Il Col. Corso riteneva che vi fosse una interazione fra le EBE pilotanti l'UFO ed il mezzo spaziale tanto incredibile quanto fantastica, e cioè una interfaccia simbiotica di tipo bio-meccanico ed elettronico fra chi pilota ed il velivolo da lui controllato. Egli vide ciò come una forma di ergonomia digitale comprendente un flusso di elettromagnetismo che legava dal punto di vista neurologico l'EBE alla propria navicella. Era come se il pilota e il mezzo diventassero una sola entità, in cui il cervello della EBE si integrava con l'onda elettromagnetica propagantesi attorno all'UFO. Utilizzando una banda frontale atta a trasmettere i propri impulsi psichici, l'EBE appariva in grado di manipolare diversi campi elettromagnetici mediante le proprie onde telepatiche come pure mediante le punte delle dita attraverso dei cambiamenti sequenziali (come se suonasse un pianoforte) atti ad aumentare o diminuire la velocità della navetta, nonché di controllarne le varie manovre nell'atmosfera.
Le onde elettromagnetiche si manifesterebbero talvolta come collettori distribuiti tutt'intorno al veicolo, e ciò spiegherebbe i numerosi avvistamenti di UFO accompagnati da luci colorate mentre procedono nell'atmosfera. Il Col. Corso riteneva che le EBE fossero il prodotto di una ingegneria genetica aliena specificamente rivolta alla creazione di piloti atti ad affrontare il volo spaziale. Gli esseri umani, come i programmi USA e dell'URSS prima e russo poi hanno provato, non possono viaggiare su lunghe distanze senza registrare una serie di controindicazioni avverse. Anche in missioni spaziali di corta durata astronauti e cosmonauti hanno sperimentato perdita di massa corporea e di stabilità, danni al sistema immunitario, criticità digestive e spossatezza generale I nostri stessi esperimenti di clonazione hanno dimostrato che sarebbe teoricamente possibile costruire geneticamente un "perfetto" viaggiatore spaziale. È forse questo ciò che hanno davvero fatto gli Extraterrestri centinaia di migliaia se non milioni di anni fa? Di che genere di tecnologia disponevano per creare entità (le EBE) geneticamente progettate e computerizzate in grado di esplorare la galassia?
Le creature che viaggiano da un mondo all'altro su mandato dei loro creatori alieni sono allora state progettate a livello genetico specificamente per affrontare i viaggi spaziali? Cosa accadrebbe allora, si chiede Corso, se potessimo raggiungere il pianeta delle EBE di Roswell? Vi troveremmo forse una razza ben diversa dalle creature schiantatesi nel New Mexico nel 1947? Si trattava di entità bio-geneticamente prodotte in serie (clonate) per affrontare i rischi dei viaggi spaziali e non per operare nel mondo dei lori creatori?
Non certo a torto, Corso conclude che per viaggiare nello spazio su lunghe distanze dovremmo essere "più" che umani. Seguendo i criteri della presunta progettazione genetica delle EBE, i viaggi spaziali sarebbero grandemente agevolati da un corpo atto a proteggere l'organismo dalle radiazioni: Dovremmo dipendere da un elettromagnetismo autoprodotto piuttosto che da ossigeno e cibo. E un incredibile accorciamento nei tempi di viaggio sarebbe prodotto dall'uso di una propulsione elettromagnetica, una energia attivata in funzione delle nostre necessità, come l'elettricità. Sulla base delle relazione autoptiche del Walter Reed Hospital dell'Esercito, il Col. Corso riteneva che le EBE fossero esseri o clonati o comunque realizzati specificamente per il volo spaziale, dal momento che i loro sistemi bio-organici sembravano non solo adattarsi perfettamente ai rigori della esposizione per lunghi periodi alla gravità zero e alle radiazioni cosmiche, ma anche interfacciarsi perfettamente con il mezzo pilotato. Secondo Corso, il cervello delle EBE aveva quattro parti, due per così dire "computerizzate" e due normali. Era quest'organo che presiedeva alla loro "missione"?
Per esempio, il cervello era elettromagneticamente interconnesso con il sistema della navicella mediante impianti in silicio nei lobi cerebrali. Questi ultimi erano caratterizzati da quello che gli analisti medici dell'Esercito descrivevano come un insieme di "avvolgimenti esterni", sul tipo di quelli posti interfacciati ad una massa magnetica utilizzata per aumentare le emissioni elettromagnetiche. I patologi dell'Esercito non furono mai in grado di misurare alcuna di tali emissioni, in quanto le EBE erano morte e la loro attività cerebrale era cessata. Ma, ritenendo che ciò che i patologi avevano riscontrato indicasse quanto il cervello si supponeva fosse effettivamente in grado di fare, nulla esclude che tali "avvolgimenti esterni" attorno alle teste delle EBE fossero deputati a quanto sopra detto.
