L’incidente Vela, noto anche come Flash del sud Atlantico si verificò il 22 settembre 1979 tra l’Atlantico del sud e l’Oceano indiano a sud del Sud Africa. I satelliti statunitensi Vela 6911 rilevarono il tipico “doppio lampo” (il primo breve e molto intenso seguito da uno più lungo e meno luminoso) di una esplosione nucleare in atmosfera. La potenza stimata era di due o tre kilotoni.
Tuttavia esistono dei dubbi circa l’attendibilità dell’osservazione. Il satellite in questione era stato lanciato più di 10 anni prima, ed aveva passato già da due anni il limite di vita operativa previsto. Già all’epoca del fatto era noto un guasto ad un sensore di impulsi elettromagnetici, e, nel luglio 1972, aveva avuto una avaria ai sistemi di memorizzazione dei dati, poi risoltasi da sola nel marzo 1978.
I primi rapporti del governo degli Stati Uniti dei mesi successivi al rilevamento, dichiaravano che il lampo era stato senza dubbio generato da una esplosione nucleare.
Il mistero ancora più fitto era su quale nazione avesse la responsabilità del test nucleare. I primi indiziati furono senza dubbio le grandi superpotenze nucleari Unione Sovietica e Cina, ma è improbabile che i due colossi comunisti avessero ancora interessi a eseguire test nucleari in atmosfera, specie se si pensi che la potenza dell’esplosione fa supporre che si trattasse di una tecnologia ancora arretrata.
Successivamente furono indicati come responsabili il Sud Africa e Israele. Il Sud Africa a causa della posizione geografica molto vicina al luogo del rilevamento, Israele a causa del suo documentato programma nucleare attivo in quegli anni. Ma è difficile pensare che Israele sia riuscito a organizzare un simile test, così lontano, senza il supporto del Sud Africa appunto o degli Stati Uniti. Inoltre, dopo l’apertura degli archivi governativi del sudafricani si è appreso che la nazione non fu in grado di realizzare in autonomia test nucleari prima del novembre 1979 (due mesi dopo il rilevamento).
L’amministrazione americana di Carter creò una commissione di esperti con lo scopo di valutare l’attendibilità dei dati forniti dal satellite. Nell’estate 1980 la commissione dichiarò che, con tutta probabilità, non si trattava di una esplosione atomica ma che non erano in grado comunque di stabilire la natura del fenomeno. La commissione indicò come causa del fenomeno la possibile collisione del satellite Vela con un meteorite, portando come prova che solo uno dei due satelliti aveva riscontrato il fenomeno e che nessuna delle ricognizioni aeree effettuate nell’area dall’aviazione aveva riscontrato la presenza di radiazioni.
Il rapporto della commissione suscitò il dubbio che le spiegazioni fornite avessero dei motivi politici.
Infatti sia il Sud Africa che Israele erano alleati degli Stati Uniti. La notizia di un eventuale test atomico dei due paesi avrebbe messo in cattiva luce anche gli USA poichè, se il Sud Africa non godeva di un’ottima reputazione internazionale (a causa dell’apartheid), Israele era uno stretto alleato americano ed era al centro delle polemiche per la guerra contro i Palestinesi.
Inoltre Carter aveva lavorato intensamente sulla strada della non proliferazione nucleare e se fosse stato accertato che un paese di ambito USA avesse effettuato un test a scopi militari ci sarebbe stata una vigorosa protesta internazionale, causando seri problemi al negoziato che aveva portato nel 1978 alla firma degli accordi di Camp David.
Per questi motivi molte delle informazioni relative a questo evento sono ancora segrete.
L’ipotesi dell’esplosione atomica restava certamente la più valida, specie in considerazione del fatto che il satellite Vela aveva già segnalato correttamente ben 41 test nucleari in atmosfera, poi confermati anche da altre fonti. Nello stesso momento, infatti, il telescopio spaziale di Arecibo rilevava una anomalia nella ionosfera. Pochi mesi più tardi, durante un test condotto nell’Australia Occidentale venivano rilevate quantità anomale di radioattività. Gli scienziati di Los Alamos, responsabili del Progetto Vela continuavano a dichiarare che il satellite aveva funzionato correttamente.
Dal 1980 a oggi sono emerse nuove prove, ma non si è ancora arrivati ad una risposta definitiva.
Nel febbraio 1994 un ex alto ufficiale della marina sudafricana, in carcere come spia sovietica, dichiarò che il test era una operazione congiunta israelo-sudafricana che non avrebbe dovuto essere scoperta ma che invece costrinse gli Stati Uniti a turare la falla.
Il 20 aprile 1997 il quotidiano israeliano Ha’aretz citò il ministro degli esteri sudafricano che confermava il lampo luminoso del sud Atlantico come un test sudafricano. Poco dopo lo stesso ministro smentì dicendo di essere stato frainteso mentre riportava solo alcune voci che circolavano da anni.
Alcune informazioni in possesso degli Stati Uniti sono state più recentemente declassificate, ma non c’è ancora niente che possa dare una risposta conclusiva e definitiva alla storia.
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