venerdì 31 ottobre 2014

La Svastica e l'Isola di Thule

Isola di Thule. Terra immaginaria, posto incredibile, isola misteriosa e fantastica. Raccontata da Pitea, Diogene, Virgilio, Tolomeo, Olao Magno e altri scrittori antichi, è stata  da sempre destinata ad accendere la fantasia...sino a diventare un simbolo terribile del nazismo nei primi decenni del secolo scorso. L’isola leggendaria fu raccontata da Pitea, viaggiatore e scrittore greco che intorno al 330 a.C. era partito da Marsiglia, aveva costeggiato Spagna, Portogallo, Gran Bretagna ed era approdato in una terra “di fuoco e ghiaccio” nella quale aria, terra e acqua si fondevano tra loro e il Sole non tramontava mai, era l’Isola di Thule. Anche il greco  Diogene nel II sec. a.C.  scrisse un libro dal titolo “Le incredibili meraviglie  al di là di Thule”. Ne parlò anche Virgilio nelle sue “Georgiche“; Olao Magno nel 1539 descrisse geograficamente Thule  e la collocò nel Mare del Nord, vicino alle Orcadi.

Ma veniamo ad un’epoca storica molto più recente e arriviamo al 1920 quando l’Ultima Thule divenne simbolo di un gruppo occulto tedesco grazie alla tristemente famosa passione per l’esoterismo di Hadolf Hitler. Secondo la leggenda infatti nell’Isola di Thule  si sviluppò una razza superiore, la cui fine fu determinata da una calamità naturale; l’impatto della stessa fu terribile e i superstiti, lasciata l’isola, trovarono un’altra localizzazione geografica (la più quotata sarebbe stata a sud del Tibet) e diedero origine alla “razza ariana”.

Iniziò così il folle miraggio di Adolf Hitler e il suo delirio veniva confermato e rafforzato da teorie di ipotetiche collisioni di gigantesche palle di fuoco e di ghiaccio che avrebbero dato origine all’Universo e anche alla razza superiore progenitrice della razza ariana. Hitler era un appassionato di mitologia ed essoterismo, di magia, di astrologia e di antiche civiltà e religioni, prendendo da essi il lato peggiore ed esasperandolo, interessi che   miscelati con la sua folle idea  razzista e antisemita crearono nella sua mente il miraggio di una società perfetta, degna di dominare il Pianeta; il sogno di controllare il mondo da cui poi nacque la fredda follia e i crimini che tutti conosciamo.

La Società di Thule, vista  da Hitler come faro al quale guardare per la realizzazione del suo folle schema, nacque a Monaco nel 1918: il simbolo della Società era costituita dalla punta di una lancia (la Lancia di Longino) a livello della  cui elsa compariva il segno della svastica (simbolo solare e di ciclica rinascita che si trova anche in rilievi indù).

La Lancia di Longino e il Castello dei Cavalieri Neri. Il centurione Gaio Cassio Longino trafisse il costato di Gesù  con una lancia che divenne una delle reliquie più importanti delle cristianità. Oggetto di desiderio di potenti di tutto il mondo appartenne nel tempo a Costantino, Teodorico, Carlo Magno, Napoleone. Dal 1912  fu custodita nella Stanza del Tesoro del Palazzo Hofburg di Vienna; nel 1938 Hitler  ne venne in possesso dopo la conquista della città austriaca, e la  portò a Norimberga volendo che venisse custodita con cura solo dalle SS. Fu recuperata dai soldati americani subito prima del suicidio di Hitler.

Hitler  e il suo fedelissimo Heinrich Himmler (fondatore e organizzatore del famigerato corpo delle SS), costruirono in Westfalia un castello di forma particolare: il Castello di Wewelsburg  ha forma di punta, come la lancia di  Longino, rivolta verso l’Ultima Thule;  il castello era permeato di simboli esoterici, coma la stanza circolare nella quale si riunivano i prescelti delle SS, i pochi eletti che facevano parte di un ordine: ”Ordine Nero delle SS”. La stanza era completamente costruita in pietra e nel soffitto incombeva l’immagine enorme di una svastica. In questa stanza gli appartenenti all’ordine  cercavano di mettersi in contatto con la civiltà di eletti superiori, che secondo la leggenda dovevano trovarsi presso il Tibet, attraverso riti esoterici particolari e inquietanti o tramite la telepatia. Hitler assistito da un gruppo di pseudo-studiosi tedeschi guidati da Otto Rahn inviò i suoi fedeli  appartenenti alle SS in giro per il mondo alla ricerca della “progenie delle razza ariana” la razza pura dalla quale sarebbero discesi i tedeschi, cercavano l’Isola di Thule o i suoi abitanti, cercavano le reliquie cristiane che a loro detta li avrebbero messi anche in contatto con Gesù e avrebbero dato al popolo tedesco e agli eletti enormi poteri. Hitler era convinto  che la localizzazione degli esseri superiori fosse nel Tibet  e fece confluire nell’Ultima  Thule delle influenze della cultura tibetana (naturalmente stravolte dalle sua idee nazionaliste, antisemite e dalla sua lucida follia del terrore e dell’olocausto); accolse dei tibetani tra le sue fedeli truppe e al momento della sua morte, assieme al loro Furer morirono anch’essi suicidi.

La svastica. Il termine deriva dal sanscrito ‘svastika’ che significa apportatore di salute. Da studi sull’origine e la simbologia  della svastica condotti da storici e archeologi, la svastica sarebbe un simbolo portafortuna; la sua aura di magia affonda radici nelle antichissime civiltà che popolarono la Mesopotamia, in relazione soprattutto ai Babilonesi, e in quella antica iraniana. In India era usata nelle cerimonie Indù  come motivo simbolico, astronomico e religioso.

Simbolo di fertilità e vita la svastica è stata ritrovata in scavi condotti presso il territorio dell’odierna Romania, nelle tombe micenee e in alcuni riscontri nella cultura dell’antica Grecia.

Quando Hitler scelse come suoi simboli la svastica e la Lancia di Londino, scelse tra i simboli più antichi del potere magico: purtroppo però tutti noi a distanza di appena poco meno di un secolo abbiamo ancora vivi e indelebili gli effetti che la mente folle di un uomo e del suo stretto enturage di persone provocò a livello di danni umani, enormemente sconvolgenti, forse i più allucinanti, nella loro pazza illusione di tutta la storia recente. La  stessa Società di Thule fu esempio della follia che pervase quel periodo storico dove cultura, storia antica e mito divennero metodiche di esaltazione e di morte.

Il mistero dell’Isola di Thule, la lancia di Longino, la svastica: componenti mitologiche, storiche, religiose che Hitler e la sua follia legarono in modo indelebile con uno dei periodi  più bui e terribili della nostra Storia.

giovedì 30 ottobre 2014

Paris Jackson e gli Illuminati

Ecco perché non penso che tutti nell'ambito dell'industria discografica, siano "Illuminati puppets" come invece molte correnti esageratamente 'complottiste' riportano.

Quello che segue è il caso di Paris Jackson la quale tra l'altro possiede caratteristiche fenotipiche proprie dei nephilim così come suggerito nella nostra 'out of atlantis theory'...

Paris Jackson, la figlia di Micheal Jackson, recentemente è arrivata alla ribalta dei media meinstream dopo un apparente tentato suicidio. Questo era un genuino tentativo di togliersi la vita o c’è qualcosa di molto più sinistro in gioco?


La teenager per qualche ragione è un possibile obbiettivo da parte di quelle persone che effettivamente hanno ucciso il padre?

La polizia ha ufficialmente classificato l’incidente di Paris come un “tentato suicidio”, ma loro non credono effettivamente che lei volesse togliersi la vita.

Paris che fa il simbolo del diavolo
Paris che fa il simbolo del diavolo

Interessante è il fatto che prima del suo apparente tentato suicidio, Paris ha scritto qualche curioso tweet ai suoi tweetter-followers che sono più di 1.300.000 persone, che riguardavano le società segrete e di come loro realmente esistono.

PJ primo tweet
PJ primo tweet

“se tu solo conoscessi la verità”

PJ secondo tweet
PJ secondo tweet

“una società segreta non è davvero segreta se tu sai cosa stai guardando. Non aspettare che le informazioni ti cadano in testa, prenditi il tempo di cercarle per te stesso”

PJ terzo tweet
PJ terzo tweet


“mi ci è voluto un pò per capire chi “ESSI” sono e che ad “ESSI” non importa nulla di noi. ma ho scoperto come 3 anni fa … RT se sai cosa vuol dire” riferendosi all’omocidio del padre Micheal
Ascoltate il ritornello della canzone di Micheal intitolata: “They Don’t Care About Us”.

A parte la canzone che è una vera bomba e mi mette sempre tanta carica quando la sento…ecco la traduzione del ritornello:
Tutto ciò che voglio dire è che
A loro non importa di noi
Tutto ciò che voglio dire è che
A loro non importa di noi
Alcune cose nella vita non vogliono proprio vederle (riferendosi alle masse addormentate)
Ma se Martin Lutero fosse vivo
Non lascerebbe che questo succedesse

Ma torniamo alla 15enne Paris che insieme ai tweet ha condiviso una collezione di disturbanti disegni di immagini occulte nel suo profilo Instagram, accompagnate da un tweet che diceva ai suoi followers di non preoccuparsi e che i disegni non stavano a significare che lei era di “LORO” proprietà, ma che lei stava provando ad aprire gli occhi del mondo e ad aiutare le persone a realizzare ciò che stava accadendo.

PJ primo disegno
PJ primo disegno

“Esagramma Massonico con occhi (occhio che tutto vede) e spada massonica usata per entrare nel ruolo di frà-massone”

PJ secondo disegno
PJ secondo disegno

“Pentagramma dell”Ordine della Stella d’Oriente’”

PJ terzo disegno 
PJ terzo disegno

“Simbolo della società segreta ‘Skull N Bones’ – Arpocrate è il dio del silenzio”

PJ quarto disegno
PJ quarto disegno

“‘Squadra e Compasso’ simbolo della massoneria”

In seguito a questi annunci, abbiamo poi avuto un tentativo di suicidio da parte di Paris, precipitata dallo stesso ospedale dove suo padre è morto.

Lei ha detto alla sua famiglia che non voleva morire. E’ questo che qualcuno direbbe appena dopo aver tentato un suicidio, o è quello che direbbe qualcuno che teme per la propria vita?

Non possiamo ignorare che suo padre è morto dopo che lui aveva speso molto tempo della sua vita provando a risvegliare le persone attraverso la sua musica. Come è successo a Paris d’altronde.

Il dottore di MJ
Il dottore di MJ

“Dottor Conrad Murray, il dottore del re del pop, mentre indossa i suoi abiti massonici”

E’ naturale che Paris cerchi risposte per quello che è successo a suo padre, ma nel trovare quelle risposte e, successivamente, cercando di mettere in guardia la gente circa la mano nascosta del controllo, lei si stia mettendo in una posizione pericolosa per quanto riguarda gli Illuminati?

MJ occhio

mercoledì 29 ottobre 2014

Le linee sacre - Gli allineamenti di "Alesia"

Il pastore evangelico tedesco Wilhelm Tendt, contemporaneo di Alfred Watkins (studioso di antichità che nel 1920 rese pubbliche le sue teorie circa un sistema di linee che un tempo aveva contrassegnato tutta la superficie dell’Inghilterra, formando una rete capillare costruita come un’immensa ragnatela geometrica), nella sua opera del 1929, Germanische Heiligtümer, ragguagliava sui collegamenti tra gli antichi luoghi sacri, che chiamava heilige Linien (linee sacre). E le heilige Linien sono pressoché identiche al sistema di linee inglesi. Come Watkins, anche lo studioso tedesco trovò subito un seguito e molti, studiando le carte topografiche, scoprirono parecchie altre linee.


Sostenuta da Heinrich Himmler, questa teoria fu ufficialmente accettata per lungo tempo. Il filosofo francese Xavier Guichard nella sua opera intitolata Eleusis-Alesia scoprì che nell’antica toponomastica europea c’erano tre nomi fondamentali: Burgus, Antium e Alesia, l’ultimo dei quali era però un caso unico perché apparteneva solo alla città della Francia orientale espugnata da Cesare nel I secolo a.C.

