giovedì 31 gennaio 2013

Macchinari Atlantidei a Tunguska

Sostanzialmente nella sconfinata Siberia Orientale ci si trova di fronte quattro tipi diversi di costruzioni metalliche sconosciute. Il primo di essi è conosciuto da remotissimo tempo. È un oggetto dalle caratteristiche discoidali, seminterrato e di colore marrone scuro. Il metallo usato non è rame bensì afnio purissimo. Per onor di cronaca, si deve chiarire che tale elemento è stato scoperto dai ricercatori terrestri solamente nel 1923 in Danimarca ed in natura si trova combinato con i composti dello zirconio. L'afnio non esiste come elemento libero. L'oggetto in questione è un vero e proprio disco volante del diametro di circa 8 metri. Studiato a lungo dai militari, non è possibile nemmeno scalfirlo, tanto che il solo contatto con altri metalli fa emettere delle pericolose scintille.
 
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Casa Caldaia: oggetto misterioso discoidale seminterrato, di colore marrone, conosciuto da remotissimo tempo e tramandato dalle leggende siberiane, retaggio di Atlantide?.
 
Il secondo oggetto è completamente interrato e vi si può accedere solo attraverso un'apertura metallica posta proprio sulla superficie del terreno. Per mezzo di una scala a chiocciola si penetra in un artefatto metallico composto di una serie di stanze, dotate d'altrettante arcate. Il visitatore si sente un po' a disagio psicologicamente, poiché si trova dinanzi una costruzione cui non sa dare nessuna spiegazione, in particolare sulla sua composizione, sulla struttura e sull'eventuale utilizzo. La cosa più sconcertante è che non si capisce il motivo della sua presenza in un luogo così accidentato e per di più disabitato. L'apertura superiore ha un diametro di circa 2 metri ed il metallo usato per la sua costruzione è titanio purissimo.
 
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Il disegno mostra l'apertura superiore da cui si accede, per mezzo di una scala a chiocciola, all'interno dell'enorme oggetto metallico completamente ricoperto dal permafrost siberiano, del quale si mostra le caratteristiche essenziali nel disegno successivo. La sua altezza è di circa 40 metri.
 
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Oggetto metallico di notevoli dimensioni e completamente interrato nella taiga siberiana. Vi si accede tramite una scala a chiocciola e si arriva in una serie di stanze, dotate di altrettante arcate. Molti cacciatori vi hanno soggiornato.
 
Il terzo tipo d'oggetto metallico, descritto solo dai militari russi, è in sostanza una sfera di notevoli dimensioni, sorretta da una serie di pilastri metallici a contatto tra loro, e recante nella parte superiore una cupola semisferica. Di quest'oggetto non si conosce molto e nemmeno della cuspide metallica triedrica, anch'essa completamente interrata. Le autorità hanno il massimo riserbo sull'argomento come pure gli scienziati. Coloro che hanno avuto possibilità di fare degli studi in merito, non ne vogliono assolutamente parlare e affrontano il discorso mostrando qualche articolo di giornale, con cui si è resa partecipe l'opinione pubblica di quelle poche conoscenze ritenute non compromettenti.
 
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Oggetto metallico di forma sferica, sorretto da una serie di pilastri metallici, recante nella parte superiore una cupola semisferica.
 
Attualmente quest'oggetto è rintracciabile sotto un cumulo di terra poiché è stato completamente avvolto dai militari per evitare sguardi indiscreti. Si può notare, dal disegno allegato, che nei paraggi crescono alberi dalle strutture bizzarre perché assai differenti da quelli comuni. Nello stesso elaborato grafico è stata anche rappresentata l'entrata di un olguidach.
 
 
 
 
 
 

 

mercoledì 30 gennaio 2013

La Regina Sibilla

Uno dei miti più misteriosi al mondo è senz’altro quello della Sibilla Appenninica e dei monti che da lei prendono il nome: i Monti Sibillini, ora parco nazionale posto fra le regioni di Marche, Umbria e Abruzzo.

I Monti Sibillini sono una zona particolarmente suggestiva dell’Appennino, in quanto le loro alte cime fanno sembrare la zona molto più simile al paesaggio alpino, che a quello appenninico.

Questa zona, così magnifica e parecchio isolata, ha colpito nei secoli l’immaginazione di molti autori, rendendola nota in tutta Europa nel Medioevo e nel Rinascimento, mentre invece attualmente la cultura di massa sembra essersi dimenticata di essi e dei misteri leggendari ad essi legati.

Solo negli ultimi tempi, grazie alla diffusione di informazioni culturali attraverso Internet, questa zona sta riprendendo notorietà, e con essa la mitologia ad essa legata.

In mezzo alla catena, troneggia la cima del Monte Sibilla, che non è il più alto, ma è comunque quello che dà il nome a tutta la catena, per le incredibili leggende e fatti misteriosi che vi sono legati.

Il Monte Sibilla è così chiamato perché secondo il mito, esso sarebbe la sede della Sibilla Appenninica, una figura che ebbe una grande influenza nella cultura italiana ed europea fino a pochi secoli fa.

Secondo la leggenda, la Sibilla Appenninica era una delle tante Sibille dell’antichità, sacerdotesse-profetesse e maghe il cui compito era fare da intermediarie fra gli uomini e la volontà degli Dei, che essi interpretavano tramite i loro poteri di chiaroveggenza.

Una di loro, quando il Cristianesimo prevalse in Italia, si rifugiò in cima al Monte Sibilla, dove si apriva una caverna che conduceva nelle viscere della Terra.

Dentro quegli abissi sotterranei nascosti dentro e sotto la montagna, la Sibilla, assieme alle sue ancelle, creò un suo regno dove i seguaci del Cristo non potevano avere alcuna influenza, e dove il Paganesimo potè continuare ad essere praticato nei secoli a venire, fino alla fine del mondo.

Per i cristiani, il regno sotterraneo della Sibilla, era un luogo demoniaco, ed entrarvi significava diventare servi del Demonio.

Per la gente del posto, invece, sembra che la Sibilla e le sue ancelle fossero degli spiriti buoni, che a volte visitavano i villaggi dei contadini per insegnare alle ragazze a filare e tessere, e che fossero anche delle grandi guaritrici.

Il folklore popolare dunque le considerava delle fate benevole, le gerarchie cattoliche invece le consideravano dei demoni malvagi, il cui compito era sedurre gli uomini e condurli al peccato e all’apostasia da Cristo. Esse hanno aspetto umano, ma ogni sabato si trasformano in serpenti, rivelando la loro natura demoniaca.

Ma cosa c’era di vero, in queste storie?

Ma proseguiamo a conoscere più profondamente queste leggende, e le cronache e i fatti ad essi legati.

Nel XV secolo, un viaggiatore francese, Antoine De La Sale, si recò in visita sui Monti Sibillini, per fare ricerche sulla nota leggenda della Sibilla Appenninica.

Fece ricerche di ogni tipo, facendo domande alla gente del posto e scalando il Monte Sibilla, fino all’entrata dell’Antro della Sibilla.

La gente del posto gli raccontò che nel regno della Sibilla chiunque poteva entrare, ma ne poteva uscire solo dopo otto, o trenta, o trecentotrenta giorni, altrimenti avrebbe dovuto rimanervi fino alla fine del mondo, reso immortale dalle arti magiche del regno della Sibilla, ma con l’anima per sempre dannata e separata da Dio.

Un’altra strana caratteristica della magia di questo regno, era che chiunque vi entrava imparava a parlare tutte le lingue del mondo in nove giorni, e di fatto laggiù si parlavano moltissime lingue, forse perché vi giungevano visitatori da tutto il mondo allora conosciuto.

Il regno della Sibilla era costituito da magnifici palazzi e giardini sotterranei, dove le bellissime ancelle sibilline accoglievano i visitatori offrendo loro liberamente i loro favori. In pratica era un paradiso pagano dove si poteva godere di ogni piacere dei sensi, illimitatamente e con l’unica condizione del termine temporale dei trecentotrenta giorni, quasi un anno.

La gente del posto raccontò a La Sale che anni prima passò di là un cavaliere tedesco con il suo scudiero.

Insieme si recarono all’Antro della Sibilla e discesero nelle gallerie sotterranee, dove furono accolti dalla Sibilla e vi rimasero appunto per un anno, fino a quando il cavaliere, pentito per i numerosi peccati carnali commessi in quel regno e per aver tradito Cristo, ne uscì assieme al suo scudiero per recarsi a Roma come pellegrino penitente, per riceverne l’assoluzione.

Purtroppo per lui, il Papa, inorridito dalla loro confessione, disse che non c’era modo di espiare i loro peccati, perché troppo enormi.

I due, disperati, ritornarono al Monte Sibilla, per non uscirne più, poiché, dato che non c’era più speranza di redenzione per loro, tanto valeva godersi i piaceri e le gioie del regno della Sibilla fino alla fine.

Il Papa, sapendo questo, aveva fatto ostruire l’entrata all’Antro, e aveva minacciato di scomunica chiunque avesse osato scalare il Monte Sibilla.

Antoine De la Sale, deciso a sapere cosa ci fosse di vero in queste leggende e racconti, scalò il Monte Sibilla e giunse al misterioso antro, dove si apriva una porta ad arco acuto scavata nella roccia. Se davvero il Papa aveva fatto ostruire l’entrata, qualcuno doveva averla liberata nuovamente…. Ma chi?

Oltre si apriva una strana camera quadrata, in cui filtrava la luce del sole da un’apertura superiore. Tutt’attorno, si vedevano dei sedili di pietra scavati nella roccia.

Dalla stanza quadrata, si accedeva ad un altro locale e infine a una galleria con una scalinata che sprofondava nelle viscere della Terra, e da cui proveniva una forte corrente d’aria ascensionale.

De La Sale, essendo un devoto cristiano, non osò discendere per la scalinata, ma trovò delle iscrizioni in tedesco nella sala d’entrata, come se il cavaliere tedesco e il suo scudiero avessero voluto lasciare una traccia del loro passaggio….

De La Sale, anni dopo, scrisse un resoconto del suo viaggio, intitolato “Nel Regno della Regina Sibilla”. Purtroppo, non ho ancora scoperto dove poter reperire tale opera, né so se ne esistono attualmente delle edizioni in italiano.

Gli anni passarono. Nel frattempo in Germania si diffuse una strana leggenda…. La leggenda del cavaliere e cantore Tannhäuser…. Chiunque ha una minima dimestichezza con le opere di Richard Wagner, sa di cosa sto parlando e dove voglio arrivare….

