sabato 31 gennaio 2015

La Torre di Babele e il Sistema del Debito

Quindi avete sempre pensato che il mito della Torre di Babele fosse il resoconto della costruzione di un antico grattacielo. Chi abbia letto il capitolo XI della Genesi, avrà imparato che la Torre di Babele fosse un ambizioso tentativo di costruire una sorta di ponte fino al cielo.

Si parla di mattoni e malta, di progettazione, di marketing, e di un'entità residente nei cieli molto arrabbiata, che accoglie il tutto come uno sgradito tentativo di intrusione.

torre di babele

Dal punto di vista degli abusi edilizi oggigiorno le cose non sono nemmeno molto cambiate. Ma è evidente che se ci si affidi all'interpretazione letterale, l'idea di costruire una torre fino al cielo usando mattoni d terracotta e fango non fosse poi una pensata così geniale.

Un'altra nozione convenzionale in merito a questa storia è che ad un certo punto i lavori si arrestarono a causa della criptazione con cui il linguaggio del genere umano sarebbe stato frazionato in numerosi linguaggi diversi. Si trattò, ci viene detto, di una misura precauzionale assunta dal residente (residenti?) dei cieli che evidentemente teneva molto alla privacy. La mescolanza delle lingue avrebbe messo fine all'unità d'intenti che stava producendo quella costruzione così intrusiva.

Ma l'interpretazione superficiale non sempre è la più corretta. E' necessaria una lettura più attenta del mito per poterlo collocare nell'ambito delle depravazioni del secolare Culto di Saturno. Operazione importante perché elemento centrale nella comprensione del modus operandi del Culto. L'approccio migliore per interpretare il mito della Torre di Babele e la sua attinenza con l'elite occulta è quello adottato nelle investigazioni reali, cioè seguire la pista del denaro.

Babylon's Banksters di Joseph P. Farrell è forse la migliore fonte di informazioni sulle antiche origini del sistema finanziario odierno.

Interpretazioni del Mito di Babele.

Naturalmente si trovano diverse teorie popolari su ciò che accadde realmente a Babele. Si va dalla interpretazione cristiana, metafora della presunzione umana di elevarsi fino a Dio, in un momento in cui l'umanità stava iniziando a sperimentare nuove tecnologie rivoluzionarie. Vi è di certo qualcosa di corretto in queste interpretazioni, tuttavia a modesto avviso di chi scrive tendono tutte a mancare il punto della questione.

Chiunque abbia letto qualcosa sul Culto di Saturno saprà che il nome Babilonia in molti ambiti sia inteso come sinonimo di sistema finanziario corrotto che persegue la schiavitù basata sul debito, a beneficio di una ristretta élite. I lettori di questo sito sapranno anche che tale sistema finanziario è stato fatto risalire agli eventi della cosiddetta Torre di Babele, i quali non sono che la narrazione simbolica del primo tentativo di dominio attraverso il debito.
Quanto segue è la spiegazione logica di tali affermazioni.

Babele, Babele, Fatica e Difficoltà.

La maggior parte dei biblisti concordano che il nome Babele sia una versione precedente del nome Babilonia, impero che governò la Mesopotamia nel 6° e 7° secolo a.C. Entrambe i nomi derivano dal termine ebraico: BAW-bel, che significa essenzialmente 'confusione' e si presta all'idea di un dio che si dà a confondere tutte le lingue del genere umano. Sia Babele che Babilonia sono situate nella pianura di Scinear, possibile corruzione linguistica del nome dell'antica terra mesopotamica di Sumer.

La principale fonte documentale del mito della Torre di Babele è il libro biblico della Genesi, tuttavia esiste anche una fonte extra-biblica, cioè il Libro dei Giubilei. Per il bene di questa discussione vado a riportare il testo della Genesi dedicato alla Torre. E' tratto dalla versione inquinata di King James, fonte di tante idee sbagliate riguardo questa strana storia. Il lettore è invitato a prestare particolare attenzione ai versetti 4, 5 e 8:

1- E tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole.

2- E avvenne che mentre viaggiavano da est trovarono una pianura nel paese di Sennaar; e vi si stanziarono.

3- Ed essi si dissero l'un l'altro, andiamo, costruiamo mattoni di terra e cuociamoli. I mattoni faranno da pietra, ed il fango farà da malta.

4- E dissero: Andiamo, costruiamo una città e una torre la cui cima tocchi il cielo; e diamoci un nome per non disperderci sulla faccia di tutta la terra.

5- E il SIGNORE scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo.

6- E il SIGNORE disse: Ecco, il popolo è uno, e hanno tutti una lingua sola; e cominciano a fare ciò: e adesso nulla li tratterrà da ciò che hanno immaginato di fare.

7- Andiamo, scendiamo e confondiamo la loro lingua, così che non comprendano più l'uno la lingua dell'altro.

8- Il SIGNORE li disperse sulla faccia di tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città.

9- Per questo la chiamò Babele; perché il SIGNORE confuse la lingua di tutta quella terra e da quel giorno il SIGNORE li disperse sulla faccia di tutta la terra.

Genesi, capitolo 11: 1 - 9
King James Version (KJV, Diodati)

Analizzando il racconto ci accorgiamo che il primo errore in cui incorre la maggior parte della gente è pensare che la storia narri solo di una torre. Dai passi appena citati si evince chiaramente che il progetto fosse quello di costruire una città, di cui la torre sarebbe stata un elemento.

Il Signore li disperse di là sulla faccia di tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città.

Quindi la celebre Torre di Babele era un singolo elemento del più vasto progetto di una città. Il che è storicamente coerente, dal momento che all'epoca la città-stato era la più alta forma di organizzazione governativa degli affari umani. Nel contesto del mondo antico la torre, ovvero il punto più alto di qualsiasi città-stato, era il tempio, ed i sacerdoti del tempio erano anche gli amministratori della città-stato. In altre parole, la Torre di Babele sarebbe dovuta essere la sede del governo della grande città di Babele.

Ora, la domanda è: perché la gente progettò la costruzione di una città?

La risposta superficiale a tale domanda è che le città siano un posto dove vivere. Di certo nessuno si metterebbe a costruire una città fatta di strutture inutilizzabili. La risposta corretta è che le città sono luoghi finalizzati all'esercizio di un'attività. Le persone si riuniscono nelle città per lavorare e guadagnare mediante il rapporto diretto con altre persone. Ed infatti, il motivo per cui fu progettata Babele era proprio questo: imbastire un'economia.

Le economie funzionano solo quando le persone possono fidarsi del sistema di commercio esistente alla loro base. Ciò richiede un sistema condiviso di pesi e misure per determinare il valore delle merci scambiate. Si richiede anche la capacità degli amministratori della città di far rispettare l'equità del proprio sistema di pesi e misure. Ed è qui che entra in gioco il riferimento alla Torre di Babele. La 'torre' sarebbe stata responsabile della creazione e regolazione del sistema commerciale di Babele. La Torre di Babele simboleggiava, in effetti, la legge di Babele.

I Maestri Massoni di Babele.

Quando le persone decidono di formare un'economia hanno bisogno di luoghi di incontro in cui possa aver luogo il commercio. Il progresso di una civiltà è la diretta conseguenza della crescita degli scambi tra le persone di cui è formata, che a propria volta è indissolubilmente legata alla crescita delle infrastrutture e delle tecniche di costruzione.

Per sostenere un'economia di mercato è fondamentale la costruzione di strutture le quali siano in grado di ospitare eccedenze di merci, e persone. Mentre l'agricoltura fornisce l'eccedenza che si trasforma in beni da commerciare, gli edifici forniscono le sedi 'neutrali' in cui fare il commercio. Il che significa che i servizi offerti da chi possedesse le cognizioni per costruire edifici erano di grande importanza in qualsiasi economia emergente. Nel mondo antico i costruttori erano una componente vitale per il progresso di una civiltà.

Ciò che il racconto biblico ci fa notare in modo succinto nella terza strofa è che la civiltà moderna ebbe inizio proprio a Babele, allorquando la gente scoprì la tecnica di costruzione dei mattoni e della malta in luogo dei blocchi di pietra difficilmente scavati e sagomati.

Appresa tale tecnica di costruzione i cittadini furono in grado di espandere le loro economie. Per cui decisero di costruire una città e una torre la cui cima tocchi il cielo. E' a questo punto che l'elemento cospirativo si incrocia con il mito.

Racconto di Molte Città.

Nella Bibbia si fa riferimento a molte città dai nomi fortemente simbolici. La prima di esse è proprio Gerusalemme, il cui nome è stato tradotto come 'città della pace'. Il fatto che la città di Gerusalemme fosse diventata corrotta e quindi dovesse essere sostituita con una nuova Gerusalemme è un tema centrale nella Bibbia. Gerusalemme, o Sion, è costantemente utilizzata dalla Bibbia per indicare le intenzioni di Dio nei confronti dell'intero mondo.

La stessa logica si applica a Babilonia, successiva incarnazione di Babele e nemesi di Gerusalemme. Babilonia è ritratta come lo strumento dell'ira di Dio contro il disobbediente regno di Giuda, che aveva la sua sede in Gerusalemme. Eppure, nella cattività di Babilonia, la giustizia e la saggezza divina espresse dal popolo di Giuda si contrappongono alla cultura babilonese. Babilonia diventa il simbolo di tutto ciò che non è la cultura di Gerusalemme e di Dio. Addirittura, dopo la sua caduta, il sistema babilonese diventa una parte molto sinistra delle profezie bibliche con il nome della Meretrice di Babilonia.

Dietro l'allegoria dualistica di Gerusalemme e Babilonia e della Nuova Gerusalemme e la Meretrice di Babilonia si celano simboli letterari che esprimono il contrasto tra due distinti sistemi di governo. Il fatto che il nome Babele sia un chiaro precursore linguistico del nome Babilonia implica che Babele sia legata al bagaglio simbolico di Babilonia, ossia un sistema di governo in contrasto con il sistema di Gerusalemme ispirato da Dio.

