venerdì 21 giugno 2013

Oltre la soglia... Tra Luce e Oscurità



Le esperienze di pre-morte (in Inglese “Near Death Experiences”) sono quelle che risultano dal coma sotto anestesia. Molti di coloro che si sono trovati in queste condizioni e sono tornati indietro hanno dato una spiegazione uniforme: un tunnel, una luce abbagliante, cari defunti che cercano di “far ambientare” il “nuovo arrivato”, sonno rigeneratore che serve a ridare le energie per una possibile ulteriore incarnazione.

Siamo troppo abituati all’Inferno e al Paradiso ecclesiastici per non rimanere stupiti da questo racconto identico espresso da tutti coloro che hanno vissuto momenti di pre-morte; inoltre le stesse persone che avevano valicato la soglia dell’aldilà, hanno sempre sostenuto di essere tornate indietro a malincuore.

Tutti ritengono che sia meraviglioso[1] e quando si dice loro che sono costretti a ritornare perché “non è ancora la loro ora”, essi rimangono fortemente delusi. Tra l’altro non si dimentichi che all’atto del distacco, per quanto temporaneo, l’anima fluttua disorientata e riesce a vedere il suo corpo ma poco dopo accade quanto precedentemente detto: si supera la soglia e tutto va per il meglio (salvo poi non essere costretti a tornare indietro). Tra l’altro tutti i dolori vengono meno, a livello fisico come psicologico.

L’unico problema che sorge è quello del “sonno rigeneratore”.

In questa fase ha inizio il momento più difficile perché viene mostrata la propria vita come in un film: pellicole di “buono” e “cattivo” compiuto durante la propria esistenza.

Quando l’anima si è abituata a questa “oasi”, tempi molto ristretti in verità, però è costretta a riprendere la vita ordinaria.

Ma non sempre l’aldilà è rose e fiori. Ci sono esperienze di pre-morte che sono solo scontro con le tenebre; inoltre va detto che pur sembrando migliore il mondo “di là” in realtà non è così ed approfondiremo il perché. Per intanto occupiamoci delle esperienze – poche – di NDE che incontrano le tenebre e non la luce. Generalmente si tratta di suicidi ma non solo.

Le persone, si sa, possono tentare anche il suicidio. Si tratta di soggetti deboli, fragili, che per un nonnulla provano a togliersi la vita. Essi sono trasportati in un vortice dove l’angoscia ed il turbamento sono l’elemento principale.

Infatti, si ritrovano in compagnia di persone tristi, malinconiche, anche malevole. Alcune indicano ai suicidi quale sarebbe stata la loro vita se essi avessero proseguito senza tentare di uccidersi.

Si tratta di un luogo spettrale dove domina l’infelicità ed il martirio psicologico è di casa.

Al dolore psicologico si aggiunge ancora una volta quello materiale; spesso costoro sentono un caldo insopprimibile e la necessità di bere molto. Sono facili alle lacrime perché nella stragrande maggioranza dei casi si pentono di aver tentato di morire autonomamente quindi senza che la morte li chiamasse nel tempo stabilito.

Le esperienze di pre-morte in questo senso non sono molte; questo non toglie che l’ “aspirante suicida” può essere salvato ma gli resta lo scontro con le tenebre e la paura della morte o di quel che potrebbe incontrare nell’aldilà.

Le NDE sono quasi tutte impostate su incontri con la luce, salvo i casi di tentativi di suicidio oppure i casi anomali che tratteremo adesso.