La leggenda narrava che Tannhäuser era un cavaliere e trovatore che nelle sue peregrinazioni si imbatté nel mitico Venusberg, ovverossia il Monte di Venere, nelle cui viscere sotterranee viveva la stessa Venere, la Dea dell’Amore, dove si era rifugiata dopo che Cristo aveva conquistato il mondo.

Tannhäuser era diventato l’amante della Dea, ma dopo un anno, pentitosi della sua lussuria e della sua apostasia, era uscito dal Venusberg per recarsi a Roma come pellegrino a chiedere il perdono del Papa Urbano IV, il quale gliel’aveva rifiutato, dicendo che il cavaliere aveva tante possibilità di venire perdonato per i suoi peccati quanto ne aveva il suo bastone papale di germogliare e fiorire.

Tannhäuser dunque, disperato, tornò al Venusberg per non ricomparire mai più.

Tre giorni dopo però il bastone papale fiorì e il Papa si rese conto di essere stato troppo severo, poiché Cristo perdona sempre il peccatore pentito. Egli fece cercare il cavaliere in ogni dove, ma ormai era troppo tardi.

Secoli dopo, il musicista Richard Wagner trasse una famosa opera lirica da questa leggenda, dandogli però un lieto fine, in cui l’amore di una fanciulla, Elizabeth, chiede ed ottiene dalla Vergine Maria, di poter sacrificare la propria vita per salvare l’anima di Tannhäuser.

Gli anni passano ancora, e lo scrittore Andrea da Barberino scrive “il Guerrin Meschino” sempre nel XV secolo, un’opera che narra di un giovane principe che, rimasto orfano e venduto come schiavo, vuole scoprire le sue vere origini, e per farlo si reca appunto dalla regina Sibilla, anche se alcuni frati lo scongiurano di non farlo, perché metterebbe a rischio la sua salvezza eterna.

Il Guerrin Meschino, a differenza di Tannhäuser non si lascia irretire dal regno favoloso della Sibilla.

Discende per la scalinata nella montagna, e arriva a un ponte stretto, fatto di una sostanza indefinibile, che si erge sopra un burrone sotterraneo in cui si precipita una fragorosa cascata che crea un torrente.

Oltre il ponte ci sono due statue di draghi e una porta metallica che si apre e si chiude continuamente, automaticamente, ma che lascia passare l’eroe.

Alla fine, giunge all’entrata del regno della Sibilla, dove tre ancelle lo accolgono amichevolmente, e lo conducono alla Sibilla, a cui Guerrino chiede di poter sapere chi sono i suoi veri genitori.

La regina Sibilla, vedendo che il cavaliere è restio alle sue lusinghe, non gli risponde. Lo farà solo se egli cederà alla sua seduzione.

Ma per un anno Guerrino resiste alla tentazione, e alla fine viene fatto uscire dal regno sotterraneo senza che abbia potuto ottenere quello che voleva.

Dopodiché, anche lui, si reca dal Papa in pellegrinaggio per ottenerne il perdono per essere entrato nel Monte Sibilla, cosa che ottiene.

Ma i racconti misteriosi non finiscono qua.

Un giovane francese, figlio del nobile signore di Pacs, si avventura anche lui sul Monte Sibilla, alla ricerca del regno incantato della regina incantatrice, e scompare. Suo fratello parte alla sua ricerca, e nell’entrata dell’Antro, trova la firma di suo fratello incisa nella roccia, come già avevano fatto altri visitatori. Il giovane capisce che il fratello è entrato nel regno sotterraneo ed è perso per sempre, e torna a casa senza aver oltrepassato la soglia maledetta.

Passano ancora gli anni, e il mito della Sibilla Appenninica comincia ad essere dimenticato.

Arriva l’epoca dei Lumi, e le leggende su maghi, streghe e magie diventano favole per bambini disprezzate dalla cultura scientifica ed illuministica che si propaga per l’Europa.

Ma in tempi più recenti, qualcuno cerca di riscoprire la verità su questa antica leggenda, e si reca sul monte per cercare la mitica entrata dell’Antro della Sibilla.

Diversi studiosi, nel corso nel XIX e XX secolo si recano sul Monte Sibilla per fare ricerche, e scoprono che l’Antro della Sibilla esiste realmente, e che esistono tracce di un culto che risale a molto prima del Medioevo.

Se la leggenda diceva che la regina Sibilla si era stabilita là con l’avvento del dominio del Cristianesimo, dopo l’Editto di Costantino nel IV secolo, la ricerca storica e archeologica diceva invece che il luogo era già sede di una potente indovina presso cui si recavano i più alti personaggi di Roma per ottenerne i vaticini.

Forse, la Sibilla risaliva a un’epoca remota ancora prima del domino romano, forse legata agli antichi Druidi, dato che i Celti erano arrivati fin da quelle parti, o al culto di Cibele, la Grande Dea Madre della Natura, il cui culto aveva un carattere anche erotico.

Senz’altro, il culto di una grande Dea Madre era stato molto diffuso in Umbria e negli Appennini, così come nel Nord-Est d’Italia, e infatti c’erano delle notevoli somiglianze fra le leggende della Sibilla e delle sue Fate e le leggende del Triveneto.

Tale Dea Madre, chiamata in vari modi, Cupra dagli Umbri, o Angizia la Dea dei Serpenti in Abruzzo, era stata identificata con Venere al tempo dei Romani, e aveva delle indubbie somiglianze con la Sibilla Appenninica. In particolar modo Angizia, il cui nome deriva dal latino “anguis”, cioè serpente, e che era una divinità guaritrice, esattamente come la Sibilla, che era guaritrice e maga, e ogni sabato si trasformava in serpente.

Ma se i nuovi ricercatori scoprono l’antro descritto da La Sale, scoprono anche che il cunicolo che conduce verso il basso è ormai inaccessibile, forse nuovamente ostruito dai locali, o da chissà chi, forse intenzionato a proteggere i buoni cristiani da quel luogo di perdizione.

E che fosse un luogo nemico del Cristianesimo non c’è alcun dubbio, perché le cronace del Trecento dicono che effettivamente in quella zona, nelle valli e nelle gole circostanti, si svolgevano riti magici e pagani.

Cavalieri e viandanti praticanti delle arti occulte e della stregoneria si recavano là da ogni parte d’Europa, per praticare culti arcani e considerati demoniaci dalla Chiesa, e la vicina Norcia si era acquistata la fama di “città delle streghe”, come la più nota Benevento.

Del cunicolo con la scalinata che conduceva al regno della Sibilla si vedeva solo un pertugio da cui veniva una forte corrente d’aria. Per ampliare il passaggio sarebbero occorsi degli scavi ben organizzati, ma non c’erano i mezzi economici disponibili.

Per colmo della sventura, negli anni Venti del secolo scorso, un ricercatore ebbe la bella pensata di usare la dinamite per allargare il passaggio, del tutto abusivamente, riuscendo solo a far crollare l’entrata dell’antro.

Ora il regno della Sibilla era davvero inaccessibile.

Ulteriori sopralluoghi non riuscirono a raggiungere niente di sostanziale, anche se sono state ritrovate alcune delle iscrizioni di cui già La Sale aveva accennato, e l’esistenza dell’Antro sotto le rocce crollate è stata confermata.

Più recentemente, il georadar ha dimostrato che all’interno della montagna, alta più di duemila metri, si trova un sistema di gallerie e sale sotterranee. Ma non ho dati in merito. Esiste anche il torrente e la cascata sotterranee? E le grandi porte automatiche di metallo?

Esiste davvero un regno sotterraneo, forse ricordo di una passata civiltà matriarcale e ormai scomparsa?

Da parte loro, la gente del posto continua a credere all’esistenza delle Fate Sibilline, portando a dimostrazione del fatto strani fenomeni che ancora accadono nella zona: capita talvolta che i cavalli lasciati al pascolo vengano trovati con le criniere misteriosamente intrecciate (credo che gli antichi Etruschi facessero lo stesso, con i loro cavalli. La cultura etrusca influenzò notevolmente l’area, sembra).

Inotre, a volte di notte vengono avvistate delle strane luci risalire il Monte Sibilla. La gente del posto attribuisce i due fenomeni entrambi alle fate ancelle della Sibilla, che visitano segretamente il mondo esterno e ritornano di notte nel loro regno segreto.

http://it.wikipedia.org/wiki/Sibilla_Appenninica

http://www.abyssus-sibyllae.it/?cat=1

http://www.arquatadeltronto.com/it/le-leggende-mainmenu-53/il-mito-della-sibilla-appenninica

http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=14221

martedì 29 gennaio 2013

La Biblioteca di Timbuctu e i Segreti del Mali

Ci giunge notizia dal Mali che la Biblioteca di Timbuctu è stata bruciata nel corso delle operazioni belliche che insanguinano quella porzione d'Africa. Riprendo le parole scritte da un utente su un altro sito; parole che condivido pienamente "Credo che le vite delle persone valgano più di ogni altra cosa, ma proprio non riesco a concepire il motivo che spinge qualcuno a distruggere un bene patrimonio del mondo, per semplice ritorsione. La biblioteca pare custodisse alcuni tra i più antichi manoscritti conosciuti. L'ennesima perdita irrecuperabile"

La Biblioteca di Timbuctu va così ad aggiungersi al lungo elenco di beni culturali distrutti per via della stupidità e dell'ingordigia dell'uomo, l'animale più idiota del creato. Ciò che i testi della Biblioteca avrebbero potuto insegnarci si ricollega ai segreti che questa terra d'Africa ancora nasconde.

Vi sono nella storia moderna degli esploratori che hanno scoperto cose sensazionali, ma spesso vengono dimenticati poiché ci si ricorda solo delle loro scoperte. Vi sono addirittura casi di esploratori che hanno scoperto cose sensazionali e ci si dimentica sia di loro che delle loro scoperte.

È senza dubbio il caso del professor Angelo Pitoni, un esploratore che ha scoperto oggetti che teoricamente non dovrebbero esistere, e proprio per questo motivo non se ne parla molto, nonostante tali scoperte si possono sia vedere che toccare.

Il professor Angelo Pitoni è una persona fuori dal comune, e descrivere la sua vita è davvero un impresa titanica. In breve si può dire che egli è un geologo della FAO, botanico, scopritore di miniere di smeraldi, esperto in pietre rare, esploratore di luoghi remoti e scopritore di reperti archeologici unici. E prima di essere tutto ciò, Pitoni è stato anche medaglia d’oro della resistenza e commando delle Special Force inglesi e dell’Oss americano (antenato della CIA).

Pitoni nella sua vita di esploratore ha fatto innumerevoli scoperte di “piccola” importanza, che vanno da statuette antichissime ad una città Maya. Ma egli ha anche scoperto alcune cose di un importanza notevole come la Sky Stone e la Dama del Mali.

