Se l'uomo è stato creato per estrarre l'oro come riportato nelle traduzioni di Sitchin allora non è escluso che il suo compito stia per esaurirsi... Ma andiamo con ordine.
Già in passato Progetto Atlanticus si era concentrato sul ruolo del biondo metallo nella storia remota e nel sistema economico dei giorni più recenti specialmente nell’articolo “L’Oro, il metallo degli Dei” e il thread aperto su UfoForum “La Corsa all’Oro”, nei quali era stata puntata l’attenzione in modo particolare alle applicazioni del prezioso elemento più specifiche di una civiltà tecnologicamente avanzata come potrebbe essere la nostra rispetto alle applicazioni storicamente e tradizionalmente acclarate di semplice ornamento o cerimonia per i nostri antenati preistorici, perlomeno prima che venisse attribuito ad esso un valore ‘economico’.
Vi è inoltre da osservare che la bramosia e l’interesse dell’uomo, anche in epoche molto antiche, riguardo l’oro trova parziale giustificazione nelle interpretazioni fornite dal discusso studioso azero Zacharia Sitchin il quale afferma di come la discesa sulla Terra degli Anunnaki sia stata stimolata proprio dalla necessità che questi avevano di reperire la preziosa risorsa presente in abbondanza sulla superficie del nostro pianeta diventando successivamente per gli uomini simbolo di collegamento con il ‘divino’.
Perché? Non per gioielli, certo. Il loro saccheggio delle forniture d'oro della terra è stato necessario per raggiungere un solo fine. Avevano bisogno di pompare il materiale nell'atmosfera di Nibiru per proteggere il loro mondo il quale rischiava di diventare inabitabile.
Questo è forse uno dei più strani aspetti della storia molto strana che Sitchin ha reso così familiare. Oggi, abbiamo tutti familiarità con l'idea di minacce ambientali, di imminente collasso ecologico entro un paio di generazioni. Ma quando Sitchin scrisse il suo '12th Planet Theory 'nel 1976 non vi era alcuna preoccupazione, al di là preoccupazioni dei prezzi del petrolio e il controllo dell'OPEC di economia del mondo.
Ai giorni nostri siamo invece più abituati all’idea di una seria minaccia climatica e molto spesso assistiamo a dibattiti sui nostri problemi moderni del riscaldamento globale e sulle possibili soluzioni suggeritedagli scienziati su ciò che i governi del mondo dovrebbero fare per evitare il rischio di un global warming anticamera di nuove ere glaciali o comunque di violente modificazioni in grado di mettere a repentaglio la sopravvivenza della società umana per come la conosciamo. In una implicita accettazione della minaccia del riscaldamento globale scienziati statunitensi hanno raccomandato particolari soluzioni hi-tech.
Tra questi sono stati proposti degli specchi nello spazio per deviare l'1% della luce del Sole dalla Terra. Riflettendo luce a distanza dal nostro pianeta solo da una piccola quantità sarebbe, a quanto pare, di compensare gli effetti dei gas serra in corso a causa di produzione industriale e domestico di gas serra.
Uno dei modi per riflettere la luce nello spazio potrebbe essere quella di introdurre materiale riflettente nella parte più alta dell'atmosfera terrestre. Tale soluzione è stata seriamente presa in considerazione. I suggerimenti includono la liberazione di milioni di palloncini riflettenti nell'atmosfera superiore.
Un altro metodo, che certamente susciterà l’interesse degli amanti del fenomeno delle “chemtrails” coinvolge invece i gas di scarico degli aerei rivolti a produrre scie bianche e di più lunga durata. Per esempio, rilasciando gocce di solfato nell'alta atmosfera, che mimano l'azione di raffreddamento eruzioni vulcaniche. Come tutti i farmaci non testati, gli effetti collaterali del rilascio di goccioline di solfato restano sconosciuti.
Tutto questo improvvisamente suona piuttosto familiare. Diffusione del materiale alla rinfusa in una atmosfera del nostro pianeta? Come ha fatto notare Lee Corvino, questo è esattamente quello che diceva Sitchin! Ed è ciò che gli Anunnaki hanno fatto con il nostro oro.