Evelyn Elsäßer-Valarino ha approfondito gli studi sulle NDE negative: mentre Raymond Moody ha fatto il contrario, ella si è occupata di questi “casi strani” che sono basati soprattutto sulla paura di “perdere l’Ego” ed hanno connotazioni religiose, caratterizzate per esempio dalla visione dell’inferno. Ecco come un soggetto ha descritto la sua NDE negativa:

“Sono sceso là in fondo! Tutto era nero e c’era gente che urlava, c’era del fuoco e loro volevano bere…D’improvviso siamo scesi ed era tutto scuro…Non era un tunnel, era qualcosa di più grande: era un tunnel enorme. Io scendevo fluttuando…Vedevo molte persone laggiù che piangevano e urlavano…Potevano essere circa un milione di persone…Domandavano da bere…Non avevano assolutamente più acqua…E Lui era là, con le sue piccole corna…L’ho subito riconosciuto…il diavolo in persona!”.

Il primo che ha parlato delle esperienze di pre-morte negative è stato un cardiologo statunitense, Maurice Rawlings[4] descrivendo scene assurde, con persone che supplicavano i medici di assisterli durante la loro crisi pre-mortale e di non lasciarli cadere in quell’ambiente “terrificante” che chiamano inferno. Egli asseriva che tutti i tentativi di suicidio creassero NDE negative, ma le testimonianze e gli studi successivi hanno mostrato il contrario; ciononostante dopo tanti “batti e ribatti” si è giunti ad affermare che “la possibilità di incontri negativi, sebbene sia poco frequente, è comunque incontestabile”

Ci sono tipi di interpretazioni diverse. Per Elsäßer-Valarino l’esperienza termina troppo velocemente ed in maniera inopportuna lasciando la persona in uno stato di disagio e paura.

Ring invece parla di NDE “rovesciata” ossia la paura di perdere il loro Ego nel processo della morte.

Quando però si lasciano andare, la sensazione diventa di assoluta armonia. Paura e rifiuto di lasciare la presa, dunque.

Altro fattore è la paura di morire. Questo caso dà la sensazione dei demoni che strappano la carne.

Ma torniamo alla visione più comune, quella dell’incontro con la luce.

La vita materiale è un continuo rapporto di “scontro” con il nostro corpo fisico: stress, malanni, continue attenzioni per non farci del male. Sembra quasi – ed è – una battaglia quotidiana con un involucro che sappiamo avere un atteggiamento usurante che lo porterà a corrosione finale.

Al di là della “visione beatifica” che ci libera da dolori, malattie, rapporti stressanti con il quotidiano, stanchezza di ogni genere e grado, come dicevamo precedentemente (e qui mi attengo agli studi psichiatrici effettuati in materia), al di là di semplice NDE da cui non ci si vorrebbe staccare mai, il punto dolente è e rimane quello del “sonno rigeneratore”.

Esso serve per recuperare le energie di una vita trascorsa a combattere contro tutto e tutti, ma poi se si è rimasti sul piano ultraterreno, una volta “riposati” da tutto quanto suddetto, si vaga in attesa di ritornare sul piano materiale se il Samsãra non è ancora chiuso, cominciando tutto daccapo.

Fermandoci ad un semplice stato pre-mortale invece, questo assaggio di “beatitudine” termina troppo presto quando i medici per salvare la vita operano per risvegliare la persona sotto anestesia e questa viene meno.

A parte le “storiche” trattazioni delle NDE di Emmanuel Swedenborg, Carl Gustav Jung, Raymond Moody ed Elisabeth Kübler-Ross ultimo e più approfondito contributo è stato quello del medico olandese Pim van Lommel, cardiologo che nel 2001 sulla rivista “The Lancet” pubblicò i risultati di uno studio condotto per 10 anni su 344 pazienti. Lo studio aveva come obiettivo la verifica dell’esistenza delle NDE e si concluse accettando che i fenomeni riscontrati potevano essere spiegati solo assumendo che la coscienza non fosse solo una semplice manifestazione cerebrale. In questo senso, van Lommel fu attaccato perché non era d’accordo con la tesi meramente materialistica.

Cosa dedurre da qui? Dopo tanto parlare, bisognerebbe pensare dunque che al di là di “epifenomeni” attualizzati attraverso l’apparizione di “fosfeni”, questo mondo di luce dovuto allo stato di pre-morte esiste davvero.


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