Nel 1990 Angeli Pitoni ha scoperto in Sierra Leone (Africa occidentale) l’esistenza di una anomala pietra azzurra che egli ha poi portato ad analizzare presso diversi laboratori nel mondo. Gli esami effettuati ai laboratori dell’università di Ginevra, della Sapienza di Roma, di Utrecht, di Tokyo e di Freiberg affermano tutti la stessa cosa, cioè che la pietra azzurra ”non esiste” perché non è neanche simile a qualsiasi tipo di roccia conosciuta in natura. Di conseguenza deve trattarsi di una pietra artificiale.

Poiché tale pietra è di colore azzurro con sottili venature bianche, essa è stata chiamata "Skystone", cioè pietra del cielo.
















La sua composizione è risultata essere oltre il 77% di ossigeno, e il rimanente per la gran parte essere carbonio, silicio, calcio, sodio. La composizione della Skystone la rende simile a quella di una specie di cemento o di stucco, e sembra che sia stata colorata artificialmente.

Gli indigeni del luogo della scoperta già conoscevano tale pietra, poiché a volta essa saltava fuori quando scavavano buche nel terreno. E a volte tale pietra circolava anche fuori dalla Sierra Leone, dato che la stessa pietra fu rinvenuta anni prima in un mercato del Marocco, fu chiamata “Kryptonite” e fu analizzata a Londra ottenendo gli stessi risultati, finendo però per essere dimenticata come avviene per tutti i reperti archeologici che non trovano spiegazione.


Un ulteriore mistero è che questa pietra risulta trovarsi sempre in strati del terreno risalenti ad almeno circa dodicimila anni fa, cosa abbastanza strana visto che la Skystone è certamente stata prodotta da una civiltà molto evoluta ma ufficialmente non esistevano civiltà evolute in quelle epoche.

I Nomoli

Sempre in Sierra Leone, nello stesso terreno in cui Pitoni ha trovato la Skystone, egli ha anche trovato delle statuette di individui dall’aspetto deforme, che la gente del luogo chiama “Nomoli”. Pitoni ha dichiarato che, in base ad analisi, risalgono a circa dodicimila anni fa.

Tali statuette furono scoperte anch’esse anni prima, ed alcune di esse si trovano al British Museum di Londra e al Musèe de l’Homme di Parigi, dove non è stato possibile attribuirle a nessuna cultura africana conosciuta e alla fine le statuette hanno finito per essere dimenticate.

La Dama del Mali

La terza scoperta rilevante di Pitoni nella zona è quella che è stata chiamata la “Dama del Mali”, una gigantesca scultura femminile alta 150 metri che domina la vetta inaccessibile di un monte in Guinea, alto tra l’altro ben 1500 m.

La “Dama del Mali” si presenta come l’inequivocabile gigantesca effigie di una figura femminile con in testa una specie di corona, scolpita su un’enorme parete di granito che in tempi antichissimi potrebbe essere stata una costa rocciosa di un lago o di un mare, considerando anche il fatto che essa è rivolta verso l’Atlantico.
I tratti somatici della figura femminile sono decisamente indoeuropei, ed in particolare colpisce l’espressione regale ed imponente, che ben si accosta con la specie di corona sulla testa e con il vestito simile ad una tunica regale.


È inoltre d’obbligo sottolineare la perfetta modellazione della testa e del dorso, nonché il loro pressoché ottimo stato di conservazione. Questa scultura fu già scoperta da alcuni studiosi, che incredibilmente la ritennero l’effetto di una erosione eolica, e questo è sicuramente il mistero più grande dato che anche un bambino capirebbe che si tratta di una raffinata scultura umana, senza contare che analisi hanno dimostrano l’inesistenza di fattori perché si verifichi una erosione eolica, e senza contare che la scultura è stata studiata anche dal dottor Moussa Courouma, archeologo e direttore del Museo Nazionale della Guinea.

La “Dama del Mali” si trova su una parete di roccia alta ed uniforme sopra un baratro vertiginoso ed è meglio conservata sul lato ovest poiché esso è più protetto dalle intemperie rispetto al lato est.

La testa è alta circa 25 metri, mentre l’intera scultura è alta circa 150 metri, e sotto di essa la roccia continua a picco per altri 200 metri, tenendo presente che l’intero monte su cui è posta è alto 1500 metri. Il volto guarda verso sud-sud est, rivolto però leggermente in basso verso la grande valle circostante, e stranamente l’intera scultura è di colore diverso dalla formazione geologica di cui fa parte.

La roccia sulla quale è scolpita la “Dama del Mali” è un’emersione di granito con una faglia intermedia che la divide in due con un bradisismo che spinge verso l’alto la parete dove è la scultura e spinge verso il basso la parte opposta. L’effetto di scorrimento causato dal bradisismo è di qualche centinaia di metri, per cui la parte di roccia che contiene la “Dama del Mali” risulta molto più in alto del resto del monte. Di conseguenza l’opera fu scolpita prima dell’inizio del bradisismo e quindi molto più in basso della posizione attuale.

In breve, Pitoni ha dichiarato che, in base ad analisi sul tipo di bradisismo, l'età minima della scultura è di 20.000 anni.

A causa del sua aspetto regale e di quella che sembra una corona, tale scultura sembra rappresentare una regina non identificabile poiché non riconducibile a nessuna nozione posseduta dall’uomo moderno, dato che teoricamente quando fu scolpita la “Dama del Mali” non esistevano ufficialmente civiltà tanto progredite da poter compiere un opera simile, per non parlare poi della Skystone che nemmeno oggi si riesce a capire come l’abbiano prodotta.

Analizzando la struttura geografica in cui è posta, si ha l’idea che tale scultura sia stata realizzata in epoche remotissime quando delle acque arrivavano nei pressi del monte dove vi è la “Dama del Mali”, dato che sembra essere scolpita appositamente su una specie di scogliera affinché guardasse verso una distesa d’acqua, probabilmente l’oceano o un grande lago.

Inoltre la “Dama del Mali” sembra essere logicamente collegata alla “Skystone”, tracciano così i confini di una antica civiltà avanzata che si estendeva dalla Sierra Leone alla Guinea (ma forse anche nel Mali), risalente ad un periodo che va dai 12.500 ai 35.000 anni fa. Ciò è in realtà molto possibile, dato che ci sono reperti archeologici tangibili dell’esistenza di civiltà avanzate in quell’epoca in tutto il mondo, come dimostrano la molte strutture sommerse al largo della costa di Cuba e l’enorme struttura sommersa a Yonagumi (Giappone), entrambe frutto di civiltà avanzate sviluppatesi nell’ultima era glaciale, che va appunto dai 12.500 ai 35.000 anni fa.

A questo punto è evidente l’esistenza anche in quelle zone dell’Africa di un’antichissima civiltà evoluta oramai dimenticata, forse proprio Atlantide, di cui ci rimangono ampie tracce concrete, come i resti di materiali artificiali e la gigantesca scultura scoperti da Angelo Pitoni. Di conseguenza è ovvio che una tale civiltà abbia lasciato anche altre tracce consistenti nella vasta zona in cui sembra che si sia sviluppata, ma non ci si deve stupire che non sono siano state ancora trovate, dato che la ricerca archeologica in questa zona continua ad essere nulla, se si escludono i pochi tentativi del coraggioso esploratore Angelo Pitoni.

Angelo Pitoni è purtroppo morto, pertanto spetterà ad altri svelare i misteri delle sue scoperte. Se si vuole essere scettici, si può obiettare che alla fine rimane da chiarire se la Dama del Mali sia davvero una struttura di origine artificiale o sia un incredibile scherzo della natura, ma davanti alla Skystone sembra cadere anche lo scetticismo più duro.

http://vedosentoeparlo.blogspot.it/2010/04/la-skystone-i-nomoli-e-la-dama-del-mali.html

La Piramide di Meidum

I misteri dell’Egitto sono molti e la Piramide di Meidum non è una eccezione.

Cinque miglia a sud di Saqqara sorge la torre-piramide di Meidum, che scarsamente assomiglia ad una piramide.


I resti di pietra della torre-piramide che emergono non sembrano essere che una pila di sassi. La pila è attualmente composta di pezzi polverizzati della originale struttura della piramide. Questa piramide rappresenta il primo tentativo conosciuto di costruzione di una ‘vera’ piramide.

La piramide era probabilmente costruita durante il regno del Re della IV Dinastia chiamato Sneferu.

Egli costruì tre altre piramidi ,due in un altro sito chiamato Dahshur, ed una piccola a Seila. Ma può Sneferu essere stato il faraone di quattro piramidi, se considerate sepolture dei Re?

Ovunque queste piramidi nella loro storia soffrirono di un terribile collasso, al contrario della piramide di Cheope. Tutte le spiegazioni ortodosse fornite a giustificazione dei collassi appaiono quanto meno deboli.

Le successive V e VI dinastia, fino al 2300 a.C., costruiscono i loro monumenti funebri ad Abusir e Saqqara, con pessimi risultati. Ufficialmente, questi cumuli di macerie testimonierebbero l'improvviso collasso della capacità organizzativa e costruttiva egizia.

Ora, ed è questa la cosa più significativa per quanto mi riguarda, anche le piramidi di Meidum e Dashur ci appaiono quindi non come il prototipo di quelle grandi, ma come il tentativo di imitare un modello perfetto già esistente.

lunedì 28 gennaio 2013

L'Universo come un Cervello

L’Universo è un enorme cervello?

Un punto a favore di chi sostiene il disegno universale (cioè che l’Universo è un’entità senziente, con un obiettivo preciso e che tutto accade per una ragione) arriva da una fonte improbabile: lo studio Network Cosmology co-pubblicato su Nature journal (Scientific Reports) dal fisico Dmitri Krioukov della University of California San Diego.

Naturalmente Krioukov non arriva certo a sostenere l’esistenza di un vero e proprio disegno universale nè, tantomeno, quella di un dio onnipotente che lo controlla, ma si limita a rilevare attraverso complesse formule matematiche che tutti i grandi network, come la rete dati globale, i social network, il nostro cervello e l’Universo stesso crescono e si sviluppano in maniera simile e quindi potrebbero essere regolati da una stessa legge universale che ancora non abbiamo scoperto.

Lo studio di Krioukov si basa su ricerche precedenti che avevano evidenziato similitudini funzionali tra il cervello e Internet, a cui aggiunge l’elemento universale. L’esistenza del cosmo, infatti, parte da un singolo evento – il Big Bang – e da allora ha continuato ad espandersi per circa 14 miliardi di anni.

