mercoledì 27 marzo 2013

Un altro Pezzo del Puzzle

Terreno fertile per geni della letteratura fantasy come Lovercraft o Burroughs, o, per avvicinarci ai nostri tempi, Isaac Asimov.

Invece niente di tutto questo: i testi che contengono tali numerosi e particolareggiati riferimenti a mezzi, armi e tecniche che suonano particolarmente familiari ai nostri tempi, cioè al tempo che vede l’uomo affacciarsi al nuovo millennio, sono antecedenti alla nostra civiltà di migliaia di anni, frutto, non delle menti ardite dei grandi nomi della letteratura fantasy sopra citati, ma di ignoti scribi dell’antica India, che, in un determinato periodo storico, forse il 1500 a.C., decisero di vergare su carta millenarie tradizioni, tramandate di generazione in generazione in forma orale, magari accanto al fuoco di un bivacco di pastori o nei cortili delle case, dove un vecchio cantastorie ammaliava con i suoi racconti bambini sognanti, così come è successo per i testi biblici.



Testi come il Mahabharata, il Samarangana Sutradara, il Ramayana, la Mahavira Chiarita, e altri ancora, suonano alle nostre orecchie stranamente contemporanei, benché non si possa nascondere lo stupore più genuino quando si considera che sono divisi da noi da una coltre di circa 3500 anni o forse più.

E ancora più strani, questi poemi epici ( poiché così furono considerati e ancora lo sono) dovettero sembrare ai loro primi traduttori in lingua inglese che, nel tardo 1800, incominciarono , con la loro traslazione, ad affrontare un mistero senza eguali, tanto da costringere il loro principale traduttore, P. Chandra Roy, che nel 1884 terminò la traduzione del Mahabharata, a sostenere, nella prefazione, che “in questo libro vi sono molte cose che appariranno ridicole al lettore tipicamente inglese”!

In effetti la descrizione di aeronavi spaziali (vimanas), armi paralizzanti (mohanastra),, di cannoni cilindrici ( agneyastras), di carri celesti a due piani, con tutto un contorno di razzi, proiettili e vari tipi di esplosivo, dovettero sembrare voli pindarici di fantasia, se raffrontati all’epoca, la seconda metà dell’800, in cui vennero rese note le prime traduzioni; un epoca in cui era ancora a divenire l’invenzione dell’aeroplano, dei gas nervini (avrebbero fatto il loro esordio nella 1° guerra mondiale), dei razzi con equipaggio umano e delle bombe atomiche!

Proprio queste incongruenze conoscitive rende queste traduzioni tutt’altro che confutabili, in quanto, proprio per la mancanza delle conoscenze scientifiche e quindi di un’adeguata terminologia, dovrebbero essere esenti da errori dovuti ad una contaminazione dell’interpretazione linguistica.

Quasi che fossero stati scritti oggi, invece di migliaia di anni fa, questi testi parlano di argomenti come la relatività del tempo, dei raggi cosmici, la natura dell’atomo, la legge della gravità ed altro ancora.

La scuola filosofica scientifica Vaisesika sviluppò e conservò la teoria che gli atomi erano in continuo movimento.

Il Mahabharata, gigantesco poema composto da 200000 versi, non solo parla di usi, costumi, religione, del cosmo, storie e e leggende degli dei, ma si addentra persino nella descrizione di particolari macchine volanti, i vimanas, (presenti anche in altri testi), sulle loro capacità tecniche di volo, sui materiali di costruzione, e persino sul tipo di propellente usato, il mercurio rosso ( di cui oggi si fa un gran parlare, anche se la sue esistenza non è stata accertata), nonché sui principi per costruirle.

In altri passi sembra descrivere una guerra atomica, osservata direttamente.

