mercoledì 31 luglio 2013

I Fenici in America

L’America fu scoperta dagli abili navigatori Fenici, già prima dei Romani, ma poi fu dimenticata, a sostenerlo è il fisico Lucio Russo che nel suo libro “L’America Dimenticata”, edito da Mondadori Università, evidenzia un errore sistematico presente nelle carte geografiche dei secoli successivi e che secondo il fisico rappresenterebbe una prova inequivocabile dei contatti tra le popolazioni del Mediterraneo del II secolo avanti Cristo e le isole delle piccole Antille.

Prima del dominio politico e culturale romano che si instaurò in tutto il Mediterraneo a partire dalla metà del II secolo avanti Cristo, alcune popolazioni, in particolare Fenici e Greci, avevano raggiunto incredibili conoscenze matematiche e scientifiche, oltre alla precisa misurazione delle dimensioni della Terra e la scoperta dei moti di precessione, numerose fonti citano infatti all’epoca contatti economici via mare con regioni dell’Asia o viaggi di esplorazione al di sotto dell’equatore.

Eppure quella che è una delle più antiche fonti dirette delle conoscenze geografiche antiche, le mappe realizzate da Tolomeo nel II secolo dopo Cristo in piena dominazione romana, sono per noi oggi una grossolana mappa con una serie di evidenti errori, se si analizzano da un punto di vista matematico questi errori, secondo Russo emergono una serie di “stranezze” dovute alle scarse competenze matematiche di Tolomeo, vissuto ben 4 secoli dopo i grandi matematici greci e fenici.

Tolomeo, secondo Russo, confuse molti dati, in particolare nel ricopiare le mappe da fonti più antiche, e scambiò le cosiddette Isole Fortunate con le Canarie, una serie di evidenze matematiche indica invece che le Isole Fortunate sulle mappe tolomaiche erano in realtà le Piccole Antille che quindi sarebbero state raggiunte dagli europei quasi 2.000 anni prima di Colombo e con cui presumibilmente si ebbero contatti, quanto meno occasionali.


La quasi totalità degli studiosi ha finora negato l’esistenza di antichi contatti tra l’America e il Vecchio Mondo, ma in questo libro, indagando su una questione apparentemente secondaria di storia della geografia (l’origine di un grossolano errore di Tolomeo), si dimostra che le fonti ellenistiche dell’antico geografo conoscevano latitudini e longitudini di località dell’America centrale.

Questa scoperta costringe a rivedere sotto una nuova luce molti aspetti della storia, da una parte mostra come il crollo delle conoscenze che investì il mondo mediterraneo all’atto della conquista romana sia stato ben più profondo di quanto in genere si creda, dall’altra apre nuovi possibili scenari di lungo periodo, lasciando intravedere la possibilità di sostituire all’idea oggi dominante dell’evoluzione indipendente e parallela delle civiltà un’unica storia, connessa sin dalla remota antichità.

Il che mi convince sempre di più che Cristoforo Colombo sapeva bene dove stava andando grazie ai suoi legami con il mondo esoterico-templare.

E forse gli stessi Fenici sapevano anch'essi cosa c'era al di là dell'Oceano se ebbero accesso alle fonti e alle informazioni contenute presso la Biblioteca di Alessandria. Ricordiamo a tale proposito i rapporti di alleanza tra Fenici e Israeliti durante il regno di Re Salomone; israeliti che sicuramente avevano avuto accesso a informazioni profondamente esoteriche.

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