Il team ha quindi creato una simulazione in cui l’universo primordiale è stato suddiviso nelle unità più basilari - i quanta di spazio-tempo - e ha collegato ogni quantum in relazione causale con un altro. A causa del limite imposto dalla velocità della luce, quindi, gli elementi troppo lontani tra loro non sono stati collegati causalmente. Mano a mano che la simulazione progrediva, sono aumentate anche le connessioni tra la materia presente nello spazio.

Comparando questo sviluppo a quello conosciuto dei social network e dei circuiti cerebrali, gli scienziati hanno osservato che tutti si espandono nello stesso modo. Per esempio le cellule encefaliche si collegano a quelle più vicine ma anche ad altre cellule - delle specie di “cellule Google” - che le collegano ad altre più lontane. Questa similitudine sembrerebbe indicare che esiste un collegamento profondo tra tutti i network complessi, da quelli microscopici a quelli galattici e, secondo Krioukov, è giunta l’ora di individuarlo.

domenica 27 gennaio 2013

Il diario dell'Ammiraglio Byrd

L’Ammiraglio della Marina Americana Richard Evelin Byrd è stato il più noto esploratore antartico.

Una breve cronistoria: nel 1926 tentò di sorvolare il Polo Nord e dichiarò di averlo raggiunto, non riuscendo però a portare valide prove della sua affermazione.

Nel 1928, organizzò la prima spedizione nell’Antartico con due navi e tre aerei, riuscendo a sorvolare il Polo Sud il 29 Novembre 1929, primo nella storia umana.

Fu invitato, nel 1938, dalle autorità naziste a partecipare alla spedizione antartica "Neuschwabenland" dell’inverno 1938/1939, ma rifiutò.

La più importante spedizione antartica fu la quarta, l’Operazione Highjump. Nel 1946, il Segretario della Marina Forrestal organizzò la più imponente spedizione Antartica mai realizzata fino ad allora ed anche in seguito nessuna ha mai raggiunto l'imponenza dell'operazione Highjump, tanto da far pensare ad un'operazione militare.

Insieme alle nave Mount Olympus c’era la portaerei Philippine Sea e 13 navi appoggio, con decine di aerei, idrovolanti, elicotteri. I partecipanti erano più di 4500.

mountolumpus

L'armada era divisa in tre gruppi, orientale, centrale e occidentale.

Il gruppo centrale giunse nel Mare di Ross il 30 dicembre 1946, e iniziò ad effettuare le esplorazioni previste. La spedizione terminò bruscamente alla fine del febbraio 1947 e rientrò sei mesi prima della data prevista anche a causa di alcuni gravi incidenti tra cui la caduta di due elicotteri, senza conseguenze per gli equipaggi..

Il più grave avvenne il 30 dicembre 1946.

Dalla USS Pine Island partì per l'ennesima ricognizione fotografica uno dei sei idrovolanti Martin PBM-5A Mariner in dotazione, il George One, che, dopo un pò di tempo, venne a trovarsi in una zona a visibilità zero.

Urtò un iceberg. Dallo squarciò fuoriscì il carburante e ciò ne provocò l'esplosione, evento non infrequente negli aerei di questo tipo.

Dopo lunghe ricerche, i superstiti vennero ritrovati dal George Two, l'11 gennaio 1947. 

Sei membri si erano salvati, tre erano morti.

L’11 Febbraio 1947 venne scoperta la cosiddetta oasi di Bunger, In quel giorno il comandante di un idrovolante PBM mariner, David Eli Bunger, dichiarò di aver visto uno spettacolo stupefacente: una grande zona scura di terra in mezzo ai ghiacci polari.

Gli uomini nella cabina di guida videro improvvisamente un punto scuro sopra l'orizzonte bianco ed, avvicinatisi, non poterono credere i loro occhi. Avevano trovato una vera e propria oasi. Bunger ed i suoi, dopo aver controllato con attenzione la regione, fecero ritorno alla USS Pine Island per fare rapporto su ciò che avevano visto. Vi tornarono successivamente e riuscirono ad ammarare in uno dei laghi.

L'acqua era dolce e calda per l'Antartide, circa 30°, e all'interno gli uomini trovarono alghe rosse, blu e verdi che davano ai laghi il loro colore caratteristico. Il paesaggio sembrava vecchio di migliaia di anni, quando la terra emergeva dai ghiacci dell'ultima glaciazione,

Byrd successivamente descrisse tale scoperta "di gran lunga la più importante", della spedizione.

Dopo poche ore, in tutto il mondo i quotidiani pubblicavano notizie su quell'oasi. Byrd decise per il 19 Febbraio 1947 di ripercorrere la rotta di Bunger. Come d’abitudine prendeva appunti precisi e costanti sul diario di bordo.

Poco tempo dopo il volo di Byrd, l'intera spedizione rientrò in patria.

L’unico articolo in grado di spegare l’arcano fu quello del prestigioso quotidiano cileno El Mercurio di Santiago del 5 marzo 1947. L'articolo di Lee van Atta riportava "che l'ammiraglio Richard E. Byrd riferiva sull’importanza strategica dei Poli" dalla Mount Olympus.

Concludeva con la seguente dichiarazione: “L'ammiraglio Byrd ha dichiarato oggi che è di importanza fondamentale per gli Stati Uniti attuare misure difensive contro la possibile invasione del paese di mezzi aerei in partenza dai Poli.”

Secondo alcuni occultisti egli si riferiva in realtà ad oggetti volanti non umani in grado di volare a grandissima velocità da un Polo all’altro, con cui era venuto in contatto.

In ogni caso molte questioni rimasero irrisolte: perché, malgrado le ingenti spese e mezzi, la spedizione tornò sei mesi prima? Qual'era il vero scopo di quella armata militare? Perchè un tale dispiego di mezzi e denaro poco tempo dopo la fine della II Guerra Mondiale?

Si trattava di un'operazione non geologica, come affermato, ma miliare, il cui scopo segreto era attaccare le Forze Naziste insediatesi segretamente in Antartide dopo la spedizione "Neuschwabenland" (Nuova Svevia)? 

Nel 1949 il Segretario della Marina Americana Forrestal ebbe un collasso nervoso e fu trovato morto in quello che allora venne ritenuto uno strano suicidio. Forrestal temeva che ci fosse in atto una cospirazione sionista tesa al suo omicidio e nel marzo 2006 The Times di Londra ha rivelato che un analogo tentativo di agenti israeliani venne perpetrato nel 1946 per uccidere l’allora segretario agli Esteri britannico Ernest Bevin, notoriamente contrario alla creazione dello Stato ebraico. Ma l’attentato fallì grazie ai servizi segreti britannici.

Le scoperte più importanti dell’ Operazione Highjump vennero, comunque, tenute nascoste.
 
Tutto venne confermato dalla figlia, Pauline Byrd, la quale asserì: "Mio padre ha sempre tenuto accuratamente dei diari sui suoi viaggi e assolutamente un diario personale che manca. Non è per caso quello che è stato ritrovato tra gli effetti personali, in possesso dell'Università dell'Ohio? Voglio sapere se questo presunto diario è il suo. Io penso che la Terra sia cava, ma non lo so. Sin da quando questo volo del Febbraio del 1947 non è stato svelato, la mia famiglia è stata esposta a molte minacce. Voglio sapere la verità!"

Byrd trascrisse le parti più importanti della spedizione tra le pagine bianche del suo diario del 1926, conservato successivamente, insieme a grandi quantità di altro materiale delle spedizioni polari di Byrd nel Polar Byrd Research Center dell'Università di Columbus, Ohio e lì scoperte da Goerler, capo archivista.

"Devo scrivere questo diario di nascosto e in assoluta segretezza. Riguarda il mio volo antartico del 19 febbraio dell'anno 1947. Verrà il tempo in cui la razionalità degli uomini dovrà dissolversi nel nulla, e si dovrà allora accettare l'ineluttabilità della Verità. Io non ho la libertà di diffondere la documentazione che segue, forse non vedrà mai la luce, ma devo comunque fare il mio dovere e riportarla qui con la speranza che un giorno tutti possano leggerla, in un mondo in cui l'egoismo e l'avidità di certi uomini non potranno più sopprimere la Verità.

air

DIARIO DI VOLO: CAMPO BASE , 19 febbraio 1947.
 
Ore 0600 - Tutta la preparazione per il nostro viaggio è completata, e siamo in volo con il pieno di carburante.
 
Ore 0620 - La miscela di carburante sembra troppo ricca. Aggiustato l'afflusso e il Pratt Whitneys vola tranquillamente.

Ore 0730 - Controllo radio con il campo base, è tutto a posto e la ricezione è normale.

Ore 0740 Hours- Note slight oil leak in starboard engine, oil pressure indicator seems normal, however. - Si nota una lieve perdita di olio al motore destro, tuttavia l'indicatore della pressione sembra normale.

Ore 0800 - Notata una leggera turbolenza da est ad una altitudine di 2321 piedi, correzione a 1700 piedi, la turbolenza cessa ma aumenta il vento in coda, piccolo aggiustamento della manetta, l'aereo procede ora normalmente.

Ore 0815 - Controllo radio con il campo base, situazione normale.

Ore 0830 - Incontrata nuovamente una turbolenza, saliti a 2900 piedi di quota, di nuovo ottime condizioni di volo.

Ore 0910 - Distese di ghiaccio e neve sotto di noi, notate delle colorazioni gialle diffuse linearmente. Cambiamento di rotta per effettuare un l’esame di queste configurazioni colorate, notate anche colorazioni color viola e porpora. Controllata quest'area con due giri completi e ritornati sulla rotta stabilita. Effettuato un nuovo controllo di posizione con il campo base e riportate le informazioni circa le colorazioni nel ghiaccio e nella neve sottostanti.

Ore 0910 - Sia la bussola magnetica che la girobussola cominciano a ruotare e ad oscillare, non ci è possibile mantenere la nostra rotta con la strumentazione. Rileviamo la posizione con il sole, tutto sembra ancora a posto. I controlli sembrano lenti nel rispondere e nel funzionare, ma non c'è indicazione di congelamento!

Ore 0915 - In lontananza sembrano esserci delle montagne.

Ore 0949– Trascorsi 29 minuti di volo dal primo avvistamento delle montagne, non è un miraggio. E' una piccola catena di montagne che non avevo mai visto prima.

Ore 0955 - Cambio altitudine a 2950 piedi, incontrata di nuovo una forte turbolenza.