Il punto chiave della contesa tra i due sistemi si evince nel modo in cui Gerusalemme crolli sotto il 'marchio di Babilonia', segnando la fine del regno di Giuda. Giuda non riuscì a celebrare il giubileo che avrebbe annullato ogni forma di debito e schiavitù, tipica ricorrenza del sistema economico biblico. Schiavitù e debito sono condizioni che la Bibbia ascrive al peccato, e uno dei principali peccati vietati dalla Bibbia è il prestito di denaro a interesse. In una famosa citazione dei principi biblici le conseguenze del prestito a interesse sono riassunte nei termini seguenti: "il debitore resta per sempre schiavo del creditore." Babilonia promuoveva un sistema in cui il denaro fosse prestato a interesse.

Ciò che risalta è che i due sistemi fossero in disaccordo circa la questione della creazione del denaro. Gerusalemme propugnava un sistema privo di debiti che gravassero sulla capacità produttiva della popolazione, mentre Babilonia sosteneva il sistema del denaro in cambio di titoli di debito pubblico. (Per approfondire leggere questa discussione)

Diverse altre città sono citate nella Bibbia come esempi di questo sistema inviso a Dio. Ad esempio Ninive, Gerico, Tiro e l'intera nazione d'Egitto incarnano tutte i sistemi in contrasto con Gerusalemme. Il punto qui è che la città di Babele non fa eccezione e il suo chiaro legame con Babilonia la pone nella schiera dei sistemi illegali secondo la legge biblica.

La Confusione del 'Linguaggio.'

Molto è stato scritto in riferimento alla storia secondo cui il linguaggio degli uomini fu confuso per impedire il loro tentativo di costruire questa torre verso il cielo. In questo caso, tuttavia, la confusione delle lingue non va confusa con la diversificazione degli usi. La chiave per comprendere il fallimento del progetto di Babele sta tutta nella comprensione della parola ebraica che viene utilizzata per 'linguaggio' come si trova nel 7° verso.

7- Andiamo, scendiamo e confondiamo la loro lingua, così che non comprendano più l'uno la lingua dell'altro.

In quasi tutti i casi in cui nella Bibbia ci si riferisca ad una lingua parlata o una lingua nativa, viene utilizzata la parola ebraica 'lashon.' Tuttavia non è questa la parola usata nel racconto su Babele nella Genesi. Qui la parola è 'caphah', che ha una connotazione molto diversa da 'lashon.'

Ci sono solo altri tre altri passi della Bibbia in cui 'caphah' viene tradotta come 'linguaggio' e offrono una più precisa panoramica sul concetto che viene espresso con la parola 'caphah.'

Da Sofonia 3: 9

9- Per allora rivolgerò alla gente un 'linguaggio' puro, così che tutti potranno invocare il nome del Signore, per servirlo con un unico consenso.

Da Isaiah 19: 18:

18- In quel giorno, cinque città del paese d'Egitto parlavano il 'linguaggio' di Canaan, e adoravano il Signore degli eserciti; una di esse si chiamava La città della Distruzione.

Dai Salmi 81: 5:

5- Questo ordinò a Giuseppe per una testimonianza, quando viaggiò nel paese d'Egitto, dove ho udito un 'linguaggio' che non comprendo.

In tutti i casi in cui il termine 'caphah' viene tradotto come 'linguaggio', il contesto è sempre quello in cui qualcuno faccia le cose in modo diverso. Ciò spiega l'uso del termine 'caphah' nei versetti dedicati a Babele.

Le persone che avevano aderito al progetto di Babele avevano un modo di fare le cose, un sistema che minacciava gli occupanti del cielo (coloro che avevano l'autorità). Il concetto di lingua parlata viene espresso nello stesso 7° verso con la parola ebraica 'debar' e si riferisce ai mezzi verbali con cui quel 'caphah', o 'modo di fare le cose', era coordinato. Altrimenti perché nello stesso verso lo scrittore avrebbe usato sia il termine 'caphah' che il termine 'debar' se in entrambe i casi intendeva riferirsi alla lingua parlata?

Babele, dunque, simboleggiava degli 'usi' diversi da quelli tradizionale dell'autorità. Poiché Babele è linguisticamente assimilabile a Babilonia, e dato che il nome Babilonia indica un sistema finanziario inviso alle leggi del Dio biblico, possiamo tranquillamente assumere che Babele fosse soprattutto un sistema finanziario creato per restare sotto il controllo di chi risiedeva nella 'Torre.' La torre, come abbiamo visto, era il tempio centrale ed equivaleva a ciò che al giorno d'oggi sono le banche centrali.

Una migliore lettura del mito della Torre di Babele.

La seguente è una parafrasi dei versi della Genesi 11: 1-9, che include le osservazioni di cui sopra:

(1) C'era un unico sistema economico e un solo modo per commerciare all'interno di tale sistema.

(2) Durante un viaggio da est trovarono una pianura nel paese di Sennaar e si stabilirono lì.

(3) E si dissero: fabbrichiamo solidi mattoni ben cotti invece di tagliare blocchi di pietra, e usiamo  fango come malta per tenere uniti i mattoni e costruire i nostri edifici.

(4) Poi decisero di fondare la loro economia e creare una nuova autorità centrale per il controllo del sistema finanziario e dell'economia. Fu deciso che tale nuova autorità centrale sostituisse l'autorità esistente, comprese le leggi con cui essa aveva governato. La nuova autorità avrebbe imposto il nuovo modo di fare le cose, ovunque fossero andati a fare affari.

(5) Ma l'autorità originale non vide di buon occhio questo nuovo sistema economico e il crescente potere che la sua autorità centrale stava sottraendo ai discendenti di Adamo.

(6) Perciò disse: "Queste persone hanno aderito al nuovo sistema economico e pensano di poter fare ciò che vogliono secondo le loro nuove idee e regole.

(7) "Sarà meglio stroncare questa assurdità usando il nostro potere per incasinare il nuovo sistema finanziario."

(8) L'autorità disperse la gente così che non avesse potuto continuare a coltivare il nuovo sistema economico.

(9) Quel sistema fu chiamato Babele perché è lì che l'autorità si assicurò che il sistema finanziario rivale crollasse, dopo essere stato gettato in confusione.

Speriamo che quanto sopra possa rendere il mito della torre di Babele un pò più logico.

venerdì 30 gennaio 2015

Le Lacrime di Coccodrillo dell'Occidente

Tutti i principali media hanno diffuso l’immagine dei capi di Stato a braccetto in testa al corteo, in una Parigi diventata capitale del mondo come ha detto, rispolverando antica grandeur, Hollande. Ebbene, questa immagine è un falso costruito e alimentato ad arte. 

Come mostrano le foto indipendenti che si trovano solo su Internet, i capi di Stato e governo sfilavano da soli in una via deserta isolata dal mondo dalle forze di sicurezza. Altrove sfilava il popolo, che con le origini e motivazioni le più diverse mostrava il suo sdegno per la strage infame commessa dai fondamentalisti islamici. 

Hollande

Ma il corteo dei 200 potenti non era alla testa dei milioni scesi in piazza, forse con molti di loro non sarebbe stato neppure in connessione. Sono i mass media ad aver costruito questo legame, questa rappresentanza degli uni rispetto agli altri, e questa è semplicemente moderna e sapiente propaganda bellica. Siamo in guerra, dicono mass media e finta testa del corteo, ma chi è in guerra, contro chi e per quale scopo deve restare indeterminato per lasciare spazio ad ogni manovra.

Con il massimo della malafede intellettuale si usa la denuncia di Papa Francesco contro una guerra mondiale a pezzi che andrebbe fermata, per sostenere all’opposto che essa vada condotta fino alla vittoria. Alla fine l’unico concetto che rimane è quello della guerra di civiltà tra i valori democratici occidentali e il fanatismo terrorista. Sulle dimensioni della guerra e degli avversari ci si divide sia nella finta testa del corteo di Parigi, sia tra di essa e le forze populiste e xenofobe escluse. Ci si divide su modalità ed estensione della guerra, ma non sul fatto di farla. 

Eppure fin dal 1991 siamo in conflitto armato contro i nuovi Hitler e forse il massacro di Parigi dovrebbe imporre una riflessione su 24 anni di guerre per la democrazia e sui loro risultati. Invece si reagisce sempre allo stesso modo. Ho visto in televisione l’ex presidente francese Sarkozy esaltare l’unità della nazione di fronte al terrorismo. E ho pensato alla sua decisione di bombardare la Libia per sostenere i ribelli contro Gheddafi. 

Ricordo anche le vibranti parole di Giorgio Napolitano a sostegno di quella azione militare. Che ha avuto pieno successo, Gheddafi è stato trucidato e ora in Libia dilagano tutte le organizzazioni del terrorismo fondamentalista islamico.


Gli spietati assassini di Parigi sono cittadini francesi che hanno fatto il loro apprendistato militare contro Assad in Siria. E Hollande tuttora insiste per un maggior impegno militare della Nato a sostegno dei ribelli siriani. Obama ha lanciato per primo l’appello contro quell’Isis i cui gruppi dirigenti sono stati addestrati dagli Usa sia in funzione anti Siria che anti Iran. 

Gli occidentali si stanno ritirando dall’Afghanistan dove hanno sostanzialmente perso la guerra, condotta ora contro quei talebani armati e istruiti a suo tempo dagli Usa contro l’occupazione sovietica del paese. In Somalia negli anni ‘90 ci fu un colossale intervento militare guidato dagli Usa. Ora quel paese non è più uno Stato e scopriamo di mantenere ancora lì delle truppe quando son minacciate da questa o quella banda di signori della guerra. In Kosovo D’Alema mandò i suoi bombardieri per difendere la libertà dei popoli. 

Ora quello è uno Stato canaglia in mano alle multinazionali del crimine e anche una evidente via di transito e rifornimento per i terrorismi, forse anche per gli assassini francesi.

Da quel 1991 quando Bush padre trascinò il mondo nella prima guerra contro l’Iraq di Saddam, gli interventi militari dell’Occidente son stati molteplici e tutti dichiaratamente a favore della democrazia. Abbiamo esportato la democrazia con le armi e abbiamo importato il terrorismo fondamentalista. Ma nonostante tutto lo scambio continua. 

In Ucraina i nazisti di tutta Europa si son dati convegno a sostegno del governo appoggiato da Ue e Nato. Lì stanno facendo la loro scuola militare, il loro apprendistato, poi li vedremo all’opera in tutta Europa. Farsi sbranare dai mostri che si sono allevati è la coazione a ripetere che l’Occidente non riesce a interrompere. Anzi, di nuovo risuonano gli stessi appelli e le stesse strumentalità che abbiamo sentito negli ultimi decenni. 

