Nel corso degli anni ’60 si è visto il fiorire di una vasta letteratura incentrata sullo sviluppo, da parte degli ingegneri del Terzo Reich, di velivoli supersegreti dalle prestazioni eccezionali prodotti poco prima della fine del secondo conflitto mondiale
La qualità di queste opere è generalmente scarsa e improntata al facile sensazionalismo, giungendo a creare un quadro fatto di teorie spesso deliranti: contatti tra il regime nazista ed extraterrestri di Aldebaran, fornitura di tecnologia aliena per la costruzione di dischi volanti, creazione al Polo di basi segrete alla fine della guerra dalle quali sarebbero partiti gli Ufo avvistati in tutto il mondo nei decenni successivi e quant’altro.
Risulta pertanto necessario cercare di comprendere cosa vi possa essere, se non di vero, almeno di verosimile in queste affermazioni e, ancor più, capire quale sia il nucleo di fatti reali dal quale hanno preso le mosse le fantasticherie sopraccennate.
Tecnologie avanzate
La qualità di queste opere è generalmente scarsa e improntata al facile sensazionalismo, giungendo a creare un quadro fatto di teorie spesso deliranti: contatti tra il regime nazista ed extraterrestri di Aldebaran, fornitura di tecnologia aliena per la costruzione di dischi volanti, creazione al Polo di basi segrete alla fine della guerra dalle quali sarebbero partiti gli Ufo avvistati in tutto il mondo nei decenni successivi e quant’altro.
Risulta pertanto necessario cercare di comprendere cosa vi possa essere, se non di vero, almeno di verosimile in queste affermazioni e, ancor più, capire quale sia il nucleo di fatti reali dal quale hanno preso le mosse le fantasticherie sopraccennate.
Tecnologie avanzate
Di tutti i velivoli prodotti in Germania durante il regime hitleriano, il primo a destare forte interesse per la sua particolarità è certamente l’ala volante Horten HO 229. Progettato nel 1933 da due fratelli, Walter e Reimar Horten, da cui il nome, questo velivolo a forma di “V” effettuò il primo volo ufficiale nel 1944. Esso era in grado di raggiungere la velocità di circa 1000 km/h, eccezionale per l’epoca, e di trasportare una tonnellata di bombe da sganciare in un raggio di mille chilometri dal punto di decollo. Non solo, sia per la sua forma affusolata sia per l’utilizzo di una copertura a base di resina di carbonio, questo bombardiere, come recentemente dimostrato da una ricerca sovvenzionata da History Channel, aveva proprietà stealth. Decenni più tardi, inoltre, gli ingegneri americani della Northrop-Grumman sarebbero stati fortemente influenzati dall’Horten HO 229 nella realizzazione del bombardiere stealth B-2 Spirit.
Un altro velivolo dalle prestazioni straordinarie e, per di più, entrato in servizio operativo nelle fasi finali del conflitto, fu il caccia multiruolo Messerschmitt ME 262, il primo velivolo a getto della storia, dotato di due turbogetti Junkers Jumo 004 B-1 in grado di portarlo alla sbalorditiva velocità di 880 km/h e di consentirgli una velocità di salita di 20 m/s, tutte caratteristiche che gli fornirono subito una supremazia incontrastata nelle zone in cui operò, non tuttavia bastevole a mutare le sorti della guerra a causa dello scarso numero di esemplari esistenti (300) e del suo tardivo ingresso in scena.
Haunebu, V-7 e storia alternativa dell’ufologia
Accanto a questi velivoli, la cui esistenza è certa per tutti gli storici, vi è una serie di aeromobili dalle forme estreme, anche discoidale, che avrebbero preso il volo nei primi mesi del 1945. Il più noto è l’Haunebu, un vero e proprio disco volante, del quale sarebbero stati prodotti solo due prototipi di 25 metri di diametro e che sarebbe stato in grado di raggiungere la velocità di Mach 5 grazie a motori antigravitazionali realizzati dal dottor Schumann, membro della Thule Gesellschaft.