Ore 1000 - Stiamo sorvolando la piccola catena di montagne e procediamo verso nord per quanto possiamo appurare. Oltre le montagne vi è ciò che sembra essere una valle con un piccolo fiume o ruscello che scorre verso la parte centrale. Non dovrebbe esserci nessuna valle verde qui sotto! C'è qualcosa di decisamente strano e anormale qui! Dovremmo sorvolare solo ghiacci e neve! Sulla sinistra ci sono grandi foreste sui fianchi dei monti. I nostri strumenti di navigazione girano ancora come impazziti, il giroscopio oscilla avanti e indietro!

Ore 1005 - Modifico l'altitudine a 1400 piedi ed eseguo una stretta virata completa a sinistra per esaminare meglio la valle sottostante. E' verde con muschio ed erba molto fitta. La luce qui sembra differente. Non riesco più a vedere il sole. Facciamo un altra svolta a sinistra e avvistiamo ciò che sembra essere un grosso animale di qualche tipo. Sembra un elefante! NO!!! Sembra un mammuth! E' incredibile! Eppure, è così! Riduco la quota a 1000 piedi ed uso un binocolo per esaminare meglio l'animale. E' confermato, si tratta sicuramente di un animale simile al mammuth. Riporto questa notizia al campo base.

Ore 1030 - Incontriamo altre colline verdi. L'indicatore della temperatura esterna indica 74 Fahrenheit (circa 24 gradi centigradi)! Ora proseguiamo sulla nostra rotta. Gli strumenti di navigazione sembrano normali adesso. Sono perplesso circa le loro reazioni. Tento di contattare il campo base. La radio non funziona!

Ore 1130 - Il paesaggio sottostante è più livellato e normale (se è il caso di usare questa parola). Avanti a noi avvistiamo ciò che sembra essere una città!!! E' impossibile! L'aereo sembra leggero e galleggia stranamente. I controlli si rifiutano di rispondere! MIO DIO!!!

ufo attorno a Byrd

Alla sinistra e a alla destra delle nostre ali ci sono apparecchi di uno strano tipo. Si avvicinano rapidamente. Sono discoidali e da essi irradia una forma di energia. Ora sono abbastanza vicini per vedere i loro stemmi. E' uno specie di Svastica!!!. E' fantastico. Dove siamo! Cosa è successo. Ancora una volta tiro decisamente i comandi. Non rispondono!!! Siamo bloccati in una invisibile morsa.

Ore 1135 - La nostra radio gracchia e giunge una voce che parla in inglese con leggero accento nordico o tedesco! Il messaggio è: "Benvenuto nel nostro territorio, Ammiraglio. Vi faremo atterrare esattamente tra sette minuti. Rilassatevi, Ammiraglio, siete in buone mani". Mi rendo conto che i motori del nostro aereo sono spenti. L'apparecchio è sotto il nostro controllo. I comandi sono inutilizzabili.

Ore 1140- Ricevuto un altro messaggio radio. Stiamo per cominciare la procedura di atterraggio, ed in breve l'aereo vibra leggermente e comincia a scendere come catturato da un enorme, invisibile ascensore! Il movimento verso il basso è inavvertibile e tocchiamo terra con un solo leggero scossone!

Ore 1145 - Sto facendo un'ultima velocissima annotazione sul diario di bordo. Alcuni uomini si stanno avvicinando all’aereo a piedi. Sono alti ed hanno i capelli biondi. In lontananza c'è una grande città scintillante, pulsante dei colori dell'arcobaleno. Non so cosa succederà ora, ma non vedo traccia di armi su coloro che si avvicinano. Sento una voce che mi ordina, chiamandomi per nome, di aprire il portellone. Eseguo. FINE DEL DIARIO DI BORDO.

QUESTA PARTE DELL'INCONTRO CON IL MAESTRO DI AGARTHI NON VENNE SCRITTA IMMEDIATAMENTE SUL DIARIO DI BORDO 

11 Marzo 1947. Ho appena avuto un incontro di Stato Maggiore al Pentagono. Ho pienamente riportato la mia scoperta ed il messaggio del Maestro. E' stato tutto doverosamente registrato. Il Presidente è stato avvisato. Vengo trattenuto per diverse ore (6 ore e 39 minuti per essere esatti). Sono accuratamente interrogato dalle Forze di Sicurezza e da un'équipe medica. E' un travaglio!!!

Vengo posto sotto stretto controllo attraverso la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti d'America. Mi viene ordinato di TACERE su quanto appreso, per il bene dell'umanità!!!

Rivoluzione Agricola pilotata

Interventi di ingegneria genetica alle origini della "Rivoluzione Agricola".

E' stato scoperto che il frumento, una delle piante fondamentali per l'alimentazione umana e all'origine della rivoluzione agricola neolitica, è il risultato di una fusione di ben tre piante diverse, due graminacee e una pianta erbacea, ciascuna delle quali aveva già i suoi geni.


La Rinascita Enkilita aveva bisogno di piante utili al sostentamento del genere umano post-diluviano; il frumento fu uno dei doni degli "Antichi dei"?

Il grano possiede quattro volte più geni di noi uomini e un genoma di 17 miliardi di nucleotidi, oltre cinque volte più grande del nostro. È quindi una pianta eccezionale, cresciuta accidentalmente per la nostra fortuna e poi da noi selezionata e gelosamente tramandata, che sfama un quinto del pianeta, offrendo appunto un quinto dell'apporto calorico necessario per la nostra vita.

È terminato in questo periodo l'immane sforzo collettivo per determinare la sequenza del suo enorme genoma, che per la sua complessità aveva sfidato finora tutti i nostri sforzi. Nella sua sequenza determinata principalmente, ma non esclusivamente, a Liverpool in Inghilterra, e pubblicata su Nature, si possono vedere tante cose e impararne altrettante.
Perché tanti geni? Perché si tratta della fusione di ben tre piante diverse, due graminacee e una pianta erbacea, ciascuna delle quali aveva già i suoi geni. In verità nelle migliaia di anni che sono passati dalla fusione, il cui ultimo evento è da collocare circa 8 mila anni fa, ma che è cominciato molto prima, alcuni di questi geni sarebbero potuti andare persi. Ma non è così: la maggior parte di essi è stata conservata, e precisamente i geni della crescita e quelli che producono materiale nutritivo.

Si sa che i geni importanti per la sopravvivenza e la crescita, detti non a caso geni regolatori, sono presenti quasi uguali in tantissime specie diverse e sfidano i secoli e i millenni. Nel caso del grano sembra che siano rimasti anche nelle loro posizioni originali, come dire che ciò che funziona bene non si cambia. Questo è certamente uno dei misteri del processo evolutivo, che nella sua essenza cambia e trasforma un po' tutto, ma alcune cose le lascia addirittura intatte.

Che cambi un po' tutto lo dimostra anche qui il fatto che la parte del genoma del grano che non porta geni utili è piena di "carcasse", cioè di geni morti e di corpi fossili di virus ormai irrimediabilmente, e fortunatamente, inattivi. Ma i geni che portano il materiale nutritivo sono rimasti invece tutti sorprendentemente attivi.

