martedì 2 aprile 2013

La Magia della Musica

Il rapporto tra Musica, Magia, Esoterismo e Complottismo...

Un tema caro al Progetto Atlanticus, su cui discutere insieme, affrontato parzialmente nella discussione "L'Occhio di Horus"


e approfondito recentemente nell'articolo "La Magia della Musica"


qui di seguito riproposto.

Abbiamo affrontato in passato, nell’articolo intitolato “La Fabbrica degli Schiavi”, lo scellerato progetto di Josef Mengele e la sua prosecuzione oltreoceano grazie all’Operazione Paperclip e a sezioni deviate di intelligence statunitense sfociata infine nel famigerato MK-Ultra; progetto atto a realizzare in ultima istanza, uomini-automi, burattini, da poter utilizzare a proprio piacimento.

Le tecniche di manipolazione psicologica sviluppate nell’ambito del Progetto Monarch e delle successive sperimentazioni MK-Ultra avanzate dalla CIA direttamente sui cittadini statunitensi sono state poi riutilizzate in una versione più soft ma non per questo meno pericolosa nei principali organi di comunicazione di massa: televisioni, giornali, opinion leader, case editrici e discografiche.

E’ su quest’ultima tipologia, quella delle case discografiche, che concentriamo la nostra attenzione oggi partendo dal fatto oggettivo di un sempre maggiore ed evidente ricorso a una certa simbologia esoterica che si riscontra nei clip musicali dei grandi artisti contemporanei e in particolare all’Occhio di Horus.

Riferimenti all’occhio di Horus e a molta altra simbologia massonica sono stati di recente introdotti nei video musicali delle canzoni di alcuni tra i più famosi artisti di fama mondiale attualmente in circolazione (Lady Gaga, Rihanna, Jay Z, David Guetta, Kanye West, Madonna, Britney Spears, Jessie J…) e anche del passato (John Lennon, Micheal Jackson, Withney Houston, Amy Winheouse…).

Collage di fotogrammi tratti dal video di Kesha “Die Young”

L’occhio di Horus (anche noto come occhio di Ra, o Udjet) è uno dei più potenti e misteriosi simboli dell’antico egitto. Questo simbolo era considerato un'importante talismano contro ogni elemento negativo e venne ampiamente usato in religione e in magia, dove era legato al concetto di integrità e di protezione fisica. In particolare difendeva dalle malattie e prometteva anche ottima vista e eterna virilità a chi lo portava.

L'occhio di Horus è quindi un simbolo di fortuna, di prosperità, di potere e di buona salute. Per gli Antichi Egizi era un potentissimo amuleto che, solitamente, veniva posto all'interno dei bendaggi che avvolgevano il corpo del defunto in quanto simbolo di rigenerazione. Era disegnato anche sulle navi o sui muri delle case per proteggerle.

Gli Egizi utilizzavano questo simbolo non solo in ambito religioso, magico, ma anche matematico per calcolare le frazioni con 64 come denominatore comune e sommando tutte le parti, si raggiunge un totale di 63/64 (1/2 + 1/4 + 1/8 + 1/16 + 1/32 + 1/64), dove l'ultimo 1/64 secondo gli stessi egiziani, deriverebbe direttamente dalla magia di Thot.


Magia di Thot che viene esplicitata dalla stele marmorea di Nebipusesostri risalente al regno di Amenemhet III dove in un geroglifico possiamo osservare una nuova componente tra gli occhi di Horus.


il che ci fa intendere che l'1/64 necessario per giungere alla completezza e che corrisponde alla "magia di Thot" consiste nel "(essere in grado) di vedere lo splendore". Ma quale splendore? Siccome ognuna delle frazioni dell'occhio viene associato a uno ciascuno dei sensi umani:
1/2 = Olfatto (Smell)
1/4 = Vista (Sight)
1/8 = Pensiero (Thought)
1/16 = Udito (Hearing)
1/32 = Gusto (Taste)
1/64 = Tatto (Touch)

Significa che l'ultimo 1/64 corrisponde a un ulteriore senso/capacità umana legata allo splendore. Potremmo allora attribuire all'ultimo 1/64 il termine in inglese di "Shining" (notare la citazione con il film di Kubrick) che va a completare l'uomo nella sua pienezza, dotandolo di una nuova capacità che forse lo pone più simile alla sfera divina sancita fin già dalla Genesi biblica a immagine e somiglianza degli dei.

L’occhio di Horus, è uno dei simboli più cari alla massoneria che ne ha fatto propri i significato di conoscenza e divinita'. Lo ritroviamo infatti in uno dei più noti simboli della massoneria passata e contemporanea, la piramide sovrastata dal triangolo con all’interno l’occhio che tutto vede, appunto richiamandosi all’occhio di Horus egiziano.

