giovedì 31 ottobre 2013

Drake Rettificato - Le b-log di Claudio Maccone

Sul finire dell’agosto 2012, appare per la prima volta, in lingua inglese ad opera dell’editore Springer, il volume “Mathematical SETI”, dove Claudio Maccone raccoglie e aggiorna il suo ventennale lavoro sull’algoritmo per le telecomunicazioni KLT, la missione FOCAL, il progetto PAC, e finalmente la sua ultima fatica, la completa revisione delle basi matematiche del SETI e la conseguente rivalutazione degli aspetti sociologici della nuova Formula di Drake. Un libro difficile, a detta dell’autore stesso, diretto agli scienziati, ai ricercatori, difficilmente reperibile al di fuori dell’ambito accademico. Forse per fare ammenda col vasto pubblico degli space enthusiast, Maccone ha voluto scrivere una lunga prefazione, dove, con un linguaggio non specialistico, tenta di spiegare i concetti più importanti del suo lavoro. Vi presentiamo qui la traduzione della prima parte, dedicata agli aspetti matematico-sociologici del SETI. (RF)

copertina libro

SETI (Search for Extra Terrestrial Intelligence), la moderna ricerca di un’intelligenza extraterrestre, iniziò nel 1959 con la pubblicazione dell’articolo pionieristico “Searching for Interstellar Communications”, di Giuseppe Cocconi (1914-2008) e Philip Morrison (1915-2005), pubblicato su Nature, Vol. 184, n° 4690, pp. 844-846, 19 settembre 1959. Appena un anno dopo, nel 1960, Frank Drake iniziò il radio SETI sperimentale con il progetto Ozma, in cui per la prima volta cercò di captare possibili segnali extraterrestri vicino alla frequenza radio di 1420 megahertz, la riga di emissione dell’idrogeno neutro. 

Vide così la luce il moderno radio SETI, tuttora in piena attività grazie agli enormi progressi compiuti nel settore delle strumentazioni elettroniche e degli algoritmi matematici elaborati dai computer per rilevare i segnali alieni. Solo qualche anno dopo, nell’incontro su SETI presso L’Osservatorio Nazionale di Radio Astronomia di Green Bank, West Virginia, Frank Drake offrì un altro contributo fondamentale, conosciuto attualmente sotto il nome di “equazione di Drake”. Tale equazione viene descritta nel Capitolo 1 del libro, insieme alla sua estensione per l’equazione che comprende probabilità e statistiche, scoperta da questo autore nel 2007 e presentata per la prima volta nel 2008. Quest’analisi occupa i primi 11 capitoli di questo libro.

PARTE I – STATISTICHE SETI. Questa prima parte del libro è composta da 11 capitoli.

Capitolo 1 – L’equazione statistica di Drake. Questo capitolo mostra come la classica equazione di Drake, il prodotto di sette numeri positivi, possa essere sostituita dal prodotto di sette variabili positive casuali, che prende il nome di “equazione statistica di Drake”. Questa modalità è scientificamente più consistente in quanto ogni valore in entrata (input) della classica equazione di Drake è accompagnato ora dal segno che contraddistingue l’approssimazione (~) In altre parole, gli input puramente numerici della classica equazione di Drake diventano ora i valori medi delle corrispondenti variabili casuali, ai quali dovrà essere addizionata o sottratta una certa deviazione standard (che dovrà essere trovata sperimentalmente), come è d’uso in ogni serio articolo scientifico. 

Le conseguenze matematiche di questa trasformazione vengono spiegate, dimostrando che la nuova variabile casuale N, relativa al numero di civilizzazioni della Galassia in grado di comunicare, deve seguire la distribuzione di probabilità lognormale qualora si permetta che il numero dei fattori nell’equazione di Drake aumenti a piacere. Questo risultato offre la possibilità di inserire nell’equazione di Drake un numero sempre maggiore di fattori, consentendole di essere più rappresentativa della realtà fisica: per esempio, la fine di una civiltà in seguito all’impatto di un asteroide era assente nella formulazione di Drake del 1961, probabilmente perché fu solamente nel 1980 che la scomparsa dei dinosauri come conseguenza dell’impatto di un asteroide fu accettata dalla comunità scientifica. Il Capitolo 1 ricava anche un’altra distribuzione di probabilità chiamata “distribuzione di Maccone” da Paul Davies e altri), che fornisce la funzione di densità di probabilità (pdf) della distanza tra due qualsiasi civiltà vicine nella Galassia. 

Questo è di importanza capitale per SETI, in quanto spiega come difficilmente si possa sperare di localizzare forme di civiltà aliene a una distanza inferiore a 500 anni luce. La spiegazione più naturale per l’apparente fallimento di 50 anni di ricerca SETI (1960-2010) è che il motivo per cui non le abbiamo individuate dipende semplicemente dal fatto che i nostri attuali radiotelescopi non arrivano a una distanza sufficiente, poiché si possono spingere al massimo a distanze di 100-200 anni luce.

Capitolo 2 – Lasciare che sia Maxima a fare i calcoli. Questo capitolo introduce gli studenti e i giovani ricercatori al piacere di poter fare a meno dei calcoli scritti ricorrendo a Maxima, un programma di algebra liberamente scaricabile. In pratica il lettore troverà in appendice ai vari capitoli tutti quei codici Maxima che l’autore ha dovuto ricavare da solo per dimostrare le diverse equazioni fornite per la prima volta nel libro. Si tratta di un’assoluta novità per il genere di libri fortemente matematici come questo: non soltanto non ci vergogniamo di dimostrare ai nostri lettori la bellezza di SETI, dell’astrofisica e dell’elaborazione dei segnali, ma insegniamo loro come ricavare importanti nuovi risultati grazie a Maxima e Mathcad. 

Un paio di esempi come dimostrazione: nelle Appendici 2.A e 2.B deriviamo le proprietà statistiche della distribuzione lognormale, di importanza centrale per l’equazione statistica di Drake illustrata nel Capitolo 1, e, come dimostrazione delle notevoli capacità di Maxima nel calcolo tensoriale, ricaviamo l’universo chiuso di Einstein del 1917 (fondamentale per la cosmologia), le equazioni di Friedman del 1924, e il conseguente numero di protoni dell’universo, il famoso 1080 ricavato da Dirac nel 1937 (cosmologia di Dirac).

Capitolo 3 – Quanti pianeti per l’uomo e per gli alieni? Questo capitolo presenta al lettore l’equazione di Dole (1964). Da un punto di vista matematico quest’equazione è uguale a quella di Drake, ma si applica al numero di pianeti abitabili della Galassia, piuttosto che al numero di civiltà della Galassia in grado di comunicare. Estendendo dunque il nostro studio alla classica equazione di Dole del 1964 arriviamo alla conclusione che nella Galassia dovrebbero esistere all’incirca 100 milioni di pianeti abitabili dall’uomo, più una deviazione standard di 200 milioni. 

Non male per la futura espansione del genere umano nella Galassia, sempre che si sopravviva ai molti pericoli che dovremo affrontare nei secoli a venire, quali le avversità fisiche e l’opposizione da parte degli alieni. Avendo trovato nel Capitolo 1 la distribuzione di probabilità della distanza fra due civiltà aliene, nel Capitolo 3 scopriamo che la stessa distribuzione di probabilità si applica alla distanza tra due pianeti vicini abitabili – dopo aver cambiato i numeri (ma non le equazioni), ovviamente.

Capitolo 4 – Paradosso statistico di Fermi e viaggi intergalattici. Questo capitolo affronta il tema della possibile espansione nella Galassia di una civiltà, umana o aliena che sia. L’idea centrale è che la quantità di tempo richiesta per l’espansione nello spazio sia determinata sostanzialmente da due fattori: (1) la velocità dei veicoli spaziali utilizzati per saltare da un pianeta abitabile al successivo; (2) il tempo necessario per colonizzare un nuovo pianeta da zero trasformandolo in una base da cui partire per i successivi viaggi spaziali. 

Assumiamo che la prima variabile (la velocità della nave spaziale) sia essenzialmente deterministica, e non richieda un’elaborazione statistica. 

Assumiamo anche, però, che la seconda variabile (il tempo di colonizzazione) segua la distribuzione lognormale, di nuovo come conseguenza del fatto che il numero dei fattori sconosciuti è così grande da avvicinarsi all’infinito. Viene qui usato il Teorema Centrale del Limite della statistica, come si è fatto rispettivamente nel Capitolo 1 per trovare la distribuzione di N e nel Capitolo 3 quella di NHab. Partendo da questi presupposti, il modello statistico per la crescita dei coralli nel mare applicato all’espansione di una civiltà nella Galassia ci permette di determinare la distribuzione di probabilità del tempo complessivo necessario a una data civiltà per espandersi attraverso l’intera Galassia. 

I calcoli diventano piuttosto complicati, e soltanto un uso assennato di Maxima ci ha permesso di trovare le distribuzioni di probabilità pertinenti. Si tratta ovviamente di un ampliamento statistico del famoso paradosso di Fermi, fino ad ora affrontato dagli altri autori in contesti banalmente deterministici.

Capitolo 5 – Quanto a lungo può vivere una civiltà? Questo capitolo cerca di affrontare il valore totalmente sconosciuto dell’ultimo termine dell’equazione di Drake: quanto a lungo potrebbe sopravvivere una civiltà tecnologica? Poiché nessuno lo sa – dato che siamo noi stessi siamo l’unico esempio a disposizione – in questo capitolo la discussione si limita alle variazioni del numero N a seconda che si tratti di civiltà di lunga piuttosto che di breve durata. Gli esempi numerici offerti in questo capitolo sono l’estensione statistica dei corrispondenti valori deterministici dati da Carl Sagan nel suo libro (e serie TV) Cosmos (1980).

