venerdì 3 luglio 2015

Il Mistero del Linguaggio

L’evoluzionismo ha contaminato quasi tutti i campi del sapere: così anche in Storia si insegna che da culture antiche molto primitive si svilupparono nazioni sempre più progredite. E’ un dogma assai diffuso, ma che si scontra almeno con la questione inerente all’origine delle lingue.
 
Gli idiomi primigeni (sumero, sanscrito, le lingue precolombiane etc.) erano di una complessità incredibile a tal punto che dubitiamo si possano attribuire a rozze comunità di cacciatori-raccoglitori o alle prime civiltà urbane.
 
 
Se la genesi degli alfabeti (Giovanni Sermonti opina che essi richiamino i glifi delle costellazioni) è un grosso problema, la scaturigine dei sistemi linguistici ci pone di fronte ad un nodo di Gordio.
 
Pensiamo al sumero, al suo impianto nominale e verbale, includente l’ergativo, ossia la funzione sintattica del complemento d’agente; pensiamo al greco antico la cui compagine verbale presenta innumerevoli articolazioni; pensiamo a molte parlate dei nativi americani, contraddistinte da particolarissimi, inusuali rapporti tra locutore ed azione…
 
Gli esempi sono innumerevoli e ci consentono di comprendere che, con il passare del tempo, le lingue, quando non si estinguono, si impoveriscono sotto il profilo strutturale e semantico, smarrendo costruzioni, sfumature, rinvii al referente, significazioni metaforiche, simboli...
 
Così il latino passò da otto casi a sei per perderli tutti, se si eccettua qualche “relitto”, quando si trasformò e si ramificò nelle lingue romanze. Oggi nell’inglese sopravvive il genitivo sassone, a fronte di un substrato molto più ricco, un substrato formato da varie declinazioni, tre generi e tre numeri.
 
Perché le lingue subiscono questo declino, una decadenza che corrode tutte le cose? In primis, esse assomigliano agli utensili: se li adoperi, si rovinano. Come gli utensili, è importante che facciano alla bisogna; pazienza se non sono belli.
 
E’ indispensabile comunicare: se oggi molti riescono a comunicare attraverso un inglese corrotto ed ipersemplificato, l’obiettivo è conseguito. Il fine è quello di trasmettere e ricevere informazioni, dati. Al giorno d'oggi si inviano e captano messaggi, ma non ci si esprime, non si entra in contatto con l’interlocutore: i codici attuali ci confinano nel silenzio assordante dell’egomania, del non ascolto, dell’introflessione autistica.
 
Il processo di degenerazione glottologica trascina con sé la perdita di valori, sensi, rimandi, slanci creativi che paiono rivelare la vera matrice del linguaggio umano non costruito per piatti fini di comunicazione denotativa, ma forse ereditato da “messaggeri”, da geniali creatori intenti ad auscultare soffi spirituali.
 
“In principio era il Logos” è scritto nell’incipit del Quarto Vangelo: il Logos pare qui l’essenza stessa del reale. L’essere si manifesta nel suono, nella parola che è al tempo stesso, in guisa del tutto misteriosa, vibrazione, idea, oggetto.
 
Dunque se riuscissimo ad udire il suono della vera sorgente del linguaggio, potremmo intravedere pure il principio del mondo, come chi, avvicinandosi ad una cascata, ne ode prima lo scroscio argentino. E’ un’opportunità che, però, oggi più che mai ci è del tutto preclusa.
 
Comunemente si ritiene che le lingue moderne si siano evolute dai grugniti degli uomini primitivi nelle forme complesse diffuse al giorno d'oggi. Nel corso degli eoni il vocabolario e le strutture grammaticali sarebbero diventati sempre più complessi. Eppure la documentazione storica sembra suggerire altro.
 
E' evidente infatti che la struttura grammaticale del linguaggio tenda a decadere nel tempo da forme complesse a forme sempre più esemplificate.
 
linguaggio

L'inglese è la più recente delle lingue moderne. Nacque circa 800 anni fa, dopo l'invasione normanna della Gran Bretagna, sotto forma di sintesi del francese e dell'anglosassone, le cui radici sono principalmente tedesche. Nel francese i nomi possiedono due generi: maschile e femminile. Nei sostantivi tedeschi i nomi hanno tre generi: maschile, femminile e neutro. Ma nei sostantivi inglesi il genere è assente (a parte un paio di eccezioni).

Stesso discorso concerne i casi grammaticali, che nella lingua inglese sono andati perduti. I sostantivi tedeschi hanno quattro casi: nominativo (soggetto), accusativo (oggetto), dativo (oggetto indiretto), e genitivo (possessivo). Al di là dell'uso di alcuni pronomi, nella lingua inglese i nomi non mutano la loro configurazione sulla scorta di differenti casi grammaticali.

Se risaliamo al greco antico troviamo cinque casi. Il latino annoverava sei casi. Risalendo ancora più indietro nel tempo registriamo che il sanscrito - considerata la madre di tutte le lingue Indo-europee - annoverava otto casi. Quindi a quanto pare più antica è la lingua, più casi contengono le sue regole grammaticali.

Una tendenza simile è riscontrabile nelle forme verbali. I verbi francesi e tedeschi cambiano le loro desinenze a seconda del genere della persona (prima, seconda o terza) e della quantità singolare o plurale. Lo stesso discorso vale per il tedesco, il greco antico, il latino ed il sanscrito. Nella lingua più giovane al mondo, cioè l'inglese, troviamo una 's' da aggiungere ai verbi per indicare la terza persona singolare, ma per il resto le desinenze non mutano, al di là di poche forme 'irregolari' come il verbo 'essere.'

In altre parole, la struttura linguistica sembra svilirsi con il passare del tempo, perdendo molte regole complesse e decadendo in forme sempre più spoglie. Più antico è il linguaggio, più complesse sono le sue regole grammaticali.

Ciò detto la domanda sorge spontanea: da dove sono spuntate queste antiche strutture grammaticali estremamente complesse? Da dove scaturirono gli otto casi del sanscrito e la grande varietà delle sue declinazioni verbali?

Ho posto questa domanda a moti linguisti, storiografi e intellettuali di diverse convinzioni, tuttavia nessuno è stato in grado di fornirmi una risposta soddisfacente.
 
sms dante

Alcune scuole di filosofia indiana sostengono che il sanscrito sia stato divinamente ispirato. E in questa affermazione potrebbe esserci qualcosa di vero. Erich von Däniken e altri ritengono che migliaia di anni fa l'umanità sia stata influenzata da visitatori extraterrestri che apparvero come divinità alle genti dell'epoca.
 
D'altro canto analizzando l'origine delle lingue moderne si riscontra una sorta di anello mancante, un gap. Potrebbe essere che tali ipotetici visitatori non terrestri, preso atto che gli umani stessero iniziando a usare il linguaggio, abbiano stabilito che fosse il momento giusto per introdurre nella nostra civiltà un linguaggio sofisticato, incentrato su una grammatica complessa?
 
Se l'ipotesi fosse fondata, il giorno in cui dovessimo entrare in contatto con una civiltà extraterrestre, faremmo bene a cercare di comunicare con loro in sanscrito piuttosto che nell'inglese moderno in cui si è lentamente involuto.
 
 

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