mercoledì 25 dicembre 2013

Buon Sol Invictus a Tutti!!!


Molti di noi credono che la celebrazione del Natale sia una festa prettamente cristiana che simboleggia la nascita del Messia Gesù, ma in realtà nasconde qualcosa di più profondo e ancestrale. Nella sua origine, infatti, si cela un intreccio di storia antica: una perfetta mescolanza di culture, riti e religioni.

È l’imperatore Aureliano a proclamare il 25 dicembre 274 d.C. il primo Dies Natalis Solis Invicti, in onore della riunificazione dell’Impero Romano. La priorità fu la coesione culturale; la scelta, perciò, ricadde sull’adorazione del Sole, presente in in tutti i popoli dell’Impero.

Se, infatti, a Roma vi era Apollo, in Grecia si pregava Helio, in Egitto Horus, mentre i siriani e gli arabi festeggiavano già dal 600 a.C. il dio Dusares precisamente il venticinquesimo giorno di dicembre.

Ma l’idea del Natale, inteso come nascita, deriva dalle popolazioni celtiche e germaniche che attraverso il culto della Yule (ruota) simboleggiavano la morte e la rinascita del sole durante il solstizio d’inverno che cade di 21 dicembre, giorno più corto e buio dell’anno.

Dalle popolazioni nordiche abbiamo anche ereditato l’usanza di adornare l’albero, tradizione proveniente dal culto sassone di Irminsul, un enorme pilastro che connette il cielo con la terra, che veniva spesso rappresentato come una grande quercia. Un dio simile a Yggdrasill delle popolazioni vichinghe.

Si potrebbe andare avanti ancora per molto, trovando analogie con le culture dei popoli più disparati.

Quello che è importante capire è che molte tradizioni, reputate nostre in maniera esclusiva, fiera e morbosa, in realtà appartengono alla storia dell’uomo nella sua accezione più universale.

È impossibile non rimaner affascinati nello scoprire quante similitudini ci siano nella diversità.

Sotto questo aspetto il Cristianesimo inglobò e fagocitò diverse tradizioni e culti misterici che gli erano stati vicini nel I secolo, tra cui quello di Osiride ed Iside e quello di Mitra, il dio solare di origine indo-iranica che aveva avuto il suo massimo sviluppo nell’area mesopotamica e che era trasmigrato verso Roma grazie a migliaia di legionari romani che erano stati attratti e convertiti al suo culto durante le spedizioni romane nel vicino oriente. Secondo questo antico culto, il dio del sole, Mitra, veniva generato (da una fanciulla vergine, secondo alcune versioni) il 25 dicembre e moriva a primavera per poi risorgere. Questo culto, con forti connotazioni astrali e legato al ciclo naturale delle stagioni, aveva in se stesso un fondamento di verità scientifica, in quanto nel suo tema narrativo era descritto il destino del corso apparente del sole lungo la linea dell’eclittica, per cui la generazione invernale indicava il raggiungimento del punto più basso sull’orizzonte, cui corrispondeva il solstizio d’inverno, cioè il giorno in cui vi è la minore esposizione di luce solare (la notte più lunga del giorno), cui faceva seguito l’immediato allungamento delle giornate, dovuto all’inversione del corso apparente dell’astro.

Questo tema narrativo viene espresso con la nascita del dio sole che avviene tre giorni dopo il solstizio invernale, così come il sole nasce ad un nuovo cammino.

Allo stesso modo in primavera il dio del sole muore per poi risorgere, così come la vita si risveglia.

Questo culto, insieme a quello egiziano di Iside e Osiride, rappresenta il culto religioso e misterico universalmente più diffuso nell’epoca antica, in un’area compresa tra l’Europa, il vicino oriente e l’Africa centro-settentrionale.

Tutto questo non poteva passare inosservato ai Padri della Chiesa, i quali capirono che per poter attrarre a sé migliaia di fedeli avrebbero dovuto fare delle concessioni che non avrebbero assolutamente macchiato la figura di Gesù. Questo atteggiamento, che appare come una scelta strategica già degli Evangelisti in fase di stesura dei Vangeli (si veda l’articolo Gesù e il mito di Osiride), non è tale da far sì che la data di nascita di Gesù fosse inserita nel testo degli stessi, ma fu introdotta dalla tradizione perché in una fase precedente non ve ne era stata necessità.

Nel IV secolo fu scelta, convenzionalmente, la data del 25 dicembre, presa in comodato dal dio solare, perché era la data più consona e che sarebbe stata accettata universalmente da tutti i pagani convertiti.

Le Chiese orientali continuarono a festeggiare la nascita di Gesù ponendola al giorno dell’epifania, il 6 gennaio, dimostrando in tal modo di volersi distaccare dalla tradizione millenaria dei popoli pagani.

Resta evidente che il racconto di Luca, che parla dei pastori che fanno pascolare il gregge durante la notte di Natale e che vengono avvertiti dall’Angelo della nascita del Salvatore, è inverosimile per uno scenario invernale, in una zona come quella della Giudea in cui le temperature medie notturne scendono in dicembre al di sotto dello zero. Molto più verosimile appare uno scenario primaverile o estivo, su cui, tuttavia, gli studiosi non si sono concentrati più di tanto.

Una realtà apparentemente intangibile per i più di noi che sfiorano solo di tanto in tanto questo infinito mondo di ricerca della conoscenza. Un esempio? Apprendere, conversando con un amico competente in materia, come mai la Madonna sia così importante nella nostra cultura. Ciò è dovuto al fatto che il cristianesimo, sposando le culture pagane legate alla fertilità della terra e all’agricoltura, mette in risalto il culto della donna, simbolo di fecondità e vita. Cosa che non avviene invece nelle zone islamiche e ebraiche dove, a causa dell’aridità del suolo, si predilige la pastorizia. In questo modo la donna-madonna viene relegata in secondo piano.

Una spiegazione razionale ad un fenomeno apparentemente incomprensibile.

In una società come quella odierna, caratterizzata da diversità e pregiudizi, bisognerebbe prendere esempio dall’Imperatore Aureliano, che già aveva capito che per mantenere la pace e tenere uniti i popoli serviva innanzitutto l’affinità culturale. Festeggiamo questo Natale, allora, invocando l’uguaglianza delle persone nella maniera più ortodossa e estrema. Grazie al Natale del Sol Invictus.


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