Per combattere davvero questo terrorismo, l’Occidente e l’Europa dovrebbero cambiare politica economica e militare, anzi dovrebbero mettere in discussione la stessa coalizione che le definisce. Da un quarto di secolo l’Occidente pratica politiche liberiste di austerità e le accompagna con guerre umanitarie in difesa della democrazia. L’Unione Sovietica non c’è più, ma la Nato esiste e chiede ancora più tributi. L’arsenale nucleare cresce e continua a minacciare la stessa esistenza umana anche se, per ora, non è in mano ai terroristi.

Non sono un pacifista gandhiano, voglio sconfiggere iI fondamentalismo islamico e con esso ogni oscurantismo religioso e politico, compreso il ritorno del fascismo e del razzismo europei. Ma le politiche economiche e di guerra della coalizione occidentale hanno prodotto sinora un solo risultato, hanno diffuso e rafforzato il nemico che han dichiarato di voler combattere. Per questo la destra integralista occidentale rivendica una guerra totale vera e non le si può ipocritamente rispondere che basta una guerra in modica quantità. 

Da noi dopo decenni di precarizzazione del lavoro senza risultati occupazionali, Renzi ha convinto il Pd ad abolire quell’articolo 18 contro cui si era sempre scagliata la destra economica. Se sulla guerra si seguisse la stessa logica dopo 24 anni di fallimenti, non resterebbe che una vera completa guerra mondiale. Se si vuole abbattere il mostro che le stesse guerre democratiche dell’Occidente hanno creato e alimentato ci sono precise scelte di rottura da compiere. 

La prima è sciogliere la Nato e costruire una vera coalizione mondiale, con Russia, Cina, Iran, India, America Latina, Sudafrica. Il primo atto di questa nuova coalizione dovrebbe essere la fine della corsa agli armamenti e lo smantellamento del nucleare, che non dovrebbe servire contro il terrorismo.

Questa coalizione dovrebbe operare dentro l’Onu e non con la guerra ma con una azione comune a sostegno delle forze che si oppongono al fondamentalismo, come timidamente e contraddittoriamente si fa con i Curdi a Kobane. Questa coalizione dovrebbe avere come primo alleato sul posto il popolo palestinese e dovrebbe costringere Israele a tornare sui confini del ‘67 e a riconoscere lo Stato di questo popolo oppresso. Questa coalizione dovrebbe abbandonare le alleanze con i finti moderati, corresponsabili della crescita del terrorismo islamico. 

Parlo dell’Arabia Saudita e delle altre monarchie del petrolio, vera base La parata dei politici a Parigi dopo l'attentatoculturale e finanziaria del fondamentalismo. Infine bisogna cambiare le politiche interne, perché non bisogna essere marxisti ortodossi per affermare ciò di cui erano consapevoli i democratici che sconfissero il nazifascismo. E cioè che la disoccupazione e l’ingiustizia sociale sono da sempre il brodo di coltura di dittature e guerra.

Bisogna cancellare le politiche di austerità e riprendere quelle di eguaglianza sociale, bisogna finirla con l’assecondare quella guerra economica permanente che è stata chiamata globalizzazione. Solo così sarà più facile riconquistare quelle periferie emarginate, ove si scontrano il rancore fondamentalista con quello xenofobo. 


Onestamente credo poco che la finta testa del corteo di Parigi, che di questo disastro venticinquennale è responsabile, sia in grado di cambiare. Per questo bisogna respingere l’appello all’unità nazionale dietro di essa e costruire ad essa un’alternativa. Altrimenti tra poco potremmo sentirci dire in qualche talkshow che il solo modo per sconfiggere un miliardo e mezzo di minacciosi musulmani è far ricorso al nucleare. In fondo non è già stata usato per concludere una guerra?

giovedì 29 gennaio 2015

Le sette fasi Post-mortem

Cosa accade quando si muore? Dove va la nostra anima?

Probabilmente, se sei cresciuto in un contesto religioso ci sono solo 2 posti dove puoi andare: Paradiso e Inferno.

Se sei una persona buona e hai fatto le cose giuste, allora passerai l’eternità in Paradiso, mentre se sei un peccatore, la passerai all’Inferno. Per fortuna, questa è una falsa dualità.

Sarebbe davvero riduttivo pensare che possano esserci solo queste 2 opzioni; nel corso degli anni è stata fatta tantissima ricerca scientifica nell’ambito di ciò che accade quando le persone lasciano il proprio corpo nei casi di pre-morte, per poi tornare dopo un lasso di tempo nel mondo dei viventi.

Migliaia di esperienze di pre-morte ci hanno dato alcune informazioni necessarie per formare un quadro più preciso di ciò che ci attende dall’altra parte.

Alcuni testimoniano l’esistenza di regni infernali, la stragrande maggioranza condividono esperienze avvenute in regni celesti, ma c’è un altro lato della medaglia che deve essere affrontato…

Il Dr. Michael Newton, psicologo specializzato in ipnoterapia, ha sottoposto i suoi pazienti a sedute di ipnosi per far emergere in loro eventuali traumi del passato, vissuti nelle loro vite precedenti.

Scoprì ben presto che era in grado di portare le persone indietro nei ricordi, non solo in questa vita, ma era in grado di far riemergere nelle persone fatti ed episodi avvenuti in altre vite passate.

Nei suoi libri Journey of Souls e Destiny of Souls (che insieme hanno venduto oltre mezzo milione di copie), il Dr. Newton condivide casi di studio che ha raccolto negli anni quando, attraverso le sue terapie, le persone potevano andare indietro nei ricordi e percorrere i viaggi delle loro anime.

Sorprendentemente, tutti hanno detto esattamente le stesse cose, e coincidono anche con tantissimi racconti di persone che hanno vissuto episodi di pre-morte.

Qui sotto sono descritte le 7 cose che, secondo le analisi e lo studio del Dr. Newton, accadono nel momento in cui si muore:

1) Flash della propria vita

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Un fenomeno molto comune tra le persone che stanno morendo è che vedono la loro intera vita, attraverso dei flash davanti ai loro occhi. Il cervello scatta in modalità “iper-velocità” e inizia a rivisitare la banca dati della memoria, prima che l’anima si separi dal corpo.


2) Si può vedere il proprio corpo

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Molte persone vedranno il loro corpo fisico proprio all’uscita, nel momento in cui la coscienza si disconnette dal corpo fisico. Sarete in grado di vedere l’ambiente circostante e le cose che sono intorno al vostro corpo morto. Questa non è una cosa che spaventerà, in quanto la si sentirà come una cosa naturale. Alcune persone riferiscono di sentirsi frustrati o arrabbiati per il modo in cui sono morti e che desiderano ritornare nel loro corpo per cercare vendetta, ma questa sensazione passa con il tempo, come si inizia ad entrare nella Luce.


3) La Luce

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Le persone testimoniano sempre di vedere una luce quando muoiono. La luce appare in lontananza e lentamente vengono attirate verso di essa, quasi come se si fosse tirati da un magnete. La luce è sempre accompagnata da un senso di amore e di pace. Questa è la fase di transizione… si torna a casa, nel mondo degli spiriti.


4) Si vedono i parenti morti

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Proprio quando si entra nel mondo degli spiriti, dopo essere stati tirati attraverso la luce, si è accolti da persone care che sono lì per abbracciarvi e farvi sentire a proprio agio. E’ una sorta di “riunione”. 

Questi non sono necessariamente i parenti della vostra vita terrena appena trascorsa. Possono essere familiari di vostro vite precedenti che sono stati con voi durante l’evoluzione della vostra anima. In sostanza, ci saranno membri della famiglia (non necessariamente collegati da un legame di sangue nella vita appena trascorsa) che vi accoglieranno appena entrerete nel mondo degli spiriti. 

Ovviamente sarete in grado di ricordare i loro nomi e riconoscere i loro volti. E’ importante ricordare che le anime avranno lo stesso aspetto che avevano nella vita terrena, per creare un senso di familiarità per voi, anche perché il corpo è solo un corpo, l’anima è senza forma, ma può assumere varie forme per scopi diversi. Si dice che le anime avanzate, che hanno vissuto molte vite, non hanno necessariamente parenti che li accolgono, perché capiscono che cos’è il mondo dello spirito e ci sono passati attraverso molte volte. Si dice nei libri che le anime avanzate, a volte, saltano questo passaggio, perché non è necessario per loro.


5) Angeli Custodi e Spiriti Guida

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Ognuno di noi ha il proprio angelo custode, o “spirito guida”, a seconda di quale termine preferisce utilizzare. In qualunque modo desideri chiamarlo, incontrerai la tua guida nel mondo degli spiriti e sarà lì a consolarti, per farti sentire come a casa. Ma, questo è anche il momento in cui il divertimento e i giochi sono finiti. Dopo qualche esperienza nei regni celesti, il dovere chiama. La tua guida è stata con te e ti ha guardato per tutta la vita, e ora vuole andare oltre e guardare alcune cose con te. È il momento di prendere la “pagella” della vita che hai appena vissuto…


6) Revisione della tua vita

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Incontrerete i vostri angeli/guide e guaderete insieme tutto quello che è successo nella vostra vita. Le persone riferiscono di vedere tutta la loro vita come una sorta di pellicola di film davanti ai loro occhi o sulle pagine di un libro. Vedrete alcune cose che vi faranno provare vergogna e che non vi piaceranno, ma questo non è un momento di giudizio! Questo è un momento di revisione e discussione su ciò che deve essere migliorato come anima. Dopo aver rivisto tutta la vita, si può giungere ad un accordo con le vostre guide per tornare sulla Terra, dopo un certo periodo di tempo nel mondo degli spiriti.


7) Alcune anime non vogliono tornare

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Ti senti talmente invaso da un’enorme senso di pace e amore che non vuoi tornare. Dove sei ora non devi preoccuparti delle malattie o degli impegni terreni. Ti senti senza limiti, sicuro e libero. Non hai stress, nessun dolore e non provi nessuna sofferenza. Ma ricorda che la reincarnazione ti aspetta! Si può tornare volontariamente per aiutare altre anime sulla terra, ma potrebbe anche essere necessario tornare per alleviare il Karma, o si può scegliere di tornare per evolversi di più come anima e sperimentare la ricchezza della vita.

