A circa 500 chilometri, in linea d’aria, dall’epicentro più importante dell’esplosione della Tunguska, nella zona di nord-ovest della Yakutia, si trova il fiume Verkhnij Viliuj (Viliuj Superiore). È una zona impervia, recante ancora tracce di un disastroso cataclisma: boschi abbattuti da circa 800 anni e frammenti di roccia dispersi per centinaia di chilometri. In codesta zona quasi disabitata sono stati trovati degli oggetti di struttura metallica, sconosciuti alla scienza terrestre, la maggior parte dei quali interrati nel permafrost siberiano. Altri oggetti simili, sempre misteriosi, invece sono stati rinvenuti in superficie. La loro presenza è individuabile solamente attraverso le macchie di vegetazione rigogliosa e bizzarra cresciuta sul terreno.
Il nome antico di questo luogo in lingua yakuta è Ulyuyu Cherkechekh, che vuol dire "Valle della Morte". La zona di cui si sta parlando è da considerarsi un gran pantano con isole di taiga anfrattuosa, avente una superficie totale di oltre 100.000 chilometri quadrati.
Uno dei primi ricercatori russi a testimoniare ufficialmente questa presenza è stato R. C. Maak, il quale nel 1853 lasciò scritto: "In Suntar mi è stato raccontato che nelle vicinanze delle sorgenti del fiume Viliuj vi è un suo affluente chiamato Algyi Timirnit (Grande Caldaia Sotterrata). Nelle vicinanze della sua riva, in mezzo alla foresta, vi è nel terreno come sepolto un grande 'calderone fatto di rame', del quale emerge soltanto una piccola parte della sua struttura. Le sue dimensioni rimangono ignote come pure il significato di questa presenza è oscuro, sebbene che nel suo intorno ci siano tantissimi alberi."
Richard Carlovich Maak nacque il 23 Agosto 1825 nella città di Harensburg, sull’isola di Ezel, appartenente all’epoca all’Estonia. Fu educato in una scuola classica di San Pietroburgo, quindi si iscrisse alla Facoltà di Scienze Naturali presso la locale Università. Egli era attratto da tutte le novità e dall’ignoto: per questa ragione fu selezionato per insegnare nella lontana città di Irkutsk. Il giovane professore della scuola classica accettò però di partecipare alle attività di ricerca del Dipartimento Siberiano della Compagnia Geografica Imperiale Russa e con piacere intraprese delle spedizioni nei bacini dei fiumi quali il Viliuj, Chona e Tunguska Inferiore. Riferendosi alla storia anteriore a queste spedizioni, Maak ebbe a dire: "Già vi erano dicerie, logorate dal tempo, che mettevano in condizioni di supporre che l’area del fiume Viliuj, distretto della Yakutia, fosse ricca di ferro, di giacimenti minerali, di pietre preziose e che in molti altri fiumi abbondassero le sabbie aurifere".
La spedizione nel bacino del fiume Viliuj cominciò in pratica nel Gennaio del 1854. Su questo fiume i ricercatori lavorarono in gruppi e Maak si assunse il carico più oneroso della spedizione, avendo scelto di andare a nord del Circolo Polare Artico. Dopo essere arrivato in prossimità del fiume Olenek, egli ritornò alle sorgenti del Viliuj e qui la spedizione fu raggiunta da un freddo intenso e da gran gelo.
Nella mappa sono riportate le tre zone della Tunguska dove sono avvenute tremende esplosioni negli anni 1908 (Esplosione della Tunguska), 1984 (Esplosione di Chulym) e 2002 (Esplosione di Bodajbo).
L’ostinato Maak pretese allora che tutti i suoi aiutanti rispettassero gli accordi presi e successivamente riconobbe che considerava tutto quel lavoro una missione d’affari. Nonostante ciò, Maak era uno scienziato puro e riuscì a visitare per primo quei luoghi dove cento anni più tardi venne messo a profitto il principale deposito di diamanti della Russia.