Questo ha suscitato la fantasia di molti complottisti ipotizzando una loro appartenenza a quelle stesse sette massoniche elitarie il cui obiettivo si esplica nel dominio totale dell’umanità. Basta infatti effettuare una ricerca on-line associando il nome di uno qualsiasi di questi artisti al termine ‘Illuminati’ per avere una raccolta pressoché infinita di materiale che descrive Gaga e Rihanna e moltissimi altri quali principali marionette nelle mani dei potenti per questo piano di dominio del mondo.

Teoria alquanto bizzarra… ma forse non del tutto.

E’ impossibile negare che effettivamente molti riferimenti a simboli esoterici siano presenti sia nei testi sia nei videoclip delle canzoni di questi artisti, occhio di horus in primis, richiamato attraverso alcuni specifici gesti, circondando l'occhio da un cerchio formato toccando le punta delle dita pollice e indice o dalla forma a forbice realizzata dal dito indice e medio aperti, o ancora inserendo proprio il proprio occhio in una forma piramidale.

Esempi di simbologia “esoterica” utilizzata dagli artisti pop contemporanei

Come d’altronde è noto l’interesse di Madonna alla cabala ebraica e alla lettura e lo studio dello Zohar. Lo studio dello Zohar è paragonato ad un assaggio dall'Albero della vita in particolar modo in quanto sostegno per lo studioso per la rivelazione della Sefirah Binah. Attraverso lo studio dello Zohar e della cabala ebraica potrebbe essere entrata in contatto con ambienti esoterici di una certa rilevanza e essere venuta a conoscenza di quegli antichi misteri propri del mondo alchemico-massonico?

Come lei anche altri artisti, anche nel passato, potrebbero allora essere giunti alle sue medesime conclusioni interessandosi sempre con maggior vigore a conoscenze e pratiche occulte?

Ma, anche se realmente fosse così, è l’interpretazione dell’utilizzo di questa simbologia offerta dai ‘complottisti’ youtubbari, che secondo me risulta essere errata.

I più scettici li ritengono astute manovre di marketing. Ma destinate a chi? Considerando che la maggior parte della popolazione non conosce il significato della simbologia sopra citata.

I più fanatici li ritengono invece simboli satanici, il che dimostrerebbe una affiliazione delle grandi star a fantomatiche sette sataniche al cui vertice ci sarebbero quegli stessi “Illuminati” del NWO. Uno degli esempi più evidenti sarebbe il caso della canzone “Umbrella” di Rihanna e la celata vendita dell’anima della cantante al diavolo descritta nel video clip e nelle parole della canzone in cambio di fama e successo, un destino forse seguito anche da altre star di fama mondiale? Ma anche in questo caso non riesco a individuare una valida connessione tra l’opera delle sopraccitate star mondiali e il progetto di dominio globale del NWO.

Abbiamo visto che il simbolo dell’occhio di Horus può racchiudere diversi significati: fortuna, prosperità, protezione, buona salute, potere, ma soprattutto conoscenza e divinità.

Ed è proprio su questi due ultimi punti che mi vorrei soffermare in quanto conoscenza e divinità sono anche i due temi centrali dello gnosticismo e, secondo la mia teoria, della massoneria delle origini. L’occhio di Horus diventa allora simbolo esoterico che racchiude in sé quelle conoscenze occulte proprie dell’alchimia, ovvero di quella scienza perduta dell’antica età dell’oro.

Certo, pensare a Lady Gaga come una moderna alchimista può apparire un azzardo. Ma se proviamo a vedere il filmato del video Bad Romance da un punto di vista simbolico-esoterico ci possiamo rendere conto di come Lady Gaga abbia voluto rappresentare in chiave moderna nientemeno che la Grande Opera Alchemica, nelle sue fasi della Nigredo, dell'Albedo e della Rubedo.

Lasciamo da parte per un momento il giudizio su Gaga, Madonna, i Beatles, Michael Jackson etc.etc.; è indubbio che se volessi diffondere un messaggio sarebbe più facile farlo fare da parte di chi ha milioni di fan piuttosto che da parte di chi non ne ha nessuno.

Giusto per fare un esempio: se fossi amico di Lady Gaga e volessi dire al mondo che gli Anunnaki stanno tornando, le chiederei di postare qualcosa sul suo profilo twitter così da raggiungere in un colpo solo 20 milioni di persone, mentre attraverso il mio profilo raggiungerei solo 10 persone... c'è una bella differenza.