Il Dr. Newton sottolinea di tenere a mente che tutto questo è quello che migliaia di persone hanno riferito sui loro ricordi ed esperienze dell’aldilà, e che queste conclusioni sono state tratte da quarant’anni di lavoro professionale.

Egli crede con fiducia nella realtà di un tale processo. Detto questo, aggiunge inoltre, che ci sono persone che riferiscono, invece, di andare in regni che ricordano l’inferno dove vedono demoni e altre brutte cose.

Non si possono chiudere gli occhi davanti alla realtà dei regni oscuri solo perché possono spaventarci.

Anche se il dottor Newton non ha riferito di tali risultati, molte persone che hanno vissuto esperienze di pre-morte, testimoniano di aver vissuto momenti spaventosi nei quali venivano scoraggiati nel perseguire cattivi comportamenti e questo li ha ispirati a migliorare la propria vita.

La cosa fondamentale da trarre da questo articolo è che non siamo soli, che c’è sempre qualcuno al nostro fianco che si prende cura di noi e che siamo infinitamente amati e protetti. Non c’è la morte, ma solo la transizione.

Si arriva a riunirsi con le anime dei propri cari e godere di regni magici.

Ci attendono pace, amore e serenità, ma anche delle responsabilità, poiché il destino dell’anima è legato al comportamento come essere umano in questa vita.

Questa sarà per qualcuno una buona notizia, mentre per altri potrebbe essere uno spunto per migliorare se stessi.

In entrambi i casi, dovremmo porre a noi stessi le seguenti domande:

Come sto trattando le altre anime in questo mondo?
Che cosa sto facendo per aiutare me stesso e le persone intorno a me per evolvere?

mercoledì 28 gennaio 2015

La Menzogna dello scontro di civiltà

Prepariamoci agli attentati sanguinosi in casa nostra, ora solo un vero miracolo potrà evitarli.


Il riscatto di dodici milioni per le due imbecilli che erano partite in Siria ad aiutare i terroristi della Jihad contro il governo legittimo di Assad e che proprio dai loro eroi erano state rapite, è un chiaro invito a replicare, a insistere in piena impunità. Tra Greta e Vanessa da una parte e i due Marò dall'altra, l'Italia ha dimostrato che la si può colpire come e quando lo si voglia.

Certo non c'è motivo di attaccare un Paese che ormai è prono a tutti, che non dà fastidio più a nessuno: né all'Inghilterra a cui si è svenduta, né alla Francia a cui ha consegnato le sue zone d'influenza, né a Israele verso cui è zelante, né agli Usa di cui si dichiara serva, né alla Germania con cui fa l'accomodante. Eppure solo un miracolo può impedire che ci colpiscano e questo per due motivi: perché a far male a noi non si paga pegno, quindi siamo un obiettivo facile facile e poi per ragioni complesse che potremmo definire simboliche.

Se ce lo dicono la Cia e il Mossad...

Iniziamo dall'Undici settembre europeo. La Francia ultra stupida di Je suis Charlie ha reagito esattamente come volevano i terroristi, invitandoli a colpire ancora: una folla di pecore che offrono la gola belando indignazione si avvia per forza al mattatoio: non finirà solo tosata ma a costolette. Quello spettacolo incredibile che ha offerto ha fatto impazzire di gioia tutti i protagonisti: sia i terroristi, sia il potere traballante, sia i players più sporchi. Non si sa sa abbia gongolato più Hollande, Nethanyau o al-Baghdadi.

La manifestazione suicida degli Champs-Elysées difficilmente non provocherà un'offensiva seriale, probabilmente in più Paesi al tempo stesso. Ancora la Francia, la Germania e chissà chi altri. L'Italia di sicuro è nel mirino.

Ce lo hanno detto la Cia e il Mossad dei quali possiamo dire, usando un eufemismo, che sono bene informati di quello che ha intenzione di fare la loro creatura jihadista ufficialmente sfuggita loro di mano, ma stranamente ancora in linea con gli scenari disegnati dal Pentagono più o meno quindici anni fa.

Quell'odio alimentato

Se colpire la Francia, la Germania, la Russia, magari l'Ungheria, ha però un senso anche razionale da parte di tutti (della Jihad, della Cia, del Mossad e delle oligarchie traballanti laddove traballano) non ci sono ragioni logiche per colpire qui.

No, cause razionali non ce ne sono, ma stiamo dimenticando alcuni elementi fondanti: l'odio, il fanatismo.

Non va assolutamente bene sostenere che l'Islam non possa che odiarci, ma anche l'opposto è discutibile. Tutte le religioni monoteistiche hanno un'idea di dominio mondiale assoluto. Le cose atroci che dicono le scritture musulmane lo sono anche meno, ad esempio, di alcune affermazioni del Talmud e tutto il Vecchio Testamento fa rabbrividire. I Vangeli lo hanno rettificato ampiamente ma sappiamo per una lunga esperienza storica che ciò non ha impedito infiniti e ripetuti massacri in nome di Dio da parte cattolica. Si può insomma essere monoteisti civilizzati come monoteisti intolleranti e gli jihadisti sono dei fanatici che non ragionano. Non sono i soli, ci sono israeliti che si comportano così e anche cristiani, sia pure abbastanza isolati: si pensi a Breivik, il fondamentalista protestante massacratore in Norvegia, o ai Teocon.

Bisogna tenere bene a mente tutto questo perché lo scontro di religione è una gran fregnaccia, visto che finora a combattere gli jihadisti sono sempre e comunque dei musulmani (Assad come Saddam, Gheddafi, Arafat e Massoud).

Ma se lo scontro di religione è una fregnaccia il fondamentalismo religioso non lo è.

Il fanatismo degli jihadisti è fuori discussione così come il loro rancore verso l'Occidente. Che essi intendano conquistare Roma, come vuole il Corano (cosa non originale visto che accomuna i monoteismi) è pacifico. Che siano in guerra con i cristiani lo è altrettanto.

Ma vanno considerati anche i fanatismi di coloro che gli jihadisti li hanno costruiti in laboratorio, armati, foraggiati, sostenuti e che oggi fingono di combatterli. Fingono, si badi: da quando gli Usa hanno “dichiarato guerra” all'Isis non hanno fatto assolutamente nulla, tranne dei bombardamenti di sostegno ai soldati curdi che questi ultimi osservavano con sgomento andare sempre fuori bersaglio per distruggere edifici vuoti. Probabilmente alla fiction scenica ci hanno aggiunto il business della ricostruzione.

Anche i loro padrini ci odiano

Non dobbiamo mai dimenticarci che i padrini degli jihadisti odiano anch'essi Roma e la Civiltà e, malgrado i suoi comportamenti accomodanti, cooperanti e d'intesa, diversi di loro hanno anche in odio il papato. Colpire un simbolo cristiano contribuirebbe inoltre a fare impazzare le guerre nel Terzo Mondo. Dato che gli amministratori del pianeta debbono far fronte a un'esplosione demografica inquietante e, al tempo stesso, continuare a garantire tutte le risorse e le ricchezze in poche mani, far dilagare gli stermini nelle regioni non sviluppate non può che fare loro piacere e aiutarli nel loro lavoro.

Se poi ci si aggiungono l'odio per Roma e per la Forma nonché le pratiche magico-religiose di sacrifici umani che si tramandano nei secoli in alcune culture non nate in Europa, elementi di cui mai si tiene il dovuto conto abituati come siamo ormai a interpretare la vita con un libro contabile, allora avremo una vaga idea di quanto ci sia da temere.

Insomma siamo scoperti su tutti i fianchi dato che non si può combattere la Jihad senza opporsi al potere angloamericano e israeliano e viceversa, visto che sono, quantomeno, complementari, alleati oggettivi e mossi dal medesimo sentimento nei nostri confronti.

Solo se ci disprezzano troppo non ci colpiranno

L'Italia se sarà colpita non lo sarà per ragioni strettamente razionali. Se lo sarà vi avranno contribuito in maniera decisiva i comportamenti tenuti dalle autorità con i Marò e con le volontarie sciocche in Siria. Se verremo colpiti dobbiamo sapere che lo saremo soprattutto simbolicamente: oltre alle folle saranno nel mirino tracce di civiltà superiore, come Templi romani oppure, viste le facilitazioni logistiche, qualcosa del genere della Cappella degli Scrovegni. Se ci sarà offensiva, l'Italia non sarà un obiettivo in sé ma fungerà da detonatore per l'allargamento a macchia d'olio nel Terzo Mondo e per un'offensiva militare, quella sì strategica, nel cuore dell'Europa.

Non ci difenderà proprio nessuno perché per costume la nostra intelligence viene poi stoppata dal potere politico e dalle autorità atlantiche.

Possiamo sperare in una sola cosa: che il disprezzo che ci siamo ultimamente meritati in tutto il mondo sia tale che gli stessi jihadisti non ci considerino neppure e puntino solo a obiettivi più succosi.

Non saprei davvero dire quale dei due scenari sia il peggiore, di sicuro mala tempora currunt e bisogna dire che ce li siamo meritati tutti.

martedì 27 gennaio 2015

I Dieci Comandamenti - Quelli veri...

Tutti noi, quando da bambini siamo stati indotti – più o meno volontariamente – a frequentare le lezioni di catechismo, siamo stati indottrinati al contenuto dei dieci comandamenti consegnati – secondola Bibbia– a Mosè sul monte Sinai, decalogo obbligatoriamente da rispettare affinché un fedele possa definirsi “Cattolico”.

Ma se vi dicessi che i dieci comandamenti che ci sono stati finora propinati sono stati quasi completamente inventati dalla Chiesa, perché nel decalogo della Bibbia originale… non esistono …la situazione come cambierebbe?

I veri dieci comandamenti, ben diversi da quelli a noi insegnatici, sono presenti nella Bibbia nei libri dell’Esodo 20: 2-17 e in Deuteronomio 5: 6-21.

Come è possibile constatare, nel primo comandamento del decalogo del Deuteronomio – il comandamento originale per intenderci – Dio comanda al suo popolo di “non avere altri dèi al di fuori di lui”, ammettendo implicitamente l’esistenza e la presenza di più dèi. Il vero motivo per cui l’ipotetico redattore della Bibbia (di certo un alto dirigente ebreo, e non Dio!) ha imposto agli ebrei questo comandamento è perché, nonostante vi fossero diversi tentativi di unificare il popolo ebraico ormai allo sbaraglio dopo la cacciata dall’Egitto, gli ebrei, infischiandosene altamente di ciò che diceva il loro dio, o di chi glielo voleva imporre, non furono mai fedeli a questa divinità dimostrando addirittura in molti casi di non conoscerla neppure, adorando ogni sorta di divinità egizia, sumera, assira, fenicia ed altre divinità di tutte le razze e religioni; tutte eccetto il dio biblico.