Di identica forma anche le V-7, velivoli che sarebbero stati testati nel gennaio 1945 e di cui esistono foto la cui genuinità è a dir poco controversa. Entrambe queste tipologie di velivoli sarebbero state trasferite al Polo Sud poco prima della caduta del regime in basi tedesche costruite in previsione di un esito negativo delle operazioni belliche.
Per quanto possa sembrare improponibile, alcuni studiosi sono giunti a sostenere che i successivi massicci avvistamenti di Ufo a partire dal 1947 sarebbero stati dovuti alla presenza nei cieli di flotte di velivoli guidati da transfughi nazisti che avrebbero mostrato al mondo la superiorità della loro tecnologia. Pare superfluo evidenziare come la fenomenologia Ufo sia impossibile da ricondurre all’operato di fuggiaschi che dal Polo Sud si sarebbero presi beffe delle aeronautiche di tutte le altre nazioni.
Con riferimento all’esistenza degli Haunebu e delle V-7, le prove si fondano su alcune foto e su numerosi saggi (strutturati, in realtà, come se fossero più dei romanzi ucronici che dei testi con velleità scientifiche) redatti una ventina di anni dopo e che hanno creato quasi dal nulla uno scenario fatto di presunti contatti tra la Germania ed entità di altri pianeti.
In un panorama di informazioni non verificate e, forse, anche di disinformazione, sarebbe facile scrollare le spalle e sentenziare si tratti di mere fandonie ma, così facendo, si assumerebbe un atteggiamento totalmente dogmatico e controproducente.
Infatti, vi sono almeno due indizi atti a fornire credibilità alla possibile esistenza di prototipi dalle caratteristiche tecniche sensazionali. Il primo è rappresentato dal brevetto n. 2.939.648, registrato negli Stati Uniti il 7 giugno 1960 dall’inventore Heinrich Flessner. Tale brevetto si riferisce a un velivolo a getto a forma di disco conico, con ala discoidale e serbatoi centrifuganti, munito di corpo sferico centrale fisso. Il secondo indizio proviene da un documento declassificato della CIA del 18 agosto 1953, contenente le affermazioni dell’ingegnere aeronautico tedesco George Klein secondo il quale i dischi volanti sarebbero rientrati nei piani progettuali tedeschi a partire dal 1941, per essere poi testati a Praga il 14 febbraio 1945.
In un panorama di informazioni non verificate e, forse, anche di disinformazione, sarebbe facile scrollare le spalle e sentenziare si tratti di mere fandonie ma, così facendo, si assumerebbe un atteggiamento totalmente dogmatico e controproducente.
Infatti, vi sono almeno due indizi atti a fornire credibilità alla possibile esistenza di prototipi dalle caratteristiche tecniche sensazionali. Il primo è rappresentato dal brevetto n. 2.939.648, registrato negli Stati Uniti il 7 giugno 1960 dall’inventore Heinrich Flessner. Tale brevetto si riferisce a un velivolo a getto a forma di disco conico, con ala discoidale e serbatoi centrifuganti, munito di corpo sferico centrale fisso. Il secondo indizio proviene da un documento declassificato della CIA del 18 agosto 1953, contenente le affermazioni dell’ingegnere aeronautico tedesco George Klein secondo il quale i dischi volanti sarebbero rientrati nei piani progettuali tedeschi a partire dal 1941, per essere poi testati a Praga il 14 febbraio 1945.
Trattandosi di velivoli coperti da segreto, risulta plausibile che essi siano stati distrutti affinché non cadessero nelle mani del nemico, di qui l’assenza di prove che possano far parlare di questi progetti con cognizione di causa.
Die Glocke
Di tutti i programmi tecnologicamente innovativi portati avanti dal Terzo Reich, solamente uno venne classificato come Kriegsentscheidend, vale a dire decisivo per le sorti della guerra. Tale progetto, noto come Die Glocke (“la campana”), concerneva un velivolo di forma campanulare, da cui il nome, di circa 6 metri e mezzo di diametro per 5 di altezza, rivestito in ceramica, al cui interno erano posti due cilindri rotanti che facevano uso di un isotopo radioattivo, lo Xerum 525, che creava, all’aumentare dei giri, un vortice elettromagnetico che poneva il velivolo a gravità zero.
