia, così come intesa nel Progetto Atlanticus.
 
Per quanto mi riguarda le casistiche possono essere molteplici:

1. fenomeno naturale
2. tecnologia terrestre sperimentale
3. riscoperta di tecnologia antidiluviana
4. ipotesi ex-terrestre, come meglio sostenuta dall'amico Paolo Bolognesi
4. tecnologia aliena in senso lato
5. fenomeni paranormali, extradimensionali (abitanti dei piani astrali)
 
Una ipotesi non esclude l'altra, nel senso che possiamo avere casi diversi appartenenti a diverse casistiche UFO. A volte si tende a generalizzare nel senso che quando accennai la prima volta degli UFO nazisti mi venne obiettato che "... allora tutti gli UFO sono nazisti?"
 
No, non è così... alcuni avvistamenti potrebbero rientrare nella casistica 1, altri in quella 2 e così via fino all'ultima casistica. E quando si dice che non esistono prove degli avvistamenti io ribatto con una serie di esempi di UFO noti ai più, sia del presente che del passato:
- La Stella dei Re Magi
- Gli Ufo della Bibbia
- I Vimana
- Fatima
- I diversi casi di Abduction
- Le Luci di Hessdalen
- La Spirale nel Cielo di Norvegia (e non solo)
- Le Luci di Phoenix
- etc.etc.
 
Ovunque non è mai stata data una spiegazione univoca e certificata da parte della scienza, questi casi rimangono a tutti gli effetti degli UFO, ovvero Oggetti Volanti non Identificati. Ma la difficoltà nel riuscire a comprendere il fenomeno è forse frutto delle limitazioni che noi stessi ci poniamo nell'approccio scientifico all'ufologia, ma che fortunatamente stanno cadendo con il progredire degli studi della fisica quantistica.
 
Ciò che noi osserviamo come UFO, ritornando alla casistica menzionata più sopra precedenti può operare indifferentemente a livello dei tre livelli facenti parte l'insieme del Reale (ove "reale" diverso da "percettibile")
 
Piano materiale = Percezioni sensoriali = Realtà fisica = Materia
Piano astrale = Percezioni extrasensoriali = Realtà metafisica = Antimateria (materia oscura)
Piano cosmico = Energia
 
E per chi, giustamente, desidera un approccio scientifico a questi temi consiglio la lettura di talune opere di Carl Gustav Jung padre della psicanalisi insieme a Freud; in particolar modo il secondo Jung, vicino al misticismo e all'esoterismo.
 
La sua psicanalisi e la sua indagine della psiche umana non fu altro, per me, che una ricerca sulla realtà metafisica. Di Jung ne parleremo in futuro...
 
Una descrizione schematica di ciò che il Progetto Atlanticus definisce "Cosmologia", ovvero lo studio dell'insieme di ciò che è REALE come sommatoria di fisica e metafisica è disponibile in PDF al seguente link
 
 
Partendo da esso siamo in grado di identificare le caratteristiche di ciascun livello di realtà, gli eventuali canali spontanei o indotti per accedervi e le relazioni che sussistono tra i loro 'abitanti' e l'Uomo.
 
Il sentiero evolutivo desiderato dai nostri "Antichi Dei" a partire da Enki, il supposto segreto alchemico di trasmutazione da piombo in oro, resosi palese con la trasfigurazione di Gesù Cristo in Corpo di Luce, tutta la valenza del misticismo di diverse culture, orientali in primis, il messaggio esoterico gnostico compreso quello in ambito massonico, sembra infatti convergere alla scoperta di quella spiritualità perduta in grado forse di collegarci al mondo metafisico prima e cosmico poi, diventando di nuovo UNO e comprendendo di fatto l'UNIVERSALITA' del REALE INESISTENTE in quanto TUTTO E' ENERGIA percepita al nostro stadio dall'interfaccia del FISICO.

sabato 29 dicembre 2012

UE sempre più NWO

UE: La Corte di Giustizia proibisce di parlare male dell’Europa
 
 
La Corte europea di giustizia ha stabilito che l’Unione europea può legalmente sopprimere critica politica alle sue istituzioni e alle figure di spicco dell’Unione, spazzando via in questo modo 50 anni di leggi precedenti europee in materia di libertà civili.

La Corte di giustizia dell’Unione europea ha rilevato che la Commissione europea aveva il diritto di giudicare Bernard Connolly, un economista britannico licenziato nel 1995 per aver scritto una critica sull’integrazione monetaria europea dal titolo The Rotten Heart of Europe.

La sentenza ha affermato che la commissione potrebbe limitare il dissenso, al fine di “proteggere i diritti degli altri” e punire le persone che “danneggiano l’immagine e la reputazione dell’istituzione”. Il caso ha implicazioni più ampie per la libertà di parola, che potrebbe estendersi ai cittadini dell’UE che non lavorano per la burocrazia di Bruxelles.

Il giudice ha definito il libro di Connolly “aggressivo, denigratorio e offensivo”,  soprattutto quando l’autore affermava che l’Unione economica e monetaria era una minaccia per la democrazia, la libertà e la “fine della pace”.

Il signor Connolly, che è stato condannato a pagare le spese legali della Commissione europea, ha detto che il procedimento non costituiva un processo equo. Ha detto: “Siamo di nuovo alla Star Chamber and Acts of Attainder: i diritti degli imputati non sono rispettati o garantiti in alcun modo, è risorto il reato di diffamazione sediziosa.”

Colomer ha scritto nel suo ultimo parere, a novembre, che una pietra miliare britannico sulla libertà di parola non aveva “alcun fondamento o rilevanza” nel diritto europeo, suggerendo che la Corte europea non ha voluto prendere in considerazione la tradizione giuridica britannica.

Connolly intende ora sottoporre il suo caso alla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo.
 
 

Inquietante sentenza Corte di Giustizia UE: i giornalisti non possono richiedere documenti sulla BCE
 
Nel più assoluto silenzio dei media e, naturalmente, della politica impegnata in una faticosa opera di autoreferenzialità, almeno in Italia, la Corte di Giustizia della Comunità Europea mette il lucchetto al diritto di informazione sulle scelte e sulle valutazioni finanziaria ed economiche della BCE. Con la sentenza resa nella causa T590/10 viene stabilità la legittimità del rifiuto, da parte della BCE, di fornire a due giornalisti britannici documenti relativi alla crisi economica in Grecia. Costituisce quindi facoltà della Banca Centrale negare l’accesso ai suoi documenti adducendo il “pregiudizio” alla politica economica europea che ne deriverebbe dalla pubblicazione.
 
La decisione resa dalla Corte di Giustizia è inquietante perché sicuramente lesiva del diritto di informazione e di conoscenza del cittadino. Quel cittadino che sta pagando, in Grecia come in Spagna ed in Italia, errori, incapacità, inadeguatezze e forse anche comportamenti criminali ascrivibili alle scelte finanziarie ed economiche di “poteri” autorizzati ad agire senza il controllo della Politica.
 
La sig.ra Gabi Thesing è giornalista presso la Bloomberg Finance LP, che esercita le proprie attività a Londra con il nome Bloomberg News. Il 20 agosto 2010, ha chiesto alla BCE l'accesso a due documenti intitolati «L’impatto su deficit e debito pubblici degli swap negoziati fuori borsa. Il caso della Grecia» e «L’operazione Titlos e la possibile esistenza di operazioni analoghe con impatto sui livelli di debito e deficit pubblici della zona euro». La BCE ha negato l'accesso a tali documenti adducendo a motivazione la tutela dell'interesse pubblico per quanto riguarda la politica economica dell'Unione europea e della Grecia. La sig.ra Thesing e la Bloomberg Finance LP hanno contestato tale decisione dinanzi al Tribunale.
 
E’ legittimo domandarsi, in tale contesto, se il significato di quel diniego sia davvero espressione di una tutela dell’interesse generale o non piuttosto la strada obbligata per coprire irregolarità, scorrettezze se non illeciti sui quali i Governi e le autorità centrali (compresa la stessa BCE) hanno “chiuso gli occhi”. Una colpevole indifferenza durata per decenni di attività economica e finanziaria senza riguardo, nemmeno, per le poche regole di disciplina e comportamento esistenti. Una situazione creatasi perché nel tempo, i governi e le banche, hanno tollerato, se non avallato, ogni tipo di operazione finanziaria; anche al limite del sostenibile e del lecito. Con la conseguenza che il “tollerare” rinvia a precise responsabilità della politica e delle autorità nazionali, dimostratesi incapaci di disciplinare la delicata materia finanziaria e l’attività del mercato.

Non sorprenderebbe scoprire che una tale tolleranza sia stata a lungo alimentata da connivenze, da pratiche corruttive, da “scambi di favore” di ogni genere. Non si può infatti dubitare del “peso” enorme che i mercati hanno sulla politica e nemmeno si può dubitare della differente evoluzione dell’Unione Europea Economica rispetto a quella politica ( che fatica e non poco ad arrivare ). Una considerazione che richiama l’idea del “ricatto” e che non sarebbe necessario immaginare ed ipotizzare sul tavolo di chi oggi gestisce la “crisi”, se fin dell’inizio ciascuno avesse fatto il proprio dovere ed avesse assolto al proprio ruolo.
 
Dubbi che aumentano – con il rischio di diventare certezza – allorché documenti di interesse pubblico vengono secretati nel nome di una non bene definita tutela generale. Forse, che scoprire l’illecito possa destabilizzare? Ma occorrerebbe chiarire definitivamente chi risulterebbe danneggiato da quei documenti. Non certo quei milioni di cittadini europei che hanno pagato con la perdita della dignità e con la più assoluta povertà gli interessi di una finanza che ormai non tollera alcun controllo.
 
 
Una domanda sorge spontanea... ma tutti quegli opinion leader che si riempivano la bocca di termini e concetti quali "libertà", "antifascismo" etc.etc. dove sono finiti tutti?!?!?!

L'identità di Gesù - Parte I



Una caratteristica dominante emersa dalla lettura dell’Antico Testamento è la durezza del Dio di Israele. Un Dio che, secondo una mia personale interpretazione, si pone alla stregua di En.Lil, il Dio del Comando dei sumeri. Peculiarità caratteriali molto simili sono infatti riscontrabili tra i due "dèi ".

Nel racconto mesopotamico dell’Epica di Gilgamesh, fu En.Lil. il Dio diluvio, un Dio però che nulla potè fare per evitare l’ evento catastrofico, in quanto "non dotato" di onnipotenza. Fu En.Lil. ad essere definito "Signore della Montagna" e fu En.Lil. ad essere considerato un dio dalle dure regole imposte agli uomini, e perciò temuto. Analogamente, nella Bibbia è ricorrente l’ira di Yahweh.