Il cervello delle EBE aveva quattro lobi dei quali il Lobo 1 era il più grande. Corso riteneva dalle sue dimensioni che esso non solo funzionasse quale "cervello principale", ma fosse altresì quello dello stesso velivolo, quale parte integrante dello stesso schema progettuale dell'UFO.
Il Lobo 2 sembrava agire come in funzione ausiliaria rispetto al Lobo 1, forse in quanto contenente varie istruzioni di programmazione, dati di navigazione, nonché istruzioni in caso di guasti o danni al mezzo o di decisioni critiche. Era come se tale lobo fosse simile ad un cervello umano primitivo caratterizzato da "reazioni di fuga", e cioè dalla capacità di reagire propriamente per salvare il mezzo e i suoi occupanti.
Il Lobo 3 era simile al cervello umano, controllante funzioni di supporto vitale come il cuore, il polmone e i muscoli. Esso era altresì in grado di ridurre i requisiti energetici di tali funzioni vitali nel caso di lunghi viaggi nello spazio.
Il Lobo 4 controllava la maggior parte del sistema dei muscoli volontari e consentiva alle EBE azioni indipendenti, forse nel caso di missioni ricognitive su pianeti lontani, in modo abbastanza simile alla programmazione che verrà usata dalle nostre sonde robotizzate lunari o marziane per consentire di condurre una esplorazione sulla base della situazione locale del momento.
Le EBE indossavano delle fasce frontali che intensificavano le onde celebrali per la comunicazione telepatica, di grande aiuto nel funzionamento "biologico" dell'UFO. Questa fascia frontale fu uno degli oggetti che Corso rinvenne fra i reperti allegati agli Archivi del Pentagono su Roswell, e che consegnò per le possibili applicazioni tecnologiche conseguenti alle industrie aerospaziali legate da contratto al Ministero della Difesa USA. Oggi, tale fascia frontale è utilizzata per aiutare individui fisicamente disabili a muovere un cursore sullo schermo di un computer e piloti collaudatori a tenere sotto controllo certune funzioni di volo del velivolo in volo.
Le EBE potevano altresì controllare l'UFO attraverso relays amplificatori di corrente a forma di coppa collegati alle estremità delle dita delle mani? Il Col. Corso notò che in tutte le punte delle dita delle EBE si riscontravano circa 80.000 punti di emissione. È dunque estremamente probabile che attraverso questi relays le EBE trasmettessero istruzioni di guida al sistema di navigazione del velivolo direttamente dalle loro menti mediante le dita delle mani.
CUORE E POLMONE
L'unico polmone e il cuore surdimensionato (rispetto al nostro) delle EBE funzionavano quasi come un unico organo. Gli scienziati credevano che il polmone immagazzinasse altresì grandi quantità dell'energia elettromagnetica (EM) dell'UFO per lunghi viaggi, che veniva periodicamente rinnovata dalla genesi e dalla trasmissione di energia EM. Il cuore, che non si dilatava nello spazio come un cuore umano, potrebbe non solo avere pompato energia EM alle strutture cellulari del corpo delle EBE, ma essere anche servito come un mezzo teso ad immagazzinare energia per lunghi viaggi, un po' come una batteria.
ORECCHIE
Le EBE avevano delle orecchie piccole, quasi indistinguibili. Probabilmente non avevano bisogno di percepire onde sonore in quanto non parlavano e comunicavano telepaticamente.
NASO
Analogamente, il naso era estremamente piccolo in quanto evidentemente l'atmosfera all'interno dell'UFO doveva essere molto concentrata. Inoltre, gli analisti medici del Walter Reed Hospital non riuscirono a determinare come funzionava il sistema olfattivo delle EBE. Pare che l'olfatto non fosse però un senso importante e fosse utilizzato solo per estreme necessità di allarme. Le atmosfere planetarie contenenti i necessari elementi non richiedevano alcuna protuberanza nasale alle EBE, per cui le narici erano alquanto piatte e molto piccole.
BOCCA
Le EBE presentavano un orefizio boccale appena pronunciato, privo di condotti per ingurgitare acqua o cibo.
Le EBE non avevano sistema digerente, e ciò spiega l'assenza di denti e di ogni apparato di elaborazione di nutrimenti solidi o liquidi. Così pure va rilevata l'assenza di lingua e corde vocali in quanto le EBE non parlavano ma comunicavano telepaticamente, forse mediante trasmissioni da cervello a cervello e senza bisogno di mezzi ausiliari.