Questi versi, che riporto di seguito, sembrano risvegliare in noi, lettori del 2000, paure ancestrali agghiaccianti, nate nel nostro animo dal 1945 in poi, e che raggiunsero il loro apice durante il periodo della Guerra Fredda fra USA ed URSS;

“Un solo proiettile, carico di tutta la potenza dell’universo. Una colonna incandescente di fuoco e fumo, lucente come diecimila soli, si levò in tutto il suo splendore..era un’arma sconosciuta, un fulmine di ferro, un gigantesco messaggero di morte, che ridusse in cenere l’intera razza dei Vrishnis e degli Andrakas… I cadaveri erano così bruciati da essere irriconoscibili. I loro capelli e le loro unghie caddero, il vasellame si ruppe senza causa apparente, e gli uccelli divennero bianchi. Nel giro di poche ore, tutti i cibi erano diventati infetti..per sfuggire a questo fuoco, i soldati si gettarono nei fiumi, per lavarsi e lavare i loro equipaggiamenti…. Quella potente arma portò via masse di guerrieri, cavalli, elefanti e carri, come fossero foglie secche degli alberi.. trascinate dal vento..sembrano bellissimi uccelli in volo..che volano via dagli alberi..grandi nuvole che si aprono l’una sopra l’altra come una serie di giganteschi parasoli (N.d.A.:la famosa nube a forma di fungo, tipica di un’esplosione atomica?)…..l’arma misurava tre cubiti e sei piedi..era rovinosa per tutte le creature viventi….le due armi si scontrarono in cielo. Allora la terra, con tutte le sue montagne, i mari e gli alberi prese a tremare, e tutte le creature viventi furono riscaldate dall’energia delle armi e gravemente danneggiate, i cieli avvamparono e i dieci punti dell’orizzonte si riempirono di fumo..”

Vi è anche la descrizione dello scontro fra due di questi missili in cielo:
“…Le due armi si incontrarono in cielo, in mezzo all’aria. Allora la terra, con tutte le sue montagne, i mari e gli alberi prese a tremare, e tutte le creature viventi furono riscaldate dall’energia delle armi, e gravemente danneggiate: I cieli avvamparono e i dieci punti dell’orizzonte si riempirono di fumo…”

Non siete soddisfatti? E allora eccovi le misure di questa bomba o arma che dir si voglia:
” Uno strale funesto come la verga della morte. Misurava tre cubiti e sei piedi. Dotato della forza dell’Indra dai mille occhie era rovinoso per tutte le genti e le creature viventi..”

In un altro testo indiano, il Ramayana, sembra esistano curiose descrizioni di viaggi aerei, descritti con tanta dovizia di particolari ( frangenti sulla spiaggia, curvatura della terra, i pendìì di monti e colline, l’aspetto di fiumi, città e foreste) da far pensare che veramente questo sia il resoconto di un viaggiatore aereo dei tempi remoti.

Ecco un brano tratto dall’epopea di Rama, mitico semi-dio indiano, narrata nel Ramayana:di ritorno da Lanka, dove si è recato per salvare la moglie, Sita, rapita dalle forze malvagie, il nostro eroe viene munito di uno di questi famosi velivoli, conosciuti come vimana:

Rama :”sembra che il movimento di questo veicolo sia cambiato..”

Vishishara :” ora questo veicolo si sta allontanando dal centro del mondo..”

Sita : ” Come mai questo circolo di stelle appare..persino di giorno..?”

Rama :” Regina! E’ davvero un circolo di stelle, ma a causa dell’enorme distanza noi non possiamo scorgerlo durante il giorno, perché i nostri occhi sono offuscati dalla luce del sole. Ma ora, con l’ascesa di tale veicolo, questo non ha più ragione di essere..e così noi possiamo vedere le stelle..”
 
Il riferimento al circolo di stelle visibile anche di giorno solo con l’ascenzione in cielo, con il superamento del confine atmosferico, non può farci dubitare piu di tanto!

Molti studiosi sostengono che la grande guerra narrata nel Mahabharata non sia altro che il resoconto, mitizzato, dell’invasione ariana nel vasto territorio dell’India, effettuata da popoli provenienti dal Nord, e enfatizzano questa tesi adducendo come motivo che non vi sono tracce di una guerra nucleare.

Invece non è proprio così. Certe parti dell’Asia, ma in generale di tutto il mondo, presentano quelle che potremmo definire cicatrici atomiche, ricevute millenni primi dell’avvento della nostra era nucleare. La Siberia, l’Iraq, l’India stessa, ma anche zone come il Colorado, negli USA, sono dei veri e propri rebus dal punto di vista della ricerca scientifica.