Il successo, che arriva attraverso massicce operazioni di marketing, martellamento mediatico, scandali e tutto ciò che può essere effettivamente definito 'macchina da soldi' diventa allora uno strumento che permette di avere massima penetrazione e di conseguenza massima efficacia nella divulgazione di un eventuale messaggio. Altrettanto poi ci vuole anche un po' di talento, o il successo risulterebbe effimero, fragile.

Madonna può piacere o non piacere. Ma è fuori dubbio che ha contribuito non poco al percorso di emancipazione del mondo omosessuale negli ultimi decenni. Senza i Beatles, i Rolling Stones e gli altri gruppi del periodo, gli anni '60 e '70 sarebbero stati gli stessi?


I Beatles e Keith Richards dei Rolling Stones in pose richiamanti alla simbologia esoterica

Siccome onestamente penso che il mondo sarebbe stato peggiore senza questi grandi artisti, significa che il messaggio da loro lanciato nel mondo era ed è un messaggio 'positivo'. Mi viene allora difficile pensare a questi come mere macchine da soldi, burattini degli Illuminati, in quanto, in tal caso, rientrerebbero a pieno titolo nel piano di dominio globale del NWO.

Invece la loro musica fa riflettere, fa pensare e credo che il Player C che lavora dietro il NWO preferirebbe avere un esercito di schiavi non pensanti come nel migliore auspicio del progetto MK-Ultra. Per questo motivo vedo i grandi artisti 'antagonisti' all'NWO, e non loro affiliati come invece le teorie del complotto porterebbero a pensare.

Non dimentichiamo che la massoneria nasce infatti come società atta ad elevare l'uomo spiritualmente... Se essere massoni significa avere accesso a conoscenze segrete dipende poi da come un individuo (o un gruppo di individui, un Player) utilizza queste risorse: posso usare la mia scienza per costruire un'arma chimico-batteriologica o un medicinale miracoloso.. dipende da quali sono i miei scopi.

E pensare a John Lennon e alla sua canzone Imagine come a un “manifesto del NWO e degli “Illuminati” che oggi sferrano il loro attacco attraverso il potere finanziario in modo così palese onestamente mi risulta difficile. E senza scomodare i grandi della musica rock/pop posso citare gruppi contemporanei come i Muse.
I Muse sono un gruppo musicale alternative rock britannico formatosi a Teignmouth (Devon) nel 1992. Sono riconosciuti per uno stile musicale molto eclettico che raccoglie influenze di più generi come elettronica, progressive rock, spesso segnati da una vena sinfonica e orchestrale. La maggior parte dei testi delle loro canzoni, composte principalmente dal frontman Matthew Bellamy, trattano temi riguardanti apocalisse, ufo, guerra, vita,universo, politica e religione.

L'11 settembre 2009 (notare la data…) uscì il quinto album The Resistance, registrato in uno studio italiano vicino al lago di Como e a Milano. Nel disco vi è la forte influenza del romanzo1984 di George Orwell, romanzo che di certo è una denuncia al Nuovo Ordine Mondiale e alle sue strategie di dominio dittatoriale. Così come emblematico è il testo della loro canzone “Uprising” (traducibile in italiano in “Rivolta” o “Insorgere”) il cui ritornello recita:

"... They will not force us. They will stop degrading us. They will not control us. We will be victorious..."
Nelle quali parole possiamo riconoscere più una criptica condanna/denuncia alle politiche di controllo del Nuovo Ordine Mondiale rifacenti al già citato Monarch o MK-Ultra che un supporto alle stesse.


E ancora la musica, questa volta la musica reggae, gioca un ruolo fondamentale all’interno del movimento rastafariano. Questa deriva dalla musica rastafariana più propriamente detta, di cui la forma più pura è la cosiddetta musica Nyabinghi (il nome deriva da un movimento anticolonialista dell’Africa Orientale, attivo fra il 1850 ed il 1950), caratterizzata da uso di tamburi, canti e danze, intervallato da preghiere e uso di ganja.

Il reggae nacque nel ghetto di Trenchtown, la parte più povera di Kingston, ed è musicalmente una sintesi della musica tradizionale giamaicana e di quella rasta con motivi R&B, jazz e soul, ma è soprattutto l’espressione del risentimento sociale dei neri contro i bianchi, dell’orgoglio razziale e dell’amore per le proprie radici africane. La musica reggae è diventata negli anni ’70 famosa in tutto il mondo grazie ad un gruppo di musicisti giamaicani, tra i quali i più noti sono Bob Marley (1945-1981) e Peter Tosh.

Oggi il movimento si è diffuso a scala mondiale, non soltanto fra gli afro-americani, ma anche fra i maori della Nuova Zelanda, gli indonesiani, gli aborigeni australiani, gli indiani d’America (in Stati Uniti e Canada), tra gli immigrati del Surinam in Olanda (tra cui spicca l’ex calciatore Ruud Gullit), ed in generale tra gli immigrati di colore in Inghilterra, Francia, ed anche Italia, e perfino fra i giovani russi e ucraini (chiamati Rastamany) dopo la caduta del muro di Berlino.