Maak riportò tutte le sue scoperte nel famoso libro "Il Territorio del Viliuj", edito a San Pietroburgo, nel quale illustrò dettagliatamente le caratteristiche geomorfologiche e meteorologiche della zona del Viliuj ed anche della Yakutia, accompagnate da precisi disegni e da numerose tabelle di dati. Tuttora è considerato un testo di notevole importanza scientifica e storica, tanto è vero che è stato ristampato nel 1994 in un unico volume.
Un altro importante ricercatore si è espresso sull’argomento: si tratta di D.N. Archipov. Nello studio dell’antica cultura della Yakutia, egli si è trovato di fronte a remote tradizioni che parlavano degli Olguydach, case funzionanti come caldaie. Egli ha detto: "Presso la popolazione del bacino del Viliuj Superiore esiste una leggenda sulla sorgente di questo fiume dove vi è una grande caldaia di bronzo chiamata 'olguy'. La leggenda gli attribuisce enorme importanza. La 'casa caldaia' è conosciuta nei pressi degli affluenti del gran fiume anche col nome di Olguydach e per questa ragione è sospetta di fatti mitici come quello di generare del calore."
Vecchi nomadi ci hanno addirittura raccontato di alcuni buchi metallici, intorno ai quali giacevano miseramente delle persone di carnagione scura, monoculari e rivestite di metallo. Un giorno, un boscaiolo che lavorava nella zona, nell’estinguere il fuoco sviluppatosi nella taiga, si accorse pure lui di queste stranezze giacché, in prossimità della zona incendiata, aveva notato un "buco di ferro" e nelle vicinanze vi erano persone rivestite di metallo. Nessuno di noi però è riuscito a controllare tutto ciò.
Un altro testimone, un cacciatore di nome Mikhail Koretskij che proveniva da Vladivostok, è stato più preciso e diciamo pure credibile. Egli si recò nella zona l’ultima volta nel 1939, dove s’imbatté in un buco "nero" affiorante dal terreno. Per nostra fortuna egli ha lasciato scritto: "La Valle della Morte è estesa lungo un affluente destro del fiume Viliuj. In sostanza la zona è composta di un’intera catena montuosa nelle cui vallate vi è il letto del fiume. Per quanto riguarda gli oggetti misteriosi, ce ne dovrebbero essere tanti perché per tre stagioni ne ho visti sette di questi 'calderoni'. Tutti hanno una struttura misteriosa: per prima cosa la loro misura va dai sei ai nove metri di diametro.
Come seconda cosa posso dire che sono stati costruiti con un metallo sconosciuto. Questo non è rame, come si diceva. Abbiamo provato tante volte a scalfirlo con uno scalpello ma inutilmente, perché non è stata lasciata nemmeno la traccia sulla sua superficie. Il metallo non si spezza e non si forgia. L’oggetto è protetto da una pellicola di materiale sconosciuto che assomiglia allo smeriglio. Abbiamo trovato poi degli strani pozzi sulla superficie del terreno, comunicanti con delle camere sotterranee, delle quali hanno parlato pure alcuni cacciatori yakuti. La vegetazione attorno a questi oggetti assumeva forme gigantesche: era alta quasi il doppio di un uomo, foglie e rami assai grandi rispetto agli alberi normali. Abbiamo anche pernottato in questi 'calderoni'. Eravamo un gruppo di sei persone e non abbiamo avuto nessuna sensazione strana durante la notte. Al mattino abbiamo lasciato il posto tranquilli, senza alcun timore o disagio. Nessuno di noi si è poi ammalato, tranne uno cui sono caduti i capelli dopo circa tre mesi. Io, invece, ho avuto sulla parte sinistra della testa tre piccole chiazze, per la caduta dei capelli, grandi come la capocchia di un fiammifero; si sono manifestate nella zona in cui c’è stato il contatto con il metallo durante il sonno. Sono state medicate per moltissimi anni, ma non mi sono passate neanche oggi..."