OCCHI
Gli occhi delle EBE sembravano di tipo telescopico e avevano un cristallino mediano, che fungeva da collettore luminoso. Tale cristallino, o "terza palpebra", costituiva la base per quello che fu denominata "visione notturna". Ecco perché le grandi cornee esterne delle EBE apparivano nere. Secondo Corso, il Gen. Trudeau gli dette istruzioni di incoraggiare gli scienziati del Laboratorio per la Visione Notturna di Fort Belvoir perché utilizzassero la bio-tecnologia della "terza palpebra" come modello per gli occhiali da visione notturna. Nel relativo capitolo (intitolato "La Conquista della Notte") relativo alla storia pubblicata delle ricerche condotte a Fort Belvoir, i ricercatori citano il sostegno ricevuto dal Gen. Trudeau nei primi anni Sessanta per lo sviluppo di un sistema di "visione notturna" atto ad essere utilizzato dai soldati USA in Vietnam.
PELLE
Come descritto in "Il giorno dopo Roswell", il Col. Corso sosteneva che la pelle delle EBE, al pari della struttura esterna dell'UFO, sembrava come "costruita" attorno alle entità e al mezzo quasi come una ragnatela stratificata. E come una ragnatela, la struttura molecolare era atomicamente allineata in senso longitudinale ed estremamente denso in modo da essere caratterizzata da una estrema resistenza alla tensione per quando fosse leggera come una rete di filamenti. Tale resistenza strutturale proteggeva le EBE dalle radiazioni cosmiche, elettromagnetiche e dalle escursioni termiche proprie dello spazio.
Prima di morire, Corso disse in varie interviste che uno dei suoi maggiori crucci consisteva nel fatto che nessun laboratorio era stato in grado di duplicare la super-resistenza della struttura molecolare di fabbricazione aliena. Oggi, comunque, sono in attuazione esperimenti genetici facenti uso dei geni di ragni per duplicare la resistenza alla tensione delle tele di ragno.
Con la eccezione della colonna vertebrale, che appariva particolarmente atta a resistere alle sollecitazioni dovute ai rigori di un viaggio spaziale, e di uno scheletro che era più tensile che rigido, le altre funzioni biologiche delle EBE sembravano del tutto secondarie, come se dovessero essere utilizzate solo per missioni di ricognizione della superficie terrestre. Le EBE erano creature principalmente legate al loro mezzo e quasi tutt'uno con la sua programmazione di pilotaggio.
Corso credeva che gli aspetti più complessi e sofisticati delle creature fossero da ricercare nella loro interfaccia con l'UFO e con la capacità di comunicare telepaticamente. Al di là di ciò, esse mal si adattavano ad altri ambienti e contesti. Il che convinse Corso che ci si trovava davanti a degli esseri clonati per il fine di pilotare, navigare ed effettuare esperimenti nel corso di missioni specifiche. Le EBE, quindi altro non sarebbero state che versioni biologiche dei nostre sonde spaziali robotizzate, programmate per eseguire esperimenti sulla superficie dei pianeti visitati.
La vera potenza della tecnologia aliena, credeva il colonnello, consisteva nella capacità degli extraterrestri di manipolare telepaticamente lo spazio e il tempo. Tale forma di "proiezione astrale" ET affascinava ed atterriva ad un tempo l'Esercito USA, e così pure quanti ne vennero a conoscenza in altre branche del Governo, e fu una delle principali ragioni che innescarono il "cover up" conseguente all'UFO-crash di Roswell.
La comunicazione telepatica, la psicocinesi, l'ingegneria biologica, la capacità per un organismo di interfacciarsi con un computer: queste sono solo alcune delle esplorazioni di frontiera condotte oggi dalla specie umana. Che tutte queste discipline possano un giorno fondersi in una sola, come gli alieni di Roswell dimostrerebbero, è certo un concetto difficile da immaginare. La speranza sarebbe che lo studio delle implicazioni relative al loro uso e abuso non vada seriamente al di là degli sviluppi scientifici più prossimi a realizzarsi. Questo punto, in particolare, interessava Philip Corso e questo avrebbe voluto che si continuasse a seguire per il bene dell'umanità.
Fonte: "UFO Notiziario" Nuova Serie - N. 38 del Novembre 2002
Dalle note di Philip Corso: schizzo del sistema propulsivo elettromagnetico degli UFO.
Dalle note di Philip Corso: lo schema del funzionamento energetico del "disco" di Roswell.
Dalle note di Philip Corso: schizzo dell'aspetto esterno dell'UFO di Roswell.
Dalle note di Philip Corso: lo schema del funzionamento dell'occhio delle EBE.
Articolo di: Massimo Staccioli