Punizioni, maledizioni, stragi sono più volte compiute a danno del popolo d’Israele. Per non parlare di quei popoli letteralmente ridotti in cenere perché estranei alle leggi imposte col terrore dal "Dio degli eserciti". A conferma di tale durezza, la Bibbia è piena, zeppa di episodi duri e cruenti. Senza scendere nei particolari del periodo dei 40 anni del girovagare del popolo israelita nelle terre della penisola del Sinai o delle famose "Guerre di Yahweh ", basterà citare l’episodio che vede Abramo cacciare il figlio Ismaele e sua madre Agar con il beneplacito di Dio. Uomini come Giosuè, Davide, Salomone, ispirati dalle "guerre sante", sono stati protagonisti di eventi che a una attenta lettura biblica fanno accapponare la pelle. Nel racconto biblico, Yahweh o Geova interpreta molto bene il ruolo del Dio mesopotamico En.Lil., tanto che i due "Signori del Comando" assumono un aspetto antropomorfo , piuttosto che divino.

E allora torna in mente un concetto epicureo, tratto dalla dottrina filosofica di Epicuro di Samo (n. 341 a.c.) : "Se Dio vuole impedire il male ma non è in grado di farlo, non è onnipotente. Se è in grado di farlo ma non vuole, allora deve essere malvagio. Se non può e non vuole...perché chiamarlo Dio?".

Ma torniamo all’Unto del Signore. Tale definizione appartenente a Davide, re d’Israele, ci conduce finalmente a Gesù, il Messia, L’Unto, il Cristo. Congediamoci pertanto dai testi egizi e mesopotamici servendoci d’ ora in poi di testi "gnostici" tanto avversati dall’ortodossia cristiana di Roma. Le note che daranno seguito a questo articolo, sarà bene ribadirlo, sono il prodotto di una mia personale e controversa interpretazione dei testi quivi menzionati.

Potrà apparire azzardata, sconcertante, sicuramente possibile di aggiustamenti, ma comunque essa è la risultanza di riflessioni di chi oggi ve la propone. A mio parere, Laurence Gardner da tempo cerca di dirci velatamente chi era Gesù, "Yehoshua Ben Yosef" in ebraico (Jeovah Salva, il figlio di Giuseppe). Nel farlo usa un metodo criptico che, se accettato dal mondo accademico, portererebbe a far riscrivere duemila anni di storia cristiana. E allora, chi era Gesù? Yehoshua Ben Yosef era il discendente diretto della "Casa del Dragone Messianico", per dirla in breve, un "Anunnako"!!

Ritengo sia superfluo riprendere il filo conduttore che inevitabilmente ci riporterebbe sul binario "extraterrestre". Credo sia chiaro a questo punto il concetto. Se Gesù era un Anunnako, era anche figlio di un Dio anunnako. Dell’aspetto divino abbiamo già argomentato e quindi non ci resta che toccare l’ aspetto umano di quel grande mistico che fu Gesù. L’amico Ennio Piccaluga, con il quale dialoghiamo spesso sugli argomenti trattati su Area di confine, a volte si sofferma su alcuni passaggi evangelici. Nei Vangeli di Marco (15:34) e di Matteo (27/46) si afferma : "All’ora nona Gesù gridò con gran voce, dicendo : ‘Eloi, Eloi (o Eli), lamma sabactani?’ (mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?).

A parere di Piccaluga i termini Eloi o Eli sarebbero stati confusi per difetto di pronuncia con “En.Lil.”. E’ un’ipotesi interessante ma, a mio parere, cozza con la ricostruzione di queste pagine, dove Gesù discenderebbe direttamente dal padre di Qayin, En.Ki. . Non dimentichiamo poi l’ altra possibile traduzione dell’ invocazione di Gesù riferita al profeta Elia. Nel Vangelo gnostico di Giuda, da qualche anno in circolazione, c’è un passaggio dove Gesù, rivolgendosi a Giuda, dice in sintesi: "Vedi Giuda, tu hai compreso bene chi è il mio vero Padre, ma gli altri undici apostoli pregano un Dio (Yahweh) che non è mio Padre" ("Il Vangelo di Giuda", a cura di R. Kasser-M. Meyer-G. Wurst, con un commento di B. D. Ehrman, National Geographic).

A mio parere quindi, Gesù non era il figlio di Dio come ci è stato detto in questi due millenni. O meglio lo era, come lo siamo noi tutti e come lo sono tutte le creature viventi, ossia dotate dell'energia "vita" che, uguale in tutto l'Universo, corrisponde a "Dio"

Quando Gesù invocava il "Padre", non si riferiva al "Padre di un unico figlio", ma al "Padre di tutti i suoi figli" e quindi di noi uomini tutti. Ci sarebbe poi un’altra possibile spiegazione, ma questa la lasciamo scoprire a voi, se vorrete ampliare le vostre conoscenze.

Insomma, Gesù era un mistico, un grande filosofo, un uomo dotato di forte carisma, sicuramente un grande eroe positivo, ma non era il figlio di Dio come ci fu imposto da Saulo di Tarso, San Paolo.

Gesù non ha mai detto di voler fondare una religione, una chiesa, che portassero il suo nome; mai ha detto di dover morire per sanare con il suo sangue il peccato di Adamo ed Eva, per ristabilire cioè l’alleanza fra Dio e gli uomini; non ha mai detto di essere nato da una vergine che lo aveva concepito per intervento di un dio; mai ha detto di essere unica e indistinta sostanza con suo padre, Dio in persona, e con una vaga entità immateriale denominata Spirito.

Gesù non ha mai dato al battesimo un particolare valore; non ha istituito alcuna gerarchia ecclesiastica, finché fu in vita; mai ha parlato di precetti, norme, cariche, vestimenti, ordini di successione, liturgie, formule; mai ha pensato di creare una sterminata falange di santi. Non è stato lui a chiedere che alcuni testi, i Vangeli, riferissero i suoi discorsi e le sue azioni, né ha mai scritto alcunché, salvo poche parole vergate col dito nella polvere.

Gesù era un Ebreo, e lo è rimasto sempre, sia quando (Matteo 5, 17) ha detto: "Non pensiate che io sia venuto ad abolire la Legge o i profeti; non sono venuto per abolire ma per dare compimento"; sia quando, sul punto ormai di spirare, ha pronunciato l’attacco straziante (Salmo 22): "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" (Corrado Augias-Remo Cacitti, "Inchiesta sul Cristianesimo", Mondadori). Il contesto storico nel quale Gesù fa la sua apparizione è segnato da disordini di ogni genere. Gli Ebrei attendevano un Messia (dall’ebraico Maisach, ungere), "l’Unto", che doveva finalmente liberare il popolo dall’ oppressione romana. Isaia, nel 735 a.C. così profetizzava: "Ascoltate ora, o casa di Davide…Ecco, una Vergine concepirà, e partorirà un Figlio, e chiamerà il suo nome Emmanuele" (Isaia 7: 13-14).

http://anunnakitranoi.blogspot.it/2010/10/gesu-lanunnako-parte-1.html

venerdì 28 dicembre 2012

Immanuel Velikovsky. Pazzo o genio?

Quando A.Einstein morì nel 1955, sul suo comodino  fu trovato un libro che  nessuno avrebbe mai pensato avrebbe potuto attirare la sua attenzione: MONDI IN COLLISIONE, pubblicato qualche anno prima da IMMANUEL VELIKOVSKY, un medico russo di origine ebraica, che trasferitosi nel 1939 negli USA, divenne amico di EINSTEIN, cominciò ad occuparsi di astrofisica, fino a diventare la bestia nera degli scienziati americani.

Quel libro aveva sollevato il più grosso scandalo che avesse mai coinvolto la comunità scientifica dai tempi di Galileo, e suscitò una gigantesca crociata contro VELIKOVSKY, tanto che alcuni dei più autorevoli scienziati americani, nel 1950,  giunsero a ricattare le riviste e la casa editrice del libro per impedirne la pubblicazione.

Era solo l'inizio della guerra che la comunità scientifica ufficiale dichiarò a VELIKOVSKY, e in cui scesero in campo l'AMERICAN ASSOCIATION FOR THE AVANCEMENT OF SCIENCE, l'AMERICAN PHILOSOPHICAL SOCIETY, numerose Università e autorevoli riviste.

Ma di che cosa parlava questo libro, e perchè EINSTEIN lo aveva ritenuto degno di essere letto?

Nel libro c'era la spiegazione, in termini scientifici, di alcuni dei miracoli della Bibbia, e questo già poteva bastare a sconvolgere il pensiero comune, ma soprattutto c'era una incredibile ricostruzione storica dell'evoluzione del sistema solare, e questo non poteva essere tollerato dalla scienza ufficiale.

L'idea centrale era che 1500 anni prima di Cristo, cioè in tempi storici, si sia staccata dal pianeta Giove una grande massa che andò a costituire una gigantesca cometa che nell'arco di sette secoli, con una cadenza di 52 anni, si sarebbe avvicinata sempre più alla terra provocando terremoti, inondazioni, tempeste elettromagnetiche, piogge di meteoriti e sconvolgimenti climatici che avrebbero influenzato notevolmente la cultura e le vicende dei nostri antenati, e di cui si trova traccia nei miti e nei documenti che ci sono stati tramandati. Tali tracce esistono in pressochè  tutte le popolazioni del pianeta (Maya, cinesi, polinesiani, indiani d'America).

Il primo contatto si sarebbe verificato nel 1500 a.C.: nel suo avvicinamento la cometa provocò quelle che nella Bibbia vengono descritte come le dieci piaghe d'Egitto (arrossamento dei fiumi, invasione di insetti, la peste, la grandine, pioggia di fuoco fino ad un terremoto di dimensioni planetarie).

Nel libro le piaghe vengono esaminate ad una ad una, e per ognuna viene data la spiegazione "scientifica".

La stessa traversata a piedi del Mar Rosso sarebbe stata possibile per l'incredibile marea provocata dall'attrazione della vicina cometa. Anche la rotazione della terra subì un notevole rallentamento ("folte tenebre nell'Egitto per 3 giorni"). Dopo circa cinquant'anni la cometa ritornò provocando un nuovo rallentamento della rotazione e un'oscillazione dell'asse terrestre, in modo che il sole sembrò fermarsi per un tempo stimato di 18 ore: il famoso miracolo di Giosuè che intima al sole di fermarsi (e che si ferma per un giorno intero).