sabato 26 gennaio 2013

Il Sistema

Credete di vivere in un sistema economico perfetto, il migliore che ci si potesse attendere dall'evoluzione socio-economica?
Vi dimostrerò il contrario.
Il vero potere non è nelle mani dei governi, che si presume siano legittimamente eletti dal consenso dei cittadini chiamati alle urne a votare il partito di destra, centro o sinistra: allo stato attuale delle cose il voto è solo una parvenza, serve a lasciar credere al cittadino che conti ancora qualcosa e concedergli l’illusione di vivere in un sistema democratico.
Il potere reale è, invece, nelle mani del sistema bancario (Permettetemi di emettere e gestire la moneta di una nazione, e mi infischierò di chi ne fa le leggi. [Mayer Anselm Rothschild, banchiere tedesco]).
Perchè vi chiederete?
Avete presente l'art.1 della nostra Costituzione?
Art. 1: "L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione."
Quando si parla di sovranità popolare in essa è racchiuso anche il concetto di sovranità monetaria, ossia il potere di uno Stato di emettere la propria moneta necessaria a far fronte alla spesa pubblica del paese nell'interesse dei cittadini.
La sovranità monetaria, in un contesto in cui tutta la nostra vita è basata sugli scambi di beni e servizi attraverso la moneta, resta quindi uno dei principali poteri che dovrebbe detenere lo Stato.
Oggigiorno, invece, gli Stati sono privati del potere relativo alla sovranità monetaria, poichè quest'ultima è stata interamente affidata alle Banche Centrali, che altro non sono che delle società private nei fatti, ma che si spacciano da enti pubblici (la Banca d'Italia è per il 95% in mano di banche commerciali e assicurazioni, solo una quota del 5% è in mano allo Stato, detenuta da INPS e INAIL).
Lo Stato ha demandato a privati l'organizzazione della sua politica monetaria (come dimostrato da sentenze giuridiche), trasformandoci di fatto in schiavi del sistema bancario.
Cosa succede quando lo Stato necessita di moneta per la spesa pubblica, ossia produrre scuole, ospedali, strade, pagare lo stipendio ai dipendenti pubblici, finanziare le forze dell'ordine? Stampa i soldi e produce quel che occorre? NO!
Non può far altro che chiedere alla banca centrale, detentrice del potere monetario, di emettere moneta.
Se quindi lo Stato ha bisogno di 100 per la spesa pubblica, concede l'equivalente della somma in Titoli di Stato (bot, cct, a scadenza) alla banca centrale, la quale a sua volta emette e presta i 100 richiesti dallo Stato. Cosa succede a questo punto? I Titolo di Stato altro non sono che delle "promesse di pagamento" future, e sono gravate di interesse; ciò significa che se, ad esempio, oggi lo Stato emettesse 100 in Titoli tra due anni (le scadenze variano a seconda del titolo) si impegnerà a restituire alla banca centrale 100 (cifra originaria richiesta in prestito) + 4 (interessi sui titoli).
In questo meccanismo descritto sopra ci sono 2 TRUFFE a danno dei cittadini:
1) La prima sta nel fatto che i 100 di emissione monetaria della banca centrale sono emessi a costo irrisorio: produrre una banconota cartacea costa circa 0,30€ (costi tipografici di carta, inchiostro, filigrana), mentre la banca centrale presta (addebita) allo Stato il valore nominale iscritto sulla banconota stessa. E' come se un amico mi chiedesse di stampargli un fac-simile di banconota da 100€, a me costa 0,30€ (costo tipografico di carta e colori) ma chiedo di farmela pagare 100€, ossia al valore nominale, cioè l'importo riportato sulla banconota stessa.
Questa truffa prende il nome di signoraggio (primario).
" E' assurdo dire che il nostro paese può emettere titoli ma non può emettere moneta. Entrambe sono promesse di pagamento; ma una promessa ingrassa l'usuraio, l'altra invece aiuta la collettività." (Thomas Edison - New York Times, 1921) .
Notate qualche differenza tra le due banconote? Esatto… le 500 lire erano ancora emesse dallo Stato (infatti si legge la dicitura “Biglietto di Stato a corso legale” e riporta in alto la scritta “Repubblica italiana”); mentre sulla banconota da 100 euro troviamo soltanto i logo della B.C.E. (ovvero la privatissima Banca Centrale Europea).
Il denaro incassato dalle banche centrali attraverso l'artificio (truffa) del signoraggio in teoria verrebbe distrutto dalle banche stesse al termine del "prestito" (titoli di stato-moneta), in realtà questo viene invece dirottato, attraverso la complicità delle Stanze di Compensazione, i cosiddetti notai della Banche Centrali (vedi scandali Euroclear, Clearstream), verso paradisi fiscali ed occultando i tracciamenti bancari.
2) la seconda truffa sta nel fatto che se lo Stato chiede 100 in prestito, ma dovrà restituire 104, ci saranno sempre 4 (interessi) che non esistono nella massa monetaria e che comunque sarà costretto a restituire per coprire il prestito.
Come farà quindi lo Stato a ripagare il debito?
Ha due opzioni: o riduce la spesa pubblica (quindi meno beni\servizi alla collettività) ed aumenta la pressione fiscale ai cittadini, oppure chiede alla banca centrale un nuovo prestito in grado di estinguere il vecchio debito e far fronte ad una nuova spesa pubblica.
Adesso intuite perchè gli Stati hanno un debito pubblico grande come una casa? Perchè non riescono mai ad estinguere il prestito richiesto, cosa che invece non accadrebbe se lo Stato avesse il potere di emettere la propria moneta necessaria a soddisfare le esigenze di vita dei cittadini e quindi evitando di indebitarsi.
Inoltre se la moneta di emissione statale venisse utilizzata per produrre beni e servizi utili alla collettività non si genererebbe inflazione, cosa che invece avviene con la moneta emessa dalle banche ed immessa nel sistema senza una relativa produzione di beni reali, con conseguente perdita del potere d’acquisto.
In questa sede non mi soffermo su una terza truffa (ben peggiore delle prime due) compiuta dalle banche (questa volta trattasi di banche commerciali) nel creare denaro dal nulla, connessa alla "riserva frazionaria". Vi accenno solo che se tutti i correntisti di una banca Alfa si recassero nello stesso momento agli sportelli della banca, quest'ultima non avrebbe i contanti necessari a ripagare i suoi correntisti!
In questo meccanismo il sistema bancario è agevolato dalla complicità di 3 fattispecie ad esso colluse:
a) Agenzie di Rating.
Società private (Fitch, Standard&Poor's, Moody's) che giudicano, dietro pagamento, se una società per azioni o uno Stato sia finanziariamente stabile o se sia in grado di sanare i suoi debiti.
Queste società altro non sono che delle "prostitute" del sistema bancario.
Vien da sè che se un'agenzia di rating esprime giudizio negativo sull'economia di un Paese, obbliga questo ultimo ad offrire titoli di Stato con un tasso di interesse maggiore per renderne più appetibile la compravendita dei titoli (evitare aste deserte) ma nel contempo generare un debito pubblico più elevato dovuto alle difficoltà di rastrellare denaro dalla collettività
b) Politica.
Tutti i partiti politici sono collusi con i banchieri privati; dietro ogni grande partito politico c'è un istituto bancario che lo finanzia da principio, già durante la campagna elettorale.
Motivo per cui nessun politico finora parlerà mai pubblicamente dell'esistenza della truffa del signoraggio o dell'espropriazione della sovranità monetaria.
I politici, dal presidente americano Lincoln, il presidente americano J.F.Kennedy (vedi ordine esecutivo 11110), il presidente del Burkina Faso Thomas Sankara, giusto per citarne alcuni, sono tutti morti assassinati per aver osato sfidare il sistema bancario, aver provato ad emettere moneta di Stato o per aver lottato per annullare il debito pubblico.
c) Mass-media.
La maggior parte dei mezzi di informazione non sono altro che ramificazioni delle stesse banche e partiti politici, mistificatori di informazione e, pertanto, censuratori di verità scomode che la collettività non deve conoscere. E' preferibile tenere occupata la collettività divertendola con serie TV, grande fratello, isola dei famosi, partite di calcio, purchè venga impedito di approfondire le informazioni, appurare la veridicità delle notizie e senza avere il tempo di pensare e farsi una propria opinione.
L'uomo moderno è imbrigliato, come un criceto che corre all'interno di una ruota nella sua gabbia, dentro questo ciclo ripetitivo: lavora, guadagna, compra e consuma.
In virtù di questo meccanismo lo Stato è costretto a tassare la ricchezza dei cittadini per coprire, in parte, quanto deve ai banchieri privati. Divenuta entità paragonabile a una scatola vuota, depredata del suo potere più importante (quello di emettere moneta) e resa schiava del sistema bancario, lo Stato a sua volta incatena i suoi cittadini obbligandoli a contribuire al pagamento del debito sovrano, servendosi in molti casi di "strozzini legalizzati" quali Equitalia Polis S.p.A., incaricata dell’esercizio dell’attività di riscossione nazionale dei tributi e contributi.
Una società per azioni che, qualora ti dimenticassi o fossi impossibilitato a pagare imposte\multe, provvederebbe ad inviarti una cartella esattoriale maggiorata di sanzioni ed interessi ed avvierebbe un'ipoteca sui tuoi beni reali, arraffando la tua casa, lo stabilimento e i macchinari della società dove lavori costringendola al fallimento e a licenziare i suoi dipendenti, depredandoti di quanto altro sia di tua proprietà pur di liquidare il debito.
 Ciò è il male cagionato ai singoli cittadini direttamente.

 Indirettamente, invece, lo Stato visto come istituzione, o meglio, come ordinamento giuridico politico, è costretto a sottostare al ricatto delle grandi Corporations, le quali grazie all’aiuto di istituzioni sovra-nazionali, non elette da alcun cittadino, quali F.M.I. (Fondo monetario internazionale) e W.T.O. (Organizzazione mondiale del Commercio), introducono i dogmi del capitalismo e quindi del libero mercato: lo Stato viene obbligato a cedere "una quota di sè", ossia permette a compagnie private di occuparsi della gestione relativa all'erogazione di beni e servizi utili alla collettività. Parliamo di <<privatizzazioni>>, ossia quel processo economico che sposta la proprietà di un ente o di un'azienda dal controllo statale a quello privato (il contrario della nazionalizzazione).
Ecco allora che a partire dagli anni novanta in Italia si assistette al processo delle privatizzazioni, a cominciare col settore bancario seguito dal settore energetico, dei trasporti, dal settore dell’aeronautica e della difesa, dalle telecomunicazioni, etc. .
Quote pubbliche appartenenti allo Stato sono finite nella mani di privati, ossia di S.p.A., ovvero società per azioni che hanno come primo obiettivo quello di fare profitto, privilegiando gli interessi dei loro azionisti che spesso non coincidono con gli interessi dei cittadini.

Tutto ciò è in contrasto con l'articolo 41 della Costituzione italiana, che afferma:
" L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali."

Questo sistema economico, basato sulla cessione della sovranità monetaria e quindi sul fatto di trasformare i cittadini in debitori di organismi privati che non si prefiggono un'utilità sociale, bensì unicamente lucrativa, va a ledere la dignità umana ed è quindi in contrasto con l'art.41 della Costituzione.
Purtroppo la collettività è volutamente lobotizzata da distrazioni di massa. Dopo una giornata stancante di lavoro si preferisce restare comodamente seduti sul divano di casa propria a godersi un film o una partita di calcio, invece di accorgersi dell'irrazionalità del sistema socio-economico di cui se ne fa parte. La maggioranza dei cittadini vive ignorando il reale funzionamento del sistema economico; quei pochi invece che lo conoscono si dividono in due schiere: quelli che cercano insabbiare e censurare le informazioni su di esso e quelli che cercano di diffonderle ed offrire spunti di ricerca o di confronto.
C'è una gran bella differenza tra il Vivere e il sopravvivere: adesso stiamo sopravvivendo, soggiogati dal potere oligarchico banche-corporations.

La cosa peggiore non è la violenza degli uomini malvagi ma il silenzio degli uomini onesti.
(Martin Luther King)

venerdì 25 gennaio 2013

I calderoni del fiume Viliuj

A circa 500 chilometri, in linea d’aria, dall’epicentro più importante dell’esplosione della Tunguska, nella zona di nord-ovest della Yakutia, si trova il fiume Verkhnij Viliuj (Viliuj Superiore). È una zona impervia, recante ancora tracce di un disastroso cataclisma: boschi abbattuti da circa 800 anni e frammenti di roccia dispersi per centinaia di chilometri. In codesta zona quasi disabitata sono stati trovati degli oggetti di struttura metallica, sconosciuti alla scienza terrestre, la maggior parte dei quali interrati nel permafrost siberiano. Altri oggetti simili, sempre misteriosi, invece sono stati rinvenuti in superficie. La loro presenza è individuabile solamente attraverso le macchie di vegetazione rigogliosa e bizzarra cresciuta sul terreno.

Il nome antico di questo luogo in lingua yakuta è Ulyuyu Cherkechekh, che vuol dire "Valle della Morte". La zona di cui si sta parlando è da considerarsi un gran pantano con isole di taiga anfrattuosa, avente una superficie totale di oltre 100.000 chilometri quadrati.

Uno dei primi ricercatori russi a testimoniare ufficialmente questa presenza è stato R. C. Maak, il quale nel 1853 lasciò scritto: "In Suntar mi è stato raccontato che nelle vicinanze delle sorgenti del fiume Viliuj vi è un suo affluente chiamato Algyi Timirnit (Grande Caldaia Sotterrata). Nelle vicinanze della sua riva, in mezzo alla foresta, vi è nel terreno come sepolto un grande 'calderone fatto di rame', del quale emerge soltanto una piccola parte della sua struttura. Le sue dimensioni rimangono ignote come pure il significato di questa presenza è oscuro, sebbene che nel suo intorno ci siano tantissimi alberi."

