La Chanupa o Chanunpa è l’oggetto sacro per eccellenza tra tutti i popoli nativi ed è così anche per i Lakota.
La Sacra Pipa è costituita da due parti: la prima è Ihupo = cannello (detto anche Sinte = coda), la seconda è Pahu = fornello.
Il cannello generalmente è fatto di legno d’acero, mentre il fornello principalmente è di catlinite, Inyan – Sha, una pietra rossa reperibile in un unico posto, nel Minnesota. Le due parti, quando la Pipa non è fumata, sono conservate separatamente. Sono singolarmente avvolte in stoffa rossa e così posti in una borsa di pelle finemente decorata con aculei di porcospino o ricamata con perline.
La Pipa Sacra, come insegnò Wohpe, è il più sacro e il più potente strumento di preghiera colmo di profondi significati e simboli.
Il cannello, fatto di pietra rossa rappresenta la carne viva e il sangue coagulato di Madre Terra: è il principio femminile, l’elemento Terra, Madre Terra e tutte le creature da essa generate e nutrite.
La miscela di tabacco e di altre erbe e cortecce – kinnikinik o chanshasha – alludono alla vita vegetale, all’elemento acqua di cui si nutrono le piante, e naturalmente la loro accensione é la simbolica presenza dell’elemento fuoco. Durante il riempimento del fornello si prega e si invitano gli Spiriti delle Quattro Direzioni insieme al Padre Cielo e Madre Terra. Naturalmente il fumo, portando verso il cielo le preghiere, è il tratto d’unione tra l’uomo e la sfera divina.
L’atto d’unire le due parti e di pregare fumando la Pipa è l’azione simbolica che rappresenta l’unione degli opposti, del maschile al femminile, il Cielo alla Terra, ed è la dimostrazione della consapevolezza dell’origine unica di tutti gli esseri e cose esistenti, dell’Universo intero. La comprensione profonda della stretta connessione e interdipendenza tra il mondo manifesto e non manifesto.
Nella cosmologia Lakota esiste una suddivisione in quattro parti di ogni cosa: quattro colori (rosso, verde, blu, giallo), quattro misteri superiori (Sole, cielo, Terra, roccia), quattro classi di dei (superiori, associati, subordinati, spiriti), quattro elementi nel cielo (Sole, Luna, cielo, stelle), quattro partizioni del tempo (giorno, notte, mese, anno), e quattro venti corrispondenti ai quattro punti cardinali.
Tutto ciò è simboleggiato dalla croce all’interno di un cerchio, il cerchio sacro che rappresenta la totalità del popolo.
Chi usa la sacra Pipa si volge a est durante l’alba e verso ovest al crepuscolo.
Il Sole è stato riconosciuto come uno dei più grandi regolatori divini dei Lakota.
Anche la disposizione degli oggetti all’interno delle tende rispecchia le loro credenze: la parte est dei tipì simboleggiano la sorgente di luce, il sud la morte e il percorso dello spirito, l’ovest oscurità e l’Uccello del Tuono, il nord il sentiero degli antenati.
I Lakota affermano di vedere nella Luna il volto di una donna che sta mescolando il contenuto di una caldaia posta sul fuoco. La Luna è collegata esplicitamente al ciclo mensile femminile, alla gravidanza e alla fertilità.
In più, per i Lakota i punti cardinali sono 6, infatti ai quattro che conosciamo si aggiungono lo zenit e il nadir solari.
Le Black Hills, o Paha Sapa in lingua Lakota, sono un’area geografica di estrema bellezza situata tra gli stati del Sud Dakota e del Wyoming, rappresentano sicuramente il luogo più sacro per le nazioni delle praterie, ed i Lakota pensano a loro come al centro della loro Terra. Al loro interno si trova la caverna dalla quale, secondo uno dei miti della Creazione Lakota, il popolo dei Sette Fuochi emerse sulla faccia della Terra: Wakama Ognaka Icante (il Cuore di tutto cio’che esiste), l’ombelico del mondo Lakota, essi spesso dicono «Le Black Hills sono la casa del nostro cuore, e il cuore della nostra casa».