Anche di questo troviamo traccia nei miti di quasi tutte le popolazioni del pianeta. Gli avvicinamenti della cometa proseguirono ogni 50 anni, con conseguenze non più disastrose, fino al 747 a.C.

Da questo momento  una serie incredibile di avvenimenti si succedette: l'orbita della cometa, forse per una collisione con un'altra, cambiò fino ad andare ad urtare Marte e trasformandosi nel pianeta Venere, installandosi nella sua attuale orbita. Marte fu spinto verso la Terra che sfiorò diverse volte, l'ultima delle quali nel 687 a.C.

In questo periodo di 60 anni i movimenti solari e lunari furono sconvolti, e con essi le stagioni e lo scorrere del tempo. Furono necessari numerosi e continui mutamenti del calendario fino all'assestamento dell'anno a 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 46 secondi, che è quello attuale. Anche di questi sconvolgimenti del calendario c'è traccia in numerose popolazioni.

L'ipotesi che i corpi celesti si muovano sfuggendo alle leggi gravitazionali è molto suggestiva. VELIKOVSKY è stato bollato come CRANK, ma di tanto in tanto qualche autorevole scienziato torna con prove che suffragherebbero, almeno in parte, alcune delle sue spregiudicate, ma suggestive ipotesi, rendendole verosimili.

Per la  scienza risultava inaccettabile  che quello che tiene in orbita i corpi nel nostro sistema solare non è la forza di gravità, come ci aveva insegnato NEWTON, ma un'altra forza, l'elettricità, di cui la gravità è solo un aspetto.

A tutt'oggi, nessuno è ancora riuscito ad unificare la gravità con l'elettromagnetismo, e solo due persone ci hanno tentato: EINSTEIN e VELIKOVSKY. Un genio e un pazzo.

Ma allora, perchè perchè EINSTEIN, che non era certo un ingenuo, perdeva il suo tempo a leggere questo libro?

Molte delle previsioni che VELIKOVSKY enunciò, come la temperatura su Venere (eccezionalmente alta perchè si trattava di un pianeta giovane), l'effetto della forza di gravità della terra fino alla luna, tempeste magnetiche su Giove, la teoria che le comete si siano staccate da corpi più grandi, e tante altre, sono state in seguito confermate, compresa quella di grosse anomalie nella rotazione di Venere dovute alla sua recente installazione nell'orbita: infatti Venere è l'unico pianeta che ruota in senso opposto a tutti gli altri del sistema solare.

Questo libro continua ancor oggi a far discutere e a creare imbarazzi nel mondo scientifico. Tanto ardito da essere definito folle dall’amico Albert Einstein e così inquietante da aver indotto l’astronomo Carl Sagan a farne oggetto di feroci critiche, il saggio di Velikovsky propone in effetti, come vedremo, una serie di scottanti questioni, tra cui la veridicità storica dei testi biblici (sul filone del famoso bestseller "La Bibbia aveva ragione" di W. Keller) e di innumerevoli altre tradizioni mitologiche e sacrali, utilizzate dal ricercatore come fonti attendibili per desumerne informazioni sul passato del nostro pianeta attraverso un’analisi comparata.

La tesi di fondo è difatti che in epoche remote, e non solo, la Terra sia stata scenario di eventi catastrofici così travolgenti da essere stati praticamente rimossi dalla memoria collettiva dell’umanità e confinati in quell’area fantastico-virtuale che si identifica con il mito.

Tali cataclismi di vastità planetaria sarebbero stati provocati in buona parte da violentissime collisioni e incontri più o meno ravvicinati con corpi celesti, in seguito ai quali l’assetto orografico e biologico del nostro pianeta sarebbe sensibilmente mutato.

L’argomentazione di Velikovsky si concentra in particolare su una gigantesca cometa di dimensioni planetarie che, generata per espulsione dalla massa gassosa di Giove (in particolare, dalla gigantesca "macchia rossa" del grande pianeta), avrebbe quindi vagato irrequieta, in ere lontane, nel Sistema Solare, avvicinandosi due volte, verso il 1500 a.C., alla Terra, con conseguenze che analizzeremo in dettaglio.

Non solo: la medesima cometa circa 700-800 anni più tardi si sarebbe scontrata con Marte provocando in area terrestre ulteriori sconquassi, per poi assestarsi definitivamente nei cieli con un’orbita regolare e diventare infine quel pianeta conosciuto in seguito con il nome di "Venere".

Questa in sintesi la "sceneggiatura" descritta da Velikovsky, per supportare la quale l’autore fece appello alle più svariate testimonianze del passato, attingendo, oltre che alla Bibbia, ai testi ebraici del "Talmud", alla letteratura greca, ai papiri egizi, alle tavolette astronomiche babilonesi, ai calendari aztechi e maya e a tradizioni popolari, remote iscrizioni e patrimoni mitologici di numerosissime popolazioni del mondo.

Stesso taglio interdisciplinare si rileva nelle scienze cui fa riferimento la sua indagine, che spaziano dall’archeologia alla geologia, dalla paleontologia alla psicologia, dall’astronomia all’antropologia, alla fisica, alla storia...

TUTTA COLPA DELLA COMETA

Terremoti di immani proporzioni, maremoti spaventosi, piogge di bitume, caduta di pietre incandescenti, pulviscolo abbuiante l’atmosfera e modificazione repentina sia del clima sia della durata dell’anno a causa dell’inversione altrettanto repentina dei punti cardinali. Questi gli effetti descritti in certi avvenimenti cosmici narrati da mitologie di tutto il globo, e alcuni di essi collegabili a quanto dice l’Esodo biblico a proposito delle piaghe d’Egitto e della fuga degli Ebrei attraverso le pareti d’acqua sollevatesi nel Mar Rosso.

Si pensi, per esempio, alla prima piaga, che descrive come "tutte le acque che erano nel Nilo si mutarono in sangue" (Esodo 7, 20-21): fenomeno plausibile nell’ipotesi del passaggio di una cometa, da cui in tal caso cadrebbero sulla Terra particelle di pigmento rugginoso e quindi rossastro. O ad altre piaghe successive: "un pulviscolo diffuso su tutto l’Egitto [...] produsse ulcere pustolose, con eruzioni su uomini e bestie" (9, 9-10); "ci furono grandine e folgori [...] una grandinata così violenta non v’era mai stata " (9, 24); "vennero dense tenebre per tre giorni" (10, 22)...

Circostanze che, secondo Velikovsky, rafforzano l’ipotesi della cometa rilevandone alcune gravissime conseguenze, quali l’oscuramento e la caduta di meteoriti, che effettivamente si verificherebbero se un simile corpo celeste transitasse nelle vicinanze e che sono descritte in maniera analoga nell’antico papiro egizio di Ipuver.

Del sollevamento delle acque del Mar Rosso, imputato alla formazione di venti di velocità e potenza inaudite, si può peraltro trovare memoria nel folklore dei nativi nordamericani, dei giapponesi, dei peruviani e di numerose altre popolazioni, laddove si ricorda un maremoto così spaventoso da dividere il mare in due colonne: per esempio nel Popol-Vuh, sacro libro dei Maya, si legge che "il mare venne sollevato" proprio nel corso d’un cataclisma che rese oscura la terra, mentre infiammò di fulmini e rombi il cielo. E del cielo infiammato da lampi violentissimi troviamo traccia in quasi tutte le tradizioni mitologiche, quasi si trattasse di un ricordo generalizzato che ha coinvolto ogni popolazione del pianeta.

La cometa, dunque, sarebbe passata vicino alla Terra ai tempi dell’esodo israelita dalla terra d’Egitto, mentre di un ulteriore transito, che sarebbe avvenuto 52 anni dopo, si avrebbe eco in un episodio occorso al condottiero ebreo Giosuè presso la città di Gàbaon, che era in mano ai re degli Amorrei. Ecco, infatti, cosa si legge in Giosuè 10, 11-13:

"il Signore lanciò dal cielo su di essi come grosse pietre. - interpretati ancora come meteoriti - Coloro che morirono per le pietre della grandine furono più di quanti ne uccidessero gli Israeliti con la spada. Allora Giosuè disse al Signore [...]: ‘sole, fermati a Gabaon e tu, luna, sulla valle di Aialon’. Si fermò il sole e la luna rimase immobile finché il popolo non si vendicò dei nemici".

Velikovsky interpreta l’eclatante come una ripercussione della vicinanza della cometa, che avrebbe appunto rallentato la rotazione della Terra. E per confermare che si trattò di un fatto realmente accaduto, e poi mitologizzato, rintracciò nelle storie mitiche dell’altro emisfero un accadimento analogo ma opposto: invece di un lunghissimo giorno una notte lunghissima. Della quale ci parla, in effetti, la storia dell’impero di Colhuacan e del Messico (scritta in lingua nahua-indiana e nota come "Annali di Cuauhtitlan") e a cui si riferiscono anche taluni racconti leggendari della Finlandia, dell’Iran, del Perù e dei nativi nordamericani, mentre i testi cinesi di epoca Yao narrano di una sequela di sconvolgimenti (vasti incendi, onde altissime) nel corso dei quali il sole non tramontò per vari giorni.

La Terra, insomma, interruppe per un breve periodo le sue rotazioni. E se, dopo l’impatto, riprese un moto regolare, questo cortocircuito aveva comunque prodotto un effetto ancor più straordinario: l’inversione dei poli magnetici del pianeta, ribaltando i punti di collocazione dei Poli Nord e Sud.

Un capovolgimento avvenuto in modo istantaneo, quindi traumatico per l’habitat terrestre, e collocato dal Velikovsky nel 687 a.C., quando Marte, spostato da una successiva collisione con la cometa, sarebbe transitato presso la Terra ai tempi della distruzione dell’esercito assiro di Sennacherib, nemico di Israele (ben 185.000 soldati morti misteriosamente, forse per asfissia), di cui narrano i libri biblici dei Re e delle Cronache.

A sostegno di questa tesi Velikovsky presenta analisi di carattere geologico: pare infatti che l’epoca glaciale abbia avuto una conclusione subitanea, trasformando d’improvviso regioni polari (come l’America nord-orientale) in zone temperate e al contrario regioni temperate (come sarebbe stata la Siberia nord-orientale) in coltri gelate. Se ne ha evidenza paleozoologica nei corpi congelati dei mammuth, estintisi in massa durante l’ultimo periodo glaciale e nelle cui viscere sono state trovate erbe non ancora digerite e che oggi crescono a 1500 km a sud: indizio che il Polo Nord si trovava un tempo spostato verso l’America di una ventina di gradi rispetto al punto che occupa oggi.

