Vi è una scena, verso la fine del celebre film di fantascienza di Schnaffer “Il pianeta delle Scimmie” del 1968 nella quale viene data lettura della XXIX pergamena.
Una pergamena tenuta volutamente segreta dall’elite scimmiesca al fine di evitare la dissoluzione delle credenze sulle quali si fondava l’intera società del popolo delle scimmie, le quali non conoscevano e non dovevano conoscere la vera storia del passato del loro pianeta.
Essa recitava:
“... Guardati dalla bestia-uomo, poiché egli è l'artiglio del demonio. Egli è il solo fra i primati di Dio che uccida per passatempo, o lussuria, o avidità. Sì, egli uccide il suo fratello per possedere la terra del suo fratello. Non permettere che egli si moltiplichi, perché egli farà il deserto della sua casa e della tua. Sfuggilo, ricaccialo nella sua tana nella foresta, perché egli è il messaggero della morte..”
Un duro giudizio nei confronti del genere umano, ma che a mio avviso, ben rispecchia i possibili timori manifestati dal Player A all’epoca del dibattito intercorso tra i due Player, A e B appunto, in merito alla eventualità di offrire all’uomo, al Sapiens in modo particolare, determinati saperi e tecnologie. Preferiamo usare il termine Sapiens piuttosto che il generico Uomo perché, come abbiamo visto nel corso delle nostre ricerche e delle puntate del podcast “Atlanticast”, tale terminologia rischia di risultare fuorviante.
Vale la pena ricordare che il Player A è, secondo la chiave di lettura suggerita dal Progetto Atlanticus, colui che, tra i tre attori protagonisti della storia dell’Uomo, agisce per mantenere l’umanità a uno stato di ‘beata ignoranza’ in attesa di tempi migliori, consapevoli del fatto che un’umanità dotata di conoscenze tecnologico-scientifiche, ma al tempo stesso assente di equilibrio e armonia spirituale, rappresenterebbe un grande pericolo per il pianeta,
Tutto questo in netta contrapposizione con il pensiero e l’atteggiamento del Player B, ovvero con coloro che agiscono al fine di consentire invece all’umanità di raggiungere quell’equilibrio spirituale e quel tasso di consapevolezza idoneo al raggiungimento di un nuovo livello evolutivo;
Quella stessa contrapposizione che caratterizza la mitologia sumera nella descrizione socio-psicologica delle due divinità principali: i due fratelli Enki ed Enlil, rispettivamente appartenenti al Player B il primo e al Player A il secondo.
Mi immagino infatti Enlil ammonire proprio con le parole utilizzate nella sopraccitata scena de “Il pianeta delle Scimmie” il proprio fratello Enki nel tentativo di convincerlo a recedere dal suo intento di rendere partecipe il Sapiens, creato esclusivamente per essere servo degli dei come ci racconta l’Inuma Ilu Awilum, della tecnologia e della alchemica scienza anunnaka, simbolicamente rappresentata dal frutto della conoscenza di biblica memoria.
Un sentimento peraltro confermato dal racconto sitchiniano della XIV tavoletta presentato nel “Libro perduto del Dio Enki” dove i due fratelli interagiscono fra di loro in modo del tutto... potremmo dire in modo del tutto umano.
“... Babili (Babilonia), dove Marduk aveva proclamato la propria sovranità, fu risparmiata dal Vento del Male.Il Vento del Male divorò tutte le terre a sud di Babili, colpì anche il cuore della Seconda Regione.Quando, subito dopo la Grande Calamità, Enlil ed Enki si incontrarono per controllare i danni della devastazione, Enki considerò presagio divino il fatto che Babili fosse stata risparmiata!
‘Che Marduk fosse destinato alla supremazia, è confermato dal fatto che Babili è stata risparmiata!’
Così disse Enki a Enlil.
‘Deve essere stato il volere del Creatore di Tutte le Cose!’ Così Enlil replicò. Fu allora che gli rivelò della visione avuta in sogno e della profezia di Galzu.
‘Se sapevi tutto ciò, perché mai non hai evitato l’uso delle Armi del Terrore?’ Così gli chiese Enki.
‘Fratello mio, il motivo era che già abbastanza era successo!’ Così Enlil disse a Enki con voce rotta dal dolore.
‘Dopo la tua venuta sulla Terra, ogni volta che la missione è stata ostacolata da un impedimento, abbiamo sempre escogitato un modo per aggirare l’ostacolo.La creazione dei Terrestri, è stata la soluzione più ingegnosa. Ma è stata anche la causa di una serie di cambiamenti del tutto indesiderati.
Quando hai ben compreso i cicli celesti e hai assegnato le costellazioni, chi in essi avrebbe mai potuto presagire le mani del Destino? Chi poteva distinguere fra i Fati scelti e il Destino immutabile?
Chi ha proclamato presagi falsi, chi ha pronunciato vere profezie?Decisi perciò di tenere per me le parole di Galzu.
Era davvero l’emissario del Creatore di Tutte le Cose, era forse una mia allucinazione? Accada quel che accada! Così mi son detto.’
Enki ascoltava le parole del fratello muovendo il capo in segno di assenso.
‘La Prima Regione è desolata, la Seconda Regione è in confusione, la Terza Regione è ferita.Il Luogo dei Carri Celesti non esiste più; ecco ciò che è accaduto!’ Così disse Enki a Enlil.
‘Se questo era il volere del Creatore di Tutte le Cose, questo è quanto è rimasto della nostra Missione sulla Terra!Il seme è stato gettato dall’ambizioso Marduk, tocca ora a lui raccoglierne i frutti!’
Questo disse Enlil a Enki, suo fratello; accettò poi il trionfo di Marduk.