Prefazione foto 3


Capitolo 6 – Modelli matematici che abbracciano tutta la vita, tramite funzioni b-lognormali finite. Questo capitolo contiene del materiale profondamente innovativo, considerato dall’autore uno dei migliori modelli matematici concepiti da lui fino ad ora, nei suoi 64 anni di vita. L’idea è la seguente. Tutti gli esseri viventi sono nati, ciascuno al suo momento (t = b = birth (nascita)), poi sono cresciuti durante l’adolescenza (t = a = adolescenza), poi hanno raggiunto il loro punto più alto nel picco (t = p = picco), seguito dalla senilità (t = s = senilità), e infine dal decesso (t = d = death (morte)). Esiste una funzione finita della densità di probabilità che ha un simile comportamento nel tempo? 

Sì, esiste, e si chiama b-lognormale. Cos’è una b-lognormale? 

E’ semplicemente una ordinaria lognormale (μ, δ) che comincia per un valore positivo del tempo, cioè t = b > 0 piuttosto che t = 0. La sua equazione richiede lo scivolamento del valore d’inizio verso un nuovo istante positivo t = b > 0, che noi chiamiamo b-lognormale, perché questa funzione della densità di probabilità sembra non avere ancora un nome. Ma gli altri quattro punti nel tempo menzionati sopra hanno invece un immediato significato matematico: (1) il tempo dell’adolescenza (t = a) è l’ascissa del punto di flessione ascendente; (2) il picco (t = P) è ovviamente l’ascissa del punto massimo; (3) il tempo della senilità (t = s) è l’ascissa del punto di flessione discendente; (4) il tempo della morte (t = d) è l’ascissa del punto in cui la tangente alla senilità incrocia l’asse del tempo, e questo trucchetto matematico ci permette di sbarazzarci dell’estremità finita a destra, rimpiazzandola con un ovvio punto finito. 

Tali sono, quindi, le b-lognormali. Ora, il Capitolo 6 è interamente dedicato a scoprire nuove equazioni matematiche che esprimano i due parametri sconosciuti (μ, δ) come funzioni di qualcuno dei valori di input noti, come il momento della nascita (t = b), più due delle quattro variabili di input rimanenti (a, p, s, d). L’autore è stato in grado di scoprire alcune equazioni finite di questo tipo, e probabilmente ne esistono ancora altre sconosciute, ma quello che è stato in grado di scoprire è stato sufficiente per scrivere i Capitoli 7 e 8, di centrale importanza rispettivamente per la “storia matematica” e per la “evoluzione matematica darwiniana”. 

In chiusura l’autore deriva un’espressione per la funzione di densità di probabilità finita delle b-lognormali per normalizzare di nuovo a 1, invece della costante ordinaria di normalizzazione delle lognomrali ordinarie.L’insieme di questi nuovi risultati è un importante passo in avanti che ci permette di rimpiazzare la montagna di parole utilizzate al giorno d’oggi per descrivere l’evoluzione darwiniana e la storia matematica con un semplice insieme di distribuzioni statistiche in accordo con l’equazione statistica di Drake e SETI.

Capitolo 7 – Civiltà storiche come b-lognormali finite. Applichiamo i risultati del Capitolo 6 alla storia matematica. Calcoliamo e confrontiamo le b-lognormali finite di otto civiltà che hanno influito maggiormente sulla storia del mondo negli ultimi 3.000 anni: la Grecia antica (600 a.C.-30. a.C.), la Roma antica (753 a. C.–476 d. C.), l’Italia rinascimentale (1250–1600), il Portogallo (1419–1974), la Spagna (1492–1898), la Francia (1524–1962), la Gran Bretagna (1588–1974), e gli Stati Uniti (1898–c. 2050). Si potrà obiettare che tutte queste civiltà appartengono al cosiddetto mondo occidentale, ciò nonostante è in Occidente che negli ultimi 3.000 anni troviamo le civiltà più avanzate. 

È altamente probabile che in futuro l’Asia sostituisca l’Occidente alla guida dell’umanità, ma allo stato attuale, nel 2012, si tratta di un’eventualità ancora incerta. Così queste otto [funzioni] b-lognormali sono confrontate sullo stesso grafico dove emerge chiaramente una sorta di “inviluppo superiore”: si tratta di una curva esponenziale che, più o meno, abbraccia tutte le b-lognormali come luogo geometrico dei loro picchi! Il risultato principale è in questo caso il fatto che nel b-lognormali diventano sempre più strette con il passare del tempo (cioè, i loro picchi diventano sempre più elevati) e questo rivela il progresso (cioè, un crescente grado di civilizzazione). 

Per rendere questo risultato quantitativo, piuttosto che solamente qualitativo, abbiamo bisogno di una nuova unità di misura per la “quantità di evoluzione” raggiunta da una data civiltà in un dato momento, proprio come i metri misurano la lunghezza, i secondi misurano il tempo, i coulomb misurano la carica elettrica, eccetera. Chiamiamo questa nuova unità di evoluzione “darwin”, e la introduciamo nel capitolo successivo, che si occupa dell’evoluzione darwiniana. Il motivo per cui lo facciamo è perché nella scienza “misurare vuol dire capire”.

Prefazione foto 4


Capitolo 8 – Un modello matematico per l’evoluzione e SETI. L’“inviluppo esponenziale” che era appena accennato nel precedente capitolo, ora si delinea chiaramente come il collegamento tra l’evoluzione darwiniana e la famiglia di b-lognormali vincolata tra l’esponenziale e l’asse temporale. Innanzitutto definiamo l’evoluzione darwiniana semplicemente come la crescita esponenziale del numero di specie viventi sulla Terra che ha caratterizzato gli ultimi 3.5 miliardi di anni di vita sulla terra. In altre parole, presumiamo che 3.5 miliardi di anni fa apparve il primo e unico organismo vivente (RNA?) e tracciamo una curva esponenziale che collega quel punto alle attuali circa 500.000 specie viventi. 

Questa curva esponenziale è dunque il luogo geometrico dei massimi della famiglia, con un solo parametro, di b-lognormali (il parametro variabile della famiglia è il tempo b di nascita di una qualsiasi nuova specie) tenendo conto della cladistica (cioè la moderna teoria dell’evoluzione che si basa rigorosamente su quando una nuova specie appare nel corso dell’evoluzione, e non su asserzioni tassonomiche rudimentali e semplicistiche). Detto ancora in altro modo, ogni nuova specie è una curva esponenziale, in leggero aumento o diminuzione nel tempo, che si diparte dall’ “esponenziale principale” (l’inviluppo complessivo) quando una nuova specie ha origine. Come ulteriore nuovo risultato, ricaviamo anche la distribuzione di probabilità “NoEv” o “Non Evoluzione” per una data specie, vale a dire la funzione della densità di probabilità (pdf) che si applica quando una data specie non subisce alcun cambiamento per un lunghissimo tempo (cioè quando i suoi membri nascono, crescono, si accoppiano, invecchiano e muoiono per milioni o miliardi di anni senza che il loro numero aumenti o diminuisca in modo significativo). 

Stranamente questa nuovissima distribuzione di probabilità risultante dalla nostra teoria non è più un lognormale o un b-lognormale. È qualcosa di nuovo, come una legge statica dell’evoluzione, e il fatto che l’articolo che affronta appunto la tematica “NoEv” sia stato pubblicato in una rivista come OLEB (Origine della Vita ed Evoluzione delle Biosfere) significa che non stiamo parlando di assurdità.

Capitolo 9 – Statistiche sociali secondo l’equazione statistica di Drake. Questo capitolo si occupa di una nuova possibilità risultante dall’equazione statistica di Drake, ovverossia come derivare matematicamente nuovi risultati statistici relativi ad argomenti precedentemente sconosciuti da dati statistici già noti. L’argomento sconosciuto in questo caso è la “componente sociale” dell’equazione di Drake (cioè il prodotto dei suoi ultimi tre termini fi·fc·fL). 

Questi tre termini corrispondono rispettivamente a: (1) fi la probabilità che su un pianeta già brulicante di vita possa nascere la vita intelligente (cioè superiore alle scimmie), come è accaduto nel caso della storica evoluzione dell’umanità sin dalla sua apparizione sulla Terra circa 7 milioni di anni fa fino alla scoperta delle onde radio, le quali rendono possibile la comunicazione tra civiltà aliene diverse nella Galassia (l’esistenza delle onde radio fu compresa matematicamente per la prima volta nel 1864 da James Clerk Maxwell come soluzioni sinusoidali per le sue appena scoperte equazioni di Maxwell); (2) fc corrisponde alla fase in cui una civiltà è in grado di comunicare utilizzando strumenti radio, laser o persino neutrini, fase che per gli esseri umani è storicamente iniziata nel 1864 e continua tutt’oggi; (3) fL corrisponde alla durata di vita complessiva di una civiltà, dal suo inizio fino alla sua fine (ad esempio come risultato dell’impatto di un asteroide, della vicina esplosione di una supernova, di una stella o di un pianeta vaganti che alterano la stabilità gravitazionale del sistema stellare interessato, o anche a causa di guerre nucleari tra gli alieni), di cui non sappiamo assolutamente nulla. 

Detto questo, il Capitolo 9 suggerisce che potremmo sapere qualcosa (vale a dire una distribuzione statistica) relativa alla “componente sociale” fi . fc . fL riscrivendola come il rapporto fi .fc . fL = N/(Ns . fp . ne . fl) = N/NHab Poiché le distribuzioni di probabilità di N e NHab sono entrambe note (lognormali rispettivamente delle equazioni di Drake e di Dole) tutto si riduce a calcolare la nuova distribuzione di probabilità del rapporto fra due lognormali, che non è un lognormale ma un’altra distribuzione più generale ricavata da noi nel Capitolo 9.

Capitolo 10 – Equazioni cubiche di ripresa storica. Carl Sagan nel suo libro (e serie TV) Cosmos illustra con chiarezza i mille anni di progresso perduti dall’umanità tra la caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476 d. C.) e la fase di ripresa del Rinascimento Italiano (circa 1400 d. C.). Nel Capitolo 10 trasformiamo tutto ciò in una semplice (forse semplicistica) curva matematica: una cubica (cioè un’equazione algebrica di terzo grado come funzione del tempo). 