La sua forma greca, Eleusi, risaliva, sempre secondo l’autore, a tempi leggendari anteriori ad Omero, inoltre la radice indoeuropea Ales, Alis o Alles significherebbe ‘punto di contatto tra i popoli’. In realtà la radice è limitata all’ambiente greco, ed è elJ-, eluJ-, eleuJ-, donde, col suffisso -siV, 'EleuJsiV, da cui Eleusis con caduta del J, pertanto non vi è probabilmente alcun nesso logico fra Eleusi e Alesia. Guichard si mise a cercare nella toponomastica i termini che si potevano riferire a quella radice, e trovò che, sebbene fossero diffusi per lo più in Francia, anche in Egitto c’era un’Eleusi presso il delta del Nilo: un’antica colonia greca. Guichard continuò a fare ricerche sul vero significato del termine e sulle origini del popolo che lo usò per la prima volta, dedicandovi venticinque anni della sua vita. Se si prendeva come centro un’antica località chiamata Alaise, vicino a Besançon nella Francia meridionale (cartina 1), l’intera Europa veniva divisa in due ‘rose dei venti’ (simili a quelle usate dai geografi greci), la prima, di ventiquattro linee, che divideva l’orizzonte in segmenti uguali; la seconda, di quattro linee, che indicava la linea equinoziale e i solstizi d’estate e d’inverno.


Quando compilarono la mappa complementare (cartine 2 e 3) i cartografi trovarono che alcune città derivate dal nome ‘Alesia’ (notiamo che è inclusa Vercelli e non Alessandria che presenta un’assonanza più completa) che Guichard portava come prova si trovavano in località un po' discoste dai punti che egli indicava accuratamente nelle mappe del suo libro.

  
  

Dobbiamo riconoscere che ci sono evidenti somiglianze tra le sue teorie e quelle di Alfred Watkins. Senza che l’uno sapesse dell’opera dell’altro entrambi giunsero alla conclusione che il traffico del sale alV doveva essere di vitale importanza nelle antiche rotte commerciali e che esistevano (e questo è sancito dall’archeologia ufficiale) delle ‘strade del sale’ che permettevano l’approvvigionamento del prezioso alimento. Fondamentalmente entrambi accettavano la teoria che le antiche sedi dell’uomo primitivo non erano state scelte a caso, ma si inserivano in una complessa figura geometrica. Sul come e il perché fosse concepito un piano strutturale così vasto, né l’uno né l’altro studioso hanno potuto dare risposte precise. Tuttavia hanno messo in luce una delle tensioni che dovettero albergare più tenacemente nello spirito dei primi abitatori dell’Europa, e cioè la ricerca di ciò che, almeno metaforicamente, sta oltre l’orizzonte. Si sono raccolte prove in Europa, in Egitto e in Sudamerica, e, come disse Tohn Micheil, « tutto questo non potrebbe avere come unica motivazione l’esigenza di calcolare il tempo o la data, o un astratto desiderio di raccogliere informazioni astronomiche ».

E allora qual era la motivazione? Qualsiasi supposizione deve tenere conto della scala gigantesca di queste pianificazioni, che sicuramente avevano una finalità pratica. I matematici anteriori a Pitagora hanno lasciato solo pochi, vaghi cenni del loro sapere, ma da quel poco possiamo dedurre che in qualche modo fra l’armonia dei numeri, il movimento dei corpi celesti e i momenti fondamentali dei ciclo annuale di rotazione della Terra gli antichi trovavano dei punti di corrispondenza, dai quali scaturiva un’energia che oggi sentiamo solo indistintamente; la loro era una scienza fondata sull’istinto, ma non per questo meno importante della nostra per lo sviluppo dell’umanità.

Brano (adattato) tratto da "Atlante dei misteri" di Francis Hitching 

martedì 28 ottobre 2014

Qual’è il misterioso legame che unisce Sirio alla storia umana?

Sin dai tempi antichi e tra diverse civiltà, Sirio, la stella del cane, è circondata da una misteriosa tradizione . Gli insegnamenti esoterici di tutte le età hanno sempre attribuito a Sirio un ruolo di primo piano e la sua importanza nel simbolismo occulto è una riprova di questo fatto. Cosa rende così speciale Sirio? E’ semplicemente dovuto al fatto che è la stella più luminosa in cielo? Oppure perchè l’umanità ha un legame tanto antico quanto misterioso con essa?

Sirio si trova nella costellazione del Cane Maggiore, conosciuta anche come il Grande Cane, per questo è nota come la “stella cane”. E’ 20 volte più luminosa del nostro sole ed ha una massa doppia. 

Di notte, Sirio è la stella più luminosa nel cielo ed il suo riflesso bianco-blu ha sempre stupito gli osservatori del cielo, fin dai tempi più antichi. Non c’è da meravigliarsi se il culto di Sirio è rimasto in vita praticamente in tutte le civiltà.


Gli artefatti delle antiche civiltà hanno rivelato come Sirio fosse di grande importanza nell’astronomia, nella mitologia e nell’Occultismo. Le scuole misteriche lo considerano il “sole dietro il sole” e, quindi, la vera fonte della potenza del nostro sole. Se il calore della nostra stella mantiene vivo il mondo fisico, Sirio mantiene vivo quello spirituale. E’ la “vera luce” che brilla a est, la luce spirituale, contrapposta alla luce del sole che illumina il mondo fisico, la quale viene considerata una grande illusione.

“Associare Sirio al divino e considerarlo addirittura la casa dei “grandi maestri” dell’Umanità non fa parte della mitologia di poche civiltà primitive: Si tratta di una convinzione diffusa che è sopravvissuta (e pure intensificata) fino ai giorni nostri. Prenderemo in esame l’importanza di Sirio nei tempi antichi, ne analizzeremo l’importanza tra le società segrete e vedremo come questi concetti vengono tradotti nella cultura popolare.”

In Egitto, Sirio era considerata la più importante stella del firmamento. Infatti, fu astronomicamente il fondamento dell’intera religione egiziana. Venne venerato come Sothis e fu associato ad Iside, la dea madre della mitologia egizia. Iside è il principio femminile della trinità formata con Osiride e Horus il loro figlio. Gli antichi Egizi consideravano così importante Sirio che quasi tutte le divinità, in un modo o nell’altro, erano associate alla stella. Anubis, il dio della morte con la testa di cane, ha un evidente connessione con la stella e anche Thoth-Hermes, il grande maestro dell’umanità, è legato esotericamente alla stella.

Il calendario egiziano era basato sul sorgere elicoidale di Sirio che si verifica poco prima dell’inondazione annuale del Nilo durante l’estate. I moti dei corpi celesti venivano osservati e venerari anche dagli antichi Greci, Sumeri, Babilonesi e da innumerevoli altre civiltà. La stella veniva dunque considerata sacra e la sua apparizione nel cielo era accompagnata da feste e celebrazioni. La stella del cane annuncia l’arrivo delle giornate calde e secche di luglio e agosto, da qui il detto popolare “la canicola estiva”.

Diversi ricercatori occulti sostengono che la Grande Piramide di Giza venne costruita in perfetto allineamento con le stelle, soprattutto con Sirio. La luce proveniente da queste stelle si diceva venisse utilizzata nelle cerimonie misteriche egiziane.

“Questo antico popolo (gli egiziani) sapeva che una volta l’anno il Sole si allineava con la Stella del Cane. La Grande Piramide, venne costruita in modo che, in questo sacro momento, la luce della Stella del Cane lambisse l’uscita superiore della Grande Galleria, la quale scendendo sulla testa del sacerdote, lo investiva della Super Forza Solare e cercava attraverso il suo corpo solare perfetto di trasmettere agli altri Iniziati questa ulteriore stimolazione per aiutarli nel loro processo di evoluzione divina. Questo era dunque lo scopo della “Pietra di Dio`, nel rituale dove Osiride si siede per concedere (all’illuminato) la corona Atef o luce celeste. “Seguendo gli insegnamenti dell’antico Egitto la luce non è altro che l’ombra della luce invisibile.” 

Recenti scoperte scientifiche relative alla Grande Piramide e ai suoi misteriosi “condotti d’areazione” hanno portato i ricercatori a confermare ulteriormente l’importanza di Sirio

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L’allineamento della stella con la Grande Piramide di Giza. Orione (associato al dio Osiride) è allineato con la Camera del Re, mentre Sirio (associato alla dea Iside) è allineato con la Camera della Regina.

Un aspetto affascinante di Sirio è la coerenza del simbolismo e dei significati ad esso collegati. Diverse grandi civiltà hanno infatti associato Sirio ad una figura canina vedendo la stella, come origine o fine di una forza misteriosa. Nell’astronomia cinese e giapponese, Sirio è conosciuta come la “stella del lupo celeste”. Diverse tribù aborigene del Nord America si riferiscono alla stella in termini canini: le tribù dei Seri e dei Tohono O’odham del sud-ovest descrivono Sirio come un “cane che segue le pecore di montagna”, mentre i Blackfoot la chiamano “Faccia di cane”. I Cherokee unirono Antares con Sirio attribuendole il significato di stella del “cane costude” a guardia del “Sentiero delle Anime”. La tribù degli Skidi del Nebraska la conosceva come la “Stella del Lupo”, altre come la “Stella Coyote”. Più a nord, gli Inuit dell’Alaska dello Stretto di Bering la chiamano “Luna cane”.

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Nel 1971, lo scrittore americano Robert Temple pubblicò un controverso libro intitolato “Il mistero di Sirio” dove sostenne che i Dogon (un’antica tribù africana del Mali) conoscevano dettagli su Sirio impossibili da scoprire senza un telescopio. Secondo lui, i Dogon compresero la natura binaria di Sirio, che è, infatti, composta da due stelle di nome Sirio A e Sirio B. Questo portò Robert Temple a credere che i Dogon avessero dei collegamenti “diretti” con gli esseri provenienti da Sirio. Mentre alcuni potrebbero dire (you can’t be Sirius);), un gran numero di società segrete (le quali, compresero tra le loro fila, alcune delle persone più influenti del mondo) e sistemi di credenze insegnano che esiste una connessione mistica tra l’umanità e Sirio .

Nella mitologia Dogon, l’umanità si dice fosse nata dai Nommo, una razza di anfibi che abitava un pianeta in orbita attorno a Sirio. La leggenda continua dicendo che “discesero dal cielo in un vascello che produceva fuoco e tuoni” e insegnarono all’uomo profonde conoscenze. Questo portò Robert Temple a teorizzare che i Nommo fossero extraterrestri abitanti di Sirio che, ad un certo punto, in un lontano passato, arrivarono sulla Terra per insegnare alle antiche civiltà (come gli Egiziani e i Dogon) nozioni riguardo il nostro sistema solare e quello di Sirio. Queste civiltà avrebbero poi riportato gli insegnamenti dei Nommo nelle loro religioni rendendoli punti focali degli insegnamenti misterici.

Il sistema mitologico Dogon è sorprendentemente simile a quello di altre civiltà come i Sumeri, gliEgizi, i Babilonesi e gli israeliti in quanto include il mito archetipico di un “grande maestro che proviene dall’alto”. A seconda della civiltà, questo grande maestro è noto come Enoch, Thoth o Ermete Trismegisto e si dice abbia insegnato all’umanità le scienze teurgiche. Nelle tradizioni occulte, si ritiene che Thoth-Hermes fosse il maestro del popolo di Atlantide, che, secondo la leggenda, divenne la civilità più avanzata del pianeta prima del Diluvio Universale (resoconti di un diluvio possono essere trovati nel mitologie di innumerevoli civiltà). I sopravvissuti di Atlantide navigarono verso vari paesi, tra cui l’Egitto, dove diffusero le loro avanzate conoscenze. Gli occultisti ritengono che le inspiegabili somiglianze tra civiltà lontane (come i Maya e gli Egizi), possano essere spiegate da un comune contatto con Atlantide.

“Fu messa al sicuro la conoscenza religiosa, filosofica e scientifica posseduta dai chierici di Atlantide, dopo che la catastrofe cancellò ogni traccia dell’isola? Il culto solare atlantideo è stato perpetuato nel ritualismo e cerimonialismo cristiano e pagano. Sia la croce che il serpente erano emblemi Atlantidei della sapienza divina. I progenitori (Atlantidei) divini dei Maya e dei Quichés dell’America centrale coesistevano all’interno della luminosità verde/azzurra di Gucumatz, il serpente “piumato”. I sei saggi “nati nei cieli” si manifestarono come centri di luce uniti o sintetizzati dal settimo  e capo del loro ordine, il serpente “piumato”. Il titolo di serpente “alato” o “piumato” fu applicato a Quetzalcoatl o Kukulcan, l’iniziato dell’America centrale.

