Su RT, l’ultimo rapporto Oxfam sulla povertà: ricchi sempre piú ricchi, poveri sempre più poveri, sparisce la classe media. La polarizzazione della ricchezza mette a rischio la coesione sociale e la democrazia: “rischiamo che vengano a cercarci coi forconi”, avverte uno dei miliardari nel top 1%. Ma dall’inizio della crisi nulla è cambiato e si continuano a perseguire le stesse politiche pro-upper class che la crisi l’hanno innescata
L’economia statunitense sta generando una ricchezza da togliere il fiato per una minoranza elitaria della popolazione a scapito di milioni di persone che adesso precipitano nelle fratture aperte nel sistema economico. E allora perché continuiamo a guardare questo penoso spettacolo anno dopo anno?
La classe media americana, un tempo glorificata, è sulla buona strada per essere relegata nei libri di storia; un manufatto di un’epoca passata, quando posti di lavoro ben retribuiti, accompagnati da una forte rappresentanza sindacale e dal sostegno del governo, hanno dato a milioni di famiglie americane un senso di sicurezza e anche la prosperità.
Numero di miliardari che possiedono la stessa ricchezza del 50% della popolazione (e il mezzo di trasporto che occuperebbero)
Fate una ricerca su Google sul “sogno americano”, cinismo e scetticismo abbondano: secondo Market Watch, che cita dati Google Trends della società di brokeraggio Convergex, molti degli auto-riempitivi che appaiono coinvolgono parole piene di angoscia come “morte”, “menzogna” e “abbandonare l’America”. Nel frattempo, il 69 per cento degli americani sostiene che gli ostacoli alla realizzazione di questo sogno sfuggente “oggi sono più grandi che mai”.
Sì, la strada si sta svegliando, e non intendo Wall Street. [il riferimento è alla contrapposizione tra Main Street, la generica strada principale di tante cittadine americane, e Wall Street, la strada simbolo della finanza, NdT]
I dati economici grezzi mostrano perché la classe media americana vive in una gran paura da decenni: secondo il Pew Research Center, nel 2014 il 49 per cento del reddito negli Stati Uniti è andato a famiglie benestanti, rispetto al 29 per cento del 1970. La quota che è andata alle famiglie a reddito medio è stata del 43 per cento nel 2014, al di sotto del rispettabile 62 per cento del 1970.
Il dato rivela una tendenza preoccupante che indica non solo la disparità di reddito, ma la fine dell’America come paese egualitario, dove a tutti è garantito un equo tentativo nella “ricerca della felicità”.
Sempre più spesso, però, il paese è spaccato tra due campi contrapposti: i super-ricchi e i super-poveri. Nel 2015, il 20 per cento degli adulti americani era nel gruppo a più basso reddito, rispetto al 16 per cento del 1971. Sul lato più soleggiato dei binari, il 9 per cento sta nella categoria più alta di reddito, più del doppio del 4 per cento del 1971.
Che cosa esattamente sta spingendo questa costante erosione della classe media statunitense, il proverbiale canarino nella miniera di carbone per quel che riguarda l’economia americana – e la sua coesione sociale?
Ecco un elenco degli ostacoli principali che stanno bloccando la strada per raggiungere il sogno, secondo gli americani:
- Declino dell’etica del lavoro
- Declino dei valori morali
- Debiti personali
- Regole che favoriscono i ricchi
- Mancanza di opportunità economiche
- Disuguaglianza economica
- Settore pubblico da ridimensionare
- Declino della classe media
- Costo della sanità
- Spesa pubblica
Purtroppo, ogni discussione con numeri che abbiano una serie infinita di zeri ha la tendenza ad anestetizzare i lettori portandoli in uno stato di disperazione e noncuranza, come i cervi intrappolati nella luce dei fari di un autocarro in arrivo. In ogni caso, ecco una breve descrizione di ciò che sta ammalando l’America e gli americani, completo di infiniti zeri.
Con lo stesso febbrile entusiasmo con cui esce l’originale sportivo, il tanto atteso equivalente per il Capitalismo dello Sports Illustrated Swimsuit Issue – qualcosa come ‘l’anteprima del porno della busta paga’ – è arrivato in tutte le edicole e le cifre sono semplicemente sbalorditive.
Tuttavia il rapporto mozzafiato non è stato redatto da Forbes, Fortune e Financial Times, ma da Oxfam, il guardiano della povertà. E giusto in tempo per il World Economic Forum di Davos, dove l’elite finanziaria sorseggia champagne tra gite alle piste da sci e seminari, fingendo preoccupazione per le difficoltà del restante 99 per cento rannicchiato alla base della Montagna dei Soldi.