Mostriamo come i suoi valori numerici corrispondano abbastanza bene al progresso storico nei seguenti campi: (1) astronomia dal 1000 a. C. al 2000 d. C., (2) SETI tra il 1450 e il 2000, (3) ricerca di esopianeti tra il 1950 e il 2010, (4) unificazione dell’Europa tra il 1750 e il 2010, (5) aspettativa di vita umana tra il 10000 a. C. e il 2000 d. C. estrapolata fino al 3000 d. C. e il 10000 d. C. Tutti questi risultati sono presentati come semplici modelli matematici di ciò che appare essere una “legge della ripresa storica” delle civiltà umane, che si potrebbe forse estendere anche ad altre civiltà aliene… naturalmente solo se SETI ha successo.

Capitolo 11- L’evoluzione esponenziale nel tempo come moto geometrico browniano. L’equazione statistica di Drake, descritta nel capitolo 1 e successivi, è statica (non cambia nel tempo). Fu solo l’8 gennaio 2012 che questo autore si rese conto che la sua equazione di Drake statistica statica altro non era che una istantanea di un processo probabilistico molto importante chiamato “moto geometrico browniano” (GBM), che assomigliava piuttosto a un film che a una istantanea. Ma GBM è un processo probabilistico molto importante, probabilmente il più importante di tutti: in effetti è stato dimostrato nel 1973 che si tratta dell’equazione chiave nel modello matematico “Black-Scholes”, oggi usato quotidianamente nella matematica finanziaria. 

Robert C.Merton fu il primo a pubblicare una relazione scientifica che espandeva la comprensione matematica del modello “option-pricing” e coniò il termine “modello Black-Scholes di option-pricing”. Merton e Scholes ricevettero il premio Nobel per l’economia nel 1997 e per quanto non designabile per il premio perchè deceduto nel 1995, Black fu menzionato dall’Accademia Svedese per il suo contributo. Detto questo, noi dimostriamo nel capitolo 11 che il GBM è in realtà lo stesso numero N(t), che aumenta esponenzialmente, delle civiltà in grado di comunicare nella Galassia, soggetto comunque all’incertezza. In altre parole: come l’intelligenza e la tecnologia continuano a evolvere, il sopracitato numero N(t) di civiltà exterrestri nella Galassia aumenta esponenzialmente, ma col rischio che alcune civiltà possano sparire improvvisamente a causa di un impatto asteroidale, l’esplosione di una supernova vicina, pianeti o stelle vagabondi che distruggono la stabilità gravitazionale del sistema stellare al quale si avvicinano, o perfino a causa di guerre nucleari tra extraterrestri. 

Perciò, il valor medio di N(t) cresce esponenzialmente nel come N(t) = N0eµt , ma N(t) stesso è un processo casuale con massimi e minimi, dato in sostanza da: 

formula corta

cioè un GBN, essendo B(t) il moto Browniano standard (0, 1). Fin qui tutto bene, ma dopo questa scoperta siamo andati avanti: abbiamo scoperto la funzione della densità di probabilità (pdf) del processo stocastico della distanza (“processo Maccone”?) data da:

formula lunga

Questa ovviamente si riduce alla distribuzione di distanza “Maccone” tra due qualsiasi civiltà ET discussa nel Capitolo 1 per il caso statico, il che è anche la distribuzione della distanza tra due pianeti abitabili vicini (con quantità diverse) come dimostrato nel Capitolo 3. Perciò, in conclusione, crediamo che il Capitolo 11 sia il capitolo più importante di questo libro perché apre la strada a future considerazioni statistiche riguardo agli ET e le loro distanze nella Galassia.

Il dott. Claudio Maccone, nel corso del Congresso Internazionale di Astronautica svoltosi recentemente a Napoli, è stato eletto Presidente del Comitato Permanente SETI in seno alla IAA. Sostituisce Seth Shostak, presidente per due mandati, ed è il primo italiano, anzi il primo non-americano a ricoprire tale carica.

Laureato in fisica e matematica col massimo dei voti, Maccone nel 1980 ha ottenuto un dottorato in matematica al King’s College di Londra, con una tesi sulla Trasformata di Karhunen-Loeve (KLT). Si tratta di un algoritmo in uso nelle telecomunicazioni, estremamente utile in ambito SETI, perché rende possibile evidenziare con grande accuratezza eventuali segnali captati da un radiotelescopio, isolandoli dal rumore cosmico di fondo e da qualsiasi disturbo elettromagnetico. Ancora oggi, però, la quasi totalità dei ricercatori SETI sta utilizzando, per l’analisi dei dati, l’antiquata Trasformata Veloce di Fourier (FFT), che prende in esame solo dati in banda stretta e a grande velocità. KLT invece garantisce maggior sensibilità e lavora in banda larga, ma richiede tempi di elaborazione molto più lunghi. Maccone è oggi uno dei più convinti sostenitori dell’implementazione della KLT ovunqe si faccia SETI.

A partire dal 1985, Maccone ha lavorato a lungo presso l’azienda aerospaziale Aeritalia (oggi Thales Alenia Space) alla progettazione di satelliti artificiali, come il QUASAT e il Tethered Satellite. Nel 1993 propone provocatoriamente all’ESA di realizzare la cosidetta missione FOCAL, ambizioso progetto per lo studio e l’utilizzo della cosidetta Lente Gravitazionale del Sole, un fenomeno naturale di grande potenza. In pratica, la gravità solare deflette e mette a fuoco la luce dei corpi celesti occultati dal Sole, ottenendo, nel fuoco, magnificazioni di enorme entità. Il fuoco si trova però alla distanza di 550 Unità Astronomiche (UA), ben oltre i confini del Sistema Solare. Si tratta quindi di un’impresa lunga e rischiosa, ai limiti dell’attuale tecnologia, che però darebbe all’Uomo il controllo su uno strumento di straordinaria potenza.

Nel 2010 la IAA lo chiama a ricoprire l’incarico di Direttore Tecnico per l’Esplorazione Scientifica dello Spazio. Inoltre è responsabile del progetto “Lunar Farside Radio Lab/PAC Project”, e in questa veste nel giugno 2010 ha elevato formale richiesta all’ONU, perchè un’area situata sulla faccia nascosta della Luna, denominata Cerchio Antipodale Protetto (PAC), venga permanentemente mantenuta nello stato di radio-quiete in cui si trova attualmente. Infatti il corpo stesso della Luna esercita un effetto schermante contro l’inquinamento elettromagnetico proveniene dalla Terra, e in futuro ciò permetterà di disporre del PAC come località ideale dove costruire grandi radiotelescopi.

Numerosi i riconoscimenti ricevuti, tra cui il prestigioso “Giordano Bruno Award” con la suggestiva e significativa menzione: “ […] Dr. Maccone is, significantly, the first Italian to win the Bruno award, which was established in 1995 and is dedicated to the memory of Giordano Bruno, the Italian monk burned at the stake in 1600 for postulating the multiplicity of inhabited worlds”.

Instancabile anche nella sua attività divulgativa, il nostro ha scritto oltre 70 articoli tecnici e scientifici, perlopiù pubblicati nella rivista “Acta Astronautica”, nonché quattro libri in lingua inglese, due per IPI Press: Telecommunications, KLT and Relativity e The Sun as a Gravitational Lens: Proposed Space Missions, e due per Springer: Deep Space Flight and Communications (2009), e Mathematical SETI (2012).

Nel suo ultimo libro, in uscita proprio in questi giorni, Maccone riprende e aggiorna i suoi temi più conosciuti, ossia la missione FOCAL e l’algoritmo KLT, ma sopratutto presenta un progetto molto ambizioso al quale sta lavorando da anni, cioè la revisione dell’intero impianto matematico del SETI. Maccone ha riformulato in chiave statistica sia la famosa equazione di Drake, che fornisce il numero di civiltà extraterrestri presenti nella Galassia, sia quella di Dole, che fornisce il numero dei pianeti abitabili. 

Un primo, importante risultato è la scoperta di una nuova curva di distribuzione che il noto fisico Paul Davies ha battezzato “La distribuzione di Maccone”, dalla quale si evince che la probabilità di trovare una civiltà aliena a una distanza dal Sole inferiore a 500 anni-luce è virtualmente pari a zero. Ma i nostri attuali radiotelescopi sono in grado di rilevare eventuali segnali d’origine artificiale a una distanza massima di 200 anni-luce: ecco perché il SETI non ha potuto registrare, fino a oggi, alcun risultato positivo.

 “Si tratta di un libro dedicato a un pubblico di esperti, non è assolutamene un’opera a carattere divulgativo – dice lo stesso Maccone – ma è qualcosa di cui la comunità scientifica internazionale ha davvero bisogno. E’ un tentativo di connettere discipline scientifiche considerate fino a oggi indipendenti tra di loro: l’astronomia, l’evoluzione della vita sulla Terra e altrove nell’Universo, l’astronautica (sopratutto per quanto riguarda i viaggi interstellari a velocità relativistiche), e la storia matematica. Combinare tutto questo in una sorta di descrizione matematica unificata, era qualcosa che andava fatto.”

Claudio Maccone viene considerato oggi uno dei più importanti scienziati SETI a livello mondiale. In suo onore, l’International Astronomical Union (IAU) ha battezzato col suo nome l’asteroide 11264.


mercoledì 30 ottobre 2013

Quegli Uomini dalla Pelle blu

Gli uomini dalla pelle blu, ieri come oggi, sono lì, a testimoniare l’esistenza di una storia che non conosciamo. 

Lunedì 23 Settembre moriva in un ospedale di Washington, per un ictus legato alle complicazioni di un carcinoma prostatico che l’aveva colpito da diversi anni, il californiano (anche se originario dell’Oregon) sessantaduenne Paul Karason, l’uomo che aveva stupito il mondo con la sua insolita pelle blu e la folta barba bianca, caratteristiche che gli erano valse il soprannome di “Grande Puffo”.