Al contrario di Haunebu e V-7, non si tratta di semplici illazioni visto che si hanno numerose prove incrociate: viene fatta espressa menzione del velivolo nelle trascrizioni del processo di Norimberga in relazione alle ricerche condotte dal supervisore del progetto, il Generale Hans Kammler, così come nell’affidavit del Generale Jakob Sporrenberg nonché nei disegni progettuali dell’ingegnere Walter Gerlach. Per non parlare delle numerose testimonianze relative ad avvistamenti di misteriosi oggetti dalle prestazioni sbalorditive e di forma campanulare proprio negli ultimi due anni della Seconda Guerra Mondiale.
Accadde a Kecksburg
La storia di questo progetto non termina, però, con la fine del conflitto, mostrando un possibile risvolto circa vent’anni dopo, dall’altra parte dell’Atlantico.
9 dicembre 1965, centinaia di testimoni dalla Pennsylvania all’Illinois dichiarano di aver visto una palla di fuoco solcare i cieli a velocità elevata. In particolare, nei pressi di Kecksburg, Pennsylvania, lo stesso giorno molti abitanti videro un lampo di luce e un fuoco improvviso nella vicina foresta. Il giornalista Robert Gatty, articolista per il Tribune-Review, giunse in zona in serata per esaminare la scena e fu subito sbalordito di come l’area fosse stata delimitata dalla polizia, che dichiarò di star aspettando l’arrivo dell’esercito e di scienziati. Molti testimoni presenti sulla scena sostennero di aver osservato un oggetto campanulare, fornendo una descrizione che ricorda moltissimo la forma della “campana” tedesca. Successivamente personale militare raccolse il velivolo e i detriti e li mise in vari camion diretti alla base aerea di Wright-Patterson, Ohio.
Il caso in esame risulta altamente credibile per la quantità e la qualità delle testimonianze e induce a pensare che un prototipo della campana possa essere stato recuperato dalle forze armate statunitensi per poi essere successivamente fatto oggetto di un programma di retroingegneria per carpirne i segreti del funzionamento.
Ufo-crash nostrano
Occorre però domandarsi ove sia sorta, a monte, l’ispirazione per tecnologie totalmente fuori dal tempo in cui vennero prodotte.
E’ possibile pensare a un ufo-crash precedente a Roswell? Si sono rincorse voci di Ufo caduti nei pressi di Friburgo negli anni ’30, così come di conoscenze ottenute da medium tramite canalizzazioni di entità di altri pianeti, come pure di veri e propri “patti scellerati” tra il regime nazista ed extraterrestri, ma non vi è una singola prova che dia un minimo di credibilità a queste teorie.
Di tutt’altra qualità le prove emergenti dallo scenario che andiamo a esaminare per sommi capi e che ha fatto sì che i ricercatori guardassero con occhio totalmente diverso alla cosiddetta tecnologia segreta tedesca. A partire dal 1996, infatti, è emersa una serie di documenti (inviati al dottor Roberto Pinotti del Centro Ufologico Nazionale-C.U.N.) risalenti al 1933 e al 1936: lettere indirizzate a Galeazzo Ciano scritte su carta con impresso il sigillo del Regno, telegrammi urgenti dell’Agenzia Stefani, memorandum top secret e persino un telegramma proveniente dallo stesso Benito Mussolini. Il quadro che emerge dai documenti in questione è sbalorditivo: il 13 giugno 1933, nei pressi di Magenta, sarebbe stato ritrovato un velivolo di origine sconosciuta; subito sarebbe stata organizzata un’operazione di recupero e si sarebbe creato un ente, il Gabinetto RS/33, preposto a studiare l’oggetto e, al tempo stesso, a effettuare uno stretto cover-up della vicenda.