‘Che il numero di rango di Cinquanta, che intendevo concedere a Ninurta, sia invece dato a Marduk. Che Marduk dichiari la sua supremazia sulla desolazione delle Regioni! In quanto a me e a Ninurta, non intralceremo più il suo cammino. Partiremo alla volta delle Terre al di là degli Oceani, completeremo ciò per cui eravamo venuti. Porteremo a termine la missione di procurare oro per Nibiru!’
Questo Enlil disse a Enki; scoramento permeava le sue parole.
‘Sarebbero andate diversamente le cose se non fossero state usate le Armi del Terrore?’ Così chiese Enki in tono di sfida al fratello...”
Nella suddetta tavoletta troviamo un riferimento a delle fantomatiche ‘armi del terrore’, forse le stesse usate durante le “guerre degli dei” descritte nei testi veda e nella mitologia biblica quali causa di distruzione delle città di Sodoma e Gomorra, oltre che in altri miti causa della scomparsa della civiltà della valle dell’Indo e delle città di Moehnjo Daro e Harappa.
Speculazione letteraria del Sitchin quella della XIV tavoletta? Molto probabilmente sì, così come d’altronde quella del Pianeta delle Scimmie è probabilmente solo una semplice speculazione cinematografica.
Eppure non possiamo negare come in tutto questo sia riscontrabile un messaggio comune e correlato a molti indizi ritrovati nell’ambito della mitologia mesopotamica e classica e anche alla filosofia contemporanea, Hobbes e Locke in primis.
Stiamo parlando dell’"Homo homini lupus" come affermava Plauto e che ritroviamo anche in Erasmo da Rotterdam e in Francis Bacon, ma soprattutto in Hobbes? Quindi un “homo” preferibilmente da mantenere in una 'gabbia' seppur apparentemente 'dorata'?
O invece aveva ragione Locke nella sua esposizione poi ripresa da Kant con le seguenti parole nel suo saggio "Cos'è l'Illuminismo?"
“... L'illuminismo è dunque l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l'incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro, Imputabile a se stesso è questa minorità, se la causa di essa non dipende da difetto d'intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro...”
Ergo, che quelle del Sitchin e molte altre siano libere speculazioni letterarie frutto della fantasia o effettivamente come posso pensare io dei messaggi introdotti in opere letterarie o cinematografiche, esse rappresentano un significativo contenuto che ci permette di indagare a fondo nella psicologia del Player A, ovvero di Enlil e di tutti i suoi seguaci successivi.
D’altronde questo meccanismo, quello di inserire messaggi più o meno criptici all’interno di ambiti diversi, è lo stesso che veniva seguto secoli fa dall’ermetismo e dal mondo esoterico in generale il qualo lo faceva con le opere architettoniche e pittoriche, ma in generale con tutta l’arte del periodo: Divina Commedia compresa.
Forse abbiamo già detto in passato di come il dolce stilnovo non sia altro che un linguaggio esoterico usato da Dante e dagli altri appartenenti alla medesima scuola.
“O Voi che avete gl'intelletti sani
mirate la dottrina che s' asconde
sotto il velame delli versi strani”
Così si rivolge Dante al suo uditorio privilegiato capace di comprendere un insegnamento che si nasconde sotto il velo dei suoi versi, una dottrina che non è per tutti, ma solo per gli iniziati, per coloro che, appunto, hanno “gli intelletti sani”.
Una medaglia conservata a Vienna recante l'immagine di Dante e la scritta F.S.K.I.P.F.T. è stata interpretata come “Fidei Sanctae Kadosh Imperialis Principatus Frater Templarius” e vista come la verifica storica dell'appartenenza del poeta all'ordine dei Fedeli d'Amore, o Fede Santa, associato a quello dei Templari, ma la sua opera parla da sola e indica il cammino della trasmutazione dell’essere umano che la Divina Commedia illustra.
Molti non capiscono perchè in quella frase, in mezzo a termini latini ce ne sia uno ebraico (kadosh), il fatto è che kadosh in ebraico significa "puro", ma in mezzo a quella frase identifica il 30° grado della massoneria, Cavaliere Kadosh.
Dante compie il suo viaggio durante la settimana santa, all'equinozio di primavera, quando gli antichi misteri celebravano una morte e una rinascita, nella natura che esce dal gelo e nell'uomo-Dio vincente sulla cristallizzazione della materia: il candidato ai misteri, colui che ha acquisito consapevolezza di trovarsi in una dimensione pesante e innaturale per il figlio della luce, in una selva oscura e di aver smarrito la retta via, viene spinto a volgere gli occhi in alto, verso la montagna, simbolo del percorso iniziatico, dalla quale verrà l'aiuto.
Come accadeva in passato perché non potrebbe accadere anche oggi? Perché non dovrebbe accadere anche oggi con i film, i cartoni animati, la musica? Un argomento questo peraltro affrontato nell’articolo del Progetto Atlanticus intitolato “Veicoli di Messaggi”.
Relativamente all’aspetto cinematografico vorrei citare il film “Ultimatum alla Terra” con Keanu Reeves, remake di un film del 1951, nel quale appunto vediamo dipanarsi nella trama le logiche che sottendono la psicologia del Player A, ovvero il timore, non infondato, che l’uomo non sia in grado di gestire le potenti tecnologie che la scienza anunnaka detiene, quantomeno non nel modo corretto.
Ci sono due scene in modo particolare, come quella nel quale il protagonista parla con un suo ‘collega’, dove possiamo osservare molto bene le due posizioni ideologiche del Player B (Enki) e del Player A (Enlil), così come ancora durante il colloquio sempre del protagonista con un professore, dove si evidenzia l’auspicio la speranza, del Player B.
Credo possa essere simpatico e utile vedere questo film a corollario della lettura di questo articolo perché ritengo che spesso un film o una canzone siano in grado di veicolare un messaggio, un contenuto, in modo molto più efficace ed efficiente di mille libri, mille ricerche e/o studi.