Oro che indirettamente ha rappresentato, sempre per Sitchin, l’origine e la creazione del primo Sapiens, creato dagli scienziati genetisti Anunnaki, guidati da Enki e da Ninmah, attraverso una operazione di ingegneria genetica ibridando il DNA di un primate autoctono terrestre con quello di un Anunnako. Questa nuova creatura, il Lulu, aveva lo scopo di liberare i lavoratori Anunnaki dalle fatiche del lavoro.
A prescindere dalla veridicità e dalla concretezza scientifica di questa teoria è impossibile non osservare che quanto rappresentato nell’Inuma Ilu Awilum, il testo sumero che descrive la nascita del genere umano, non è soltanto un mito descrivente l’antropogonia dell’uomo, ma anche la descrizione della separazione tra ‘aristocrazia’ e ‘servitù’. Una dicotomia che nei secoli, nei millenni, avrebbe assunto forme diverse, restando di fatto immutata nella sostanza:
- Schiavi vs Padroni
- Sudditi vs Sovrani
- Servi vs Aristocratici
- Proletari vs Industriali
- Lavoratori vs Capitali
Non a caso è stato utilizzato il termine “aristocrazia”, in quanto è convinzione ferma del Progetto Atlanticus che le potenti famiglie di cui fa cenno David Icke nelle sue trattazioni e le casate nobiliari che passano attraverso i re franchi medioevali merovingi affondino le loro origini genealogiche proprio in quei Nephilim, seconda stirpe di Anunnaki, di cui si parla nel passo biblico relativo ai Giganti.
“... Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla faccia della terra e furono loro nate delle figlie, avvenne che i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e presero per mogli quelle che si scelsero fra tutte... In quel tempo c’erano sulla terra i giganti, e ci furono anche in seguito, quando i figli di Dio si unirono alle figlie degli uomini, ed ebbero da loro dei figli. Questi sono gli uomini potenti che, fin dai tempi antichi, sono stati famosi...”
Uomini potenti che fin dai tempi antichi sono stati famosi è un sufficientemente chiaro riferimento a un lignaggio, un patrimonio di sangue, riconducibile proprio al concetto di aristocrazia.
E non a caso i grandi accumulatori di oro nel corso della storia sono sempre stati i sovrani, i religiosi e gli aristocratici.
Di oro ne esiste molto meno di quanto si pensi, sino alla fine del 2011 ne erano state estratte 171.300 tonnellate di cui il 66,5% dal 1950 ad oggi. Praticamente il quantitativo di oro nel mondo costituisce un cubo di meno di 21 metri per lato, meno del volume d’acqua contenuto in 4 piscine olimpioniche.
Meno ancora sono le riserve accertate: sotto terra si stima che vi siano circa solo 25.000 tonnellate estraibili con profitto alle tecnologie correnti; queste rappresentano un piedistallo di circa 3 metri al cubo di 20,73 metri (si veda la figura).
Nel 2011 sono state estratte 2.800 tonnellate, mentre nei primi 9 mesi del 2012 ne sono state estratte 2.100; al ritmo attuale di estrazione, fra 9 anni la produzione di oro potrebbe terminare.
In realtà il metallo giallo non finirà mai, perché molto prima che ciò accada ci penseranno i prezzi a razionarlo; ma allo stesso tempo è abbastanza presumibile che nuovi giacimenti verranno scoperti.
Un ragionamento senz’altro di buon senso, che però si scontra con una realtà un po’ più complicata. Gli alti prezzi dell’oro hanno spinto le compagnie minerarie ad investire sempre di più nella ricerca di nuove vene d’oro; nel 2002 venivano destinati alla ricerca 2,5 miliardi di dollari, nel 2009 la cifra era raddoppiata e l’anno scorso si sono raggiunti 8 miliardi di dollari.
I risultati di questo poderoso investimento alla ricerca del metallo prezioso sono visibili nella figura successiva: un costante ed inesorabile calo, tanto che le nuove scoperte nel 2009 ammontavano a circa 1.000 tonnellate l’anno, poco più di un terzo del ritmo di estrazione.
Il successivo processo di raffinazione comporta una serie di ulteriori passaggi piuttosto costosi..
Anche questi aspetti, prettamente industriali, portano a prevedere prezzi tendenzialmente in crescita per l’oro, a prescindere dalle argomentazioni di politica monetaria e di debito sovrano.