La causa della pigmentazione della sua epidermide deriva dal fatto che, così come riportato nell’articolo di un noto quotidiano nazionale italiano, Paul Karason si era sottoposto tempo fa a una cura a base di argento colloidale per curare alcuni problemi dermatologici. Tuttavia, come effetto «collaterale» la sua faccia era diventata completamente blu. La colorazione era infatti dovuta ad un vecchio medicinale ampiamente utilizzato prima della scoperta della penicillina, un preparato a base di argento sotto forma colloidale appunto, che Karasan si era fatto in casa e autosomministrato per oltre dieci anni; voleva curarsi una dermatite da stress insorta dopo la morte del padre.

Paul Karason nel video della NBC

Karason ha passato gli ultimi anni della sua vita isolato dal mondo, fino a quando uscì allo scoperto nel 2008. Il suo isolamento finì quando comparì per la prima volta in una video-intervista trasmessa dal canale NBC durante uno speciale del programma “Today” da cui sono tratte le immagini sopra riportate. La partecipazione alla trasmissione gli fruttò la fama mondiale, le interviste e le ospitate televisive, ma fu anche la sua maledizione, perché a causa del colore della sua pelle fu costretto a trasferirsi dall'Oregon alla California, perse la casa e non trovò mai un lavoro fisso.

Seppur molti articoli riportanti la notizia della sua morte tendano a collegare l’utilizzo dell’argento colloidale alla sua morte sarebbe interessante sapere davvero quanto l’uso del medicamento possa aver influito nell’ evoluzione di tale patologia e se altre persone che ne hanno abusato in epoca precedente al suo divieto abbiano subito delle modificazioni neoplastiche a livello prostatico.

L'argento colloidale è stato messo fuorilegge negli Stati Uniti dal 1999 proprio a causa degli effetti indesiderati che scatena dopo l'assunzione per lunghi periodi e in grandi quantità.

Ma è altresì vero che altre correnti di studio dimostrerebbero l’efficacia dell’argento colloidale nella cura di numerose malattie e patologie. Prima dell'avvento degli antibiotici nel 1938 l'argento colloidale era considerato come uno dei fondamentali trattamenti per le infezioni. E' stato provato essere efficace contro più di 650 differenti malattie infettive, a confronto degli antibiotici chimici che forse lo sono contro una mezza dozzina. La seguente è una lista parziale, tratta dal sito Disinformazione.it, di alcuni usi documentati dell'uso dell'argento, particolarmente nella forma colloidale per il trattamento di varie malattie e agenti patogeni.

Acne, artrite, ustioni, avvelenamento del sangue, cancro, candida albicans, colera, congiuntivite, cistite, difterite, diabete, dissenteria, eczema, fibrosi, gastrite, herpes, herpes zoster (fuoco di S.Antonio), impetigine, infiammazione della cistifellea, infezioni da lieviti, infezioni oftalmiche, infezioni dell'orecchio, infezioni alla prostata, infezioni da streptococchi, influenza, problemi intestinali, lebbra, leucorrea, lupus, malaria, meningite, morbo di Lyme (borelliosi), pertosse, piede d'atleta, polmonite, pleurite, reumatismi, riniti, salmonellosi, scarlattina, seborrea, setticemia, tumori della pelle, verruche, sifilide, tubercolosi, tossiemia, tonsillite, tracoma, ulcere.

Il ritorno dell'argento in medicina risale ai primi anni '70. Il dott. Carl Moyer, presidente del Washington Department of Surgery, ricevette un contributo per sviluppare migliori trattamenti per le vittime di ustioni. Il dott. Margraf, biochimico, lavorò con il dott. Moyer e altri chirurghi per trovare un antisettico abbastanza forte ma anche sicuro da usare su ampie parti del corpo. Il risultato dei loro sforzi fu quello di trovare centinaia di nuovi utilizzi medici per l'argento. Quella colloidale è l'unica forma di argento che può essere usata con sicurezza come integratore. 

E' assorbito nei tessuti lentamente così da non causare irritazioni, diversamente dal nitrato di argento, che, data la sua azione tossica, reagisce violentemente con i tessuti del corpo. Le particelle colloidali si diffondono gradualmente attraverso il sangue fornendo un'azione terapeutica prolungata nel tempo. Molte forme di batteri, funghi e virus utilizzano un'enzima specifico per il loro metabolismo. L'argento agisce come catalizzatore disabilitando l'enzima. I microrganismi in questo modo soffocano. 

Per le forme di vita primitive come i microrganismi, l'argento è tossico come i più potenti disinfettanti chimici. Non c'è alcun organismo nocivo che possa vivere in presenza di anche minuscole tracce di semplice argento metallico. Secondo test di laboratorio, batteri distruttivi, virus e funghi sono eliminati nel giro di pochi minuti di contatto. Il dott. Larry C. Ford del Department of Obstetric and Gynecology, UCLA School of Medicine, USA, in una lettera datata 1 novembre 1988 scrive che le soluzioni di argento hanno proprietà battericida e fungicida per la Candida Albicans e la Candida Globata. 

Il dott. E.M. Crooks ha dichiarato che l'argento colloidale elimina organismi patogeni in tre o quattro minuti di contatto. Infatti non c'è microbo conosciuto che non sia ucciso dall'argento colloidale in sei minuti o meno e senza produrre effetti secondari. L'argento colloidale è efficace contro parassiti, infezioni, influenza, e fermentazione. E' senza gusto, senza odore e non tossico. 

E' efficace ai pasti come aiuto alla digestione in quanto impedisce la fermentazione dei cibi nell'intestino. Non macchia la pelle, diversamente da alcuni preparati farmaceutici a base di argento che lo fanno in maniera notevole. Il dott. L. Keene (John Hopkins University) ha affermato che dal punto di vista terapeutico, solo i metalli colloidali presentano la necessaria omogeneità, le dimensioni delle particelle, la purezza e la stabilità per un grande risultato terapeutico.

L’argento colloidale è conosciuto da molto tempo in ambito medico alternativo per le sue speciali proprietà. Già dai tempi dei greci e dei romani, le corti reali usavano banchettare con posate d’argento in recipienti dello stesso metallo, tanto che si diceva il sangue nobile blu, derivasse a causa delle minute tracce del puro metallo che assimilavano regolarmente.

Altre applicazioni dell’argento colloidale sono:
- in Canada, Svizzera ed USA i medici utilizzano vari tipi di argento per curare molteplici infezioni;
- negli USA l’argento è usato nella chirurgia delle ossa;
- naturopati e omeopati usano l’Argento colloidale per il 70% degli ustionati gravi;
- nella Medicina Cinese, nell’Ayurveda e nell’omoepatia i terapeuti usano regolarmente l’argento nei loro trattamenti;
- in Svizzera i biochimici stanno studiando la capacità dell’Argento di interrompere la replicazione delle cellule HIV (AIDS) nei vari stadi;
- la NASA utilizza un sistema di purificazione dell’acqua con argento sugli space shuttle, la stessa cosa la fanno i russi;
- le compagnie aeree Air France, Alitalia, British Airways, Canadian Pacific, Japan Air Lines, KLM, Lufthansa, Olympic, Pan Amaro Svedese, SAS e Swissair utilizzano filtri d’acqua in argento per circroscrivere le infezioni batteriche;
- l’argento viene utilizzato spesso nelle piscine al posto del cloro il quale è invece risultato essere un elemento chimico altamente tossico;
- aziende giapponesi usano l’Argento per rimuovere assido cianidrico e nitrico dall’aria.

Ma l’argento non è il solo elemento chimico utilizzato a livello molecolare in ambito medico.

Da tempo l'oro viene usato per fini medici. Ha effetti impareggiabili sul corpo fisico e per il trattamento di alcune malattie. Intorno al 1885 l'oro colloidale era comunemente usato in America come base nella cura della dipsomania (il bisogno incontrollabile di assumere alcol). L'oro colloidale originale è noto per le sue proprietà antiinfiammatorie. Pare che sia efficace per alleviare il dolore e il gonfiore causato da artrite, reumatismi, borsite e tendinite. In passato veniva usato per placare il bisogno di assumere alcol, per disturbi digestivi, problemi circolatori, depressione, obesità e ustioni. Si ritiene che sia molto efficace per ringiovanire le ghiandole, nel prolungare la vita e migliorare le funzioni cerebrali.

Anche se l'oro colloidale originale non esercita la stessa azione germicida e antibatterica dell'argento colloidale originale, può avere l'effetto di bilanciare e armonizzare il corpo, in particolare nei casi di instabilità mentale ed emotiva, come la depressione, S.A.D. (disturbo legato al cambio di stagione), malinconia, dolore, paura, disperazione, angoscia, frustrazione, tendenze suicide... le malattie comunemente chiamate "male di vivere". Da sempre l'oro è noto per il suo effetto sull'attività cardiaca, dato che migliora la circolazione sanguigna.

Ricerche mediche e cliniche hanno dimostrato che l'oro può essere usato per curare artrite, reumatismi e sifilide. è utile nel trattamento di tubercolosi, sclerosi multipla, disfunzioni sessuali, problemi spinali, lupus discoide, incoordinazione ghiandolare e nervosa, asma bronchiale, e in alcune operazioni alle terminazioni nervose. L'oro colloidale ha un effetto diretto sulle cellule, specie quelle cerebrali e nervose, ha proprietà sedative che tuttavia non intaccano la trasmissione degli impulsi nervosi. L'oro viene usato comunemente in medicina, fra l'altro per strumenti chirurgici nel trapianto dei tessuto osseo e negli aghi per agopuntura.