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Il centro della saggezza/religione Atlantidea era presumibilmente un grande tempio piramidale che si ergeva sul bordo di un altopiano nel bel mezzo della Città dalle Porte d’Oro. Da qui i sacerdoti iniziati alla sacra piuma uscivano, portando le chiavi della Saggezza Universale fino agli estremi confini della terra. Dagli Atlantidei il mondo non ha solo ricevuto un patrimonio inestimabile di arti, misteri, filosofie, scienze, etica e religioni, ma anche un’eredità di odio, conflitti e perversione. Gli Atlantidei fomentarono e scatenarono la prima guerra e si disse che tutte le guerre successive vennero combattute in uno sforzo inutile per giustificare la prima e poter eventualmente correggere l’errore che la causò. Prima che Atlantide sprofondasse, i suoi iniziati spiritualmente illuminati, i quali si resero conto che la loro terra era stata condannata in quanto si era allontanata dalla Via della Luce, scapparono dallo sfortunato continente. Portando con se le dottrine sacre e segrete, questi Atlantidei si stabilirono tra gli egiziani, dove divennero i loro primi governanti “divini”. Quasi tutti i grandi miti cosmologici che formano la base dei vari libri sacri del mondo si basano sui rituali dei Misteri Atlantidei.”

Thoth-Ermete Trismegisto, è l’equivalente dei Nommo Dogon, i quali si ritiene provenissero da Sirio? I testi antichi riguardanti Hermes lo descrivono come un maestro dei misteri “proveniente dalle stelle”. Inoltre, Thoth-Hermes era direttamente collegato con Sirio nella mitologia egizia.

lunedì 27 ottobre 2014

L'amor che move il sole e l'altre stelle...

Il famoso ‘coup de foudre’ o colpo di fulmine, o, meglio ancora ‘l’amore a prima vista‘ (a chi non è capitato almeno una volta nella vita), è, secondo Jung, il risultato di una proiezione.

Le persone infatti, in questi casi, vedono nell’altro la propria componente inconscia dell’altro sesso, ovvero l’Animus (componente maschile delle donne) oppure l’Anima (componente femminile negli uomini) e l’attrazione che provano altro non è che per quella parte inconscia (insomma, ci si innamora di se stessi) e quindi velata di sé stessi. 

Ne consegue che, solo conoscendo bene questo archetipo o meglio questo lato della propria psiche è possibile interagire in modo armonico e diviene più facile avere una sana relazione e un rapporto di coppia ricco e gratificante.


Questi due archetipi (Animus e Anima) ci danno forse meglio di altri (puer/senex ad esempio) una visione di quanto la psiche possa essere duale. Ogni archetipo, contiene un aspetto della vita e il suo opposto, lasciando intendere che entrambi hanno un loro valore; esattamente al contrario di Freud, che nelle sue ricerche sull’ambivalenza (affettiva: odio/amore) era focalizzato sulla conflittualità, tendendo cioè ad eliminare uno dei due poli ...

Nel pensiero junghiano, la psiche è duale (o doppia) venendo a significare che ogni atteggiamento o sentimento contiene il suo opposto; ecco quindi che la sottomissione convive con la prevaricazione, l’odio con l’amore, il conscio con l’inconscio… Da ciò si evince che tale dualità vale anche in ordine ai due generi biologici e Jung ci dice che anche la psiche ha in sé, sia una energia maschile che una femminile e quindi ogni uomo ha in sé un lato femminile e ogni donna ha in sé un lato maschile.

Ogni essere umano esprime un’energia dominante, ma contiene, in secondo piano, anche quella opposta. Ecco perché la psiche, quindi andrebbe vista come una combinazione di principi maschili e femminili. Nella Genesi dapprima c’è solo Adamo, Eva esce da una sua costola. Similmente Atena esce dalla testa di Zeus e nell’Olimpo abbiamo un Cielo e una Terra.

Nei bassorilievi dei templi indiani, i due principi (maschile e femminile) sono rappresentati come un uomo e una donna abbracciati (Kamasutra); idealmente essi sono due entità metafisiche, due essenze universali. Nel Cantico dei Cantici (ma anche nella Bibbia) c’è un inno all’amore del maschile e del femminile come valenze universali. Mentre Freud costringeva ad una identità fissa (uomo-donna) nel pensiero Junghiano ognuno di noi è più di una cosa e nella persona bene integrata, le polarità della psiche sono complementari.

Jung chiama questa dualità: ANIMA e ANIMUS. L’ANIMA è la componente femminile presente nell’apparato psichico di ogni uomo e l’ANIMUS quello maschile per le donne. La vita è l’unione di energie complementari, ognuna delle quali tende verso l’altra, compensandola. “L’Animus è la figura che compensa l’energia femminile. L’Anima quella che compensa l’energia maschile”. 

I due archetipi, Anima (femminile) e Animus (maschile), sono da sempre presenti nell’inconscio collettivo. Li troviamo nei sogni e nelle rappresentazioni artistiche, spesso sotto forma di metafora.

Per la coscienza, ANIMA significa: unione, protezione, affettività, cura, mantenimento, insieme… mentre per ANIMUS: riflessività, controllo, analisi, ponderazione, razionalità, calcolo, decisione, programmazione, distinzione.

Un esempio per tutti: è innegabile che l’accoglienza sia una virtù del femminile e da sempre viene affidata alle donne. quando si entra in una casa è la donna che prepara il caffè, i dolcetti, etc. Questo era ed è ancora sacro in alcune culture, un po' meno (anche se non del tutto scomparso) nella nostra.


L’Ombra (il nostro aspetto peggiore)) evidenzia ciò che ignoriamo e che ribaltiamo all’esterno sotto forma di paura, rifiuto, desiderio, etc. Se nei sogni di un uomo compare una donna scocciante e noiosa oppure una principessa dolce e accogliente la possibile interpretazione è che l’inconscio ha trovato un modo ingegnoso per vedere i due aspetti (il lato in e out) dell’Anima di un uomo. La stessa cosa può accadere nei sogni di una donna (un uomo forte e valoroso oppure un uomo odioso e detestabile).

Cosa fare? lavorare e risolvere le negatività insite nell’Ombra.

Spesso uomini e donne non si capiscono e questo accade perché i due archetipi (Anima e Animus) coesistono e non sempre li riconosciamo, li accettiamo, li integriamo; questa mancanza di sintesi sta alla base delle difficoltà di comunicazione tra due partner.

Quindi, se noi non riusciamo a comprendere noi stessi come possiamo sperare di riuscire nell’interazione di coppia? Diciamo che l’amore potrebbe essere in grado di reindirizzare l’energia che fluisce tra i partner promuovendo una possibile integrazione. 

Non è facile amare perché anche ove esistano dei sentimenti forti, rimane la fatica di quella lotta che avviene dentro di noi. Gli opposti si attraggono, diceva spesso Jung, ma è anche innegabile che la loro convivenza è, spesso, ardua. Ecco perché ogni rapporto raramente è tranquillo e ha potenzialmente in sé il massimo della gioia e il massimo del turbamento. Il nostro scopo è quindi realizzare l’armonia sia dentro di noi che nel rapporto con l’altro; il messaggio è che quanto più riusciremo ad armonizzare la nostra psiche tanto più riusciremo a realizzare una relazione soddisfacente con l’altro migliorando, tra l’altro, anche la convivenza sociale.


Quando si ha la fortuna (?) di incontrare (uomo e donna) la persona ‘giusta’, accade una cosa straordinaria … si accende qualcosa: l’archetipo si attiva; improvvisamente si accendono mille luci e tutti i nostri desideri collaborano a questo sfavillio di colori che qualcuno chiama energia psichica, ed ecco che qualcosa dentro di noi ci fa dire: “...ecco, è arrivata!” Se siamo pronti, quando siamo pronti, semplicemente arriva. 

L’inconscio collettivo attiva l’archetipo che ci propone cose che sono in sintonia con il momento che del soggetto sta vivendo in quel momento che però non deve essere interpretato come assoluto ma soltanto ‘giusta’ in quel momento. Infatti, pur ringraziando l’archetipo, dobbiamo sempre avere bene in mente che non è detto che quel partner sia realmente quello da cui avremmo la felicità (a cui tutti dovremmo tendere).

Perché? Perché potremmo non essere ‘puliti', ma ancora sotto scacco dal complesso sistema di proiezioni. 

Ovvero la donna proietta il suo animus sul malcapitato mentre l’uomo la sua anima sulla sventurata.

Le proiezioni partono dall’Ombra (il lato peggiore di noi stessi), quindi se non comprese e integrate, quell’incontro che inizialmente sembra magico (perché frutto della proiezione) in seguito risulterà la peggiore scelta della nostra vita (proprio perché abbiamo scelto …. noi stessi nel lato peggiore).

Oramai è comunemente noto che gran parte dei nostri contenuti sono, ahimè, inconsci e che ogni uomo porta dentro di sé un lato femminile di cui non è consapevole e ogni donna un lato maschile. Entrambi proiettano nell’altro il proprio archetipo (Anima, Animus) e la relative energia. La proiezione potrebbe provenire dall’Ombra (il nostro lato peggiore). La mancata elaborazione dell’Ombra, ci porta a proiettare lati negative e quindi, ecco perchè spesso le relazioni sono disastrose. Questo perchè, com’è facilmente intuibile, nella proiezione, ciò che è inconscio diventa visibile perchè lo vediamo rispecchiato nell’altro.

Quante volte ci sentiamo dire: ‘sei tutto/a uguale a tua madre/padre’ e noi pronti subito a dire: ‘… chi io? Ma no, non hai capito nulla…’. Quante volte vediamo i difetti degli altri e raramente i nostri? Ecco, questa è l’Ombra. Vi ricordate cosa dice Cristo? ‘… è più facile vedere la pagliuzza negli occhi degli altri che la trave nei nostri? Trattando dell’anima (ma lo si potrebbe declinare anche con l’animus) dovremmo considerare che non è solo la controparte psichica dell’uomo ma anche la sua idea di donna ideale, cioè l’immagine idealizzata (quindi ottimale) che l’uomo ha del femminile. Ma, questa idea, potrebbe avere una derivazione legata alle donne della propria vita (madre, nonna, sorelle, zia, etc).

Quando l’archetipo si attiva e l’altro diventa o meglio incarna il nostro partner ideale, dovremmo chiederci se in realtà, non è altro che un riflesso del proprio passato affettivo. Nell’amore scattano giochi che coinvolgono l’Anima e l’Animus. In questo caso, che ha una connotazione nevrotica, dovremmo sempre considerare l’ipotesi che l’Anima/Animus spinge l’innamoramento verso un partner che corrisponde alla sua parte ombra, come se la cercasse in lui/lei. In questo caso, l’amore è solo ….. virtuale.


Non si ama quel soggetto ma la sua proiezione. In questo caso l’evoluzione del rapporto evidenzia in modo spesso drammatico lo scarto tra l’ideale e il reale, mettendo in crisi il rapporto, perché la sua immagine è lontana dal vero anche se, all’inizio sembrava altro.

domenica 26 ottobre 2014

Prigioniero volontario

Questo documentario di Jean-françois Brient e Victor León Fuentes, intitolato “Sulla servitù moderna” dal quale sono tratti alcuni passaggi di questo post è dedicato a tutti coloro che hanno scelto di vivere in prigionia volontaria. 


Il lavaggio del cervello è arrivato a livelli talmente alti che non ti rendi nemmeno conto di essere la causa dei problemi che ti affliggono. Con il tuo stile di vita stai alimentando un sistema perverso che ti mantiene in uno stato di schiavitù silenziosa. Indirizzato da una politica economica ben precisa ed ingannato dalle menzogne propinate quotidianamente dai mass-media hai deciso volontariamente di vivere in prigionia

Per possedere una trappola per topi di 50 mt2 al centro, hai acceso un mutuo che ti costringerá per tutta la vita ad essere prigioniero del sistema che tanto critichi nelle manifestazioni di protesta nelle piazze. Dentro queste abitazioni anguste e lugubri accumuli le tue merci che dovrebbero, secondo i messaggi pubblicitari onnipresenti, portarti la felicità perfetta. Ma più accumuli merci e più si allontana la possibilità di essere felice.

Per avere la comodità di compare al supermercato sotto casa hai ceduto la tua sovranità alimentare alle multinazionali che decidono per te cosa devi mangiare e ti vendono prodotti tossici che ti ostini a chiamare “Cibo”. 