Ecco perché gli ermetici e gli esoterici utilizzano ancora oggi, esattamente come facevano in passato, con efficacia questo tipo di canali legati al mondo della rappresentazione artistica in una forma più ampia attraverso il ricorso a figure simboliche come quelle usate per identificare Enki e la sua fiducia ed Enlil e la sua paura.
Una paura, come abbiamo detto, quella del Player A, non del tutto infondata, se guardiamo al nostro mondo: guerre, fame, povertà, inquinamento, violenze, distribuzione di risorse a dir poco vergognosa in cui il 10% del mondo consuma e usufruisce del 90% delle risorse e molte altre cose negative.
Ci comportiamo come i padroni del mondo, quando dovremmo ricordarci che siamo ospiti, tanto quanto le altre specie vegetali e animali presenti sul pianeta, e dovremmo pensare sempre a tutelare la “casa” che abbiamo avuto in ‘concessione’. Immagino e spero infatti che voi lettori non distruggiate o sporchiate di proposito la casa in cui abitate, sia essa di proprietà che in affitto. Perché allora l’uomo si comporta così nei confronti del pianeta?!
Ma dove e quando si è consolidata la paura del Player A così tanto da essere presente anche in alcuni protagonisti della nostra storia presente?
La storia antica ci parla di antiche guerre, combattute tra gli dei, nelle quali sono state usate armi di indicibile potenza, alcuni parlano addirittura di guerre atomiche. Probabilmente guerre nelle quali sono stati utilizzati ordigni di potenza simile se non superiore, ma sfruttando tecnologie a noi sconosciute.
Abbiamo diverse descrizioni di queste armi nei testi Veda: vimana, battaglie aeree, armi laser e soprattutto nefaste e potentissime esplosioni simil-nucleari. Ne abbiamo visto menzione anche nel passo della cosiddetta XIV tavoletta.
Ne abbiamo indizi presso Mohenjo Daro, presso il Lunar Crater nel subcontinente indiano, nel racconto di Sodoma e Gomorra…
La storia recente ci ha insegnato la follia umana dell’arma atomica. Hiroshima, Nagasaki. Centinaia di migliaia di persone morte in un solo istante. E quelle due bombe non erano niente se paragonate alla potenza distruttiva degli arsenali atomici durante la guerra fredda. Noi possiamo solo immaginare gli scenari apocalittici del mondo post olocausto nucleare. Mi viene in mente il film “The Day After” oppure il manga giapponese Ken Shiro.
Eppure il mondo potrebbe avere già assistito a uno scenario simile. Potremmo già avere vissuto nel lontano passato l’apocalittico scenario da olocausto nucleare.
La distruzione del pianeta e l'autodistruzione dell'Uomo. Ecco in cosa consiste la paura del Player A e, forse, il motivo del perché certi segreti non devono essere rivelati e certe tecnologie ancora non possono essere di dominio pubblico.
Ciò spiegherebbe perché il Player A, da non confondere con il Player C, abbia da sempre cercato di evitare che l'Umanità post-diluviana tornasse ad avere certe capacità/potenzialità prima che fosse davvero pronta a gestire queste incredibili forze. Ai loro occhi non siamo ancora pronti e pertanto rischieremmo di provocare quegli stessi disastri già accaduti decine di migliaia di anni fa.
Vi invito a riflettere in merito al fatto che realmente il concetto dell’atomo ha origine in un’antichità sconosciuta. Lo studioso romano Lucrezio, nel sec. I a.C., scrisse di particelle di materia “che si muovono in ogni direzione attraverso tutto lo spazio”.
Epicuro (sec. IV a.C.) e Leucippo (sec. V a.C.) accettarono entrambi la teoria atomica, che attribuirono al greco Democrito. Egli parlò di un’organizzazione della materia che solo nel corso dell’ultimo secolo è stata accettata veramente dai fisici moderni.
Democrito riprese la propria concezione dal fenicio Mosco, che a sua volta riportò una tradizione ancor più antica, nella quale si affermava in modo più preciso che gli atomi, base della materia, erano a loro volta divisibili, il che è stato provato solo nell’ultima metà dello scorso secolo, con la scoperta d’una miriade di particelle subatomiche.
La tradizione di Mosco può essere derivata dall’India, ove si trova il più profondo studio della teoria atomica, ricordato da fonti antiche. Il saggio indù Uluka, oltre 2500 anni fa, affermava che ogni cosa è composta di paramanu ossia “semi di materia”. La Tavola Varahamira, datata al 550 a.C., cercò di misurare i singoli atomi e la figura che propose è simile a quella che oggi conosciamo per l’atomo d’idrogeno.
Alcuni testi sanscriti contengono riferimenti a unità di misura temporali che coprono uno spettro molto ampio. Ad un’estremità, secondo i testi cosmologici indù, c’è il kalpa o “giorno di Brahma”, che equivale a 4,32 miliardi di anni. All’altro estremo, come si dice nel Brihath Sathaka, troviamo il kashta, e quando operiamo sui vari rapporti di multipli e sottomultipli ci rendiamo conto che corrisponde a 300 milionesimi di un secondo.
Gli studiosi moderni del Sanscrito non hanno idea del perché nell’antichità si ricorresse a tali suddivisioni del tempo, tanto grandi e tanto minuscole. Tutti loro però sanno che quelle suddivisioni erano in uso e sono obbligati a conservarne la tradizione.
Ogni tipo di divisione del tempo presuppone però che la durata di un’unità potesse essere misurata. La sola cosa che esista in Natura, che possa essere misurata in tempi di miliardi di anni ad un estremo o di qualche centinaio di milionesimi di secondo all’altro estremo, è il dimezzamento di disintegrazione dei radio–isotopi atomici.
Questi intervalli spaziano dall’uranio 238, che ha un dimezzamento di 4,51 miliardi di anni, alle particelle sub–atomiche, come i mesoni K e gli iperioni, il cui dimezzamento si misura in centinaia di milionesimi di secondo.