In un articolo medico sui tumori non operabili, il dott. Edward H. Ochsner, consulente chirurgico all'ospedale di Augustana, negli USA, ha scritto che l'oro colloidale può avere un effetto inibitorio sulla crescita dei tumori. Le sue ricerche hanno dimostrato che può contribuire a ridurre le dimensioni dei tumori, alleviare il dolore, migliorare l'appetito e la digestione, e aumentare il peso e la forza fisica. è insapore, non è tossico e viene preparato senza additivi, trasportatori né coloranti, con lo stesso processo con cui produciamo il nostro "argento colloidale originale".

Si dice che le origini dell'oro risalgano ad Atlantide, dove i maestri guaritori ne ammiravano le proprietà terapeutiche. Era usato essenzialmente per sviluppare il chakra del cuore, ma anche per la sua capacità di amplificare il pensiero: la purezza dell'oro conserva i pensieri più elevati rendendoli accessibili per il futuro. 

Essendo un buon conduttore di elettricità e di forme di pensiero, era un metallo molto costoso e veniva utilizzato nelle poche procedure chirurgiche praticate in quella società. L'oro veniva usato anche per aprire il terzo occhio (v. tradizioni vediche). La sua resistenza agli acidi e al deterioramento rendeva l'oro un metallo perfetto da usare per impiantare vari talismani direttamente sul corpo fisico. La resistenza dell'oro al calore e a forme di vita estranee consentivano questi impianti nel corpo. Tali impianti sono stati trovati nei resti mummificati di diverse civiltà: cinese, egizia, inca, maya e persino in Europa.

L'oro è ampiamente usato nella medicina antroposofica secondo la quale l'energia vitale è compromessa dall'esposizione ad elementi tossici, sia materiali che emotivi. L'oro colloidale originale è uno dei maggiori rinnovatori della nostra forza vitale, poiché agisce in profondità sul DNA delle cellule creando l'ambiente interno necessario per aiutare il corpo ad invertire le condizioni degenerative. Favorisce inoltre la produzione di una frequenza armonica specifica che ottimizza il funzionamento del DNA e aiuta il corpo a correggere stati degenerativi quali il cancro, l'artrite, ed altri tipi di squilibri autoimmuni. Contribuisce inoltre ad alzare la frequenza generale di risonanza armonica della cellula. Gli elementi naturali dell'acqua energizzata contenuti in questa formula sono noti per il loro ruolo nella produzione di energia nel corpo, poiché consentono di mantenere e stabilizzare le frequenze elettromagnetiche ed i modelli specifici dell'oro colloidale.

Se il caso di Paul Karason ha dimostrato che l’utilizzo di argento colloidale, e più in generale di medicine e cure “non convenzionali”, può portare a una pigmentazione della pelle di colore blu la raffigurazione delle divinità secondo l’iconografia di molte civiltà antiche assume un significato diverso. Forse che questi antichi dei, così come Paul Karason, assumessero sostanze chimiche allo stato molecolare per curarsi o reintegrare la loro energia vitale o per scopi che ancora non abbiamo compreso del tutto?

Divinità rappresentate con la carnagione blu

Amon in Egitto fu spesso raffigurato con il viso blu e la carnagione blu, così come anche Shou, Thoth, venivano raffigurati di colore azzurro o blu. Vishna in India, celebrato come il Dio Supremo. In Guatemala, in Messico, Colombia, Perù, Bolivia, leggende tramandate per secoli, parlano di visitatori di colore blu. Il grande dio Sin, di Khafajah, antica città mesopotamica che conobbe il suo splendore con il popolo sumero sotto anche conosciuto come il Dio dalla pelle azzurra e dai capelli di lapislazzuli.

E sono proprio i sumeri a descrivere nelle loro storie risalenti a un passato remoto di Anunnaki che già 450.000 anni fa erano alla ricerca proprio di oro da utilizzare in molteplici applicazioni, forse tra le quali comparivano anche quelle applicazioni molecolari medico-curative. 

Enki era il comandante della prima spedizione e dopo 28.000 anni giunse il fratello Enlil, questi prese il comando della spedizione dopo che Enki si trasferì in Africa nei pressi dell'attuale Zimbabwe, per estrarre oro dai vasti giacimenti là presenti nel sottosuolo. 

L'oro ha giocato un certo ruolo sulla densità di popolazione che un tempo viveva qui? Il sito si trova a circa 150 miglia da un ottimo porto, il cui commercio marittimo potrebbe avere contribuito a sostenere una popolazione così importante. Ma ricordate che stiamo parlando di quasi 200.000 anni fa! 

Le singole rovine sono in gran parte costituite da cerchi di pietre. La maggior parte sono stati sepolti sotto la sabbia e sono visibili soltanto dal satellite o dall’aereo. Alcuni sono stati esposti, quando il cambiamento climatico ha soffiato via la sabbia, rivelando le mura e le fondamenta.

Quando i primi esploratori incontrarono queste rovine, davano per scontato che fossero recinti per il bestiame realizzati da tribù nomadi, come il popolo bantu, che si spostò verso sud e si stabilì in questa terra intorno al sec. XIII. Non si conoscevano le testimonianze storiche di nessuna civiltà precedente, più antica, in grado di costituire una comunità così densamente popolata. Poco sforzo fu stato fatto per indagare il sito perché la collocazione storica delle rovine non era per nulla nota. 

Negli ultimi 20 anni, persone come Cyril Hromnik, Richard Wade, Johan Heine e una manciata d’altri hanno scoperto che queste strutture in pietra non sono ciò che sembrano essere. In realtà questi sono ora ritenuti i resti di antichi templi e osservatori astronomici di antiche civiltà perdute, che risalgono a molte migliaia di anni fa.





Sembrerebbe che gli esseri umani abbiano sempre apprezzato l'oro. è anche menzionato nella Bibbia, che descrive i fiumi del Giardino dell’Eden: Genesi 2:11 - Il nome del primo [fiume] è Pishon; scorre intorno a tutto il paese di Havilah, dove c'è l'oro. Il Sud Africa è conosciuto come il più grande paese produttore di oro al mondo. La più grande zona di produzione d’oro del mondo è il Witwatersrand, la stessa regione dove l'antica metropoli si trova. Infatti nelle vicinanze di Johannesburg, una delle città più note del Sud Africa, è anche un luogo chiamato "Egoli", che significa la città d'oro. 

Sembra molto probabile che l'antica metropoli sorgesse a causa della sua vicinanza con l'offerta d’oro più grande del pianeta. Ma perché gli antichi lavoravano così alacremente nelle miniere d'oro? Non si può mangiare. E' troppo tenero da utilizzare per la produzione di utensili. Non è molto utile per qualsiasi cosa, tranne gli ornamenti e la sua bellezza fisica è pari con altri metalli come il rame o l’argento. Perché mai l'oro divenne così importante per i primi Homo sapiens?

Forse un retaggio di conoscenze perdute antidiluviane ereditate dagli homo sapiens-sapiens delle civiltà storicamente e tradizionalmente conosciute, quelle stesse che raffiguravano i loro “Antichi Dei” con la pelle blu. Quegli stessi “Antichi Dei” che lasciarono in eredità quelle antiche conoscenze a cui appartenevano anche le applicazioni farmaceutiche di alcuni elementi chimici o altro che potrebbero oggi permettere un salto in avanti non indifferente alla scienza medica ma che al tempo stesso rappresentano un grosso pericolo per le multinazionali chimico-farmaceutiche e l’enorme mercato del farmaco basato su brevetti e sui principi attivi di proprietà di una ristretta oligarchia che controlla il mondo.

I nobili da sempre si uniscono tra di loro, tra consanguinei, forse proprio per preservare a livello genetico un ceppo, una radice comune e antica, collegata a quegli “Antichi Dei”, discendenti di un tempo remoto dimenticato dalla storia che vive ancora oggi nei miti di Atlantide e dell’Età dell’oro. Come sostiene Giorgio Pastore nel suo libro “Dei del Cielo, Dei della Terra” pubblicato da Eremon Edizioni nel 2007 a pagine 243 e 244, all’origine della credenza che i nobili e l’aristocrazia di tutti i secoli siano collegati agli atlanti dei c’è la conferma di Manetone e di Erodoto relativamente al fatto che gli Egizi, i quali facevano molta attenzione all’uso dei colori nei loro affreschi dipingevano Amon e Shu con la pelle azzurra e Osiride e Thot con la pelle verde. Questi sarebbero stati abitanti di Atlantide, scampati al disastro che interessò la loro terra così come il resto del mondo. La prima elìte. I primi sovrani del mondo. 

A tal proposito non possiamo tralasciare il fatto che ancora oggi esistono popolazioni di indios dalla pelle tendente al blu sugli altopiani delle Ande oppure il fatto che gli antichi abitanti della Scozia usassero dipingersi la pelle di blu oppure ancora che i Tuareg, popolazione berbera nomade del deserto del Sahara sono anche soprannominati "Uomini Blu", con riferimento alla tradizione degli uomini di coprirsi il capo ed il volto con un velo blu (la tagelmust), del cui colore rimangono alcune tracce sulla pelle.

Un tuareg

Tradizioni, usi e costumi sorgenti forse in ricordo delle caratteristiche fenotipiche dei loro dei o dell’utilizzo che questi facevano dell’argento e dell’oro colloidale proprio come Paul Karason oggi di cui abbiamo parlato all’inizio di questo articolo. Caratteristiche genetiche recessive che forse permangono ancora nel codice genetico del genere homo nascoste tra centinaia e centinaia di combinazioni di caratteristiche genetiche dominanti, ma che in taluni, rarissimi, casi e a determinate condizioni riemergono, fornendo oggi preziosi indizi sul nostro passato che difficilmente vengono colti come tali.