Guardati attorno… Per riempirti la casa di oggetti inutili, hai scelto di essere servo di un padrone per 8/10 ore al giorno 6 giorni alla settimana. 

Contrariamente agli schiavi dell’antichità, ai servi del Medioevo o agli operai delle prime rivoluzioni industriali, oggi appartieni ad una classe totalmente asservita ma che non sa di esserlo, anzi, che non vuole saperlo. 



Ignori quindi la ribellione, che dovrebbe essere l’unica reazione legittima degli oppressi. 

Accetti senza fiatare la vita pietosa che è stata decisa per te. La rinuncia e la rassegnazione sono le cause della tua disgrazia e a differenza degli antichi schiavi che venivano catturati, oggi sei tu stesso che hai scelto il tuo padrone. 

Per guadagnare più Soldi, hai scelto di vivere prigioniero del tuo business, costantemente sotto stress tra tasse, fatture e scadenze. Soldi, che probabilmente dovrai usare per recuperare la salute persa per guadagnarli! 

Per poter pagare le rate dell’auto nuova hai accettato di lavorare senza diritti, con un salario bassissimo, pagando tasse altissime e ricevendo servizi pessimi. In compenso ti sono stati concessi 20 giorni all’anno di misera e meritata vacanza. 

L’invenzione della disoccupazione moderna è lì per spaventarti e farti ringraziare la generosità del potere. Che cosa faresti senza la tortura del lavoro? Quando è proprio questa attività alienante che ti viene presentata come una liberazione. 

Che decadenza e che miseria! Conosci tutti i nomi dei giocatori della tua squadra di calcio preferita e a quanto ammontano le loro buste paga, sei aggiornatissimo sul gossip e trovi noiosi argomenti che ti riguardano da vicino come l’agronomia o la biologia. 

Possiedi tutti gli ultimi giochetti tecnologici e sei convinto che la contaminazione dell’ambiente, lo sfruttamento dei lavoratori, la negazione dei diritti umani nelle fabbriche che li hanno prodotti, sia il prezzo da pagare per il Tuo progresso… che ti usa e ti tiene prigioniero senza che nemmeno te ne renda conto.

Avresti potuto accontentarti della tua servitù solo al lavoro, ma nella misura in cui il sistema di produzione colonizza tutti i settori della vita, perdi il tuo tempo nelle distrazioni nei divertimenti e nelle vacanze organizzate. 


Nessun momento del tuo quotidiano sfugge alla morsa del sistema. Ogni attimo della tua vita è stato sequestrato. Sei uno schiavo a tempo pieno. Hai scelto di essere prigioniero dell’immagine e quindi ti spalmi addosso unguenti e cremine per avere un’apparenza giovane e impeccabile. Indossi sempre vestiti alla moda e cerchi di imitare quelle celebrità che tanto invidi e applaudi quando guardi la televisione o vai allo stadio. 

Non importa se le creme e i saponi sono cancerogeni, non importa se sono stati testati su altri esseri viventi che ci hanno rimesso le penne. Non importa se le tue scarpe nuove sono state prodotte da schiavi minorenni. 

Quello che conta è la Tua immagine nelle Tue scalate sociali… mi diverte ascoltarti quando mi dici che in fondo si tratta solo di avere cura del proprio corpo. Ma davvero credi di prenderti cura del tuo corpo spalmandoci sopra sostanze cancerogene? Credi davvero che valga la pena di lavorare sfruttato, schiavizzato e sottopagato per poterti permettere di rinnovare il guardaroba ogni stagione? 

Non sai di essere prigioniero volontario dei tuoi falsi bisogni. Sogni la vita delle ricche celebrità dello spettacolo lasciandoti sfuggire la tua, senza nemmeno renderti conto che stai dormendo.

La vita è unica e breve….. ma te li sei fatti bene i conti?


http://ilquieora.blogspot.it/2014/10/prigionieri-volontari-la-schiavitu-moderna-video.html

sabato 25 ottobre 2014

Eugenetica Ashkenazi

Ebrei Ashkenazi che sperimentano su altri ebrei (i sefarditi) esattamente come facevano i nazisti nei campi di concentramento.

Eugenetica in Israele: gli esperimenti su 100000 bambini ebrei sefarditi negli anni 50 da parte del governo

Nel 1951 il dottor Chaim Sheba, direttore generale del ministero della Sanità, fece un viaggio in America. Ne tornò con sette macchine a raggi X fornite dall’esercito USA. Queste macchine furono usate per irradiare un enorme numero di bambini ebrei sefarditi – si dice fino a centomila – quasi tutti provenienti dal Marocco, le cui famiglie erano state convinte a fare «il ritorno» in Israele. A ciascuno di questi bambini fu somministrata 35 mila volte la dose massima consentita di radiazioni, concentrate sulla testa.


Per questo test di massa, il governo americano – che aveva bandito dal ’51 gli esperimenti atomici su esseri umani e aveva bisogno di cavie – pagò al governo israeliano 300 mila lire israeliane l’anno, non si sa per quanti anni. Si pensi che l’intero bilancio del Ministero della Sanità israeliano ammontava allora a 60 mila di quelle lire.

Israele ottenne anche elementi tecnici del know-how necessario per avviare il proprio programma militare nucleare. L’iniziatore di tale programma era stato Shimon Peres,laburista e uomo di pace per tutti i media. Allora, Peres era direttore generale del ministero israeliano della Difesa.

Per ingannare i genitori, fu detto loro che le irradiazioni servivano per curare un parassita cutaneo, la tricofizia dello scalpo. I bambini furono caricati su pullman per «gite scolastiche». Almeno 6 mila di quei bambini morirono subito dopo le somministrazioni; molti altri sono morti nel corso degli anni per tumori. Alcuni sono ancora vivi, ormai anziani, e sofferenti di gravi disturbi, dall’Alzheimer alla cefalea cronica, dall’epilessia alla psicosi.


L’episodio non è la fantasia di un «antisemita». E’ stato l’oggetto di un documentario, «100000 Radiations», prodotto nel 2003 dalla Dimona Productions Ltd. (Dimona è il luogo delle installazioni atomiche giudaiche), registi Asher Khamias e David Balrosen, produttore Dudi Bergman. Il 14 agosto 2006 l’ha persino trasmesso la tv israeliana Canale 10.

Il documentario intervistava diversi superstiti. Una vecchietta marocchina che ricorda di quel che sofferse da piccola: «Urlavo: mal di testa vai via, mal di testa vai via, vai via… Non andava mai via». Un sessantenne che ne dimostra venti in più, piegato in due mentre cammina esitante per la strada: «Devo zoppicare per non cadere in avanti. Mi hanno tolto la giovinezza, con quei raggi». Una donna con la faccia tutta storta: «Tutti e tre i miei figli hanno la mia stessa forma di cancro. E’ una coincidenza?». Ovviamente le radiazioni hanno alterato il codice genetico delle vittime, portando a malformazioni dei figli.

Le ebree marocchine di oggi, in età avanzata, soffrono di una forma orribile di alopecia, con cicatrici sul cuoio capelluto, che cercano di nascondere con l’hennè e con copricapi. Il pubblico israeliano ritiene si tratti di un carattere «razziale» della comunità marocchina.

Nel documentario, un’anziana con pochi pietosi ciuffi di capelli sparsi sul capo mostra una sua foto giovanile: è una tredicenne con una folta chioma nerissima. «Ero io prima della cura», dice.

Una infermiera che aveva partecipato all’operazione: «Ce li portavano (i bambini) in file e file. Anzitutto, gli rasavano la testa e la ungevano con un gel che bruciava. Poi gli mettevano una palla fra le gambe e gli dicevano di non lasciarla cadere, così non si potevano muovere. Io indossavo il grembiule al piombo, ma per loro non c’erano indumenti protettivi. Mi era stato detto che era un trattamento per la tricofizia. Avessi saputo il pericolo che quei bambini affrontavano, mai avrei cooperato, mai!».

Parla anche un ebreo di nome Davi Deri, che si ricorda di quando era bambino: «Ero in classe e vennero delle persone per portarci in un giro scolastico. Fecero l’appello, ci chiesero i nostri nomi. Ai bambini askhenazi dissero di tornare al loro banco. Solo i bambini di pelle scura furono portati nel bus».


I sefarditi sono praticamente indistinguibili dagli arabi nordafricani; in Israele costituiscono una sottoclasse oppressa, ridotta a vivere di espedienti e reati. I dominatori askhenazi (non una goccia di sangue di Abramo nelle loro vene) hanno diffuso l’idea che i sefarditi sono sotto-sviluppati mentali. Ma i sefarditi marocchini che hanno avuto la fortuna di emigrare in Francia anzichè in Israele, costituiscono una comunità rispettata e di successo. Certo, aver ricevuto in testa 35 mila volte più radiazioni di quelle ammesse, non deve aver aiutato il fiorire delle intelligenze.

Nel documentario, si chiarisce oltre ogni dubbio che l’esperimento genocida fu cosciente e deliberato. Vi si mostra il documento medico che indicava, nel 1952, le precauzioni da prendere per i raggi X. La dose massima da somministrare a un bambino vi era indicata in 0,5 rad. Il pericolo delle radiazioni era noto da 40 anni. Si fanno anche i nomi dei due responsabili, che avevano espresso idee razziste contro i sefarditi.

Sono due personaggi mitici del sionismo: Nahum Goldmann e Levi Eshkol.

Goldman passò il periodo bellico prima in Svizzera, poi a New York, dove fu nominato capo del Congresso Ebraico Mondiale, diretto da Samuel Bronfman, della famiglia ebreo-canadese proprietaria della Seagram Wiskhy e del colosso chimico DuPont.

Secondo lo storico ebreo-canadese Mordechai Richler, in quegli anni Brunfman si era adoperato per impedire che gli ebrei europei, fuggendo dal Reich, ricevessero asilo in Canada. Bronfman strinse un accordo su questo con l’allora premier canadese Mackenzie King. Decenni dopo, un suo erede, Edgard Bronfman, strinse un simile accordo con Gorbaciov: se lasciava emigrare i due-tre milioni di ebrei russi, l’URSS avrebbe ottenuto lo status di «nazione più favorita» con gli USA. Ma ad una condizione: gli ebrei russi dovevano essere fatti emigrare solo in Israele, non altrove.

Nahum Goldman, negli anni della guerra, cooperò a quell’esodo selezionato, e sorvegliò che gli ebrei salvati andassero «solo» in Israele.

Quanto a Levi Eshkol, il suo ruolo nell’Olocausto fu anche più ambiguo. Come si legge nella biografia ufficiale sul sito web del governo israeliano, «nel 1937 Levi Eskol ebbe una parte essenziale nel creare la compagnia idrica (israeliana) Mekorot.

Come dirigente di tale ditta, ebbe modo di convincere il regime germanico a lasciar emigrare gli ebrei tedeschi in Palestina con i loro beni, per lo più in forma di attrezzature e macchinari Made in Germany». Insomma un bell’accordo commerciale con i nazisti, con cui a quell’epoca Eskol era in ottimi rapporti.

Seguace aperto di Sabbatai Zevi lo pseudo-messia, Levi Eshkol divenne nel 1951 ministro dell’agricoltura, poi dal 1952 al 1963 ministro delle finanze.

«Un decennio», si legge nella sua biografia ufficiale, «caratterizzato da eccezionale crescita economica, nonostante il peso del finanziamento dell’immigrazione e del suo assorbimento e la guerra del Sinai del 1956. Tra il 1949 e il 1963, Eshkol fu anche il capo della divisione insediamenti dell’agenzia Ebraica, responsabile di ottenere i fondi per l’assorbimento delle massicce ondate di emigranti, nonché per le forniture militari all’esercito».

Tra le massicce ondate di immigranti, ce n’erano evidentemente alcune di troppo, sgradite per il colore della pelle e perché non parlavano yiddish come gli askhenazi; ma del porco non si butta via niente. Come cavie sperimentali, le bocche inutili diventavano una fonte di profitto.

Tuttavia, sul genocidio dei bambini sefarditi compiuto dal santo regno di Sion mancano tutti i documenti per risalire con precisione ai responsabili. A Canale Dieci, nel dibattito che è seguito al documentario, il portavoce del ministero della Sanità Boaz Lev ha ammesso: «Quasi tutti i documenti (sulla vicenda) sono stati bruciati».

