E’ accettato dall’archeologia tradizionale che la civiltà umana sia iniziata in Iraq, in Mesopotamia con la grande civiltà dei Sumeri. Tuttavia, vi è una scoperta archeologica presso il sito archeologico di Al Ubaid, dove sono stati trovati molti manufatti pre-sumeri, di 7.000 anni, raffiguranti figure umanoidi con le caratteristiche della lucertola.
La cultura Ubaidian è una cultura preistorica Mesopotamica risalente a 6000, 7500 anni fa (4000 – 5500 ac). Come per i Sumeri, le origini del popolo Ubaidian è sconosciuta. Essi vivevano in grandi insediamenti di villaggi fatti di case di mattoni di fango e avevano sviluppato l’architettura, l’allevamento e l’agricoltura in quanto usavano l’irrigazione.
L'architettura domestica comprendeva grandi case a forma di T, cortili aperti, strade lastricate, così come l’attrezzatura per la trasformazione alimentare. Alcuni di questi villaggi hanno cominciato a svilupparsi in città e i templi cominciarono ad essere costruiti, così come edifici monumentali quali quelli di Eridu, Ur e Uruk, i maggiori siti della civiltà sumera.
Secondo i testi sumeri, Ur è considerata essere la prima città.
Il luogo principale in cui sono stati scoperti gli insoliti reperti si chiama Guglielmo Tell Al’Ubaid, anche se reperti sono stati trovati ad Ur ed Eridu.
Il sito di Al’Ubaid è un piccolo tumulo di circa mezzo chilometro di diametro e due metri d’altezza. Il sito fu scavato da Harry Reginald Hal, nel 1919.
Le statuette, maschili e femminili, sono state trovate in diverse posture e nella maggior parte dei casi, sembra che indossino un casco e un qualche tipo di imbottitura sulle spalle.
Altre statuette hanno uno scettro nelle mani, forse come simbolo di giustizia e decisione.
Ogni statuetta ha una posa diversa e un oggetto diverso, ma la più strana è che alcune figure femminili hanno dei bambini neonati tra le braccia e questi bambini sono rappresentati, anch’essi, con una morfologia di qualche tipo di creatura rettile. Gli esseri vengono rappresentati con la testa allungata, occhi a mandorla, volti affusolati e un naso tipo lucertola.
Cosa esattamente essi rappresentino è completamente sconosciuto.
Secondo gli archeologi, le loro posture, come quelle dell’allattamento di un neonato attraverso un seno femminile, non suggeriscono che fossero oggetti rituali. Quindi, cosa rappresentano questi reperti raffiguranti esseri-lucertola?
Qualunque cosa fossero, sembrano essere stati molto importanti per l’antico popolo Ubaidian.
Sappiamo che il serpente era un simbolo importante usato in molte società per rappresentare gli dei, per esempio, il dio sumero Enki.
Il serpente è stato utilizzato in seguito come simbolo per la fratellanza del Serpente. C’è un legame tra il simbolo del serpente e le rappresentazioni di lucertole?
Per ora, queste domande rimangono senza risposta.
Archeologia del mistero (2014) Al matematico Odifreddi
RispondiEliminaI. Ipotesi sulla non creazione di Eva
L’Uomo Erectus, nato in Africa un milione di anni fa, fu il vero padre ancestrale dell’Uomo Sapiens. L’Uomo Erectus possedeva una costola mobile, cioè delle reni, in più del Sapiens. Egli usò il fuoco. Anche l’uro, “bos primigenius” dipinto anche a Lascaux, possedeva una costola in più del toro, un dio non ancora antropomorfizzato a livello psichico. Il Sapiens, ossia Uomo di Cro-magnon, un portento nella caccia, però, visse per un po’ a contatto con quello di Neanderthal, un antropofago per lo più europeo, dal carattere sessuale più libero, dicono i paleontologi, e che tingeva di ocra rossa i morti e decorava le salme con fiori in caverne dei Monti Zagros, tra Iraq ed Elam. Io suppongo che Lilith, come demone biblico e prima moglie di Adamo, in vero fosse un Neanderthalensis e che mal si accoppiava con un Sapiens. Quando, poi, in rito sciamanico, e dopo una sonnolenta glaciazione, nella primitiva tribù umana si volle paragonare a forza vitale una rara bellezza di Sapiens Sapiens, cioè Eva, prodotto di una mutazione, si disse che essa nacque da costola di un Uro/Adamo. Ciò parrebbe molto strano, ma io inviterei ad osservare anche le corna di bovide che sormontano l’uomo raffigurato seduto di fronte a una donna nel cosiddetto Sigillo della Tentazione, ritrovato in Iraq, dove compare sia un albero dai bei frutti che il serpente: fin dagli inizi della storia vi è una simbiosi tra l’uomo, maschio o femmina che sia, e un simbolo di potenza animale. Eva, come nome ebraico, è l’onomatopea del vagito, per questo è detta la Vita. Una domanda: se nella Sacra Bibbia di Eva ce n’era una sola, come mai quell’omicida patentato di nome Caino vi trovò moglie, nell’iranico Paese di Nod? Il nome Caino indica un fabbro e i primi siti dov’era praticata la metallurgia sono attestati in Iran, proprio dove egli fuggì.