Nel 1947, in Iraq, durante scavi che riportarono alla luce antichi tracce di insediamenti che andavano dai resti della civiltà babilonese ed assira, a quelli molto più remoti di un’antica civiltà primitiva, risalente ad un periodo compreso tra il 6000-7000 a.C., per finire a tracce di culture del Magdeliano, cioè circa 16000 anni fa, ebbene, venne riportato alla luce un piano di cristallo fuso, simile a quello che venne a crearsi nel deserto del New Mexico, dopo l’esplosione che diede inizio alla nostra era atomica!

Sempre in India, l’ antica, e misteriosa, città di Mohenjo-Daro, vero modello urbanistico per l’epoca, presenta alcune anomalie molto strane: la sua stessa distruzione fù improvvisa e, dal ritrovamento di alcuni oggetti vetrificati, pare che sia stata sottoposta ad un’ondata di calore pari a 1500° centigradi ed ad un subitaneo raffreddamento: proprio gli effetti che avrebbe una bomba atomica fatta scoppiare al suolo. Naturalmente è superfluo affermare che nessun incendio potrebbe mai creare tale ondata di calore.

I pochi scheletri ritrovati fanno pensare che la città fosse stata abbandonata poco prima della distruzione; inoltre, tali scheletri, ben lungi dall’essere contrassegnati da ferita di arma bianca, sono altresì estremamente radioattivi!

Le antiche tradizioni di questi posti narrano che divinità adirate con gli abitanti di queste città, discesero dal cielo con i loro mezzi volanti e con armi terribili portarono morte e distruzione, in una similitudine narrativa che ci riporta al mito biblico di Sodoma e Gomorra.

Naturalmente, bisogna pur ammettere che una civiltà e un popolo, come quello di Mohenjo-Daro, seppur mirabilmente organizzati ed in grado di costruire una perfetta metropoli, con un impiantistica urbana notevole per l’epoca, ma comunque risalente a circa il 2500 a.C., difficilmente potrebbe essere stata una civiltà con conoscenze tali da manipolare l’energia atomica; infatti non si capirebbe come abbia potuto scomparire senza lasciare minima traccia della suo livello tecnologico.

Alla nostra civiltà, seppur giungesse ad una catastrofe simile, probabilmente non basterebbero sicuramente 4000 anni per smaltire almeno i nostri rifiuti, sotto forma di opere cementizie e metallurgiche. E allora? E’ ipotizzabile l’intervento di esseri venuti dallo spazio, con una tecnologia avanzatissima, e che avrebbero solcato i cieli, non solo dell’India, nei tempi remoti e avrebbero ingaggiato tra loro o contro i primitivi umani epiche battaglie, che in seguito sarebbero confluite in quel grande calderone che sono l’insieme dei miti umani, mai troppo valorizzati e sempre più che sufficientemente sottostimati?

Ancora una volta ci troviamo davanti ad un enigma che affiora dal nostro nebuloso passato.

Ancora una volta ci troviamo di fronte a prove concrete di un passato, abiurate dal dogma scientifico, che forse non è stato proprio come lo abbiamo “immaginato”

Ancora una volta forse ci troviamo di fronte all’intervento non tanto divino, ma di esseri provenienti da altri mondi, che hanno in passato visitato il nostro mondo, hanno giocato con noi come il gatto con il topo, ci hanno manipolato geneticamente, stupito con le loro tecnologie, persino puniti, proprio come farebbero delle divinità mitologiche.

Mappe cartografiche, fantastiche costruzioni, scheletri ed oggetti inclassificabili nei normali canoni storici, miti e leggende su creazioni e distruzioni, ed ora manuali di tecnologia dall’antica India: cosa manca più al completamento del puzzle della nostra storia?

Forse solo la presentazione ufficiale degli alieni.

Forse solo la rivisitazione corretta e senza paura della nostra storia da parte di studiosi che cercano disperatamente di tappare falle in una barca, la loro dottrina, che va sempre più a fondo.

Oppure la nostra sola presa di coscienza che tutto è ciclico, che tutto si rinnova e si distrugge, e che da meri presuntuosi porci al centro di un universo che non conosciamo appieno, pensando di poter sapere quello che è successo sul nostro pianeta nei milioni di anni da quando si è formato.

http://www.acam.it/i-misteri-dellindia-antica/

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