Si calcola che tra 700.000 ed 1.000.000 di persone vi aderisce, anche se si tratta di un movimento spontaneo assolutamente non coordinato e quindi di difficile quantificazione. Infatti si possono identificare molte correnti rasta con peculiarità molto diverse tra loro, sia per credo religioso (copti ortodossi, altri cristiani, gnostici, israeliti) che per abitudini di vita.

Forse che allora gli elementi individuati dai complottisti che in centinaia di video youtube tentano l’esegesi dei testi e dei clip musicali degli artisti pop/rock contemporanei collegandoli al NWO e descrivendoli come Illuminati Puppet (ovvero marionette degli Illuminati) riprogrammati attraverso il famigerato MK-Ultra siano da interpretare in opposta maniera? Ovvero come denuncia e condanna dell’esistenza degli stessi e non di celebrazione del NWO?

Anche perché il dubbio che viene al sottoscritto guardando a questi video è “Perché mai gli Illuminati dovrebbero rischiare di essere scoperti mostrando così apertamente al grande pubblico i simboli del loro potere?”

Più ragionevole allora pensare che questi artisti di oggi e di ieri, alcuni probabilmente indotti da altri ‘registi’ dietro di loro, altri per loro propria capacità, si sentano chiamati a diventare agenti di quella ondata di consapevolezza e di risveglio delle coscienze necessarie per bloccare i piani del NWO.

Non più una corrispondenza tra satanismo e musica rock, ma, secondo una accezione prettamente gnostica, un accostamento tra musica (arte in generale) e Lucifero, inteso come portatore di luce. Musica (arte in generale) come veicolo della luce della gnosi, della conoscenza, come fu d’altra parte anche nei secoli passati pensando agli artisti rinascimentali come Leonardo Da Vinci.

Una ipotesi questa che può trovare riscontro se andiamo ad analizzare quelle “logge” che in modo più o meno diretto hanno condizionato l’ambiente musicale negli ultimi decenni come ad esempio la Golden Dawn. La Golden Dawn o più precisamente Hermetic Order of the Golden Dawn ("Ordine Ermetico dell'Alba Dorata") fu un ordine della fine del XIX secolo e dell'inizio del XX secolo, che praticava una forma di teurgia e sviluppo spirituale e che ebbe una grande influenza sull'occultismo occidentale del XX secolo. I tre fondatori, William Robert Woodman, William Wynn Westcott e Samuel Liddell MacGregor Mathers furono massoni e membri dellaSocietas Rosicruciana in Anglia. Società iniziatica fondata sulla tradizione della Qabalah ed orientata al recupero della più autentica tradizione d'Occidente, adottò l'immagine dell'Alba come simbolo del risveglio spirituale, dell'illuminazione alla consapevolezza.

Invero, la diffusione della notorietà delle vicende della Golden Dawn, piuttosto che per il tramite di questi gruppi di ricerca esoterica è soprattutto dovuta all'eclatante impatto dell'opera di Aleister Crowley che - sia pure in modo occulto e sotterraneo - ha segnato in maniera profondissima il Novecento. La penetrazione di queste dottrine ha avuto luogo attraverso la letteratura dove, oltre alle opere dello stesso Crowley, si annoverano numerose biografie (tra cui, rimarcabili, quelle di John Symonds e Kenneth Grant) ed altri libri e romanzi che alla sua vita si ispirano, da Somerset-Maugham - che conobbe direttamente Crowley e lo raffigurò come Oliver Haddo ne Il mago - a Vincenzo Consolo, che ne ricostruisce il periodo vissuto a Cefalù, generando un singolare parallelismo magico in Sicilia. La persistenza letteraria della Golden Dawn si apre al più vasto pubblico mediante l'intermediazione del cinema, specialmente in rapporto all'opera di Kenneth Anger che, pur facendo un cinema di ricerca non ancora aperto alla grande notorietà, determinò una speciale presa sulla musica rock, poiché un suo film dal titolo "Evocazione di mio fratello il Demonio" si avvalse della colonna sonora di un giovanissimo Mick Jagger, che la concepì come onda d'urto psicologico realizzata con un sintetizzatore moog.

Quell'esperienza dovette imprimersi in modo decisivo nella mente di Jagger, che ne fece l'architrave del suo sodalizio artistico con Keith Richards e appare in effetti costitutiva di successivi importanti episodi della musica rock.