Il congelamento deve essere stato del resto davvero repentino per aver conservato i corpi dei grandi quadrupedi intatti e non in stato di putrefazione!

L’inversione, inoltre, avrebbe inciso sull’orbita terrestre (causando cambiamenti radicali che sarebbero testimoniati dalle variazioni riscontrabili da un certo momento in poi nei calendari di vari popoli antichi) e rivoltato la direzione del moto terrestre, che avrebbe così iniziato a ruotare da occidente verso oriente, mentre prima il Sole sorgeva a occidente e tramontava a oriente.

La precedente configurazione sarebbe stata dipinta nella tomba dell’architetto della regina Hatshepsut, Senmut, il cui soffitto mostra le costellazioni disposte con orientamento astronomico opposto all’attuale e, evidentemente, visibile così a quell’epoca.

Numerose poi le fonti storiche, a partire da Erodoto, che nelle Storie riferisce come secondo i sacerdoti egiziani il Sole in remote epoche avesse cambiato più volte la direzione del moto.

A questa medesima inversione - che in epoca latina è riferita da Seneca e da Pomponio Mela e che ritroviamo anche nelle scritture di altre civiltà, fra cui nel trattato talmudico Sanhedrin - aveva già fatto riferimento Platone nel Politeia, sostenendo che il cambio d’orientamento sarebbe una manifestazione ciclica, da lui definita l’inversione "più grande e più completa" dei "mutamenti che avvengono nei cieli".

http://www.misteridellastoria.com/articoli/La%20cometa%20di%20Velikovsky.html


La Corsa alla Luna

Il programma Apollo fu un programma spaziale americano che portò allo sbarco dei primi uomini sulla Luna.
 
Concepito durante la presidenza di Dwight Eisenhower e condotto dalla NASA, Apollo iniziò veramente dopo che il presidente John Kennedy dichiarò, durante una sessione congiunta al Congresso avvenuta il 25 maggio 1961, obiettivo nazionale il far "atterrare un uomo sulla Luna" entro la fine del decennio con la famosa frase:
 
« Abbiamo scelto di andare sulla Luna in questo decennio e di fare le altre cose, non perché non sono facili, ma perché sono difficili obbiettivi, perché questo obiettivo servirà a misurare e organizzare al meglio le nostro energie e competenze, perché questa è una sfida che siamo disposti ad accettare... »
 
Uno dei più importanti contributi forniti alla progettazione della missione fu certamente dato da Werner Von Braun, portato in America dalla Germania nazista durante le concitate fasi dell'Operazione Paperclip, con la quale, come sappiamo, molti scienziati della Germania Nazista furono trasferiti negli Stati Uniti, dove poterono continuare le loro ricerche.
 
Wernher Von Braun era di origini nobili tedesche. Nelle installazioni sotterranee di Peenemunde, nord della Germania, sotto la direzione di scienziati nazisti di cui lui era a capo, durante la seconda guerra mondiale vennero costruite le micidiali V2 precursori dei moderni missili balistici.
 
 
Ben presto le dimensioni della base crebbero, così come i suoi abitanti. L'intera penisola a nord del centro fu invasa dalle famiglie dei tecnici e degli scienziati, mentre nuove strutture crescevano intorno alla struttura di ricerca: una centrale elettrica, un impianto per la produzione di ossigeno e idrogeno, gallerie del vento, caserme militari, rampe di lancio e una fabbrica di razzi. Naturalmente, non mancò di essere munita di un luogo dove radunare la "manodopera", e per lo scopo fu costruito un campo di prigionieri di guerra. Con il volger della guerra, il campo di prigionia si andò trasformando sempre più in un campo di concentramento vero e proprio.
 
Al termine del conflitto, nel 1947, Wernher von Braun avrà modo di dichiarare " Non vidi mai un cadavere, né assistetti a maltrattamenti o uccisioni". Fu davvero così? Neanche il trionfo del 1969 farà dimenticare il passato poco chiaro del grande scienziato, che, invero, dal canto suo, fu sempre animato da un genuino desiderio di costruire un mezzo che portasse l'uomo nello spazio.
 
In tempi di guerra un genio come il suo, però, non poteva essere sfruttato se non per costruire mezzi per vincere le guerre. E von Braun, che voleva viaggiare per lo spazio, costruì le famigerate V-2.
 
Il 13 giugno del 1942, alla presenza della massime autorità del Reich, venne lanciato il primo A-4, il razzo più grande e potente fino ad allora mai costruito; il lancio fallì, ma cinque mesi dopo, finalmente, il razzo si staccò da terra, arrivò a novanta Km d'altezza e raggiunse la velocità di 1340 m/s.
 
Dornberg, il capitano ai cui ordini attendeva von Braun, commentò così il gran giorno:
 
"Abbiamo invaso lo spazio con i nostri razzi e, per la prima volta, abbiamo usato lo spazio come ponte tra due punti della terra. Abbiamo dimostrato che la propulsione arazzo è praticabile per i viaggi spaziali. Questo terzo giorno di ottobre (era il 1942) è il primo di una nuova era dei trasporti, quella dei viaggi spaziali."
 
I tedeschi persero la guerra, ma le ricerche di Von Braun proseguirono negli Stati Uniti e anzi possiamo pensare che senza le sue competenze difficilmente gli americani avrebbero vinto la corsa spaziale contro i sovietici.
 
Corsa iniziata nel 1955 quando il presidente Eisenhower annunciò che nel corso dell'Anno Internazionale di Geofisica del '57, gli Stati Uniti avrebbero messo in orbita un satellite, si gettarono nell'impresa il team di esperti della marina, con il progetto Vanguard, e quello dell'esercito, con il progetto di von Braun.
 
Fu scelto il primo, anche perché al presidente poco piaceva l'idea di conquistare lo spazio con un progetto militare. Sebbene fu scelto il progetto della marina, von Braun non alzò bandiera bianca e più determinato che mai continuò imperterrito i suoi esperimenti. I fatti gli avrebbero dato ragione, nonostante il fallimento del primo Jupiter.
 
La svolta capitò nell'autunno del '57. Mentre il Vanguard collezionava una figuraccia dietro l'altra, anche indiretta TV, i misteriosi russi misero a segno un colpo sensazionale, assolutamente sconvolgente per gli spavaldi americani: il 4 ottobre 1957 fu messo in orbita lo Sputnik 1,a cui seguì un mese dopo lo Sputnik 2 con a bordo la cagnetta Laika.
 
Era troppo. Gli Stati Uniti, presi completamente alla sprovvista, si sentirono sconfitti e umiliati. Dopo l'ennesimo fiasco di un Vanguard, fu data allora carta bianca a von Braun e al suo progetto.
 
E il 31 ottobre 1958 il gruppo colse il primo grande successo: gli Stati Uniti risposero allo Sputnik sovietico immettendo in orbita l'Explorer 1. Nello stesso anno fu fondata un'agenzia con lo scopo di essere un ente civile che limitasse l'ingerenza dei militari nei programmi di conquista dello spazio: la Nasa. La grande rincorsa allo spazio era ufficialmente partita.
 
Sebbene i russi collezionarono vari primati, arrivando prima degli americani a importanti risultati, basti ricordare Yuri Gagarin nel '61, il 16 luglio del 1969 sventolò sulla Luna la bandiera americana. E grande merito lo ebbe von Braun che consegnò giusto in tempo la sua ultima, straordinaria, creatura: il Saturno V, il razzo che permise il grande balzo.
 
L'equipaggio di Apollo 11
 
Dietro la figura di Von Braun esistono diversi segreti e diversi enigmi, a partire dal tessuto socio-politico-culturale di origine, il nazismo e i suoi misteri legati al mondo della Vril, degli Haunebu, dell'esoterismo nazista, al suo coinvolgimento sia in Germania come negli USA in alcuni dei più noti casi ufologici, tra cui lo stesso Roswell.
 
L’ingegnere aerospaziale Clark C. McClelland, specialista Nasa dal 1958 al 1992, ha confermato in un’intervista esclusiva a CNI News - in merito all’incidente UFO avvenuto presso la città di Roswell nel 1947 - il coinvolgimento dell’ingegnere missilistico tedesco Wernher von Braun (1912-1977), nell’ispezione in loco sullo scafo precipitato e sui corpi di esseri alieni.
 
"Il Caso Roswell resta il più importante e documentato nella storia di crash/retrieval (schianto/recupero) di UFO" dichiara McClelland.
 
Lo scienziato spiega come venne a conoscenza del ruolo avuto da von Braun nella vicenda:
 
"Durante i miei lunghi anni di servizio nel programma spaziale della nazione ebbi la fortuna di conoscere e scambiare alcune informazioni di grande interesse con scienziati tedeschi trasferiti in USA mediante l’Operazione Paper Clip dopo la Seconda Guerra Mondiale. Erano l’élite del gruppo scientifico addetto ai programmi missilistici tedeschi sotto il controllo di Adolf Hitler. Ebbi spesso il privilegio di conversare con il loro capogruppo, il dottor Wernher von Braun e con altri scienziati assegnati alle squadre addette al lancio della ABMA (Army Ballistics Missile Agency) alle rampe di lancio di Cape Canaveral. Questi stessi uomini furono infine conglobati nella nuova organizzazione National Aeronautics and Space Administration (NASA)".
 
Le affermazioni di McClelland, del quale sono accessibili via internet le credenziali e l’altisonante curriculum professionale costituiscono la piena riprova sia di quanto appare sui recenti documenti attribuiti al gruppo Majestic 12, sia di quanto esposto dal colonnello Philip J. Corso nel best seller "Il Giorno Dopo Roswell", in merito al ruolo di primaria importanza svolto da Wernher von Braun nell’incidente di Roswell.
 
Fu forse l'insieme di tutte queste tematiche a stimolare la volontà di Von Braun, della NASA e del governo statunitense di raggiungere la Luna il più presto possibile?
 
E' possibile che ci sia qualcosa d'altro dietro al desiderio di esplorare il nostro satellite, qualche indicibile segreto sulle nostre origini e sulla possibile presenza di prove concrete dell'esistenza di forme di vita aliene sulla Luna?
 
Le missioni Apollo assumerebbero interamente un altro significato. Oltre al 'semplice' seppur nobile scopo esplorativo, scientifico e alla dimostrazione del potenziale tecnologico nel confronto con i Sovietici potrebbe esserci un obiettivo segreto, di ordine militare, di contattare possibili 'ospiti' del nostro satellite e valutarne la possibile minaccia nei nostri confronti.
 
