venerdì 25 luglio 2014

Cibele

Divinità dell’Antico Oriente e Greco-Romana, è conosciuta con varie denominazioni. Il nome Cibele o Cibebe predomina nella letteratura greca e romana a partire dal Quinto secolo avanti Cristo. Il suo nome completo, a Roma, era Mater Deum Magna Mater.

La grande Dea Pagana Cibele (Kybele: “Keh – Ba’al – Leh” – colei (la divinità) che dimora nelle caverne, nelle grotte), sarebbe stata confusa e nel tempo conosciuta, successivamente ad una serie di trasformazioni operate dai Greci, come Sibilla/e. La grande Dea dell’Asia Minore è la più antica Dea conosciuta dalla storia, anticipando di ben 5000 anni le divinità Sumere e dell’Antico Egitto, così come le derivate divinità greche e romane, ponendosene inoltre come archetipo fondamentale.

Una immagine trovata a Catal Huyuk, datata ad 8000 anni fa, rappresenta la Dea Madre acquattata in procinto di partorire, affiancata da due leopardi. Nei secoli successivi, i leopardi sarebbero stati sostituiti dai leoni – Atalanta e Ippomene dopo la metamorfosi, nonostante il fatto che i leopardi fossero ritenuti leoni femmina nell’antichità. La sua adorazione era di solito combinata con quella del Toro Celeste, la cui presenza è prominente a Catal Huyuk.

Le leggende sono in accordo nel situare la nascita dell’adorazione della Dea Madre nell’area della Frigia, in Asia Minore (odierna Turchia centro-occidentale), ed in epoca classica il centro più importante del suo culto era a Pessinus, città situata alle falde del monte Dindymus, o Agdistis (di qui alcune sue denominazioni quali Dindymene ed Agdistis). Tuttavia, l’esistenza di numerose divinità simili in aree esterne alla Frigia sta ad indicare che Cibele rappresentasse la forma Frigia di una dea della Natura comune a tutta l’Asia Minore. A partire dall’Asia Minore, il suo culto si diffuse poi nel territorio greco. I Greci riconobbero nella Grande Madre una notevole somiglianza con la propria dea Rhea finendo con il tempo con l’identificarle completamente.

Durante l’invasione della penisola italiana ad opera di Annibale, nel 204 avanti Cristo, i Romani seguirono le istruzioni dettate da un oracolo della Sibilla in base al quale il nemico sarebbe stato sconfitto e scacciato solo se la “Madre Idea” fosse stata portata a Roma, insieme al suo simbolo più sacro,una enorme meterorite che si riteneva fosse caduta dal cielo. La sua identificazione da parte romana con divinità quali Maia, Ops, Rhea, Tellus e Cerere contribuì notevolmente all’affermarsi del suo culto. Alla fine del periodo repubblicano, il culto di Cibele si era decisamente affermato, mentre nel periodo imperiale divenne uno dei principali culti del mondo Romano.

La grande Madre Cibele fu portata da Pergamo a Roma nel 204 avanti Cristo.

La dea fu accolta con tutti gli onori dai più importanti cittadini Romani. Il Pontefice Massimo(Pontifex Maximus) le tributò un assai caloroso benvenuto e la Dea divenne la Magna Mater o “sacra” (“holy”) Madre di Roma:

“Quando Cibele fece il suo ingresso a Roma, ella rappresentava la dea che, provenendo da un mondo antico,  giungeva nel nuovo a garantire la vittoria. E’ quindi facile arguire il perchè della sua iniziale collocazione nel Tempio della Vittoria. Nello stesso anno del suo arrivo, comunque, la costruzione di un tempio, a lei espressamente dedicato, fu affidata ai Censori M. Livius Salinator e C. Claudius Nero. Dopo tredici anni – un periodo così lungo fu probabilmente dovuto alle difficoltà di quei giorni – il nuovo edificio in suo onore venne quindi inaugurato dal Pretore M. Junius Brutus il 10 Aprile del 191 avanti Cristo. Le nuove rilevazioni archeologiche operate da Pietro Romanelli nel 1951 hanno mostrato che ad oggi ben poco è rimasto dell’originale costruzione. L’anniversario dell’inaugurazione di questo tempio veniva celebrato annualmente”. (Vermaseren, Cybele and Attis, p. 41.)

In tutti i loro elementi caratteristici, tanto Romani, quanto Greci ed Orientali, la grande Madre era caratterizzata essenzialmente dalle stesse qualità. La più prominente tra queste riguardava il concetto della sua universale maternità. Ella rappresentava la grande madre non solo degli Dei ma anche degli uomini e degli animali. Era anche chiamata Montagna Madre o Madre Montagna, ed un’enfasi particolare era posta sul concetto della sua maternità nei confronti della natura selvaggia. Tale aspetto si manifestava in particolare nel carattere orgiastico della sua adorazione. I suoi mitici assistenti, i Corybantes, erano esseri selvaggi, semi-demoniaci. I suoi sacerdoti, i Galli o Galloi, venivano castrati nel momento in cui entravano a servizio della Dea.

L’auto-mutilazione era giustificata sulla base del mito riguardante il suo amante, il Dio della fertilità Attis, eviratosi all’ombra di un albero di pino, punto in cui era sanguinato fino alla morte. Alle festività annuali dedicate a Cibele (tra il 15 ed il 27 Marzo), un albero di pino veniva tagliato e portato nel suo tempio dove veniva onorato come una divinità ed adornato di violette, le quali si riteneva originatesi dal sangue stesso di Attis. Il 24 Marzo, il “Dies Sanguinis” o”Giorno del Sangue”, il suo sacerdote più importante, chiamato Arci-Gallus, si inferiva ferite alle braccia per trarne il sangue da offrire in dono alla Dea al suono di cimbali, tamburi, e flauti, mentre il clero minore danzava vorticosamente inferendosi ferite sul corpo intorno al suo altare bagnando così di sangue il pino sacro e l’altare stesso della Dea. Il 27 Marzo, la statua argentea della Dea, adornata da una piccola pietra sacra incastonata sul capo, veniva condotta in processione e bagnata nell’Almo, un tributario del fiume Tevere.

STRUTTURA RELIGIOSA

In ogni tempio della Dea, l’Alta Sacerdotessa ricopriva il ruolo più importante, seguita dagli Arci-Galli.

Immeditamente sub-ordinate nello status erano le Sacerdotesse ordinarie. Al punto più basso della gerarchia si trovavano i Galli o Galloi.

Perpetuarsi dell’adorazione di Cibele presso il Phrygianum restaurato sul colle Vaticano

L’altare principale della Dea Frigia Cibele, dai quali numerosi modelli di altari con iscrizioni sono derivati, era situato in un luogo non ben identificato vicino alla Basilica Vaticana. Dovrebbe essere stato chiuso in occasione delle misure prese dall’imperatore Teodosio contro i culti pagani tra il 391 ed il 392 dopo Cristo. Tra i numerosi altari con iscrizioni ritrovati, vi è questo altare dedicato a Cibele ed Attis, adornato con il pino sacro di Attis, un toro, un ariete, un souvenir dei sacrifici condotti ed i numerosi oggetti di culto. La data esatta della dedica alla Dea è inscritta sull’altare stesso: il 19 Luglio del 394 d.C.

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