Per poter riparare a tutte queste chimeriche anomalie, poiché sarebbe potuto sembrare ridicolo agli occhi di un credente non ebreo che il dio Creatore dell’Universo fosse in competenza con altre divinità,la Chiesadecise all’unanime di trasmutare grammaticalmente il “numero” della parola “dèi” dal plurale al singolare (dio), in modo tale da cambiare il significato all’intero contesto della frase.

Nel secondo comandamento originale Dio vieta di fare immagini, dipinti, statue e quindi ogni sorta di raffigurazioni “di ciò che è lassù in cielo, di ciò che è quaggiù sulla terra e di ciò che è nelle acque sotto la Terra”, ovvero di ogni eventuale immagine sacra e divina riguardante sia la presente religione sia le religioni straniere, alle quali era comunque vietato aderire. Nel prosieguo del comandamento lo stesso Dio, onnisciente e perfettissimo, ammette di essere un dio geloso e vendicativo, ponendo questa sua irascibilità come valido motivo per il quale agli ebrei era vietato fare immagini e raffigurazioni d’ogni genere e forma (“Perché io, il Signore tuo Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione per quanti mi odiano”).

Il vero secondo comandamento, insomma, vieta alla religione cristiana di essere una religione idolatra; di conseguenza – se ci si attenesse alla lettera – paradossalmente per Dio chiunque abbia adorato almeno una volta nella vita una immagine od una rappresentazione della Madonna, del Crocifisso, di padre Pio, o qualunque sorta di immagine sacra riconosciuta o meno dalla religione Cattolica e Cristiana – compreso ovviamente chi si sia recato almeno una volta nella propria vita in un edificio sacro come una chiesa – dovrebbe essere immediatamente scaraventato all’inferno! Questo comandamento deciso dal dio biblico mette anche fine ad ogni discussione sull’eventuale presenza del simbolo del crocifisso nelle aule scolastiche e di tribunale; ed opporsi a questo vorrebbe dire rinnegare e mettersi contro le stesse leggi proclamate dal dio degli Ebrei.

Inoltre come può un’entità perfetta, onnipotente, onnipresente ed onnisciente, che dovrebbe quindi esulare da ogni legge fisica e terrestre, e perciò essere una forza trascendente, dichiarare per sua stessa ammissione di essere una entità gelosa e vendicativa, e peraltro farlo in un libro scritto da lei stessa colmo di incongruenze logiche ed anacronismi storici?

Se Dio è geloso non è perfetto, se Dio è perfetto allora non è il dio della Bibbia! Poiché il secondo comandamento del decalogo del Deuteronomio va contro ogni etica e morale del Cattolicesimo, questo comandamento viene completamente soppresso ed eliminato dal Decalogo secondola Chiesa Cattolica.

Con la stessa furbizia ed insostituibile acribia, il cupolone del Vaticano si è anche reso conto che probabilmente i credenti odierni non avrebbero più accettato e seguito ciecamente la religione Cattolica sapendo che le loro principali leggi avrebbero proclamato ed esacerbato la schiavizzazione dell’uomo, e così si è reso necessario un altro taglio della “pia forbice Cristiana” che ha dato una bella spuntata al quarto ed al decimo comandamento, dove si diceva di non far lavorare il proprio schiavo e la propria schiava nel giorno di Sabato nel quarto, e di non desiderare lo schiavo o la schiava d’altri nel decimo, relegando in questo modo gli schiavi alla pari della merce e calpestando ogni loro più bassa dignità.

Avendo rimosso completamente il secondo comandamento originale, a questo punto la Chiesa si è ritrovata con soli nove comandamenti, anziché dieci; così, per riportare il numero dei comandamenti falsificati uguale a quello degli originali, i falsari hanno diviso in due il decimo comandamento del Deuteronomio, formando il nono dalla prima parte di esso ed il decimo dalla seconda parte, semplificandolo ed omettendo ovviamente le frasi dove venivano citati gli schiavi. Così il comandamento “Non desiderare la moglie del tuo prossimo. Non desiderare la casa del tuo prossimo, né il suo campo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna delle cose che sono del tuo prossimo” viene diviso in due e trasformato in “Non desiderare la donna d’altri” del nono comandamento ed in “Non desiderare la roba d’altri” del decimo.

Questi comandamenti vengono ripresi, oltre che in parte dal codice di Hammurabi del 1750 a.C. (periodo in cui gli Hyksos conquistarono il Basso Egitto), dove si fa uso della Legge del taglione, ben nota nel mondo giudaico-cristiano per essere anche alla base della legge del profeta biblico Mosè, soprattutto dal “Libro dei Morti” egizio, supporto che serviva alla risurrezione per raggiungere il campo dei giunchi, ovvero il paradiso. Questo papiro conteneva vari artifizi per poter superare delle prove davanti agli dèi chiamate “confessioni in negativo”, che permettevano l’approdo alla porta successiva. Gli alti dirigenti egizi pensarono bene di far credere ai loro polli che, in caso di risposta sbagliata, gli dèi li avrebbero puniti per l’eternità; questo per costringerli a comprare il papiro che permetteva di ingannare, anche con l’ausilio di altri amuleti, gli dèi celesti.

Il costo di questo papiro era quasi la metà del lavoro di un anno di un artigiano, più il costo di altri amuleti che servivano soprattutto a superare la prova finale. Davanti ad ogni porta ci si trovava di fronte ad un dio, e l’uomo, o meglio la sua anima, rispondeva dicendo “io non ho rubato”, “io non ho ucciso”, “io non ho desiderato la roba (schiavi, donne, denaro, animali etc.) d’altri” e via dicendo. Superate le quarantadue porte il defunto si trovava davanti ad Horus che, attraverso la pesa del cuore, decideva il suo destino. Il defunto estraeva il suo cuore da una scatolina ed Horus lo poneva sul piatto di una bilancia, controbilanciata dalla parte opposta da una piuma. Se la bilancia si manteneva in equilibrio l’uomo andava nel campo dei giunchi, altrimenti era…l’inferno, o la sua distruzione. Il costo del papiro era di sei mesi di lavoro da parte di chi lo comprava, più altri amuleti che venivano venduti a parte per ingannare gli dèi dalle bugie del morto.

Nacque così il primo merchandising religioso da parte dei sacerdoti egizi, normali uomini che, per sbarcare il lunario, preferirono vendere un prodotto molto richiesto, ieri come oggi: l’illusione della vita eterna.

domenica 25 gennaio 2015

Il Popolo non deve sapere

Zecharia Sitchin, in uno dei suoi libri dedicato a suo nipote Ariel J. Feldman,  nel post scriptum del libro "L'ultima Profezia", pubblicato nel 2007 e, nella prima versione del 2010 tradotta in italiano da Fabrizia Fossati per Edizioni Piemme, trae la conclusione di quanto ha affermato fino ad ora.


Nel 610 a.C. - e probabilmente fino al 560 a.C. - <<gli dèi Anunnaki partirono con una certa regolarità dal pianeta Terra>>, come ha scritto ne "Il Giorno degli dèi", volume conclusivo delle "Cronache Terrestri". 

Il suo sottotitolo "Armageddon and Prophecies of the Return"  (Armageddon e le Profezie del Ritorno!); e, come ha detto in un precedente capitolo, è stato solo quando era giunto alla conclusioni lì riportate, che ha iniziato a diradarsi la nube di mistero che avvolge il Meccanismo di Anticitera.


Il Giorno del Signore, di cui si parla nelle profezie bibliche, Zecharia Sitchin ha concluso che ne "il giorno degli dèi", era un giorno in cui si sarebbe verificata un'eclissi solare, ed è solo una coincidenza se lo scopo del meccanismo era proprio predire eclissi lunari e solari?.

Un frammento del meccanismo con gradazione e un puntatore, ricoperto da scritte, può fare luce sulla sua vera età e sulla sua finalità (vedi figura sopra). Identificando le scritte con i nomi dei mesi, il dr. de Solla Price concluse che il meccanismo era stato progettato per correggere il calendario greco di un anno solare, composto da 365 giorni, con un calendario di 365,25 giorni (noi infatti, usiamo un giorno in più ogni quattro anni, l'anno bisestile).

De Solla Price concluse che il puntatore era posizionato in modo da indicare una data specifica. Si trattava forse di un evento di particolare importanza da quale partiva il conto del meccanismo?

Con dettaglio metodico e meticoloso, il dr. de Soola Price, nel suo libro, era giunto alla conclusione che il puntatore segnava una data, quella del 586 a.C. (che lui ritiene ben <<al di là di una possibilità archeologica>>, visto che era convinto che il meccanismo fosse stato creato nel I° secolo a.C).

Dice Zecharia: "mentre ero immerso nelle ricerche per Il Giorno degli dèi, divenne chiaro che gli eventi cruciali del I° millennio a.C. erano stati previsti sulla base dei fenomeni celesti e, prima di tutto sulle eclissi solari: una delle più importanti si verificò proprio nel 584 a.C. - una data che, con tutti i cambiamenti calendarici, con gli aggiustamenti e le revisioni nell'arco di due millenni e mezzo, si può considerare proprio l'eclissi indicata nel meccanismo.

Quel segno celeste, si noti, si verificò proprio nel periodo cruciale delle partenze: quello compreso tra il 610 e il 560 a.C. Il prof. de Solla Price (Gears from the Greeks, p. 19) ipotizzava che se si applica alle gradazioni del puntatore l'aggiustamento di un quarto di giorno, le date previste per il FUTURO avranno allora intervalli di 120 anni.

Se partiamo dall'86 a.C., data in cui venne settato il meccanismo, ciò significa che il predittore indicava indicava come date il 34 d.C., il 150 d.C. e così via, scrisse de Solla Price. Questo calcolo se raggiunge la nostra era, indica un segno celeste predetto dal meccanismo per il 2074 d.C.