Lo spettro della divisione del tempo presso gli antichi Indù coincide con i periodi di disintegrazione degli isotopi radioattivi. Se gli antichi Indù, o una civiltà ancor più antica della loro, dalla quale essi poterono ereditare la misura del tempo, possedevano una tecnologia che poteva scoprire e misurare la materia nucleare e sub–atomica, ciò potrebbe significare che avevano accesso all’energia nucleare.
Lo scienziato nucleare Professor Luis Bulgani era convinto che gli Egizi utilizzassero i materiali radioattivi come una forma di protezione. Egli scrisse nel 1949:
“Credo che gli antichi Egizi afferrassero le leggi del decadimento atomico. I loro sacerdoti e i loro saggi erano familiarizzati con l’uranio. Infine, è possibile che usassero le radiazioni per proteggere i loro luoghi sacri. I pavimenti delle tombe potevano essere stati rifiniti con roccia radioattiva, capace di uccidere un uomo o almeno di danneggiarne la salute”.
Molti famosi egittologi e archeologi, che esplorarono per primi le antiche tombe lungo la valle del Nilo, morirono di mali misteriosi. Essi furono colti da improvvisi collassi circolatori, con sintomi di affaticamento estremo, difficoltà respiratorie o danni cerebrali e sintomi di follia, tutti sintomi di possibili avvelenamenti da radiazioni.
Spesso, leggende criptiche o antichi testi nascondevano possibili allusioni ad armi nucleari e ai loro effetti. In Cina, l’opera letteraria Feng–Shen–I conteneva il racconto d’una guerra dei Quattro Giganti Celesti di Ching–chang con Chiang–Tzu–ya e il Generale Huang–fei–hu di Hsich’I. E. T. C. Werner riferisce come, durante la guerra, uno dei Giganti, Mo–li ch’ing, usasse una lancia magica chiamata “Nuvola Blu”, e quali fossero le conseguenze.
“Generò un vento nero che produsse decine di migliaia di lance che perforarono i corpi degli uomini e li trasformarono in polvere. Il vento fu seguito dalla ruota di fuoco, che riempì l’aria di feroci serpenti. Il denso fumo si chiuse sugli uomini bruciati e nessuno poté sfuggire”
Non sembra essere, in un racconto mitizzato, la descrizione di un’esplosione nucleare?
Persino i Pangive, una tribù bantu dell’Africa, raccontano di una strana storia:
“Il fulmine della vita è avvolto in un uovo speciale. La prima madre ne ricevette il fuoco. Quando l’uovo si ruppe e si aprì, ne uscirono tutte le cose visibili. La metà superiore si aprì in una grande albero a forma di fungo, che salì alto nel cielo”
E ancora O.E. Gurney riferì un’antica iscrizione degli Hittiti, che diceva:
“Nubi di polvere salgono alla finestra celeste, le case s’incollano come ceneri ardenti d’un cuore. Gli dèi sono soffocati nei loro templi. Le pecore muoiono negli ovili, i buoi nelle stalle. La pecora abortisce l’agnello, la vacca il vitello. L’orzo e il grano non crescono più. Buoi, pecore, uomini cessano di concepire, e le femmine pregnanti abortiscono”
Si trova una delle testimonianze letterarie più sorprendenti della distruzione compiuta dall’uomo, presso le antiche culture tibetane, nelle Stanze di Dzyan, tradotte alla fine del sec. XIX. Le Stanze raffigurano un olocausto che coinvolge due nazioni in guerra, con l’uso di veicoli volanti e di terribili armi.
“Il Gran Re delle Facce Risplendenti, il capo di tutte le Facce Gialle, si adirò nel comprendere le malvagie intenzioni delle Facce Scure.
Mandò i suoi mezzi volanti con persone animate da buone intenzioni a tutti i capi, suoi fratelli, per dire loro: preparatevi e muovetevi, uomini di legge, e scappate prima che la terra non sia travolta dal crescere delle acque.
I Signori della Tempesta stavano pure arrivando. I loro veicoli di guerra si avvicinavano alla terra. Entro una notte e due giorni, il Signore delle Facce Scure sarebbe arrivato, ma la terra era stata protetta prima che le acque scendessero a coprirla.
I Signori dagli Occhi Oscuri avevano predisposto le loro armi magiche. Erano esperti nell’alta magia Ashtar, e volevano usarla ... Che ciascun Signore delle Facce Risplendenti investa l’aereo di ciascun Signore delle Facce Scure e alla fine tutti loro fuggiranno ... Il Gran Re cadde sopra la sua Faccia Risplendente e pianse. Quando i re erano riuniti, le acque della terra erano già state disturbate.
Le nazioni attraversarono le terre asciutte. Si mossero davanti al fronte d’acqua. I re allora raggiunsero le terre sicure con i loro aerei e arrivarono nella terra del Fuoco e dei Metalli ... Missili stellari esplosero sulle terre delle Facce Scure mentre essi dormivano.
Le bestie parlanti rimasero silenziose. I Signori aspettavano ordini, che non vennero, perché i loro comandanti dormivano. Le acque crebbero a coprire le vallate. Nelle terre alte si rifugiarono i sopravvissuti, gli uomini dalle facce gialle e dall’occhio diritto”
Anche se la traduzione di questi testi risale a più d’un secolo fa, essi descrivono forme di distruzione nucleare che ci sono divenute familiari solo negli ultimi cinquant’anni.
È significativo anche la distruzione attuata da mani umane qui descritta sia accoppiata a movimenti cataclismici delle acque oceaniche.
Le inondazioni massicce possono essere state casualmente coincidenti con l’olocausto, ma appare più probabile che l’inondazione sia stata il risultato di un improvviso cambiamento del livello del mare, causato dall’improvviso sciogliersi dei ghiacciai dell’Età Glaciale.