– Cosa pensi del fatto che il 99% della popolazione detiene l’1% della ricchezza? – . – Penso che è ancora una bella fetta di torta! –
Oxfam mette tutto sul tavolo nel primo paragrafo: “Un’economia per l’1% indica che la ricchezza della metà più povera della popolazione mondiale – 3,6 miliardi di persone – è diminuita di un trilione di dollari dal 2010. Questo calo del 41 per cente si è verificato nonostante la popolazione mondiale sia cresciuta di circa 400 milioni di persone in quel periodo. Nel frattempo, la ricchezza delle 62 persone più ricche è aumentata di più di mezzo trilione di dollari, fino a 1.76 trillioni di dollari”
Nel frattempo, la ricchezza detenuta dai 1.826 miliardari ammonta a 7.05 trilioni di dollari, in crescita dai 6.4 trilioni dello scorso anno
Penso che se fossi uno di quei 1.862 miliardari questi numeri mi darebbero qualche motivo di riflessione. Pensateci: in soli sei anni, la ricchezza dei 3,6 miliardi di persone in fondo alla piramide dell’economia è scesa di 1 trilione di dollari – nonostante il loro numero sia cresciuto di 400 milioni (!). Questo è il genere di tendenze economiche che invariabilmente alimenta disordini sociali, se non una rivoluzione vera e propria, come almeno un miliardario ha recentemente avuto la lungimiranza di capire.
L’anno scorso, Nick Hanauer, un miliardario di capitali d’investimento, ha lanciato un avvertimento sulla rivista Politico, dove ha sostenuto, con grande costernazione dei suoi ricchi pari che sempre preferiscono un po’ più di delicatezza, che “verranno a cercarci coi forconi” a meno che non ci sia qualche genere di grande cambiamento nell’economia globale.
“Se non facciamo qualcosa per risolvere le evidenti ingiustizie presenti in questo sistema economico, verranno a cercarci coi forconi. Nessuna società può sostenere questa crescente disuguaglianza. In realtà, non c’è esempio nella storia umana in cui sia stata accumulata ricchezza a questo modo e alla fine non siano arrivati i forconi“.
Nonostante gli avvisi di Hanauer, sembra che le cose vadano come al solito nella terra dei liberi e degli indebitati. Nonostante tutte le strette di mano sudate dopo la Grande Recessione del 2008, quando il mondo ha camminato come un sonnambulo sull’orlo dell’abisso economico, le “banche troppo grandi per fallire” sono più grandi e più cattive che mai, mentre continuano i bonus ai dirigenti con un’economia in panne.
Secondo un altro rapporto di Oxfam, “le attività detenute dalle cinque maggiori banche nel 2007 – 4.600 miliardi di dollari – sono aumentate di oltre il 150 per cento negli ultimi 8 anni. Queste cinque banche sono passate dal detenere il 35 per cento del patrimonio del settore nel 2007 al 44 per cento di oggi.”
Le tasse che dovrebbero essere usate per depurare l’acqua vengono versate nei paradisi fiscali. E’ tempo di porre fine all’era dei paradisi fiscali.
Ma ecco il trucco: mentre queste stimate istituzioni finanziarie accumulano sempre più soldi, la “stragrande maggioranza degli americani rimane bloccata sullo stesso salario mediano del 1999”. David Cay Johnston, che fa riferimento al rapporto sui salari 2014 della Social Security Administration ( SSA), dimostra che “nel 2013 i redditi al lordo delle imposte in termini reali per il 90 per cento dei contribuenti erano gli stessi del 1966”.
Allora, dove è andata tutta la ricchezza d’America? Quando esattamente il sogno americano si è trasformato in un incubo grottesco? Come scrive Gabriel Zucman nel suo libro appena uscito, “La ricchezza nascosta delle nazioni,” circa 7600 miliardi di dollari sono stato accumulati in paradisi fiscali offshore come il Lussemburgo, le Grand Cayman e l’Irlanda, da dove individui ed aziende ricche sono in attesa di un “condono” per trasportare il bottino a casa sulle loro navi pirata.
Zucman ha dimostrato un po’ di entusiasmo ribelle che di solito non si trova nelle sale del mondo accademico: “Se una frazione significativa di persone ricche può evadere le tasse e se il resto della popolazione percepisce che le tasse non sono applicate in modo equo… la disponibilità a pagare le tasse scomparirà. ”
Questo messaggio fa riferimento ai nostri padri rivoluzionari, che hanno ispirato la Rivoluzione Americana contro i loro padroni britannici dichiarando “niente tasse senza rappresentanza”.
Dai luoghi di lavoro alle sale del potere politico, agli americani manca di certo la rappresentanza, che è alla base della loro attuale situazione ed è la ragione della tragica scomparsa della classe media americana una volta orgogliosa.
Senza una classe media sana e robusta, l’America non solo regredirà allo stato di paese del terzo mondo, ma sarà anche matura per un grave sconvolgimento sociale di una portata che non abbiamo mai visto.