Anticamente i Lakota collegavano alcune costellazioni a luoghi precisi che fanno parte dell’area delle Paha Sapa. Tali collegamenti costituivano i passaggi di un ciclo rituale annuale della durata di tre mesi (dall’equinozio di primavera al solstizio d’inverno) culminante nel rito collettivo della Danza del Sole. Questo ciclo rituale era un qualcosa di estrema importanza per la concezione Lakota del mondo, quello della contemplazione tra cielo e Terra. Il ciclo rituale, compiuto da un gruppo di devoti scelti fra tutte le bande Lakota, faceva coincidere i propri spostamenti sulla Terra con gli spostamenti compiuti dal Sole nel cielo: realizzando così la credenza di Albert White Hat un anziano di Rosebud «ciò che è nei cieli è sulla Terra, e ciò che è sulla Terra è nei cieli».
Il ciclo aveva inizio verso la fine dell’inverno, quando le bande vaganti nella prateria erano accampate in Sud Dakota e in Nebraska. Era questo il momento di raccogliere la salvia, quando il Sole si trovava in corrispondenza della costellazione detta Cansasa Ipsuye (corteccia di salice secca). Nel linguaggio degli uomini sacri questo termine indicava il cucchiaio di legno utilizzato per raccogliere dal fuoco i tizzoni ardenti con i quali accendere la Pipa: la fine dell’inverno corrispondeva quindi all’inizio dell’anno cerimoniale e all’accensione della Pipa cosmica, rispecchiata sulla Terra dalla cerimonia della Pipa tra i Lakota. Era in questo modo che l’intera Creazione celebrava il ritorno primaverile alla vita.
Il secondo ciclo era detto Yate Iwakicipi (Salutare il ritorno dei Tuoni) e si svolgeva nel primo periodo primaverile. I devoti si trasferivano su Harney Peak, la cima più alta delle Black Hills, la sede degli Esseri del Tuono (Wakinyan), mentre il Sole si trovava in corrispondenza delle Pleiadi, chiamate dai Lakota Wicincala Sakowin, (Sette Piccole Ragazze).
La leggenda narra che un giorno una banda Lakota si trovasse accampata in prossimità di Ghost Butte. Ogni giorno un’aquila rossa scendeva dal cielo, rapiva una giovane e la portava sulla cima della montagna per ucciderla. Il settimo giorno, Stella Caduta, figura mitica portatrice di luce e consapevolezza, arrivò in soccorso dei Lakota uccidendo l’aquila e ponendo in cielo le sette ragazze rapite. Fu così che da quel giorno si diede origine alla costellazione delle Pleiadi.
A metà maggio il gruppo di devoti si spostava nel centro spirituale delle Paha Sapa, una collina spoglia, e precisamente quando il Sole faceva ingresso nella costellazione detta Pista di Corsa (Ki Inyanka Ocanku) o Cerchio Sacro (Cangleska Wakan).
La leggenda legata a questa costellazione narra della gara di corsa che gli animali a quattro zampe indissero un giorno contro gli animali a due zampe intorno alle Colline Nere, delimitandone così i confini naturali e causando così l’originarsi della valle di Terra rossa che tuttora ne definisce la forma. Qui si compiva la cerimonia chiamata Salutare il Ritorno in Pace di tutta la Vita (Okislataya Wowahwala).
In questa cerimonia si versava l’acqua sul terreno per offrire da bere alle piante, si davano lingue di bisonte in pasto agli animali carnivori e si spargevano semi per gli uccelli. Anche i gruppi di Lakota che in quel periodo si trovavano lontani dalle Black Hills eseguivano riti analoghi, pregando e digiunando, ponendosi così in sintonia con il pieno ritorno della vita, e preparandosi così per la grande celebrazione della Danza del Sole.