Se i Signori delle Facce Gialle” fossero stati Mongoli preistorici, abitanti della regione del Gobi, il diluvio descritto potrebbe essere stato una grande onda di marea che spazzò l’Asia orientale e la Siberia alla fine del Pleistocene. Se ciò è vero, tuttavia, significa che la dimenticata guerra nucleare e la distruzione causata dall’acqua avvennero oltre dodicimila anni fa.
Leggende di grandi battaglie con armi terribili, avvenute in una remota antichità, si trovano attraverso tutto il mondo.
I mitologi dell’antica Grecia raccontavano la storia di una guerra durata dieci anni tra i Titani e gli Dèi dell’Olimpo, conclusasi con una gran violenza. Allora Zeus “non trattenne più la propria anima, la sua mente divenne furiosa ed egli mostrò tutta la propria forza”. Egli fece uso delle sue “armi divine”, prese ai Ciclopi e agli Hekatoncheires.
Innanzitutto il Re degli Dèi “avvolse nelle proprie mani la sacra fiamma”, e infine “i fulmini scaturirono dalle sue mani”. La terra che dava la vita “si ruppe e si bruciò, e tutte le foreste bruciarono nel fuoco”. Gli oceani bollirono e i vulcani urlarono, eruttando migliaia di massi.
I Titani furono presto sconfitti, fatti prigionieri per sempre e confinati nel Tartaro.
L’etnologo R. Baker, in uno studio sul folklore dell’antico popolo canadese dei Piute, raccolse una leggenda dal capo Mezzaluma, che parla d’un tempo “prima che il freddo scendesse dal Nord”, quando la tundra canadese era ricca di vegetazione.
“Nei giorni in cui qui c’erano grandi foreste e verdeggianti paludi, vennero i demoni e resero schiava la nostra gente e mandarono i giovani a morire tra le rocce sotto terra (nelle miniere?).
Ma allora arrivò il tuono e la nostra gente fu liberata. Imparammo che esistevano città meravigliose del tuono, sotto i grandi laghi e i fiumi del sud. Molti della nostra gente partirono per andare in quelle scintillanti città e testimoniarono delle grandi case e del mistero degli uomini che stavano lassù nei cieli.
Poi però i demoni ritornarono e ci fu una terribile distruzione.
Coloro dei nostri che erano andati a sud, ritornarono a dichiarere che tutta la vita nelle città era morta, e non rimaneva altro che silenzio”
Questo è ciò che sapevano i Piute. Non conoscevano altri dettagli riguardo a tali eventi, sapevano solo questa storia, ripetuta per generazioni. In modo significativo, la citazione di “foreste e paludi” che crescevano sugli attuali territori di tundra del Canada, al tempo in cui questi eventi accaddero, punta ad un’epoca precedente l’ultima Era Glaciale, oltre 50.000 anni fa.
Gli Hopi del sud–ovest degli attuali USA hanno una tradizione molto simile, che offre un altro scorcio di storia non documentata. La storia si chiama Kuskurza, la Terza Era del Mondo degli Anziani Perduti, ed è stata raccolta da Frank Waters:
“Alcuni, nel Terzo Mondo, fecero un potuwvotas, o scudo volante, e con i loro poteri magici lo fecero volare attraverso il cielo. Molti di loro volarono su di esso verso la grande città, l’attaccarono e poi ritornarono con una tale velocità che non si ricordavano neppure dove fossero stati.
Presto altri, di altre nazioni, si misero a fare altri potuwvotas, e volarono e si attaccarono gli uni contro gli altri. Così la corruzione e la distruzione colpirono la gente del Terzo Mondo, come era accaduto agli stranieri.
Nell’antica India, il testo del Karna Parva raccontava la storia della “Guerra degli Dèi e degli Asura” con il gran condottiero Sankara Mahadeva che combatté contro i suoi nemici, i Daitya e i Danava. Il condottiero si spostava nel suo “raggiante veicolo celestiale” e attaccò la tripla città di Tripura, distruggendola completamente con la sua “arma divina” e mandando “tutte le razze ribelli a bruciare, in fondo all’Oceano d’Occidente”.
Il testo del cap. XXXIV del Karna Parva dice:
“L’illustre divinità partì veloce, e il suo mezzo, che rappresentava il centro dell’intero universo, penetrò nella tripla città. Grandi urla di dolore furono lanciate da tutti quelli colpiti, che cominciavano a cadere. Allora la tripla città fu bruciara e gli Asura furono bruciati, e i Danava sterminati dagli Dèi”.
Altri due antichi testi indiani, il Drona Bhisheka (cap. XI) e lo Harivamsa (cap. LVI), offrono descrizioni di altre terribili distruzioni avvenute durante la stessa guerra, in cui città intere furono “consumate in un inferno che tutto abbracciava“ e “mandate giù nelle acque profonde”.
Nei poemi epici indù del Mahabharata e del Ramayana vi sono descrizioni ancor più dettagliate, di migliaia d’anni fa, quando grandi re–dèi si spostavano nei loro Vimana (macchine volanti) e guerreggiavano lanciando armi micidiali contro i loro nemici. Le descrizioni di quelle armi negli antichi versi — la loro forza, le loro caratteristiche distruttive e gli effetti — suonano incredibilmente moderni.
Ci sono troppi dettagli simili, in modo impressionante, al racconto d’un testimone oculare di un’esplosione nucleare: la brillantezza dell’esplosione, la colonna di fumo e di fuoco che sale, il fallout, calore intenso e onde d’urto, l’aspetto delle vittime e gli effetti velenosi della radiazione. Sino a settant’anni fa queste antiche descrizioni erano considerate mera fantasia, ma con l’avvento dell’era nucleare, nel 1945, improvvisamente i testi dell’antica India poterono essere compresi nel loro pieno significato.
Alcuni studiosi sono dell’opinione che questa orribile guerra sia scoppiata nel periodo subito precedente alla caduta dell’impero preistorico Rama, in India, e fosse dapprima combattuta nella regione dell’attuale Kashmir. Stiamo considerando pertanto la possibile conseguenza di un ancor più antico conflitto nucleare, che risale a 40 millenni prima di tutte le precedenti tracce.