La cosa fu ripetuta, a quanto pare, su 4500 bambini, per lo più figli di immigrati ebrei dallo Yemen.

Anni dopo fu perfino creato un movimento per quei bambini yemeniti, fondato dal rabbino Uzi Meshulam. Costui asseriva che i 4500 bambini, rapiti alle famiglie, erano stati mandati in America dove erano morti in esperimenti. Rabbi Meshulam fu messo in prigione; ne è uscito in stato vegetativo, da cui non si è più ripreso.

Anni dopo, un altro rabbi David Sevilla confermò la versione, apparentemente pazzesca. Esisterebbero persino foto delle orribili cicatrici da radiazioni sui corpi di quei bambini, e delle gabbie con cui furono trasportati in USA.

Effettivamente, gli USA avevano segretamente adoperato detenuti e deboli mentali come cavie umane per constatare gli effetti delle esplosioni atomiche; negli anni ’40 la cosa trapelò, e il Pentagono dovette smettere tali esperimenti. Aveva però bisogno di altre cavie umane.

E’ possibile che gli askhenazi israeliani le abbiano fornite, liberandosi così di ebrei purissimi ma culturalmente «orientali», dunque «inferiori» e indesiderati?

Il governo di allora aveva come primo ministro David Ben Gurion, mitico padre della patria sionista. Ministro degli esteri era Levi Eskol, Golda Meir ministra del lavoro, Eliezer Kaplan ministro degli insediamenti, Moshe Sharrett ministro della Sanità; Shimon Peres, come detto, direttore generale della Difesa. 

Il Gotha luminoso del sionismo, avvolto nella eroica leggenda di Sion.

Costoro erano sicuramente al corrente dell’esperimento delle centomila radiazioni.

Eliezer Kaplan, come ministro delle finanze, deve aver gestito i notevoli profitti dell’operazione: oggi un famoso ospedale israeliano è dedicato al suo nome immortale.

Come anche Chaim Sheba, il sionista che diresse in quegli anni la «Ringoworm Incorporated», la ditta creata ufficialmente per combattere la tricofizia del cuoio capelluto (una piaga dell’epoca, dovuta alla scarsa igiene degli ebrei sefarditi).

Yosef Burg, ministro della Sanità, ebbe certamente un ruolo in questa operazione di «igiene preventiva»; del resto, rabbi Meshulam, prima di perdere la ragione nelle galere ebraiche, accusava Burg di essere il mandante del rapimento e della scomparsa dei 4500 bambini yemeniti.

Curiosamente suo figlio, Avraham Burg, già presidente della Knesset, ha preso pubblicamente le distanze dal razzismo talmudico sionista.

Levi Eshkol, con le sue varie cariche e la responsabilità di far soldi per il bene di Sion, potrebbe essere stato l’ideatore e l’esecutore del grosso affare con gli americani.

A Canale 10, come s’è detto, il documentario è stato seguito da un dibattito. L’anchorman della tv, Dan Margalit, ha spiegato l’olocausto segreto è da ricordare così: Lo Stato era povero. Era una questione di sopravvivenza quotidiana. Come dire: l’esistenza stessa di Israele è in pericolo, Israele ha diritto di difendersi.

venerdì 24 ottobre 2014

Il Player A ieri... Il Player A oggi

Vi è una scena, verso la fine del celebre film di fantascienza di Schnaffer “Il pianeta delle Scimmie” del 1968 nella quale viene data lettura della XXIX pergamena.

Una pergamena tenuta volutamente segreta dall’elite scimmiesca al fine di evitare la dissoluzione delle credenze sulle quali si fondava l’intera società del popolo delle scimmie, le quali non conoscevano e non dovevano conoscere la vera storia del passato del loro pianeta.

Essa recitava:
“... Guardati dalla bestia-uomo, poiché egli è l'artiglio del demonio. Egli è il solo fra i primati di Dio che uccida per passatempo, o lussuria, o avidità. Sì, egli uccide il suo fratello per possedere la terra del suo fratello. Non permettere che egli si moltiplichi, perché egli farà il deserto della sua casa e della tua. Sfuggilo, ricaccialo nella sua tana nella foresta, perché egli è il messaggero della morte..”

Un duro giudizio nei confronti del genere umano, ma che a mio avviso, ben rispecchia i possibili timori manifestati dal Player A all’epoca del dibattito intercorso tra i due Player, A e B appunto, in merito alla eventualità di offrire all’uomo, al Sapiens in modo particolare, determinati saperi e tecnologie. Preferiamo usare il termine Sapiens piuttosto che il generico Uomo perché, come abbiamo visto nel corso delle nostre ricerche e delle puntate del podcast “Atlanticast”, tale terminologia rischia di risultare fuorviante.

Vale la pena ricordare che il Player A è, secondo la chiave di lettura suggerita dal Progetto Atlanticus, colui che, tra i tre attori protagonisti della storia dell’Uomo, agisce per mantenere l’umanità a uno stato di ‘beata ignoranza’ in attesa di tempi migliori, consapevoli del fatto che un’umanità dotata di conoscenze tecnologico-scientifiche, ma al tempo stesso assente di equilibrio e armonia spirituale, rappresenterebbe un grande pericolo per il pianeta, 

Tutto questo in netta contrapposizione con il pensiero e l’atteggiamento del Player B, ovvero con coloro che agiscono al fine di consentire invece all’umanità di raggiungere quell’equilibrio spirituale e quel tasso di consapevolezza idoneo al raggiungimento di un nuovo livello evolutivo;

Quella stessa contrapposizione che caratterizza la mitologia sumera nella descrizione socio-psicologica delle due divinità principali: i due fratelli Enki ed Enlil, rispettivamente appartenenti al Player B il primo e al Player A il secondo.

Mi immagino infatti Enlil ammonire proprio con le parole utilizzate nella sopraccitata scena de “Il pianeta delle Scimmie” il proprio fratello Enki nel tentativo di convincerlo a recedere dal suo intento di rendere partecipe il Sapiens, creato esclusivamente per essere servo degli dei come ci racconta l’Inuma Ilu Awilum, della tecnologia e della alchemica scienza anunnaka, simbolicamente rappresentata dal frutto della conoscenza di biblica memoria.

Un sentimento peraltro confermato dal racconto sitchiniano della XIV tavoletta presentato nel “Libro perduto del Dio Enki” dove i due fratelli interagiscono fra di loro in modo del tutto... potremmo dire in modo del tutto umano.

“... Babili (Babilonia), dove Marduk aveva proclamato la propria sovranità, fu risparmiata dal Vento del Male.Il Vento del Male divorò tutte le terre a sud di Babili, colpì anche il cuore della Seconda Regione.Quando, subito dopo la Grande Calamità, Enlil ed Enki si incontrarono per controllare i danni della devastazione, Enki considerò presagio divino il fatto che Babili fosse stata risparmiata!

‘Che Marduk fosse destinato alla supremazia, è confermato dal fatto che Babili è stata risparmiata!’ 

Così disse Enki a Enlil.

‘Deve essere stato il volere del Creatore di Tutte le Cose!’ Così Enlil replicò. Fu allora che gli rivelò della visione avuta in sogno e della profezia di Galzu.

‘Se sapevi tutto ciò, perché mai non hai evitato l’uso delle Armi del Terrore?’ Così gli chiese Enki.

‘Fratello mio, il motivo era che già abbastanza era successo!’ Così Enlil disse a Enki con voce rotta dal dolore.

‘Dopo la tua venuta sulla Terra, ogni volta che la missione è stata ostacolata da un impedimento, abbiamo sempre escogitato un modo per aggirare l’ostacolo.La creazione dei Terrestri, è stata la soluzione più ingegnosa. Ma è stata anche la causa di una serie di cambiamenti del tutto indesiderati. 

Quando hai ben compreso i cicli celesti e hai assegnato le costellazioni, chi in essi avrebbe mai potuto presagire le mani del Destino? Chi poteva distinguere fra i Fati scelti e il Destino immutabile? 

Chi ha proclamato presagi falsi, chi ha pronunciato vere profezie?Decisi perciò di tenere per me le parole di Galzu. 

Era davvero l’emissario del Creatore di Tutte le Cose, era forse una mia allucinazione? Accada quel che accada! Così mi son detto.’

Enki ascoltava le parole del fratello muovendo il capo in segno di assenso.

‘La Prima Regione è desolata, la Seconda Regione è in confusione, la Terza Regione è ferita.Il Luogo dei Carri Celesti non esiste più; ecco ciò che è accaduto!’ Così disse Enki a Enlil.

‘Se questo era il volere del Creatore di Tutte le Cose, questo è quanto è rimasto della nostra Missione sulla Terra!Il seme è stato gettato dall’ambizioso Marduk, tocca ora a lui raccoglierne i frutti!’

Questo disse Enlil a Enki, suo fratello; accettò poi il trionfo di Marduk.

‘Che il numero di rango di Cinquanta, che intendevo concedere a Ninurta, sia invece dato a Marduk. Che Marduk dichiari la sua supremazia sulla desolazione delle Regioni! In quanto a me e a Ninurta, non intralceremo più il suo cammino. Partiremo alla volta delle Terre al di là degli Oceani, completeremo ciò per cui eravamo venuti. Porteremo a termine la missione di procurare oro per Nibiru!’

Questo Enlil disse a Enki; scoramento permeava le sue parole.

‘Sarebbero andate diversamente le cose se non fossero state usate le Armi del Terrore?’ Così chiese Enki in tono di sfida al fratello...”

Nella suddetta tavoletta troviamo un riferimento a delle fantomatiche ‘armi del terrore’, forse le stesse usate durante le “guerre degli dei” descritte nei testi veda e nella mitologia biblica quali causa di distruzione delle città di Sodoma e Gomorra, oltre che in altri miti causa della scomparsa della civiltà della valle dell’Indo e delle città di Moehnjo Daro e Harappa.

Speculazione letteraria del Sitchin quella della XIV tavoletta? Molto probabilmente sì, così come d’altronde quella del Pianeta delle Scimmie è probabilmente solo una semplice speculazione cinematografica. 

Eppure non possiamo negare come in tutto questo sia riscontrabile un messaggio comune e correlato a molti indizi ritrovati nell’ambito della mitologia mesopotamica e classica e anche alla filosofia contemporanea, Hobbes e Locke in primis.

Stiamo parlando dell’"Homo homini lupus" come affermava Plauto e che ritroviamo anche in Erasmo da Rotterdam e in Francis Bacon, ma soprattutto in Hobbes? Quindi un “homo” preferibilmente da mantenere in una 'gabbia' seppur apparentemente 'dorata'?


O invece aveva ragione Locke nella sua esposizione poi ripresa da Kant con le seguenti parole nel suo saggio "Cos'è l'Illuminismo?"
“... L'illuminismo è dunque l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l'incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro, Imputabile a se stesso è questa minorità, se la causa di essa non dipende da difetto d'intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro...”

Ergo, che quelle del Sitchin e molte altre siano libere speculazioni letterarie frutto della fantasia o effettivamente come posso pensare io dei messaggi introdotti in opere letterarie o cinematografiche, esse rappresentano un significativo contenuto che ci permette di indagare a fondo nella psicologia del Player A, ovvero di Enlil e di tutti i suoi seguaci successivi. 

D’altronde questo meccanismo, quello di inserire messaggi più o meno criptici all’interno di ambiti diversi, è lo stesso che veniva seguto secoli fa dall’ermetismo e dal mondo esoterico in generale il qualo lo faceva con le opere architettoniche e pittoriche, ma in generale con tutta l’arte del periodo: Divina Commedia compresa. 


Forse abbiamo già detto in passato di come il dolce stilnovo non sia altro che un linguaggio esoterico usato da Dante e dagli altri appartenenti alla medesima scuola.

“O Voi che avete gl'intelletti sani
mirate la dottrina che s' asconde
sotto il velame delli versi strani”

Così si rivolge Dante al suo uditorio privilegiato capace di comprendere un insegnamento che si nasconde sotto il velo dei suoi versi, una dottrina che non è per tutti, ma solo per gli iniziati, per coloro che, appunto, hanno “gli intelletti sani”.

Una medaglia conservata a Vienna recante l'immagine di Dante e la scritta F.S.K.I.P.F.T. è stata interpretata come “Fidei Sanctae Kadosh Imperialis Principatus Frater Templarius” e vista come la verifica storica dell'appartenenza del poeta all'ordine dei Fedeli d'Amore, o Fede Santa, associato a quello dei Templari, ma la sua opera parla da sola e indica il cammino della trasmutazione dell’essere umano che la Divina Commedia illustra. 