II. Sul mitico serpente
RispondiEliminaIl serpente collegato a misterico matriarcato, alla esoterica trasmigrazione delle anime, e studiato anche dalla Gimbutas, comparve in certe statuette in terracotta a somiglianza umana, di esseri nudi, a Al Ubaid, nel quattromilaseicentocinquanta a. C. (confronta la data bestiale con l’inizio del calendario ebraico!). Il serpente prese ad essere adorato anche in Egitto tra i primi coltivatori di frumento, ed essi ebbero contatti coi primi mesopotamici, osservati certi manici ben lavorati di coltello in pietra. Il periodo di Al Ubaid accadde prima dei Sumeri, i quali non erano originari della Mesopotamia: insediativisi, canalizzarono la regione, vi fortificarono città-stato. Al Ubaid è una località presso l’antica Eridu; allora, sorgeva presso il mare, il Nar Marattu, ovvero Il Mare Orientale degli Accàdi. Anche in Oriente vi è un fiume che ci ricorda la lingua mesopotamica di Sargon di Akkad: l’indiano Narmada. Da non soltanto vasi del Belucistan, raffiguranti estinti bovidi, ma anche da tavolette in cuneiforme di antiche città della Babilonia noi sappiamo degli scambi marittimi con quel subcontinente asiatico. Esistevano, infatti, delle bulle in terracotta che contenevano allora gettoni e sigilli di vario genere per gli scambi commerciali e su questi spicca una specie di zebù. Ancora i segni dei sigilli della valle dell’Indo non sono stati decifrati, benché a mio avviso la parola dio sia una ruota e non dissimile dal raggiante “dinghir” sumerico-babilonese. Una domanda: se le statuette ofidie di Al Ubaid si ricollegano idealmente alla cosiddetta Tentazione del frutto proibito, di un cannibalismo, da chi furono scacciati quegli adamiti, dagli angeli con spade infocate o dai Gutei calati dai Monti Zagros? Forse dai dei topi, come accadde, poi, a suo tempo a esercito assiro? In questo caso, però, benché la Sacra Bibbia dica che l’assiro si ritirò dal campo di battaglia a causa di un possente angelo di Yahweh, non così è scritto in certi documenti in cuneiforme! Il non lontano giardino di Gu.edinna, sito tra le città di Umma e Lagash, un tempo era paradisiaco, non stepposo, e fu persino proiettato in cielo come costellazione rintracciabile in Pegaso.