In modo molto significativo, nella storia esoterica–occulta, il 50000 a.C. corrisponde alla fine della perduta civiltà di Mu nel Pacifico e alla fine della Prima Fase della civiltà di Atlantide nella regione dell’Atlantico il che potrebbe significare che questi due antichi popoli progrediti aver combattuto una primitiva guerra mondiale, nella quale entrambi soccombettero alla catastrofe, e tale guerra potrebbe aver coinvolto l’attuale India nel fuoco incrociato nucleare?
È degno di nota il fatto che gli Hopi ed altri Popoli Nativi degli USA e del Canada abbiano conservato leggende sull’esistenza di un’antica Età del mondo, in cui gli antenati costruirono grandi città attraverso l’emisfero occidentale e conoscevano come volare per superare grandi distanze.
Le divisioni e la guerra, però, spinsero quei popoli preistorici ad attaccarsi l’un l’altro nei cieli, distruggendo tutto il loro ambiente e costringendo i sopravvissuti alla schiaviù e all’esilio, senza che mai più potessero ricostruire le loro civiltà.
È notevole il fatto che queste vecchie leggende concordino sul periodo in cui si verificarono gli eventi. Ovvero “prima che ci fossero le montagne di ghiaccio, quando invece le terre dell’estremo Nord erano coperte da grandi foreste”.
Ora sappiamo, su basi geologiche, che ci furono tre distinti periodi in cui si ebbero tali condizioni di libertà dal ghiaccio alle latitudini boreali, quando le vaste foreste crescevano al di sopra del circolo polare artico: durante il periodo interglaciale Sangamoniano, tra 110000 e 138000 anni fa, nel periodo interglaciale Yarmouth tra 200000 e 380000 anni fa, e nel periodo interglaciale Aftoniano tra 455000 e 620000 anni fa.
E’ possibile che i Nativi Americani abbiano un ricordo di tempi in cui una civiltà scomparsa si distrusse da sola, centinaia di migliaia d’anni fa, in un’epoca incredibilmente remota?
L’archeologo Francis Taylor trovò nel Rajasthan muri storici scolpiti, recanti testi iscritti i quali mostravano la gente del luogo che pregava d’essere risparmiata dalla “gran luce” che veniva a distruggere la città. Sembra che le iscrizioni siano state ricopiate da fonti più antiche, che risalgono a parecchie migliaia d’anni fa. È stata citata questa espressione di Taylor:
“E’ molto sconvolgente immaginare che qualche civiltà possedesse una tecnologia nucleare, tanto prima di noi. La cenere radioattiva aggiunge credibilità agli antichi racconti indiani che descrivono una guerra atomica”
Può non essere soltanto una coincidenza il fatto che, al tempo in cui la misteriosa città del Rajasthan fu distrutta, circa 12mila anni fa, ci sia stata anche un incremento delle tracce di rame, stagno e piombo nei ghiacciai che circondavano il mondo, indici di una gran massa di prodotti inquinanti liberata di colpo nell’atmosfera e circolati con le alte correnti d’aria intorno al globo, così come un incremento drammatico delle concentrazioni d’uranio nel corallo che cresceva, da 1,5 parti per milione sino ad oltre 4 parti per milione. I paleo–climatologi non sono mai stati capaci di spiegare questi eventi con eventi di origine naturale.
Ogni scienza ha i suoi aspetti oscuri, e Soddy ha aggiunto queste parole:
“Non possiamo leggere in quelle leggende una certa giustificazione per la credenza che qualche antica dimenticata razza di uomini abbia raggiunto non solo le conoscenze che per noi sono recenti, ma anche la potenza che non è ancora stata raggiunta? Credo che possano esserci state civiltà nel passato che avevano familiarità con l’energia atomica, e che usandola malamente si possano essere totalmente distrutte”
Un primo esempio può essere ricondotto a quella civiltà che si autodistrusse intorno all’undicesimo millennio a.C. attraverso un conflitto globale nucleare che pose fine a un certo numero di antiche civiltà progredite, e sconosciute, in un terribile olocausto.
Un secondo caso, verso la fine del quarto e l’inizio del terzo millennio a.C., fu invece quando qualcuno cercò di attivare un accumulatore di energia, il che causò un grave incidente elettrico tra la ionosfera e la superficie terrestre, bruciando letteralmente e fondendo parte della griglia energetica del pianeta, in punti geometricamente ben identificabili.
Il che non può non riportare alla memoria gli esperimenti di Tesla gettando nuova luce sui motivi che ne decretarono la fine.
Le scoperte di Tesla furono realmente rivoluzionarie per l’epoca e incredibilmente moderne. Alcune di esse avrebbero, se realizzate, cambiato completamente il volto del mondo garantendo energia pulita e gratuitamente a tutta l’umanità già oltre un secolo fa, risolvendo molti dei problemi ambientali e di accesso alle risorse a cui assistiamo oggi. In che modo? Sfruttando l’etere come fonte e veicolo di energia.
Ma cos'è l'etere di Tesla?
Non era né etere "solido" di Maxwell e Hertz, né quello gassoso di Lorentz. L'etere di Tesla consiste in "cariche immerse in un fluido isolante" che riempie ogni spazio.
Le sue proprietà variarono a seconda del suo movimento relativo e dalla presenza di massa e di un ambiente elettrico o magnetico: l'etere di Tesla veniva irrigidito variando rapidamente forze elettrostatiche, e viene coinvolto così in effetti gravitazionali.
"La terra è - come ha spiegato Tesla, una palla di metallo caricata che si muove attraverso spazio" e che crea un'enorme quantità di energia variando rapidamente forze elettrostatiche, che diminuiscono di intensità". Lui illustra come i moti meccanici sono prodotti da una forza elettrostatica diversa che agisce attraverso un mezzo gassoso, che è eccitata dai cambi rapidi di potenziale elettrostatico. Se si presume che enormi stress elettrostatici agiscano, attraverso questo mezzo, variando rapidamente di intensità, si potrebbe muovere un corpo attraverso di lui.