Zaharia dice: è una data che appartiene alle Profezie del Ritorno? Ne Il Giorno degli dèi non bisognerebbe prestare attenzione solo alle mie conclusioni, ma anche quanto aveva predetto Sir Isaac Newton, così da poter apprezzare il fatto che il meccanismo di Anticitera è un dono fatto dall'artista degli Dèi a tutti coloro che credono che, un giorno, le profezie bibliche si avvereranno.

Ma se ne sono mai andati veramente? Hanno ancora qualche presidio qui sulla Terra? Sulla Luna, su Marte? Astronavi che stazionano nei pressi della nostra stella? Domande a cui non possiamo dare risposta ma, qualcuno sa e, non vuole che venga sovvertito l'ordine prestabilito dalle religioni tutte. 

Non è un caso che le guerre Mediorientali e più precisamente nel museo di Baghdad in Iraq, hanno avuto lo scopo di trafugare e/o distruggere reperti archeologici di immenso valore e, non da pseudo rigattieri ladri comuni, ma da personale ben addestrato e armato con tanto di auricolari radio all'orecchio.

Lo hanno fatto i gesuiti in America Latina, fondendo tutto l'oro delle civiltà mesoamericane, cancellando per sempre il passato dell'umana esistenza sulla Terra, in Egitto ad Alessandria incendiando la più grande biblioteca del mondo di allora e, in Afganistan, bombardando le millenarie enormi statue del Budda, e altri ancora che non sto qui a menzionare.

Il film "Nel Nome della Rosa" di Eco, (se pur criticabile quanto si vuole), è molto chiaro ed evidente il messaggio che vuole essere veicolato: "il popolo non deve sapere". 

sabato 24 gennaio 2015

Lo Scudo Rosso dei Rothschild e il Sigillo di Salomone

Il simbolo che ha ispirato il nome Rothschild o “Red Shield” (Scudo Rosso), è la stella a sei punte che compare sulla bandiera dello stesso stato di Israele.

Fino al 1760 i Rothschild erano conosciuti come “Bauer”, quando il banchiere Mayer Amschel Bauer modificò il nome di famiglia in Rothschild. Molte famiglie “ebree” hanno cambiato i loro nomi, spesso per nascondere le vere origini, e tra questi ci sono anche i Rockefeller, un tempo Rockenfelder, e i Roosevelt, un tempo Rosenfelt.


Il nome Rothschild deriva dalle parole tedesche che significano “rosso” (Rot) e “segno” o “emblema” (Shild), e si riferiscono al simbolo rosso sopra l’ingresso della loro abitazione a Francoforte. Il simbolo era un esagramma, noto anche come il Sigillo di Salomone o Stella di David, e sarebbe diventato il simbolo sulla bandiera dello stato d’Israele, creato dai Rothschild.

Finchè non fu adottato dai Rothschild, questo non era considerato un simbolo ebreo, e lo si può trovare in molte altre culture e collocazioni. Tra gli altri vari gruppi e popolazioni veniva utilizzato dai maghi arabi, da druidi e satanisti. Uno fu ritrovato sul pavimento di una moschea musulmana antica di 1200 anni, presso l’odierna Tel Aviv.
  
Il “segno” dei Rothschild si trova sulla bandiera di Israele perché quello è il loro regno feudale. E’ la loro creazione, ed essi l’hanno controllata sin dall’inizio.

I Rothschild, e ancora prima i Bauer, sono stati a lungo associati all’occulto. “Occulto” significa nascosto e si riferisce alla conoscenza nascosta che può essere utilizzata sia per fare del bene che del male. Il Satanismo è al cuore di tutte le attività dei leader di quella famiglia, e una delle loro fonti di influenza esoterica e di “magia” è la Kabbalah o Cabala.

Mayer Amschel Rothschild, il fondatore della dinastia, fece fortuna grazie ai suoi legami con la nobiltà e l’aristocrazia tedesche, in particolar modo con il Principe Guglielmo di Hesse-Hanau, che amava prestare denaro chiedendone la restituzione ad altissimi tassi d’interesse. Non c’è da stupirsi nel fatto che lui e Rothschild andassero talmente d’accordo che quest’ultimo divenne l’agente finanziario del principe. La dinastia degli Hesse accumulò una quantità enorme di denaro “prestando” truppe che combattevano guerre per conto di nazioni e per “missioni di pace”, come si usava dire già d’allora.

Qualunque sia la verità, è chiaro che la famiglia Hesse e i Rothschild condividevano un grande amore sia per l’occulto che per il denaro. Rothschild e i suoi cinque figli fondarono istituti di credito a Francoforte, Londra, Parigi, Vienna e Napoli. Nel 1790 Mayer Amschel riassunse la tecnica manipolatoria della famiglia proninciando questa frase: “Datemi il controllo sulla valuta di una nazione, e me ne infischio di chi fa le leggi”. Il gioco consisteva, e consiste tuttora, nel far sì che compagnie e governi si riempissero di debiti, e quindi di accollarseli per poter acquisire il controllo.


Fin dal principio i Rothschild ebbero il controllo sull’economia degli Stati Uniti tramite il loro aristocratico front man che faceva parte del primo governo di George Washington, il Segretario del Tesoro Alexander Hamilton. Fu Hamilton a fondare la prima banca centrale del paese, la Bank of the United States, fondata con statuto nel 1791 e chiusa nel 1811, quando il Congresso si rifiutò di continuare ad appoggiarla. Ad essa seguì poi un’altra versione, che nacque e morì prima che, nel 1913, i Rothschild si servissero dei loro agenti, le famiglie Schiff e Warburg, per creare la banca centrale americana, la Federal Reserve, proprietà di privati e controllata dai Rothschild.

Gli Schiff e i Rothschild erano come una sola famiglia e condividevano la stessa abitazione a Francoforte all’epoca del fondatore della dinastia, Mayer Amschel. Jacob Schiff gestiva le operazioni bancarie della Kuhn, Loeb and Co. (controllata dai Rothschild) negli Stati Uniti, mentre i Warburg in seguito sarebbero diventati i banchieri di Hitler.

Furono i Rothschild a finanziare e controllare la Standard Oil Company di John D. Rockefeller, l’impero delle società ferroviarie di Edward R. Harriman, l’impero dell’acciaio di Andrew Carnegie, oltre a banchieri e industriali come J.P. Morgan. Tutti venivano considerati grandi imprenditori “americani”, o mega imbroglioni, dipende dai punti di vista. In verità dovevano tutti rendere conto ai Rothschild, e le famiglie elitarie americane, come i Rockefeller e i Bush, ancora lo fanno.

I Rothschild hanno finanziato tutte le fazioni impegnate in guerre che loro stessi hanno occultamente creato, comprese le due Guerre Mondiali.

Nel 1917 i Rothschild “crearono” la Rivoluzione Russa tramite personaggi come Jacob Schiff, e l’operazione Harriman. Averell Harriman, dirigeva una società chiamata Guaranty Trust, che stava finanziando Lenin e Trosky per dare il via alla rivoluzione, e questo venne in seguito utilizzato per provocare la Guerra Fredda tra l’Unione Sovietica e l’”occidente”. La paura che la guerra fredda potesse dare il via a un olocausto nucleare venne notevolmente accresciuta dalle conseguenze delle due bombe atomiche sganciate sul Giappone nel 1945 per ordine del Presidente Harry S. Truman, massone di alto grado e cugino di Rockefeller. Sebbene fosse Presidente degli Stati Uniti, nel 1950 Truman disse: “Il più grande onore che mi è stato concesso, e che mi potrà mai essere concesso nella vita, è essere Grande Maestro dei Massoni del Missouri”. Per questa gente è sempre così, la società segreta viene per prima.

Harry S. Truman

Dopo le bombe atomiche il Giappone si arrese secondo le stesse modalità che aveva accettato anche prima che le bombe venissero sganciate. Hiroshima e Nagasaki furono distrutte per motivi di manipolazione, non di necessità, per far precipitare il mondo nel terrore di un olocausto nucleare, con tutte le opportunità manipolatorie che ne sarebbero derivate.

I Rothschild hanno compiuto le più grottesche manipolazioni che hanno portato a guerre, alla morte di centinaia di milioni di persone, alla centralizzazione del potere globale e all’insediamento di tiranni e dittatori impegnati nelle proprie conquiste, compreso Hitler.

Oggi i Rothschild hanno incarichi ufficiali più o meno in quaranta paesi e sono coinvolti in politiche di privatizzazione (svendere le risorse delle persone a grandi aziende private, spesso controllate da loro stessi) in oltre trenta nazioni. Sin dai primi anni del XX secolo, comunque, quando la loro influenza nel mondo degli affari era ormai evidente, i Rothschild hanno agito con successo per occultare la portata dei loro possedimenti e del loro controllo servendosi di società e direttori di facciata.

L’attuale capo della dinastia è Jacob Rothschild, 4° Barone Rothschild, figlio di Lord Victor Rothschild, grandioso manipolatore dell’Intelligence britannica durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale. Jacob sposò Mary Serena Dunn della stirpe dei St. Clair/Sinclair di Rosslyn Chapel, in Scozia. La cappella è diventata famosa grazie al libro Il Santo Graal, e ancor di più dopo Il Codice Da Vinci. La famiglia St. Clair fu tra gli artefici occulti che crearono la società segreta dei Cavalieri Templari, e quando si trasferì in Scozia modificò il nome in Sinclair.

Jacob Rothschild

Jacob Rothschild ha forti legami con Henry Kissinger e con il magnate dei media Rupert Murdoch, suo amico fin dagli anni ’60. Inoltre, è presidente della fondazione di Rothschild, Yad Hanadiv, che finanziò la costruzione del parlamento israeliano, il Knesset, e la Corte Suprema d’Israele. Come c’era da aspettarsi, l’edificio abbonda di simboli massonici, e c’è anche una piramide con “l’occhio-che-tutto-vede”, simbolo che potete trovare anche sulla banconota da un dollaro. Altri Rothschild di primo piano sono Sir Evelyn de Rothschild, che vive in Inghilterra e, fino alla sua morte avvenuta nel 2007, il banchiere francese Barone Guy de Rothschild. Maledizione, non finiscono mai questi cazzo di Rothschild! 

Il movimento creato dai Rothschild per avanzare pretese fasulle sulla terra che conosciamo come Israele o Palestina è noto con il nome di Sionismo. Questo termine viene spesso utilizzato come sinonimo di “popolo ebreo”, quando in realtà si tratta di un movimento politico concepito, finanziato e promosso dalla Casata dei Rothschild e osteggiato da molti ebrei. Attualmente il fronte sionista con maggiore visibilità negli Stati Uniti è quello composto dai cosiddetti neoconservatori o Neocons, che stavano dietro l’11 settembre e le invasioni dell’Iraq e dell’Afghanistan.