Gira fra alcuni appassionati di esoterismo e teorie del complotto una leggenda su Churchill: il suo famoso gesto delle dita per fare la V di “Victory”, mostrato più volte a popolo e media britannici durante il secondo conflitto mondiale, sarebbe stato adottato per consiglio del mago e massone Aleister Crowley. Era un gesto d’invocazione della divinità egizia della distruzione, Apophis, unica arma in grado di competere con la svastica indoeuropea scelta da Hitler. Su quanto la guerra non fosse limitata al piano della realtà visibile e materiale, almeno nelle menti di protagonisti principali come il Primo Ministro inglese ed il Führer, ha indagato meritoriamente il politologo Giorgio Galli nelle pagine del saggio ormai classico “Hitler e il nazismo magico”. Storia occulta a parte, già la sola diceria ci appare una solida conferma di un certo carattere britannico al contempo pragmatico ed utopistico, tradizionalista ma avventuroso.


La Victory di W.Churchill

Lo stesso Aleister Crowley, consigliere occulto (in ogni senso) di Churchill, liquidato da molti come becero satanista ma in realtà esperto di riti orientali ed occidentali ed autocandidatosi profeta di una nuova religione, scrisse di aver contribuito alla vittoria nella “Battaglia d’Inghilterra” per mezzo delle sue arti magiche.


Aleister Crowley

è lecito dubitare sul suo reale ruolo nella storia politica e bellica del Regno Unito, ma certamente non della sua influenza sulla cultura giovanile a partire dagli anni Sessanta. Gran parte dei musicisti inglesi che raccolsero gli stimoli della fusione fra musica popolare bianca ed africana, il rock ‘n’ roll made in Usa, finirono per interessarsi a Crowley.

Lo fece John Lennon ed il volto del mago fece capolino nell’affollata copertina di “Sgt. Pepper”, uno dei capolavori dei Beatles. Così fu per gli Stones di Mick Jagger che compose la colonna sonora del film “Lucifer rising” girato da Kenneth Anger, altro devoto crowleiano.

Anche David Bowie omaggiò il mago in più di una canzone, mentre Jimmy Page dei Led Zeppelin finì per acquistarne la dimora scozzese.


Aleister Crowley sulla copertina di “Sgt.Pepper” dei Beatles – Il Magical Mistery Tour: un viaggio esoterico?

Quello che segue è una sintesi di un articolo molto più ampio pubblicato sul blog Cyberlink e riportato anche su “Le Stanze di Atlanticus” sul legame tra David Bowie e l'occulto. Il retro dell'album Station To Station (1976) è eloquente...


David Bowie disegna sul pavimento l’albero della vita della tradizione cabalistica

Una delle figure più interessanti, poliedriche e controverse della scena contemporanea è sicuramente quella di David Bowie: musicista, attore, artista multimediale, dandy innamorato di sé stesso e del proprio mito.

Comparso sulla tribuna musicale britannica alla fine degli anni ’60, non raggiunge la piena notorietà che all’inizio del decennio successivo come protagonista del glamour, quel carnevale di lustrini, belletto, travestitismo e ambiguità sessuale che attraversò come una cometa il mondo del rock di quegli anni.

Insieme a Marc Bolan, Gary Glitter, New York Dolls, Roxy Music e – almeno per una stagione, anche Lou Reed e Iggy Pop – David Robert Jones , in arte Bowie, più geniale e attraente degli altri, entra nel novero dei fondatori del genere inventandosi (con alle spalle qualche anno di esperienza come mimo e ballerino nella compagnia en travesti del regista-coreografo Lindsey Kemp) il personaggio di un pierrot bisessuale ed extraterrestre.

Sarà solo l’inizio del successo e dell’avventura, un singolo episodio della sua istrionica carriera, perché il camaleontico Dorian Gray del rock – come la fenice – sempre rinascerà dalle proprie ceneri cambiando look, personaggio, stile e genere musicale, riuscendo ogni volta a sorprendere il proprio pubblico e ad anticiparne e assecondarne gusti e umori, creando mode, stravolgendo tradizioni, provocando e seducendo. Solo negli ultimi anni – dalla seconda metà degli ’80 ad oggi – la sua figura e la sua creatività sembrano leggermente appannate, per la prima volta l’inossidabile primadonna si ritira dietro le quinte: forse il magico ritratto di Dorian comincia a rivelare finalmente tutte le rughe di un ultracinquantenne miliardario.

Meno nota e meno appariscente invece è la centralità nell’opera del musicista del suo costante coinvolgimento con il mondo dell’occulto: se altri rockers hanno reso questa fonte di ispirazione intellettuale fin troppo evidente e ostentata, Bowie ha preferito piuttosto nasconderla e sminuirla, limitandone l’espressione a sobri accenni in canzoni e interviste. Questo non significa affatto – come egli preferirebbe forse far apparire - che la tradizione magica ed esoterica sia meno importante per lui, anzi: tutta la sua carriera artistica può essere interpretata come una sorta di vero e proprio mito gnostico.

