Storicizzare significa “archiviare”, “dissociarsi”, “lavarsi le mani”. È qui il grande imbroglio. Siamo ancora dentro Mani Pulite e oggi più che mai subiamo violentemente le sue ripercussioni ideologiche.
Tra queste la perdita di sovranità politica, economica e militare.
Dopo la Roma della banda della Magliana e la Napoli della Camorra, tocca alla Milano delle tangenti. Pur scollegata dal circuito generalista, la nuova serie televisiva ideata da Stefano Accorsi, diretta da Giuseppe Gagliardi e lanciata da Sky non è passata inosservata.
Una massiccia dose pubblicitaria, 725mila spettatori per le prime due puntate e una prevedibile risonanza mediatica. 1992 è uno spaccato sull’Italia di Mani Pulite, dove ad intrecciarsi non sono soltanto gli affari e la politica ma anche le showgirl, il sesso, la televisione, il pubblicitario. Accanto alle mazzette, viene raffigurata l’ascesa trionfante del berlusconismo mediatico, pura continuazione del Sessantotto trotzkista, con il libertario che fa rima con il liberale.
L’intenzione della regia sembra quella di voler storicizzare, in maniera spettacolare, l’epoca che avrebbe messo fine alla Prima Repubblica, regno della corruzione e della malapolitica. Da qui il dipinto volgare scandito dai luoghi comuni che vede la Lega Nord – partito che in realtà nasce in quegli anni proprio come reazione al sistema delle tangenti – ritagliarsi degli spazi politici in un lasso di tempo brevissimo.
Pertanto storicizzare significa “archiviare”, “dissociarsi”, “lavarsi le mani”. È qui il grande imbroglio. Siamo ancora dentro Tangentopoli. In fondo, come la Lega di Umberto Bossi, il Movimento 5 Stelle è nato come reazione a questo sistema in cui gli scandali sono all’ordine del giorno (dal Monte dei Paschi di Siena fino all’Expo di Milano passando per il Mose di Venezia e Mafia Capitale).
1992, è l’affresco conformista, sbrigativo, poco coraggioso, privo di tecnicismi, dunque privo di denuncia, dove l’Italia si divide in buoni (magistratura) e cattivi (politici e imprenditori). Tutti conosciamo l’Italia dei pompini, delle cambiali, dei compromessi, dei sorrisi. La conosciamo bene perché, in un modo o nell’altro, ci tiene tutti a galla.
1992, è l’affresco conformista, sbrigativo, poco coraggioso, privo di tecnicismi, dunque privo di denuncia, dove l’Italia si divide in buoni (magistratura) e cattivi (politici e imprenditori). Tutti conosciamo l’Italia dei pompini, delle cambiali, dei compromessi, dei sorrisi. La conosciamo bene perché, in un modo o nell’altro, ci tiene tutti a galla.
L’Italia fa comodo a molti italiani, come al gruppo Fininvest di Silvio Berlusconi quanto a quello di Sky di Rupert Murdoch, che proprio in quegli anni, grazie alle conseguenze politiche di Tangentopoli, ha ottenuto enormi benefici dalla liberalizzazione del mercato televisivo, non a caso Sky Italia nacque nel 2003 dalla fusione delle prime tv a pagamento Tele + e Stream Tv.
Quello che invece non si racconta, almeno da quanto traspare nei primi due episodi, è il 1992 come inizio della fine. Fu “Mani Pulite” che spazzando via le forze politiche della Prima Repubblica, accelerò l’accordo sacro e segreto tra la destra e la sinistra parlamentare che nel 2011 si è svelato con il governo Monti, appoggiato da PD e PDL, e che oggi si è concretizzato con il renzismo in perfetta continuità con il berlusconismo.
Quello che invece non si racconta, almeno da quanto traspare nei primi due episodi, è il 1992 come inizio della fine. Fu “Mani Pulite” che spazzando via le forze politiche della Prima Repubblica, accelerò l’accordo sacro e segreto tra la destra e la sinistra parlamentare che nel 2011 si è svelato con il governo Monti, appoggiato da PD e PDL, e che oggi si è concretizzato con il renzismo in perfetta continuità con il berlusconismo.
A distanza di un paio di decenni si è potuto verificare come l’affaire Tangentopoli è stato un vero e proprio intervento chirurgico che ha eliminato progressivamente gli ultimi baluardi al capitalismo transnazionale pilotato da un’elite finanziaria e cosmopolita (i rapporti tra Antonio Di Pietro e le stanze d’Oltreoceano sono stati ampiamente denunciati da Bettino Craxi tramite la figlia Stefania).
Da una parte il Congresso di Rimini (3 febbraio 1991) sancì la fine del Partito Comunista Italiano, dunque il tradimento dei lavoratori, che si trasformò in Partito Democratico di Sinistra, dall’altra, terminò l’esperienza del “Pentapartito” (patto siglato nel 1981 tra il democristiano Arnaldo Forlani e il segretario del Partito Socialista Bettino Craxi, il tutto con la benedizione di Giulio Andreotti) il quale aveva ostacolato l’estensione delle logiche neoliberiste attraverso una sorta di alleanza tra una “destra dei valori” incarnata dalla DC e una “sinistra nazionale” risollevata dal PSI, che non teneva in considerazione gli accordi di Yalta e gli interessi anglo-americani in Italia (vedi il caso di Sigonella o l’appoggio all’OLP). A seguito di quella vicenda giudiziaria, il PCI si convertì al capitalismo, la Vecchia Democrazia Cristiana (come partito) fu sciolta, mentre Bettino Craxi, capro espiatorio e vero bersaglio di Di Pietro, scelse di lasciare il Paese trasferendosi ad Hammamet.
Dal 1992 in poi, il centro-destra e il centro sinistra, sono diventati perfettamente organici all’ideologia liberale-progressista. Da Amato a Ciampi, da Dini a Prodi, da Berlusconi a Renzi l’ideologia di fondo, eccetto qualche sussulto di libertà, è stata sempre la stessa: accettazione delle “missioni di pace” ordinate dalla Nato, subordinazione alle direttive economiche e sociali dell’Unione Europea, approvazione delle liberalizzazioni/privatizzazioni dei settori strategici del Paese. Checché ne dicano Accorsi, Gagliardi e Murdoch, questo è stato il 1992.
Dal 1992 in poi, il centro-destra e il centro sinistra, sono diventati perfettamente organici all’ideologia liberale-progressista. Da Amato a Ciampi, da Dini a Prodi, da Berlusconi a Renzi l’ideologia di fondo, eccetto qualche sussulto di libertà, è stata sempre la stessa: accettazione delle “missioni di pace” ordinate dalla Nato, subordinazione alle direttive economiche e sociali dell’Unione Europea, approvazione delle liberalizzazioni/privatizzazioni dei settori strategici del Paese. Checché ne dicano Accorsi, Gagliardi e Murdoch, questo è stato il 1992.
Ben più di una fiction.
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