III. Sulla Sfinge di Giza e una dissertazione sull’Esodo
RispondiEliminaC’è un particolare nella Tavolozza di Narmer (protodinastia egizia, 3200 a.C., Museo delle antichità de Il Cairo) sfuggito all’esame degli esperti. Su una sua faccia, e lì dove Narmer indossa la corona bianca, ben si nota il falco solare sul corpo, come insabbiato, di un’asiatica sfinge coronata da steli di papiro. Stesso copricapo egizio, persino la barbetta poi perduta dalla Sfinge di Giza. Secondo me, essa era la base scultorea per la Sfinge di Giza e la sua testa venne riscolpita all’epoca di re Chefren, mentre gli arti di leone le furono aggiunti scavando alla sua base, ma la sua fattura è chiaramente più antica e appartenente al Popolo del papiro, quello che la Bibbia chiama Misraim. Ma Misraim non è Misri, l’Egitto predinastico non è il dinastico! Se, peraltro, osserviamo la storia dell’Egitto per come ci viene descritta da reali documenti, possiamo persino individuare il vero faraone dell’Esodo biblico in Amenofi II, figlio del valoroso Thut-mosi III, quello di 17 campagne belliche contro il Popolo di Mitanni per la conquista di Meghiddo, in Palestina. Secondo l’archeologo Gardiner, durante la seconda spedizione il suo dio Amon circondò i nemici con larghi fossati di fiamme e fumo: che ciò sia segno di famose colonne di fuoco con cui si annunciava il dio israelitico non mi par dubbio, ma da parte di archeologi e alcuni astroficisici molto noti, come il Di Cesare, ciò sarebbe riconducibile a un impatto meteoritico che causò la caduta di antiche civiltà, come in Mesopotamia così altrove. Di sicuro un meteorite si trova nella Ka’ba de La Mecca.
Certo, questioni astrofisiche, come eclissi di luna, registrate dagli antichi spostano datazioni di certi eventi. Stando così le cose, primo: Abramo, come patriarca, aveva avuto una schiava egizia di epoca hyksos, dunque fu vissuto all’epoca di Hammurabi di Babele (non di Babilonia, che è una regione!) e di Ariok di Ellasar, ovvero Rim-Sin, re di Larsa, e di Kedorlaomer, alias Kudur-Lagamar di Elam (chi cerca ne trova uno di Arborio Mella); secondo: Gerico fu, invece, presa e incendiata solo ai tempi di Ekh-en-Aton, e lo fu a causa dei Habiru (come già sosteneva Sigmund Freud in uno dei suoi saggi psicoanalitici su Mosè, e anche un dimenticato Sir Marston), quindi ai tempi di rilassatezza politica, non essendoci ignoto che molto più tardi il diffamato Ramesse II si recò in Galilea, nel 1272 a. C., mentre più a Nord proprio la città di Gerico era vuota e deserta da molto, molto tempo. E c’è da chiedersi come mai la Bibbia (pare che re Giosìa, poi ucciso in battaglia da un faraone, ne abbia trovata una versione nelle profondità segrete del Tempio di Salomone. Chissà se la adottò come testo ufficiale dopo il perverso Acab!) ci descriva cose in altra maniera. Cosa, cosa si vuole forse nascondere? Che Ramesse II, anni dopo la battaglia di Qadesh, fece un’alleanza di mutua assistenza con gli Ittiti anatolici e che essi si divisero tutti i terrritori e i gruppi umani nelle terre di mezzo? Di certo Mer-en-Ptah, successore al trono di Ramesse, disperse tribù ribelli nel deserto, e tra di esse vi cita una tribù di nome Israele, non già quel futuro regno. La notizia di ciò fu scolpita sulla stele nera guarda caso già appartenuta a Amenofi II (Amen-hotep).
RispondiEliminaIn conclusione, accennando a notizie dell’egittologo Donadoni in cui Israele partecipò a campagne belliche in Egitto ai tempi dei Persiani e a quelli di Bagoa, allora governatore di Giudea, in cui in Alto Egitto, a Elefantina, venne costruito tempio dedicato a Geova, e da canale del Nilo si toccavano molti Paesi esotici, se si vuole proprio credere veritiera la parola del biblista, la Legge dei padri fu, però, compilata quando i due scettri non ebbero più gran influenza su province costiere: e solo dopo Ramesse III, che nel delta del Nilo sconfisse i cosiddetti Popoli del Mare (tra le cui ondate sanguinarie in definitiva avvenne l’Esodo), solo allora si potè dichiarare che la regina Nefert-ari, una famosa moglie di Ra-messes, si fu infatuata di un certo Mosè, senza incappare nella vendetta implacabile dei faraoni contro la calunnia (ma forse di Mosè ne esistettero più di uno e, come scrisse il giornalista americano Lehmann, uno era solo egizio: egli attraversò paludi del Mar Eritreo e fabbricò serpenti in rame nell’oasi sinaitica di Qetta con fonderie, appunto, egiziane). Una certa bestia ha diecimila occhi e orecchi dappertutto e riferisce tutto a visir. E questo, un regime claustrofobico.
RispondiEliminaFrancesco da PG