Già in una canzone del 1971, Quicksand (Sabbie mobili), Bowie dichiara esplicitamente in un verso: “I’m closer to the Golden Dawn / Immersed in Crowley’s uniform of imagery” (Sono più vicino all’Alba Dorata / Immerso nell’immaginario crowleyano): l’Alba Dorata è naturalmente la Golden Dawn, l’ordine magico paramassonico fiorito in Inghilterra alla fine del 19° secolo e il cui insegnamento era basato sulla cabala ebraica, il viaggio astrale e lo yoga: Aleister Crowley in gioventù ne fece parte.

Più tardi nel 1976 anche la canzone Station to Station allude apertamente nel titolo e nei versi all’Albero della Vita della cabala e al viaggio magico attraverso i canali da un Sephirah all’altro (da una stazione all’altra: questo il senso del titolo): “Here we are / one magical movement from Kether to Malkuth / There are you / you drive like a demon from station to station / lost in my circle” (Eccoci / un solo magico movimento da Kether a Malkuth / Ci sei tu / che viaggi come un demone da stazione a stazione / persa nel mio cerchio magico): Kether e Malkuth sono nella cabala, la Corona e il Regno, cioè il Sephirah più alto e quello più basso dell’Albero della Vita. Nella stessa canzone c’è un altro verso significativo in cui si dice: “I was flashing no colour” (non facevo balenare alcun colore), un accenno alla pratica di viaggio astrale attraverso i piani dei 5 elementi con il sistema indù dei Tattva, sperimentato dai membri della Golden Dawn e chiamato anche colour-flashing (balenamento del colore).

In un’intervista del 1995 commentando questi brani Bowie ammetteva che nel 1976 “il mio interesse principale risiedeva nella cabala e nel crowleyanesimo. Quel non-mondo oscuro e talvolta spaventoso dalla parte sbagliata del cervello….poi mi interessavano anche gli Gnostici”.

In un’altra intervista del 1997 si contraddice: – “Così si è interessato al culto del diavolo ?” – chiede l’intervistatore – “No , non il culto del diavolo; era pura e semplice magia vecchio stile” – “Al modo di Aleister Crowley ?” – “No, ho sempre pensato che Crowley fosse un ciarlatano. Preferivo Edward Waite o Dion Fortune e il suo libro “Autodifesa psichica”: bisogna correre intorno alla stanza tirando pezzi di spago e vecchie calze e disegnando buffe cose sul muro, prendevo la cosa molto seriamente, ah, ah, ah ! Tracciavo porte su altre dimensioni: sono sicuro che, per quel che mi riguarda, ho davvero viaggiato in altri mondi: tracciavo segni sui muri e vi passavo attraverso e vedevo davvero quello che c’era dall’altra parte !”.

Come attesta l’apparente frivolezza di queste dichiarazioni, Bowie ha sempre preferito smentire o deprezzare i propri interessi magici; ma le recenti biografie di Angie Bowie (la prima moglie), di Marianne Faithfull (una delle numerose compagne di Mick Jagger, leader dei Rolling Stones e suo grande amico) e di Amanda Lear (per un certo tempo androgina girlfriend dell’efebico cantante), hanno sufficientemente provato la non superficialità del suo interesse per l’argomento.

Nel 1975 Bowie e Jagger furono coinvolti per un certo tempo nei progetti cinematografici di Kenneth Anger, adepto del IX° grado dell’Ordo Templi Orientis americano – chiamato il “Califfato” – e cofondatore della “Chiesa di Satana” di Anton La Vey. Un membro della “Famiglia” di Charlie Manson, Robert Beausoleil, fu per qualche tempo l’amante di Anger e, poco prima di partecipare ad uno degli omicidi collaterali all’eccidio di Bel Air (dove fu assassinata Sharon Tate, moglie del regista Roman Polansky che aveva diretto Rosemary’s Baby, film di argomento satanico in cui il ruolo di Satana era interpretato proprio da La Vey, l’amico di Anger) aveva interpretato il ruolo di Lucifero nel film di Anger Lucifer Rising e, dalla prigione dove era stato rinchiuso dopo il delitto, ne aveva composto anche la colonna sonora. Nel 1993 Bowie ammise finalmente che l’atmosfera che circondava i crimini di Manson e il groviglio inestricabile di relazioni occulte ad essi collegate, gli aveva ispirato una forte ossessione per la “magia nera”.