Molti non capiscono perchè in quella frase, in mezzo a termini latini ce ne sia uno ebraico (kadosh), il fatto è che kadosh in ebraico significa "puro", ma in mezzo a quella frase identifica il 30° grado della massoneria, Cavaliere Kadosh.

Dante compie il suo viaggio durante la settimana santa, all'equinozio di primavera, quando gli antichi misteri celebravano una morte e una rinascita, nella natura che esce dal gelo e nell'uomo-Dio vincente sulla cristallizzazione della materia: il candidato ai misteri, colui che ha acquisito consapevolezza di trovarsi in una dimensione pesante e innaturale per il figlio della luce, in una selva oscura e di aver smarrito la retta via, viene spinto a volgere gli occhi in alto, verso la montagna, simbolo del percorso iniziatico, dalla quale verrà l'aiuto. 

Come accadeva in passato perché non potrebbe accadere anche oggi? Perché non dovrebbe accadere anche oggi con i film, i cartoni animati, la musica? Un argomento questo peraltro affrontato nell’articolo del Progetto Atlanticus intitolato “Veicoli di Messaggi”. 

Relativamente all’aspetto cinematografico vorrei citare il film “Ultimatum alla Terra” con Keanu Reeves, remake di un film del 1951, nel quale appunto vediamo dipanarsi nella trama le logiche che sottendono la psicologia del Player A, ovvero il timore, non infondato, che l’uomo non sia in grado di gestire le potenti tecnologie che la scienza anunnaka detiene, quantomeno non nel modo corretto.

Ci sono due scene in modo particolare, come quella nel quale il protagonista parla con un suo ‘collega’, dove possiamo osservare molto bene le due posizioni ideologiche del Player B (Enki) e del Player A (Enlil), così come ancora durante il colloquio sempre del protagonista con un professore, dove si evidenzia l’auspicio la speranza, del Player B.

Credo possa essere simpatico e utile vedere questo film a corollario della lettura di questo articolo perché ritengo che spesso un film o una canzone siano in grado di veicolare un messaggio, un contenuto, in modo molto più efficace ed efficiente di mille libri, mille ricerche e/o studi.

Ecco perché gli ermetici e gli esoterici utilizzano ancora oggi, esattamente come facevano in passato, con efficacia questo tipo di canali legati al mondo della rappresentazione artistica in una forma più ampia attraverso il ricorso a figure simboliche come quelle usate per identificare Enki e la sua fiducia ed Enlil e la sua paura.

Una paura, come abbiamo detto, quella del Player A, non del tutto infondata, se guardiamo al nostro mondo: guerre, fame, povertà, inquinamento, violenze, distribuzione di risorse a dir poco vergognosa in cui il 10% del mondo consuma e usufruisce del 90% delle risorse e molte altre cose negative.

Ci comportiamo come i padroni del mondo, quando dovremmo ricordarci che siamo ospiti, tanto quanto le altre specie vegetali e animali presenti sul pianeta, e dovremmo pensare sempre a tutelare la “casa” che abbiamo avuto in ‘concessione’. Immagino e spero infatti che voi lettori non distruggiate o sporchiate di proposito la casa in cui abitate, sia essa di proprietà che in affitto. Perché allora l’uomo si comporta così nei confronti del pianeta?! 

Ma dove e quando si è consolidata la paura del Player A così tanto da essere presente anche in alcuni protagonisti della nostra storia presente?

La storia antica ci parla di antiche guerre, combattute tra gli dei, nelle quali sono state usate armi di indicibile potenza, alcuni parlano addirittura di guerre atomiche. Probabilmente guerre nelle quali sono stati utilizzati ordigni di potenza simile se non superiore, ma sfruttando tecnologie a noi sconosciute.

Abbiamo diverse descrizioni di queste armi nei testi Veda: vimana, battaglie aeree, armi laser e soprattutto nefaste e potentissime esplosioni simil-nucleari. Ne abbiamo visto menzione anche nel passo della cosiddetta XIV tavoletta.

Ne abbiamo indizi presso Mohenjo Daro, presso il Lunar Crater nel subcontinente indiano, nel racconto di Sodoma e Gomorra…


La storia recente ci ha insegnato la follia umana dell’arma atomica. Hiroshima, Nagasaki. Centinaia di migliaia di persone morte in un solo istante. E quelle due bombe non erano niente se paragonate alla potenza distruttiva degli arsenali atomici durante la guerra fredda. Noi possiamo solo immaginare gli scenari apocalittici del mondo post olocausto nucleare. Mi viene in mente il film “The Day After” oppure il manga giapponese Ken Shiro.

Eppure il mondo potrebbe avere già assistito a uno scenario simile. Potremmo già avere vissuto nel lontano passato l’apocalittico scenario da olocausto nucleare. 

La distruzione del pianeta e l'autodistruzione dell'Uomo. Ecco in cosa consiste la paura del Player A e, forse, il motivo del perché certi segreti non devono essere rivelati e certe tecnologie ancora non possono essere di dominio pubblico.

Ciò spiegherebbe perché il Player A, da non confondere con il Player C, abbia da sempre cercato di evitare che l'Umanità post-diluviana tornasse ad avere certe capacità/potenzialità prima che fosse davvero pronta a gestire queste incredibili forze. Ai loro occhi non siamo ancora pronti e pertanto rischieremmo di provocare quegli stessi disastri già accaduti decine di migliaia di anni fa.

Vi invito a riflettere in merito al fatto che realmente il concetto dell’atomo ha origine in un’antichità sconosciuta. Lo studioso romano Lucrezio, nel sec. I a.C., scrisse di particelle di materia “che si muovono in ogni direzione attraverso tutto lo spazio”. 

Epicuro (sec. IV a.C.) e Leucippo (sec. V a.C.) accettarono entrambi la teoria atomica, che attribuirono al greco Democrito. Egli parlò di un’organizzazione della materia che solo nel corso dell’ultimo secolo è stata accettata veramente dai fisici moderni.

Democrito riprese la propria concezione dal fenicio Mosco, che a sua volta riportò una tradizione ancor più antica, nella quale si affermava in modo più preciso che gli atomi, base della materia, erano a loro volta divisibili, il che è stato provato solo nell’ultima metà dello scorso secolo, con la scoperta d’una miriade di particelle subatomiche.

La tradizione di Mosco può essere derivata dall’India, ove si trova il più profondo studio della teoria atomica, ricordato da fonti antiche. Il saggio indù Uluka, oltre 2500 anni fa, affermava che ogni cosa è composta di paramanu ossia “semi di materia”. La Tavola Varahamira, datata al 550 a.C., cercò di misurare i singoli atomi e la figura che propose è simile a quella che oggi conosciamo per l’atomo d’idrogeno.

Alcuni testi sanscriti contengono riferimenti a unità di misura temporali che coprono uno spettro molto ampio. Ad un’estremità, secondo i testi cosmologici indù, c’è il kalpa o “giorno di Brahma”, che equivale a 4,32 miliardi di anni. All’altro estremo, come si dice nel Brihath Sathaka, troviamo il kashta, e quando operiamo sui vari rapporti di multipli e sottomultipli ci rendiamo conto che corrisponde a 300 milionesimi di un secondo.

Gli studiosi moderni del Sanscrito non hanno idea del perché nell’antichità si ricorresse a tali suddivisioni del tempo, tanto grandi e tanto minuscole. Tutti loro però sanno che quelle suddivisioni erano in uso e sono obbligati a conservarne la tradizione.

Ogni tipo di divisione del tempo presuppone però che la durata di un’unità potesse essere misurata. La sola cosa che esista in Natura, che possa essere misurata in tempi di miliardi di anni ad un estremo o di qualche centinaio di milionesimi di secondo all’altro estremo, è il dimezzamento di disintegrazione dei radio–isotopi atomici. 

Questi intervalli spaziano dall’uranio 238, che ha un dimezzamento di 4,51 miliardi di anni, alle particelle sub–atomiche, come i mesoni K e gli iperioni, il cui dimezzamento si misura in centinaia di milionesimi di secondo.

Lo spettro della divisione del tempo presso gli antichi Indù coincide con i periodi di disintegrazione degli isotopi radioattivi. Se gli antichi Indù, o una civiltà ancor più antica della loro, dalla quale essi poterono ereditare la misura del tempo, possedevano una tecnologia che poteva scoprire e misurare la materia nucleare e sub–atomica, ciò potrebbe significare che avevano accesso all’energia nucleare.

Lo scienziato nucleare Professor Luis Bulgani era convinto che gli Egizi utilizzassero i materiali radioattivi come una forma di protezione. Egli scrisse nel 1949:
“Credo che gli antichi Egizi afferrassero le leggi del decadimento atomico. I loro sacerdoti e i loro saggi erano familiarizzati con l’uranio. Infine, è possibile che usassero le radiazioni per proteggere i loro luoghi sacri. I pavimenti delle tombe potevano essere stati rifiniti con roccia radioattiva, capace di uccidere un uomo o almeno di danneggiarne la salute”.

Molti famosi egittologi e archeologi, che esplorarono per primi le antiche tombe lungo la valle del Nilo, morirono di mali misteriosi. Essi furono colti da improvvisi collassi circolatori, con sintomi di affaticamento estremo, difficoltà respiratorie o danni cerebrali e sintomi di follia, tutti sintomi di possibili avvelenamenti da radiazioni.

Spesso, leggende criptiche o antichi testi nascondevano possibili allusioni ad armi nucleari e ai loro effetti. In Cina, l’opera letteraria Feng–Shen–I conteneva il racconto d’una guerra dei Quattro Giganti Celesti di Ching–chang con Chiang–Tzu–ya e il Generale Huang–fei–hu di Hsich’I. E. T. C. Werner riferisce come, durante la guerra, uno dei Giganti, Mo–li ch’ing, usasse una lancia magica chiamata “Nuvola Blu”, e quali fossero le conseguenze.
“Generò un vento nero che produsse decine di migliaia di lance che perforarono i corpi degli uomini e li trasformarono in polvere. Il vento fu seguito dalla ruota di fuoco, che riempì l’aria di feroci serpenti. Il denso fumo si chiuse sugli uomini bruciati e nessuno poté sfuggire”

Non sembra essere, in un racconto mitizzato, la descrizione di un’esplosione nucleare?

Persino i Pangive, una tribù bantu dell’Africa, raccontano di una strana storia:

“Il fulmine della vita è avvolto in un uovo speciale. La prima madre ne ricevette il fuoco. Quando l’uovo si ruppe e si aprì, ne uscirono tutte le cose visibili. La metà superiore si aprì in una grande albero a forma di fungo, che salì alto nel cielo”

E ancora O.E. Gurney riferì un’antica iscrizione degli Hittiti, che diceva:

“Nubi di polvere salgono alla finestra celeste, le case s’incollano come ceneri ardenti d’un cuore. Gli dèi sono soffocati nei loro templi. Le pecore muoiono negli ovili, i buoi nelle stalle. La pecora abortisce l’agnello, la vacca il vitello. L’orzo e il grano non crescono più. Buoi, pecore, uomini cessano di concepire, e le femmine pregnanti abortiscono”

Si trova una delle testimonianze letterarie più sorprendenti della distruzione compiuta dall’uomo, presso le antiche culture tibetane, nelle Stanze di Dzyan, tradotte alla fine del sec. XIX. Le Stanze raffigurano un olocausto che coinvolge due nazioni in guerra, con l’uso di veicoli volanti e di terribili armi.

“Il Gran Re delle Facce Risplendenti, il capo di tutte le Facce Gialle, si adirò nel comprendere le malvagie intenzioni delle Facce Scure. 

Mandò i suoi mezzi volanti con persone animate da buone intenzioni a tutti i capi, suoi fratelli, per dire loro: preparatevi e muovetevi, uomini di legge, e scappate prima che la terra non sia travolta dal crescere delle acque.

I Signori della Tempesta stavano pure arrivando. I loro veicoli di guerra si avvicinavano alla terra. Entro una notte e due giorni, il Signore delle Facce Scure sarebbe arrivato, ma la terra era stata protetta prima che le acque scendessero a coprirla. 