A tal proposito assumono particolare valore certe dichiarazioni rilasciate nel corso degli anni relativamente alla presenza di UFO durante le missioni fin dall'Apollo 11, quella che portò effettivamente il primo uomo sulla Luna (anche se non è detto che fu effettivamente ciò che vedemmo in "diretta" mondiale...)
 
Da un articolo di Vittorio Sabadin pubblicato su ”La Stampa”.
 
Trentasette anni fa, esattamente in questi giorni, milioni di persone in tutto il mondo affollavano i bar per seguire da preistoriche tv in bianco e nero l’avventura dell’Apollo 11, la capsula che avrebbe portato l’uomo sulla Luna.
 
Coperte dalle voci dei commentatori, si udivano sullo sfondo le incomprensibili comunicazioni tra la base di Houston e i tre astronauti nella navicella: Neil Armstrong, Edward «Buzz» Aldrin e Michael Collins. Due frasi, scambiate il 19 luglio, poco prima dello sbarco, erano sembrate a tutti i tecnici che seguivano la missione una normale richiesta di informazioni, ma nascondevano un segreto che Aldrin ha rivelato solo adesso: l’Apollo 11 non era solo nello spazio.
 
L’equipaggio chiese alla base dove si trovasse rispetto a loro l’S-IVB, il terzo modulo del razzo che li aveva spinti verso la Luna. Dopo qualche minuto, Houston rispose che si trovava a 6000 miglia nautiche, circa 11 mila chilometri. «Non poteva dunque essere quello – ha rivelato Aldrin – il grande oggetto che vedevamo dall’oblò ad una certa distanza da noi. Era a forma di anello e si muoveva ad ellissi. Collins decise di guardarlo meglio con un cannocchiale, non era sicuramente il nostro razzo». I tre astronauti decisero di non comunicare altro alla base, e di parlarne solo al loro ritorno in un briefing riservato. «Che cosa potevamo fare? – ha spiegato Aldrin -.
 
Dovevamo metterci a gridare “ragazzi, c’è qualcosa che si muove qui di fianco, avete idea di che cosa possa essere?” Molta gente ascoltava le comunicazioni tra noi e Houston, gente di tutti i tipi. Temevamo che qualcuno potesse chiedere di annullare la missione, a causa di una minaccia aliena o per qualunque altra stupida ragione. Così decidemmo solo di informarci per precauzione su dove si trovasse l’S-IVB».
 
Tornati sulla Terra, accolti dal presidente americano Richard Nixon a bordo della portaerei Hornet, gli astronauti raccontarono le fasi dell’avvistamento ai responsabili della missione. La Nasa decise di non renderle pubbliche. Il dottor David Baker, all’epoca Senior Scientist dell’Apollo 11, ha spiegato che l’Agenzia spaziale americana, temendo il ridicolo, aveva vincolato l’equipaggio al segreto. «Molti tecnici della Nasa si sono convinti che gli Ufo esistono – ha detto Baker – e questo ha spinto ancora di più l’agenzia ad una politica di segretezza. Nessuno riuscì a scoprire che cosa fosse l’oggetto che quelli dell’Apollo 11 avevano visto, ma è certo che questi avvistamenti non erano rari fino dai tempi dei primi viaggi in orbita: molti equipaggi avevano incontrato oggetti strani».
 
Anche se il nome di Neil Armstrong è rimasto nella memoria di tutti come quello dell’eroe della missione, il primo uomo a mettere piede sulla Luna, in realtà il vero protagonista di Apollo 11 fu Edwin Buzz Aldrin, colonnello dell’aviazione americana, discendente da una famiglia svedese di fabbri e predestinato ai voli sul nostro satellite dal cognome della madre: Moon. Ci sono pochissime foto di Armstrong sulla Luna, ma ce ne sono moltissime di Aldrin, che molti appassionati dei misteri lunari accusano adesso di non avere raccontato tutta la verità. Basta fare una ricerca sul web con Google o Yahoo per rendersi conto di quante persone nel mondo siano convinte che, anche dopo l’allunaggio, «c’era qualcosa di strano là fuori».
 
La convinzione nasce da presunte intercettazioni delle comunicazioni fra gli astronauti e la Nasa, fatta da radioamatori a terra. Sceso sul suolo lunare, Armstrong affermò di vedere una intensa luce che proveniva da un cratere. La comunicazione si sarebbe interrotta bruscamente, ma non per le decine di persone che la intercettavano da casa. «Che cosa sono? Che cosa sono? Potete dirci che cosa sono? – avrebbero continuato Armstrong e Aldrin -. Oh Dio, non ci credereste. Siamo qui, stiamo tutti bene, ma abbiamo dei visitors. Vi dico che ci sono altre navi spaziali qui e sono tutte allineate al bordo del cratere».
 
Cosa vide l'equipaggio dell'Apollo 11?
 
Perchè la missione Apollo 13 fu annullata? E' vero ciò che ci è stato raccontato dai media o in realtà Apollo 13 fu attaccata da forze ostili in virtù della presunta testata nucleare che trasportava, destinata a detonare sulla Luna, come sostenuto dal sedicente ex-capo dei sistemi di comunicazione alla Nasa Maurice Chatelain?
 
Chatelain si spinse al punto di dichiarare che il fallimento dell’Apollo XIII fu dovuto ad un UFO che proteggeva qualche base lunare creata dagli extraterrestri poiché a bordo aveva una piccola struttura nucleare destinata ad essere piazzata sulla luna per rilevazioni sismiche. Sia come sia, la NASA non ha ancora comunicato ufficialmente i risultati dell’indagine sull’avaria."
 
Attacco che si potrebbe essere concretizzato con questo evento
 
Sullo sfondo della tragedia scampata di poco, è quasi completamente sfuggito agli annali l'esperimento di far precipitare il terzo stadio del razzo Saturn sulla Luna - in breve nominato Saturn-Crash - eseguito durante questa missione. Poco dopo che il modulo di comando si era staccato ed aveva effettuato con successo la manovra d'aggancio del modulo lunare, venne riacceso il congegno propulsore di questo terzo stadio del razzo vettore Saturn per portarlo su di una traiettoria di collisione con la Luna.
 
Tale manovra riuscì perfettamente e tre giorni più tardi, lo stadio con il peso di circa 14 tonnellate, precipitò sulla Luna a circa 120 chilometri a nord-ovest del punto di allunaggio dell'Apollo 12 con una velocità d'impatto di circa 2,5 chilometri al secondo (9000 Km/h). L'impatto corrispondeva a circa 10 tonnellate di TNT.
 
Dopo circa 30 secondi il sismografo posizionato dall'equipaggio dell'Apollo 12 registrò l'impatto. Il conseguente terremoto lunare durò per oltre tre ore. Già prima dell'impatto vero e proprio, il misuratore della ionosfera - anche questo montato durante la missione precedente - registrò la fuga di una nube gassosa visibile e dimostrabile per oltre un minuto. Si presume che l'impatto abbia scagliato delle particelle della superficie lunare fino ad un'altezza di 60 chilometri, dove furono ionizzate dalla luce del Sole."
 
Alla luce di queste considerazioni e di un ipotetico incontro-scontro con presunti extraterrestri di stanza sulla Luna, perchè da un certo punto in poi nessuno più si è azzardato a rimettere piede sulla Luna?
 
Questo almeno in via ufficiale, se si vogliono prendere per vere le ipotesi di una missione ultra segreta...
 
Ufficialmente le gloriose missioni “Apollo”, che hanno portato l’uomo sulla luna, si sono concluse con Apollo 17, una teoria alternativa è saltata fuori negli ultimi anni; le missioni apollo potrebbero essere arrivate fino alla 20, le missioni successive sarebbero rimaste top-secret per via dell’obbiettivo da raggiungere. Lo scopo di “Apollo 20”, in particolare sarebbe stato quello di esplorare una presunta navicella aliena, fotografata sul lato oscuro della luna negli anni precedenti dalla missione Apollo 17.
 
L’oggetto di 5km di lunghezza era adagiato sul suolo del nostro satellite probabilmente da molte migliaia di anni dato che a prima vista presentava fori riconducibili a bombardamenti di asteroidi e strati di polvere lunare depositata sulla nave nel corso degli anni. Ma sul nostro satellite non ci sarebbe stata solo una navicella, anche una vera e propria stazione spaziale, enorme, delle dimensioni di una città e probabilmente là da milioni di anni. Tutto è cominciato grazie alla rivelazione fatta da William Rutledge, un’astronauta a bordo dell’Apollo 20 che ora vivrebbe sotto copertura.
 
 
Apollo 20 fù lanciato il 16 Agosto 1976, a bordo del modulo lunare (identico a quello servito 4 anni prima per la missione che portò l’uomo per la prima volta sulla luna), vi erano: William Rutledge, Leona Snyder ed Alexi Leonov, cosmonauta sovietico.
 
La destinazione della missione era il cratere “Iszak D” nel lato oscuro della luna, dove era adagiata la presunta navicella aliena e poco più distante da lì la stazione spaziale.
 
La missione durò circa 7 giorni, durante i quali gli astronauti esaminarono le rovine e la navicella, e scattarono centinaia di immagini. Dentro la navicella però ci fù la scoperta più clamorosa, il cadavere perfettamente ibernato di una extraterrestre femmina che soprannominarono “monnalisa”.
 
 
I corpi in realtà sarebbero stati due, ma per motivi di spazio a bordo dell’Apollo-Soyuz e per permettere ai cosmonauti di prendere anche equipaggiamento e apparecchiature dalla nave, un corpo lo lasciarono lì dove era e scelsero quello meglio conservato.
 
 
 

giovedì 27 dicembre 2012

I Templari di Aragona


“Ora, chi è a dominare il mondo della finanza? E’ l’Impero Romano, altrimenti noto come la Santa Sede tramite la Compagnia di Gesù, dal 1814. La Legge dell’Ammiragliato, che gestisce l’intera infrastruttura commerciale mondiale è fondata sul Diritto Canonico Vaticano, la cui ultima revisione risale al 1984. Tale Diritto è stato perfezionato dall’Impero Romano che grazie ad esso ha dominato e signoreggiato in ogni ambito. Che risiediate in Israele o in Turchia, siete comunque obbligato a condurre i vostri affari ricorrendo al sistema Romano della Legge dell’Ammiragliato che risale al tempo dei Fenici, ed è oggi noto come Diritto Marittimo Internazionale (Legge dell’Ammiragliato), o più semplicemente ‘Law of the High Seas’ (Diritto delle Acque Internazionali).