La Valle della Morte, in verità, non è l’unica zona in cui si sono avuti simili ritrovamenti. A parte ogni considerazione, una cosa è assai certa: per 50 anni i militari hanno posto un'attenzione molto seria su questo misterioso territorio siberiano. Essi vi hanno condotto addirittura dei test nucleari, i cui risultati hanno lasciato esterrefatti gli stessi specialisti e non solo quelli russi.
Nel Settembre del 1990 la stazione radio tedesca "Radio Deutsche Welle" ha reso noto che nel 1954 è stato effettuato un test atomico della potenza di 10 kiloton che in pratica è risultato di una potenza pari a 20-30 megaton, testimoniato del resto da tutte le stazioni sismiche dislocate in varie località del pianeta.
La causa di una così inaspettata e considerevole divergenza, prodotta dalla misteriosa esplosione, non ha avuto una spiegazione plausibile. La TASS, in tale circostanza, diffuse la notizia che era stata fatta esplodere una bomba all’idrogeno d’imprecisata potenza. I militari, inquieti per questo risultato, ispezionarono accuratamente il terreno e, avendo scoperto oggetti strani ma funzionanti e sporgenti dalla superficie, li investigarono per alcuni anni. Le zone del ritrovamento furono confinate come pure furono vietati sorvoli d’aerei.
Un testimone attendibile ci ha confermato che in quasi 50 anni d’investigazioni, sono stati abbattuti moltissimi alberi della taiga e addirittura è stata completamente rovesciata una collina. Si è scoperto così un oggetto acuminato, a forma di triedro, di circa tre metri di diametro.
Immediatamente dopo la scoperta, la zona fu dichiarata di massima segretezza. L’insorgere del "top secret" per opera del potere militare, portò anche alla diffusione di notizie false e probabilmente furono minacciati tutti coloro i quali avrebbero potuto fornire informazioni in merito. Non è stato difficile raggiungere tale obiettivo giacché il popolo yakuto, supportato dalle proprie leggende, era già stato avvertito di fare molta attenzione agli oggetti interrati, dato che erano molto pericolosi per la vita degli uomini.
Credo pure che questo sia stato uno dei motivi fondamentali affinché il popolo indigeno non abitasse simili regioni. I cacciatori, come pure gli allevatori di renne, sapevano che gli strani oggetti metallici potevano rappresentare un valido riparo al forte freddo siberiano, perché al suo interno trovavano un clima ottimo come quell’estivo. Nacque egualmente la diceria che coloro i quali vi avessero pernottato, avrebbero potuto contrarre strane malattie che in certi casi potevano portare alla morte.
Lo stesso professor Antonov, abitante a Suntar e personalmente ascoltato per telefono, è stato in un certo qual modo diplomatico. Egli ha confermato l’esistenza degli oggetti interrati ma ha sconsigliato nel modo più assoluto toccarli o entrarvi, pena una sicura morte. Ha negato invece la loro provenienza extraterrestre, asserendo che le costruzioni fossero adibite solo ed esclusivamente come rifugi per gli animali. Tutto ciò non ci ha meravigliato molto, in considerazione del fatto che egli abbia trascorso quasi tutti gli anni della sua veneranda età sotto l’egida del totalitarismo sovietico che in queste cose non tollerava, nel modo più assoluto, la diffusione di notizie "pericolose".
Il professore non si è fermato alle suddette affermazioni. Ci ha dichiarato che le strane costruzioni metalliche si possono trovare esclusivamente nel territorio della Yakutia, compreso tra le città di Viliujsk e Oleminsk. Le sue ricerche, iniziate nel 1992, si sono concluse felicemente, soprattutto per aver usufruito dell’aiuto di un cacciatore, abitante in un villaggio della zona di Oleminsk. Ha asserito inoltre di aver trovato l’oggetto metallico che arrivava sino alla profondità di 40 metri. La zona indicataci però è esattamente opposta a quella della Valle della Morte, situata praticamente a sud del fiume Viliuj. Anche questa è un’immensa zona disabitata, coperta quasi esclusivamente dalla taiga e costellata dalla presenza di numerosi fiumi, affluenti dello stesso Viliuj e del grande fiume Lena.