Durante il ciclo rituale appena descritto il nome di tre luoghi geografici mutava Mato Tipila Paha diveniva Pte He Gi (Corno del Bisonte Grigio); Inyan Kaga, una collina nella parte occidentale delle Black Hills , dove i devoti raccoglievano pietre da utilizzare nelle capanne sudatorie della Danza del Sole diventava Pte Sa Sapa (Corno del Bisonte Nero); Bear Butte, infine, (il luogo dove la tribù intera si recava dopo la Danza del Sole per tenere il consiglio generale e trattare i grandi temi di interesse comune) diventava Pte Pute Ya , "il Naso del Bisonte". Questi tre siti venivano così a formare un triangolo geografico "spiritualmente vivo".
Devil’s Tower, situata nello Wyoming sudorientale è una conformazione di roccia rossa ed ha un aspetto particolare, riveste una certa importanza tra i Lakota, questa montagna sacra si erge solitaria in un panorama quasi completamente piatto di praterie e macchie di pini. Era qui a La Casa dell’Orso (Mato Tipila Paha ) che avveniva la Danza del Sole, ed era qui che nei tempi antichi tutte le bande Lakota si davano appuntamento nell’estate per partecipare alla più grande celebrazione religiosa, politica e sociale della loro nazione. Secondo i Lakota, Mato Tipila Paha è collegata all’omonima costellazione.
Per quanto riguarda la determinazione della data intorno a cui i Lakota migrarono nelle pianure settentrionali del continente, questo ciclo rituale depone decisamente a favore della tradizione Lakota. Goodman, infatti basandosi su precisi calcoli astronomici, afferma che l’origine delle costellazioni Lakota collegate a particolari conformazioni rocciose delle Black Hills e probabilmente anche l’origine della Danza del Sole come punto culminante di tale ciclo cerimoniale annuale, non possono calcolarsi a meno di 2.800 anni fa (precisamente tra il 1616 e l’896 avanti Cristo).
Goodman effettua un calcolo relativo alla posizione del Sole ai giorni nostri e confrontandola con quella attribuita all’astro nei rituali legati alle Black Hills, trova una certa differenza rispetto alla posizione del Sole considerata nei miti Lakota. Calcolando lo spostamento del Sole, e moltiplicando gli anni terrestri con i gradi, ottiene un risultato di 3.600 anni (1616 a.c.) come data di origine nei concetti Lakota che legano quelle costellazioni ad alcuni siti nelle Black Hills. Approssimando i gradi terrestri ottiene una data che corrisponde all’896 a.c. Questa data si scontra pesantemente con gli antropologi che concedono non più di tre-quattrocento anni di età alla Danza del Sole.
Ma Frank Fools Crow, (scomparso da pochi anni) uno dei più grandi leader Lakota degli ultimi tempi, affermava: «so che la maggior parte degli studiosi non indiani non sarà d’accordo con questa data della venuta di Donna Bisonte Bianco, dato che essi dicono che i Sioux e la Pipa giunsero sulle pianure appena dopo l’anno 1700 d.C. Ma da ragazzo mi venne insegnato, e mi è stato confermato in visione, che piccole spedizioni di caccia effettuavano viaggi verso ovest fino ad arrivare addirittura sulle Montagne Rocciose molto tempo prima che l’intera nostra nazione migrasse nella Terra del bisonte, e che fu durante uno di questi viaggi che la Sacra Pipa Bisonte Bianco e le istruzioni per il suo utilizzo durante le preghiere ci vennero date. Le sette cerimonie sacre tribali che prevedono l’uso della Pipa ci vennero date e furono praticate dopo che l’intera nazione Lakota si fu trasferita sulle pianure, e, molti, molti anni dopo la prima apparizione di Donna Bisonte Bianco».
Le stelle sono il woniya di Wakan Tanka cioè "il sacro respiro del Grande Spirito". Le costellazioni sono l’espressione della sacralità di Wakantanka e della venerabilità delle sue parole, delle quali gli specifici significati sono trasmessi tramite storie e cerimonie della tradizione orale. È Skan che assegna lo spirito delle stelle in ogni persona alla nascita, ed è alle stelle che ognuno torna dopo la morte.
Le stelle non si curano della Terra o di qualcosa d’altro. Non hanno nulla a che fare con l’umanità. A volte esse scendono nel mondo così come qualche volta i Lakota salgono da loro.