Il Mare rappresenta la fonte stessa del potere ecclesiastico della Santa Sede (Holy See/Holy Sea), altrimenti nota come la Cattedra (Seggio) di Pietro. Il Mare (Elemento Acqua) è il dominio della Dea della Luna, Yarikh (Tanit) la cui figura idealizzata è rappresentata dalla Maria (Vergine) della Chiesa Cattolica, è di questo che in realtà si tratta. Ricordatevi di questo, la Chiesa adora in effetti figure quali Crono (Saturno), Zeus e Selene della mitologia greca. Le persone interessate al ruolo giocato dal potere papale nell’ambito dell’economia mondiale dovrebbero cominciare a studiare la Bolla Papale “Unam Sanctam” che Papa Bonifacio VIII promulgò nel 1302. Si tratta dello stesso Papa che distrusse i Cavalieri Templari, all’inizio del XIV secolo e che successivamente consegnò il loro antico potere e le loro ricchezze ai Cavalieri di Malta nel 1312, grazie alla Bolla Papale “Ad Providam”.

Oggi tutte le più potenti linee di sangue Reali, e i loro rappresentanti, fanno parte dei Cavalieri di Malta, personaggi quali l’Imperatore stesso, Re Juan Carlos di Spagna il Principe Vittorio Emanuele IV abbiamo quindi le Dame di Malta, quali la Regina Beatrice ed Elisabetta Maria II. Sono tutti parte integrante di tale antica struttura di potere che gestisce il mondo per conto del Papato. Le sedicenti sezioni protestanti riconosciute rispetto ai Cavalieri di Malta Cattolici sono controllate dal Cardinale (Cattolico) e Gran Maestro Matthew Festing e soggette alla sua autorità, esercitata tramite l’Alleanza degli Ordini di S. Giovanni di Gerusalemme che ha sede a Ginevra, in Svizzera, il cantone controllato dalla Casa dei Savoia, il cui vertice è il Principe (Vittorio) Emanuele IV, che non è semplicemente un Cavaliere di Malta, è inoltre un Cavaliere dell’Ordine di Costantiniano (di San Giorgio) ed un Cavaliere dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, appunto come Re Juan Carlos di Spagna.

La Sovrana City of London (Città di Londra) è nota nell’ambito dell’occulto come la ‘Nuova Gerusalemme’ ed è gestita dai Titolati dell’Ordine di Malta, che lo acquisirono dai Titolati dell’Ordine Templare, altrimenti noti come i Cavalieri Templari, grazie alla Bolla “Ad Providam” del 1312, di Papa Bonifacio VIII. L’intero settore commerciale mondiale odierno fa riferimento al ‘Miglio Quadrato della Servitù’ a partire dal Cestui Que Vie Act, del 1666, che stabilisce la servitù collettiva (mondiale), e che è fondato su un certo numero di Bolle Papali quali la “Aeterni Regis” del 1481, di Papa Sisto IV mentre l’intera struttura risale naturalmente all’originaria “Unam Sanctam”, del 1302.

Mi spiace informarvi del fatto che il Sacro Romano Impero non sia mai finito, si è solo indebolito in una certa fase, ed è ora tornato pienamente operativo, come profetizzato dalle Scritture. Potrebbe risultare interessante studiare il Congresso di Vienna, tenuto nel 1814, per rendersi conto di tutto questo. Guarda caso, quello fu lo stesso anno in cui la Compagnia di Gesù (Gesuiti) assunse il controllo assoluto della Santa Sede, questione resa definitivamente nota ai bene informati a partire dal 1870, con la Dottrina dell’Infallibilità (Papale).

Il Cavaliere di Malta Heinz (Henry) Kissinger, un agente del DVD (Deutsche Verteidigungs Dienst) e un Hofjuden (Ebreo di Corte) Frankista Sabbatiano, ha reso noto a tutti che per controllare il mondo sia necessario controllare il settore finanziario. Ha reso noto che per controllare tutte le nazioni sia necessario controllare l’energia. E Kissinger ha inoltre reso noto che per controllare tutti i popoli sia necessario controllare le risorse alimentari. Fate caso a dove organizzazioni quali la FAO delle Nazioni Unite hanno le proprie sedi sono a Roma, in Italia. Vi suggerirei di studiare il caso della Rabobank dei Paesi Bassi se volete vedere all’opera una delle strutture finanziarie più potenti nell’ambito del settore agricolo, rendendovi conto di quanto sia potente in effetti tale banca privata. Molti non ne hanno mai sentito parlare.

Tutte le nazioni sono controllate dai Cavalieri di Malta tramite la Worshipful Company of Fuelers (una delle ‘Livery Companies’) che controlla il settore dell’energia, quello degli eserciti e dell’Intelligence. I Cavalieri di Malta utilizzano la Worshipful Company of Grocers per controllare il settore alimentare. Mentre il sistema finanziario (mondiale) è controllato dai Cavalieri di Malta tramite la Worshipful Company of International Bankers. Queste Livery Companies sono gestite come la Massoneria e potrete notare come ognuna delle Livery Companies sia essa stessa, tecnicamente parlando, una loggia massonica e a capo di tale loggia vi è un Maestro Venerabile, come potete notare nel caso di qualunque altra loggia massonica. Noterete inoltre su numerosi degli stemmi di tali Livery Companies le frecce, simbolo dei Cavalieri Templari come accade nel caso della Worshipful Company of Grocers. Solitamente tali frecce sono nere, le vedrete ovunque in Svizzera località in cui gli stessi Cavalieri Templari si rifugiarono per sfuggire alla soppressione così come ripararono in Portogallo e in Scozia.

Quello che non vi hanno riferito è che ad un certo numero di Cavalieri Templari fu concesso di riparare nella potente Aragona. La Massoneria ebbe origine ad Aberdeen in Scozia, nel XV secolo e in seguito, nel 1598 e 1599, furono approvati i suoi regolamenti ufficiali, diciamo così, sulla base degli statuti creati da William Schaw. Quest’ultima rappresenta l’originaria Massoneria creata dai Cavalieri Templari di Scozia. Oggi ci sono scontri tra fazioni templari, così come tra fazioni di non-templari. I Templari di Aragona, che ebbero origine dall’Ordine di Calatrava e dall’Ordine di Montesa erano impegnati in attività di infiltrazione, intendevano assumere il controllo del mondo e di tutti gli ambiti riferibili alla Massoneria di origine Templare. I Templari di Aragona si trasformarono in un ordine noto in Spagna come ‘Los Alumbrados’.

Questi ultimi, oggi, sono noti come la Compagnia di Gesù, l’ordine che domina il mondo tramite la sua struttura di origine Templare fondata sul potere e sul denaro, ispirata agli antichi Hashashin del Medio Oriente con cui Ignazio di Loyola ebbe stretti rapporti nel corso del suo viaggio in Medio Oriente. Quest’ultimo rappresenta lo stesso antico Ordine del Medio Oriente da cui trae origine la struttura di potere adottata da tutti i Cavalieri Templari, dato che si era dimostrata perfetta per ottenere un controllo ed una obbedienza assolute.

I Templari di Aragona, con la Compagnia di Gesù, istituirono un Ordine specifico nel XVIII secolo noto come Rito Scozzese Antico e Accettato della Massoneria. Tutti i gradi furono creati dalla Compagnia di Gesù (Gesuiti), anche quelli istituiti da Federico il Grande (di Prussia), il loro protettore. Tale Ordine fu creato per incorporare l’intera Massoneria ed eliminare l’elemento in competizione rappresentato dai massoni scozzesi.

Tutto ciò non ha assolutamente nulla a che vedere con la diatriba Cattolicesimo vs. Templarismo, si tratta semplicemente di Templarismo vs. Templarismo. Ricordate che alla Compagnia di Gesù non importa nulla del Cattolicesimo, anche se si scoprisse questa verità. Sono membri della Fratellanza Saturniana, come reso evidente dal loro logo IHS, in cui la H rappresenta l’antico simbolo di Saturno (Crono), la Divinità del Giudizio e del Tempo. Rappresentano il contraltare degli adoratori di Zeus, altrimenti noto come la Cattedra di Pietro. Aborriscono Zeus, e in effetti fanno parte della Fratellanza Tifoniana (di Tifone/Set/Saturno).

Tutto questo risulta particolarmente interessante quando vi rendete conto delle connessioni tra il Casato dei Borbone e la Compagnia di Gesù nella figura dell’Imperatore, il Re Juan Carlos di Spagna, discendente della famiglia Farnese che finanziò la Compagnia di Gesù per conto di Francesco Borgia. Alcuni potrebbero obiettare che nell’ambito della Massoneria esista anche il Rito di York. Personalmente ritengo che il Rito Scozzese abbia il potere di gran lunga più rilevante nell’ambito di tale Impero Romano. I numerosi personaggi coinvolti in questa cospirazione quali, tra gli altri, il Cavaliere di Malta Tony Blair, William (Bill) Clinton ecc. sono tutti Massoni del Rito Scozzese di elevato livello. Guarda caso, Dealey Plaza, dove il presidente degli Stati Uniti J.F. Kennedy fu assassinato dalla Permindex, agli ordini di Sir John Hobson era in effetti controllata dal Rito Scozzese.

L’attacco fu eseguito ad opera dei Cavalieri di Malta, molti dei quali si recarono lì in prima persona per essere testimoni dell’evento, come fece il Cavaliere di Malta George Herbert Walker Bush che ha guidato l’agenzia di intelligence nota come Deutsche Verteidigungs Dienst (DVD) per 34 anni. Sapreste dirmi quale altro leader dell’Intelligence sia rimasto costantemente al vertice nel corso di un arco di tempo tanto lungo? E’ stato tra l’altro Direttore della CIA per un anno, poco prima di assumere il comando della DVD. Vi suggerisco di verificare i legami tra questi ultimi e la Divisione n° 5 dell’FBI, nel caso dell’omicidio di John F. Kennedy e le loro connessioni con il Quebec Gesuita, in occasione di numerosi eventi, incluso l’11 Settembre.

Il Rito di York è profondamente connesso al Cattolicesimo tramite l’ordine massonico e militare della Croce Rossa di Costantino. Vorrei ricordarvi che a un livello più elevato rispetto ai Cavalieri di Malta abbiamo il Sacro Militare Ordine Costantiniano di S. Giorgio ed inoltre l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Guarda caso, quest’ultimo ordine ha il compito di proteggere il Superiore Generale della Compagnia di Gesù ed inoltre Borgo S. Spirito (a Roma).

