lunedì 26 novembre 2012

I Fedeli d'Amore, Dante e lo gnosticismo

Chiunque si sia trovato a leggere liriche dei trovatori del XII-XIII secolo si sarà misurato con una certa difficoltà di comprensione derivante da un linguaggio non chiaro, fatto di parole che non hanno il significato odierno e di periodi costruiti in maniera molto arzigogolata e artificiosa. Quel che ora ci si chiede è se quel linguaggio fosse il risultato di un mero esercizio poetico e davvero fosse mirato a tessere le lodi di una donna verso cui ci si sentiva ispirati da un profondo amore, o se quelle frasi volutamente oscure nascondessero un significato più segreto, celato ai profani.
I trovatori francesi vissero nell’area interessata dall’eresia catara, che non fu un movimento minoritario che si staccava dall’ortodossia, ma rappresentò una vera e propria Chiesa che godeva dell’adesione di gran parte della popolazione: è ragionevole, quindi, pensare che molti poeti fossero di fede catara.

Quel che è più ardito pensare è che sotto la Donna misteriosa e potente da loro cantata si nascondesse proprio la Chiesa catara o la Sapienza suprema, la Gnosi, a cui dovevano anelare i Perfetti. I Fedeli d’Amore, perciò, si configurerebbero come una setta che doveva celare il suo credo agli occhi degli inquisitori cattolici e che, per questo scopo, aveva ideato un gergo segreto con cui poter comunicare tra adepti.

Questa setta sarebbe stata estirpata dalla crociata contro gli Albigesi, ma le sue idee sarebbero sopravvissute ed emigrate in Italia insieme alle liriche dei poeti, trasferendosi alla corte di Federico II e, successivamente, ai rimatori toscani e agli Stilnovisti, fino ad interessare l’opera di Dante. Con queste ipotesi non si vuole sminuire il genio poetico di così grandi poeti, ma solo interrogarsi verso quale obiettivo fosse indirizzato questo genio, dubitando che esso servisse esclusivamente una donna, per quanto angelicata, e soprattutto fosse del tutto in linea con gli insegnamenti della Chiesa di Roma (contro la quale Dante lancia spesso le sue invettive).
Firenze divenne un centro di diffusione dell’eresia catara, tanto che nel 1245 si svolse contro di essa un grande processo condotto dall’inquisitore Ruggero Calcagni, a riprova che sicuramente anche gli Stilnovisti vennero in contatto con l’eresia. Inoltre, non era alieno dalle usanze catare un modo di esprimersi gergale, tramite parole d’ordine. Catari pare fossero Farinata degli Uberti e Cavalcante Cavalcanti, mentre il figlio Guido è detto "patarino", termine che nel Duecento stava per cataro.
Nel 1928 il critico Luigi Valli avanzò l’ipotesi che sotto il trobar clus (opposto al trobar leu) dei Fedeli d’Amore si esprimesse l’occulto simbolismo di una setta. Fu la lettura di un passo della sua opera che suscitò in me l’interesse per un possibile “secondo senso” sotto quello letterale di quelle liriche e sui possibili legami con le eresie che allora agitavano la Linguadoca. Fu dall’interesse per il gruppo dei Fedeli d’Amore che nacque quello per le eresie, le società segrete, le reminescenze pagane insite nel Cristianesimo ed il Santo Graal, eterno oggetto del desiderio per tutte le culture  e dispensatore di sapienza e immortalità (in definitiva l’obiettivo di tutte gli aneliti verso il divino).
Forse nelle oscure parole di spiriti ispirati che ci hanno tramandato poesie dal valore eterno e dal mirabile pregio stilistico, si nascondono segreti in grado di cambiare il nostro punto di vista sulla storia dell’Occidente.
I trovatori si rivolgevano alle loro dame con parole di difficile comprensione, alcune interpretabili come un elogio alla dama, mentre altre ancor oggi inintelligibili nonostante i ripetuti studi. Il Valli cita Donna me priega di Guido Cavalcanti come un esempio di acrobatismi verbali tali forse da irritare la donna a cui erano rivolti invece che ispirarne l’amore! Un’altra composizione di Guido lascia supporre che qualcosa si nasconda sotto l’interpretazione letterale; durante un soggiorno proprio a Tolosa, centro dell’eresia, incontrò una donna che gli ricordava quella lasciata a Firenze e a cui dedicò tali versi:

Una giovine donna di Tolosa,
bell’è gentil, d’onesta leggiadria,
tant’è diritta e  somigliante cosa,
ne’ suoi dolci atti, de la donna mia,
ch’è fatta dentro al cor desiderosa
l’anima in guisa che da lui si svia
e vanne a lei; ma tanto è paurosa
che no le dice di qual donna sia.