Le stelle sono state create da Skan per essere la sua compagnia, i suoi messaggeri e per diffondere la luce sulla Terra. Skan ha creato le stelle dal nagila o "spirito delle acque" e le ha disposte sulla sua cupola blu. Ma le stelle non avevano una direzione così Skan fissò una stella e la nominò "capo" e dalla sua posizione stabile questa stella può così comandare su tutte le altre così che tutte sanno dove andare e nessuna si può perdere. La stella è la Stella del Nord, la nostra Stella Polare.
Le interazioni tra i mondi celeste e terrestre sono comuni nelle mitologie di vari popoli.
L’ eroe soprannaturale, Stella Caduta, era il figlio della Stella del Nord e di una donna Lakota. Stella Caduta era membro del Maghpia Oyate o Popolo della Nuvola ed è uno speciale protettore del popolo Lakota. Sua madre viveva con la Stella del Nord ma cadde sulla Terra quando fece l’errore di cercare di estirpare una pianta che cresceva nel mondo delle nuvole. Ora la Stella del Nord si erge in immobile solitudine con nel cuore la perdita della sua amata fanciulla Lakota. Tupun Shawin (la ragazza con la guancia rossa) fu trovata morente da un gruppo di cacciatori subito dopo la caduta. I ragazzi non sapevano se lei fosse uno spirito o una donna e così la lasciarono sola ma non vollero abbandonare il bambino senza aiuto, così lo portarono al villaggio. Il misterioso bimbo fu chiamato Stella Caduta e fu affidato ad una donna sola e sterile del villaggio. Egli maturò molto rapidamente e divenne conscio del suo speciale destino. Disse agli abitanti del villaggio che era il figlio di una stella brillante del cielo, poi avvertì la madre adottiva che sarebbe ritornato dal padre. Ora lui è là, che veglia sui Lakota, il popolo che l’ha adottato.
I Lakota chiamano la Via Lattea Wanaghi Tachanku o "sentiero degli spiriti". Era "il sentiero che tutti i Lakota devono prendere quando la morte li sorprende". Essi arrivano nel punto in cui la Via Lattea sembra spezzata, in realtà qui c’è un grande arbitro che sta in piedi e decide del destino futuro di tutti. Coloro che hanno vissuto una vita immorale sono forzati a dirigersi in quella parte della Via Lattea che termina con una nebulosa e qui a turbinare nello spazio per sempre. Quanti hanno tenuto un contegno decoroso nella vita, devono seguire l’altra strada, quella per Wanaghiyata, la casa promessa alle anime dei defunti.
Il legame tra Stella Caduta e le credenze sull’aldilà si trova nella costellazione conosciuta con il nome di Nape, "la Mano", che consiste nella cintura di Orione, nella Spada di Orione più le stelle Rigel e b Eridanus (Cursa). La cintura di Orione è il polso, la spada di Orione è il pollice, Rigel rappresenta il dito indice e Cursa raffigura il mignolo. Questa costellazione è correlata con "il capo che perse la sua mano". In tale leggenda, questo capo era egoista e il suo egoismo lo portò ad interrompere il ciclo cosmico. Dato che la continuità della vita dipende dall’autosacrificio del capo e che questi si rifiutò di offrire sé stesso (il suo sangue durante la danza del Sole), si rese necessario l’intervento divino. Così Wakinyan, l’Uccello del Tuono gli strappò la mano.
La figlia del capo si offrì come moglie a Stella Caduta se lui avesse recuperato la mano del padre. Stella Caduta riuscì in questa impresa, sconfisse Uccello del Tuono e Inktomi e la sposò.
Stella Caduta rappresenta per i Lakota il nuovo (il nuovo capo, il nuovo anno…) ed il figlio raffigura la Terra rinnovata in primavera.