L'etere è normalmente neutrale elettricamente, e penetra ogni materia solida. "L'energia" non esiste in forma fisica, ma è "il potenziale di lavoro" è "tempo" che è una misurazione arbitraria della percentuale di moto della materia che attraversa lo spazio pieno di etere. Tutti gli eventi accadono nel presente, ed il "passato" e "futuro" sono soltanto metafore.
Questa energia gratis che è illimitata è universalmente lavoro potenziale, creato dal moto perpetuo della materia e dal cambio perpetuo di forze più forti e più deboli attraverso le quale viene mantenuto l'equilibrio dell'universo.
Quando la materia solida viaggia attraverso lo spazio, subisce il "vento dell'etere" e le differenze in potenziali elettrici provocano dei cambiamenti nel dislocamento elettromagnetico all'interno della massa ed del vento dell'etere.
Il campo elettrico della terra crea il dislocamento magnetico all'interno dell'etere e lo accumula all'interno del campo elettrico di terra. La differenza tra il dislocamento magnetico all'interno di una massa ed il dislocamento magnetico fuori della massa dell'etere è la "gravità".
Ed è per lo stesso motivo che non verrà mai rivelato al mondo il segreto contenuto nella grande piramide, ovvero la torre djed (o zed) che altro non è se non una antichissima “Torre di Tesla”, ovvero quello strumento in grado di ricevere e inviare informazioni e potenza senza fili comunicanti propagando in tutto il pianeta l’energia così ricavata. Sostanzialmente la centrale energetica di tutto l’impero di Atlantide.
Da sinistra a destra: posizione dello zed all’interno della grande piramide, rappresentazione pittorica della torre zed (torre di Tesla), torre/bobina di Tesla che fornisce energia alla “Lampada di Dendera”
Anche Tesla cercò di costruire un simile apparecchio: la Wardenclyffe Tower (1901-1917), anche conosciuta come la Torre di Tesla, era una delle prime torri aeree senza fili intesa a dimostrare l’abilità di ricevere e inviare informazioni e potenza senza fili comunicanti. L’apparato del nucleo non fu mai completamente operativo e non fu completato a causa di problemi economici.
La torre fu chiamata così dopo che fu acquistata da James S. Warden, un avvocato e banchiere dell’ovest che comprò possedimenti in Shoreham, Long Island, circa 60 miglia da Manhattan.
Qui costruì una comunità di ritrovo conosciuta come Wardenclyffe-On-Sound. Warden credeva che con la messa in funzione del sistema mondiale di Tesla sarebbe nata nell’area una “città della radio”, e offrì a Tesla 200 acri (81 ettari) di terra vicino alla ferrovia su cui costruire la torre per telecomunicazioni senza fili e le attrezzature del laboratorio.
Le principali teorie cospirazioniste prevedono che Tesla fu boicottato e tutti i suoi progetti sequestrati da parte delle forze occulte in seno ai governi delle superpotenze e delle multinazionali al fine di bloccare ogni tipo di sperimentazione sulla free energy di modo da non perdere il controllo sull’energia da parte dell’elite.
Ma, alla luce di quanto presentato nel corpo di questo articolo, ciò potrebbe essere fatto per evitare che i buoni principi di Tesla potessero provocare involontariamente il ripetersi di quell’incidente elettrico tra la ionosfera e la superficie terrestre che distrusse gran parte della griglia energetica del pianeta con conseguenti cataclismi, morte e distruzione.
Qualcosa che forse Tesla rischiava davvero di realizzare se prendiamo in considerazione l’idea che l’evento di Tunguska sia stato provocato proprio dall’attivazione della Wardenclyff Tower. Tre anni dopo il completamento della torre, Tesla annunciò un’altra delle sue scoperte: sarebbe bastato dare una potente energia ai suoi trasmettitori per trasformare la litosfera terrestre in un gigantesco portalampade. Bastava in pratica infilare un bastone metallico nel terreno, collegarlo ad un trasformatore, per avere elettricità a volontà.
Tesla era dell’opinione che per generare l’energia iniziale fosse sufficiente usare impianti idroelettrici. Il punto debole di tanta invenzione stava nel fatto che se il trasmettitore avesse inviato, anziché su tutto il globo in maniera uniforme, una forte quantità d’energia in un solo punto, allora si sarebbe verificata una distruzione totale.
Secondo i calcoli, con questo sistema si poteva inviare tranquillamente un’energia pari ad una bomba nucleare da 10 megatoni. La storia ci ricorda che Tesla non ebbe mai la possibilità di sperimentare la sua rivoluzionaria invenzione. Nel 1903 il sostenitore Morgan ritirò il finanziamento.
Perché Morgan ritirò il finanziamento? Per evitare che l’umanità godesse della free energy? O per l’intervento del Player A al fine di impedire che l’umanità entrasse in possesso di un’arma così distruttiva?
Ad ogni modo a quel punto Tesla fu abbandonato da tutti. Sommerso dai debiti, dovette svendere il laboratorio di Colorado Springs per pochi dollari, tanto che nel 1906 non ebbe più soldi per pagare gli stipendi dei dipendenti della Wardenclyffe, che rimase vuota. Fu proprio in quel periodo che la vita di Tesla iniziò a rivestirsi di mistero.