Egli non ha il coraggio di dire alla donna di Tolosa  a quale lui già appartenga: sembra quasi un messaggio inviato a Firenze, per indicare l’incontro con una ramificazione francese della stessa setta attiva nella sua città.

L’amore potrebbe, quindi, esser solo un pretesto per esprimere altri concetti, usando un gergo che, quando è ben riuscito presenta al lettore delle belle poesie inneggianti la dama, ma quando non lo è fa trapelare il suo simbolismo occulto e non ne permette la comprensione.
I Feudi d'amore

Quest'opera è stata scritta da Giacomo de Basieux, un trovatore vissuto nella seconda metà del Duecento autore di opere permeate da uno strano allegorismo, tra cui spicca questo trattatelo in 666 versi in cui si dettano le regole di vita per i Fedeli d’Amore, che probabilmente fu letto anche dai poeti fiorentini. Egli afferma chiaramente che Amore è l’opposto di Morte, riportando a riprova la scomposizione della parola latina:
A-MORT= SENZA MORTE
La ricerca di Amore diventa, quindi, una ricerca dell’immortalità. Secondo il Valli la Morte nasconderebbe la Chiesa e cita una poesia di Gianni Alfani in cui si dice che la morte nel die giudicio sarà a orribile morte giudicata e, visto che sembra assurdo condannare la morte ad un’orribile morte, queste parole devono nascondere un senso allegorico.

A proposito dei Fedeli d’Amore, Giacomo di Baisieux cita una sorta d’investitura, in cui l’adepto riceve un guanto e un bacio, descrivendo quella che sembra una vera e propria iniziazione (ricordiamo anche l’importanza della funzione dei baci nel rito di accoglienza dei nuovi Templari secondo le testimonianze date da questi ultimi durante gli interrogatori).
I Fedeli d’Amore sono descritti come una milizia affratellata nel nome del Santo Amore e della Donna Unica, che può essere interpretata come la Vergine, la Sapienza o un’entità femminile divina non ben identificata. I membri della setta devono assumere come esempio di Fedele perfetto Lancillotto; viene così tracciata una linea di continuità tra i Fedeli d’Amore e i Cavalieri della Tavola Rotonda. Ma allora la cerca del Santo Amore non viene forse a sovrapporsi a quella del Santo Graal?
E allora si rafforza il legame con i Catari e, attraverso questi, con i Templari, considerati custodi del Graal.
Il Fiore

Si tratta del compendio in volgare italiano del celebre Roman de la Rose, scritto da Guglielmo di Lorris e da Giovanni di Meun; l’autore del Fiore è un tale ser Durante, che qualcuno ha ipotizzato possa essere Dante.

Quest’opera trae spunto dall’allegoria del romanzo francese: la ricerca della Rosa da parte dell’Amante, che trova a guardia del giardino e della sua dama Bell’Accoglienza, Malabocca e Gelosia. Il dio Amore, allora, viene in aiuto dell’amante, affiancato da Falsosembiante. Questo curioso personaggio dà voce allo spirito ribelle dei Fedeli d’Amore alla ricerca dell’amore (il fiore) difeso dai suoi crudeli custodi, Gelosia (la Chiesa) e Malabocca (l’inquisitore), facendo oggetto di un’aspra satira i religiosi e spiegando che la salvezza non dipende dall’abito, ossia dal ruolo che si ricopre e dall’apparenza, ma dalle buone opere, esponendo così un precetto cataro.
Quest’opera, quindi, sembra palesemente animata da venature settarie ed inneggiante alla ricerca del Santo Amore.
Dante
Accenni del linguaggio segreto di una setta si possono scorgere anche nelle opere di Dante, prima fra tutte la Vita Nova. Già a cominciare dal titolo l’opera si configura come un processo d’iniziazione tramite il quale si accederà ad una “nuova vita”: è il concetto di base di ogni organizzazione settaria, per cui il nuovo adepto lascia quella che era la sua vita precedente per intraprendere un cammino spirituale con cui, attraverso la conoscenza di segreti esoterici, giungerà ad un nuovo livello di vita e di coscienza. In quest’opera Dante nomina per ben sette volte i Fedeli d’Amore, fatto che lascia supporre che conoscesse il poemetto di Giacomo di Baisieux, col quale presenta inoltre numerose affinità lessicali e concettuali, a cominciare dalla potenza di Dolce Sguardo che di sua lancia lo va per l’occhio al cor ferire dei Feudi, corrispondente all’immagine della donna che dà per gli occhi una dolcezza al cuore- che intendere non la può chi non  la prova.
Anche la Divina Commedia, opera dominata dal senso del divino e considerata espressione di fede profondissima nel Cattolicesimo, potrebbe nascondere le tracce dell’eresia o per lo meno dell’affiliazione di Dante ad una società segreta. E d’altronde è lui stesso che ci avverte:
O voi che avete gli intelletti sani
mirate la dottrina che si nasconde
sotto il velame delli versi strani.
(Inferno, Canto  IX)
e ancora:
aguzza qui, lettor, ben li occhi al vero,
che ‘l velo è ora ben tanto sottile,
certo che ‘l trapassar dentro è leggiero..
(Purgatorio, Canto VIII)