Oltre a "Pista di Corsa" i Lakota guardavano un altro importante gruppo di stelle intorno al periodo del solstizio invernale. Sebbene essi non osservassero il solstizio invernale di per sé stesso (era normalmente troppo freddo nelle Pianure per stare fuori tutta la notte a scrutare il cielo), queste stelle e questi asterismi furono notati proprio in quel periodo:
Wichapi Owanjila, la Stella polare – a (alfa) nell’Orsa minore, una supergigante gialla distante 700 anni luce; Wichakihuyapa, il Grande Carro, asterisma compreso nella costellazione dell’Orsa maggiore; Mato Tipila, la Tana dell’Orso, la quale acclude Castore e Polluce, rispettivamente a (alfa) e b (beta) della costellazione dei Gemelli; Canshasha Inpusye, "la corteccia di salice secca" composta dal Triangolo insieme all’Ariete; Hehaka, l’Alce, con parti dei Pesci più altre stelle; Keya, la Tartaruga"; Zuzuecha , il Serpente, formato dalle stelle del Cane Maggiore unite a quelle della Colomba; Tayamni, il Bisonte, che include Sirio, Rigel e Aldebaran, Capella insieme al "luogo del fuoco" che comprendeva parti del Leone e dei Gemelli. E’ naturale che un popolo che era dipendente dal Bisonte (Tayamni) non poteva non creare una costellazione a lui dedicata. Era costituita dalle Pleiadi (Winchincala Sakowin o Tayamnipa) che rappresentano la testa dell’animale, seguite da Aldebaran insieme alla cintura di Orione (Tayamnichankahu), la colonna vertebrale, Betelgeuse e Rigel (Tayamnituchuhu), le costole, ed infine Sirio (Tayamnisinte) la coda.
È interessante notare come certe stelle, o gruppi di stelle, facessero parte di più costellazioni.
Arturo, a (alfa) della costellazione del Boote, una gigante rossa 24 volte più grande del Sole e distante 36 anni luce, è conosciuto con vari nomi, come Wichapi Sunkaku, il fratello più giovane della stella del mattino, od Oglechkutepi, il gioco delle frecce o ancora Ihuku Kigle, l’affondato. E Arturo è legato con una speciale relazione con Anpao Wichahapi, la stella dell’alba cioè Venere.
Una costellazione a noi sconosciuta è Agleshka o la salamandra.
Le sette stelle del Grande Carro corrispondono alle sette stagioni della maturazione di una donna e ai sette fuochi del concilio Lakota.
Towin, lo spirito della donna blu che assiste le ostetriche nel loro lavoro, vive al centro del carro cioè il luogo dove possiamo trovare il foro dal quale la madre di Stella Caduta è precipitata. Questo asterisma porta l’acqua necessaria per la cerimonia della capanna sudatoria nel cielo e traghetta le essenze spirituali dei morti fino alla Via Lattea.
Fino a poco tempo fa, molti antropologi ritenevano che i Lakota non avessero alcuna conoscenza del cielo. Non consideravano il fatto che erano i discendenti dei popoli che avevano creato le ruote della medicina e non avevano capito il significato astronomico delle decorazioni e degli ornamenti sui costumi e sui manufatti perché non assomigliavano alle "nostre stelle". Le cose che saltavano subito agli occhi degli occidentali erano che i Lakota non avevano un calendario e non erano interessati nel calcolare precisamente i periodi in cui seminare e raccogliere, inoltre non avevano edificato monumenti caratterizzati da particolari allineamenti celesti, e che tutto quello che gli importava era l’osservazione dell’andamento numerico della popolazione dei bisonti, che l’unica parte dell’anno che contavano era l’inverno, perché sulle pianure era il periodo in cui la caccia era sospesa per le condizioni meteorologiche molto avverse.
Ma come altre società nomadi, i Lakota hanno usato le stelle come indicatore stradale durante gli spostamenti. E scegliendo di non costruire nulla, rimanendo quindi liberi nei loro movimenti, hanno utilizzato colline, rocce, oggetti naturali ben riconoscibili, come uno specchio terrestre dell’universo. Il Lakota ha imparato a conoscere il sacro ordine di tutte le cose del cielo e della Terra, e a distinguere il loro posto nel vasto universo. Attraverso l’attenta osservazione del mondo delle stelle essi sono arrivati a comprendere che il loro mondo era un riflesso microcosmico del mondo del cielo.