Ora facciamo due calcoli: come detto di oro sulla faccia della terra ne esiste per 171.300 tonnellate, aggiungiamo anche quello estraibile con le attuali tecnologie (e a questo prezzo) cioè altre 25.000 tonnellate e raggiungiamo la cifra di 196.300 tonnellate di oro.
Se andiamo a osservare le riserve auree dei paesi del mondo così come pubblicato nel WORLD OFFICIAL GOLD HOLDINGS - International Financial Statistics, di Ottobre 2011 osserviamo che la sommatoria di tutte le riserve auree nazionali arrivano a quotare poco meno di 31.000 tonnellate d’oro, che diventano 32-33.000 tonnellate aggiungendoci le maggiori private.
Il che starebbe a voler significare che 150.000 tonnellate di oro risulterebbero flottanti sui mercati internazionali. Possibile.
Eppure le notizie che arrivano da Fort Knox lasciano quantomeno perplessi sulla reale consistenza dei volumi di oro censiti dai principali organi economici.
Nell’articolo di Raffaele Binelli pubblicato su Wall Street Italia il 24 Agosto 2012 si individua un vero e proprio campanello d’allarme riguardo la veridicità di questi dati con particolare riferimento all’oro tedesco custodito presso Fort Knox, negli USA. I tedeschi hanno un vero e proprio tesoro. La Bundesbank, infatti, custodisce all'incirca 3.400 tonnellate di oro (la quantità esatta è un segreto di Stato).
Ne hanno di più solo gli Stati Uniti (8.100) o tutti gli stati dell'Eurozona messi insieme (10.800). Anche questo, oltre agli indicatori economici (Pil e spread) e al peso nelle trattative politiche internazionali (vedi i vincoli sul salvataggio della Grecia) è il segno della forza economica della Germania. Anche se, ormai da diverso tempo, non c'è più relazione tra l'oro posseduto e la moneta circolante. Qualcuno, in Germania, si è posto questa domanda: ma tutto questo oro dove si trova fisicamente? La risposta sembrerebbe ovvia: è nei forzieri della Bundesbank custoditi dalla Federal reserve americana.
A sollevare il caso è stato un giornalista, Stefan Aust, ex direttore dello Spiegel. Rincara la dose la Augsburger Allgemeine, con un articolo intitolato così: "Un tesoro dimenticato in cantina". I controlli delle riserve (che la legge prevede ogni tre anni), non sarebbe così puntuali. Si parla, addirittura, del 2007 come l'anno dell'ultima ispezione dei funzionari della Bundesbank alla Federal reserve.
Non è una stranezza che l'oro tedesco sia in America: risale alla Guerra fredda. Motivi di sicurezza. Negli anni, però, qualcuno ha iniziato a chiedere di riportarlo in patria. Che senso ha tenerlo negli Usa, visto che la Cortina di ferro non esiste più?
In Italia qualche mese fa si era parlato della possibilità di utilizzare le nostre riserve auree per fronteggiare la crisi. Ipotesi poi scartata perché quelle risorse servono, prima di tutto, come garanzia. Poi si era accesa qualche polemica sulla diminuzione della nostra riserva, pari a circa sei miliardi di euro. Ma la Banca d'Italia aveva chiarito che si trattava solo della variazione del prezzo dell'oro.
L'argomento, come si vede, continua a essere molto caldo.
In tempi di crisi ovviamente tutto è possibile. A metà anni Settanta il governo italiano, presieduto da Aldo Moro, per fronteggiare una pesante crisi valutaria fece ricorso proprio alle riserve auree (circa 540 tonnellate d’oro) come garanzia per un prestito di 2 miliardi di dollari concesso dalla Germania. Corsi e ricorsi della storia.
I tedeschi pretesero - e ottennero - una garanzia forte. Oggi sono ancora loro a guidare le danze dell'economia. Ma sulla loro ricchezza, stranamente, c'è un alone di mistero... E c'è chi avanza un'ipotesi inquietante: l'oro tedesco c'è, ma solo sulla carta.
Ma allora la differenza tra il valore nominale indicato sui libri contabili e l’effettiva riserva fisica che fine ha fatto? Chi detiene realmente l’oro se esso non è disponibile nei forzieri di fort knox? Che fine ha fatto?