E’ legittimo, perciò, pensare che sotto il senso letterale della Commedia,  si nasconda un misterioso simbolismo, anche perché dobbiamo considerare che nel Medioevo tutto era pervaso di simboli, niente era fatto a caso. Così sono le grandi costruzioni architettoniche, le cattedrali dove ogni più piccolo particolare richiama un senso nascosto, comprensibile solo a chi è dotato di intelletti sani, o, se vogliamo spingerci più in là, ad un adepto; allo stesso modo, fatto di simboli e richiami, sono elaborate le grandi costruzioni letterarie medievali.  Un pensatore massone, Eugéne Aroux (1773-1859), membro della Società Rosacrociana di Tolosa, ha parlato di Dante come di un eretico e della Commedia come di un testo segreto della setta dei Fedeli d’Amore. Del resto è noto che i simboli esoterici della rosa e della croce, largamente sfruttati dalle società segrete e dai Templari, sono centrali nel capolavoro dantesco.
Secondo Aroux i tre mondi descritti nella Divina Commedia corrisponderebbero ad un viaggio iniziatico ascendente: l'adepto parte dal mondo profano (l'Inferno), affronta delle prove (Purgatorio) e giunge al regno dei Perfetti, degli Iniziati che hanno raggiunto il massimo grado di conoscenza (Paradiso). Lo studioso, inoltre, stabilisce analogie tra numerosi gradi della Massoneria scozzese e i 9 cieli del Paradiso. Aroux segnala che nei canti XXIV e XXV del Paradiso troviamo il triplice bacio del Principe Rosacroce, il pellicano (presente in molta simbologia massonica), i bastoncini di ceralacca. le 3 virtù teologali dei Capitoli massonici. la candida rosa simbolo rosacrociano.
Eliphas Lévi, invece, fa di Dante un pensatore gnostico, ispiratosi alla numerologia cabbalistica e nemico di quella Chiesa che sembra omaggiare con la sua opera. Non per niente sceglie un pagano quale Virgilio come guida.
Dal canto suo il famoso filosofo ed esoterista René Guénon vede nella discesa agli Inferi dantesca un richiamo ad un topos noto dallantichità (ricordiamo la catabasi di Enea e di Orfeo) e riscontrabile in un'opera di ambiente islamico precedente di un'ottantina d'anni a quella di Dante: il Kitab el-isra (Libro del Viaggio notturno) di Mohyddin ibn Arabi. Il cattolicissimo Dante che s'interessa di opere musulmane? E, oltertutto, come può esservi venuto in contatto? Secondo Guénon, grazie ad un gruppo che in quell'epoca ebbe stretti rapporti e scambi culturali con l'Islam: i Templari, che nel Medioevo costituivano il legame tra Oriente e Occidente.
http://arcanadei.com/fedeli-d-amore
A. Ricolfi, Studi sui Fedeli d’Amore, Bastoni, Foggia, 1997.
L. Valli, Il linguaggio segreto di Dante  e dei Fedeli d’Amore, Biblioteca di Filosofia e Scienze, n.10, Roma, 1928.

2 commenti:

  1. Molto interessante... ho appena acquistato e sto leggendo "il segreto dei Rosa-Croce" di Paul Sedir e lo trovo perfettamente in linea in quello che scrivi. Hai preso citazioni dal libro?

    RispondiElimina
  2. In verità ho studiato l'argomento leggendo "Studi sui Fedeli d'Amore" di Alfonso Ricolfi e poi approfondendo attraverso chiavi di lettura che alcuni definirebbero 'borderline'... quel libro che ha citato sembra interessante. Credo che lo inserirò nella lista delle prossime letture.

    RispondiElimina

Ti potrebbero interessare anche...

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...