Il destino ha voluto che anche in quest’enorme superficie della Yakutia, proprio al confine con il fiume Viliuj, i militari sovietici nel lontano 1969 facessero esplodere una bomba nucleare di notevole potenza, arrivata con un missile dalla lontana Bielorussia. Inutile raccontare l’inquinamento provocato dall’esplosione sulla superficie terrestre, avvenuta a qualche centinaio di chilometri proprio dalla capitale Yakutsk.
Non è stato dello stesso avviso il cacciatore V. Afanasiev, un uomo che aveva superato i 100 anni d’età e residente nella piccola cittadina di Siuldjukar. Parlando esclusivamente in lingua yakuta, ci assicurò che egli conosceva bene la posizione di alcuni di questi oggetti interrati e che non aveva mai avuto problemi nel visitarli. L’unica cosa che rimarcava spesso era la difficoltà di individuarli, soprattutto per coloro che non conoscevano il territorio del Viliuj.
Credo in ogni modo che non sia l’unica difficoltà da affrontare.
L’inverno in questi luoghi arriva assai presto. Il territorio è quasi a ridosso del Circolo Polare Artico, intorno ai 75° N, e già a fine Settembre iniziano le prime nevicate, con una temperatura che man mano scende sotto lo zero per arrivare, in certi periodi, anche ai -50°C. Tutto ciò perdura sino alla fine d’Aprile, periodo che si distingue per il disgelo e per la formazione d’acquitrini e laghi, punti d’appoggio per uno sviluppo impressionante di zanzare e d’altri insetti assai fastidiosi. Occorre porre in evidenza poi che nel periodo estivo la temperatura può superare i 30°C, fino a raggiungere i 35°C in certe giornate. Non è quindi da sottovalutare la situazione che si propone con il caldo, giacché si potrebbe pensare che sia una cosa semplice girovagare nella taiga ben protetti. Il periodo migliore per questa ricerca credo sia quello di fine Aprile ma soprattutto quello di inizio Settembre. C’è poi il problema della presenza di diamanti e di metalli preziosi, come ad esempio l’oro.
Dalla fine della seconda guerra mondiale, il governo sovietico decise di sfruttare questi giacimenti, pur conoscendone la loro esistenza da oltre un secolo. La città di Mirny è diventata automaticamente il fulcro estrattivo dei diamanti, tanto è vero che si è sviluppata proprio a ridosso di un enorme giacimento a cielo aperto. La compagnia ALROSA (Almazi Rossij Sakha), nata ufficialmente all’inizio del 1992 per decreto del Presidente russo Boris Yeltsin, è l’unico organismo autorizzato a scavare in questa zona 24 ore su 24. Di recente tale compagnia si è unita con la MICEX (Moscow Interbank Currency Exchange), raggiungendo una produzione equivalente a 1,54 miliardi di dollari nel solo anno 2000. È un fatturato che ha rappresentato circa il 26% della produzione mondiale di diamanti. In parallelo è emerso il problema del contrabbando che ha messo in azione un controllo capillare da parte della polizia, aggravato dalla presenza di una forte mafia locale.
Mappa della Tunguska. L'ovale rosso racchiude la probabile zona in cui l'esplosione ha avuto testimoni oculari, considerando che a nord dell'epicentro non c'erano all'epoca popolazioni residenti. L'ovale azzurro racchiude la probabile zona dell'insediamento extraterrestre. Nella zona vicino a Suntar e Mirny sono stati ritrovati numerosi oggetti metallici misteriosi, molti dei quali interrati.
Secondo la mia personale esperienza, il problema che più di tutti bisogna tener in seria considerazione però è quello di ottenere l’autorizzazione dalle autorità locali, aggrappate in maniera viscerale al servizio di sicurezza FSB e assai restie nel concedere permessi, soprattutto agli stranieri ritenuti "spioni". A parte tutta questa problematica, nella cosiddetta Valle della Morte ci si può imbattere in quattro principali oggetti misteriosi.