Angie Bowie, la prima moglie del cantante e madre del figlio Zowie, racconta che il marito era assai vulnerabile all’influenza di sicofanti e calunniatori e tendenzialmente paranoico nel periodo della sua forte dipendenza dalla cocaina. Vergava febbrili calcoli di gematria cabalistica sulla sua corrispondenza, conservava la propria urina nel frigorifero e non permetteva che nessuno fosse presente quando si tagliava unghie e capelli.

A questo proposito si racconta un curioso aneddoto: nel 1984 il regista Derek Jarman – morto poi di aids al principio degli anni ’90 – tentava di realizzare il progetto di un film intitolato Neutron e aveva contattato Bowie per proporgli il ruolo di protagonista.

Ci fu un incontro nell’appartamento del cineasta e tutto sembrava andare per il meglio. All’improvviso Bowie smise di fumare una sigaretta dietro l’altra come aveva fatto fino a quel momento ed iniziò a mostrarsi nervoso gettando furtive occhiate agli scaffali della biblioteca e ad alcuni disegni appesi alle pareti. Interrompendo bruscamente la conversazione Bowie chiese scusa, si alzò e se ne andò precipitosamente. Venti minuti dopo, il suo autista e guardia del corpo tornò su dicendo che il maestro aveva dimenticato qualcosa e recuperò tutti i mozziconi di sigaretta dal portacenere.

Nei giorni seguenti Bowie si ritirò dal progetto dell’incredulo Jarman che così naufragò. Cosa lo aveva terrorizzato ? I libri di John Dee in biblioteca ed i quadrati enochiani incorniciati alle pareti, ricordi del film di Jarman Jubilee, di cui il Dottor John Dee, astrologo personale della Regina Elisabetta Prima, era stato il personaggio principale. Il sistema di magia enochiana inventato da Dee, con i suoi complessi diagrammi magici, è parte fondamentale dell’insegnamento della Golden Dawn e della Magick crowleyana.

L’atteggiamento così sfuggente e poco incline a manifestarsi nella propria reale essenza, i ripetuti tentativi di nascondere uno stile di vita così profondamente segnato da certe pratiche e credenze, non dovrebbe stupire in una personalità, come quella di Bowie, fortemente incline al mascheramento e allo scambio di identità. I molteplici frammenti e personae che compongono il mosaico Bowie corrispondono alle varie stazioni e fasi della sua carriera professionale:
- una fase giovanile Mod e ispirata da Bob Dylan (1964-1968);
- il personaggio del cosmonauta disperso Major Tom di Space Oddity (1969-1970);
- il divo androgino ed extraterrestre Ziggy Stardust (1971-1972);
- il pierrot ambiguo Aladdin Sane (1973);
- il mutante postatomico Halloween Jack di Diamond Dog (1974);
- l’alieno naufragato sul nostro pianeta del film “L’uomo che cadde sulla terra” di Nicholas Roeg (1975);
- the Thin White Duke, il clown bianco dandy di Station to Station (1976);
- la fase del superomismo nietzscheano degli anni berlinesi di Low e Heroes (1977-1979);
- la fase sound and vision di Ashes to Ashes (1980);
- la sua interpretazione nei teatri britannici del mostruoso Elephant Man (1981);
- il Dorian Gray disco di Look back in Anger o di Let’s Dance (1983-1984);
- la sua apparizione come “Impiccato” dei tarocchi nelle esibizioni dal vivo (1987);
- il tentativo di scomparire eclissandosi in un trio di musicisti di Tin Machine (1989);
- il suo allontanamento fisico dalle scene con riapparizione virtuale su internet degli anni ’90.


Tutte queste maschere e molteplici alter ego ci riportano alla figura archetipica del Mago, del Bagatto dei tarocchi, del giocoliere, del trickster sciamanico o forse, usando una definizione che Bowie stesso ha dato di sé, di un buddhista postmoderno.

Il suo mito di fondazione è però un mito gnostico: l’uomo che cadde sulla terra, l’alieno disperso nel mondo, il messianico Ziggy Stardust, ermafrodita dai capelli verdi che con il gruppo degli Spiders from Mars (I Ragni Marziani) si conquista la venerazione delle folle profetizzando la prossima discesa degli Starmen (si ricordi il celeberrimo brano) e che finisce cristicamente per essere fatto a pezzi sul palcoscenico dai suoi discepoli/fans durante una performance (nel brano Rock’n’Roll Suicide).

Anche la sua seconda incarnazione principale, incrocio fra il clown bianco e le maschere del teatro kabuki giapponese, il Thin White Duke (il Sottile Duca Bianco), superuomo ariano e privo di emozioni, riporta a quella forma particolare di gnosticismo - di tradizione manichea e càtara - tipica del misticismo voelkisch praticato negli ambienti nazisti.