In America vive dal 1800 una famiglia con la pelle blu, sono i Fugate. Il colorito bluastro è frutto di un’anomalia genetica a carattere recessivo, che è diventata “dominante” a seguito dei numerosi matrimoni e unione fra consanguinei. Il gene della methaemoglobinemia, questa la definizione dell’alterazione del DNA che la provoca, era inizialmente presente nel codice genetico di Elizabeth Smith, una ragazza dalla carnagione molto chiara e dai capelli rossi, che incontrando e sposando Martin Fugate, un orfano di origini francesi stabilitosi tra le montagne del Kentucky, aveva dato alla luce 7 figli, quattro dei quali con la pelle blu.

La famiglia Fugate in una immagine dell’epoca

La loro condizione, come sottolineano gli studiosi che ne sono venuti a conoscenza nel 1958, è stata ulteriormente accentuata dall’isolamento in cui si trovavano a vivere e quindi dai rapporti sessuali incestuosi. Inoltre, come spiega sul Try City Herald, Ruth Pendegrass, la ricercatrice che si è occupata della famiglia Fugate-Smith, la loro tipicità genetica, detta anche met-H, rendeva il sangue più denso e scuro, provocando anche una riduzione dell’ossigeno nel flusso sanguigno.

Essi, quindi per “potersi vedere come gli altri” e cioè, con una pelle rosea, avevano bisogno di sottoporsi a una serie di trattamenti che modificassero il pigmento naturale dell’epidermide. La dottoressa Pendegrass, infine, ha riportato che, con il passare degli anni, la generazione dei Fugate-Smith ha iniziato a combinarsi con altri individui “esterni” a loro, permettendo al gene met-H di diventare recessivo e “statisticamente insignificante”.

Solitamente il gene che provoca questa malattia è naturalmente recessivo, è capitato però che i Fugate in seguito si imparentassero con un altra famiglia, gli Smith, e in questa famiglia qualcuno possedeva il medesimo gene recessivo. A causa del ristretto numero di appartenenti alla comunità, le due famiglie continuarono a unirsi tra consanguinei e i membri della famiglia continuarono ad avere la caratteristica carnagione blu, fino agli anni’ 60. Gli uomini dalla pelle blu, ieri come oggi, sono lì, a testimoniare l’esistenza di una storia che non conosciamo, ma che abbiamo il diritto di sapere e il dovere di ricercare. Un altro tassello del puzzle a cui cerchiamo di trovare la collocazione idonea nel grande Mosaico della Verità.

Fonti:

martedì 29 ottobre 2013

Capricorn One

Sì, gli americani sono andati sulla Luna… solo non ci sono andati quando ce l’hanno fatto credere a noi, o meglio, quelle immagini che abbiamo visto nel 1969 non erano quelle reali dello sbarco sulla Luna.

Mentre mezzo mondo era incollato alla tv a osservare attori (come avremmo potuto riconoscere Armstrong dentro quelle impenetrabili tute spaziali), i veri astronauti vedevano cose che non possiamo neppure immaginare.

Il 20 luglio 1969 tutto il mondo era incollato alla televisione per vedere le immagini del primo sbarco sulla Luna. E se fosse stato tutto falso? Sono molte le prove a suffragio della teoria del complotto. Le persone che supportano questa tesi non hanno cambiato idea nel corso del tempo, anzi sono aumentati coloro che pensano che fosse tutta una montatura degli Stati Uniti per dimostrare la loro supremazia nei confronti dell’Unione Sovietica.

Recenti sondaggi indicano che circa il 20% degli americani crede che gli Stati Uniti non siano mai atterrati sulla Luna. Dopo le missioni Apollo terminate negli anni Settanta, perché non vi siamo più tornati? Solo durante il mandato di Richard Nixon, l’umanità ha raggiunto il satellite della Terra, ma come mai dopo lo scandalo Watergate non è più importato a nessuno?

In questo articolo vi presenterò alcune delle prove proposte nel corso degli anni a suffragio del fatto che il primo sbarco sulla Luna (e i successivi) fosse in realtà una bufala di proporzioni mondiali.













http://fintatolleranza.blogspot.it/2013/10/luomo-sulla-luna-nel-1969-tutto-finto.html

lunedì 28 ottobre 2013

UFO. Autorizzato al Decollo!

Avvistamenti ad alta quota, incontri a tu per tu con oggetti volanti di difficile interpretazione. Accade spesso ai piloti militari e civili, molto più spesso di quanto non immaginiamo. “Tra di noi ne parliamo spesso, il materiale e le notizie circolano, ma non escono all’esterno se non molto raramente”, ammette infatti Marco Guarisco, da oltre 20 anni ai comandi di un aereo.


Sarebbero centinaia i casi, forse anche di più, ma chi può dirlo? Quelle chiacchiere tra piloti restano quasi sempre solo aneddoti da raccontare agli amici più fidati, mai agli estranei. Il motivo è presto detto. “Essenzialmente perchè rischiamo di perdere il posto di lavoro. Con quello che costa conseguire un brevetto di volo, in termini di tempo e di denaro, ci si pensa due volte prima di minare la propria sicurezza. Andare in giro a dire di aver visto un Ufo può dare spiacevoli conseguenze. Se l’evento non è eclatante, si preferisce tacerlo”, dice il nostro pilota.

Le procedure, tuttavia, prevedono che sia steso un rapporto ogni volta che in quota accade qualcosa di imprevisto. “Certo, ci sono dei moduli prestampati, nei quali indicare esattamente cosa è avvenuto, che tipo di oggetto è stato visto, a che altezza, quanto si è avvicinato”, spiega Guarisco. “Ma di solito, i rapporti vengono stilati solo quando non se ne può proprio fare a meno, ovvero quando l’oggetto era a distanza ravvicinata e si è rischiata una collisione. Ma anche in questo caso, i documenti restano in ambienti ufficiali: non vengono divulgati, se non i rarissimi casi o dopo molto tempo.”

14 luglio 2010 - Sfera UFO fotografata da un volo di linea sopra Rio de Janeiro

Per pilotare un caccia o un aereo carico di passeggeri, si richiedono nervi saldi e una stabilità psicologica a prova di bomba. E dire di aver visto un Ufo sfrecciare accanto alla cabina di pilotaggio certo non depone a favore della solidità mentale di chi lo racconta. “Infatti. Se dici una cosa del genere, come minimo trascorri tre giorni presso il Centro di igiene mentale dell’Aeronautica militare a fare test ed esami di ogni tipo. Poi ti fanno firmare un documento nel quale dichiari quello che hai visto. A tuo rischio e pericolo.”

Eppure, non parlare del fenomeno non significa che il fenomeno non esista. “Gli Ufo li vediamo noi piloti, li vedono e li fotografano i passeggeri, li vedono anche nella torre di controllo. Fanno quasi parte del traffico aereo ordinario. Anche se a volte, quelle presenze sono visibili ad occhi nudo, ma non compaiono sulle strumentazioni, oppure al contrario risultano sui radar , ma non si vedono in cielo. Effettivamente, è un fenomeno parecchio complesso”, chiosa Marco Guarisco.

Per lui, se vogliamo, è un po’ più facile parlarne perchè la sua prima esperienza in fatto di Ufo l’ha avuta quando era solo un bambino ed insieme ad altre due persone vide un enorme oggetto misterioso.” Avevo 6 anni, era poco prima di Natale. Aveva tre luci bianche e una rossa al centro, era nero e perfettamente triangolare. Si muoveva lentamente sopra di noi senza emettere rumore, poi si è fermato- immobile- per qualche minuto prima di sparire in un millesimo di secondo.” Da quel giorno, Guarisco ha iniziato un suo personale approfondimento sull’argomento, che lo ha portato da adulto ad entrare nel Centro Ufologico Nazionale.

L’esperienza si è poi ripetuta nel 2000: mentre si preparava al decollo, in un piccolo aeroporto lombardo, vide qualcosa di assolutamente anomalo. “Nel cielo, sulla verticale di un altro velivolo già decollato, c’era qualcosa di strano. Lo osservavo con attenzione, il cielo non era limpido e non capivo cosa fosse. Ma poi ho capito. Era una sfera grigio chiaro, opaca, metallica, senza ali e senza motore, grande circa 6 o 7 metri che girava sopra l’aeroporto.

Una Sfera simile a quella avvistata da Marco Guarisco

Compiva evoluzioni al di fuori della nostra portata, perchè ancora non siamo in grado di virare ad angolo retto oppure di restare fermi, sospesi per poi accelerare di colpo: tutto ciò va oltre le leggi dell’aerodinamica. Eppure decine di persone hanno visto quell’oggetto, anche sull’aereo in volo. Ad un certo punto, la sfera se ne è andata. Tutto è avvenuto in pieno giorno, non sto parlando di lucine in lontananza: era lì ed era ben visibile, impossibile che tutte quelle persone insieme abbiano avuto una svista.”

Domanda: cosa ha provato? Più paura o più curiosità? “Devo essere sincero: ho provato principalmente una bella soddisfazione. Perchè io ero già coscio della presenza degli Ufo, ma molti dei colleghi che erano con me quel giorno e che hanno assistito a quella scena ne avevano sempre riso. Da quel giorno, hanno cambiato idea: forse hanno capito che qualcosa di strano, lassù, c’è davvero.”

http://noiegliextraterrestri.blogspot.it/2013/10/marco-guarisco-pilota-civile-gli-ufo-fanno-parte-del-traffico-ordinario.html

domenica 27 ottobre 2013

Grosso Guaio a Washington

Gli statunitensi perdono la fiducia nelle istituzioni a causa della guerra più lunga nella storia (la guerra in Afghanistan, che dura ormai da 12 anni) e della più grave crisi finanziaria dai tempi della Grande Depressione. John Titor si era solo sbagliato di qualche anno… oppure il piano programmatico dell’agenda del Player C di cui era venuto a conoscenza è stato soggetto a revisioni successive da parte del NWO stesso, ma purtroppo non si è riusciti a bloccarlo.

jericho202b

Ancora una volta possiamo interpretare le profezie come rivelazioni di un piano programmatico già ben definito che magari ha subito delle rettifiche in virtù di mutate condizioni geopolitiche non prevedibili al momento della stesura del piano.