Richard Carlovich Maak nacque il 23 Agosto 1825 nella città di Harensburg, sull’isola di Ezel, appartenente all’epoca all’Estonia. Fu educato in una scuola classica di San Pietroburgo, quindi si iscrisse alla Facoltà di Scienze Naturali presso la locale Università. Egli era attratto da tutte le novità e dall’ignoto: per questa ragione fu selezionato per insegnare nella lontana città di Irkutsk. Il giovane professore della scuola classica accettò però di partecipare alle attività di ricerca del Dipartimento Siberiano della Compagnia Geografica Imperiale Russa e con piacere intraprese delle spedizioni nei bacini dei fiumi quali il Viliuj, Chona e Tunguska Inferiore. Riferendosi alla storia anteriore a queste spedizioni, Maak ebbe a dire: "Già vi erano dicerie, logorate dal tempo, che mettevano in condizioni di supporre che l’area del fiume Viliuj, distretto della Yakutia, fosse ricca di ferro, di giacimenti minerali, di pietre preziose e che in molti altri fiumi abbondassero le sabbie aurifere".

La spedizione nel bacino del fiume Viliuj cominciò in pratica nel Gennaio del 1854. Su questo fiume i ricercatori lavorarono in gruppi e Maak si assunse il carico più oneroso della spedizione, avendo scelto di andare a nord del Circolo Polare Artico. Dopo essere arrivato in prossimità del fiume Olenek, egli ritornò alle sorgenti del Viliuj e qui la spedizione fu raggiunta da un freddo intenso e da gran gelo.

[Mappa della Tunguska]
Nella mappa sono riportate le tre zone della Tunguska dove sono avvenute tremende esplosioni negli anni 1908 (Esplosione della Tunguska), 1984 (Esplosione di Chulym) e 2002 (Esplosione di Bodajbo).

L’ostinato Maak pretese allora che tutti i suoi aiutanti rispettassero gli accordi presi e successivamente riconobbe che considerava tutto quel lavoro una missione d’affari. Nonostante ciò, Maak era uno scienziato puro e riuscì a visitare per primo quei luoghi dove cento anni più tardi venne messo a profitto il principale deposito di diamanti della Russia.

Maak riportò tutte le sue scoperte nel famoso libro "Il Territorio del Viliuj", edito a San Pietroburgo, nel quale illustrò dettagliatamente le caratteristiche geomorfologiche e meteorologiche della zona del Viliuj ed anche della Yakutia, accompagnate da precisi disegni e da numerose tabelle di dati. Tuttora è considerato un testo di notevole importanza scientifica e storica, tanto è vero che è stato ristampato nel 1994 in un unico volume.

Un altro importante ricercatore si è espresso sull’argomento: si tratta di D.N. Archipov. Nello studio dell’antica cultura della Yakutia, egli si è trovato di fronte a remote tradizioni che parlavano degli Olguydach, case funzionanti come caldaie. Egli ha detto: "Presso la popolazione del bacino del Viliuj Superiore esiste una leggenda sulla sorgente di questo fiume dove vi è una grande caldaia di bronzo chiamata 'olguy'. La leggenda gli attribuisce enorme importanza. La 'casa caldaia' è conosciuta nei pressi degli affluenti del gran fiume anche col nome di Olguydach e per questa ragione è sospetta di fatti mitici come quello di generare del calore."

Vecchi nomadi ci hanno addirittura raccontato di alcuni buchi metallici, intorno ai quali giacevano miseramente delle persone di carnagione scura, monoculari e rivestite di metallo. Un giorno, un boscaiolo che lavorava nella zona, nell’estinguere il fuoco sviluppatosi nella taiga, si accorse pure lui di queste stranezze giacché, in prossimità della zona incendiata, aveva notato un "buco di ferro" e nelle vicinanze vi erano persone rivestite di metallo. Nessuno di noi però è riuscito a controllare tutto ciò.

Un altro testimone, un cacciatore di nome Mikhail Koretskij che proveniva da Vladivostok, è stato più preciso e diciamo pure credibile. Egli si recò nella zona l’ultima volta nel 1939, dove s’imbatté in un buco "nero" affiorante dal terreno. Per nostra fortuna egli ha lasciato scritto: "La Valle della Morte è estesa lungo un affluente destro del fiume Viliuj. In sostanza la zona è composta di un’intera catena montuosa nelle cui vallate vi è il letto del fiume. Per quanto riguarda gli oggetti misteriosi, ce ne dovrebbero essere tanti perché per tre stagioni ne ho visti sette di questi 'calderoni'. Tutti hanno una struttura misteriosa: per prima cosa la loro misura va dai sei ai nove metri di diametro.

Come seconda cosa posso dire che sono stati costruiti con un metallo sconosciuto. Questo non è rame, come si diceva. Abbiamo provato tante volte a scalfirlo con uno scalpello ma inutilmente, perché non è stata lasciata nemmeno la traccia sulla sua superficie. Il metallo non si spezza e non si forgia. L’oggetto è protetto da una pellicola di materiale sconosciuto che assomiglia allo smeriglio. Abbiamo trovato poi degli strani pozzi sulla superficie del terreno, comunicanti con delle camere sotterranee, delle quali hanno parlato pure alcuni cacciatori yakuti. La vegetazione attorno a questi oggetti assumeva forme gigantesche: era alta quasi il doppio di un uomo, foglie e rami assai grandi rispetto agli alberi normali. Abbiamo anche pernottato in questi 'calderoni'. Eravamo un gruppo di sei persone e non abbiamo avuto nessuna sensazione strana durante la notte. Al mattino abbiamo lasciato il posto tranquilli, senza alcun timore o disagio. Nessuno di noi si è poi ammalato, tranne uno cui sono caduti i capelli dopo circa tre mesi. Io, invece, ho avuto sulla parte sinistra della testa tre piccole chiazze, per la caduta dei capelli, grandi come la capocchia di un fiammifero; si sono manifestate nella zona in cui c’è stato il contatto con il metallo durante il sonno. Sono state medicate per moltissimi anni, ma non mi sono passate neanche oggi..."

La Valle della Morte, in verità, non è l’unica zona in cui si sono avuti simili ritrovamenti. A parte ogni considerazione, una cosa è assai certa: per 50 anni i militari hanno posto un'attenzione molto seria su questo misterioso territorio siberiano. Essi vi hanno condotto addirittura dei test nucleari, i cui risultati hanno lasciato esterrefatti gli stessi specialisti e non solo quelli russi.

Nel Settembre del 1990 la stazione radio tedesca "Radio Deutsche Welle" ha reso noto che nel 1954 è stato effettuato un test atomico della potenza di 10 kiloton che in pratica è risultato di una potenza pari a 20-30 megaton, testimoniato del resto da tutte le stazioni sismiche dislocate in varie località del pianeta.

La causa di una così inaspettata e considerevole divergenza, prodotta dalla misteriosa esplosione, non ha avuto una spiegazione plausibile. La TASS, in tale circostanza, diffuse la notizia che era stata fatta esplodere una bomba all’idrogeno d’imprecisata potenza. I militari, inquieti per questo risultato, ispezionarono accuratamente il terreno e, avendo scoperto oggetti strani ma funzionanti e sporgenti dalla superficie, li investigarono per alcuni anni. Le zone del ritrovamento furono confinate come pure furono vietati sorvoli d’aerei.

Un testimone attendibile ci ha confermato che in quasi 50 anni d’investigazioni, sono stati abbattuti moltissimi alberi della taiga e addirittura è stata completamente rovesciata una collina. Si è scoperto così un oggetto acuminato, a forma di triedro, di circa tre metri di diametro.

Immediatamente dopo la scoperta, la zona fu dichiarata di massima segretezza. L’insorgere del "top secret" per opera del potere militare, portò anche alla diffusione di notizie false e probabilmente furono minacciati tutti coloro i quali avrebbero potuto fornire informazioni in merito. Non è stato difficile raggiungere tale obiettivo giacché il popolo yakuto, supportato dalle proprie leggende, era già stato avvertito di fare molta attenzione agli oggetti interrati, dato che erano molto pericolosi per la vita degli uomini.

Credo pure che questo sia stato uno dei motivi fondamentali affinché il popolo indigeno non abitasse simili regioni. I cacciatori, come pure gli allevatori di renne, sapevano che gli strani oggetti metallici potevano rappresentare un valido riparo al forte freddo siberiano, perché al suo interno trovavano un clima ottimo come quell’estivo. Nacque egualmente la diceria che coloro i quali vi avessero pernottato, avrebbero potuto contrarre strane malattie che in certi casi potevano portare alla morte.

Lo stesso professor Antonov, abitante a Suntar e personalmente ascoltato per telefono, è stato in un certo qual modo diplomatico. Egli ha confermato l’esistenza degli oggetti interrati ma ha sconsigliato nel modo più assoluto toccarli o entrarvi, pena una sicura morte. Ha negato invece la loro provenienza extraterrestre, asserendo che le costruzioni fossero adibite solo ed esclusivamente come rifugi per gli animali. Tutto ciò non ci ha meravigliato molto, in considerazione del fatto che egli abbia trascorso quasi tutti gli anni della sua veneranda età sotto l’egida del totalitarismo sovietico che in queste cose non tollerava, nel modo più assoluto, la diffusione di notizie "pericolose".

Il professore non si è fermato alle suddette affermazioni. Ci ha dichiarato che le strane costruzioni metalliche si possono trovare esclusivamente nel territorio della Yakutia, compreso tra le città di Viliujsk e Oleminsk. Le sue ricerche, iniziate nel 1992, si sono concluse felicemente, soprattutto per aver usufruito dell’aiuto di un cacciatore, abitante in un villaggio della zona di Oleminsk. Ha asserito inoltre di aver trovato l’oggetto metallico che arrivava sino alla profondità di 40 metri. La zona indicataci però è esattamente opposta a quella della Valle della Morte, situata praticamente a sud del fiume Viliuj. Anche questa è un’immensa zona disabitata, coperta quasi esclusivamente dalla taiga e costellata dalla presenza di numerosi fiumi, affluenti dello stesso Viliuj e del grande fiume Lena.

Il destino ha voluto che anche in quest’enorme superficie della Yakutia, proprio al confine con il fiume Viliuj, i militari sovietici nel lontano 1969 facessero esplodere una bomba nucleare di notevole potenza, arrivata con un missile dalla lontana Bielorussia. Inutile raccontare l’inquinamento provocato dall’esplosione sulla superficie terrestre, avvenuta a qualche centinaio di chilometri proprio dalla capitale Yakutsk.

Non è stato dello stesso avviso il cacciatore V. Afanasiev, un uomo che aveva superato i 100 anni d’età e residente nella piccola cittadina di Siuldjukar. Parlando esclusivamente in lingua yakuta, ci assicurò che egli conosceva bene la posizione di alcuni di questi oggetti interrati e che non aveva mai avuto problemi nel visitarli. L’unica cosa che rimarcava spesso era la difficoltà di individuarli, soprattutto per coloro che non conoscevano il territorio del Viliuj.