I Signori dagli Occhi Oscuri avevano predisposto le loro armi magiche. Erano esperti nell’alta magia Ashtar, e volevano usarla ... Che ciascun Signore delle Facce Risplendenti investa l’aereo di ciascun Signore delle Facce Scure e alla fine tutti loro fuggiranno ... Il Gran Re cadde sopra la sua Faccia Risplendente e pianse. Quando i re erano riuniti, le acque della terra erano già state disturbate. 

Le nazioni attraversarono le terre asciutte. Si mossero davanti al fronte d’acqua. I re allora raggiunsero le terre sicure con i loro aerei e arrivarono nella terra del Fuoco e dei Metalli ... Missili stellari esplosero sulle terre delle Facce Scure mentre essi dormivano.

Le bestie parlanti rimasero silenziose. I Signori aspettavano ordini, che non vennero, perché i loro comandanti dormivano. Le acque crebbero a coprire le vallate. Nelle terre alte si rifugiarono i sopravvissuti, gli uomini dalle facce gialle e dall’occhio diritto”

Anche se la traduzione di questi testi risale a più d’un secolo fa, essi descrivono forme di distruzione nucleare che ci sono divenute familiari solo negli ultimi cinquant’anni. 

È significativo anche la distruzione attuata da mani umane qui descritta sia accoppiata a movimenti cataclismici delle acque oceaniche. 

Le inondazioni massicce possono essere state casualmente coincidenti con l’olocausto, ma appare più probabile che l’inondazione sia stata il risultato di un improvviso cambiamento del livello del mare, causato dall’improvviso sciogliersi dei ghiacciai dell’Età Glaciale. 

Se i Signori delle Facce Gialle” fossero stati Mongoli preistorici, abitanti della regione del Gobi, il diluvio descritto potrebbe essere stato una grande onda di marea che spazzò l’Asia orientale e la Siberia alla fine del Pleistocene. Se ciò è vero, tuttavia, significa che la dimenticata guerra nucleare e la distruzione causata dall’acqua avvennero oltre dodicimila anni fa.

Leggende di grandi battaglie con armi terribili, avvenute in una remota antichità, si trovano attraverso tutto il mondo. 

I mitologi dell’antica Grecia raccontavano la storia di una guerra durata dieci anni tra i Titani e gli Dèi dell’Olimpo, conclusasi con una gran violenza. Allora Zeus “non trattenne più la propria anima, la sua mente divenne furiosa ed egli mostrò tutta la propria forza”. Egli fece uso delle sue “armi divine”, prese ai Ciclopi e agli Hekatoncheires. 

Innanzitutto il Re degli Dèi “avvolse nelle proprie mani la sacra fiamma”, e infine “i fulmini scaturirono dalle sue mani”. La terra che dava la vita “si ruppe e si bruciò, e tutte le foreste bruciarono nel fuoco”. Gli oceani bollirono e i vulcani urlarono, eruttando migliaia di massi. 

I Titani furono presto sconfitti, fatti prigionieri per sempre e confinati nel Tartaro.

L’etnologo R. Baker, in uno studio sul folklore dell’antico popolo canadese dei Piute, raccolse una leggenda dal capo Mezzaluma, che parla d’un tempo “prima che il freddo scendesse dal Nord”, quando la tundra canadese era ricca di vegetazione.

“Nei giorni in cui qui c’erano grandi foreste e verdeggianti paludi, vennero i demoni e resero schiava la nostra gente e mandarono i giovani a morire tra le rocce sotto terra (nelle miniere?). 

Ma allora arrivò il tuono e la nostra gente fu liberata. Imparammo che esistevano città meravigliose del tuono, sotto i grandi laghi e i fiumi del sud. Molti della nostra gente partirono per andare in quelle scintillanti città e testimoniarono delle grandi case e del mistero degli uomini che stavano lassù nei cieli. 

Poi però i demoni ritornarono e ci fu una terribile distruzione. 

Coloro dei nostri che erano andati a sud, ritornarono a dichiarere che tutta la vita nelle città era morta, e non rimaneva altro che silenzio”

Questo è ciò che sapevano i Piute. Non conoscevano altri dettagli riguardo a tali eventi, sapevano solo questa storia, ripetuta per generazioni. In modo significativo, la citazione di “foreste e paludi” che crescevano sugli attuali territori di tundra del Canada, al tempo in cui questi eventi accaddero, punta ad un’epoca precedente l’ultima Era Glaciale, oltre 50.000 anni fa.

Gli Hopi del sud–ovest degli attuali USA hanno una tradizione molto simile, che offre un altro scorcio di storia non documentata. La storia si chiama Kuskurza, la Terza Era del Mondo degli Anziani Perduti, ed è stata raccolta da Frank Waters:

“Alcuni, nel Terzo Mondo, fecero un potuwvotas, o scudo volante, e con i loro poteri magici lo fecero volare attraverso il cielo. Molti di loro volarono su di esso verso la grande città, l’attaccarono e poi ritornarono con una tale velocità che non si ricordavano neppure dove fossero stati. 

Presto altri, di altre nazioni, si misero a fare altri potuwvotas, e volarono e si attaccarono gli uni contro gli altri. Così la corruzione e la distruzione colpirono la gente del Terzo Mondo, come era accaduto agli stranieri. 

Nell’antica India, il testo del Karna Parva raccontava la storia della “Guerra degli Dèi e degli Asura” con il gran condottiero Sankara Mahadeva che combatté contro i suoi nemici, i Daitya e i Danava. Il condottiero si spostava nel suo “raggiante veicolo celestiale” e attaccò la tripla città di Tripura, distruggendola completamente con la sua “arma divina” e mandando “tutte le razze ribelli a bruciare, in fondo all’Oceano d’Occidente”.

Il testo del cap. XXXIV del Karna Parva dice:

“L’illustre divinità partì veloce, e il suo mezzo, che rappresentava il centro dell’intero universo, penetrò nella tripla città. Grandi urla di dolore furono lanciate da tutti quelli colpiti, che cominciavano a cadere. Allora la tripla città fu bruciara e gli Asura furono bruciati, e i Danava sterminati dagli Dèi”.

Altri due antichi testi indiani, il Drona Bhisheka (cap. XI) e lo Harivamsa (cap. LVI), offrono descrizioni di altre terribili distruzioni avvenute durante la stessa guerra, in cui città intere furono “consumate in un inferno che tutto abbracciava“ e “mandate giù nelle acque profonde”.

Nei poemi epici indù del Mahabharata e del Ramayana vi sono descrizioni ancor più dettagliate, di migliaia d’anni fa, quando grandi re–dèi si spostavano nei loro Vimana (macchine volanti) e guerreggiavano lanciando armi micidiali contro i loro nemici. Le descrizioni di quelle armi negli antichi versi — la loro forza, le loro caratteristiche distruttive e gli effetti — suonano incredibilmente moderni.

Ci sono troppi dettagli simili, in modo impressionante, al racconto d’un testimone oculare di un’esplosione nucleare: la brillantezza dell’esplosione, la colonna di fumo e di fuoco che sale, il fallout, calore intenso e onde d’urto, l’aspetto delle vittime e gli effetti velenosi della radiazione. Sino a settant’anni fa queste antiche descrizioni erano considerate mera fantasia, ma con l’avvento dell’era nucleare, nel 1945, improvvisamente i testi dell’antica India poterono essere compresi nel loro pieno significato.


Alcuni studiosi sono dell’opinione che questa orribile guerra sia scoppiata nel periodo subito precedente alla caduta dell’impero preistorico Rama, in India, e fosse dapprima combattuta nella regione dell’attuale Kashmir. Stiamo considerando pertanto la possibile conseguenza di un ancor più antico conflitto nucleare, che risale a 40 millenni prima di tutte le precedenti tracce.

In modo molto significativo, nella storia esoterica–occulta, il 50000 a.C. corrisponde alla fine della perduta civiltà di Mu nel Pacifico e alla fine della Prima Fase della civiltà di Atlantide nella regione dell’Atlantico il che potrebbe significare che questi due antichi popoli progrediti aver combattuto una primitiva guerra mondiale, nella quale entrambi soccombettero alla catastrofe, e tale guerra potrebbe aver coinvolto l’attuale India nel fuoco incrociato nucleare?


È degno di nota il fatto che gli Hopi ed altri Popoli Nativi degli USA e del Canada abbiano conservato leggende sull’esistenza di un’antica Età del mondo, in cui gli antenati costruirono grandi città attraverso l’emisfero occidentale e conoscevano come volare per superare grandi distanze.

Le divisioni e la guerra, però, spinsero quei popoli preistorici ad attaccarsi l’un l’altro nei cieli, distruggendo tutto il loro ambiente e costringendo i sopravvissuti alla schiaviù e all’esilio, senza che mai più potessero ricostruire le loro civiltà.

È notevole il fatto che queste vecchie leggende concordino sul periodo in cui si verificarono gli eventi. Ovvero “prima che ci fossero le montagne di ghiaccio, quando invece le terre dell’estremo Nord erano coperte da grandi foreste”.

Ora sappiamo, su basi geologiche, che ci furono tre distinti periodi in cui si ebbero tali condizioni di libertà dal ghiaccio alle latitudini boreali, quando le vaste foreste crescevano al di sopra del circolo polare artico: durante il periodo interglaciale Sangamoniano, tra 110000 e 138000 anni fa, nel periodo interglaciale Yarmouth tra 200000 e 380000 anni fa, e nel periodo interglaciale Aftoniano tra 455000 e 620000 anni fa.

E’ possibile che i Nativi Americani abbiano un ricordo di tempi in cui una civiltà scomparsa si distrusse da sola, centinaia di migliaia d’anni fa, in un’epoca incredibilmente remota?

L’archeologo Francis Taylor trovò nel Rajasthan muri storici scolpiti, recanti testi iscritti i quali mostravano la gente del luogo che pregava d’essere risparmiata dalla “gran luce” che veniva a distruggere la città. Sembra che le iscrizioni siano state ricopiate da fonti più antiche, che risalgono a parecchie migliaia d’anni fa. È stata citata questa espressione di Taylor:
“E’ molto sconvolgente immaginare che qualche civiltà possedesse una tecnologia nucleare, tanto prima di noi. La cenere radioattiva aggiunge credibilità agli antichi racconti indiani che descrivono una guerra atomica”

Può non essere soltanto una coincidenza il fatto che, al tempo in cui la misteriosa città del Rajasthan fu distrutta, circa 12mila anni fa, ci sia stata anche un incremento delle tracce di rame, stagno e piombo nei ghiacciai che circondavano il mondo, indici di una gran massa di prodotti inquinanti liberata di colpo nell’atmosfera e circolati con le alte correnti d’aria intorno al globo, così come un incremento drammatico delle concentrazioni d’uranio nel corallo che cresceva, da 1,5 parti per milione sino ad oltre 4 parti per milione. I paleo–climatologi non sono mai stati capaci di spiegare questi eventi con eventi di origine naturale.

Ogni scienza ha i suoi aspetti oscuri, e Soddy ha aggiunto queste parole:
“Non possiamo leggere in quelle leggende una certa giustificazione per la credenza che qualche antica dimenticata razza di uomini abbia raggiunto non solo le conoscenze che per noi sono recenti, ma anche la potenza che non è ancora stata raggiunta? Credo che possano esserci state civiltà nel passato che avevano familiarità con l’energia atomica, e che usandola malamente si possano essere totalmente distrutte”

Un primo esempio può essere ricondotto a quella civiltà che si autodistrusse intorno all’undicesimo millennio a.C. attraverso un conflitto globale nucleare che pose fine a un certo numero di antiche civiltà progredite, e sconosciute, in un terribile olocausto.

Un secondo caso, verso la fine del quarto e l’inizio del terzo millennio a.C., fu invece quando qualcuno cercò di attivare un accumulatore di energia, il che causò un grave incidente elettrico tra la ionosfera e la superficie terrestre, bruciando letteralmente e fondendo parte della griglia energetica del pianeta, in punti geometricamente ben identificabili.

Il che non può non riportare alla memoria gli esperimenti di Tesla  gettando nuova luce sui motivi che ne decretarono la fine.

Le scoperte di Tesla furono realmente rivoluzionarie per l’epoca e incredibilmente moderne. Alcune di esse avrebbero, se realizzate, cambiato completamente il volto del mondo garantendo energia pulita e gratuitamente a tutta l’umanità già oltre un secolo fa, risolvendo molti dei problemi ambientali e di accesso alle risorse a cui assistiamo oggi. In che modo? Sfruttando l’etere come fonte e veicolo di energia.