L’immaginario ed il messaggio di Crowley dovevano però trovare il terreno più fertile nei generi estremi apparsi verso la fine degli anni Settanta: punk, metal e soprattutto “industrial e “apocalyptic folk”. Questi ultimi due sono di nascita prettamente inglese èd è quindi interessante cercarvi qualche conferma delle eccentricità britanniche. Tale è l’impresa in cui si è gettato Antonello Cresti con il suo ultimo lavoro Lucifer over London. Industrial, folk apocalittico e controculture radicali in Inghilterra (Aereostella edizioni).

Cresti si occupa da anni di arte, politica e filosofie provenienti dal Regno Unito e condivide la direzione artistica di Britmania, festival della cultura oltre Manica che si tiene annualmente a Prato. Dopo aver passato in rassegna quelli che furono gli antenati culturali (come John Dee, occultista al sevizio di Elisabetta I, i preraffaelliti, il pittore Louis Wain ed ovviamente Crowley), Lucifer over London presenta al lettore questa colonna sonora alternativa della storia inglese dai giorni della sconfitta laburista con l’avvento della Thatcher fino al tramonto dell’epopea blairiana. Un accompagnamento musicale che ci dice molto sull’isola ancorata al mito dell’utopia di altro mondo possibile (dai tempi di Tommaso Moro) come alla tradizione della corona.
Il rumore organizzato dell’industrial ed i suoi temi volutamente scioccanti (violenza, sesso, esoterismo, controllo della mente) ha rappresentato il momento utopico perché votato alla distruzione della civiltà moderna. Dalla metà dei Settanta l’industria pesante cominciava infatti il suo inarrestabile declino e si ponevano le basi per l’odierno dominio della comunicazione; gli artisti “industriali”, in primis i Throbbing Gristle guidati dal crowleiano Genesis P-Orridge, lo capirono prima di molti sociologi.

A partire dai Novanta alcuni esponenti del genere virarono musicalmente verso il recupero della tradizione folklorica patria e nacque il “neofolk”, detto “apocalittico” per il suo insistere su tematiche millenaristiche con accenti mistici o politici. Capostipite fu il gruppo Current 93, già crowleiano nel nome, dato che il numero 93 secondo il mago rappresentava con calcolo cabalistico le energie dominanti durante la sua era profetica; il fondatore ed unico membro fisso del complesso, David Tibet, ha però da tempo abbandonato la devozione per il controverso patriota e professa un cristianesimo debitore di gnosticismo e buddismo.

Altro discorso interessante è quello di Douglas Pearce con i Death in June: le sue canzoni con ritmi marziali, chitarre folk ed echi del cantautorato colto di Leonard Cohen creano la perfetta atmosfera per la fine dell’impero britannico, un lamento per la gloria perduta di Albione. Il richiamo ai miti pagani, alle origini celtiche o meglio ancora germaniche tenta così di arrestare il processo di decadenza.

I Sol Invictus di Tony Wakeford si chiamano come la divinità solare venerata durante l’impero romano. Il loro lavoro è incentrato sul tramonto non della sola madrepatria ma dell’intero continente europeo; soprattutto le loro prime produzioni citano temi cari ai reazionari Julius Evola e Oswald Spengler (la reazione, in fondo, tende ad essere l’altra faccia dell’utopia rivoluzionaria, proiettata al passato invece che al futuro).

I riferimenti culturali ed i temi trattati non devono permettere il facile incasellamento degli artisti citati nell’estrema destra. Spesso hanno preso le pubbliche distanze dalle soluzioni politiche dei totalitarismi novecenteschi e dalla minoranze neofasciste o neonaziste che non mancano in nessun angolo d’Europa. Siamo più sul piano della provocazione estetica ed intellettuale, “in bilico”, scrive Cresti, “tra furia iconoclasta e desiderio di restaurazione di un Eden mitico”. Siamo insomma nel “cuore nero” di un’isola che un tempo dominava il mondo ed ora, stretta tra le delusioni obamiane e la spossatezza dell’Europa continentale, tenta di reinventare il conservatorismo per rappresentare ancora una volta il miglior Occidente.

Se l’arte è una potente carta nelle mani del Player B, la musica, in quanto forma d’arte, può rappresentare oggi una delle strategie perpetrate dal Player B, dietro il quale comunque per forza di cose devono esserci personaggi legati ad ambienti massonici di ogni ordine e grado, per ostacolare i piani del Player B.

La conoscenza è uno strumento, come un martello… posso usarlo per appendere un quadro, costruire un mobile… o spaccare una testa. Dipende dalla mano che lo tiene.

Il nostro auspicio è che possa essere usata per chiudere definitivamente “La Fabbrica degli Schiavi” del Player C…

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