Di cosa parlano le leggende della Yakutia?
Nella Yakutia o Repubblica Saha, esiste un poema epico d'origine antica, l'Olonkho, che ebbe inizio molto probabilmente quando gli antenati vivevano nell'originaria "Terra Madre", situata nella regione compresa tra il Lago Baikal e il fiume Angara. In tale luogo s'intrapresero relazioni con gli antenati dei popoli provenienti dalla Turchia e dalla Mongolia che vivevano nell'Altai e nel Saiany.
I Kurykans, gli antenati della Yakutia, avevano molto in comune con gli antenati del popolo turco durante il periodo compreso tra il VI° e VIII° secolo. Si ritiene perciò che la comparsa dell'Olonkho si debba collocare tra il VI° ed il XV° secolo. Una delle principali caratteristiche di tale poema è di essere una storia originale ed è stato inteso, creato e introdotto come storia dell'intera umanità. È composto di oltre 200 canti, che sino ad alcuni decenni fa sono stati tramandati solo per via orale o meglio per mezzo di canzoni. Esso ha differenti eroi e cospiratori: Niurgun Bootor, l'Impetuoso, è il più importante e rappresentativo giacché molto espressivo e sagace.
Tale poema epico è stato ricostruito dal fondatore della letteratura saha: Platon Aleksevich Oiuunuskay (1893-1939), famoso poeta. Egli era pure un riconosciuto narratore dell'Olonkho, un olonkhosut, ed autore di molti lavori scientifici. La versione russa di tale poema, creata da Vladimir Derzhavin, risale al 1975. Il 25 Novembre 2005 l'Olonkho è stato proclamato, dal direttore generale dell'Unesco, uno dei tanti capolavori facenti parte del Patrimonio Orale e Intangibile dell'Umanità con lo scopo di valorizzarlo e preservarlo.
Nella saga del Niurgun Bootor, l'Impetuoso, si trovano notizie sugli oggetti strani ed anche su esplosioni veramente forti che ogni tanto accadono sin dai tempi più remoti. Gli antichi nomi geografici della zona occupata dagli yakuti e dai tungusi, corrispondono totalmente al contenuto della leggenda, ma danno un'indicazione approssimativa sugli oggetti coperti dal terreno ghiacciato. Essa ci presenta il quadro seguente: gli oggetti sconosciuti sono apparsi nel tempo più remoto. Alcuni di essi sono delle grandi "case di ferro" che posano su appoggi multipli laterali. Non hanno né porte né finestre, ma solo un ingresso spazioso che permette di scendere con una specie di scala a chiocciola e che rassomiglia alla "gola" di un enorme buco, sistemato alla sommità di un'altissima cupola. Altri oggetti sono dei "coperchi" semisferici che si trovano in diversi posti e un "rampone trilaterale di ferro" che si vede emergere dalla terra solo per un po'.
Con l’andar del tempo tutti questi manufatti si sono quasi completamente nascosti nel gelo perpetuo.
Le esplosioni, che ogni tanto succedono nella zona, sono strettamente legate a questi oggetti misteriosi.
La leggenda parla anche della causa reale di tutti i vari disastri avvenuti. Si tratta di un "cratere misterioso" eruttante fumo e fuoco, con un coperchio d’acciaio dentro il quale si trova un intero paese sotterraneo. In esso vive l’enorme gigante Uot Usumu Tong Duuray, il cui nome significa "alieno malvagio", che buca la terra e si nasconde sotto di essa. Egli, con un turbine di fuoco, distrugge tutto quello che trova nel suo intorno, seminando infezione e lanciando un "pallone" di fuoco. La leggenda aggiunge che, con quattro tuoni successivi, questo pallone si dirigeva ad un’altezza sempre più alta fino a scomparire dietro l’orizzonte dei cieli gialli occidentali, lasciando una "traccia di fuoco e fumo". Successivamente, in lontananza, si udivano una serie d’esplosioni. Visto così, l’eroe era considerato un personaggio positivo, dato che andava a distruggere delle altre tribù.