Un’altra struttura di protezione operativa a Borgo S. Spirito è il Centro Nacional de Intelligencia spagnolo struttura che, guarda caso, non condivide con altre agenzie le proprie informazioni di intelligence al contrario di ben più note agenzie di intelligence, quali l’MI6 e la CIA. Possiamo passare quindi alla Gran Loggia Unita della Massoneria (UGLE), che non rappresenta affatto l’Occhio Onniveggente della Massoneria, e che è attualmente guidata dal Gran Maestro il Duca di Kent. L’effettivo ed assai più potente Occhio Onniveggente della Massoneria è rappresentato dalla potentissima Gran Loggia Ekklesia con sede a Città del Vaticano, controllata dalla Compagnia di Gesù, che ingloba logge parte tanto del Rito di York quanto del Rito Scozzese, incluso l’Ordo Templi Orientis”.

mercoledì 26 dicembre 2012

Città sommersa nel mediterraneo

Misteriose rovine sommerse nel Canale di Sicilia. 1957, 2010: due occasioni in cui sono state individuate misteriose rovine sommerse sui fondali del Canale di Sicilia, tra l'isola di Linosa ed il Golfo della Sirte.

Il pensiero istintivamente corre alle cittadine sommerse individuate alcune decine di anni fa al largo delle coste israeliane e risalenti al 6000 a. C. circa. 

Le ricerche geologiche d'altra parte confermano che vaste aree tra la Tunisia e la Sicilia, oggi in fondo al mare, erano allora all'asciutto e dunque potevano ospitare anche centri abitati. Forse anche il misterioso Lago Tritonide, sede del Regno delle Amazzoni, citato da molti autori antichi e sommerso dal mare, poteva corrispondere ad un lago tunisino ora non più esistente.

Nell'estate del 1957 il capitano Raimondo Bucher, esperto subacqueo effettuò insieme al fratello alcune immersioni presso l'Isola di Linosa. Secondo il suo resoconto all'agenzia "Italia", riportato poi dal "Corriere della Sera" del 1 settembre dello stesso anno, i due sommozzatori si imbatterono in una vera e propria muraglia sommersa lunga un centinaio di metri e costituita da massi regolarmente squadrati che strapiombavano fino ad una profondità di 55-60 metri.

"L'assoluta assurdità di questa regolare muraglia mi ha un poco meravigliato" dichiarò poi Bucher "e mi sono subito reso conto che quella formazione che mi stava davanti, tanto regolarmente disposta, non poteva essere della medesima natura vulcanica di cui è costituito il restante fondale del luogo".

L'ultimo giorno di immersione il comandante s'imbatté in qualcosa di ancora più curioso: "Una forma grossolanamente umana mi si delineò davanti: ad un'osservazione più attenta potei constatare che si trattava di una specie di idolo di tipo faraonico, molto rozzamente modellato. Tutte queste osservazioni (a parte la presenza di una grande quantità di anfore, le quali però possono essere, e probabilmente sono, i resti di qualche naufragio) mi hanno persuaso "ha continuato il capitano Bucher" di trovarmi in presenza delle vestigia di una civiltà antichissima".

Il capitano avrebbe anche scattato alcune fotografie subacquee di cui per il momento si è persa traccia, non solo di una ma di ben due statue. Ciò che smorza l'istintivo atteggiamento di scetticismo adottato da chiunque prudentemente si sforzi di mantenere i piedi per terra di fronte a resoconti di questo genere è l'eccezionale personalità del protagonista. Raimondo Bucher, classe 1912, ungherese ma di padre italiano, iniziò come pilota aereonautico nell'aviazione italiana per poi cominciare ad interessarsi poco prima della Seconda Guerra Mondiale anche di attività subacquea. E' proprio in questo campo che fornì un gran numero di importanti contributi come inventore di nuovi dispositivi per le immersioni (un aliante subacqueo nel 1955, nuovi tipi di pinne nel 1957, erogatori "ad offerta" di ossigeno nel 1958, ecc.) e di custodie a tenuta stagna per macchine fotografiche e cinematografiche per le riprese in immersione (Arriflex 35 mm, Rectaflex 35 mm, Rolleifex, Hasseblad 500 SW).

Nel 1952 esplorò il percorso sotterraneo del fiume Busento, nel 1956 scoprì la città sommersa di Baia nel Golfo di Napoli, mentre la scoperta e l'esplorazione di relitti sommersi sembravano quasi ordinaria amministrazione fino ad anni recenti: ancora nel 1995, alla rispettabile età di 84 anni, Bucher fece riprese video del relitto della famosa nave dei veleni, la Klearkos a 83 metri di profondità! Non è un caso che sia stato il primo a scendere a grande profondità in assenza di bombole e ad inventare la disciplina sportiva delle immersioni in apnea: nel 1950 scese a -30 metri nel Golfo di Napoli alla presenza di una commissione ufficiale, nel 1952 a -39 metri per poi subito dopo arrivare a -44 come risposta alle insinuazioni di irregolarità da parte di Jaques Ives Cousteau. Un personaggio straordinario non solo nel campo dell'attività subacquea, forse appartenente a tempi in cui tali personalità fuori dal comune erano meno rare di quanto non lo siano oggi, e che si è spento a Roma nel 2008.

E' veramente difficile dunque ritenere senza esitazione che Bucher e suo fratello avessero preso un abbaglio nelle acque di Linosa, e men che meno che si fossero inventati tutto per chissà quale scopo. In effetti i fondali di Linosa contengono anche alcune curiose formazioni sommerse dall'aspetto di muraglioni che da pochi metri di profondità precipitano a picco per diverse decine di metri, anche se vengono considerate di origine naturale. Non mancano neppure i resti di anfore greche e romane, frutto dei frequenti naufragi in quei tempi antichi. Tuttavia al momento non sembra vi siano tracce né di misteriose rovine, né tanto meno di statue o idoli faraonici.

Tutta questa storia dopo gli anni cinquanta sembrava essere stata dimenticata, ma proprio in questi ultimi tempi è tornata alla ribalta in seguito ad un'altra curiosa notizia.

Alla fine di gennaio del 2010 le agenzie di stampa hanno infatti battuto il seguente comunicato:

"Mezzi della Marina libica avrebbero scoperto, sui fondali al centro del Mar Mediterraneo, cospicue tracce d'interesse archeologico, tra cui anche i resti di diversi edifici di tipo urbano. Si tratta forse dei reperti dell'antica capitale di Atlantide?

Nei giorni scorsi, l'agenzia ufficiale di stampa della Jamahiriya ha pubblicato un comunicato dal quale, pur tra mille coperture, trapelava la notizia che resti di costruzioni di importanza notevole sarebbero stati individuati, nei mesi scorsi, a quasi 400 metri di profondità, sopra un fondale piuttosto basso. Il ritrovamento è avvenuto in alto mare, in una località che non viene esattamente rivelata, tra il Canale di Sicilia e le acque del Mediterraneo orientale. Frammenti di sculture, diversi oggetti metallici d'uso comune e la testa di Melqart (eroe semi-divino, assimilabile all'Eracle greco, dal quale discendeva la regalità nell'antico regno), sono stati portati a riva e sono ora allo studio presso i competenti uffici archeologici di Stato della Jamahiriya.

La località del ritrovamento è nota ai pescatori con il nomignolo di Deir ash Sheytan (la dimora di Satana) e anche, in lingua maltese, di Kadal Diawul, a causa delle notevoli perdite che il bassofondo ha sempre provocato alle reti ed ai bottini dei pescatori, poiché spesso le reti si strappano, dopo essersi impigliate in misteriosi oggetti sommersi.

La notizia appare di primaria importanza, perché la localizzazione sembra confermare alcuni studi su Atlantide, compiuti negli anni scorsi da un noto studioso italiano. Lo studioso in questione è Alberto Arecchi che localizza il sito della leggendaria isola platonica appunto nel Canale di Sicilia, mettendola in correlazione anche con le misteriose civiltà del Nord-Africa.
A distanza di quasi un anno le autorità archeologiche libiche non hanno ancora fornito ulteriori notizie in merito a questi ritrovamenti sommersi, che per la verità sulla base di quell'unico comunicato destano non poche perplessità. I frammenti di sculture, gli oggetti metallici di uso comune e la testa di una statua raffigurante il dio fenicio Melqart (che in virtù della sua precisa identificazione si intuisce debba presentarsi ancora in stato di buona conservazione) potrebbero in realtà appartenere ad un'antica nave punica affondata. Ma a destare molti dubbi sarebbero le presunte rovine sommerse ritrovate ad una così grande profondità (400 metri addirittura) e ad una certa distanza dalla costa, si presume nel Golfo della Sirte.

In tempi molto antichi, fino al VII - VI millennio a. C. il livello del Mar Mediterraneo era molto più basso rispetto ad oggi. Secondo le ricerche di esperti come ad es. Tjeerd van Andel, geologo dell'Università di Cambridge, superfici costiere oggi sommerse erano all'asciutto, molte attuali isole erano unite le une alle altre, ed alcune addirittura non lo erano ancora, poiché unite alla terraferma. Era questo il caso ad esempio delle attuali isole Egadi (al largo di Trapani) fuse in una vasta superficie asciutta del Canale di Sicilia a sua volta unita all'isola siciliana. Dall'altro versante anche le isole maltesi erano inglobate in un vasto promontorio unito alla parte meridionale sempre della Sicilia, mentre le coste tunisine erano molto più vicine al litorale siciliano incorporando anche le attuali Isole Pelagie: Pantelleria, Lampedusa, ed ovviamente anche Linosa. Anche la parte occidentale del Golfo della Sirte era in gran parte asciutto.

E' provato che in quei tempi remoti esisteva già la civiltà nelle regioni mediorientali : le rovine ed i numerosi reperti ad esempio della città anatolica di Catal-Uiuk, o di Gerico in Palestina risalenti anche all'VIII millennio a. C. stanno lì a dimostrarlo. Ed esistevano anche centri urbani costieri poi sommersi dall'innalzamento del mare. Al largo della città israeliana di Haifa ad una trentina di metri di profondità sono state infatti scoperte nel secolo scorso i resti di insediamenti grandi e piuttosto sofisticati risalenti al VII millennio a. C. Atlit-Yam, Neve-Yam, Megadim, ed altre ancora si dimostrano essere state cittadine costiere i cui abitanti erano dediti alla pesca oltre che al commercio di prodotti ittici, ed il cui livello di vita doveva essere tutt'altro che povero: le rovine presentano infatti edifici in muratura, magazzini ancora pieni di scorte, piazze lastricate, pozzi per l'acqua e luoghi di culto megalitici.

