Viktor Orban, primo ministro ungherese, ha appena rilasciato un’intervista in cui spiega la sua strategia di cooperazione con la Russia, parla del suo rapporto con Vladimir Putin e si spinge addirittura a tracciare una strategia per l’Unione Europea. Ne ho tradotto la parte più significativa per voi.
Lei ha rischiato la sua vita per porre fine al comunismo.
E’ un po’ esagerato sostenerlo, perché il regime comunista ungherese non era repressivo come quello polacco. Ma certamente c’erano dei rischi. Nessuno poteva prevedere che questo processo avrebbe condotto alla libertà.
Ma lei ha contribuito a far cadere l’impero sovietico.
Ho corso i miei rischi. Ho corso molti rischi per distruggerlo, questo è corretto.
Come si sente all’idea che lei venga considerato come qualcuno che ha una relazione così profonda con un uomo che era un ingranaggio dell’impero sovietico e che, da un certo punti di vista, sta provando a restaurarlo in qualche modo?
E’ strano, ma la politica è piena di cose strane, quindi non mi sento male. E’ parte del gioco. E lei sa che la politica, fondamentalmente, non è un fatto personale. E quelle che io rappresento non è le mie opinioni, ma gli interessi della nazione ungherese. E il punto è molto chiaro: senza i russi è impossibile amministrare in modo corretto il futuro degli ungheresi. Così dobbiamo avere una buona e bilanciata relazione con i russi.
Putin è uno con cui si può collaborare. Non è un uomo semplice. Non ha sentimenti personali per te. Rappresenta il potere, gli interessi della Russia, così ha un potere di negoziazione davvero forte. Ma lui sa, come chiunque altro in Europa, che qualunque cosa sia accaduta in passato, piuttosto negativa per gli ungheresi, se si vuole un futuro che sia buono per entrambi, dobbiamo trovare una maniera di collaborare. Sto lavorando su questo.
Ho una visione ancora più ampia su questo punto, perché penso che abbiamo bisogno di una zona di commercio libero che vada da Lisbona a Vladivostok, cosa che significherebbe che l’Unione Europea avrebbe una strategia nella quale i russi hanno un proprio ruolo.
Le piace Putin, personalmente?
Esiste qualcuno che conosce la personalità di Putin? Non è un uomo che abbia una personalità nota, quindi non lo immagini come le piace immaginare i leader occidentali.
Nella cultura politica occidentali, la relazione personale, conoscersi reciprocamente dal punto di vista personale, è parte della vita di tutti i giorni. E’ totalmente impossibile nella politica russa. Quindi non sopravvaluti la sua capacità di capire la politica russa. Non lo faccia. Lo sa, al summit dei primi ministri, di solito ci chiamiamo l’un l’altro per nome di battesimo: Viktor, Angela e così via. Sarebbe impossibile in una negoziazione russa; non succederebbe mai. Quindi, le cose personali non hanno alcun ruolo, per nulla, né per me, né per Putin. Ma in ogni caso non lo negherei, se avessi una buona relazione personale con Putin, perché non mi piace seguire gli schemi dell’approccio occidentale. Lo sa, a noi non interessa.
Cosa ci guadagna l’Ungheria da un rapporto collaborativo con la Russia?
La prima cosa è la sicurezza. Dobbiamo avere una buona relazione tra la Nato e la Russia, perché viviamo in una zona di confine. Abbiamo bisogno di essere membri della Nato, indubbiamente (il 90% dei cittadini ungheresi hanno votato per entrare nella Nato) ma allo stesso tempo abbiamo bisogno di una relazione gestibile tra i russi e la Nato.
La seconda cosa è l’energia. Abbiamo una situazione molto più facile di quella che avevamo prima. Nel 2010 sono tornato in carica come primo ministro e una delle mie priorità è stata l’indipendenza energetica dell’Ungheria. E così abbiamo fatto. Abbiamo costruito una conduttura insieme agli slovacchi, che va dalla Slovacchia fin su al sistema nordico. Ora abbiamo la possibilità di avere gas non solamente dalla Russia. I russi sono molti più economici in ogni caso, ma non c’è più una dipendenza esiziale.
Ma la prima priorità sovrana, dopo il 2010, è stata quella di impedire ai russi di acquisire una grande quota dell’azionariato della Mol (Hungarian Oil and Gas Public Limited Company). Ha richiesto lunghe negoziazioni con Putin, ma alla fine li abbiamo fermati. E’ stato un passo fondamentale per la sovranità energetica.
Quindi la relazione Russia-Ungheria non è bianco o nero. Storicamente, economicamente è molto complicata. Ma non ho preclusioni ideologiche con i russi. Cerco di adottare una politica del buon senso, basata sulla concretezza. L’unico modo di avere una buona relazione con i russi è amministrare il potere concretamente. Se provi ad avere una relazione con i russi basata sui principi, non funzionerà mai. I principi dell’Europa e la sua lista delle priorità sono del tutto differenti dalla lista delle priorità in Russia. E’ impossibile armonizzarle. Quindi bisogna mettere da parte i principi, le ideologie e guardare agli interessi, e trovare accordi basati sulla realpolitik. Questo è l’approccio ungherese.
Non è condiviso da molti. Ci sono alcuni stati che vi si oppongono apertamente, come i polacchi, che sono in ogni caso i nostri più grandi amici in Europa. E ci sono alcuni stati che sono d’accordo, che apparentemente si oppongono ma, nei fatti, lo fanno anche molto di più di quanto non facciamo noi. Questa è per esempio la politica della Germania.
[ride] Guarda l’accordo tra Berlino e Mosca sul Nord Stream II (il condotto di gas naturale sotto al Mar Baltico). Ci sono approcci molto diversi tra loro.
Sulla base di ciò che ha detto, della Russia e dell’importanza di avere una buona forma di cooperazione, cosa pensa che si dovrebbe fare con le sanzioni UE alla Russia, quando sarà il momento di rinnovarle, alla fine dell’anno?
Dovrebbe sapere che quello della Crimea è un complicato problema di leggi internazionali, se si guarda alla storia dell’Unione Sovietica. Ma capisco che noi occidentali dobbiamo dare un segnale chiaro che questo non è una strada buona per il futuro. Ma dobbiamo farlo. Quindi adesso dovremmo concentrarci su come continuare la cooperazione, e le sanzioni non sono il sistema migliore. Perciò, penso che sia il momento giusto per ripensare alla politica russa dell’Unione Europea. Ma sa, siamo fondamentalmente soli, insieme agli slovacchi, ai cechi, a rappresentare quest’opinione. Quindi il fattore chiave d’ora in poi: la politica tedesca. Se i tedeschi vogliono avere ancora una fantastica relazione equilibrata con i russi, l’Unione Europea farà altrettanto.
Voi potreste mettere il veto sul rinnovo delle sanzioni alla Russia.
Posso farlo, possiamo farlo. Ma un veto non è un diritto: un veto è come urlare. Se un paese di 10 milioni di persone, nella NATO, pone un veto, deve ovviamente essere proprio necessario, che è un problema molto più grande rispetto alle sanzioni alla Russia. Un veto è una bomba nucleare: è buona cosa avere questo diritto, ma non usarlo.
Nessun commento:
Posta un commento