Molto semplicemente i sionisti sostengono che, secondo l’Antico Testamento, “Dio” avrebbe designato gli ebrei come il suo “Popolo Eletto” e dato la loro “Terra Promessa” d’Israele. Quindi, quella terra appartiene a loro.

L’invasione e il sovvertimento di un’intera nazione araba in Palestina è basata su testi della Bibbia, scritti da chissà chi e chissà quando, migliaia di anni dopo la schiavitù degli ebrei a Babilonia.

E’ bizzarro e assurdo, quando ci si rende conto che la stragrande maggioranza degli ebrei non ha alcun collegamento storico o genetico con Israele, e dire che invece questo collegamento esiste, è un gigantesco inganno sia ai danni del popolo ebreo che del mondo intero. Tutta la faccenda è stata orchestrata dalla dinastia dei Rothschild per portare avanti i suoi obbiettivi. Le rivendicazioni territoriali dei sionisti non hanno alcun fondamento. Coloro che si definiscono ebrei sono vittime da anni della manipolazione e dei piani di chi li governa.

La creazione di Israele in sé non è mai stata un fine, ma un mezzo. Per tutto il tempo il piano è consistito nel prendere di mira il mondo islamico allo scopo di scatenare una guerra globale che mandasse il mondo in fiamme e portasse alla “soluzione” di un controllo centralizzato del pianeta e di tutti i suoi abitanti.

Per farlo c’era bisogno di creare un punto di conflitto, una polveriera tra i paesi arabi che si potesse far esplodere per dare il via a un’altra guerra. E’ questa la vera ragione che sta dietro la creazione di Israele e anche la vera ragione per cui gli Stati Uniti, supercontrollati, hanno speso miliardi per costruire l’esercito e la potenza d’Israele.

Si ritiene che Albert Pike, Sovrano Gran Commendatore del Rito Scozzese della Massoneria, nel 1871 abbia scritto una lettera a Giuseppe Mazzini, altro agente degli Illuminati, nella quale descriveva a grandi linee le tre guerre mondiali che avrebbero portato alla dominazione globale. La prima guerra, si presume che egli abbia scritto, avrebbe fatto cadere gli Zar di Russia attraverso un conflitto tra gli imperi britannico e germanico; e la seconda avrebbe condotto a un sionismo politico tanto potente da instaurare uno stato sovrano di Israele in Palestina.

Albert Pike

Ora, molti sostengono che quella lettera non sia mai esistita, ma alla luce degli avvenimenti odierni, la cosa interessante è ciò che si suppone che Pike abbia detto riguardo alla Guerra Mondiale numero tre:

“La Terza Guerra Mondiale deve essere formentata approfittando delle differenze causate dagli agenti degli Illuminati fra i sionisti politici e i leader del mondo islamico. La guerra deve essere condotta in modo tale che l’Islam (il mondo arabo musulmano) e il sionismo politico (lo stato di Israele) si distruggano reciprocamente. Nel frattempo, le altre nazioni, una volta di più divise su questa circostanza, saranno costrette a combattere fino al punto di un completo esaurimento, fisico, morale, spirituale ed economico… Libereremo i nichilisti e gli atei, e provocheremo un cataclisma sociale che in tutto il suo orrore mostrerà chiaramente alle nazioni l’effetto dell’ateismo assoluto, origine di ferocia e dell’agitazione più sanguinaria.

Allora, dappertutto, i cittadini, obbligati a difendersi contro la minoranza del mondo dei rivoluzionari, stermineranno quei distruttori di civiltà, e la massa, disillusa dalla cristianità, i cui spiriti deistici da quel momento saranno senza bussola o direzione, ansiosa per un ideale, ma senza conoscere dove rendere la propria adorazione, riceverà la nuova luce attraverso la manifestazione universale della dottrina pura di Lucifero, portata infine alla vista pubblica. [???] Questa manifestazione risulterà dal movimento reazionario generale che seguirà con la distruzione della cristianità e dell’ateismo, entrambi conquistati e sterminati allo stesso tempo”.

I recenti fatti come l' attentato di Parigi,insieme alla guerra al terrorismo globale,intrapresa dopo l'autoattentato dell'11 settembre in America,sono indiscutibilmente parte di questo programma,che nessuno guardando tali fatti, può negare che si sta esegendo un copione prestabilito  e programmato,di cui i protocolli dei savi di sion sono la sua massima espressione,a dir poco profetica NDR.

Se non fu Pike a scrivere queste parole, allora chi l’ha fatto è davvero un profeta notevole. Questo è il retroterra storico che ha portato a ciò che sta accadendo ai giorni nostri.

I Rothschild, attraverso le loro organizzazoni di facciata, oltre che a famiglie-paravento, hanno tentato di difendere la grande menzogna e di distruggere coloro che si avvicinano troppo a scoprire la verità. A questo scopo il loro mezzo è la Lega Anti Diffamazione (ADL), fondata nel 1913.

La ADL è un braccio dell’Intelligence israeliana, il Mossad, una versione moderna della rete dei servizi segreti privati istituiti dai Rothschild secoli fa. Sono riusciti a screditare molti ricercatori e autori, facendone imprigionare alcuni semplicemente per aver promosso un’altra versione della storia. Attualmente ci sono sempre più nazioni che mettono in dubbio la storia ufficiale dell’Olocausto, e i Rothschild, insieme ai loro leccapiedi, si sono dati da fare per creare delle leggi secondo cui questa posizione costituirebbe reato. Le Nazioni Unite stanno ora cercando di far sì che queste leggi abbiano validità in tutto il mondo.

La ragione per cui costoro sono così terrorizzati all’idea che qualcuno possa condurre delle ricerche indipendenti sull'Olocausto, è che, via via che le tessere del domino cadono una dopo l’altra, questa vicenda ha in sé il potenziale per svelare l’intero coinvolgimento dei Rothschild con i nazisti e demolire la versione ufficiale della storia degli ebrei, dalla quale la cospirazione dei Rothschild dipende in larga misura.

L’atteggiamento di queste “menti fasciste”, che tentano disperatamente di tenere il coperchio sulla verità, sta diventando quasi comico. La cricca dei Rothschild deve continuare a inventarsi nuovi nemici per gli “ebrei” per continuare ad avere il controllo su di loro e per far sì che essi chiedano “protezione” agli stessi individui che li tengono prigionieri.

Ecco una citazione da Albert Einstein, ebreo, apparsa nel Collier’s Magazine nel 1938: “L’antisemitismo non è nient’altro che l’atteggiamento antagonistico creato dagli ebrei e instillato nei non-ebrei. Il popolo ebreo ha prosperato sull’oppressione e sull’antagonismo che ha da sempre incontrato il mondo… la causa che sta alla radice è l’utilizzo che essi fanno di quei nemici che creano in prima persona così da ottenere solidarietà”.

Sfortunatamente l’ala sinistra e i liberali si sono bevuti la menzogna, e l’estrema destra rappresentata dai Rothschild si servono dei loro leccaculo per fare il lavoro sporco, distruggendo i validi ricercatori che fanno domande che i leccaculo sono troppo stupidi e ciechi per fare. Quando viene identificato un presunto “razzista”, la folla non si lascia scappare l’occasione e si prepara al linciaggio. Lui, o lei, deve essere distrutto, prostrarsi a terra implorando perdono per aver peccato contro il Dio della Correttezza Politica, anche se non è per nulla razzista. Condannando il presunto bullo razzista in quel modo, sembra che la folla non si accorga minimamente di esercitare in massa prepotenze e vessazioni da veri e propri bulli sulla persona presa di mira. Ma questi individui sono troppo pieni della loro stessa purezza, troppo al di sopra delle umane debolezze per rendersi conto della propria ipocrisia e delle proprie contraddizioni.


Ormai sentiamo queste grida di “razzismo” da tutte le parti, un’etichetta che dà garanzia di attirare odio e condanna da chiunque voglia atteggiarsi a “puro” e dimostrare di non essere razzista. Io non sono un uomo violento, ma se questa gente avesse un razzo sotto al culo sarei davvero tentato di chiedere un fiammifero. Il contributo alla libertà umana che costoro hanno dato, e il loro mettere in mostra le persone che subiscono i massacri, la sofferenza e le guerre, si è rivelato terribilmente catastrofico. Ma è questo che i Rothschild amano alla follia.

venerdì 23 gennaio 2015

Europa... Tra TTIP e Razvitie...

“L’opinione pubblica sa poco o nulla delle opzioni strategiche davanti alle quali si trova l’Europa :  da una lato il Trattato di Parternariato Transatlantico con gli Stati Uniti, dall’altro la creazione di un enorme corridoio multi-infrastrutturale euroasiatico di sviluppo secondo nuove modalità sintetizzate dalla parola russa ‘razvitie’, che non indica solo crescita economica ma uno sviluppo integrale, culturale, civile, ambientale che la crescita include senza esaurirsi in essa”.  

  
Ne scriveva il blog lafinanzasulweb l’aprile scorso, nel bel mezzo dell’escalation della crisi ucraina. 

E già allora il blog scriveva che “ad essere realistici i giochi sembrano già fatti: non si tratta soltanto del gelo calato nei rapporti fra UE e Federazione Russa per la vicenda della Crimea e della condizione sostanziale di quasi-protettorato degli Stati Uniti sull’Europa, che hanno nella NATO lo strumento più evidente. 

Il fatto è che l’accordo transatlantico è in fase avanzata di negoziazione e gli americani sperano di ottenerne a breve la firma; Razvitie invece è per ora solo un grandioso progetto avveniristico che Valdimir Yakunin, il presidente delle Ferrovie Russe ha fatto suo e ha illustrato alla prestigiosa Accademia delle Scienze Russa” lo scorso 11 marzo.  
  
Da aprile l’ostilità dell’occidente verso Mosca è molto cresciuta, la guerra fredda è ormai in atto con danni economici visibili per l’Europa, nell’anniversario della Grande Guerra c’è chi ventila addirittura la possibilità di un nuovo conflitto mondiale. Quel che è rimasto inalterato è il silenzio dei grandi media, inspiegabile e sospetto, sul TTIP e quello ben più comprensibile su Razvitie. 