In teoria dunque anche nelle aree oggi sommerse, ma a quei tempi ancora all'asciutto, del Mediterraneo centrale ed occidentale, potevano esservi insediamenti di ogni dimensione ed importanza, ancora ovviamente tutti da scoprire. Ma è poco probabile che si trovino ad una profondità superiore a 90 - 100 metri, poiché come ci dicono le ricostruzioni geologiche tale è stata la portata dell'innalzamento dei mari in tutto il mondo in seguito allo scioglimento dei ghiacci alla fine dell'ultima era glaciale (e non è certo una misura di poco conto). In particolare le due sponde opposte del Canale di Sicilia, che doveva apparire più simile ad uno stretto, largo non più di 50 - 100 chilometri, certamente presentavano una geografia costiera ricca di golfi e approdi, favorevoli al sorgere di insediamenti urbani dediti alla pesca ed agli scambi, sia con le altre cittadine, sia con i gruppi di cacciatori/allevatori/coltivatori dell'entroterra. In conseguenza dello scioglimento dei ghiacci e della mutata situazione climatica, in quel remoto periodo anche le precipitazioni risultavano molto più abbondanti dovunque anche negli attuali territori desertici del Sahara. A sud di Tunisi si trovava un lago chiamato Ouargia dai geologi, e veniva alimentato da un fiume che dagli altopiani del Tassili, oggi assolutamente secchi e aridi, scorreva verso nord lungo un territorio allora molto più umido e fertile. In mezzo alle attuali sabbie ardenti dell'Algeria meridionale e del Mali settentrionale si stendevano grandi laghi azzurri chiamati dai geologi Taouat, Taoudenni, Azouak, ecc. Queste vaste zone umide, e le praterie che sostituivano l'attuale sabbia arida, richiamavano una gran quantità di specie animali cacciate dai numerosi gruppi umani presenti in tutto il Sahara, come testimoniato dai graffiti e dalle pitture rupestri che ci hanno lasciato in molte parti del grande deserto, come ad esempio proprio negli altopiani del Tassili.

Il fiume che nasceva da questi altopiani in pieno Sahara sfociava come si è detto in un grande lago nell'attuale Tunisia, l'Ouargia appunto. Questo poteva in realtà essere il misterioso Tritonide, lago o "palude", di cui parlano molti scrittori antichi, da Apollonio di Rodi nelle "Argonautiche" a Scilace di Carianda, Erodoto e Diodoro Siculo. Quest'ultimo riporta sorprendenti notizie ricavate a sua volta da un testo perduto del II sec. a. C. di un certo Dioniso Scitobrachione di Alessandria, il quale affermava che il lago in questione era il regno delle Amazzoni della Libia (nel senso di Nord-Africa) molto più antiche e ben distinte (Diodoro ci tiene a sottolinearlo) dalle più famose Amazzoni incontrate dagli Argonati nel Ponto, l'attuale Turchia settentrionale. Il regno nordafricano delle Amazzoni era "un paese ad Occidente agli estremi confini della Terra, governato da donne che avevano uno stile di vita dissimile dal nostro. Infatti era costume di queste donne coltivare con impegno l'esercizio della guerra per conservarsi vergini. Poi passati gli anni dedicati all'attività militare, si univano agli uomini per procreare. Soltanto loro però governavano, comandavano ed esercitavano i pubblici uffici. Gli uomini, come le donne sposate da noi, conducevano una vita casalinga, eseguendo gli ordini delle loro spose e non curandosi né dell'attività militare né del governo del regno. Non appena i bambini nascevano le donne li consegnavano agli uomini affinchè li nutrissero con latte ed altri cibi adatti all'infanzia. Alle bambine bruciavano le mammelle affinchè non crescessero, convinte che fossero di impedimento nei combattimenti. Per questo venivano chiamate "Amazzoni", ovvero senza mammelle. Vivevano su di un'isola la quale per il fatto di trovarsi ad occidente era chiamata Esperia, ed era situata nella palude Tritonide, vicino all'Oceano [il Mar Mediterraneo?] che prende il nome dal fiume Tritone che in esso affluisce. Si dice che questa palude fosse ai confini dell'Etiopia [il Magreb?] vicino ad un monte, presso l'Oceano, chiamato dai Greci Atlante, che sorpassava in altezza tutti gli altri.
L'isola appena citata era ben grande, e piena di alberi da frutto di vario genere, da cui la gente del paese si procurava cibo (Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, Libro III). Diodoro continua narrando di come le donne guerriere riuscirono a sottomettere le località vicine tranne una città sacra di nome Mene, vicina ad un grande vulcano attivo che forniva anche Ossidiana ed altri minerali. Poi dopo avere sconfitto anche i Libi e i nomadi dell'interno, fondarono anche una grande città di nome Cherroneso sempre nella loro isola all'interno del Lago Tritonide. Sempre secondo lo storico di Agira tuttavia, isola e città scomparvero successivamente insieme a tutto il lago sommersi dalle acque del Mediterraneo allorché il mare irruppe nel bacino di acqua dolce in seguito ad un forte terremoto. Proprio sul racconto dello storico siciliano, tra l'altro, si basa la ricostruzione del prof. Alberto Arecchi.

Diodoro Siculo si rendeva perfettamente conto che una storia come questa poteva sembrare fantasiosa già ai lettori dei suoi tempi, ma, a parte donne guerriere e città sommerse, i più recenti studi geologici nel Canale di Sicilia sembrano dargli ragione, come abbiamo visto.

Nonostante vi sia chi identifichi il regno delle Amazzoni con le Isole Canarie, se è vero che il Lago Tritonide corrispondeva con l'antico lago tunisino di Ouargia e si trovava nella parte un tempo emersa del Golfo della Sirte, sia terremoti che innalzamento del Mediterraneo provocarono dopo il 6000 a. C. anche il suo inabissamento, lasciando in superficie solo i picchi più alti come le attuali Isole Pelagie, ovvero Lampedusa, Linosa e Pantelleria, quest'ultima all'epoca un vulcano attivo che forniva anche Ossidiana lavorata ed esportata nei millenni successivi in tutto il Mediterraneo Occidentale.

Comunque sia, dalla parte opposta dell'attuale Tunisia, analoghe testimonianze di arte rupestre rinvenute nelle grotte siciliane dimostrano una similare attività di gruppi umani preistorici dell'entroterra dediti alla caccia e alla raccolta/coltivazione di piante commestibili.
Nella Grotta dell'Uzzonella Riserva naturale dello Zingaro (fra Palermo e Trapani) ed in altre vicine, oltre ad interessanti graffiti sono state rinvenute chiare prove dell'arrivo delle nuove tecniche agricole da sud, ovvero dalla prospiciente costa africana, anziché da oriente. Sulle pareti della Grotta del Genovese nell'Isola di Levanzo (Egadi), sono state rinvenute oltre a tre sagome umane impegnate in una danza, anche l'immagine pittorica di un tonno, segno che la pesca veniva praticata nella zona, anche se probabilmente non da chi frequentava abitualmente quelle grotte. Non è escluso infatti che lungo le antiche linee costiere della Sicilia vi fossero numerosi insediamenti, che oggi si trovano in fondo al mare. Quest'ultimo poi finì per invadere inesorabilmente i campi e le eventuali città spinto dallo scioglimento dei ghiacci polari, anche se certamente non solo per questo motivo, come possono dimostrare le rovine sommerse di un'altra città a noi molto più vicina nel tempo.

Un paio di mesi prima dell'annuncio da parte delle autorità libiche del ritrovamento delle rovine sommerse a grandi profondità, la Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana all'inizio del dicembre 2009 dava notizia della scoperta di un'antica città romana tardo-imperiale sommersa nei bassi fondali della Cirenaica, nel Golfo di Bomba. Un gruppo di archeologi italiani diretti da Sebastiano Tusa, mentre erano impegnati già da qualche anno in un progetto di ricognizione archeologica lungo le coste libiche (Archeologia Costiera della Libia) si trovarono improvvisamente di fronte a resti di case, strade, tombe, sommersi ad una profondità di appena tre metri sotto la superficie marina. L'insediamento rimase vittima di un fenomeno geologico noto come bradisismo negativo, caratterizzato da un lento abbassamento della superficie costiera (proprio come ad esempio nel caso di Venezia). Ma segni di impatti violenti in alcuni muri di mattoni che risultano addirittura spostati fanno sospettare che la città prima di essere vinta dalle maree sempre più alte, venne devastata anche dallo tsunami che si abbattè in tutto il Mediterraneo centrale e orientale nel 365 d. C., recando danni anche ad esempio a diversi porti siciliani come Eraclea Minoa nei pressi dell'attuale Sciacca. Responsabile di quella catastrofe fu probabilmente un non meglio identificato terremoto sottomarino, ma qualche geologo avanza anche l'ipotesi di una violenta eruzione subacquea dell'Empedocle, il grande vulcano sommerso scoperto appena da pochi anni nelle profondità del Canale di Sicilia.

Innalzamento dei mari, bradisismi, terremoti, tsunami, contribuirono certamente a rendere estremamente difficile e precaria la vita di quelle antichissime città marittime probabilmente esistenti tra il 9000 ed 6000 a. C. nelle superfici oggi sommerse tra Sicilia e Africa. Senza contare che non passarono certamente indenni di fronte alla tremenda prova costituita dalla "catastrofe delle catastrofi": l'imponente e distruttivo megatsunami scatenato in tutto il Mediterraneo Centrale e Orientale dal crollo nel Mar Jonio del fianco est dell'Etna, proprio intorno al 6000 a. C. Le gigantesche ondate alte anche, secondo i calcoli dei ricercatori, più di 40 metri, si abbatterono anche lungo le coste africane del Golfo della Sirte e di riflesso, secondo quanto stabilito dalle simulazioni al computer, rimbalzarono verso le restanti coste siciliane e tunisine del Canale di Sicilia. Non è troppo fantasioso immaginare che quelle ipotetiche città subissero gravissimi lutti e danni soprattutto alla loro attività economica e commerciale, cadendo in rovina anche prima che l'inesorabile innalzamento del mare li ricoprisse.

In conclusione, c'è più di un motivo dunque per ritenere che il Capitano Bucher più di cinquant'anni fa abbia realmente scoperto una di queste antichissime città sommerse nei fondali di Linosa. E che analogamente anche i sommozzatori libici nel gennaio del 2010 ne abbiano localizzato un'altra nel Golfo della Sirte. Molto probabilmente tuttavia, non saranno le uniche presenti in fondo al Canale di Sicilia.

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