giovedì 12 settembre 2013

La Morte di Marte

Siamo tutti marziani? E' una delle ipotesi avanzate da un nuovo studio comparso sulla rivista Astrobiology, condotto da un team di scienziati guidati da Christofer Carr, ricercatore del Dipartimento di Terra, Atmosfera e Scienze Planetarie del MIT.

Secondo gli scienziati planetari, l'ipotesi che tutta la vita sulla Terra possa avere un legame con eventuali organismi che hanno avuto origini su Marte è tutt'altro che peregrina. Più di 3, 5 miliardi di anni fa, un incursione di meteore ha sconvolto il Sistema Solare, facendo registrare numerosi impatti sui pianeti.

Gli impatti meteoritici potrebbero aver spinto frammenti di Terra verso Marte e viceversa, creando una discendenza genetica comune tra i due pianeti, basata sul DNA.

Il team di scienziati guidato da Carr ha costruito un mini-sequenziatore genetico che un giorno potrebbe essere inviato su Marte per analizzare campioni di terreno alla ricerca di DNA e di altro materiale genetico. Per rilevare dati genetici su Marte, uno strumento di sequenziamento del DNA dovrebbe resistere a bruschi sbalzi di temperatura e all'esposizione costante di radiazioni. Tale esposizione può causare falsi positivi, per esempio, oppure registrare inesistenti basi supplementari di DNA.

Il piccolo dispositivo di sequenziamento è stato testato in laboratorio, esponendolo a massicce dosi di radiazioni, simili a quelle che potrebbero investirlo in un futura missione su Marte.

Dopo l'esposizione, il dispositivo ha analizzato un ceppo di E. coli, individuando con successo la sua sequenza genetica. A quanto rivelano i ricercatori, il dispositivo può resistere per oltre due anni nello spazio, abbastanza a lungo da raggiungere Marte e raccogliere dati per un anno e mezzo.

"Nel corso del tempo, le prestazioni di un qualsiasi dispositivo su Marte tendono a degradare, riducendo la nostra capacità di ottenere dati di sequenza. Lo strumento potrebbe avere un tasso di errore sempre più elevato, o potrebbe non funzionare affatto", spiega Carr.

"Ma il dispositivo che abbiamo realizzato non ha mostrato questo tipo di problema. Dopo sue anni di missioni, esso sarà ancora in grado di funzionare. Questi chip sono ottimi candidati per la ricerca di vita su Marte".Ma il team ritiene che non solo Marte sia il bersaglio perfetto del dispositivo. "I risultati suggeriscono che il sequenziamento genetico può essere un processo fondamentale per la ricerca di vita nello spazio, sopratutto in luoghi come Europa, la luna di Giove, dove esistono oceani liquidi adatti ad ospitare la vita", continua Carr. "Altro luogo promettente può essere Encelado, una delle lune di Saturno, dove si ritiene possa esserci una potenziale zona abitabile con emissioni di radiazioni molto meno intense".

In fin dei conti, lo scopo finale dei ricercatori sarebbe quello di trovare una conferma definitiva alla teoria della 'Panspermia", un'ipotesi che suggerisce che i semi della vita (in senso ovviamente figurato) siano sparsi per l'Universo, e che la vita sulla Terra sia iniziata con l'arrivo di detti semi e il loro sviluppo. È implicito quindi che ciò possa accadere anche su molti altri pianeti. Per estensione, semi si potrebbero considerare anche semplici molecole organiche.

La collisione di Marte con un oggetto di grandi dimensioni (Nibiru?) potrebbe essere la causa della trasformazione del Pianeta Rosso nell'area inospitale che conosciamo. La teoria sembra confermata dalle nuove informazioni raccolte da Curiosity mediante lo spettrometro TLS (Tunable Laser Spectrometer) e il Quadrupole Mass Spectrometer (QMS) di cui è dotato.

Oltre alle rocce, il simpatico Rover sta infatti rilevando la concentrazione delle sostanze chimiche nell'atmosfera (anidride carbonica, argon, azoto, ossigeno e monossido di carbonio) e gli isotopi di ciascun elemento, che servono per trarre informazioni sulla biologia, la geologia, i cambiamenti climatici e altro avvenuti nel corso del tempo.

I risultati delle analisi sono esposti in due articoli pubblicati sul settimanale Science, i cui autori spiegano che il rover ha confermato in buona parte le scoperte delle sonde Viking 1 e Viking 2 spedite su Marte negli anni 70.

L'accuratezza delle analisi di Curiosity però è di gran lunga maggiore, e ha permesso di concludere che non ci sono stati rilevanti cambiamenti nell'atmosfera marziana negli ultimi mille anni. Inoltre, la percentuale di idrogeno e deuterio rilevata nell'aria marziana suffraga la tesi secondo cui Marte avrebbe perso gran parte della sua atmosfera entro il primo miliardo di anni della sua storia.

I risultati sembrano corrispondere a quelli raccolti dalla sonda europea Mars Express. Marte avrebbe avuto in sostanza tre fasi evolutive. La prima, Phyllocian, dovrebbe essere durata dai primi 500 milioni al miliardo di anni dalla nascita di Marte ed è caratterizzata dalla presenza di acqua corrente, argille ricche di minerali e densa atmosfera.

Segue il periodo soprannominato Theiikian, in cui si è verificata un'intensa attività geologica che ha portato alla creazione di ampi strati di solfati. Arriviamo quindi all'era Siderikan, in cui Marte è rimasto praticamente com'è adesso.

Tutto sembrerebbe in linea con la teoria secondo la quale a trasformare un pianeta lussureggiante in uno inospitale per la vita sarebbe stata la collisione di Marte con un oggetto di grandi dimensioni, forse un asteroide delle dimensioni di Plutone. L'impatto avrebbe causato l'interruzione del campo magnetico del pianeta e la perdita di atmosfera.



Sarebbe interessante se riuscissero a indicarci il momento in cui l'ipotetico impatto con questo ipotetico meteorite (ipotesi a cui credo molto) sia realmente accaduto...

1 miliardo di anni fa?
1 milione di anni fa?
100.000 anni fa?

Capite che le implicazioni potrebbero essere notevoli.

http://www.tomshw.it/cont/news/marte-ucciso-dalla-collisione-con-un-grosso-asteroide/47802/1.html

http://www.antikitera.net/news.asp?id=12599&T=5

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