Ogni giorno cresce il malcontento popolare negli Stati Uniti per la crisi e le guerre. Alcuni politologi sostengono che Washington si prepara a introdurre misure di emergenza contro eventuali sviluppi nel Paese. Il 1 ottobre gli USA sono entrati nel nuovo anno fiscale senza una finanziaria e con il più alto debito pubblico nella storia del Paese. Il segretario alla Difesa Chuck Hagel, ai primi di ottobre ha rilevato che “molti nel Paese sono contro le autorità e contro tutto ciò che accade.” Ha confessato che gli statunitensi perdono la fiducia nelle istituzioni a causa della guerra più lunga nella storia (la guerra in Afghanistan, che dura ormai da 12 anni) e della più grave crisi finanziaria dai tempi della Grande Depressione.

Secondo l’analista politico Nikolaj Malishevskij, “a quanto pare Washington si prepara a introdurre misure di emergenza relative ad eventuali sviluppi. E non si dimentichi l’invito del leader del Ku Klux Klan, Richard Preston, agli statunitensi “a prepararsi alla guerra civile contro Barack Obama e i suoi seguaci”, e a farlo ad ottobre, celebrando il 150° anniversario della battaglia decisiva nella guerra civile negli Stati Uniti.” In ogni caso, secondo l’esperto, ci sono chiari segni di crescente tensione nella società statunitensi. Unità dei marines si muovono velocemente dall’Afghanistan verso gli Stati Uniti e si addestrano a combattere in ambienti urbani. “Dal 10 settembre sono state cambiate le esercitazioni previste. Tutte le esercitazioni previste a settembre sono state rinviate ad ottobre. 

Inoltre, hanno vietato al personale militare dell’Esercito degli Stati Uniti in vacanza, di lasciare il Paese tra il 28 settembre e il 5 novembre“, dice Malishevskij. Prima del 28 settembre sono stati istituiti dei corsi di tiro (con fucili da caccia e fucili AR-15) e uso dei coltelli per le decine di migliaia di dipendenti del Department of Homeland Security (Dipartimento di Sicurezza Nazionale, DHS). Entro il 1° ottobre, il dipartimento ha ricevuto, per le operazioni urbane, 2717 veicoli blindati antimine armati prodotti dalla Navistar Defense. Il 30 settembre sono terminati i corsi per i soldati della Guardia Nazionale degli Stati Uniti nel reprimere le rivolte e affrontare le emergenze. Dal 25 settembre, gli USA hanno iniziato i test quotidiani del sistema di allarme d’emergenza. Il 29 settembre hanno testato simultaneamente i satelliti di comunicazione e i GPS.

“Mai prima d’ora, questi eventi sono coincisi“, dice l’analista politico Nikolaj Malishevskij. “Tutti questi preparativi indicano che gli Stati Uniti si trovano ad affrontare alcuni gravi problemi interni. In queste situazioni c’è sempre la forte tentazione (…) di distogliere l’attenzione dagli Stati Uniti e del mondo su un altro ‘soggetto’“, riassume il politologo. “Il piano degli Stati Uniti potrebbe basarsi, per esempio, su un possibile attacco contro la Siria che coinvolgerebbe l’Iran in questa guerra, che provocherebbe attacchi contro Israele e la guerra inevitabilmente darebbe un altro carattere ai problemi finanziari degli Stati Uniti“, dice l’esperto.

http://www.altrainformazione.it/wp/2013/10/10/la-casa-bianca-teme-una-guerra-civile-negli-stati-uniti/

sabato 26 ottobre 2013

I Sotterranei di Angkor Wat

Di pari passo con il progresso della tecnologia, aumentano le possibilità di fare nuove scoperte in campo archeologico, che fino a poco tempo fa erano ritenute impossibili.

angkor

Il Lidar, uno strumento che fonde la tecnologia laser con quella del radar, si è rivelata particolarmente utile nella scoperta di edifici preistorici sepolti e di rovine di antiche città credute perdute.

In realtà, il Lidar non penetra attraverso il terreno, nè permette di vedere attraverso la fitta vegetazione delle foreste, ma riesce a ricostruire ciò che vi è al di sotto grazie ad un impulso laser che viene riflesso dagli oggetti o dalle superfici nascoste.

Utilizzando per la prima volta in assoluto questa straordinaria tecnologia sul sito di Angkor in Cambogia, un gruppo di archeologi di Sydney ha scoperto una rete di templi completamente sconosciuta e un’intera città nascosta dalla rigogliosa foresta cambogiana.

“Il laser-scanner, o Lidar, ci ha dato la possibilità di vedere attraverso il fitto manto della foresta e di rilevare tracce di civiltà rimanendo sul suolo della foresta”, spiega Damian Evans dell’Università di Sydney. “Nessuno di noi era del tutto sicuro che avrebbe funzionato, o che ci sarebbe stato qualcosa da vedere. Ma lo abbiamo fatto lo stesso”.

Dalle quattro miliardi di misurazioni laser di Angkor, ne è venuta fuori una mappa elaborata da un computer ad alte prestazioni. I ricercatori hanno guardato con emozione intere città individuate per la prima volta sotto la giungla nordoccidentale della Cambogia.

Si tratta di una scoperta stupefacente! L’estensione della città è molto maggiore di quanto si credesse, quindi la popolazione era molto più numerosa di quanto gli scienziati avessero ipotizzato. “Abbiamo scoperto che queste strutture si estendono su un’area di circa 35 chilometri quadrati, piuttosto dei 9 che in precedenza erano stati mappati”, ha detto Evans.

Inoltre, si pensava che la città di Angkor fosse circondata da mura e fossati, ma i ricercatori hanno scoperto che il suo perimento si estende ben oltre i limiti immaginati in precedenza. Secondo Evans, la città fu progettata con un piano urbanistico molto preciso: le strade correvano in un griglia precisa est/ovest e nord/sud, simile allo schema delle grandi strade di New York.

Ogni settore della città è stato misurato esattamente distante 100 metri l’uno dall’altro, con 4 abitazioni e 4 vasche rettangolari, una per ogni abitazione. Le abitazioni sono state collocate su tumuli di terra più elevati rispetto alle risaie circostanti, in modo da non essere soggette alle inondazioni durante la stagione delle piogge.

Gli scienziati si chiedono da tempo chi erano le persone che hanno costruito questi edifici meravigliosi, da dove venivano, come vivevano, come abbiano fatto a prosperare in un luogo sferzato dai monsoni asiatici e, soprattutto, che fine hanno fatto?

Grazie alla tecnologia lidar, i ricercatori australiani hanno scoperto almeno una mezza dozzina di nuovi templi non documentati precedente, situati nelle immediate vicinanze di Angkor Wat, il tempio divenuto simbolo della Cambogia.

Le strutture appena scoperte si estendono chiaramente oltre le indagini dei ricercatori australiani, il che significa che la città è ancora più estesa di quanto abbiano scoperto.

Attualmente si sta organizzando una nuova raccolta fondi per una seconda missione lidar, al fine di estendere la copertura e dare un primo sguardo ad una zona che i ricercatori ritengono ricca di complessi templari.

A quanto pare, quella dei ricercatori australiani è solo l’inizio di una serie di scoperte interessanti. Molto presto i ricercatori potrebbero fornire importanti informazioni per far luce sul misterioso passato del nostro pianeta.

venerdì 25 ottobre 2013

Io sono Immortale... E anche tu lo sei, se lo vuoi!

Molti di noi, a buona ragione, temono la morte. Noi crediamo nella morte perchè così ci è stato detto: “noi moriremo”!

anima-quantistica

Siccome identifichiamo la nostra persona con il corpo, e sappiamo che gli organismi biologici sono destinati a morire, ci siamo sempre più convinti che la morte del corpo sia anche la fine della nostra coscienza.

Ma una nuova teoria scientifica suggerisce che la morte corporale non è l’evento terminale che pensiamo. Scopriamo l’affascinante teoria del “Biocentrismo”.

Il dott. Robert Lanza è attualmente direttore scientifico presso l’Advanced Cell Technology ed è professore aggiunto presso la Wake Forest University School of Medicine.

Ha pubblicato centinaia di articoli scientifici e numerose invenzioni e ha scritto, fino ad ora, più di 30 libri, tra i quali “Principles of Tissue Engineering” (Principi di ingegneria dei tessuti) e “Essentials of Stem Cell Biology” (Fondamenti di biologia delle cellule staminali), due pubblicazioni che sono riconosciute come riferimenti definitivi in campo scientifico.

robert-lanzaIn un articolo scritto per l’Huffington Post, il dott. Robert Lanza descrive un’affascinante teoria scientifica che è stata definita “biocentrismo” e che potrebbe offrirci una visione completamente nuova, dal punto di vista scientifico, della morte e del destino della coscienza umana dopo la morte.

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Come abbiamo già scritto in un recente post, la fisica quantistica è alla base di questa rinnovata attenzione che la scienza sta dedicando alla coscienza umana, tanto da far definire “l’anima” come una delle strutture fondamentali dell’Universo.

La fisica quantistica potrebbe spiegare l’esistenza dell’anima.

La coscienza non è più solo un problema per i biologi, i filosofi e i teologi, ma lo è diventata anche per la fisica. Ad oggi, nella fisica moderna non esiste nessuna spiegazione valida che giustifichi come un gruppo di molecole in un cervello possa creare la coscienza.

La bellezza di un tramonto, il sapore di un pasto delizioso o l’innamoramento, sono tutti misteri ai quali la scienza non è ancora in grado di dare una spiegazione convincente.

Certo, la biologia e la neurologia possono spiegare i meccanismi che regolano il funzionamento del cervello rispetto agli stimoli ricevuti dai sensi, ma non siamo ancora in grado di spiegare, dal punto di vista scientifico, la soggettività dell’esperienza sensoriale.

Quel che è peggio, è che nessuna disciplina scientifica è capace di spiegare in che modo la coscienza possa emergere dalla materia. La nostra comprensione dell’enigmatico fenomeno della coscienza è praticamente nulla.