Dinnanzi a uno scenario del genere e trattandosi di documenti originali anziché non di copie, il materiale venne portato dal Centro Ufologico Nazionale a esperti forensi che lo analizzassero. Il dottor Antonio Garavaglia, consulente tecnico d’ufficio presso il Tribunale di Como, a seguito di vari test certificò che si trattava di materiale autentico: l’inchiostro e la carta utilizzati nonché l’invecchiamento di entrambi provavano che non si trattava di moderni falsi. Non solo, anche lo stile e la grammatica, come dichiarato dal celebre storico Andrea Bedetti, presentavano i segni distintivi dell’epoca.
Tutte queste prove erano quindi concordanti nel fornire validità assoluta ai documenti in questione e a comprovare l’avvenuto crash di un velivolo non terrestre nel 1933 in Italia, sul quale molto probabilmente sarebbe stata condotta un’operazione di retroingegneria dall’allora alleato tedesco e i cui risultati sarebbero stati visibili solamente poco prima della fine del conflitto.
Conclusioni
Infatti, mentre le V-7 e le Haunebu continuano a rappresentare un’incognita, nel senso che nessuno può pronunciarsi con certezza sulla loro effettiva realizzazione, così non è per Die Glocke, la cui esistenza risulta provata al di là di ogni ragionevole dubbio.
Pare oltremodo legittimo chiedersi a quali livelli di tecnologia si possa essere giunti ai giorni nostri, specie a livello militare, il quale si trova, come minimo, di circa trent’anni avanti rispetto ai prodotti “consumer oriented” .
Non si pensi, infatti, che lo scenario mostrato da Gary McKinnon, hacker scozzese che è riuscito a violare sistemi informatici protetti delle forze armate e dell’intelligence degli Stati Uniti, in cui trovano una precisa collocazione motori a curvatura dello spazio tempo, teletrasporto di oggetti, flotta spaziale statunitense con equipaggi misti e quant’altro, costituisca un mero divertissement creato dopo la visione di qualche episodio di Star Trek. Fosse infatti così, certamente non sarebbe stato condannato in sede penale ma sarebbe stato condotto nel più vicino istituto di igiene mentale.
Il problema, come sempre, è riuscire a distinguere il ciarpame da ciò che invece è reale. Il primo, infatti, viene spesso sapientemente costruito ad arte al fine di delegittimare la seria ricerca, la quale sola può mostrare al grande pubblico la pregnanza e l’incontrovertibilità della mole di prove relative ad attività extraterrestri su questo pianeta.
Bibliografia essenziale:
CORSO, Philip J. (a cura di Maurizio Baiata), L’Alba di una Nuova Era, Pendragon Edizioni, Bologna 2003.
PINOTTI, Roberto, LISSONI, Alfredo, Luci nel cielo. Italia e Ufo: le prove che il Duce sapeva, Mondadori, Milano, 2011.
PINOTTI, Roberto, LISSONI, Alfredo, Gli X-Files del Nazifascismo, Idea Libri, Rimini, 2001.
SCHRATT, Michael, The Bell: The Nazi Wonder Weapon, in Open Minds Magazine, Ottobre/Novembre 2010.
VESCO, Renato, Intercettateli Senza Sparare, Mursia, Milano, 1968.
VESCO, Renato, CHILDRESS, D.H., Man-made UFOs 1944-1994, AUP, New York, 1994.
http://ildemocratico.com/2012/09/19/ufo-e-tecnologie-segrete-la-wunderwaffe/
CORSO, Philip J. (a cura di Maurizio Baiata), L’Alba di una Nuova Era, Pendragon Edizioni, Bologna 2003.
PINOTTI, Roberto, LISSONI, Alfredo, Luci nel cielo. Italia e Ufo: le prove che il Duce sapeva, Mondadori, Milano, 2011.
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SCHRATT, Michael, The Bell: The Nazi Wonder Weapon, in Open Minds Magazine, Ottobre/Novembre 2010.
VESCO, Renato, Intercettateli Senza Sparare, Mursia, Milano, 1968.
VESCO, Renato, CHILDRESS, D.H., Man-made UFOs 1944-1994, AUP, New York, 1994.
http://ildemocratico.com/2012/09/19/ufo-e-tecnologie-segrete-la-wunderwaffe/
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