Se a questo aggiungiamo che nel recente passato sono stati scoperti diversi lingotti d’oro falsi la questione diventa ancora più delicata. Nel senso che sono stati scoperti e intercettati lingotti in tungsteno placcato con una sottile lamina d’oro puro. Nella realizzazione dei lingotti falsi, la scelta del tungsteno non è casuale: questo metallo ha un peso specifico molto simile a quello dell’oro (la densità dell’oro è di 19.320 kg/m³, mentre quella del tungsteno è di 19.250 kg/m³), ma ovviamente costa molto meno. Ne consegue che è impossibile distinguere dal solo rapporto peso/volume un lingotto d’oro da uno di tungsteno.
Le prime falsificazioni avvennero proprio negli Stati Uniti all’epoca della presidenza Clinton (1993-2001), quando il governo degli Stati Uniti produsse circa 1.500.000 lingotti di tungsteno da 400 once (12,44 kg) l’uno, pari a circa 18.600 tonnellate.
Successivamente 640.000 di questi lingotti (circa 8000 tonnellate) furono placcati in oro e spediti a Fort Knox, dove dovrebbero trovarsi ancora oggi: esistono copie dei documenti di spedizione che attestano date, quantità e peso dei lingotti consegnati a Fort Knox.
I restanti lingotti, dopo essere stati placcati, vennero immessi sul mercato. Alcuni osservatori avanzano l’ipotesi che la falsificazione sia avvenuta in seguito alle richieste di pagamento dei Buoni del Tesoro USA da parte della Cina, la quale iniziava a temere il deprezzamento dei dollari presenti nei suoi depositi valutari.
E se invece la questione coinvolgesse proprio quegli Anunnaki e la stirpe aristocratica nobiliare dei Nephilim da essi scaturita attraverso l’unione sessuale di Anunnaki con femmine umane descritto nella Bibbia?
Forse che inconsapevolmente l’umanità riveste ancora il ruolo di ‘raccoglitore’ d’oro che gli fu attribuito centinaia di migliaia di anni fa dalla famiglia Anunnaka la quale, attraverso i propri emissari terreni Nephilim, controlla ancora la complessa società umana?
C’è chi afferma che la chiesa cattolica, sia in grado di controllare direttamente e indirettamente circa 60.350 tonnellate d’oro ovvero circa il 30% di tutto l’oro mai prodotto/estratto.
Il che avrebbe del tuttto senso, essendo l’istituzione cattolica null’altro che l’antico culto pagano babilonese di estrazione sumera rilocato in quel di Roma. Esegeti dell’Apocalisse, senza nemmeno troppo sforzo, riconoscono nella chiesa romana la grande meretrice di Babilonia ricollegandosi anche alla figura dell’Impero Romano.
L’impero romano, formalmente caduto nel 476 d.c. ha in realtà continuato ad esistere fino ai giorni nostri tramite uno stato Pontificio prima e Vaticano poi che, seppur ormai territorialmente ridottissimo, ha conservato nei secoli le stesse caratteristiche dell'impero romano originario.
Basta pensare alla suddivisione territoriale in “Diocesi” o alla “Curia”, ovvero strutture tipiche dell'impero romano e alla lingua ufficiale che è rimasta il latino. Un impero la cui somiglianza principale con l'originario è che la sua testa è a Roma, ed è retto da un Imperatore-Pontefice massimo suo capo politico e religioso.
In questo la chiesa di Roma non è altro che la prosecuzione dell’Impero Romano, peraltro nato secondo il mito dai discendenti di Enea fuggito dalla guerra di Troia.
Possiamo pertanto tracciare una semplice linea aristocratica che collega la mesopotamia con gli Etruschi, la nascita dell’Impero Romano, la Chiesa di Roma fino ai tentativi di ricostruzione dello stesso, non escludendo l’attuale Unione Europea.
Linea genetica supportata peraltro dalla presenza di un particolare aplogruppo, l'aplogruppo Eib1b1 ritrovato nel patrimonio genetico della famiglia di Hitler che dovrebbe essere una caratteristica comune a un insieme di popoli tra cui ashkenazi e etruschi.
E tra le altre cose c'è chi sostiene che l'origine degli etruschi sia da ricercare in Lidia, Turchia anatolica meridionale, il che riconduce immediatamente a Gobekli Tepe, Kisiltepe, occhi azzurri e quant'altro.