Sembra proprio che l’immagine data dalla leggenda sia incredibilmente simile a quella che si è verificata nella Tunguska nel 1908. Al momento dell’uscita dell’eroe malvagio Tong Duuray dal cratere, nel cielo appariva il messaggero del "Dyesegey Celeste", il gigante Kun Erbye, il quale, come una stella cadente più veloce del fulmine, attraversava il cielo per avvertire Nurgun Bootor della battaglia che stava per cominciare.
Disseminando una bufera di pietre,
facendo balenare lampi e rimbombare
un quadruplice tuono dietro di sé,
Niurgun Bootor volava senza deviare...
La sua descrizione nelle leggende è simile alla situazione di volo e dell’esplosione del bolide di Chulym che è penetrato nell’atmosfera fino all’altezza di circa 100 Km, ripetendo esattamente la traiettoria del meteorite della Tunguska ed è esploso con un fascio di scintille sopra il fiume Chulym il 26 febbraio 1984. La spedizione che si è recata sul posto non ha scoperto nessuna traccia di materiali di cui sono costituiti i meteoriti.
Esaminiamo allora alcuni fatti.
Durante gli eventi della Tunguska del 1908, gli abitanti del villaggio Tuoi-Khaya sono stati testimoni di un terremoto, nel corso del quale sono state distrutte alcune costruzioni, sono caduti dei cavalli, ma c’è stato anche un gran bagliore nel nord. Questo villaggio si trova a circa 500 Km, verso oriente, dal presunto luogo in cui è caduto il meteorite della Tunguska.
In sostanza dallo stesso posto, nel 1984, i pescatori hanno osservato che da dietro le colline, situate verso il nord, sono saliti verso il cielo due grandi palloni illuminati e che sono spariti dietro le nuvole.
In ambedue i casi si parla della direzione nord, dove si trova l’epica "Valle della Morte".
Per ritornare alle leggende, il più grande evento descritto riguarda proprio l’uscita di Tong Duuray dalle profondità terrestri e la sua battaglia con Nurgun Bootor. E più o meno succedeva questo: prima dal "cratere" usciva un turbine di fuoco rassomigliante ad un serpente, sul cui apice si formava un "pallone di fuoco" che, dopo una serie di colpi di tuono, si lanciava verso il cielo. Insieme con lui, dalla terra, usciva la sua scorta: "uno sciame di turbini sanguinari e perniciosi", che creavano distruzione nei dintorni. A volte succedeva che Tong Duuray incontrasse Nurgun Bootor proprio sopra il luogo della sua uscita, dopo di ché la zona rimaneva senza vita per moltissimo tempo.
In genere, la situazione di questi eventi è ben variegata: dal cratere potevano uscire più "giganti di fuoco" alla volta, volare per un certo tempo e poi esplodere tutti insieme. Lo stesso succedeva anche nel momento dell’uscita di Tong Duuray. Gli strati di terreno lasciano capire, in particolare, che tra le successive esplosioni potevano passare dai 600 ai 700 anni.
La leggenda ne parla con colori vivaci, ma l’analfabetismo ha impedito di documentarle in una maniera più accessibile e più vicina alla nostra civiltà.
...Imprendibile in volo, privo di ombra,
il fulmineo araldo, messaggero del Celeste Dyesegey,
sfolgorante nella sua cotta metallica, più repentino
del lampo, Kun Erbye, il campione.
Sfrecciava, come stella cadente, solo l'aria sibilava
dietro di lui... Sfrecciava come un dardo oltre i limiti
dei gialli cieli occidentali, sino alla rapida
china inferiore dei cieli sospesi sopra l'abisso.
Sfrecciava alto; solo il tuono rumoreggiava...
Un fuoco blu ardeva dietro di lui, un fuoco bianco
imperversava nella sua scia, scintille rosse volteggiavano.