Sebbene a fine giugno un convegno si sia tenuto proprio a Roma, promosso da Eurispes, Isiamed – Istituto Italiano per l’Asia e il Mediterraneo - e Millenium Bank   al quale hanno partecipato esponenti delle Ferrovie di Stato italiane, della Cassa Depositi e Prestiti, della Sapienza (altri dettagli qui e qui). E sia nato un comitato italiano di coordinamento di cui fanno parte l’economista Paolo Raimondi e Marco Lettieri, già sottosegretario all’Economia del governo Prodi (vedi qui  e  qui ), tra i pochi stranieri invitati l’11 marzo a Mosca, e Côme Carpentier de Gourdon, studioso e consulente basato in India.  
  
Eppure raccontare oggi le differenze fra i due progetti e la scelta di strategia geopolitica, sebbene al momento teorica, di fronte alla quale si trova l’UE, può aiutare a capire quali sono i veri giochi sottostanti all’improvvisa resurrezione di una Guerra Fredda di cui l’Europa, che con la Russia ha una continuità territoriale e con l’Asia una millenaria storia di rapporti commerciali, non sentiva davvero il bisogno.  
  
TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership).  

L’accordo transatlantico – e il suo omologo transpacifico – sono accordi commerciali per la creazione di un enorme mercato unico, espressione dell’ideologia ultraliberista, peraltro sempre più oggetto di critiche.  
  
Gli obiettivi degli Stati Uniti appaiono chiari. Eliminando i dazi doganali, omogeneizzando gli standard, aprendo il settore dei servizi fra le due aree, promuovendo un’ulteriore liberalizzazione finanziaria e l’accesso dei privati a settori che in Europa sono pubblici, inclusa la difesa, gli Usa mirano a creare la più grande area commerciale del mondo con 500 milioni di consumatori col reddito medio più alto del pianeta e ad instaurare definitivamente in Europa il capitalismo modello americano. 

Un’area che, rafforzata con l’accordo ranspacifico, rappresenta la risposta strategica statunitense all’ascesa commerciale della Cina e degli altri BRICS (Brasile, Russia, India, SudAfrica).   Una risposta in contrapposizione, non certo in collaborazione/cooperazione col mondo degli "emergenti".  

Ma oltre a rafforzare un primato commerciale, consolidando il primato militare e politico, si tratta per gli Stati Uniti di preservare il primato monetario, vale a dire il ruolo del dollaro come moneta degli scambi internazionali.  
  
Quali vantaggi per l’Europa?  Si favoleggia di un balzo in avanti del Pil, di milioni di posti di lavoro, di una poderosa spinta  che deriverebbe dal libero scambio. Ma - osserva il post su finanzasulweb – si dicevano le stesse cose alla vigilia della creazione del mercato unico tra i paesi dell’Unione Europea, soprattutto con l’allargamento dell’UE. Come si vede oggi, non è andata proprio così. 
  
In Europa aleggiano del resto  dubbi e di timori, più evidenti man mano che sindacati, alcune forze politiche e categorie economiche cominciano a realizzare le implicazioni dell’accordo, di cui si continua a non parlare altro che su qualche blog (perché tanta segretezza sulle trattative?). Le paure più consistenti sono quelle di agricoltori e allevatori, nonché dei consumatori, per l’invasione di prodotti alimentari a basso costo e con standard molto diversi da quelli europei (prodotti OGM, polli lavati col cloro o con l’alcool per farli apparire più freschi, carne agli ormoni ecc).  Per non dire del rischio più grave, della protezione accordata alle multinazionali che potranno ricorrere a corti di giustizia ad hoc contro norme nazionali da cui si sentano danneggiate (es tutele dei lavoratori, norme di protezione ambientale, magari anche fiscali, vedi le società internet quasi esentasse). In pratica verrebbe ceduto alle multinazionali ogni residuo di  sovranità statale ( qui Underblog) 
   
RAZVITIE o TERB (Trans Eurasian Razvitie Belt)  

Razvitie , che in italiano significa “sviluppo” , è   al contrario un mega-progetto di sviluppo integrale lungo la fascia euroasiatica da realizzare in 10-20 anni con investimenti che negli anni sono stimati in migliaia di miliardi di   euro e la creazione di 12 milioni di nuovi posti di lavoro nei due continenti.  
  
Si presenta come un corridoio multi–infrastrutturale, che mira a collegare la costa russa del Pacifico con i Paesi europei fino all’Atlantico. Nel corridoio, oltre ai trasporti ferroviari e autostradali, sono previsti anche collegamenti continentali con pipeline per il gas, il petrolio, l’acqua, l’elettricità e linee cablate di comunicazioni, canalizzazioni delle acque, ecc. Lungo il suo percorso si ipotizzano parchi tecnologici e nuove città, almeno dieci. 
  
Si prevedono anche collegamenti diretti futuri con la Cina, che del resto sta già attivamente portando avanti simili politiche di sviluppo euro-asiatico attraverso la realizzazione di moderne Vie della Seta, e con il Nord America, con la realizzazione di collegamenti ferroviari che, passando attraverso lo Stretto di Bering, potranno collegare via terra la Russia e l’Asia con l’Alaska. 
  
 La visione strategica del progetto va ben oltre la realizzazione del corridoio di transito. Si ipotizza anche lo sviluppo in profondità di una fascia di 200-300 km lungo l’intera linea per nuovi insediamenti urbani e nuovi centri produttivi, nonché almeno 10-15 tipi di nuove industrie basate su tecnologie completamente nuove. 

Razvitie nel progetto dei suoi ideatori non è solo un “tubo” che pompa verso l’Europa occidentale prodotti a basso costo dalla Cina ma un “polo di generazione di ricchezza pubblica” frutto  di una nuova forma di cooperazione internazionale che pianifica uno sviluppo industriale e la gestione di enormi territori.

Crescita o sviluppo? Due ideologie a confronto.  

“Potrebbe sembrare l’idea da visionari – scrivono Lettieri e Raimondi. Ma la Russia da tempo sta cercando di definire una strategia che non sia soltanto economica ma che sappia mobilitare e unire le forze sociali, culturali e spirituali dell’intera popolazione intorno ad un grande progetto. 

In questo modo si pensa anche di affrontare la questione demografica in un Paese che ha visto negli ultimi venti anni diminuire spaventosamente i livelli di popolazione e di fertilità. Con esso si potrebbe mettere in moto anche una progressiva urbanizzazione dei territori della Siberia e dell’Estremo Oriente ancora quasi totalmente disabitati. 

Del resto la Russia non è nuova a simili grandi imprese. In passato si è sempre mobilitata intorno a grandi progetti che inizialmente sembravano irrealizzabili. La costruzione più di cento anni fa della linea ferroviaria transiberiana lunga 9.300 km, il piano di elettrificazione dell’Unione Sovietica  e i programmi spaziali sono gli esempi più noti. 

Crescita e di sviluppo non sono sinonimi, fanno riferimento a idee molto diverse.  

La prima è vista come puramente economica, fa riferimento principalmente al Pil e punta a servizi finanziari e non, in un quadro post-industriale basato sul digitale. 

La seconda vede ancora nell’ industria il fattore primario dello sviluppo non solo economico ma sociale, capace di includere valori culturali e morali, e punta sulla cooperazione internazionale come bene comune, nel rispetto delle diverse civiltà. E’ quella che Yakunin chiama ideologia eurasiatica.  

Qualcosa che a noi cinici europei può suonare come un’utopia ma che comunque suona in modo assai diverso dalle aggressive mire espansionistiche che i media attribuiscono alla Russia.  
  
Come finanziare questo progetto di neo-industrializzazione? Secondo Yakunin la realizzazione di progetti transcontinentali del genere è possibile solo attraverso la cooperazione e usando un paniere di valute.  E’ l’idea dei Brics che puntano a superare il dollaro come moneta di scambi internazionali (e la stanno già mettendo in pratica). 

Ma è proprio questa idea a rendere impossibile una cooperazione con gli Stati Uniti, che anzi, fanno di tutto per rialzare la cortina di ferro, isolando la Russia e facendo apparire Putin come un novello Hitler. Al prevalere del dollaro – con quel che ne consegue, a partire dal sistema finanziario – è infatti legato il loro status di superpotenza dominante, per quanto in declino. Alla quale l’UE sembra soggiacere, a dispetto dei suoi interessi.  

Sconcerta che il nome di Yakunin sia stato incluso nella black list redatta dagli Usa dopo la crisi in Crimea. Oltre ad essere presdente delle Ferrovie, Yakunin è infatti il fondatore e presidente del World Public Forum "Dialogue of civilizations" che da un decennio si batte per un dialogo fra fra diverse religioni e culture, e gode dello status consultivo dell'Onu.  
   
Raimondi e Lettieri non sono così pessimisti. A loro avviso la crisi ucraina è anzi “un motivo di più per puntare su Razvitie , la cui visione strategica è proprio l’alternativa ai rischi di una nuova guerra fredda .  

Il grande progetto può essere uno stimolo a uscire dalla crisi globale che ancora caratterizza l’inizio del ventunesimo secolo e un importante stimolo per un nuovo accordo della Russia con l’Unione europea e gli Stati Uniti, al fine di battere la politica di deindustrializzazione che ha colpito tutte e tre queste grandi parti del mondo”. 

"L’utopia della società post-industriale è fallita e potrebbe essere superata con una nuova e moderna industrializzazione, a partire dalla Siberia, già molto più sviluppata di quanto si creda". Yakunin ha ricordato che recentemente sono già stati decisi investimenti di lungo termine (a cui partecipa la Germania) quali la modernizzazione della Transiberiana e della linea ferroviaria Bajkal-Amur.  

In un mondo di scambi di beni e di tecnologie, il corridoio di sviluppo euro-asiatico potrebbe conciliare gli interessi dei tre grandi sistemi economici, creando nel contempo una garanzia di sicurezza geopolitica per tutti. 

Per l’Italia i vantaggi sarebbero evidenti.   

E la presenza al convegno romano di tante personalità,  secondo i due economisti,   “significa che si comincia già a capire che con il mega progetto russo per l’Europa e per l’Italia si aprirebbero anche prospettive di modernizzazione tecnologica, di nuova occupazione e di nuovi business per le nostre imprese. 

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