Infatti se ritorniamo con la memoria ai nostri sussidiari scolastici il mito della fondazione di Roma ci parla di Romolo, discendente dalla stirpe reale di Alba Longa, a sua volta discendente da Silvio, figlio di Lavinia e di Enea, l'eroe troiano giunto nel Lazio dopo la caduta di Troia.
E proprio gli Etruschi potrebbero essere gli ex-troiani guidati da Enea, portatori di saperi esoterici mesopotamici da cui poi ebbe origine Roma e l'Impero. Ancora i sussidiari ci ricordano che i primi dei sette re di Roma erano proprio Etruschi.
Impero Romano che, in un modo o nell'altro, è sempre stato presente nella storia occidentale, fino ad oggi.
Bisognerebbe, a questo punto poter verificare l'aplogruppo degli imperatori romani per vedere se siano in qualche modo tutti collegati alla stirpe mesopotamica "nephilitica" ashkenazita per chiudere definitivamente il cerchio attorno al Player C!
Ma a fronte di questo, considerando che restano soltanto 25.000 tonnellate stimate di oro da estrarre e che le scoperte di nuovi giacimenti si è ridotto drasticamente negli ultimi anni, così come abbiamo potuto vedere nei grafici pubblicati nelle prime pagine di questo articolo, è possibile che lo scopo dell’Uomo, almeno dal punto di vista degli Anunnaki, sia quasi giunto al termine e che, una volta consegnato loro tutto il possibile biondo metallo raccolto nel corso dei decenni, compreso quello in possesso delle famiglie attraverso crisi economiche sapientemente pilotate, l’esistenza stessa dell’Umanità risulti inutile, dannosa e pericolosa.
Se pensiamo a come le piccole proprietà private di oro negli ultimi anni di crisi siano state intaccate dai cittadini si spiega il boom dei “Compro Oro”, secondo un’indagine dell’Adoc nell’ultimo anno sono aumentati del 15%, solo a Roma ci sono circa 250 negozi. Rispetto allo scorso anno il 20% in più dei consumatori ha venduto i propri gioielli presso un “Compro Oro”, un’attività che è cresciuta del 15% nell’ultimo anno, arrivando a contare oltre 5mila negozi in tutta Italia.
Due sono i motivi del boom: la crisi economica e il rialzo del prezzo dell’oro.
Negli ultimi 5 anni, difatti, il prezzo è salito del 160%. Di conseguenza la corsa a vendere l’oro ha accelerato e oggi i Compro Oro sono frequentati da ogni tipologia di consumatore, dal pensionato al dipendente, dal padre di famiglia allo studente. Il giro d’affari è enorme, ogni attività genera un flusso economico di circa 350mila euro l’anno, in totale vengono mossi quasi 2 miliardi di euro l’anno su tutto il territorio.
Vi è in atto un rastrellamento di tutto l’oro del mondo dagli strati bassi della piramide a quelli sempre più apicali, proprio a fronte di un apocalittico orizzonte temporale in cui non ci sarà più oro da estrarre, o meglio in cui diventerà del tutto antieconomico estrarlo.
Un rastrellamento la cui spiegazione potrebbe risiedere proprio nel tentativo dell’elite aristocratica occulta di impossessarsi di tutto l’oro del mondo da poter offrire ai padroni Anunnaki in occasione del loro ritorno. Un ritorno, quello degli “Antichi Dei” peraltro prospettato nella quasi totalità delle religioni del mondo, sia quelle monoteistiche sia quelle descritte come pagane.
Se tutto questo è vero cosa ne sarà dell’Uomo, una volta assolto totalmente il suo compito di raccolta dell’oro?
Soddisfatti i bisogni degli “dei” verrà pertanto liberato dalle sue catene di servitù, secondo l’auspicio di quello che abbiamo imparato a identificare come Player B?
Oppure risulterà una presenza scomoda e pertanto soppresso, come invece minacciato dal Player A, secondo le istruzioni peraltro contenute nelle Georgia Guidestones dove possiamo leggere: “Mantieni l’Umanità sotto 500 000 000 in perenne equilibrio con la natura”.
E se invece questo accumulo d’oro risultasse essere una sorta di pagamento da parte del Player C, una sorta di riscatto dell’Umanità ceduta dagli Anunnaki ai “Rettiliani” fautori del NWO? In quest’ultimo caso probabilmente non ce ne accorgeremmo nemmeno, passando da un padronato all’altro, restando nella nostra originaria condizione di schiavi/servi.
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