Credo in ogni modo che non sia l’unica difficoltà da affrontare.

L’inverno in questi luoghi arriva assai presto. Il territorio è quasi a ridosso del Circolo Polare Artico, intorno ai 75° N, e già a fine Settembre iniziano le prime nevicate, con una temperatura che man mano scende sotto lo zero per arrivare, in certi periodi, anche ai -50°C. Tutto ciò perdura sino alla fine d’Aprile, periodo che si distingue per il disgelo e per la formazione d’acquitrini e laghi, punti d’appoggio per uno sviluppo impressionante di zanzare e d’altri insetti assai fastidiosi. Occorre porre in evidenza poi che nel periodo estivo la temperatura può superare i 30°C, fino a raggiungere i 35°C in certe giornate. Non è quindi da sottovalutare la situazione che si propone con il caldo, giacché si potrebbe pensare che sia una cosa semplice girovagare nella taiga ben protetti. Il periodo migliore per questa ricerca credo sia quello di fine Aprile ma soprattutto quello di inizio Settembre. C’è poi il problema della presenza di diamanti e di metalli preziosi, come ad esempio l’oro.

Dalla fine della seconda guerra mondiale, il governo sovietico decise di sfruttare questi giacimenti, pur conoscendone la loro esistenza da oltre un secolo. La città di Mirny è diventata automaticamente il fulcro estrattivo dei diamanti, tanto è vero che si è sviluppata proprio a ridosso di un enorme giacimento a cielo aperto. La compagnia ALROSA (Almazi Rossij Sakha), nata ufficialmente all’inizio del 1992 per decreto del Presidente russo Boris Yeltsin, è l’unico organismo autorizzato a scavare in questa zona 24 ore su 24. Di recente tale compagnia si è unita con la MICEX (Moscow Interbank Currency Exchange), raggiungendo una produzione equivalente a 1,54 miliardi di dollari nel solo anno 2000. È un fatturato che ha rappresentato circa il 26% della produzione mondiale di diamanti. In parallelo è emerso il problema del contrabbando che ha messo in azione un controllo capillare da parte della polizia, aggravato dalla presenza di una forte mafia locale.

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Mappa della Tunguska. L'ovale rosso racchiude la probabile zona in cui l'esplosione ha avuto testimoni oculari, considerando che a nord dell'epicentro non c'erano all'epoca popolazioni residenti. L'ovale azzurro racchiude la probabile zona dell'insediamento extraterrestre. Nella zona vicino a Suntar e Mirny sono stati ritrovati numerosi oggetti metallici misteriosi, molti dei quali interrati.

Secondo la mia personale esperienza, il problema che più di tutti bisogna tener in seria considerazione però è quello di ottenere l’autorizzazione dalle autorità locali, aggrappate in maniera viscerale al servizio di sicurezza FSB e assai restie nel concedere permessi, soprattutto agli stranieri ritenuti "spioni". A parte tutta questa problematica, nella cosiddetta Valle della Morte ci si può imbattere in quattro principali oggetti misteriosi.

Di cosa parlano le leggende della Yakutia?

Nella Yakutia o Repubblica Saha, esiste un poema epico d'origine antica, l'Olonkho, che ebbe inizio molto probabilmente quando gli antenati vivevano nell'originaria "Terra Madre", situata nella regione compresa tra il Lago Baikal e il fiume Angara. In tale luogo s'intrapresero relazioni con gli antenati dei popoli provenienti dalla Turchia e dalla Mongolia che vivevano nell'Altai e nel Saiany.

I Kurykans, gli antenati della Yakutia, avevano molto in comune con gli antenati del popolo turco durante il periodo compreso tra il VI° e VIII° secolo. Si ritiene perciò che la comparsa dell'Olonkho si debba collocare tra il VI° ed il XV° secolo. Una delle principali caratteristiche di tale poema è di essere una storia originale ed è stato inteso, creato e introdotto come storia dell'intera umanità. È composto di oltre 200 canti, che sino ad alcuni decenni fa sono stati tramandati solo per via orale o meglio per mezzo di canzoni. Esso ha differenti eroi e cospiratori: Niurgun Bootor, l'Impetuoso, è il più importante e rappresentativo giacché molto espressivo e sagace.

Tale poema epico è stato ricostruito dal fondatore della letteratura saha: Platon Aleksevich Oiuunuskay (1893-1939), famoso poeta. Egli era pure un riconosciuto narratore dell'Olonkho, un olonkhosut, ed autore di molti lavori scientifici. La versione russa di tale poema, creata da Vladimir Derzhavin, risale al 1975. Il 25 Novembre 2005 l'Olonkho è stato proclamato, dal direttore generale dell'Unesco, uno dei tanti capolavori facenti parte del Patrimonio Orale e Intangibile dell'Umanità con lo scopo di valorizzarlo e preservarlo.

Nella saga del Niurgun Bootor, l'Impetuoso, si trovano notizie sugli oggetti strani ed anche su esplosioni veramente forti che ogni tanto accadono sin dai tempi più remoti. Gli antichi nomi geografici della zona occupata dagli yakuti e dai tungusi, corrispondono totalmente al contenuto della leggenda, ma danno un'indicazione approssimativa sugli oggetti coperti dal terreno ghiacciato. Essa ci presenta il quadro seguente: gli oggetti sconosciuti sono apparsi nel tempo più remoto. Alcuni di essi sono delle grandi "case di ferro" che posano su appoggi multipli laterali. Non hanno né porte né finestre, ma solo un ingresso spazioso che permette di scendere con una specie di scala a chiocciola e che rassomiglia alla "gola" di un enorme buco, sistemato alla sommità di un'altissima cupola. Altri oggetti sono dei "coperchi" semisferici che si trovano in diversi posti e un "rampone trilaterale di ferro" che si vede emergere dalla terra solo per un po'.

Con l’andar del tempo tutti questi manufatti si sono quasi completamente nascosti nel gelo perpetuo.

Le esplosioni, che ogni tanto succedono nella zona, sono strettamente legate a questi oggetti misteriosi.

La leggenda parla anche della causa reale di tutti i vari disastri avvenuti. Si tratta di un "cratere misterioso" eruttante fumo e fuoco, con un coperchio d’acciaio dentro il quale si trova un intero paese sotterraneo. In esso vive l’enorme gigante Uot Usumu Tong Duuray, il cui nome significa "alieno malvagio", che buca la terra e si nasconde sotto di essa. Egli, con un turbine di fuoco, distrugge tutto quello che trova nel suo intorno, seminando infezione e lanciando un "pallone" di fuoco. La leggenda aggiunge che, con quattro tuoni successivi, questo pallone si dirigeva ad un’altezza sempre più alta fino a scomparire dietro l’orizzonte dei cieli gialli occidentali, lasciando una "traccia di fuoco e fumo". Successivamente, in lontananza, si udivano una serie d’esplosioni. Visto così, l’eroe era considerato un personaggio positivo, dato che andava a distruggere delle altre tribù.

Sembra proprio che l’immagine data dalla leggenda sia incredibilmente simile a quella che si è verificata nella Tunguska nel 1908. Al momento dell’uscita dell’eroe malvagio Tong Duuray dal cratere, nel cielo appariva il messaggero del "Dyesegey Celeste", il gigante Kun Erbye, il quale, come una stella cadente più veloce del fulmine, attraversava il cielo per avvertire Nurgun Bootor della battaglia che stava per cominciare.

Disseminando una bufera di pietre,
facendo balenare lampi e rimbombare
un quadruplice tuono dietro di sé,
Niurgun Bootor volava senza deviare...


La sua descrizione nelle leggende è simile alla situazione di volo e dell’esplosione del bolide di Chulym che è penetrato nell’atmosfera fino all’altezza di circa 100 Km, ripetendo esattamente la traiettoria del meteorite della Tunguska ed è esploso con un fascio di scintille sopra il fiume Chulym il 26 febbraio 1984. La spedizione che si è recata sul posto non ha scoperto nessuna traccia di materiali di cui sono costituiti i meteoriti.

Esaminiamo allora alcuni fatti.

Durante gli eventi della Tunguska del 1908, gli abitanti del villaggio Tuoi-Khaya sono stati testimoni di un terremoto, nel corso del quale sono state distrutte alcune costruzioni, sono caduti dei cavalli, ma c’è stato anche un gran bagliore nel nord. Questo villaggio si trova a circa 500 Km, verso oriente, dal presunto luogo in cui è caduto il meteorite della Tunguska.

In sostanza dallo stesso posto, nel 1984, i pescatori hanno osservato che da dietro le colline, situate verso il nord, sono saliti verso il cielo due grandi palloni illuminati e che sono spariti dietro le nuvole.
In ambedue i casi si parla della direzione nord, dove si trova l’epica "Valle della Morte".

Per ritornare alle leggende, il più grande evento descritto riguarda proprio l’uscita di Tong Duuray dalle profondità terrestri e la sua battaglia con Nurgun Bootor. E più o meno succedeva questo: prima dal "cratere" usciva un turbine di fuoco rassomigliante ad un serpente, sul cui apice si formava un "pallone di fuoco" che, dopo una serie di colpi di tuono, si lanciava verso il cielo. Insieme con lui, dalla terra, usciva la sua scorta: "uno sciame di turbini sanguinari e perniciosi", che creavano distruzione nei dintorni. A volte succedeva che Tong Duuray incontrasse Nurgun Bootor proprio sopra il luogo della sua uscita, dopo di ché la zona rimaneva senza vita per moltissimo tempo.

In genere, la situazione di questi eventi è ben variegata: dal cratere potevano uscire più "giganti di fuoco" alla volta, volare per un certo tempo e poi esplodere tutti insieme. Lo stesso succedeva anche nel momento dell’uscita di Tong Duuray. Gli strati di terreno lasciano capire, in particolare, che tra le successive esplosioni potevano passare dai 600 ai 700 anni.

La leggenda ne parla con colori vivaci, ma l’analfabetismo ha impedito di documentarle in una maniera più accessibile e più vicina alla nostra civiltà.

...Imprendibile in volo, privo di ombra,
il fulmineo araldo, messaggero del Celeste Dyesegey,
sfolgorante nella sua cotta metallica, più repentino
del lampo, Kun Erbye, il campione.
Sfrecciava, come stella cadente, solo l'aria sibilava
dietro di lui... Sfrecciava come un dardo oltre i limiti
dei gialli cieli occidentali, sino alla rapida
china inferiore dei cieli sospesi sopra l'abisso.
Sfrecciava alto; solo il tuono rumoreggiava...
Un fuoco blu ardeva dietro di lui, un fuoco bianco
imperversava nella sua scia, scintille rosse volteggiavano.


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