Ma cos'è l'etere di Tesla?

Non era né etere "solido" di Maxwell e Hertz, né quello gassoso di Lorentz. L'etere di Tesla consiste in "cariche immerse in un fluido isolante" che riempie ogni spazio. 

Le sue proprietà variarono a seconda del suo movimento relativo e dalla presenza di massa e di un ambiente elettrico o magnetico: l'etere di Tesla veniva irrigidito variando rapidamente forze elettrostatiche, e viene coinvolto così in effetti gravitazionali. 

"La terra è - come ha spiegato Tesla, una palla di metallo caricata che si muove attraverso spazio" e che crea un'enorme quantità di energia variando rapidamente forze elettrostatiche, che diminuiscono di intensità". Lui illustra come i moti meccanici sono prodotti da una forza elettrostatica diversa che agisce attraverso un mezzo gassoso, che è eccitata dai cambi rapidi di potenziale elettrostatico. Se si presume che enormi stress elettrostatici agiscano, attraverso questo mezzo, variando rapidamente di intensità, si potrebbe muovere un corpo attraverso di lui.

L'etere è normalmente neutrale elettricamente, e penetra ogni materia solida. "L'energia" non esiste in forma fisica, ma è "il potenziale di lavoro" è "tempo" che è una misurazione arbitraria della percentuale di moto della materia che attraversa lo spazio pieno di etere. Tutti gli eventi accadono nel presente, ed il "passato" e "futuro" sono soltanto metafore.

Questa energia gratis che è illimitata è universalmente lavoro potenziale, creato dal moto perpetuo della materia e dal cambio perpetuo di forze più forti e più deboli attraverso le quale viene mantenuto l'equilibrio dell'universo. 

Quando la materia solida viaggia attraverso lo spazio, subisce il "vento dell'etere" e le differenze in potenziali elettrici provocano dei cambiamenti nel dislocamento elettromagnetico all'interno della massa ed del vento dell'etere. 

Il campo elettrico della terra crea il dislocamento magnetico all'interno dell'etere e lo accumula all'interno del campo elettrico di terra. La differenza tra il dislocamento magnetico all'interno di una massa ed il dislocamento magnetico fuori della massa dell'etere è la "gravità".

Ed è per lo stesso motivo che non verrà mai rivelato al mondo il segreto contenuto nella grande piramide, ovvero la torre djed (o zed) che altro non è se non una antichissima “Torre di Tesla”, ovvero quello strumento in grado di ricevere e inviare informazioni e potenza senza fili comunicanti propagando in tutto il pianeta l’energia così ricavata. Sostanzialmente la centrale energetica di tutto l’impero di Atlantide.

Da sinistra a destra: posizione dello zed all’interno della grande piramide, rappresentazione pittorica della torre zed (torre di Tesla), torre/bobina di Tesla che fornisce energia alla “Lampada di Dendera”

Anche Tesla cercò di costruire un simile apparecchio: la Wardenclyffe Tower (1901-1917), anche conosciuta come la Torre di Tesla, era una delle prime torri aeree senza fili intesa a dimostrare l’abilità di ricevere e inviare informazioni e potenza senza fili comunicanti. L’apparato del nucleo non fu mai completamente operativo e non fu completato a causa di problemi economici.


La torre fu chiamata così dopo che fu acquistata da James S. Warden, un avvocato e banchiere dell’ovest che comprò possedimenti in Shoreham, Long Island, circa 60 miglia da Manhattan. 

Qui costruì una comunità di ritrovo conosciuta come Wardenclyffe-On-Sound. Warden credeva che con la messa in funzione del sistema mondiale di Tesla sarebbe nata nell’area una “città della radio”, e offrì a Tesla 200 acri (81 ettari) di terra vicino alla ferrovia su cui costruire la torre per telecomunicazioni senza fili e le attrezzature del laboratorio.

Le principali teorie cospirazioniste prevedono che Tesla fu boicottato e tutti i suoi progetti sequestrati da parte delle forze occulte in seno ai governi delle superpotenze e delle multinazionali al fine di bloccare ogni tipo di sperimentazione sulla free energy di modo da non perdere il controllo sull’energia da parte dell’elite.

Ma, alla luce di quanto presentato nel corpo di questo articolo, ciò potrebbe essere fatto per evitare che i buoni principi di Tesla potessero provocare involontariamente il ripetersi di quell’incidente elettrico tra la ionosfera e la superficie terrestre che distrusse gran parte della griglia energetica del pianeta con conseguenti cataclismi, morte e distruzione.

Qualcosa che forse Tesla rischiava davvero di realizzare se prendiamo in considerazione l’idea che l’evento di Tunguska sia stato provocato proprio dall’attivazione della Wardenclyff Tower. Tre anni dopo il completamento della torre, Tesla annunciò un’altra delle sue scoperte: sarebbe bastato dare una potente energia ai suoi trasmettitori per trasformare la litosfera terrestre in un gigantesco portalampade. Bastava in pratica infilare un bastone metallico nel terreno, collegarlo ad un trasformatore, per avere elettricità a volontà. 

Tesla era dell’opinione che per generare l’energia iniziale fosse sufficiente usare impianti idroelettrici. Il punto debole di tanta invenzione stava nel fatto che se il trasmettitore avesse inviato, anziché su tutto il globo in maniera uniforme, una forte quantità d’energia in un solo punto, allora si sarebbe verificata una distruzione totale. 

Secondo i calcoli, con questo sistema si poteva inviare tranquillamente un’energia pari ad una bomba nucleare da 10 megatoni. La storia ci ricorda che Tesla non ebbe mai la possibilità di sperimentare la sua rivoluzionaria invenzione. Nel 1903 il sostenitore Morgan ritirò il finanziamento. 
Perché Morgan ritirò il finanziamento? Per evitare che l’umanità godesse della free energy? O per l’intervento del Player A al fine di impedire che l’umanità entrasse in possesso di un’arma così distruttiva?

Ad ogni modo a quel punto Tesla fu abbandonato da tutti. Sommerso dai debiti, dovette svendere il laboratorio di Colorado Springs per pochi dollari, tanto che nel 1906 non ebbe più soldi per pagare gli stipendi dei dipendenti della Wardenclyffe, che rimase vuota. Fu proprio in quel periodo che la vita di Tesla iniziò a rivestirsi di mistero.

Quando il mondo cominciò la corsa agli armamenti, che poi sfocerà nella prima guerra mondiale, Tesla cercò di portare acqua al suo "mulino" proponendo un sistema di distruzione più potente. Si crede però che siano state solo dicerie, appoggiate da un fatto insolito come la sparizione della nave francese Jena che saltò in aria in circostanze misteriose. È noto che Tesla rimase neutrale dinanzi a quest’esecrabile gesto. Egli aveva dichiarato, in precedenza, che il suo trasmettitore avrebbe potuto mandare "onde d’urto" d’intensità tale da causare un’esplosione nella santabarbara di una nave da guerra e farla saltare in aria. Il fatto poi che la Wardenclyffe, anche senza operatori, potesse funzionare senza problemi ha fatto sì che ci fossero state, in seguito, delle supposizioni su un suo impiego nel caso della Tunguska.

In pratica nel 1908 Tesla sembra che abbia detto: 
" Il mio non è un sogno. Si possono realizzare impianti senza fili in grado di rendere inabitabile qualsiasi zona della Terra, senza esporre la popolazione d’altre parti a seri danni o avere inconvenienti collaterali."


Quante volte i conflitti totali possono avere imperversato e distrutto l’umanità nel remoto passato? Possiamo noi, oggi, commettere nuovamente lo stesso terribile errore?

Parlare di guerre atomiche nell'antichità secondo gli standard della scienza accademica equivarrebbe a parlare di supereroi che sollevano gli enormi blocchi di pietra e costruiscono la piramide di Giza.

Ci siamo talmente abituati all'idea che la nostra civiltà sia l'unica tecnologicamente avanzata nella storia del nostro pianeta,da non poter minimamente prendere in considerazione il fatto che invece potrebbe essere stata l'ultima di una lunga serie che in passato sono state annientate da guerre o da cataclismi naturali.

Osservando con attenzione numerosi oggetti all'apparenza inspiegabili e fuori dalla apparente collocazione archeologica,si può invece scoprire una realtà estremamente lontana da quella di numerosi cavernicoli che inseguivano gli animali con tanto di clava meglio noti come "cacciatori-raccoglitori". Se confrontiamo quello che ci dicono i testi Indu con le descrizioni degli effetti delle espolosioni nucleari ci accorgiamo che tali analogie non possono essere frutto della semplice fantasia di persone ma bensì dati reali e testimonianze dirette di eventi talmente sconvolgenti da spingere molte persone a nascondere tale analogia con scuse o eleborazioni mentali affermando che sono frutto della fantasia della gente del posto.

Ma oltre all'uso della bomba atomica o qualunque nome essa si chiamasse, sembra che in quegli stessi testi sia descritto un vero e proprio arsenale militare altamente avanzato che probabilmente la civiltà umana di allora sfruttava per annientare nemici altrettanto potenti.

Le civiltà tecnologicamente avanzate dell'antichità ci sono state più volte,e più volte sono state annientate da cataclismi e a giudicare da quanto narrano i testi indu anche da guerre non convenzionali facendo ricorso ad armi dalla potenza così devastante da far apparire delle normalissime bombe le nostre attuali bombe atomiche.

Un trauma nella coscienza collettiva che deve essere dimenticato ed evitato e che per il quale determinati soggetti, seguendo le logiche e i timori già di Enlil, seguono la strada del Player A.

Persone che sanno bene cosa si nasconda nei reconditi angoli segreti della misteriosa storia passata dell’umanità e del corpus letterario alchemico-esoterico, ma che nonostante questo negano, negano con tutte le loro forze ogni tipo di ricerca che in qualche modo possa riportare alla luce quell’antico e terribile segreto reclutando indirettamente i cosiddetti ‘scientisti’, ignari di questo segreto, di modo da poter continuare a sostenere nelle accademie, e quindi nell’opinione pubblica, quella tranquilla storia dogmatica che ci vede come una evoluzione delle scimmie in un progresso tecnologico lineare che ci ha portato dall’età della pietra in modo del tutto lineare appunto. 

Tutto questo per dormire sonni tranquilli ed evitare che l’Uomo possa entrare in possesso di una conoscenza esoterica e tecnologie così incredibilmente distruttive da rappresentare un pericolo per sè e per gli altri. 

Pur non condividendo l’atteggiamento e la filosofia del Player A e dei suoi ‘affiliati’ più o meno consapevoli credo vada riconosciuto loro la validità delle loro motivazioni. 

A differenza del Player C costoro non sfruttano l’ignoranza del genere umano al fine di dominarlo o controllarlo. 

Il loro comportamento si avvicina di più a quello di un buon padre di famiglia che impedisce al proprio bambino di maneggiare una pistola carica riponendo la stessa al sicuro, in un armadio chiuso a chiave, protetta dalla curiosità del proprio figlio, in attesa che questi sia sufficientemente maturo per poter ‘svelare’ il segreto contenuto nell’armadio.

In buona sostanza il Player A tenderebbe ad evitare che certe tecnologie e certi saperi vengano alla luce e resi di dominio pubblico, prima che i sapiens siano in grado di utilizzarli, per evitare che questi li possano usare nel modo sbagliato distruggendosi e distruggendo il mondo.

Accanto e contrapposto al ruolo del ‘padre’ rappresentato dal Player A troviamo quello della ‘madre’, rappresentata dal Player B, il quale invece si propone di educare e istruire il genere umano per prepararlo a poter aprire quell’armadio chiuso a chiave di cui si parlava prima, il cosiddetto velo di maya, richiamando la terminologia induista già utilizzata dal filosofo tedesco Arthur Schopenhauer.


Padre e madre, censore il primo, istruttrice il secondo, in perfetto e alchemico equilibrio, anche se al nostro livello di ricerca tutto questo si traduce in un duro scontro tra le posizioni dell’accademia tradizionale e quelle della ricerca alternativa.

Entrambi i mondi, sia quello accademico tradizionale che quello alternativo borderline sono alla ricerca della verità, o quantomeno entrambi i mondi hanno il loro ‘ruolo’ e a volte mi sembra di vederli proprio come quegli Enki ed Enlil così ben raccontati nella traduzione della XIV tavoletta che abbiamo visto prima.  

Fonti:

Ricordiamo il podcast collegato al Progetto dove parliamo anche di queste cose

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