Quando il mondo cominciò la corsa agli armamenti, che poi sfocerà nella prima guerra mondiale, Tesla cercò di portare acqua al suo "mulino" proponendo un sistema di distruzione più potente. Si crede però che siano state solo dicerie, appoggiate da un fatto insolito come la sparizione della nave francese Jena che saltò in aria in circostanze misteriose. È noto che Tesla rimase neutrale dinanzi a quest’esecrabile gesto. Egli aveva dichiarato, in precedenza, che il suo trasmettitore avrebbe potuto mandare "onde d’urto" d’intensità tale da causare un’esplosione nella santabarbara di una nave da guerra e farla saltare in aria. Il fatto poi che la Wardenclyffe, anche senza operatori, potesse funzionare senza problemi ha fatto sì che ci fossero state, in seguito, delle supposizioni su un suo impiego nel caso della Tunguska.
In pratica nel 1908 Tesla sembra che abbia detto:
" Il mio non è un sogno. Si possono realizzare impianti senza fili in grado di rendere inabitabile qualsiasi zona della Terra, senza esporre la popolazione d’altre parti a seri danni o avere inconvenienti collaterali."
Quante volte i conflitti totali possono avere imperversato e distrutto l’umanità nel remoto passato? Possiamo noi, oggi, commettere nuovamente lo stesso terribile errore?
Parlare di guerre atomiche nell'antichità secondo gli standard della scienza accademica equivarrebbe a parlare di supereroi che sollevano gli enormi blocchi di pietra e costruiscono la piramide di Giza.
Ci siamo talmente abituati all'idea che la nostra civiltà sia l'unica tecnologicamente avanzata nella storia del nostro pianeta,da non poter minimamente prendere in considerazione il fatto che invece potrebbe essere stata l'ultima di una lunga serie che in passato sono state annientate da guerre o da cataclismi naturali.
Osservando con attenzione numerosi oggetti all'apparenza inspiegabili e fuori dalla apparente collocazione archeologica,si può invece scoprire una realtà estremamente lontana da quella di numerosi cavernicoli che inseguivano gli animali con tanto di clava meglio noti come "cacciatori-raccoglitori". Se confrontiamo quello che ci dicono i testi Indu con le descrizioni degli effetti delle espolosioni nucleari ci accorgiamo che tali analogie non possono essere frutto della semplice fantasia di persone ma bensì dati reali e testimonianze dirette di eventi talmente sconvolgenti da spingere molte persone a nascondere tale analogia con scuse o eleborazioni mentali affermando che sono frutto della fantasia della gente del posto.
Ma oltre all'uso della bomba atomica o qualunque nome essa si chiamasse, sembra che in quegli stessi testi sia descritto un vero e proprio arsenale militare altamente avanzato che probabilmente la civiltà umana di allora sfruttava per annientare nemici altrettanto potenti.
Le civiltà tecnologicamente avanzate dell'antichità ci sono state più volte,e più volte sono state annientate da cataclismi e a giudicare da quanto narrano i testi indu anche da guerre non convenzionali facendo ricorso ad armi dalla potenza così devastante da far apparire delle normalissime bombe le nostre attuali bombe atomiche.
Un trauma nella coscienza collettiva che deve essere dimenticato ed evitato e che per il quale determinati soggetti, seguendo le logiche e i timori già di Enlil, seguono la strada del Player A.
Persone che sanno bene cosa si nasconda nei reconditi angoli segreti della misteriosa storia passata dell’umanità e del corpus letterario alchemico-esoterico, ma che nonostante questo negano, negano con tutte le loro forze ogni tipo di ricerca che in qualche modo possa riportare alla luce quell’antico e terribile segreto reclutando indirettamente i cosiddetti ‘scientisti’, ignari di questo segreto, di modo da poter continuare a sostenere nelle accademie, e quindi nell’opinione pubblica, quella tranquilla storia dogmatica che ci vede come una evoluzione delle scimmie in un progresso tecnologico lineare che ci ha portato dall’età della pietra in modo del tutto lineare appunto.
Tutto questo per dormire sonni tranquilli ed evitare che l’Uomo possa entrare in possesso di una conoscenza esoterica e tecnologie così incredibilmente distruttive da rappresentare un pericolo per sè e per gli altri.
Pur non condividendo l’atteggiamento e la filosofia del Player A e dei suoi ‘affiliati’ più o meno consapevoli credo vada riconosciuto loro la validità delle loro motivazioni.
A differenza del Player C costoro non sfruttano l’ignoranza del genere umano al fine di dominarlo o controllarlo.
Il loro comportamento si avvicina di più a quello di un buon padre di famiglia che impedisce al proprio bambino di maneggiare una pistola carica riponendo la stessa al sicuro, in un armadio chiuso a chiave, protetta dalla curiosità del proprio figlio, in attesa che questi sia sufficientemente maturo per poter ‘svelare’ il segreto contenuto nell’armadio.
In buona sostanza il Player A tenderebbe ad evitare che certe tecnologie e certi saperi vengano alla luce e resi di dominio pubblico, prima che i sapiens siano in grado di utilizzarli, per evitare che questi li possano usare nel modo sbagliato distruggendosi e distruggendo il mondo.
Accanto e contrapposto al ruolo del ‘padre’ rappresentato dal Player A troviamo quello della ‘madre’, rappresentata dal Player B, il quale invece si propone di educare e istruire il genere umano per prepararlo a poter aprire quell’armadio chiuso a chiave di cui si parlava prima, il cosiddetto velo di maya, richiamando la terminologia induista già utilizzata dal filosofo tedesco Arthur Schopenhauer.
Padre e madre, censore il primo, istruttrice il secondo, in perfetto e alchemico equilibrio, anche se al nostro livello di ricerca tutto questo si traduce in un duro scontro tra le posizioni dell’accademia tradizionale e quelle della ricerca alternativa.
Entrambi i mondi, sia quello accademico tradizionale che quello alternativo borderline sono alla ricerca della verità, o quantomeno entrambi i mondi hanno il loro ‘ruolo’ e a volte mi sembra di vederli proprio come quegli Enki ed Enlil così ben raccontati nella traduzione della XIV tavoletta che abbiamo visto prima.
Fonti:
Ricordiamo il podcast collegato al Progetto dove parliamo anche di queste cose