La teoria scientifica, chiamata biocentrismo, cerca di raffinare queste considerazioni. Uno degli aspetti più noti della fisica quantistica sta nel fatto che certi fenomeni non possono essere previsti in maniera assoluta.

L’unica possibilità che abbiamo è quella di calcolare le probabilità che un determinato evento si verifichi. Secondo l’interpretazione offerta della Teoria del Multiverso, a ciascuno di questi eventuali eventi corrisponde un universo differente.

Esiste un numero infinito di universi, e tutto ciò che potrebbe accadere, si verifica in qualche universo. Tutti gli universi possibili esistono simultaneamente, indipendentemente da ciò che accade in ciascuno di essi.

Quindi significa che le leggi che regolano gli infiniti universi possono essere, appunto, infinite. Chi o cosa pone le regole che sono alla base di questi infiniti universi?

Ora, un noto esperimento di fisica quantistica, dimostra che l’osservatore è in grado di determinare il comportamento delle particelle. Cosa significa ciò? Qual è la relazione che c’è tra la percezione del mondo e il mondo in sè?

E’ possibile che il mondo che abbiamo sotto gli occhi sia determinato, in larga parte, dalla nostra mente? Lo spazio è il tempo sono dimensioni che esistono a prescindere dall’osservatore, oppure il nostro cervello, in qualche modo, li determina?

Secondo il biocentrismo, lo spazio e il tempo non sono quelle dimensioni immutabili e rigide che abbiamo sempre pensato. Secondo le considerazioni degli esperimenti di fisica quantistica, tutta la nostra esperienza sensoriale non è altro che un vortice di informazioni che si verificano nella nostra mente.

Lo spazio e il tempo sono semplicemente “regole” create dal nostro cervello attraverso le quali la nostra coscienza cerca di dare un “ordine” a quella esperienza che chiamiamo “realtà”.

Come già scriveva Ralph Waldo Emerson nel 1844 in Experience:

“Abbiamo capito che non vediamo la realtà direttamente, ma mediatamente e che non abbiamo alcuna possibilità di modificare o correggere le lenti colorate attraverso le quali vediamo il mondo, nè di calcolare l’entità dei loro errori. Forse queste lenti hanno un potere creativo, forse non esiste nessun oggetto”.

Chiaramente, tutto ciò trascende le nostre idee classiche di spazio e tempo.

 Già, ma allora che cosa è la coscienza?

Secondo Robert Lanza, sebbene i singoli corpi siano destinati alla morte e alla disintegrazione, la coscienza viva dell’individuo – il “chi sono” – esiste come forma di energia (circa 20 watt) che opera all’interno del cervello.

Siccome il Secondo principio della Termodinamica (uno degli assiomi più sicuri della scienza) afferma che l’energia non si può nè creare, nè distruggere, ma solo trasformare, dobbiamo concludere che questa “energia di coscienza” che opera nel cervello non scompare con la morte del corpo.

L’esperienza di premorte di un neurochirurgo: sono stato in paradiso

Se è vero che spazio e tempo sono “filtri” posti dal cervello alla nostra coscienza, dobbiamo concludere che in un territorio senza tempo e senza spazio la morte non può esistere. L’immortalità non significa una vita perpetua nel tempo, ma risiede piuttosto in una realtà totalmente al di là dello spazio e del tempo.

Conclusioni
Per molti secoli, a partire dal Rinascimento e con la rivoluzione scientifica, una visione rigida del cosmo ha dominato il pensiero scientifico. Questo modello ci ha portato innumerevoli intuizioni sulla natura dell’universo e numerose applicazioni tecnologiche che hanno trasformato ogni aspetto della nostra vita.

Ma questo modello, inizia a manifestare tutti i suoi limiti nel riuscire a spiegare in maniera esaustiva la complessità della realtà. Il vecchio modello cosmologico propone l’immagine di un universo come una immensa collezione senza vita di particelle che rimbalzano l’una contro l’altra, obbedendo a leggi fisiche predeterminate dalle origini misteriose.

L’avvento della fisica quantistica ha portato una ferita nel modello dell’universo-orologio, che da una prospettiva prevedibile dei fenomeni fisici, si sta addentrando in una prospettiva semi-prevedibile.

Tuttavia, con l’attuale paradigma cosmologico, rimangono aperti ancora molti problemi, alcuni ovvi, altri raramente citati, ma altrettanto fondamentali. Ma il problema di fondo riguarda la vita che, sin dalla sua comparsa, rimane ancora un processo scientificamente sconosciuto, sebbene alcuni meccanismi di sviluppo possono essere compresi tramite i meccanismi della Teoria di Darwin.

Il problema più grande è che in una particolare forma di vita, quella umana, esiste un fenomeno come quello della coscienza, la cui comprensione rimane ancora, a dir poco, un mistero.

Se il 20° secolo è stato dominato dalla fisica, il 21° secolo si configura come l’epoca della convergenza tra diverse discipline, fino ad oggi ancora in apparente conflitto tra loro, quali la fisica e la filosofia, la biologia e la teologia. Tutto sembra convergere in una unificazione dei saperi.

Forse è questo il tentativo più qualificante di una teoria come quella del biocentrismo, secondo la quale la vita precede l’esistenza dell’Universo. E’ un concetto semplice ma sorprendente: la vita determina l’universo, anziché il contrario.

Laddove misticismo e scienza, mito e storia si uniscono ritorniamo all'Alchimia e all'antico sapere delle civiltà perdute antidiluviane.

Ed ecco che le credenze, i miti e i testi sacri antichi (penso ai Veda) di culture a noi lontane nello spazio e nel tempo, così ricche di concetti misteriosi e storie incredibili assumono tutto un altro significato!

I tasselli pian piano vanno al loro posto e iniziamo ad avere una visione di insieme del meraviglioso disegno della Verità il quale ci fornirà quelle risposte che andiamo cercando da sempre...

giovedì 24 ottobre 2013

I Tempi che Cambiano

Mentre l’Assemblea generale del’ONU doveva dibattere della realizzazione degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, era tutta un’altra questione a preoccupare i diplomatici: gli Stati Uniti sono ancora la superpotenza che sostengono di essere dopo il crollo dell’Unione Sovietica, oppure è giunto il tempo di liberarsi dalla loro tutela?


Nel 1991, gli Stati Uniti avevano considerato che la fine del loro grande rivale liberava il loro budget militare e permetteva loro di sviluppare la propria prosperità. Il presidente George H. Bush (il padre) aveva cominciato, dopo l’operazione Desert Storm, a ridurre le dimensioni delle sue forze armate. Il suo successore, Bill Clinton, rafforzò questa tendenza. Tuttavia, il Congresso repubblicano, eletto nel 1995, rimise in questione questa scelta e impose un riarmo senza nemici da combattere. I neo-conservatori lanciarono il loro paese all’assalto del mondo per creare il primo impero globale.

Fu solo in occasione degli attentati dell’11 settembre 2001 che il presidente George W. Bush (il figlio ) decise di invadere successivamente l’Afghanistan e l’Iraq, la Libia e la Siria, poi la Somalia e il Sudan, e di terminare con l’Iran, prima di volgersi verso la Cina.

Il bilancio militare degli Stati Uniti ha raggiunto oltre il 40 per cento delle spese militari del mondo. Tuttavia, questa stravaganza ha una fine: la crisi economica ha costretto Washington a fare delle economie. In un anno, il Pentagono ha licenziato un quinto del suo esercito e ha fermato diversi suoi programmi di ricerca. Questo drastico calo è appena all’inizio e ha già disarticolato l’insieme del sistema. È chiaro che gli Stati Uniti, nonostante la loro potenza superiore a quella dei venti più grandi paesi del pianeta, Russia e Cina incluse, non sono più in grado di dedicarsi attualmente a delle vaste guerre convenzionali.

Washington ha così rinunciato ad attaccare la Siria non appena la flotta russa è stata dispiegata lungo la costa mediterranea. Per lanciare i suoi missili Tomahawk, il Pentagono doveva a quel punto farli partire dal Mar Rosso sorvolando l’Arabia Saudita e la Giordania. La Siria, e i suoi alleati non statali, avrebbero risposto con una guerra regionale, facendo precipitare gli Stati Uniti in un conflitto troppo grande per loro.

In un articolo pubblicato dal New York Times, il presidente Putin ha aperto il fuoco. Ha sottolineato che «l’eccezionalismo americano» è un insulto all’uguaglianza degli esseri umani e può portare solo al disastro. Sul podio delle Nazioni Unite, il presidente Obama gli ha risposto che nessun’altra nazione, nemmeno la Russia, avrebbe desiderato portare sulle proprie spalle il fardello degli Stati Uniti. E che se facevano la polizia del mondo, era proprio per garantire l’uguaglianza degli esseri umani.

Questo intervento non ha nulla di rassicurante: questo perché gli Stati Uniti si dichiarano superiori al resto del mondo e non considerano l’uguaglianza degli esseri umani se non come quella di chi gli è assoggettato.

Ma l’incantesimo si è rotto. La presidente del Brasile, Dilma Rousseff, si è fatta applaudire nel reclamare delle scuse da Washington per il suo spionaggio universale, mentre il presidente della Confederazione elvetica ha denunciato la politica della forza USA. Il presidente della Bolivia, Evo Morales, evocava la traduzione del suo omologo USA davanti alla Giustizia internazionale per crimini contro l’umanità, mentre il presidente serbo, Tomislav Nikolić, ha denunciato la farsa dei tribunali internazionali che condannano solo i nemici dell’Impero, ecc.

Si è passati così da una critica proveniente da alcuni Stati antimperialisti a una rivolta generalizzata che comprendeva gli alleati di Washington.

Mai, l’autorità dei padroni del mondo era stata così pubblicamente contestata, segno che dopo la loro ritirata siriana, non fanno più paura.

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